mercoledì 7 maggio 2014

Monica Sanchi ha aiutato Dritan Demirai ad uccidere in stile mafioso Lidia Nusdorfi e Silvio Mannina: siamo sicuri che si tratti solo di gelosia?


Pare che tutto sia uscito allo scoperto e che i sospetti si siano fatti realtà. Monica Sanchi, che si dichiarava estranea all'omicidio di Lidia Nusdorfi, che ai carabinieri narrava favole a più non posso, come quella del viaggio di piacere al parcheggio di Milano Malpensa e alla stazione di Mozzate, che ai microfoni di Chi l'ha Visto aveva spudoratamente negato di sapere che fine avesse fatto Silvio Mannina, dicendo fra le lacrime di non aver inviato lei i messaggi erotici partiti dal suo profilo facebook (scritti per convincere Silvio ad andare a Rimini), è una bugiarda patentata e, soprattutto, è la complice di Dritan Demiraj, è chi l'ha aiutato e gli ha dato la possibilità di uccidere sia Silvio che Lidia. Che l'abbia fatto per paura o perché credeva che non avrebbe ucciso, non ha importanza. In ogni caso la sua decisione è atroce e non capibile, dato che ha tre figli bellissimi e col suo comportamento ha contribuito a rendere orfani, di madre o di padre, sia i suoi che altri bimbi e bimbe altrettanto belli. Come può una madre rendersi complice di simili efferati delitti? Come può decidere di far soffrire dei bambini? Come può una persona riuscire a fingere e a mentire per giorni, anche di fronte alle telecamere, sapendo di essersi macchiata dei delitti più atroci? Come può non provare un profondo rimorso e non pentirsi, non confessare subito le proprie responsabilità e arrivare addirittura a chiedere d'essere sentita in Procura per spiegare gli avvenimenti e allontanare i sospetti su di sé?

Come è possibile che tante persone con la coscienza sporca siano così stupide da pensare di poter sopportare e superare indenni ore e ore di interrogatorio? Ma davvero c'è chi pensa che per la Giustizia lavorino degli incapaci? Davvero c'è chi crede di essere più furbo di chi ogni giorno è a contatto di crimini e criminali? Certo, a volte i carabinieri e i poliziotti sbagliano pista. A volte un procuratore si convince di una sua idea e punta il dito sulla persona innocente. Lo dicono gli innocenti scarcerati dai giudici e gli indennizzi pagati dallo Stato: nessuno nasce "macchina" e sbagliare è umano. Però non è la regola. La regola sta dalla parte contraria. In Italia ogni giorno si portano avanti migliaia e migliaia di indagini, è chiaro che può capitare di sbagliarne qualcuna. Specialmente in quei casi che non trovano conferme, nei casi indiziari dove chi interviene sulla scena del crimine lo fa in modo non professionale e l'emotività e l'opinione pubblica giocano un ruolo rilevante. Ma non è possibile credere che i nostri carabinieri, i nostri poliziotti, i nostri procuratori, non sentano l'odore dell'assassino quando il lezzo è forte. Nel caso dell'omicidio di Lidia Nusdorfi la pista si è rivelata giusta e si è lavorato bene sin dal primo momento. Dritan Demiraj si credeva un duro, ha resistito una giornata ma poi si è scontrato con carabinieri più duri di lui e alla fine si è spezzato. Monica si credeva una tosta, si è arroccata sulla difensiva per un paio di mesi, poi si è scontrata con un procuratore più tosto di lei e ha ceduto. Il castello è crollato inesorabilmente e c'è da star certi che, pur se i due non faranno nomi, i carabinieri prima o poi troveranno anche le persone presenti durante il piano omicida partito nella mente di Dritan, dice lui, quando ha saputo che Lidia è andata a letto con suo cugino.

Ma sarà davvero la gelosia il movente? Seguendo questa tesi, tutto ha il sapore dell'ignoranza di una volta che permetteva di lavare col sangue il tradimento coniugale: il cosiddetto delitto d'onore. Però la cosa appare strana. Dritan Demiraj dice che la necessità di vendicarsi si è formata in lui quando Lidia gli ha confessato il tradimento. A quel punto ha telefonato al cugino che considerava un fratello. Però ci sono problemi, perché quella fu la seconda telefonata inviata a Klodian. Nella prima gli parlò di mille euro spariti che dovevano tornare (link shqiptarja.com), non di tradimenti. Comunque ci furono aggressioni in Albania, furono due e furono a più mani, anche  in quei casi era accompagnato. Una portò all'arresto di Dritan... poi in tre giorni liberato senza passaporto (ma lui dall'Albania è uscito e rientrato ugualmente e il poliziotto suo amico è sotto indagine perché non si trova più una sua pistola). Per come la vedo, quindi, tutto è possibile: anche che il movente della gelosia sia solo polvere negli occhi. Perché è strano che un tradimento avvenuto in luglio sia causa di due omicidi consumati sette mesi dopo. Perché è strano che fra le pieghe del fantomatico tradimento ballino mille euro spariti, il tentativo di alleggerire la posizione giudiziaria di Dritan, fatto da Klodian il 22 ottobre quando chiese di essere ascoltato e al giudice disse che il cugino e la sua famiglia si erano scusati e che non intendeva portarlo a processo (qui il link da shqiptarja.com), e un verbale di Klodian (qui il link da shqiptaria.com) in cui dice che Lidia Nusdorfi l'ha sedotto e quasi costretto a rapporti sessuali. C'è anche da dire che gli uomini normodotati, quelli di oggi, quando si sanno cornificati mandano a fanculo la convivente non innamorata, invece di spedirla all'inferno. Al massimo, se proprio calienti e infuocati da corna maturate in ambito familiare, durante un eventuale incontro chiarificatore spaccano, a caldo, la faccia al rivale e lo spediscono in ospedale. E Dritan il cugino lo ha mandato in ospedale sparandogli (chi gli ha dato la pistola?), colpi andati a vuoto, e colpendolo in faccia e in testa con una bottiglia di birra (qui il link dell'intervista al padre in cui dice anche che il figlio è vivo e lavora a Tirana).

Insomma, pare strano che uno stupido incontro fra sessi abbia sancito la morte anche di chi, come Silvio, non c'entrava nulla, facendolo sparire come nella peggior tradizione mafiosa, visto che mentre in Albania si compiva il fattaccio lui si trovava in Italia e neppure conosceva Lidia. Possibile che l'ira dovuta alla gelosia si scateni a sette mesi di distanza su chi non si conosce solo per sistemare una "faccenda familiare"? Da quanto si sa, Dritan Demiraj dal carcere si dice tranquillo con la propria coscienza. Dice di aver fatto quanto doveva e quanto altri si aspettavano facesse. Davvero pensa che valga la pena finire in galera per trent'anni a causa di un paio di corna? Dritan può anche essere diventato folle ed aver "costretto" Lidia a defilarsi, tutto è possibile, ma esiste la certezza che il tradimento sia la causa dei delitti? Se è vero quanto si legge su NewsRimini.it (qui l'articolo), Dritan in Italia non si limitava a fare il pasticcere: nel quotidiano è scritto che di notte spacciava droga. Inoltre Lidia Nusdorfi in quei sette mesi di "latitanza" non si è mai nascosta: abitava coi suoi parenti e bastava andare a Mozzate per incontrarla. Mozzate non è una metropoli. Non serviva prendere appuntamento col cellulare di Silvio, bastava sedersi su una panchina e attendere. Quindi? Cosa pensare? Davvero stiamo parlando di una premeditazione omicida dovuta a un tradimento, o la morte di Lidia nasce da altro? In base a quanto sopra, dopo essermi anche chiesto il motivo per cui in una faccenda privata si siano materializzati degli spettatori (di solito i mariti gelosi fanno tutto da soli), dopo essermi chiesto perché Lidia non è stata uccisa nel 2013 - prima che se ne andasse da Rimini - perché Dritan ha voluto che Monica Sanchi la attirasse in trappola e perché si rifiuta di fare i nomi di chi era con lui, mi domando se non sia possibile ipotizzare altri scenari. Ad esempio, si può puntare lo sguardo su chi ha assistito agli omicidi: parliamo di persone che non si possono coinvolgere perché chiarirebbero troppi dettagli... o di personaggi troppo pericolosi per la sua famiglia, intendendo sia i suoi figli che i suoi parenti?

Queste domande, pur non dicendolo alla stampa, di certo se le pongono anche gli inquirenti che non hanno intenzione di accontentarsi di quanto emerso e non chiuderanno le indagini fino a quando non troveranno le giuste risposte. Indagheranno ancora perché la cronologia degli eventi pare credibile solo a fasi alterne. Vediamola. Dritan a febbraio chiede aiuto a Monica perché vuole incontrare la sua ex. Lei a San Valentino chiede l'amicizia facebook a Lidia che però la rifiuta (forse perché la richiesta veniva da una persona di Rimini?). Questo rifiuto porterà alla morte di Silvio, che a fine dicembre aveva annunciato a chi lo seguiva (link) di avere una relazione con Lidia. Questo Monica e Dritan, controllando gli amici di lei lo scoprono quando la loro storia è già finita (link). Ed allora cambiano tattica. Il piano è semplice: Monica deve adescare Silvio e farlo andare a Rimini a tutti i costi. Per convincerlo, dal 24 al 28 febbraio gli invia circa 600 messaggi, alcuni erotici in cui gli promette una notte di sesso infuocato. Io l'avrei mandata al diavolo al decimo, ma Silvio non si insospettisce e parte. Monica lo aspetta fuori dalla stazione, lo fa salire in auto e in cinque minuti lo porta a casa di Dritan, in via Dell'Abete, dove si scontra con almeno due uomini. Uno è lo stesso Dritan che lo trova in camera da letto e inizia subito con minacce, pugni e torture, per costringerlo a chiamare Lidia e a fissare un appuntamento al parcheggio di Malpensa. Cosa che Silvio fa sperando di salvarsi la vita. Ma dopo la telefonata appare un filo elettrico e con quello è ucciso. Poi viene incappucciato con una sporta di plastica, avvolto in un lenzuolo, caricato in auto, portato a Santarcangelo e seppellito, al buio, nel fango di un laghetto che non tutti conoscono: visto che si trova in una cava abbandonata in frazione Sant'Ermete.

Da questo si capisce che Dritan non è credibile quando dice di aver ucciso Silvio durante uno scatto d'ira nato dall'aver visto nel cellulare le foto e i video erotici di Lidia. Dritan già sapeva dove andare a seppellire il cadavere! Il lago azzurro è in un luogo isolato e si trova a dieci chilometri da casa sua. E pur se di giorno è frequentato da pescatori (anche se vige il divieto di pesca) e da ciclisti che fanno trekking nei vialetti sterrati della boscaglia, di notte non ha illuminazione e il punto della sepoltura non si raggiunge in auto. Ed ecco uno dei lati oscuri da chiarire. Non serve, invece, far luce sulla morte di Silvio, dato che avendo visto troppi volti (per impedirgli di fuggire da quella casa non bastava solo Dritan) era un testimone scomodo che non poteva andarsene vivo: avrebbe chiamato i carabinieri. Il piano era già pronto e agli assassini bastava arrivassero sul display di Lidia messaggi riconducibili al numero di una persona di cui si fidava. E ancora Dritan Demiraj non è credibile, come non lo è Monica che vuol convincerci della sua ingenuità nonostante sia lei ad aver scritto i tanti messaggi inviati per convincere la Nusdorfi ad andare all'appuntamento con la morte. Silvio era stato ucciso la sera precedente, poteva Dritan andare dalla sua ex solo per parlarle?

Insomma, questo efferato crimine somiglia molto a quegli avvertimenti mafiosi che servono a far sapere agli affiliati, tramite la presenza di un osservatore (al momento anonimo), che la lunga mano della delinquenza può arrivare ovunque, che non basta defilarsi e cambiare vita per uscire dal "giro", che non si guarda in faccia a nessuno e non si hanno scrupoli a colpire anche la sfera sentimentale o amicale di chi ha sgarrato. E a parer mio presto riserverà altri colpi di scena, perché se inquadrato in ambito coniugale difetta di giusta logica. E' difficile credere all'ira postuma della gelosia quale molla scatenante, visto che nella storia paiono entrarci sia soldi spariti che droga, fosse vera la notizia apparsa su NewsRimini (e non si capisce per quale motivo avrebbero dovuto scrivere una frottola). Com'è difficile credere all'ex titolare di Dritan che disse di avergli fornito un alibi perché temeva che gli assistenti sociali gli portassero via i figli. Ora che Monica Sanchi è stata sbugiardata, l'illogicità delle sue motivazioni rende impossibile credere che le tante bugie non nascondano un'altra verità.

Per come la vedo, ma non sono un oracolo, molte "persone semplici" vengono indotte a credere che sia facile "fare soldi" e, a causa di ristrettezze economiche o di uno stile di vita che non vogliono cambiare, accettano di essere coinvolte in situazioni "strane" senza pensare a cosa potrebbe accadere dopo, quando la realtà le porterà a vivere in un girone infernale e non nel paese di Alice...

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