giovedì 22 marzo 2012

Mohamed Merah, il killer di Tolosa. La cronaca di un blitz che si poteva concludere in dieci minuti e che è durato 33 ore

Mohamed Merah, il presunto killer di Tolosa
Che tutto sia più che ridicolo lo dimostrano le immagini ed i fatti. Il killer di Tolosa, quel pazzo scatenato che si è etichettato quale affiliato di Al Qaeda, ha dettato le condizioni e prolungato i tempi quasi fosse lui a comandare e non altri. Ci fossimo trovati nel Far West avremmo potuto aspettarci l'arrivo dei suoi accoliti pronti a liberare il forte. Ma eravamo in Francia, nella bella Tolosa, ed in Francia un ventiquattrenne che tenesse sotto scacco le teste di cuoio per 33 ore lo si doveva ancora vedere. Sarko' gongolava ieri. Dopo gli attacchi subiti dai suoi denigratori, la Francia lo vedeva impegnato in prima linea pronto alla generosità: "Nessuno torca un capello a Merah, lo voglio vivo!", questo era il grido di battaglia che si udiva nel quartiere desolato della città rosa, la città che forse farà recuperare voti e forza a "le president". Vuoi mettere il consenso che porta l'arresto di un terribile terrorista?

Eppure la cronaca di quanto è accaduto è impietosa con chi comanda le forze speciali francesi, impietosa e ridicola per quanto si son mostrati malleabili (s'è fatto prima a decidere di attaccare Gheddafi che ad uccidere il Merah), ma ad essere onesti il tempo trascorso in assedi, più varie ed eventuali, lo si è romanzato con cura. Vediamolo. Tutto ha inizio non appena finisce la giornata del 20 marzo. Già da ore si sa dove abita il killer e lo si tiene d'occhio, ma si aspettano gli esperti, quelli dei reparti speciali. Questi arrivano ed alle tre di notte si presentano davanti alla sua porta per un effetto a sorpresa. Aprono ma lui non ci sta a farsi arrestare, così spara ferendo due poliziotti e richiude l'uscio alle sue spalle. Le "teste di cuoio" a questo punto si posizionano ed aspettano ordini che non arrivano. Arriva però il mattino e si arresta il fratello, giusto per far vedere che ce n'è del lavoro da fare, torchiandolo per bene. Un altro fratello vede la tivù e si rende conto di cosa sta accadendo. Forse non sanno che esiste o forse lo stanno braccando. Lui non ne vuol saper né di leggere né di scrivere e decide che è meglio autoarrestarsi, così si presenta in caserma.

"Sono il fratello del killer di Tolosa, mi cercavate?", "Sì, facci vedere la tua auto che in quella di tuo fratello maggiore c'era dell'esplosivo!". "Esplosivo? Non è possibile, forse sono i botti rimasti dal capodanno scorso!". E si è continuato così, a far rincorrere le voci una all'altra. Forse tutte vere, forse tutte false, forse metà false e metà vere, in ogni caso voci e solo voci. Intanto la zona è circondata, tutto è pronto per il raid, il mondo si aspetta da un momento all'altro l'arresto o la morte del killer. Ed infatti arriva un'altra voce: "le teste di cuoio sono entrate ed hanno arrestato il terrorista". Poi però arriva la smentita: "il governo francese smentise che i reparti speciali abbiano arrestato il serial killer". Beh! Allora? Che aspettate ad entrare? La risposta arriva dall'Eliseo ed è quella sbagliata perché le decisioni le devono prendere i comandanti in campo, che vedono e sanno come fare, non chi vive a Parigi. Ma il tono di Sarko' è perentorio: "Il terrorista va preso vivo e non morto, deve affrontare un processo pubblico e spiegare ai francesi per quale motivo ha compiuto gesti così efferati". Per cui non si attacca più. D'altronde perché farlo, il Merah ha detto ai capi che si farà arrestare nel pomeriggio...

Ah beh! Se lo ha detto Merah si può star certi che si consegnerà. Intanto "le president" si muove in direzione "visibilità mediatica", in direzione Tolosa. Lui si muove mentre nell'etere vien detto che il killer nel 2010 è scappato da una prigione afgana, l'avevano arrestato per aver fatto attentati contro i militari. Non si fa tempo a capire l'orrore della notizia che arriva la smentita. "Mai arrestato o avuto nelle nostre carceri un uomo di nome Mohamed Merah", pare che affermi il governatore di Kandahar, ex grosso feudo dei talebani. Ma altre fonti dicono che non solo era stato arrestato e che il governatore ha confermato, ma anche che i servizi segreti francesi erano stati avvisati sia dell'arresto che della fuga. Ma all'Eliseo di questo oggi non si è parlato, sai che figura barbina per la Francia il far sapere che sapeva ed ha lasciato un evaso libero di girar per strada e di sparare a chi gli pareva? Fa appena in tempo a passare la velina con la smentita della smentita che ne arriva un'altra. Sarko' è all'ospedale di Tolosa a far visita al ragazzo ferito nella scuola ebraica, ma deve ancora andare in caserma e prima di arrivare al quartiere deve passare per Montauban, dove il 15 marzo sono morti i due parà. Ma presto arriverà a coordinare personalmente le forze dell'ordine. Niente paura "le president", c'è tempo perché il killer dopo essersi riposato un paio d'ore, nessuno era riuscito a rintraccialo neppure al cellulare datogli da chi comanda le teste di cuoio, si è svegliato e ha detto che si consegnerà in serata, quando ci sarà più calma e tranquillità.

Ah beh, se lo ha detto Merah si può star certi che si consegnerà! Ed a forza di spostare l'arresto siamo arrivati alle 17.00, quando il killer finalmente confessa tutto (le confessioni precedenti erano solo voci), forse si è dovuto informare su internet per essere più preciso. Dice che ha agito da solo, che nessuno era con lui durante le sparatorie, e conferma di averlo fatto per vendicare i bambini palestinesi uccisi dagli israeliani e per punire le scelte della Francia in campo militare. Intanto scende la sera e Barak Obama inizia a credere davvero che il Merah sia il killer. Per questo chiama "le president" e si congratula con lui. Per cosa se ancora nessun killer è stato arrestato? Nel frattempo, mentre il condominio viene sgomberato dagli inquilini (ma come?, erano ancora all'interno?, e se fosse partito l'assalto?, forse il blitz non doveva partire così presto, quindi) al cellulare giungono altre confessioni. Mohamed ha accettato di agire per conto di Al Qaeda in territorio francese, ha accettato di porre fine alla vita di alcuni suoi connazionali ma non il martirio come gli avevano chiesto. Per lui niente suicidio, solo omicidi. Ma ormai la sera è scesa, Sarko' è arrivato e l'ora è scoccata. Per questo al telefono si trattano le condizioni della resa che deve avvenire nel modo più consono possibile. Ma non subito, Merah ha detto che si arrenderà di notte. Vuole un clima più intimo e discreto.

Ah beh! Se lo ha detto Merah che si arrenderà di notte si può star certi che si arrenderà! Ora sono le 21.00, il buio è pesto, le luci della zona sono tutte spente, i capi hanno fatto staccare la corrente elettrica e Merah dovrà accontentarsi di una candela... se ne ha una in casa nascosta fra armi e munizioni. Però si fa tardi, è freddo ed a tratti spioviggina... a star fermi per tante ore si rompono i cosiddetti. Meno male che arrivano altri rinforzi, altri cinquanta militari delle forze speciali che circondano il condominio, almeno si potranno far due chiacchiere con persone all'oscuro di quanto accaduto. Ma non c'è tempo per chiacchierare, si fa sul serio (meno male!). Alle 22.45 gli dicono al cellulare. "La notte sta arrivando ed è ora di rispettare la parola data, è ora di arrendersi". "No - risponde Mohamed - trattiamo ancora". E basta! Alle 23.40 la voglia di trattare è scomparsa dalla mente di chi comanda le forze speciali, finalmente si decide che è arrivata l'ora di agire e smettere di farsi prendere per i fondelli da un killer ragazzotto di ventiquattro anni. Anche perché da quasi un'ora non si ascolta più la sua voce... che fine ha fatto? Non importa, si parte e, come in ogni buon spettacolo pirotecnico che si rispetti, l'assalto inizia con tre esplosioni, giusto per far saltare la porta d'ingresso ed intimidire il nemico... ed il nemico si intimidisce?

Non si sa, non parla. Ed in questa inquietudine passa il tempo. Nessuno da l'ordine di entrare, nessuno sa niente se non che ad intervalli regolari si devono fare esplosioni. Servono a tener sveglio il killer, dicono gli infiltrati dal condominio, sai mai che si addormenti e riesca a riposarsi? Ed il killer che fa? Di preciso non si sa, però pare sia vivo perché sulle 2.30 dall'appartamento partono due spari. E da quell'orario in poi? Nulla, il silenzio è assoluto. Ma il Merah c'è ancora in casa visto che non parla e non spara più? E se c'è: "Perché non si usano quelle famose bombolette fumogene che stanano in poco tempo i delinquenti? Oppure quel gas soporifero inodore che una volta arrivato in un luogo chiuso addormenterebbe un elefante in meno di cinque minuti? O anche quelle siringhe sparate dai cecchini che afflosciano in pochi secondi? Alle teste di cuoio non sono arrivati i fondi statali?". Ma sono domande che non hanno risposta perché l'escaliation che si presumeva avesse portato all'arresto del killer durante la notte non arriva. Arriva invece un altro nuovo giorno, con questo il ministro francese dell'interno che si posiziona vicino ai giornalisti e dice: "Non sappiamo se Merah è ancora vivo, non abbiamo sue notizie da ieri sera alle 22.45 quando ha detto di voler morire con le armi in pugno". E no Merah, non si fa così porca boia. Ci hai fatto penare per più di un giorno, hai detto che non vuoi fare il martire, a fasi alterne hai promesso che ti saresti arreso... ed all'improvviso dici di voler morire?".

Bufala o verità? Merah è vivo o è morto? Non si sa perché le notizie arrivano frammentate o non arrivano affatto, ma la stampa da per certo il suicidio. Fortunatamente ci sono le telecamere che inquadrano la zona a farci capire. Telecamere che alle 9.40, a quasi 31 ore dall'inizio del blitz, inquadrano i nuovi arrivati. Altre forze speciali assieme ad ambulanze con barelle ed a pompieri con bombole sulle spalle, bombole indossate anche da alcuni poliziotti, segno che davvero, e finalmente, si è deciso di entrare in quella casa che a forza di esplosioni notturne non ha più né porte né finestre e si ritrova anche un grosso squarcio su un muro. Alle 10.31 altre tre esplosioni fanno da preludio al nuovo blitz. Si pensa, o almeno si spera, abbiano usato gas lacrimogeni per bonificare il passaggio dei primi poliziotti. Passa altro tempo, si arriva alle 11.27 ed iniziano quattro minuti di fuoco. Spari a raffica fino alle 11.31. Altre notizie si rincorrono. Merah non era morto, era in bagno armato fino ai denti pronto a resistere. Qualche minuto ed arrivano altre notizie. Il killer è morto durante la sparatoria avvenuta all'interno dell'appartamento. Purtroppo è certo che ci siano anche due poliziotti colpiti dalle sue pallottole, non sono in pericolo di vita.

Ormai è mezzogiorno, i poliziotti e le forze speciali sgomberano a poco a poco il quartiere. I feriti lasciati sul campo sono gli unici a cui rendere onore perché entrati in un luogo non bonificato nonostante il tempo trascorso. L'ultima notizia parla di un Merah che ha cercato la fuga sparando all'impazzata con un kalashnikov. Ma tutto è finito, il terrore ora è solo un ricordo. Mohamed Merah si è preso la scena per 33 ore, ore lunghe da passare, ore che hanno rivoltato la frittata e da azione favorevole a le president si sono rivoltate diventando una patata bollente difficile da sbucciare, a causa del suo volerlo prendere vivo quasi fosse un delinquente comune e non un pazzo scatenato. Al contrario il piano del Merah ha avuto successo. E' riuscito a far parlare di sé e della sua causa oscurando paradossalmente i suoi crimini e le sue vittime. Vittime dimenticate durante tutta la diretta televisiva del blitz più volte annunciato e partito, pensando di trovare un corpo ormai morto, senza usare le precauzioni necessarie. Blitz che fa capire come con gli assassini di un certo genere serva solo la forza, che con i pazzi non si può e non si deve mai trattare. E da oggi si continuerà a parlare di lui, di queste 33 ore, quasi che Arieh, Gabriel e Miriam, i tre piccoli angeli spazzati via lunedì mattina dalle sue pallottole, non siano mai esistiti.

Ora ci saranno anche due correnti di pensiero. La metà a dire che si è oltrepassato il ridicolo e la metà a dire che la Francia ha agito egregiamente portando avanti un piano studiato a tavolino. In ogni caso il clamore dell'assedio alla tenda apache del Merah riuscirà a nascondere la scomoda verità. Questa ci dice che ancor prima dei suoi crimini il soggetto era tracciabile e da controllare, che comunque anche dopo il primo omicidio si era trovata la sua traccia, che dopo la morte dei due parà di Montauban il suo nome era già sui tavoli giusti, che mettendo una pattuglia di fronte ad una scuola ebraica tre bambini sarebbero ancora vivi. Ed a conferma che di Mohamed Merah si sapesse già da tempo ci sono le poche ore occorse, quelle passate dopo la strage alla scuola ebraica, per presentarsi sotto casa sua a colpo sicuro.

Ma nessuno farà mai troppo caos sbandierando queste verità. Sì, i media le accenneranno, ma mai verranno approfondite. Perché farlo, ci sono le elezioni presidenziali, c'è da recuperare credibilità ed in Francia, ma lo si fa anche in Italia perché il male è comune ad ogni Stato mondiale, c'è chi preferisce ridere e scherzare durante le dirette (questo hanno fatto la notte passata invece di cercare notizie) piuttosto che mettere il dito sulla piaga ed allargarla...
Vittorio Sgarbi torna al nord fra le teste di caz...
100.000 firme da inviare al premier Mario Monti
Sarah Scazzi. Il giudice è un ex sostituto procuratore di Taranto

Speciale Annamaria Franzoni:
Annamaria Franzoni Cap 10 (la vera arma del delitto...)
Annamaria Franzoni Cap 11 (una condanna nata dalle chiacchiere di paese) 

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1 commento:

Anonimo ha detto...

http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/24/clan_dei_Merah_Anche_madre_co_8_120324033.shtml

questa e' la versione "ufficiale".. ma ce ne sono altre (leggere il Foglio).
J