E' certo che quando si è in presenza di un corpo morto, di un corpo massacrato da un coltello, chi è preposto ad indagare deve scegliere una pista e seguirla fino in fondo. Non vi è nessuna discussione in proposito. Ma quando a dirigere le indagini, come in questo caso, sono due Procure, quella di Ascoli e quella di Teramo, la cosa migliore da fare sarebbe dividersi i compiti e portare avanti indagini parallele ma diverse. Una che verifichi la posizione dei familiari, degli amici, dei conoscenti, l'altra che si concentri su diverse possibilità, ad esempio su quella che l'assassino possa essere un estraneo o, addirittura, più di uno. Si potrebbe fare la stessa cosa anche se ad investigare fosse una sola Procura, basterebbe che il procuratore affidasse ai Carabinieri un compito ed alla Polizia un altro. Invece anche stavolta, perlomeno i giornalisti scrivono così, si è fatto come nel caso di Yara Gambirasio, tutti a cercare nella stessa direzione e tutti, con molta probabilità, non troveranno nulla. Eppure lo sanno bene gli inquirenti che così facendo si corre il rischio di trovarsi sulla strada sbagliata, si corre il rischio che l'altra pista, forse quella buona, si raffreddi a tal punto da non poter essere più seguita.
Ora anche gli uomini del Rac, gli addetti a tracciare i profili criminali, entrano in campo. Ieri hanno mandato una informativa alla Procura di Ascoli in cui affermano una loro certezza; secondo gli studi fatti su quanto avvenuto a Ripe di Civitella, quindi sul corpo della ragazza e sul luogo che pare essere quello del delitto, l'assassino ha ucciso perché si è trovato con le spalle al muro, senza alternative. Significa che, guardandola dal punto di vista dell'omicida, altre strade per evitare di essere scoperto non ve n'erano. Viste queste deduzioni logiche, non erano difficili da supporre, nelle redazioni dei giornali ci si è sbizzarriti per cercare un motivo che potesse fungere anche da movente omicida, arrivando a dire al grande pubblico che Melania custodisse un segreto, forse rivelatole da un'amica, che stava per sbandierare ai quattro venti. Un ragionamento contorto che neppure il peggiore dei giallisti avvallerebbe perché, ammesso che il segreto esistesse, fosse stato così terribile, tanto da giustificare un omicidio, avrebbe certamente scoraggiato Melania, se lei ne fosse stata la custode, dall'andare ad un appuntamento con un uomo che chiaramente non avrebbe mai permesso ne parlasse a qualcuno.
E se davvero, come diversi giornali hanno scritto, si fosse decisa a parlarne, lo avrebbe fatto prima col marito, visto che ha passato tutta la mattina assieme a lui, oppure, se il suo uomo fosse stato parte del segreto, con la madre nella telefonata delle 13.30. Perché tenerselo dentro? No, usando nel ragionamento una base logica quanto ci viene propinato dalla carta stampata e dai media televisivi non ha alcun senso e serve solo a creare una distorsione dei fatti nella speranza che la prima persona inserita nel registro degli indagati si adatti alle caratteristiche pensate. Quanto affermato dal Rac è giusto, l'assassino non aveva altra possibilità se non ucciderla, ma non per un segreto, è più probabile l'abbia fatto per la paura d'essere riconosciuto. E non è detto sia un uomo o una donna gravitante nella sfera delle amicizie familiari, come non è detto sia una delle allieve del marito o qualche suo collega di caserma. Ed è proprio l'arma che li esclude dal mosaico investigativo. Un piccolo coltello a serramanico, che seppure abbia colpito il corpo di Melania decine di volte non è riuscito ad ucciderlo perché pare sia morta per dissanguamento, non è quanto persone che gravitano fra carceri e caserme porterebbero in tasca. Non c'è verso di adattarlo alla personalità di chi vive ogni giorno fra regole ferree e galeotti. Loro sanno che un taglio netto in una parte specifica della gola lascia al massimo cinque minuti di vita.
Un arma del genere si adatta molto meglio allo sbandato che, forse con un amico, gira senza sapere bene cosa andrà a combinare durante la giornata. Si adatta al diciottenne, al ventenne molto conosciuto negli ambienti border line della zona e che, forse, frequenta anche la parrocchia in cui Melania passava parte delle sue giornate, non a persone sposate di trenta e più anni. Quale uomo che ha a che fare con detenuti pericolosi, quale uomo che è stato in campi di guerra del Kosovo e dell'Afghanistan, userebbe un coltello del genere? Quale dei suddetti uomini si fermerebbe a scalfire con la lama la parete del chiosco? E perché la scalfirebbe? Sono queste le domande irrisolte che devono trovare una spiegazione, le domande che potrebbero portare ad un sospetto, non quelle relative ad un segreto irriferibile pena la rovina di qualcuno. Certo è che fosse uno sbandato sarebbe un caso da poco, molto meglio la storia del segreto. Segreto che presto non sarà più un segreto perché già lo si cerca di inculcare nella mente della gente. Insomma, si è capito a quale ipotesi si vuol far arrivare l'opinione pubblica in quanto le persone che si tentano di coinvolgere sono due e non di più visto che il vicino di casa è assodato fosse al lavoro.
Facendo mente locale vi potreste accorgere che in voi è entrata già una piccola luce, luce che vi ha inserito chi fa insinuazioni senza prove e senza alcun elemento a suffragio. Ragioniamoci insieme e vediamo se è vero o no che, a forza di insinuazioni e paroline dette a modo, a poco a poco potreste avere i loro stessi pensieri. Quali dubbi nutrono i giornalisti? Il primo riguarda il comportamento della moglie che, anziché prendere il sentiero sterrato, la scorciatoia, si è incamminata sulla strada più lunga. E qui vogliono farvi pensare ad un appuntamento. Il secondo riguarda il marito che ha telefonato, a loro dire, in ritardo. E qui vogliono che la vostra mente si ponga una domanda e si dia una risposta. La domanda è: "Perché ha tardato la chiamata?". La risposta conseguente viene da sola e cita: "Per dare il tempo ad un amico, ad un complice, di portare lontano la moglie e ferirla a morte". E qui basta leggere i giornali per scoprire chi è l'amico o il complice che ora si sospetta. E' quello a cui il marito ha telefonato prima che ai carabinieri. Quello arrivato poco dopo le 16.00.
Ed adesso arriva la parte che nessuno ancora dice ma che prima o poi qualcuno insinuerà visto che oggi si è parlato di un terribile segreto. Provate a pensare quale potrebbe mai essere il terribile segreto custodito da due uomini che si frequentano, tenendo ben presente che uno lavora in una caserma e l'altro in un carcere. Cosa, se si venisse a sapere, rovinerebbe la loro vita? Cosa farebbe parlare tutto il reggimento e tutte le guardie carcerarie? Avete capito bene, sto parlando proprio di ciò che state pensando. Però non sono io a parlarvene, io vi ho solo fatto fare mente locale sulle insinuazioni uscite fino ad oggi. Insinuazioni che piano piano sarebbero ugualmente entrate nel vostro cervello. E dato che nessuno di quelli che insinuano ne parla esplicitamente cosa avrebbe creduto la vostra mente? Semplice, si sarebbe convinta che il pensiero scaturito fosse fatto in autonomia e quindi fosse vostro. E' un vecchio sistema già usato in altri casi.
Forse fra una decina di giorni, non appena si saprà che il dna non appartiene a nessuno di quelli fino ad ora implicati, sapremo la verità. Una verità che non ci darà giustizia perché ci sarà, come a Brembate Sopra, una traccia genetica ma non il suo possessore. E la colpa ancora una volta ricadrà sugli inquirenti che non hanno vagliato la pista più semplice da vagliare, quella che li avrebbe condotti alla verità più facile. E saremo nuovamente daccapo a fare appelli affinché la gente di Ascoli si presenti a donare un tampone di saliva.
Speriamo non sia così anche se, ad essere onesti, lo schizzo finora tracciato somiglia molto ad altri schizzi già visti.
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7 commenti:
Ciao Massimo. Anche a me, tutto considerato, l'omicidio di Melania fa tanto pensare a un incontro con dei balordi magari strafatti, o forse pieni d'alcool. L'unica cosa che mi lascia perplessa e che non trova molto spazio nella ricostruzione di un raptus casuale é il tempo trascorso tra la scomparsa di Melania e l'ora approssimativa della sua morte. E' confermato che si tratta di molte ore? Perché in questo caso, dove é stata tenuta?
Dopo aver detto che era morta il martedì mattina, poi da mezzanotte alle tre, poi dalle 6 alle 8 di sera del lunedì, ora non hanno più nessuna sicurezza e dicono che, viste le ferite tutte non mortali, potrebbe essere morta per dissanguamento anche dopo la partenza del suo assassino.
Nel senso che l'aggressione pare sia avvenuta subito, diciamo sulle 14.45/15.00 al pianoro nel caso si trattasse di un non conoscente, o in una piazzola della strada che porta a Teramo nel caso fosse salita in auto con qualcuno per un chiarimento (l'amico del marito che abitava vicino fanno intendere ultimamente). Dopo questa sarebbe stata portata viva al chiosco, dove è stata trovata, e li aggredita nuovamente.
Ma c'è qualcosa che non torna nei loro discorsi. Se è morta dissanguata tempo dopo l'aggressione... chi le ha inferto le 5 coltellate post mortem dato che alle 16.30 tutti i sospettati, anche gli altri ancora non rintracciati dai giornalisti, erano a San Marco a cercarla o a lavorare?
Ed entrano in ballo gli scontrini trovati nel bidone dell'immondizia del chiosco che, se non sono di chi l'ha trovata ed ha avvisato i carabinieri o di uno passato casualmente che non ha voluto immischiarsi, offrono due letture. O l'assassino è tornato il giorno dopo per darle altre coltellate, e non ci sta assolutamente perché avrebbe dovuto essere ancora parzialmente calda, o Melania è stata portata successivamente (e questo lo deducono anche dal fatto che i cinghiali non ne hanno fatto scempio) e prima tenuta in un appartamento della zona. Ma gli scontrini non provengono da esercizi commerciali di Ascoli, sono di negozi di un paese teramano.
Per quanto riguarda i balordi. Ad Ascoli si sta ancora facendo il processo a due amici ventenni che più volte hanno portato e violentato, all'interno di un appartamento in uso uno di loro, alcune ragazzine di tredici anni.
Per cui vedi che ci sono tutti gli elementi del giallo classico ed intricato. L'unico problema è che da nove giorni si sono concentrati tutti sugli amici e sui conoscenti lasciando perdere le altre piste.
Eppure a pochi metri dal monumento ai caduti c'è l'entrata che porta ai viali dell'eremo di San Marco, un percorso degradato in cui si trovano case e casette abbandonate, grotte e lo stesso eremo che nessuno visita più da tanto data la pericolosità delle scalinate.
Insomma un paradiso per certe persone... Ciao Nico, Massimo
Precisazione: ho dimenticato di parlare dell'ematoma alla tempia, frutto di un colpo che l'avrebbe potuta stordire inizialmente, e del terriccio e degli aghi di pino sotto le unghie che dimostrano essere morta di certo, a parer mio almeno, dove è stata trovata.
E tutto questo movimento di cose dimostra che ci si sta incasinando sempre più. Ciao di nuovo. Massimo
buona sera a tutti..ciao massimo, guarda cosa ho trovato scritto in un blog
"ASCOLI PICENO - Carmela Rea, la donna scomparsa a Colle San Marco il 18 aprile scorso e trovata morta due giorni dopo a Ripe di Civitella, nel teramano, voleva tornare con la figlia a casa dei genitori. È quanto riferito dall'amica Imma ai carabinieri, secondo quanto rivela il 'Corriere della Serà. Un'ipotesi che trova conferma in ambienti investigativi:«Non è affatto da escludere che la donna abbia preso in considerazione l'eventualità di tornare con la bimba dai suoi genitori a Somma», si legge. All'amica Imma che vive a Somma, sottolinea il quotidiano, «Melania, spesso sola, consegnava confidenze e sospetti sui suoi rapporti con il marito». Un matrimonio, scrive il 'Corserà, in cui c'erano anche «molte spine».
sai niente di questa cosa, o, come credo ,si tratta della solita bufala dei giornalisti
lori
Ciao Lori. Sto scrivendo l'articolo in questo momento, ma visto che vorrei inserire anche un video per far capire meglio la situazione prima dell'una non credo di riuscire a postarlo. Leggilo domattina. Massimo
ok, Massimo, a domani
buona serata
lori
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