giovedì 23 febbraio 2012

Costa Concordia. La piccola Dayana Arlotti è morta. Trovata vestita con l'abitino da sera, di quelli che le bimbe indossano solo nelle fiabe

Dayana Arlotti
I bambini vivono il contatto con il mondo in maniera diversa. Quando sono al di fuori della scuola materna tutto per loro è grande, tutto è a misura d'uomo e questo, a volte, li intimorisce. I bambini vivono le novità in maniera diversa, il timore di quanto non si conosce blocca le gambe e solo la sicurezza che può dare un padre riesce a far superare "il momento". Non è vero che i bambini di cinque anni vivono in modo leggero e spensierato. Quando entrano per la prima volta in mondi sconosciuti, e fuori dalla loro casa ogni mondo è sconosciuto, basta guardarli negli occhi per capire ciò che provano. Dayana Arlotti aveva cinque anni quando per la prima volta ha visto "il mostro stupendo", quel gigante del mare che la faceva sentire piccola piccola, quel gigante del mare che la invitava a salire promettendole sette giorni di giochi e felicità. Chissà i suoi occhi che forma avevano quando, una volta entrata all'interno del mostro fantastico, hanno visto il luccichio, i colori sgargianti della bellezza ruotarle attorno, invaderla e far di lei un nuovo colore. Chissà cosa ha provato quando la nave ha salutato la terra ferma con le sue mastodontiche trombe, chissà cosa ha provato quando l'ha sentita scivolare sull'acqua, leggera come se non avesse peso, ed ha visto le luci del porto allontanarsi sempre di più. Chissà dopo quanto tempo ha ritrovato un minimo di sicurezza interiore.

Chissà cosa ha pensato quando ha indossato quel bellissimo "abitino da sera" che la mamma le aveva acquistato per l'occasione, per il gran gala di bordo. Aveva cinque anni, e per una bimba di cinque anni i pizzi, i merletti, i fiocchi, le piroette che alzano la gonna, se immersi nei colori di una sala piena di musica e di allegria hanno il sapore dolce di una bella favola. Hanno il sapore di quelle bellissime favole che si ascoltano ad occhi semichiusi prima di addormentarsi, quelle che a Dayana facevano sognare i castelli ed i balli di Corte, quelle favole che fra qualche anno avrebbe letto da sola sui libri. Perché a cinque anni si sogna di imparare a leggere, di imparare a scrivere, di poter regalare ai propri genitori un foglio adornato di cuori in cui campeggi la scritta "Vi voglio bene".  

Chissà cosa ha pensato quando ha visto che tutti le sorridevano, che tutti si divertivano, che non solo lei era immersa nell'euforia di un viaggio speciale, un viaggio da vivere su un "mostro speciale", che non solo lei era parte di quella meravigliosa avventura. Chissà quante parole sono uscite dalla sua bocca, quante sillabe piene di stupore ha detto mentre, ormai sicura, viveva la sua favola accanto all'uomo più importante della sua vita. Di certo il suo volto lasciava trasparire tutto l'amore per quel padre che le stringeva la manina accompagnandola in quella magnifica esperienza e facendola sentire sicura... almeno fino a quando è accaduto quanto non doveva accadere. Chissà come ha vissuto l'urto, lo spostamento della nave, i piatti che cadevano, il buio improvviso e l'agitazione di chi le stava accanto. Chissà cos'ha pensato quando ha capito che il mondo si era inclinato, quando ha visto la tensione salire e la gente correre ed indossare quegli strani giubbotti arancioni. Chissà se ha visto le luci del Giglio ed ha pensato che, in fondo, la terra era ad un passo...

Chissà se si è tranquillizzata quando un ragazzo vestito da clown l'ha fatta giocare assieme ad altri bambini... giocare come se nulla stesse accadendo, giocare in maniera irreale con gli occhi e la mente rivolti all'esterno di quella sala. Chissà se mai ha pensato che presto sarebbe salita su una scialuppa. Una di quelle in cui tutti salivano, una di quelle in cui era salita la fidanzata del padre, separato, una di quelle in cui non c'era mai posto per lei... lei che sarebbe dovuta salire per prima. Chissà quanto ha pensato a sua madre, quanta voglia aveva di averla vicina. Sua madre che da riottosa, non volendo lasciarla partire, s'era dimostrata "buona" ancora una volta dandole il permesso di cavalcare quel mostro maledetto, quel mostro che si stava dimostrando incapace di restare in equilibrio sul mare. Chissà quanto ha pianto Dayana mentre seduta in un angolino del ponte quattro, avvolta e scaldata da un cappotto troppo grande per essere suo, aspettava il ritorno dell'uomo che amava. Chissà se ha sperato che qualcuno allungasse una mano amica. Chissà se ha sperato che due braccia la stringessero forte e la salvassero da quell'inferno inclinato. Chissà se si è chiesta il motivo per cui nessuno la portasse con sé... per cui nessuno la portasse in salvo.

Chissà se ha capito che non avrebbe più abbracciato sua madre, se ha capito che quel buio gelido e bagnato, inizialmente squarciato dalle pale degli elicotteri ma via via sempre più silenzioso, l'avrebbe tenuta con sè. Chissà se ha capito che non avrebbe più rivisto la luce del Sole. Chissà quanto ha sofferto prima di morire.

Dayana quindi non c'è più. Ora ne siamo certi. Il suo corpo, ancora vestito con il bellissimo abitino da sera regalatole dalla madre, di quelli che i bimbi indossano solo nelle fiabe, per quaranta giorni è rimasto immerso nell'acqua del mare, chiuso nel ponte quattro, quello delle scialuppe. Ed io mi schifo nel pensiero che nessuno l'abbia presa, pur anche con la forza se lei avesse voluto restare ad attendere il padre, e caricata su una scialuppa. Era una bimba di cinque anni per Dio! Una bimba che non aveva un autonomo potere decisionale, una bimba che forse aspettava solo di essere salvata, una bimba che non doveva in alcun momento rimanera da sola, abbandonata al suo destino. E quando una bimba muore a causa di un "rito cretino", di un comandante senza senno che non sa prendere nel momento giusto le giuste decisioni, di un equipaggio direttivo senza senno che non sa obbligare il suo comandate a fare quanto si deve fare, di una compagnia senza senno che ha dirigenti che nel momento del pericolo tergiversano, non si può solo piangere e pregare. 

Ma è anche troppo facile ora dare la colpa solo ad altri, ai comandanti ed all'equipaggio, quando la colpa è da suddividere in parti uguali anche fra tutti quegli uomini che presi dal panico hanno pensato solo a sé stessi, quelli che si sono spintonati e picchiati per salire per primi sulle scialuppe. Dayana non c'è più e fra qualche giorno l'opinione pubblica la dimenticherà. Ma nella mente di chi quella sera le è passato accanto lasciandola al suo destino, di chi ha visto i suoi occhi impauriti e se n'è andato, Dayana resterà per sempre...

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13 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo articolo Sr Prati, mi si è aperto il cuore alle emozioni a pensare a questa bambina rannicchiata in un angolo..in attesa che qualcuno le allungasse una mano. Deve essere brutto morire da soli...figuriamoci per una piccola bambina.
Giorgia.

Anonimo ha detto...

Bravo Massimo come sempre.Finalmente qualcuno con il coraggio di dire che fanno schifo anche le persone che erano su quella nave come passeggeri.
LA MAGGIOR PARTE DELLE VITTIME SONO DONNE e il padre della piccola era un uomo malato.
Dayana deve diventare un simbolo per tutti noi, l'emblema della societa' in cui vogliamo fare dei nostri figli uomini e donne felici e realizzati,che lascia morire i piu' deboli. I veri responsabili e quelli che si preoccupavano di perdere quache milione di euro al caldo a casa loro.
Anche i soccorritori nonostante abbiano fatto quasi l'impossibile stranoche non siano andati a controllare che non ci fosse piu' nessuno davvero.
Incredibile nel 2012 ad uno sputo dalla costa piu' di 20 persone morte da fesse cosi'...
Come nel Medioevo i signorotti non si toccano e il proletariato che si aggiusti...in fondo sono tanti! Che schifo! Civilta' moderna,Europa, political correct,globalizzazione...tutte stupidaggini qua siamo ancora all'eta' della pietra! Dovremmo fare un monumento a Dayana e chiederle scusa tutti!!!
Mary

Sirenetta galatica Francy ha detto...

Bello l'articolo Massimo.





Ti voglio bene Daiana.

PINO ha detto...

MASSIMO, hai un cuore grande!
Ti abbraccio, PINO

Anonimo ha detto...

Bell'articolo. Quello che mi da fastidio non è il rito dell'inchino, ma la mancanza di responsabilità sia del comandante dopo l'impatto sia degli altri ufficiali.
Altra cosa assurda vedere gente da vespa che dice: Noi abbiamo subito gravi perdite da questa tragedia. Ad esempio mio marito non ha più potuto radersi perché ha perso il suo pennello da barba. Un pennelo che non costava 10€ ma 80€!!!!! ( porta a porta 1/02/12 )
Finti sopravvisuti nei vari programmi. A proposito perchè non si multa questi programmi per falsa informazione come successo con Annozero e Formigli????
Addirittura c'è stata gente che mentre veniva calata per salire sulle scialuppe diceva di aspettare che doveva fare le foto col telefonino.
Mi spiace constatare che siamo un paese proprio messo male.

Luca1

Salvatore ha detto...

E' da quel maledetto venerdì che penso a Dayana. Forse il fatto di essere papà di una bimba praticamente della stessa età aumenta il dolore. Quello che più mi fa rabbia è pensare che nessuno sia stato in grado di strapparla ad un destino atroce anche per un feroce criminale. Riposa in pace piccola mia, Gesù saprà stringerti come solo mamma sapeva fare.

Mimosa ha detto...

Massimo
anche questa volta hai saputo far vibrare le corde del cuore e a far sgorgare lacrime di commozione.

Sono tante le cose che mi hanno inorridita e disgustata di quella tragica notte, mentre continuo ad ammirare l'abnegazione di quegli uomini che fanno "solo" il loro mestiere incessantemente immergendosi nel ventre della nave per trovare i dispersi, e penso a quanto bene sono addestrati e preparati, anche sotto il profilo delle emozioni, giacché - come ho sentito in un'intervista - per riportare un corpo in superficie, lo devono abbracciare ... penso con un brivido a chi è toccato abbracciare Dayana ... (dopo 40 giorni). Nessuno di loro dimenticherà mai la bimba!
Questi sono veri Uomini!
Gli ufficiali di bordo, quelli che usciranno indenni dall’inchiesta e/o dal processo, dovranno tutti cambiare mestiere se hanno un minimo di dignità, hanno scritto una pagina nera per la marineria italiana, chi più chi meno ... a seconda dell'orario in cui hanno abbandonato la nave.
E pensare che il più anziano medico era ancora là con le ultime quaranta persone e il commissario capo, intrappolato ferito, è stato tirato fuori dopo 36 ore.
E intanto la piccola Dayana moriva invocando la sua mamma …

nico ha detto...

Come dici tu, Massimo, in tanti portano il peso insopportabile e vergognoso della morte di Dayana. Perché lei sul punte delle scialuppe c'é arrivata, quindi in tanti le sono passati davanti, in tanti si sono messi in salvo. Senza di lei che ha continuato ad aspettare il suo papa', ma allungare un braccio e prendersela in collo, due parole sussurrate per tranquillizzarla, un abbraccio forzato che l'avrebbe portata alla vita... Questo no, a questo nessuno ha pensato mentre passava di lì? E sai Massimo cosa mi sembra piu' insopportabile? Mi metto al posto della sua mamma, che sa ora che Dayana é morta anche di solitudine e indifferenza. Mi metto al suo posto, come ci si metterebbe ogni madre. Se ci fosse stata lei la sua bimba l'avrebbe buttata a forza su una scialuppa, l'avrebbe strappata all'acqua con unghie e denti, le avrebbe fatto da sponda e da riparo. Lei lo sa, e senza volermi accanire contro nessuno perché il panico stravolge azioni e pensieri, non riesco ad accettare che la compagna del padre su una scialuppa sia salita. Magari Dayana era con il padre, e a un certo punto si sono divisi tra la folla in agitazione. Ma il padre era un uomo malato, Dayana aveva bisogno anche di qualcun'altro accanto a lei. Se su quella nave maledetta ci fosse stata la sua mamma.. non riesco a non pensare che Dayana non sarebbe morta. Non vuole dire niente, questo, lo capisco bene. Ma aggiunge dolore a un dolore gia' insormontabile.

lori ha detto...

Massimo, non ho parole...sei un vero poeta

lori

Giacomo ha detto...

Hai scritto un bellissimo articolo, Massimo.
Ogni volta che muore un bambino, si ha il senso di una profonda ingiustizia. Specie poi in casi come questi, che lasciano nel cuore una pena insopportabile.

Eppure c'è qualche cosa di poco chiaro nella vicenda. Ho sentito in un telegiornale (rete 4) che gli otto corpi erano in un ascensore sommerso. E' vero? Come è possibile che in una condizione del genere gli ascensori non siano stati tutti disabilitati?
Erano in tre: il padre, l'amica del padre e la bambina. L'amica si è salvata. Come mai si sono separati e soprattutto come mai l'amica è salita sulla scialuppa senza che le sia stata affidata la bambina?
Lo so, ormai tutte queste domande non hanno più senso e resta solo l'infinita pietà per questa povera bambina che andava ad una festa con il suo papà e non è più ritornata.

Giacomo

carla ha detto...

finalmente,mi sono decisa di leggere questa pagina massimo, e vedo che non ti sei dimenticato cosa significa essere bambini.....
pure a me sembra impossibile che nessuno l'avesse notato,purtroppo abbiamo a che combattere con la indifferenza,mi spiace....saluti

lu ha detto...

Bellissimo articolo e anche i commenti.. Senza sminuire il.dolore per le altre vittime di questa tragedia,la storia della piccola Dayana lascia in tanti un senso di profonda ingiustizia, ogni volta che ci penso mi viene il.nodo alla gola. Non riesco a credere all indifferenza di chi ha visto la piccola e il suo padre malato scivolare e invece ha pensato solo a se stesso.. Spero che la povera madre possa trovare pace prima o poi e che magari in un 'altra vita possa riabbracciare il suo angelo che un destino tanto crudele le.ha strappato via..
Riposa in pace angioletto

Anonimo ha detto...

parole toccanti.. grazie per avermi permesso di aprire gli occhi e capire il vero dolore di questa tragedia, un grazie anche a chi mi ha indirizzato su questa pagina.
è sconvolgente che nessuno abbia preso di peso quella povera bambina e l'abbia messa sulla prima scialuppa in partenza, assurdo se ci penso mi vien da piangere. non avevo capito niente, finalmente capisco..