martedì 10 aprile 2012

L'altra Pasqua. Gli omicidi le risse e le grosse tragedie familiari... le storie assurde, stupide e crudeli, dei giorni in cui impazza la festa


Accade sempre che mentre si vive ciò che sulla bussola pare essere un momento sereno e spensierato, improvvisamente il tempo cambi e volga al peggio. A volte il peggio è pessimo e l'ago punta sull'omicidio, evitabile e per futili motivi, altre il peggio è stupido e se qualcuno non muore è solo per la fortuna che accompagna certi momenti della vita degli uomini ignoranti. Ed i giorni appena passati, dimostrandoci ancora una volta che in tanti esseri umani di intelligente c'è poco o nulla, non hanno lesinato amarezze e storie tristi, fatti di cronaca nera che in maggioranza ci parlano di aggressioni a colpi di coltello. Come a Ferrara, dove non appena finita un'allegra grigliata fra amici, l'ultimo di questi rimasto in loco, Federico Fantoni, ha accoltellato chi aveva organizzato la festa, Marco Paltrinieri, a causa del troppo alcool ingerito e di qualche striscia di "cocaina". Ma pure a Torino c'è stato un assassinio. La vittima è un uomo sui cinquant'anni, ancora senza nome (pare sia un clochard marocchino), accoltellato in piena fronte a causa di una bottiglia di birra, punto insolito dove infilare una lama, e lasciato in strada a dissanguarsi. Anche in questo caso, quindi, si parla di una lite per futili motivi. Accoltellamento anche a Cattolica. Qui ad essere accoltellati sono stati due marocchini che, fermatisi ad acquistare le sigarette ad un distributore automatico guasto, dopo aver chiesto una sigaretta ad un gruppo di cinque ragazzi vestiti da naziskin, con tatuaggi da naziskin quindi probabili naziskin, si sono sentiti chiamare negri pezzi di emme. Alla loro reazione sono partiti calci e pugni da parte di quattro del gruppo, tutti universitari di Pesaro e tutti provenienti dalla "media borghesia", mentre il quinto, abitante a Pesaro ma residente a Carbonia, ha pensato bene di usare il coltello per cercare di finire l'opera iniziata dagli altri. In camera sua si sono trovati inni al razzismo e striscioni in favore di Hitler. Uno dei marocchini è in ospedale ricoverato in prognosi riservata ed in pericolo di vita.

Altri morti, con diversi scenari, ci sono stati in una villetta di Cenerente, in provincia di Perugia. Ad essere uccisi una donna e suo figlio, Maria Raffaelli e Sergio Scoscia, quest'ultimo colpito da più di dieci martellate. La dinamica in questo caso non è chiara, anche se si parla di una rapina finita nel sangue. Ma visto il luogo e la posizione della casa, le indagini saranno complesse con molte ipotesi da vagliare. Durante una rapina sono morti anche un commerciante ed un bandito. Un fatto di nera accaduto a Delianuova, in Calabria, dove Giuseppe Antonio Strano si è ribellato a tre ragazzi mascherati che nella sera della vigilia volevano l'incasso del suo negozio. Davvero quei settemila euro valevano il costo pagato? Perché quelli sono stati la causa della sua morte e della morte di uno dei banditi, Luigi di Napoli, un ragazzo ventenne che assieme al cugino, Giuliano di Napoli, e ad un amico, Antonino Festa, figlio di un carabiniere, aveva organizzato la rapina finita male. Come finita male per Rosa Donzelli, questo il nome della donna, è stata la rapina ad un'oreficeria in provincia di Fermo. Lei è morta perché l'orefice Francesco Ciofola, e suo padre che gli ha dato manforte, non hanno accettato di essere derubati. Un colpo organizzato in maniera maldestra da degli stupidi sprovveduti visto che al gioielliere è stata lasciata la possibilità di liberarsi dalle legature e di prendere la pistola a tamburo, nascosta sotto il bancone, con cui ha sparato ed ucciso.

Un altro ragazzo morto lo si registra a Ravenna. Qui a sparare due carabinieri al culmine di un inseguimento partito nell'interland e conclusosi in Centro dopo vari speronamenti ad auto delle forze dell'ordine. Ed ancora una volta pare la stupidità essere stata la molla di un omicidio. Una rapina da poco o nulla quella perpetrata ai danni di un sedicenne genovese, aggredito da cinque stranieri che per rubargli il telefonino e i pochi soldi l'hanno picchiato a sangue. Presto gli aggressori verranno catturati ed a causa di uno stupido cellulare finiranno in carcere. La prognosi è di quaranta giorni e quanto accaduto alza nuovamente il problema della sicurezza dei ragazzi in certe zone della città, zone in cui girare soli è sempre un rischio. Ma a volte è un rischio anche girare in branco. Infatti all'esterno di una nota discoteca di Porto Ercole sabato sera sono volati, fra due gruppi di ragazzi, pugni e coltellate. Da una parte i toscani della zona, dall'altra i tantissimi giovani romani in vacanza con le famiglie. I motivi sono gli stessi che esistevano già decine di anni fa, il campanilismo e qualche sbruffonata sia da una parte che dall'altra. E parrebbe come fosse un "niente di che preoccuparsi", come "una roba che un tempo, dopo qualche cazzotto ed alcune camicie strappate, tutti sarebbero andati a mangiare i bomboloni caldi in amicizia o quasi". Solo che nell'era moderna è facile avere a che fare con qualche pazzo scatenato che per paura o eccesso di stupidità esce di casa col coltello. Ed è quanto accaduto in Toscana, dove tanti ragazzi (tre gli accoltellati) hanno dovuto far ricorso a cure mediche e punti di sutura.

Una rissa d'altri tempi, rispettata nella forma e nei modi, è andata in onda all'autogrill Sebino, in provincia di Brescia, dove due parole di troppo, rivolte ad alcune ragazze fidanzate, hanno innescato una reazione a catena, iniziata manualmente dai fidanzati poi denunciati, che ha portato all'ospedale cinque ragazzi. E' invece dei tempi nostri, purtroppo, il litigio avvenuto in un discopub del Centro di Bologna, dove a causa di bisogni corporali impellenti, e di precedenze per andare alla toilette, c'è chi è finito al pronto soccorso. Questo dimostra che entrambi avevano ancora minuti a disposizione prima di farsela addosso. Niente a confronto di quanto accaduto a Calerno, in provincia di Reggio Emilia. Il bilancio in questo caso parla di dieci stranieri all'ospedale e di sei denunciati. Tutto è partito da un diverbio fra un gruppo di albanesi ed un gruppo di moldavi. In poco tempo, a causa dell'alcool ingerito nella notte (erano le sei di mattina) è scoppiata una megarissa che ha coinvolto, all'esterno dell'american bar, un centinaio di ragazzi, tutti dell'est Europa e quasi tutti ora ricercati. I danni maggiori sono toccati ai proprietari del locale che alla conta delle spese si sono resi conto di non aver più nulla di sano, a partire dalle sedie per arrivare ai bicchieri.

Ma i tanti omicidi e le tante liti per futili motivi, stupide le liti e stupidi i motivi, a mio modo di vedere passano in secondo piano rispetto al dolore di una madre che per il bene di sua figlia ha compiuto il gesto di amore più grande, quello che la costringerà a piangere forse per la vita. La donna, malata da tempo e bisognosa di ricoveri e terapie continue in ospedale, fino a mercoledì scorso viveva assieme alla sua bambina di due anni e dieci mesi, una bimba senza padre visto che quel mezzo uomo non l'ha riconosciuta abbandonandola il giorno della nascita. Per madre e figlia l'unico aiuto veniva dagli assistenti sociali che fortunatamente l'hanno seguita in maniera idonea dall'inizio del suo calvario. Per cui la mancanza di una famiglia alle spalle, ma essenzialmente la malattia, non le permettevano di accudire la figlia nella maniera migliore, di darle quanto ad una bimba di quell'età spetta di diritto. Così ha fatto la scelta più dolorosa, e forse la più giusta (chi vivrà vedrà), e giovedì mattina si è presentata agli uffici dei Servizi Sociali di Padova chiedendo loro di trovare temporaneamente una famiglia che ami ed accudisca sua figlia. La famiglia la si è trovata in meno di dodici ore e la piccola ha vissuto feste pasquali serene assieme a due fratellini, al momento temporanei, in un nucleo familiare che oltre ai giochi le sta donando il giusto amore e le giuste attenzioni.

La speranza è che la malattia di questa madre regredisca nel più breve tempo possibile e che la solitudine non lavori in lei come fosse un tarlo arrivando a diventare depressione. Che ci sia chi le porti saltuariamente la figlia a casa, magari nei giorni in cui sta meglio, così che non si creda abbandonata o dimenticata. Che in un prossimo futuro ci sia un tempo in cui la la salute abbia il sopravvento e, con la giusta serenità, faccia tornare con lei chi, in fondo per vero amore, non è stato abbandonato ma affidato per poterle far avere quanto sua madre non le poteva dare.


Ultimi articoli inseriti:
Livia ed Alessia. Ciò che nessuno vi ha mai raccontato...
Melania Rea. Perché nessuno parla del rapporto sessuale?
Melania Rea. Il Testacoda. Gli ultimi colpi di coda e di testa... 
Melania Rea. E la signora bionda (foto) era incazzata nera e gridava: devi morire!
Salvatore Parolisi. Il gioco del sette e delle psicosette...
 
Annamaria Franzoni. Ed il Pm disse che gli alibi dei vicini erano buoni alibi
Simonetta Cesaroni uccisa da più persone...  
Marco Massinelli. Le troppe stranezze tolgono credito all'autopsia
Marco Massinelli è morto e dicono si sia suicidato. Ma tre carabinieri morti in...
Silvana Pica. Col ritrovamento della borsa tutto si complica e le piste aumentano

Sarah Scazzi. Il cellulare di Sarah era in garage... bella novità... 
Sarah Scazzi. Dai testimoni marginale niente di nuovo o rilevante 
Sarah Scazzi. Mentre Saetta cerca un nuovo padrone...
Sarah Scazzi. Piccoli colpi di scena, non ricordo e bugie...
Sarah Scazzi. Antonio Petarra cambia nuovamente versione...
   
Roberta Ragusa. Prima di dar per certo l'omicidio... 
Roberta Ragusa. Ora che l'amante è uscita allo scoperto...
 
Mohamed Merah. Cronaca ora per ora del blitz ridicolo... 
Il killer di Tolosa si poteva fermare prima della strage alla scuola ebraica
 
Dayana torna a casa col suo papà. A Rimini bandiere a mezz'asta listate a lutto
La piccola Dayana è morta vestita col suo abitino da favola...

Vittorio Sgarbi torna al nord fra le teste di caz...
100.000 firme da inviare al premier Mario Monti
Sarah Scazzi. Il giudice è un ex sostituto procuratore di Taranto

Speciale Annamaria Franzoni:
Annamaria Franzoni Cap 10 (la vera arma del delitto...)
Annamaria Franzoni Cap 11 (una condanna nata dalle chiacchiere di paese) 

Tutti gli articoli sui casi di:    
Torna alla home page

2 commenti:

tabula ha detto...

sembrerebbe che per alcune persone i giorni di festività e di ozio siano la goccia che fa traboccare il vaso di una vita priva di aspettative.
Diverso e triste e invece carico di speranze ed aspettative di una vita migliore almeno per la piccola, è il caso della mamma che ha dovuto, suo malgrado immagino, RINUNCIARE a vivere con la figlia a causa dei propri problemi di salute: una bambina di dieci anni non può più dimenticare chi l'abbia amata ed accudita, e sarà proprio lei a chiedere di potere riabbracciare la madre, con la quale immagino avrà condiviso le difficoltà e i sacrifici fino a quel punto in cui la madre stessa ha deciso di sollevarla da tutto quel dolore che una minore non dovrebbe mai affrontare da sola.

Anonimo ha detto...

@tabula
la bambina ha 2 anni anzi quasi 3 non dieci anni.