A Brembate si sta facendo un gioco assurdo, perverso. La Procura di Bergamo, affiancata dal parroco della cittadina bergamasca, sta insinuando l'ininsinuabile e sta creando una sorta di paese dell'orrore. Un paese dove la vecchia serenità operaia sta lasciando il posto ai fantasmi che da mesi ormai circolano nelle ombre e nel buio della notte. L'orco è tra noi, aveva urlato a gran voce l'uomo in divisa da prete che per l'occasione s'era fatto inquisitore. E già questo era l'inizio della trama di un film horror di pessima categoria che mai nessuno sarebbe andato a vedere. Ma non è bastato per inserire in tutti l'ansia e la paura ed allora, per completare l'opera, ecco l'inserimento del dubbio. L'orco potrebbe essere in chi vi vive accanto. Un dubbio atroce che avrà costretto le mamme a controllare meglio i panni dei loro figli, dei loro mariti. Un controllo che non è servito e non ha aiutato perché quei dubbi ormai intrinsechi risbocciano e risboccieranno al primo minimo ritardo, alla prima telefonata senza risposta. Dove sarà mio figlio? E mio marito? Cosa starà facendo?
Non è un bel pensiero quello che in questi giorni viaggia nella mente delle madri e delle mogli di Brembate. Non è sana quell'inquietudine che sono costrette, e saranno costrette per tanto tempo, a tenersi dentro, fino a quando l'assassino di Yara non verrà catturato. Sempre ammesso che venga catturato. Casomai dovesse, invece, rimanere impunito? Perché non è detto, considerando attentamente in quale modo si stanno portando avanti le indagini, che un colpevole sarà mai assicurato alla giustizia. I Carabinieri indagano per conto loro, la Polizia fa altrettanto, la Procura li coordina senza avere neppure una vaga idea di cosa sia capitato quella sera alla ragazzina. Non c'è da stare allegri. Non c'è da far affidamento in chi, anziché inserirsi in una o due piste investigative ed arrivare in fondo per constatarne la validità o l'inutilità, dopo quasi quattro mesi ancora ondeggia fra le varie ipotesi. Si è parlato di una setta satanica, di una violenza di gruppo, di un rapimento a scopo sessuale da parte del padre di un'amica, di un conoscente o forse un parente, di un amico, della bravata di un ragazzo, italiano o extracomunitario, di una donna, si è parlato di tutto per non parlare di niente.
Perché ogni ipotesi, portata avanti con spreco di tempo e di energie, ha lo stesso comune denominatore, la mancanza di una base solida. Gli inquirenti non hanno alcuna certezza, lo ha ribadito il procuratore Massimo Meroni nella conferenza stampa, e brancolano nel buio assoluto andando avanti a tentativi ed a tentoni. Il gioco perverso è iniziato da tempo. E' una sorta di mosca cieca dove ad occhi bendati si cerca un colpevole a caso. Ad occhi bendati perché nessuno di loro ha voluto togliersi la benda quando le testimonianze davano un quadro abbastanza chiaro. Nessuno di loro ha deciso di seguire la strada più logica, quella del cantiere in cui avevano portato i cani molecolari, quella dei tanti frequentatori ed operai di quella struttura megagalattica. Si è deciso, piuttosto che insinuarsi nella vita di chi passa le sue giornate in quel luogo, di creare il silenzio. Un silenzio artificiale che ha portato solo altro silenzio. E fortuna che Yara ha deciso di tornare in superficie altrimenti staremmo ancora qui a chiederci cosa stanno facendo gli inquirenti di Bergamo.
Ora lo sappiamo cosa stavano facendo. Confusione e giochi di potere a causa di una rivalità incapibile che ha stoppato e stagnato ogni indagine. Prendiamo chi, per aiutare la famiglia della bimba e la giustizia, si è esposto ed ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Chiediamoci il motivo per cui è stato torturato più volte e costretto a chiudersi gli occhi, a spegnere la memoria. C'era e c'è ancora una ricostruzione possibile, l'unica che se aggiustata nei contenuti e sistemata a modo porta ad una pista da seguire. Ma chi la segue? Nessuno. Ed allora mi chiedo se è meglio inserire il dubbio e la paura fra gli abitanti del paese piuttosto che pensare ad un rapimento portato a termine da due o tre persone, estranee alla vita sociale della piccola Gambirasio, che al massimo potevano inserire gli inquirenti in un paio di piste, la violenza carnale o la prostituzione minorile.
Meglio spremere chi vive in quella città e cercare un colpevole fra i tanti disponibili sulla piazza? Sì perché ora è la tecnologia scientifica a spadroneggiare ed a far sperare gli inquirenti. Se prima s'era chiesto il silenzio stampa per vagliare attentamente senza la presenza ingombrante di chi voleva sapere, ora s'è chiesto tre mesi per fare in modo che i risultati arrivino sul tavolo della Procura. Ed allora ditemi a cosa servono gli uomini che svolgono le indagini se le analisi di laboratorio, il dna le autopsie ed altre diavolerie, sono le uniche in grado di farci scoprire un assassino. Mandiamo tutti a casa e lasciamo campo libero ai periti che ci diranno, tramite un corpo, i nomi i cognomi ed i motivi di un gesto insano. Le analisi servono, nessuno lo mette in dubbio, ma non devono essere per forza l'ultima speranza a cui aggrapparsi e non devono far adagiare gli inquirenti in una sorta di sonnolenza.
Donare i dna è cosa saggia che tutti a Brembate dovrebbero fare per dimostrare che un mostro in quelle case non c'è, per dimostrare che chi predica dal pulpito non è degno di rappresentare le persone che vivono la vita parrocchiale e sociale, che chi coordina le indagini ed insinua dubbi e maldicenze dovrebbe chiedere di essere mandato a lavorare in altri luoghi e possibilmente in altre istituzioni. I poliziotti ed i carabinieri, coloro che operano a contatto della gente e sono costretti a seguire direttive a volte assurde, dovrebbero prendere iniziative personali, anche in contrasto con gli ordini impartiti, perché sono gli unici che vivono la realtà e le persone della bergamasca. Sono gli unici che sanno come e perché certe cose possono accadere. Loro non vorrebbero giocare ma sono costretti a farlo a causa di una legge che li obbliga a seguire le istruzioni come fossero pezzi di un gioco di società.
Una volta esistevano le menti brillanti, quelle che con un'intuizione risolvevano i delitti, quelle che con uno stratagemma riuscivano a far confessare l'assassino di turno. Oggi tutto è cambiato, oggi ci sono gli strumenti scientifici. Basteranno, in mancanza di menti brillanti, a farci sapere chi ha ucciso Yara?
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Meglio spremere chi vive in quella città e cercare un colpevole fra i tanti disponibili sulla piazza? Sì perché ora è la tecnologia scientifica a spadroneggiare ed a far sperare gli inquirenti. Se prima s'era chiesto il silenzio stampa per vagliare attentamente senza la presenza ingombrante di chi voleva sapere, ora s'è chiesto tre mesi per fare in modo che i risultati arrivino sul tavolo della Procura. Ed allora ditemi a cosa servono gli uomini che svolgono le indagini se le analisi di laboratorio, il dna le autopsie ed altre diavolerie, sono le uniche in grado di farci scoprire un assassino. Mandiamo tutti a casa e lasciamo campo libero ai periti che ci diranno, tramite un corpo, i nomi i cognomi ed i motivi di un gesto insano. Le analisi servono, nessuno lo mette in dubbio, ma non devono essere per forza l'ultima speranza a cui aggrapparsi e non devono far adagiare gli inquirenti in una sorta di sonnolenza.
Donare i dna è cosa saggia che tutti a Brembate dovrebbero fare per dimostrare che un mostro in quelle case non c'è, per dimostrare che chi predica dal pulpito non è degno di rappresentare le persone che vivono la vita parrocchiale e sociale, che chi coordina le indagini ed insinua dubbi e maldicenze dovrebbe chiedere di essere mandato a lavorare in altri luoghi e possibilmente in altre istituzioni. I poliziotti ed i carabinieri, coloro che operano a contatto della gente e sono costretti a seguire direttive a volte assurde, dovrebbero prendere iniziative personali, anche in contrasto con gli ordini impartiti, perché sono gli unici che vivono la realtà e le persone della bergamasca. Sono gli unici che sanno come e perché certe cose possono accadere. Loro non vorrebbero giocare ma sono costretti a farlo a causa di una legge che li obbliga a seguire le istruzioni come fossero pezzi di un gioco di società.
Una volta esistevano le menti brillanti, quelle che con un'intuizione risolvevano i delitti, quelle che con uno stratagemma riuscivano a far confessare l'assassino di turno. Oggi tutto è cambiato, oggi ci sono gli strumenti scientifici. Basteranno, in mancanza di menti brillanti, a farci sapere chi ha ucciso Yara?
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17 commenti:
Ciao Max,
son qui che mi chiedo:
per quale motivo non hanno pubblicato l'intera intercettazione di Fikri, anche se hanno detto più volte che la frase "l'hanno uccisa davanti al cancello" non ha rilevanza nel contesto dell'intera conversazione?Mi fido ? Sarà vero ??? Mentre continuano a propinarci titoloni su intercettazioni, di centinaia donne più o meno "mitomani" in evidente ricerca di notorietà, che scrivono lettere mai inviate conservate nei loro portatili o parlano tra di loro sulle possibili prestazioni a pagamento del premier ? Perchè tutto questo accanimento mediatico sui pruriti del presidente (per quanto, cosa più importante: il suo modo di governare sia discutibile) e nessun chiarimento su Fikri ??? Questo è il giornalismo che detesto: quello di pubblicare qualsiasi cazzata che ti permetta di vendere più giornali (e l'opinione pubblica legge più facilmente gli scandali, anzichè informarsi con la propria testa, specie se si tratta di un avversario politico) !Mentre continua il procrastinare sulla vicenda di un forse indagato, forse sospettato, la cui posizione evidentemente non si sa se è stata ancora archiviata, mascherando il silenzio in un finto rispetto anti razzista, come se l'opinione pubblica in qualunque caso potesse sostituirsi alle prove e al lavoro degli inquirenti, sempre che sia svolto correttamente e non pilotato in entrambi i casi..... !
ciao
Beppe
Bell'analisi Massimo.
Certo gli strumenti scientifici sono un aiuto eccezionale alle investigazioni, capaci tante volte di mettere la parola fine con sicurezza su un caso. Ma sono come eccellenti computer, che ti permettono un'elaborazione dei dati come un uomo non potrebbe fare, ma che hanno comunque bisogno che qualcuno li faccia operare. Insomma a monte ci vorrebbe quella mente brillante che così raramente si incontra, ci vorrebbe il ''poliziotto'' con il fiuto, con le antenne sensibili, quello capace di ''sentire''. Poi, in un secondo tempo, dvrebbero intervenire le certezze scientifiche. Qui si fa il contrario, mi sembra. Allora se io fossi di Brembate, se a mio figlio o mio marito avessero prelevato il dna, anche sapendoli estranei sarei molto agitata. E se si sbagliano? Considerato come vanno le indagini potrebbe anche capitare... Non si vive con un'ansia così. Se invece il dna lo avessero preso al vicino del piano di sopra? O al macellaio, all'allenatore di atletica.... Mi leverei davvero il dubbio?
Ciao Nico.
L'andare a tentoni, a tentativi, non è di certo il modo migliore per indagare. Ed inoltre in questo modo dimostrano di non avere veramente nulla in mano, nemmeno una flebile pista da seguire, e dopo quasi 4 mesi di indagini è inconcepibile. Fra l'altro il loro intento non è quello di trovare il dna dell'assassino, lui non si presenterebbe mai a darlo spontaneamente, ma quello di trovarne uno compatibile, dei genitori, degli zii, dei cugine, così da restringere il campo ed avere finalmente persone da sospettare.
L'unica volta che gli è andata bene, come hanno detto Garofalo e Picozzi che si sono fatti fautori di questo progetto sgangherato, era una indagine controncentrata in un paesino di 600 abitanti, isolato sulle montagne, e non in un paesone di 8000 circondato da altre cittadine e ad uno sputo da città grandi. Per cui non fa testo. E non lo fa perché mentre li si era certi fosse un ragazzo del luogo, e l'hanno individuato grazie al dna del padre, qui non si hanno certezze, non ci sono sospetti e si cercano andando per esclusione.
A mio modo di vedere c'è sotto qualcosa di molto strano perché non riesco a credere esistano investigatori così scarsi in Italia. Faccio veramente fatica a capacitarmene. Ciao, Massimo
Appunto... Allora mi chiedo se per caso non hanno veramente ragione i due mittenti della famosa lettera che si dicono appartenenti alle forze dell'ordine. E se davvero ci fosse una rivalita'così grande fra polizia e carabinieri? Cioe', sappiamo tutti che questa rivalita' esiste, e se in questo caso di così grande impatto mediatico é veramente successo che ognuno ha tirato acqua al suo mulino? Come dici tu, se hanno imboccato la strada dell'esclusione chiedendo dna praticamente a tutti gli abitanti maschi di Brembate, beh allora non hanno niente ma proprio niente. E dopo 4 mesi é davvero inquietante. Di piu': anche secondo me queste indagini sono così incredibili da portare a pensare che ci sia qualcosa di strano, qualcosa che tacciono. Non sara' così, ma stanno facendo di tutto per farcelo pensare. Ciao
P.S.
Sei sempre così attento ai particolari che mi chiedo come mai non hai scritto un articolo sulla presunta intercettazione ''perduta e ritrovata'' di Fikri. Pensi che sia una ''bufala''? Vorrei il tuo parere. Ancora ciao e grazie
a questo punto credo che non troveranno l'assasino a meno di una fortuita coincidenza ... che tristezza ... una bambina uccisa e nessuna giustizia per lei e la sua famiglia!
Ciao Nico.
Ne ha parlato solo Panorama, gli altri giornali hanno solo riportato, e non ci sono ulteriori riscontri.
Inoltre parlarne troppo, se fosse una frase vera, sarebbe controproducente perché Fikri non è ancora tornato, dovrebbe tornare fra pochi giorni.
Quando sarà in Italia e si potrà difendere, casomai gli contestassero quelle parole, ne sapremo di più e ne potremo parlare. Ma al momento non ha senso attaccare un ragazzo basandosi su una frase intercettata, sempre sia vero, che non si sa in che contesto ed in che modo sia stata detta.
Almeno a mio modo di vedere. Ciao, Massimo.
Lo dico un'ultima volta (se mi ricordo di non dirlo piu'). Ovvio che mi piace questo blog. Serieta', rigore, documentazione. Avanti così che andiamo bene. Ciao
Verba volant scripta manent:
credo che i latini debbano rivedere queste parole.
Dov'è finito l'articolo pubblicato dall' Eco di Bergamo il 6/7 Marzo 2011 inerente ad un presunto assassino alto tra i 175 e i 180 peso circa 73/77 chili. E' sparito dall' archivio di ricerca on-line del giornale stesso.
Anche tu Massimo ne parlasti nel tuo articolo del 10 Marzo 2011, non posso avermelo sognato. E nel tuo sito c'è tuttora.
Non riesco a trovarlo, spero di sbagliarmi. Ma se avessi ragione, che motivo ci sarebbe di far sparire tale documento?
C'è un male comune fra chi scrive nei quotidiani online, dato che non sono cartacei e le parole possono essere modificate, e lo hanno in tanti. La pagina resta ma l'articolo si modifica (a volte anche il titolo che riprende la notizia più seguita).
Però quelli seri, non voglio dire quelli dell'eco non lo siano, allungano la notizia lasciando invariata quella precedente.
Quindi è probabile che quella che tu cerchi, e ti garantisco che esisteva, sia stata inserita in un altra con diverso titolo.
Ciao, Massimo
Massimo,
perchè Yara è stata trovata con le scarpe slacciate?
Ti ricordo che ognuno di noi allaccia le scarpe modo diverso, e nessuno fa un nodo uguale ad un altro. In modo particolare gli atleti si personalizzano anche il modo di allacciarsi le scarpe, a volte per scaramanzia.
Parlo da ex podista, ricordo che facevo un nodo doppio alle scarpe e la destra la tiravo leggermente di più durante le gare.
Massimo,
scusa la mia ignoranza, ma perchè durante la conferenza tenutasi alla procura di Bergamo pochi giorni fà un giornalista chiese al procuratore aggiunto se il corpro di Yara fu visto dal suo dentista?
La domanda mi ha colpito molto, e non credo che il giornalista sia uno stupido...
La risposta fu ovviamente, NON LO SO!!!
Massimo,
la mia ipotesi sul corpo del telefonino di Yara mai piu' trovato è la seguente:
Non sono un tecnico ma credo che esistano telefonini che possono essere rintracciati con il codice IMEI anche privi di batteria. Ho chiesto ad un paio di softwaristi e mi hanno dato risposte diverse.
Dopo il rapimento il telefonino è stato spento, tolta la batteria e la SIM e successivamente il corpo del cellurare distrutto (acido?) per escludere ogni possibile rintracciamento tramite il codice IMEI.
L'ultima operazione non sarebbe stata utile in caso di omicidio premeditato perchè
abbandonando il corpo poco dopo e poco distante lo si sarebbe trovato comunque a prima o poi.
L'intezione era ciaramente quella del rapimento senza lasciare traccia alcuna. Qualcosa non ha funzionato.
Troppi testimoni? Forse i rapitori credevano di esssere stati visti da più di tre testimoni( contando anche Tironi)?....
Per quanto riguarda il telefono se tu fossi l'assassino ti consiglierei di mettergli una batteria e di attendere un paio d'ore... chissà che non ti trovi in casa il Ros o lo Sco.
Le arcate dentali sono come le impronte digitali, e visto che Yra aveva l'apparechio ai denti è chiaro che il suo dentista avesse una panoramica dell'arcata e l'abbia confrontata.
Le scarpe, se hai una colluttazione con qualcuno, possono uscire dai piedi.
E' chiaro che se questo è capitato c'è la probabilità che al Ris, dove mi pare siano ora, trovino un dna. E quello si potrebbe essere letale per l'assassino.
Ciao, Massimo
Non ho seguito per scelta la storia di Yara finchè purtroppo non l'hanno ritrovata morta. MI vergogno per questo ma non sono avvezza a seguire i fatti di cronaca e soprattutto la cronaca nera.
Dopo non mi perdo una notizia e una novità perchè sono rimasta sconvolta dalla storia delle piccola Yara.
Ora sto quasi perdendo le speranze...leggo e rileggo ciò che pubblichi e mi pare che quanto dici sia molto preciso e lucido.
Mi sono fatta anch'io un'idea ma sto pensando che non avendo in mano le carte sia assolutamente inutile parlare. NOn riesco a capire se i magistrati stiano seguendo una pista precisa e non vogliano dare in pasto alla stampa i progressi che stanno facendo oppure no.
Se fossero in alto mare come hanno detto alla conferenza stampa sarebbe davvero un guaio.
Mi sto chiedendo quanto possa risultare utile fare la scrematura di tutti i cellulari. certo è giusto non lasciare niente di intentato. Penso che debbano interrogare fino allo sfinimento le persone che dicono di aver visto qualcosa. Tironi, com'è possibile che un simile comportamento non desti sospetti? hanno cercato a fondo fra le sue cose? nella sua macchina etc?
Ciao Neve.
Tironi ha un alibi d'acciaio, alle sette e un quarto era nuovamente a casa del suo amico. Ed a meno che non mentano sia loro due che la famiglia dell'amico, che ha confermato, è inattaccabile.
Il suo essere strano deriva dagli interrogatori dei carabinieri che l'hanno torchiato come fosse stato lui l'assassino(è una statistica americana che dice questo, di solito il primo che si fa avanti ha a che fare con l'omicidio e quindi va torchiato).
Al contrario la Polizia gli ha sempre creduto e voleva fare indagini basandosi sulla sua testimonianza e su quelle della signora Abeni e del signor Toracco. Ma in Procura hanno dato più credito ai carabinieri ed hanno impedito indagini in quella direzione affidando ai poliziotti altri compiti.
Se ad uccidere è stato un amico, un vicino di casa o anche un conoscente della palestra, insomma uno casuale in un attimo di pazzia, fare la scrematura dei cellulari ha una sua valenza perché non si tratterebbe di un assassino professionista che non lascia tracce. Quindi non gli sarebbe bastato spegnere il cellulare ma avrebbe dovuto sapere che per eliminare i passaggi dalle celle occorreva togliere la batteria.
Se fosse stato uno sprovveduto... Ma il fatto che questa operazione sia stata eseguita nel telefonino di Yara dovrebbe fare intendere, al contrario, che il rapimento non è opera del primo balordo passato nella zona.
Non so se l'omicidio sia stato premeditato o sia avvenuto a causa di una fuga o per altri motivi, ma una banda organizzata che progetta un rapimento si passa l'ostaggio dopo pochi chilometri e di solito in un luogo "coperto e sicuro" (il cantiere di Mappello?).
Quindi, per logica, il cellulare dei primi rapitori non potrebbe mai arrivare ad agganciare la cella di Chignolo, dove Yara è stata trovata, ma si fermerebbe prima proseguendo poi in un'altra direzione diventando insospettabile.
Di conseguenza il cellulare di chi l'ha presa a bordo in un secondo tempo non partirebbe dalla cella di Brembate ma da una successiva, ed in tal modo anche questo non sarebbe più sospettabile.
Ma fra i cellulari che hanno agganciato la cella di Brembate dalle 18.00 alle 19.00 c'è di certo quello dell'assassino o del rapitore. Sia che l'abbia presa un balordo sia che sia stata, scusa il gioco di parole, un'azione organizzata.
Un telefonino non si spegne 40 minuti prima perché gli imprevisti possono sempre capitare.
Ed avere un numero di cellulare corrisponde ad avere, quasi sempre, un nome ed un cognome.
Ma io credo che in questura questo lo sappiano e forse è il motivo per cui i tempi si stanno allungando a dismisura.
Se i procuratori lasciassero quelli della criminale (polizia giudiziaria) liberi di operare senza dare loro alcuna direttiva, a mio parere alla conclusione ci si arriverebbe.
Però ciò che ho esposto, anche se qualche voce mi è arrivata da lontano, è sempre e solo un mio parere, ricordalo.
Ciao di nuovo, Massimo
Questi criminali lasciano sempre la stessa traccia; la traccia è quella di non lasciar traccia alcuna, semplicemente arrivare ben informati, colpire e sparire nel nulla. Vedasi tantissimi casi del passato.
Non usano mezzi informatici in maniera diretta, non hanno telefonini, comunicano tramite codici di aziende di copertura ( cambiare una fotografia su un sito può avere un significato ben preciso). Non sbagliano mai, o quasi...
Questa volta la traccia l'hanno lasciata, si sono fatti vedere da più testimoni. Troppe telecamere in giro da nascondere....
Se si lasciano traccie poi bisogna nasconderle, loro sono professionisti anche in questo.
Questa è semplicemnte la mia modesta opinione e quello che penso.
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