venerdì 3 febbraio 2012

Emanuela Orlandi. Si apra la tomba del De Pedis e la si smetta di dire e far panzane in Vaticano

Emanuela Orlandi
Tutto ha inizio domenica 3 luglio 1983. Papa Giovanni Paolo II, come di consueto, prima di recitare l'Angelus tiene un discorso su quanto accaduto al mondo. E' mezzogiorno passato da poco quando, dopo aver parlato dei mali presenti sulla Terra, rivolge un appello affinché chi ha rapito Emanuela Orlandi la liberi. Solo dopo le sue parole parte il giallo che ancora oggi non ha trovato soluzione. Chi gli ha scritto il discorso? Chi gli ha parlato della ragazza e, soprattutto, chi gli ha detto che era stata sequestrata? Fino a quel giorno Emanuela, per le forze dell'ordine italiane, se n'era andata di sua spontanea volontà, ed anche le telefonate ricevute dalla famiglia portavano in questa direzione. Un ragazzo, che disse di avere sedici anni e di chiamarsi "Pierluigi", aveva chiamato due giorni dopo la scomparsa ed aveva detto di averla vista in Piazza di Spagna assieme ad un'altra ragazza. Aveva parlato degli occhiali da astigmatici, di cui la Orlandi si vergognava, e del flauto che la stessa suonava. Particolari veri che non tutti potevano conoscere. A ruota fu la volta di un uomo qualificatosi come "Mario". Anche lui conosceva questi particolari e, fatto importante, entrambi l'avevano descritta pur non essendo Roma ancora tappezzata delle sue fotografie (lo sarà solo dopo l'appello del Papa). Quindi, anche se la famiglia non credeva ad un allontanamento volontario, per tutti Emanuela non era stata rapita... per tutti tranne per chi scrisse il discorso che precedette l'Angelus.

Dopo l'appello vaticano iniziarono i depistaggi. Iniziarono le rivendicazioni, si parlò di "Lupi grigi" e servizi segreti della Germania dell'est, si toccò ogni punto possibile ma, ad essere onesti, non si indagò mai su l'unico punto che avrebbe potuto condurre ad una svolta. Non si indagò mai sulla malavita romana e non si invase mai la sfera di competenza della Santa Sede. Sì perché Emanuela era una cittadina della Città del Vaticano. E c'è da chiedersi: "Ha avuto rilevanza la cittadinanza sul suo sequestro?". Prima di lei a Roma era stata rapita un'altra quindicenne, Mirella Gregori, ed anche di lei non si ebbero più notizie. Ma i due sequestri sono o no collegati? Forse sì perché un collante pare esserci. Mirella uscì di casa dicendo che si sarebbe incontrata con un vecchio compagno di classe (un compagno delle scuole medie? Chi?), da quel momento di lei non si ebbero più notizie. Aveva mentito alla famiglia? Doveva incontrare qualcun altro? Chi la incontrava spesso, a detta della madre, era un cero Roul Bonarelli, al tempo addetto alla sicurezza del Papa ed ora vice ispettore della gendarmeria vaticana.

Mirella Gregori
Ma come faceva un uomo del Vaticano ad incontrare la Gregori che aveva solo quindici anni? Semplice. Il Bonarelli non è svizzero, è italiano, e non era fisso giorno e notte al Vaticano, dove aveva un ufficio a venticinque metri dalla casa degli Orlandi, e frequentava giornalmente un bar frequentato anche da Mirella Gregori. Quindi il Bonarelli conosceva sia la Gregori che l'Orlandi di cui, si può dire, durante il giorno era vicino di casa. Quindi è lui il collante che accomuna le due ragazzine, un collante conosciuto anche nella Santa Sede dato che la sera prima di essere interrogato dai magistrati italiani vi fu un noto personaggio vaticano, Monsignor Bertani (cappellano del Papa), che gli ricordò di dover mentire agli inquirenti romani e non dir nulla di quanto scoperto dalla Segreteria di Stato, anzi di dire che al Vaticano non s'era fatto niente perché il sequestro era avvenuto in terra italiana. Se a questa richiesta si aggiunge la reticenza di tanti Cardinali (potenti), primo fra tutti Giovan Battista Re, che si rifiutarono di venire interrogati, ecco che abbiamo la quasi certezza di un giallo nato fra le mura vaticane e, molto probabilmente, sfuggito di mano a chi tirava le fila che, per compattare e risistemare il tutto, ha chiesto aiuto a chi più ci sapeva fare, alla malavita romana ben inserita nei meandri papali.

Ora io lascerei da parte ogni forma di depistaggio, si rischia solo la confusione mentale ed il ritorno alle idee senza sbocco, per cui non voglio addentrarmi in quanto di losco capitava negli anni '80 al Vaticano, capita ancora?, non voglio parlare di Marcinkus e di complotti d'alto bordo perché, a parer mio, i complotti iniziarono dal 3 luglio in poi, quando ci fu chi scrisse il discorso del Papa includendovi il sequestro di Emanuela Orlandi. Lascerei da parte anche chi parla di complotti internazionali seri e crede Emanuela sia ancora viva, chi difendeva Ali Agca, l'attentatore che due anni prima ferì il Papa, poi diventato avvocato della madre di Emanuela, lascerei da parte Mario Meneguzzi, zio materno della ragazza, che al tempo disse di non conoscere un tale agente del SISDI quando il tale agente era stato il fidanzato di sua figlia, lascerei da parte il fatto che la sorella maggiore di Emanuela, Natalina, lavorasse in una sezione del Parlamento italiano assieme ad Antonio Morrone, il dirigente che inviò al Vaticano le rogatorie per poter interrogare alcuni alti prelati e che al tempo stesso, coprendo pure l'incarico di magistrato unico alla Santa Sede, firmò i documenti in cui negava la disponibilità agli interrogatori. Un fatto unico essere allo stesso tempo sia il richiedente che il negatore. Ma lascerei da parte anche i telefonisti che ben conoscevano Emanuela. Uno di questi, portato al grande pubblico con la scritta "Esclusiva Chi L'ha Visto?", si è scoperto essere chiuso in carcere al momento del sequestro ed impossibilitato a telefonare (in trasmissione il particolare lo si è taciuto). 

Ma non voglio parlare neppure del cameriere polacco del Papa, un pedofilo spostato dalla Santa Sede con strane promozioni e poi arrestato per aver abusato di decine di minorenni... oppure ne dovrei parlare? Forse ne dovrei parlare perché in giro se ne parla. Il prelato in questione, Juliusz Paetz, al tempo della scomparsa della Gregori e della Orlandi non era più a Città del Vaticano, al contrario di quanto scrivono ancora oggi i giornalisti, perché il 13 marzo del 1983 aveva preso possesso del suo nuovo incarico di vescovo a Poznan, in Polonia. Ma il fatto che mancasse dall'Italia al momento del rapimento non sta a significare non ne fosse coinvolto o non sapesse. Al contrario Paetz è molto probabile sappia cosa capitato la sera del 22 giugno di quel maledetto 1983, lui fino a pochissimi mesi prima era vissuto in quelle stanze (e per anni ed anni) e conosceva bene i personaggi che le comandavano. Dico questo perché dopo essere stato denunciato di pedofilia dai suoi chierichetti, dopo aver egli stesso esercitato pressioni e mandato nelle missioni in Zambia chi lo osteggiava, si dimise (nella lettera di dimissioni scrisse che i toccamenti erano stati fraintesi in quanto frutto del suo altruismo) e finì col venire esautorato delle sue funzioni sacerdotali. Ma a questo punto, improvvisamente, si ribellò ai comandi vaticani e capitò che, con grande sconcerto del nuovo vescovo di Poznan che ancora oggi ha la bocca aperta per lo stupore, la Santa Sede fece dietro-front. Così dal 17 giugno 2010 Juliusz Paetz può nuovamente fare quanto faceva prima. Cosa c'è di strano? C'è che chi gli ha restituito i suoi poteri è il sempiterno Giovan Battista Re, lo stesso che non ha voluto che i prelati vaticani rispondessero alle domande degli inquirenti romani nel 1983. 

E' tutto un caso fortuito o c'è chi ha una forte arma in mano e può usarla contro i poteri forti? Per me è chiaro che siamo in presenza di un intreccio particolare. E' chiaro che chi comanda in realtà a Città del Vaticano (ed ho taciuto l'ordine d'arresto americano per il Cardinale Ratzinger, in quanto una volta diventato Papa è stato annullato) sa bene cosa è capitato ad Emanuela Orlandi e sa bene perché è sparita. E' chiaro che sa bene anche a chi hanno dato l'incarico di farla sparire, non si regala una tomba pregiata senza un valido motivo, e sa bene che i depistaggi sono partiti dall'interno delle mura vaticane dopo l'appello del Papa, un appello studiato a tavolino. Questo lo ha sempre saputo anche la famiglia Orlandi, a cui va tutta la mia solidarietà anche se si è dimostrata a volte omertosa non dicendo tutto e continuando a coprire il Vaticano. Però sono da capire, il loro comportamento è da addebitarsi agli stessi prelati che nel tempo l'hanno convinta del fatto che Emanuela fosse viva e sarebbe tornata a casa. Ma Emanuela non tornerà, come pure non tornerà Mirella Gregori, perché chi muore non può tornare in vita. Da tempo a questa conclusione è arrivato anche il fratello, Pietro Orlandi, che in collaborazione con la trasmissione "Chi L'ha Visto?" sta cercando il modo di scardinare alcune difese Papali. Per questo motivo, e solo per questo, è giusto firmare la petizione per far sì che si apra la tomba del De Pedis all'interno della Basilica di Sant'Apollinare.

Chissà mai che i vari burattinai ecclesiastici non si siano ritenuti troppo furbi, chissà mai non abbiano pensato di chiudere in quella tomba i loro segreti ed i corpi di due quindicenni. Troppo insensato? Ed allora non c'è nulla da temere, si apra quel sarcofago, la si smetta in Vaticano di dir panzane ed i dubbi spariranno, forse.

Qui puoi firmare la petizione (invia una mail con i tuoi dati personali, nome cognome e città scrivendo "Aderisco alla petizione a Papa Benedetto XVI per la verità su Emanuela Orlandi")

Annamaria Franzoni Cap 10 (la vera arma del delitto...)
Annamaria Franzoni Cap 11 (una condanna nata dalle chiacchiere di paese) 





16 commenti:

PINO ha detto...

MASSIMO CARO, pur condividendo pienamente quello che hai riportato, sia pure in modo riassuntivo, sulla giostra montata ed alimentata dal Vaticano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, non nutro fiducia su sue eventuali modifiche d'atteggiamento fin'ora adottato.
Pur essendo scandalosa la sepoltura di un noto delinquente in un luogo ritenuto sacro da milioni di cittadini di tutto il mondo, la potenza stessa, dell'autorità che ha voluto che così fosse, vanificherà ogni manifestazione di sdegno e disgusto espressi dal popolo cattolico e non solo.
Lo Stato del Vaticano non può cedere ad una richiesta che metterebbe a nudo i nei che deturpano un corpo che pretende di essere puro, ed al disopra di ogni mistificazione.
La storia ce lo insegna!
Ciononostante, confido in quella parte sana che compone il cristianesimo cattolico, unica forza che potrebbe far crollare quel muro di omertà che avvolge tutta la vergognosa faccenda.
PINO

Unknown ha detto...

Hai ragione Pino, il problema è che, come capita in ogni istituzione, la parte buona (sempre stra-maggioritaria) proprio perché "buona" non riesce mai ad assumere il potere. Ma lo Stato Vaticano può essere costretto ad aprire quella tomba se lo Stato italiano vuole e preme sui tasti giusti spinto da una valida motivazione.

E non è detto si debba fare in base al caso Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, lo si potrebbe fare in base al sequestro di Mirella Gregori, cittadina italiana, se gli indizi portano a ritenere le sia toccata la stessa sorte della coetanea.

E firmare una petizione che riesca a raggruppare centomila o più cittadini italiani indignati, che in fondo è solo una mail e non procura guai a nessuno, può essere uno stimolo affinché gli scheletri escano fuori dagli armadi. Il tutto però dev'essere fatto di fronte a rappresentanti italiani puliti, in modo da capire se in quel sarcofago vi sono uno, due, o più crani... ciao, Massimo

lori ha detto...

grazie , Massimo, mi hai aperto gli occhi su molti particolari che io, da profana, non avevo colto..è un bellissimo articolo, ma soprattutto illuminante..firmerò la petizione
ciao
Lori

Unknown ha detto...

Ciao lori, mi sei mancata... Massimo

nico ha detto...

Ciao Massimo.
La petizione, che ho firmato diverse settimane fa, potra' anche non avere effetto sull'atteggiamento del Vaticano, potra' anche non modificare le cose. Ma in effetti ora é l'unico modo in cui possiamo fare sentire voce e sdegno, é Pietro Orlandi il primo a chiedere il nostro - sacrosanto - supporto. Bruttissima storia quella di Monsignor Paetz, e che ci siano collegamenti forse con lui, o comunque con alte personalita' del Vaticano e la sparizione di Emanuela Orlandi lo disse anche il magistrato che indagava all'epoca. Non ricordo il nome, era una donna, che disse e scrisse che Emanuela era stata probabilmente uccisa la sera stessa, forse senza averne l'intenzione, e che in Vaticano si nascondeva la verita'. Nessuna rogatoria credo sia mai stata ammessa, nessuna collaborazione accettata. Hai letto qualcosa di Nicotri sull'argomento? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi della ricostruzione che ne ha fatto lui, mettendo fortemente l'accento sul giro sospetto di alti prelati che piu' che in Vaticano starebbero forse meglio dietro le sbarre.Ciao, bell'articolo

PINO ha detto...

MASSIMO, penso che non sia necessario che la Orlandi fosse cittadina italiana, per dar diritto alla Magistratura italiana di intervenire. Basta il fatto che la scomparsa sia avvenuta nel nostro territorio, perchè la competenza delle indagini fosse assegnata alla Procura romana.
Diciamo da noi: "quando si vuole, si fa piovere e nevicare"
Ma si vuole?
Questo il punto.
Ci vorrebbe una persona di coraggio, per dare un impulso risolutore a tutta la faccenda; e di uomini di questo tipo ce ne sono molti nel nostro Paese. Basta VOLERLI cercare.
Quì ci troviamo di fronte ad un'impostura che non viene, nè può essere accettata da tutti, tacitamente.
Le petizioni, le sfilate con candele accese, le mail di cittadini indignati servono a poco. In questo caso è lo Stato che dovrebbe far valere la sua autorità: è inverosimile che si lasci libero il passo ad una sorta di ipocrita politica clericale, adottata e vincente nel medioevo.
La Giustizia nazionale non dovrebbe, in alcun modo, subire condizionamenti o rallentamenti, nel corso delle sue funzione, da qualsiasi parte esse provengano.
Ciao, PINO

Unknown ha detto...

Non ho letto il suo libro ma quanto sostiene, la mia idea è all'incirca come la sua, è inquietante. Ritengo sia il giornalista meglio informato sul caso Orlandi, quindi il più attendibile e credibile, e lo dimostra il fatto che lo si cerchi di nascondere ed emarginare... ciao, Massimo

PINO ha detto...

LORI
Mi ha fatto immenso piacere leggerti, sia pure con pochi righi.
Oltre che a Massimo, manchi anche a me ed altri amici. BENTORNATA
Saluti cari, PINO

lori ha detto...

Pino e Massimo
grazie per le belle parole; è , per me , un momento molto pressante con tutta una serie di impegni da onorare cui non posso sottrarmi..appena sarò un pò più libera tornerò a scrivere...soltanto a scrivere perchè, malgrado tutto continuo a leggere e sempre con molto piacere

ciao

lori

Manlio Tummolo ha detto...

Proprio di oggi è la notizia che la Corte Internazionale dell'Aja ha rigettato l'efficacia internazionale della sentenza della nostra Corte di Cassazione relativamente al risarcimento in sede penale delle distruzioni e dei massacri compiuti dalle forze germaniche in Italia tra il 1943 ed il 1945. La motivazione è stata che una sentenza con competenza nazionale non può violare la sovranità di un altro Stato. Ciò, in linea di principio, sottolineerebbe il fatto che lo Stato Italiano non può costringere lo Stato (sovrano) del Vaticano a fare determinate cose. Dunque, a mio parere, per una cosa del genere, occorrerebbe ricorrere appunto alla Corte dell'Aja o alla Corte Europea di Giustizia, perché soltanto un'autorità giurisdizionale internazionale potrebbe sollecitare il Vaticano a fare controllare che cosa ci sia nella tomba di quel personaggio. Il punto dolente è che il chiasso sollevato nel merito spingerebbe il Vaticano a far sparire un'eventuale salma da quella tomba, ben prima di ogni controllo. Non iludiamoci che si ripeta un secondo caso Claps con un povero corpo rimesso allo scoperto nel sottotetto di una Chiesa, ben 17 anni dopo la sua barbara uccisione. Casi come questi per mille motivi andrebbero affrontati con cautela, indipendentemente da ogni posizione laica, atea o cattolioca che sia. Quindi, pur approvando lo spirito e il merito di questa richiesta, non credo che essa potrà mai essere realizzata. Occorrebbe arrivare ad una qualche confessione di qualcuno, sia per quel che riguarda Emanuela, sia per quanto riguarda Mirella. Le quali poi vanno unite (non perché l'autore del rapimento ed eventuale assassinio debba essere lo stesso) ad Elisa Claps e a Sarah Scazzi, accomunate tutte e quattro dalla stessa età adolescenziale, con caratteristiche fisiche, quindi, che interessano determinati manìaci non integralmente pedofili, i quali sono rivolti agli impuberi, ma a mezza strada tra la pedofilìa e la normalità (non dimentichiamo altresì che fino alla riforma di famiglia del 1974, il matrimonio a quell'età, per scopi "riparatori", era abbastanza frequente ed ammesso dal Codice Civile).

Diana ha detto...

Attenzione, il link che avete messo in fondo all'articolo è errato. L'unico modo per aderire alla petizione è mandare una mail all'indirizzo petizione.emanuela@libero.it
precisando: “Aderisco alla petizione a papa Benedetto XVI per la verità su Emanuela Orlandi”
e specificando i propri dati personali.
Il sito che avete messo è un sito non autorizzato: non firmate lì. L'ha precisato più volte anche lo stesso Pietro Orlandi.
Ricordo anche il gruppo Facebook ufficiale:
http://www.facebook.com/groups/233131686753398/

Unknown ha detto...

Io Diana il link l'ho modificato, aggiungendo la mail e quanto serve per aderire, ma ancora una volta devo constatare che con Emanuela si sceglie sempre la strada più complicata per agire, questo perché migliaia di persone rinunciano a mandare le mail usando il sistema scelto. Più facile era predisporre un modulo da compilare e cliccare su invia, come nel sito "petizioni online".

Inoltre mi chiedo che fine faranno le 17000 e più adesioni arrivate ed a questo punto non valide. Non sarebbe stato più facile accomunare i risultati raggiunti? Se tu o Pietro, e mi scuso se già lo avete spiegato altre volte, voleste chiarirne i motivi per i lettori di questo blog ve ne saremmo grati, perché paiono incomprensibili e quasi a voler rallentare un'azione che necessita di celerità e che invece già da troppi mesi pare piegata su sé stessa, nonostante l'ausilio dei mezzi di informazione.

Massimo Prati

pietro Orlandi ha detto...

Adesso anche la famiglia Orlandi accusata di omertà e copre addirittura il Vaticano.
Perchè ci sono giornalisti che continuano ad inventare fatti , situazioni pur di scrivere un articolo, e di invenzioni sulla famiglia ne ho lette tante. Che tristezza.

Unknown ha detto...

Io, Pietro, sono estremamente disponibile a rivedere certe mie tesi e idee, specialmente perché sono il primo a non fidarmi ed a criticare i giornalisti, ma mi si deve aiutare a comprendere con i giusti argomenti, non riesco a convincermi con un semplice "che tristezza".

Quindi se ho scritto la parola "omertosa" calcando troppo la mano, per il gioco delle contrapposizioni (e capisco che un fratello che ha subito un tale destino si possa sentire toccato nel vivo e in negativo) mi si dovrebbe dire che non è così in quanto ciò che si doveva fare lo si è fatto, che quanto si doveva dire lo si è detto, che il tale giornalista, nome e cognome, scrive falsità dato che... e così via.

Questo mi aspettavo, e mi aspetto, a nome di una famiglia che, ribadisco, ha tutto il mio rispetto sia abbia subito pressioni dal Vaticano (da qui l'omertosa) sia abbia potuto scegliere liberamente quanto dire e come dirlo.

Per il resto il mio è un blog libero da pressioni e sottomissioni, non è a scopo di lucro e, pur nella diversità di vedute, l'impegno affinché si riesca a raggiungere il risultato sperato da parte mia non mancherà. Per questo spero in un riscontro, anche critico o molto critico, una sorta di lettera aperta da pubblicare per riproporre nuovamente un articolo su Emanuela Orlandi con una nuova spinta che incentivi la raccolta firme.

Senza acredine ma con vera stima, Massimo Prati

Anonimo ha detto...

Per precisione il prelato polacco di cui si parla nel dicembre 1982 (con partenza poco dopo fu fatto vescovo di di LOMZA e non di Poznan, dove fu promosso nel 1996 (e deposto nel 2002)
Alberto Cadili

Unknown ha detto...

Hai ragione alberto, la mente pensava una cosa la penna ne ha scritta un'altra. Grazie

Massimo