Di Gilberto M.
La solitudine degli
adolescenti, quell’età sperimentale con doppio cieco per l’effetto placebo. Testati come un farmaco, frullati come un frappè,
montati per farne una mousse. Un programma per aspiranti adulti col gruppo di
controllo senza il principio attivo… e poi quelli che fanno da cavie
sperimentali in qualche Talent show.
Uomini e donne ancora incompiuti, abbozzati e semplificati in qualche
caricatura di quasi-persone, trasformati in testimonial, ragazzi sandwich, endorsement di validazione. Indossano
quell’abito mentale che il mondo degli adulti chiama fiction, la loro prossima casa, quel loft utopico dove sentirsi finalmente omologati, un accogliente status da vip col symbol in carta patinata e profilo sul social network. L’immagine
riflessa nello specchio del telefonino, l’oscuro oggetto del desiderio e il
medium verso il mondo attraente e sconosciuto di un futuro da adulti
obliterati. Emuli di modelli al top dell’hit
parade, baby squillo del contest
di personaggi dall’età anagrafica incerta, dal background approssimativo: forse
vecchi ante litteram, adulti surrogati, solo bambocci dall’aria puerile.
Infanzie
rubate da quell’arrivismo un po’ ingenuo e esibizionista, amici connessi e registrati per parlare di qualcosa di vago e
surreale: il senso della vita in quattro puntate. Suggestioni mediatiche,
performance eclatanti, imitazioni del niente, di un’età adulta immaginaria:
prodotti televisivi per manichini, supporti per l’abbigliamento e icone del desiderio
inconfessabile: saranno famosi.
Adulti ancora adolescens che cercano
il loro referente in altri adolescenti in pubertà, modelli di consumismo usa e
getta. Family life di un vuoto a
perdere d’esistenze senza neppure l’etichetta di garanzia. La società
dell’immagine, il culto del travestimento, il gusto della simulazione. Prove di
vita secondo il canone protocollare del successo: mannequin e burattini del
teatrino mediatico, strumenti promo e
trailer, con il logo e la firma
autenticati con tanto di notaio e curatore di immagine. Gadget e accessori per
crescere secondo i dettami fashion, aere
perennius, la netiquette di valori uptodate:
un mondo maturo da contraffare,
comunque da imitare, da sottoscrivere come un contratto in locazione.
L’universo adolescenziale in cerca di bussola e sestante, navigatore
satellitare incorporato, sempre reperibili e dislocabili sul palinsesto o sul tablet. Un milieu di lustrini e paillettes, fantasmagorico, eclatante,
eccentrico e artificiale....
Cellulari dove squillano voci sui quali si
stagliano immagini di un repertorio hollywoodiano, dove vibrano emozioni nello
scatto alla risposta. Sexting
implementato su piattaforme hard, discount dell’anatomia in rete, supporti audiovisivi per chat esplicitate con
riferimenti multimediali. Corpi e anime macellati in primo piano, proliferati
in repertori dedicati, replicati con l’aggiunta di accessori sconvenienti e
pruriginosi: verismo senza infingimenti e senza censure. Autopsie in diretta
con confessioni impudiche e sfoghi in libertà (vigilata): nudità di cuori e di
cervelli in scenografie da reality, obitori con cadaveri fotogenici,
naturalismo televisivo con vergogne esposte con spontanea nonchalance. Sangue e umori mostrati come stimmate
certificate e suffragate da testimonial casual spuntati per caso nell’etere,
scenografie e atmosfere dall’aria informale, accorte inquadrature e primi piani
con lo zoom, gusto del dettaglio fortuito e occasionale rilevato mediante collegamento
stream. Lacrime sul ciglio di
palpebre dal trucco deciso, incise col
mascara su volti pallidi e sfiniti, posture dal pathos drammatico e suggestivo,
recitazioni senza copione e senza scaletta scandite con un avvincente sonoro in
sottofondo.
Quel gioco spontaneo del dire e del fare ciò che passa per la testa,
giusto dove ti porta il core, storie
senza regia, eppure sempre così ben congeniate e arruffianate. Personaggi di
simulazione, metamorfosi di persone reali in fotogrammi, scomposte in
inquadrature, espressioni, parole e… sospiri. Identificazioni proiettive dello
spettatore in automatismi s-r. Risposte pavloviane di salivazione, voyeurimo
bavoso e accattivante, biofeedback con trasduttori di sudorazione, automatismi
di rinforzo emozionale. Intervalli
con quei greggi di pecore di
ancestrale memoria televisiva, con arpeggi in sottofondo, in attesa del vero
programma in differita: ipnosi di massa con lo spot marketing communication. Problemi tecnici di trasmissione? Vuoti di
ricezione? Allusioni psico-attitudinali di un target pedissequo e servile? Opzioni
più veloci del pensiero, canali sensoriali senza la mediazione dell’io penso,
percezioni veloci come i polpastrelli delle dita sulla tastiera, perfino più
rapidi del semplice sguardo sul display. Un mondo artificiale, plastificato,
incelofanato come i sentimenti presi in prestito da qualche format televisivo,
da un film in 3D, da un social network con il profilo standard: hobbies e
perversioni incluse nel pacchetto in comodato.
Immagini costruite con Photoshop
e scannerizzate con il bisturi multimediale: l’anima offerta con lo sconto
fidelity e il corpo in multiproprietà. Prendi due paghi uno, senza costi hosting aggiuntivi. Outing di psicodrammi televisivi, modelli di vita sospesa, profili
artificiali ritagliati su misura dell’audience: manichini assemblati,
sentimenti liofilizzati, ego riciclati. Raccolte differenziate, pacchetti
personalizzati e ritagliati sulla fascia oraria, target inquadrati nel
fondoschiena o nel cavo orale a seconda del foro competente e del format in
programmazione. Piercing vaginali e tatuaggi genitali per far belle anche le
vergogne, antifurti di verginità per non risvegliare (o sollecitare) i desideri
libidinosi, brillantini e orecchini con microfoni incorporati come promemoria auditel, mutande antistupro e push up antirapina per la fascia
protetta. Organi artificiali, cyborg emozionali, bambole cibernetiche. Veline e letterine in una disfida a chi veste
il modello esemplare: la chirurgia applicata a un corpo di sintesi, lubrificato,
revisionato e modulato mediante protesi elettrosaldate. Il tagliando periodico
con l’aggiornamento on-line, antivirus e antispamming con il Garante
dell’oblio. Deontologie della privacy secondo il verbo del trattamento dati ad personam,
protettori e mallevadori della sovranità
del sé con contratto certificato e registrato. L’habeas data mediante il profilo virtuale di anatomie suggellate in
un involucro protettivo, salvaguardia da cookies
e spyware, pelle sintetica e organi
artificiali di ultima generazione con backup e password incorporati.
Top model
dai sorrisi raggelati e posture ibernate, lineamenti equalizzati. Anime sotto
vuoto, spiriti in naftalina, riprodotti in serie, codificati con il marchio in
formato A4. Io narranti dall’aria astuta, che snocciolano filastrocche
minimali, che riproducono un discorso su nastro con memorie copyright. Supporti di polistirolo,
gommapiuma e vetroresina, modelli narrativi da fotoromanzo, teenagers dall’aria
diabolicamente innocente e ingenuamente astuta. Cani sciolti, perduti senza
collare e senza referenze, personaggi da dare in affido, corpi da adottare,
leasing di anime in prova. Storie registrate sull’hard disk e replicate in
differita. Soggetti sperimentali per clonazioni, mutazioni, isotrapianti
ricostruttivi. Anime candide, creature innocenti rapite nel circo mediatico,
adulti in miniatura, ridotti a orpelli con rimmel e fondotinta, enfant prodige con pedigree, album
fotografico e memorie digitali in un chip sottopelle. Cantanti in erba,
cheerleaders, homuncoli in provetta con brevetto e garanzia di successo.
Ragazze doccia e ragazzi brillantina, shampoo e grease, votati al baratto e allo scambio seriale… emozioni
sublimate e garantite con il marchio doc.
Essere o avere? Apparire per sentirsi
vivere, per non spegnersi nell’orbita cieca dell’anonimato, l’inferno del mondo
ipogeo, ombre sconosciute che vagano nell’Ade. Amare? Disperatamente, alla
ricerca del suo surrogato, il suo fantasma, la sua perfetta imitazione,
comunque con firma digitale del contratto on-line.
Anime disperate e assetate
di parole non convenzionali, non scontate, alla ricerca del proprio io, il
miraggio non solo di parole, ma di icone. Esibizionismi innovativi secondo un
gusto trasgressivo e stupefacente. Credenziali di personaggi bizzarri e stravaganti,
sopra e sotto le righe. Polverine magiche, sesso seriale, realtà virtuale:
sfuggire alla monotonia, al quotidiano e al prevedibile mestiere di vivere.
Sottrarsi alla parvenza e all’effimero, scoprire finalmente l’elisir di eterna
giovinezza. Adulti rimodellati con la chirurgia ricostruttiva come adolescenti
dall’aria obsoleta, corpi tonificati da riempimenti e diminuzioni,
ridistribuzione lipidica secondo il modello starlet.
Corpi anoressici portati in processione come madonne pellegrine, bulimie sfoggiate
con il piglio disinvolto del real life.
Simulacri del passato e icone del futuro, ragazzi
e ragazze stagionate con un’aria di
restauro, un palinsesto geologico stratificato, sepolcri imbiancati e
riverniciati con botox e filler più o meno virtuali. Il vuoto che
terrorizza, che mette al cospetto di ciò che si teme: il tempo che passa,
inesorabile e inarrestabile fino al nuovo format, un reality con veri cartoon antropomorfi per protagonisti.
Ritorno al futuro, paradossi relativistici di gemelli ringiovaniti col lifting
e finalmente sincronizzati, anime ritrovate nonostante la discrepanza temporale
e il salto generazionale. Adolescenti di ogni età che cercano qualcosa di
speciale: il senso della vita da acquistare all’ipermercato dei possibili virtuali,
già bell’e confezionato e impacchettato… una vita su misura, testata, simulata
e riprodotta in cassetta o su cd. Un mondo di persone contraffatte, di adolescenti precocemente invecchiati e di adulti
miracolosamente ringiovaniti. Carte da gioco senza recto né verso, figurine
senza spessore, ragazzi e ragazze da sfruttare e da testare come
fossero soltanto personaggi di una fiction televisiva. Polli da ingozzare,
creature da vampirizzare. Fatti di
cronaca, il quotidiano che avanza, l’educational inarrestabile che viaggia
nell’etere. Gilberto M.
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3 commenti:
Difficile commentare, carissimo Gilberto: un elenco amarissimo, estremamente triste.
Scusa, non vorrei essere frainteso: è l'elenco amarissimo delle cose reali, oggi vigenti ed imperanti. Per utilizzare un linguaggio leibniziano, di cui mi sono dato una rinfrescata nei giorni scorsi: le dominanti monadi dell'Orrido Mondo Attuale.
Caro Manlio
Avevo capito, nessun fraintendimento, la tua precisazione leibniziana è comunque un utile promemoria. Ciao
Gilberto
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