Articolo di Gilberto Migliorini
La novità
è quella bella porzione di spaghetti rabberciata con un sugo all’arrabbiata,
rettificato con panna e mascarpone, magari speziato con qualche intingolo
esotico, qualche ingrediente afrodisiaco. Un intruglio assemblato con tutti i
rimasugli, già lì da un po’ a poltrire nella dispensa, che miscelati a dovere,
con quel savoir-faire di una
presentazione stravagante e originale (quanto basta), vaga di intenti ma
d’enfasi spavalda, fanno del più classico degli intrugli indigesti un menù da
take away… Sì, dà perfino l’dea che trattasi di nouvelle cuisine, di una prova del cuoco con tanto di ricetta e
galateo, l’immancabile zibaldone dove un sontuoso baccalà al cioccolato fa la sua
suggestiva e sconvolgente apparizione. Proprio come in certe apparizioni
mariane il candidato del talent show culinario salta fuori come un coniglio dal
cappello, e bisogna vederlo come rosola e sfrigola in padella…
L’elaborata
preparazione si avvale in realtà di pochi ma collaudati ingredienti, quelli ai
quali il pubblico, da ancestrale memoria cine-televisiva, è stato così ben
assuefatto dai valletti delle tribune elettorali a mandar giù come squisitezze, le porcherie da festival del fast food.
E basta girovagare per la tv e sono sempre lì, inossidabili, instancabili e
intramontabili… a tutela di quel buon senso antico, di quella medietà e moderazione
che attinge dai più insulsi ed ipocriti luoghi comuni conditi con assennata e
calcolata nonchalance. Per carità, basta così poco per aver successo nel
quotidiano italico sistema culinario. Altro che cucina regionale, altro che dieta
mediterranea… si tratta di allettare le papille gustative impigrite dai temi
monocordi e ripetitivi del liberalismo, dell’anticomunismo, del liberismo, del
celodurismo, di quel sano buonsenso fatto di moderata eversione o di eversivo
moderatismo… con l’aggiunta di quel tocco fantasioso e accattivante, lo scatto
di orgoglio del coraggio estremo e della virilità proteiforme e feconda... Rocky mountain oysters (testicoli di
toro) altrimenti detti balls of steel,
saltati o in fricassea si sciolgono in bocca che è un piacere. Basta lasciarsi
guidare e le palle di acciaio sono come attributi in un gigantesco flipper dove
noi ludonauti un po’ per diletto e un
po’ per necessità ne saggiamo la durezza nella macchina operosa e instancabile
del sistema nazional-culinario.
Ma appunto si tratta di un
gioco di squadra, non senza qualche spalla, un fungo ipogeo, un tubero che un naso canino miracolosamente ha subodorato come l’ingrediente nobile, nientedimenoché un tartufo. L’immagine corre di botto al Tartufo di Moliére, l’emblema della devozione religiosa e dell’amicizia
disinteressata… Il moderno tartufo ha dato fondo all’armamentario talora devoto
e buonista, talora sentimentale di chi ci
lascia il cuore e talaltra con quel vezzo da alzarsi di buonora e di lottare
su ogni pallone perché ci tocca
realizzare i sogni di chi ci ha votato. A chi la tocca la tocca direbbe il
Manzoni. Nello spirito italico sono infatti i topoi dell’immaginario sempiterno
dove il cuore fa rima con la squadra amata, e quella fascia da capitano che
rappresenta la poetica e il simbolo da sempre di quel parlare a braccia (e a
gambe) secondo il linguaggio italiota, dove la metafora calcistica segna la
linea di continuità, sia pure come ultima
occasione, si direbbe in zona cesarini, perché alla squadra, formazione
giovane come si conviene, tocca realizzare… e
non ci sono più alibi per nessuno.
Sì, si tratta di un vero cambiamento di
prospettiva, salutato dal grido gioioso
e stupefatto di milioni di votanti che vogliono
far correre il paese, per quel nuovo corso per il quale il meglio deve
ancora venire, ahinoi.... All’italiano in fondo bastano solo alcuni punti di
riferimento sui quali giocarsi la partita, i discorsi impegnati sono per
mammolette. Dovendo scegliere tra il santo patrono o la madonna pellegrina, simboli di quella religiosità devota e fedele, e il linguaggio da novantesimo minuto nel quale si esprime
tutta la genialità e la fantasia della progenie italica… si scelgono entrambi
per non far torto a nessuno in quella linea di continuità tra la tradizione
educativa e valoriale e quella rivoluzionaria di un nuovo schema di gioco nella
filosofia illuminante che “Se gioca bene
il capitano, gioca meglio la squadra; se gioca bene la squadra, è più semplice
il lavoro del capitano”. Si tratta davvero di un verbo rivoluzionario, di
un diverso modo d’intendere e interpretare la politica attraverso quel parlare
come nel messaggio evangelico che intendono anche gli indotti, che apprezzano
anche le anime innocenti, con quell’acume semplice e diretto ma pregno di echi
profondi e significanti. L’ora o mai più risuona
come una sorta di nemesi e di ammonizione, la volta buona… perché la partita è
aperta.
L’italiano insomma, è il solito
pirla da ammaestrare usando l’unico linguaggio che conosce davvero bene, quello
degli schemi tattici, dei moduli, dell’allenatore e della panchina… (linguaggio
non del tutto originale nel ventennio appena trascorso rimembrante le fulgide
performances di altri quattro lustri) ma con l’aggiunta di un folcloristico
coinvolgimento dell’elettore nella campagna acquisti e financo nell’esprimere: cosa vuoi che succeda domani? E che caz…
Fare presto le riforme con quell’acume radicale e sovversivo, sì introducendo
quel nuovo schema d’attacco, rinnovamento generazionale, rottamazione della
difesa asfittica, per una squadra che corre verso il cambiamento, con fiato e
costanza. Il mondo ci chiedeva il pareggio del bilancio, rimettere in moto la
crescita, riforme serie, innovazione sviluppo e lavoro, la ricetta è
semplicemente quel colpo al cerchio e quell’altro alla botte, e suvvia non
deroghiamo al rigore… perché di tutto un po’ e vien fuori un piatto da Terza
via semplicemente aggiungendo un buco intermedio alla cintura per una dieta a
punti, perché Tav o noTav: questo è il
problema da risolvere amleticamente con una subduzione, un ragionamento che
dispensa a tutti una bella pacca sulle spalle e per nessuno vien meno una
educativa tirata d’orecchi per salvar capra e cavoli e accontentare perfino
rivoluzionari e benpensanti, bigotti e mangiapreti.
Perché, vivaddio, siamo tutti
parte di una grande famiglia, le alleanze si fanno in fieri, senza quei moduli
bizantini che sanno tanto di schemi tattici obsoleti. Tutto in nome del
programma: convincere gli elettori, allargare le alleanze, trovare le formule
più suggestive per dire tutto e niente, per stare abbastanza sul vago, per far
rientrare perfino il diavolo e l’acqua santa nello stesso schema programmatico.
È quel bel mediare perfino coi nemici di un tempo, mediare perfino con se
stessi, tanto la filosofia è quella dell’imparare
facendo; insomma, quel colpo al cerchio e quell’altro alla botte. E così si
può senza reticenze e falsi pudori parlare finalmente di innovazione e futuro
dei giovani. Il folgorante aforisma di Jack Benny (comico e attore
statunitense): Gli scout sono bambini
vestiti da cretini guidati da cretini vestiti da bambini (A scout troop consists of twelve little kids
dressed like schmucks following a big schmuck dressed like a kid) si
attaglia alla perfezione al palinsesto Dio, Patria, Famiglia, La Chiesa,
l’Europa insieme a quella (promessa
lupetto) di osservare le leggi del branco e fare ogni giorno una buona
azione a vantaggio di qualcuno, ovvero: fare un favore a qualcuno ogni giorno (promessa coccinelle).
Insomma, quel
civismo responsabile, quell’imparare facendo l’esploratore laborioso e
perseverante, cortese e cavalleresco, accendendo il fuoco e localizzando il
nemico. È davvero il piccolo mondo antico rivisitato secondo i canoni di una
modernità fatta di frasi fatte e ad effetto, di petizioni di principio, di pseudo
sillogismi, di tutto un po’ ma con quel criterio d’affezione di un elettorato
ormai irrimediabilmente assuefatto allo slogan e alla fiction.
C’è un fantasma che si aggira
per l’Italia, parafrasando Marx, è lo spettro di un elettore che ormai confonde
l’attore della politica con la politica di un attore. Sì, piace quella maschera
un po’ gigionesca, così piena di humor calcistico, piace quell’estro da
funambolo delle idee vuote e ariose che volteggiano come cerchi e birilli senza
peso, piace quella souplesse dell’antigravità che con un semplice slogan ti solleva il mondo come un
fuscello, piace quella promessa di giovane prestigiatore ruspante che
nell’altra mano, e senza far misteri, tiene in
mano la magia. Dal vecchio clown incartapecorito e sul viale del
tramonto al nuovo pagliaccio riveduto e corretto, aggiornato secondo il criterio
che bamboccione è bello, perché ogni
scarrafone è bello a mamma sua. Un nuovo armamentario di giochi di
prestigio, quelli vecchi e obsoleti, ormai prevedibili e stucchevoli, hanno
stufato. Il nuovo look che l’italiota predilige è quello del giovane ruspante
in carriera che si fa le ossa direttamente sulla pelle del paese. In fondo che
c’è di meglio di un esperimento di levitazione paranormale con doppio o triplo
salto mortale, sparizione di Palazzo Madama, escapologia,
fachirismo…
Un paese che ormai pencola tra
Scilla e Cariddi di un mare tempestoso dal quale di illude di approdare in
qualche atollo corallino, come se invece che in Italia ci si trovasse alle isole
Marshall. Il risveglio questa volta, trattandosi appunto dell’ultima spiaggia,
la vana promessa che questa volta il cambiamento sarà garantito, l’estrema
occasione come da slogan certificato, sarà davvero dei più amari, l’ennesima
illusione di un elettore addestrato ormai soltanto alla partita di calcio e al
reality show. Articolo di Gilberto Migliorini
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8 commenti:
@ Gilberto carissimo,
Raramente ho commentato i tuoi articoli, ricchi di un virtuosismo letterario, non sempre alla portata delle mie modeste capacità intellettuali.
Di quest'ultimo, invece, ne condivido persino i punti e le virgole.
Sono certo che anche l'autore che sentenziò: "L'uomo, noiosamente si ripete", ti darebbe ragione.
Solo una domanda: perchè spesso ti riferisci agli "italioti", e poco agli "italiani"?
Mi pare che gli "italioti" abbiano lasciato tracce indiscutibili della loro civiltà, figlia diretta di quella egea, prima che Roma assumesse le proprie, postume sembianze.
Saluti cordiali, Pino
Carissimo Pino
Hai ragione riguardo ai coloni di lingua greca che si erano stabiliti nella penisola italiana, ma io non mi riferivo certo a quegli italioti, ma a questi italioti, differenza caratteriale e culturale che non riguarda né un’area geografica (la Magna Grecia) né un riferimento storico, ma soltanto, per così dire, le idiosincrasie e le inclinazioni di tanta parte degli italiani. E poi ammetterai che italiota ha un suono aulico e solenne come conviene per un italiano di larghe vedute e pensieri profondi. Grazie per l’apprezzamento. Comunque anch’io condivido i tuoi commenti ironici e disincantati.
Ciao Gilberto
Carissimo amicone e compagno di mille avventure che ti debbo dire?che come al solito sei immenso nel argomentare fatti e personaggi del passato e di oggi,di un Italia che fu,e di quella che sarà in futuro,del nuovo che avanza,dei giovani che promettono tanto,di un Italia che caduta in basso sarà in grado di rialzarsi per correre e per conquistare quel posto che gli compete tra le grandi potenze.Certamente servono uomini con i cosiddetti "balls of steel",perché quelli servono in questo momento un po drammatico per la nostra economia.Devi saper fare tutto,uno di quegli uomini che non devono chiedere mai.Ti devi attirare la simpatia degli elettori,il pubblico che ti applaude ad ogni uscita,però devi saper mantenere le promesse,altrimenti sarai messo da parte.Ciao caro Gilberto e ti auguro una buona Domenica.
Caro Vito
Era un po' che non ti sentivo e a dire il vero ero un po' preoccupato. Se vuoi scrivermi puoi chiedere la mia e-mail a Massimo, così potremo raccontarci le novità in privato.
Ciao
Gilberto
Grazie caro Gilberto,sarò lieto di raccontarti le ultime novità,altrimenti l'amicizia a cosa serve? Presto avrai mie notizie.una telefonata non allunga solo la vita,ma fa scoprire tante cose.Un caro abbraccio dal tuo amico Vito
Come non condividere il tuo scritto Gilberto!
Siamo veramente arrivati all'ultima spiaggia dove siamo arenati guidati da un equipaggio di Giovani Marmotte mandate in affondo da quelli che stanno nella stanza dei bottoni.
Il boy scout non mi piace punto e se sta lì ce lo hanno messo come comparsa di una classe politica ormai indegna di rilievo ma imbalsamata e sempre pronta a risuscitare al suono delle magie di re Giorgio.
C'è una tessitura intrecciata da lontano per l'Italia, tutto è stato organizzato con lungimiranza per arrivare a questo punto.
Porcellum anticostituzionale,
Parlamento anche,
Presidente anche,
il Popolo tenta di compattarsi e
Alfano minaccia!
Il boy scout propone.
Beppe Grillo potrebbe essere incarcerato e qualche manifestante dei forconi pure
Berlusconi invece sta lì ancora.
Se questa non è una pre-dittatura
cosa è?
E i media stanno a guardare quello che a loro vien detto di guardare.
Nel frattempo abbiamo 5 vulcani attivi sul suolo italico.
Altrettanti sotto il mare che vengono siringati per prendere energia.
Sciami sismici forse sollecitati...
Mi fermo qui aspettando rivolte trasparenti che nessuno vedrà.
Cara Vanna
Sei addirittura più pessimista di me, ma a pensarla male ci si azzecca. Purtroppo non si vede neppure uno squarcio di azzurro. Però non si può mai sapere... alle volte toccando il fondo si può anche risalire... Il problema è che non si sa quanto fondo sia il fondo...
Ciao
Gilberto
buongiorno a tutti-
renzi ha avuto coraggio da vendere, sopratutto perchè sapendo, lui di avere molta chiacchera, e pochissimo sapere di politica ., si è buttato ed ha battuto il ferro finchè non ha avuto risultati .
se fosse capace di risollevare l'italia dalle sue magagne saremmo tutti contenti . ci sono troppe cose che lui dice saranno fatte .
le stesse promesse che fecero gli altri prima di lui. solo chiacchere . e fatti non se ne videro ,
-- ho letto in giro " un tipetto con i calzini bianchi e piedi puzzolenti ahah .
poi le sue corsette in bici , pure la dimestichezza con la tastiera del pc. mi danno l'impressione che sia un esibizionista .voleva far vedere che è bravo ma anche umile , va' in bici .. invece di una macchina di lusso . secondo me ce l'ha in garage .
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