lunedì 19 marzo 2012

Dayana torna a casa col suo papà. A Rimini bandiere a mezz'asta listate a lutto

Dayana e suo papà Williams
Se Dayana lo avesse saputo che tanta gente le voleva bene... se lo avesse saputo che il suo volto avrebbe fatto il giro del mondo... se lo avesse saputo che tanti figli, tante mamme, tanti papà, avrebbero pianto per lei, forse avrebbe dato ascolto alla paura di sua madre e non sarebbe salita sulla Costa Concordia, preferendo restare una bimba anonima ma viva, forse non sarebbe salita su quel meraviglioso mostro marino che le prometteva sette giorni di gioia accanto a suo padre. O forse avrebbe voluto rischiare ugualmente, perché per una bimba di cinque anni è stupendo poter vivere una settimana con l'uomo che più si ama, con l'uomo che più ti ama. Dayana finalmente è tornata a casa, ha fatto il viaggio di ritorno assieme al suo papà ed accanto a lui, da ora in poi, resterà in eterno. Questa sera, stranamente in coincidenza proprio con la festa del papà, le loro salme saranno esposte a Rimini, in una "camera ardente" allestita all'interno della Chiesa del Suffragio, e dalle 19.00 alle 22.00 (anche dalle 07.00 alle 14.00 di domani), le persone comuni, come lo erano Dayana e Williams, daranno loro l'ultimo saluto prima del funerale.

E sono proprio le persone comuni che più si chiedono come sia potuta accadere una simile tragedia. Gli inquirenti, che da oltre due mesi sono impegnati per fare in modo di arrivare ad una giusta ricostruzione, dagli interrogatori dei giorni scorsi hanno scoperto che le carte nautiche della nave, quelle per navigare sotto costa, erano inadeguate in quanto con scala troppo elevata. A detta del vice di Schettino, Ciro Ambrosio, non si potevano notare gli scogli perché troppo piccoli su quella mappa. Era lui, coimputato assieme al comandante ed altri, che in quei momenti controllava il radar di bordo per far navigare la nave in acque prive di pericoli. Ai Pm ha dichiarato che una volta giunti in prossimità dell'isola del Giglio ha cercato carte nautiche di scala inferiore, ma non le ha trovate ed è andato in difficoltà. Ed ecco uno dei motivi per cui s'è verificato l'impatto, il vice comandante era in difficoltà con le carte nautiche (ed allora cambia rotta e torna al largo!), l'altro motivo, il principale, è stata la virata di Francesco Schettino, effettuata per paura, che anziché far evitare alla nave gli scogli li ha cercati e colpiti.

E se è vero che tutti sbagliano, è anche vero che una volta compiuti degli errori occorre ripararli. Ed un comandante, e tanti vice tutti presenti, devono essere veloci nell'agire dato che sono responsabili della vita dei passeggeri. Ora noi sappiamo cosa è accaduto a duecento metri dalle coste della Toscana, sappiamo che la codardia e la ragion di stato (non solo dello Schettino ma anche di chi era preposto dall'armatore ad intervenire in caso di emergenze) ha impedito a tutti i passeggeri di scendere a terra, ha impedito a trentadue persone, fra cui Dayana di soli cinque anni,  di vivere. Lo sappiamo proprio perché il naufragio è avvenuto ad uno sputo dall'isola, con le Capitanerie di Porto ed i soccorsi esterni alla Costa Concordia impegnati sin da subito. Ma cosa si sarebbe saputo se la nave fosse affondata al largo? Quante Dayana Arlotti sarebbero rimaste bloccate sul ponte quattro? Quanti comandanti e vice sarebbero magari risultati essersi comportati da eroi?

Presto ci sarà un processo, l'equipaggio e la Compagnia pagheranno in maniera esponenziale, sia penalmente che economicamente, le conseguenze di un gesto stupido e della mancanza di carte nautiche adeguate. Ma per quanto possano pagare nulla potrà riportare Dayana a casa sua, nulla potrà farla tornare a giocare con i suoi giochi, con le sue bambole, nulla la riporterà all'asilo, la farà andare a scuola, la farà crescere fino ad essere una ragazza, una donna, una madre. Da domani riposerà in una tomba accanto al padre, dal giorno dopo il dolore dell'opinione pubblica inizierà a scemare e ci sarà il rischio che con lo scorrere degli anni si torni a fare i medesimi stupidi errori. La speranza è che resti la sua foto nella mente di chi ha in mano la vita delle persone, che in questi i ricordi non si affievoliscano ed aiutino a capire che comandare non significa giocare, che una sola vita, per piccola che sia, vale molto più dei cinquecento milioni di euro spesi per il mostro marino del divertimento.


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2 commenti:

carla ha detto...

dici bene massimo,quando si vede queste cose fa male,di quanto l'uomo sia distratto e non pensa le conseguenze....è vero non c'è punizione che tenga che le faccia ritornare vivi,almeno come la intendiamo noi.....comunque se puo consolare lo dice anche il vangelo:- chi pecca contro la vita ,non esiste il perdono.....-in cui non va confuso con la vendetta....a mio parere è giusto che l'uomo viva il disagio per il male fatto e questo sarà il suo riscatto.....
ciao dayan spero tanto per te che ne sarai felice con tuo papà,sii serena che i angeli che ti accompagnino......bacio
saluti e buonanotte

Mimosa ha detto...

Caro Massimo
e se ricominciassimo a discutere ovvero ad aprire un dibattito virtuale sulle responsabilità nell'incidente / tragedia?
Schettino è convinto di essere nel giusto, scaricando le colpe sul pilota, l'uomo straniero al timone, che non ha compreso il suo ordine (impartito in perfetto idioma di "brucchelinne")

e se invece costui avesse intuito che era meglio virare a dritta invece che a sinistra in modo da offrire all'impatto almeno una parte di poppa?

E se alla fine, con il blocco dei motori e di tutto il sistema elettronico di governo, con la conseguente inerzia del natante, fosse stata la mano miracolosa della Provvidenza a girare la nave in tale fortunata posizione?

Non sarebbe interessante riprendere a scambiare un po' di opinioni?

Ciao
Mimosa