Il pullman all'interno della galleria |
Cosa sta capitando al mondo? Qualcosa che non funziona c'è di sicuro visto che le persone a cui si affidano le vite altrui non sono più in grado di preservarle. Il 13 febbraio è toccato al comandante Schettino giocare con la sorte di oltre quattromila passeggeri, e sappiamo com'è finita la sua scommessa con gli scogli dell'isola del Giglio, martedì 12 marzo con la sorte di cinquantadue persone, quarantasei i ragazzini, pare ci abbia giocato un autista belga, ed anche lui ha perso. Ma in che mondo siamo se non si usa la giusta professionalità neppure per guidare un pullman stracolmo di bambini? Non serve tanto per guidare, basta avere buone condizioni mentali e fisiche per evitare gravi incidenti. Ed addirittura, a dire il vero, gli autisti erano due su quel pullman, così come prevede il codice, ed erano arrivati in Svizzera un giorno prima per essere riposati e pronti al viaggio, così come prevede il codice, eppure, con ogni probabilità, uno si era distratto e l'altro addormentato mentre aveva il volante in mano. Oppure si è distratto anche lui al punto tale da non riuscire a controllare il mezzo. Ma il distrarsi alla guida è anormale se si ha in mano la vita di oltre cinquanta passeggeri. Insomma, cosa sia capitato in effetti ancora non si sa e poco trapela sulla ricostruzione fatta dalla polizia elvetica.
Si sa che i quarantasei ragazzini, che avevano partecipato ad una settimana bianca in Val d'Anniviers, due scolaresche e fra loro non solo belgi ma anche tedeschi olandesi e polacchi, erano accompagnati da quattro adulti, due per ogni classe, e che dopo quasi sette giorni di baldoria erano felici di tornarsene a casa. Una decina di loro in quei giorni aveva aperto un blog su internet, ora chiuso, per comunicare coi genitori, per farli restare tranquilli e postare foto in cui mostravano il paese, le piste da sci ed i loro volti felici. Le frasi più ricorrenti di martedi 12 marzo erano rivolte alle madri, la più postata diceva: "Non vedo l'ora di tornare a casa e di abbracciarti". Prima di cena erano andati quasi tutti in un bar del paese, che vende anche souvenir, per acquistare i regali da portare ai genitori, ai fratelli, ai nonni. "Erano estremamente loquaci ed agitati - ha detto il proprietario non riuscendo a trattenere le lacrime - erano venuti spesso nell'ultima settimana ed il solo vederli così giocosi e chiacchieroni rallegrava le giornate". Dopo gli acquisti e la cena la partenza, per fare il prima possibile quegli ottocento chilometri che li separavano da casa. La tragedia è avvenuta ad una sola mezzora dall'inizio del viaggio di ritorno, sull'autostrada A9 in località Sierre, e questo fa pensare perché un autista in trenta minuti di viaggio non può aver sonno tanto da addormentarsi.
Per cui i motivi della tragedia potrebbero essere altri. Anche i guidatori, come i quattro accompagnatori, sono morti nello schianto, ma ci sarà un'autopsia che chiarirà le cause e ci farà sapere se l'incidente si è verificato per un malore, a causa di troppi alcolici o di una disattenzione. Intanto per cercare di capire qualcosa in più si sono visionati i filmati delle telecamere autostradali. Hanno confermato che la velocità non era elevata e rientrava nei limiti imposti in quel tratto di strada, i 100 chilometri l'ora. Per cui, non sapendo dare risposte certe, non essendoci altri mezzi coinvolti, in terra elvetica si è puntato il dito anche sulla parete ad angolo retto che si staglia all'interno della galleria, quella in cui ha sbattuto violentemente il pullman dopo aver inizialmente sbandato dalla parte opposta, quella che fungeva da piazzola di sosta e non solo. Ma i tunnel autostradali, si sa, sono doppi e permettono alle vetture di andare in direzioni opposte senza incrociarsi. Ed ogni tunnel internazionale ha, dipende dalla lunghezza, una o più pareti squadrate al suo interno, pareti che altro non sono se non spazi aperti che servono per collegare le due gallerie e per creare una via di fuga in caso di incendio.
Perciò non si può incolpare un blocco di cemento e dire che la colpa è sua perché era nel posto sbagliato quando il pullman ha sbandato. La colpa è in tutto e per tutto di chi guidava, che probabilmente si era messo al volante in condizioni inidonee o si è distratto nel momento sbagliato. Questo pare l'unico dato assodato. Ed ora c'è da chiedersi con quale coraggio affideremo i nostri figli a persone sconosciute, persone di cui nulla sappiamo e che dovrebbero avere coi nostri bimbi la stessa premura che usano coi loro, lo stesso occhio di riguardo che ogni buon genitore usa quando si trova ad avere in custodia un amichetto del proprio figlio. C'è da chiedersi dove troveremo la forza di farli allontanare da casa per una settimana. Ventidue dodicenni morti, dieci belgi, dieci olandesi, un tedesco ed un polacco, e tre in coma, sono un bilancio pesante da sopportare.
Ma è un bilancio che peserà essenzialmente sui quei genitori che li hanno visti partire felici e che hanno saputo da uno stupido telefono che non sarebbero più tornati vivi, che non avrebbero più ascoltato la loro voce. Voce che porteranno per sempre nel cuore, che li accompagnerà ad ogni silenzio facendoli sprofondare in quella vallata buia e tremenda chiamata depressione. Si dice non sia giusto morire dopo i propri figli, ed è vero, ma ultimamente sempre più spesso assistiamo a tragedie in cui sono i nostri piccoli cuccioli a pagare il prezzo più alto. Ed assieme ad ogni bimbo o ragazzo che muore, muore anche l'anima di chi gli ha donato la vita. Vita che non sarà più allegra e spensierata neppure per i ragazzi che si sono salvati. Quasi nessuno di loro è riuscito a parlare, lo choc nel vedere i corpi dei propri amici straziati e sanguinanti ha lasciato, e lascierà, un solco indelebile, un solco che non avrà mai cicatrice.
Solo una ragazzina ha detto poche parole ad un giornalista belga. In quelle parole aleggià il terrore che ha provato al momento dell'impatto: "Eravamo partiti da poco. All'improvviso tutto si è fatto buio e c'è stato lo schianto. I seggiolini si sono staccati e siamo volati in avanti. Io mi sono trovata incastrata e non capivo cosa stesse accadendo". La bimba ha le braccia ed una gamba fratturate. Quel suo parlare di buio improvviso lascia aperto uno spiraglio e può far pensare ad un guasto elettrico del pullman, guasto che avrebbe potuto bloccare il servosterzo. Fosse così tutto sarebbe ancora più inquietante e significherebbe aumentare i rischi dei nostri figli. Non solo la possibilità di autisti non professionali ma anche quella, mai valutata attentamente, di mezzi omologati come sicuri ma inidonei a viaggiare.
Ma fermiamo i ragionamenti, ci sarà tempo per farli. Adesso e nei prossimi giorni dobbiamo cercare mentalmente di essere vicini a quei genitori, a quei fratelli, a quelle sorelle, a quei nonni, che stanno piangendo e soffrendo di un dolore atroce. Il nostro abbraccio deve servire a lenire quel dolore immane che ha colpito improvvisamente e senza preavviso famiglie come le nostre. Dolore da trasformare in rabbia. Rabbia che deve servire ad evitare altre tragedie del genere. Tragedie che non dovrebbero mai accadere perché chi ha in mano la vita di altri deve capire che ogni figlio affidatogli ha più di un cuore... e se un figlio muore tutti smettono di pulsare.
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1 commento:
scusate la batuta,sembra veramente che siamo stati invasi dal alieni,sembra che l'uomo abbia perso la coscienza.....stanno succedendo fin troppe cose strane......ora tanto per cambiare,se ne parla per ennesima volta,il turismo dell'orrore.......mah!
almeno noi massimo teniamoci duro ,speriamo che non veniamo attaccati,mi ci trovo molto con ituoi pensieri.....sinceramente per le vittime non ho parole,più che essere dispiaciuta che li sono vicina e con amirazione come affrontano il dolore,che è indescrivibile.....e che IDDIO CI ASSISTA....saluti
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