giovedì 12 gennaio 2012

Il suicidio annunciato


Quando le istituzioni latitano la malavita prolifera, quando le istituzioni sono presenti i cittadini stanno tutti bene, questo si diceva una volta. Ma è ora di aggiornare i detti perché da tempo ormai le istituzioni sono capaci solo di sfruttarli i cittadini, a loro uso e consumo, non di aiutarli. I coniugi De Salvo abitavano a Bari, lui lavorava, lei era casalinga. Avevano una casa i coniugi De Salvo, avevano una vita da coltivare, fatta di ciò che le persone capaci solo di essere oneste ritengono giusto, fatta di amicizie ed abitudinarietà. Ma era un'abitudinarietà che vedeva moglie e marito insieme, attaccati uno all'altro, un abitudinarietà fatta di piccole cose, quelle cose che ad una certa età sono indispensabili come la serenità. Quando lui perse il lavoro, non riuscendone a trovare un altro, la loro vita venne sconvolta. Persero la casa e furono costretti, credevano provvisoriamente, ad andare a vivere in un residence a spese del Comune. Ma i disagi, quando si superano i sessant'anni, si moltiplicano, e due camere senza riscaldamento, piene di umidità, si accettano solo se si viene ancora considerati persone, uomini, e non per sempre.

In caso contrario i disagi aumentano. Si perde quella dignità consolidata nel tempo e ci si trova a fare strani pensieri. I coniugi De Salvo non ci stavano a vivere a spese dei cittadini, a lui bastava un lavoro onesto ed a lei una casa in affitto dove preparare il pranzo e la cena al marito. Non chiedevano la Luna, ma visto che il Comune non si rendeva disponibile sul campo lavoro, preferendo ignorarli e pagare 3300 euro mensili per il loro vitto e alloggio, marito e moglie iniziarono uno sciopero della fame che culminò con la chiamata della trasmissione "Ricomincio da qui", presentata da Alda D'Eusanio. E da lì si poteva iniziare visto che ci furono promesse dalle istituzioni. Ma dopo cinque mesi il Salvatore De Salvo capì che le promesse erano solo mediatiche, fatte sullo schermo per non perdere la faccia davanti ai propri cittadini e far loro dire: "che bravi amministratori abbiamo, che cuore hanno".

Lo scoprire di essere tornati trasparenti li spinse a tentare il suicidio. Furono salvati, e da quel momento si cercò una soluzione, ma non c'è soluzione per chi tiene la dignità al primo posto in un luogo dove dignità non ve n'è. Ed ecco che il De Salvo si accorge che per essere degno di vivere deve assecondare il malaffare. Perde la stima in chi credeva essergli quasi amico, perde la stima in chi gli propone di dichiararsi pazzo, in chi gli propone di riempire documenti pieni di falsità acclarate. L'unico modo trovato dai presidenti istituzionali e dai dirigenti della CGIL per inserirlo nel mondo del lavoro. E da questo si capiscono i metodi usati in Italia, si capisce per quale motivo chi lavora per lo Stato non cerca soluzioni per migliorare ma si adagia nell'oblio che trova, al suo arrivo, fra i colleghi e chi li comanda. Ma non è il caso dei De Salvo che reagiscono sdegnati a questa soluzione registrando i colloqui e denunciando pubblicamente il tutto.

Per capire come questa coppia, che non chiedeva una vita agiata ma una vita decorosa e dignitosa, sia stata sfruttata nel tempo, basta leggere le cronache e scorrere i video. Le istituzioni di Bari sono arrivate fino ai media, quando i media si occuparono di loro, e per far bella figura promisero un lavoro. I media stessi hanno guadagnato sui coniugi De Salvo, costruendo una trasmissione ma non seguendoli, controllando che le promesse  fossero mantenute, ma limitandosi a denunciare il caso. Vendola leggeva i suoi sfoghi e diceva di credere nelle sue idee, lo ringraziava dichiarandosi amico, ma si è defilato al primo soffio di vento. Chi voleva essere eletto a presidente della regione al posto suo usò i coniugi De Salvo per farsi propaganda elettorale, ma non pensò minimamente di dargli un lavoro, una nuova prospettiva di vita. La Gazzetta del Mezzogiorno ha usato quanto da lui raccolto per vendere copie di giornali, anche chi guidava quel giornale sapeva la sua situazione ma nulla ha fatto. E pochi mesi fa il settimanale Oggi ha pubblicato una serie di mail del De Salvo indirizzate al premier, che al tempo era Berlusconi. Insomma, quest'uomo e sua moglie hanno dato una mano a tutti, in un modo o in un altro (e tutti lo hanno usato), prima di accorgersi che "tutti" se ne fregavano di lui e della sua situazione.

Ma i coniugi De Salvo dopo quasi cinque anni di una vita non vita ce l'hanno fatta, sono riusciti ad uscire dal mondo terreno mantenendo intatta la loro dignità. Ora non dovranno più pregare le istituzioni pugliesi, quelle che li volevano piegati a 90° e proni al sistema, non dovranno più sopportare la condizione inumana del trattamento diverso. Lui si è ucciso perché credeva nella società, perché non accettava di aggirare le regole, lei si è tolta la vita perché vedeva suo marito star male e non aveva la possibilità neppure di preparargli un pasto, così dimostrandogli di amarlo come in effetti l'amava. Un suicidio annunciato che ha più colpevoli ma per il quale nessuno pagherà. 

E questa volta non si può dire che chi si uccide lo fa perché non ha il coraggio di vivere, in questo caso il coraggio lo si è dimostrato in mille modi e non era quello certo che mancava. Questo suicidio è l'ennesima denuncia della famiglia De Salvo, l'ultima denuncia, la più forte, quella che vuol far capire agli italiani che non chi è morto è senza dignità ma lo è chi promette per convenienza e governa obbligando i suoi cittadini ad accettare di vivere nel malaffare pur di vivere. Naturalmente non è una questione solo pugliese, in tutta Italia c'è chi sopporta queste situazioni e non sa reagire, la differenza la fa una terra che da tempo sa denunciare i suoi disagi. La differenza la fanno quegli uomini che restano uomini anche nella sofferenza. Lo aveva scritto il De Salvo in una mail inviata al settimanale Oggi, una mail ora rivelatrice che si concludeva con queste parole: "Leggerete sui giornali con quanta dignità sanno morire due cittadini italiani disgustati dall’ipocrisia e dalla crudeltà di voi politici".

Per cui non è solo la disperazione che uccide. Cerca la morte anche chi non sa chinare la testa e piegare la schiena, pur di sopravvivere, di fronte a chi ha in mano il potere e lo usa al di fuori delle regole. Perché una vita simile è mille volte peggiore del suicidio. Meglio ballare il ballo della morte che ballare al comando di altri come marionette appese a qualche filo colorato di rosso o di blu. 

Ad Antonia Azzolini ed a Salvatore De Salvo va la mia stima e la mia solidarietà. A chi li ha portati al suicidio il mio eterno disgusto.


3 commenti:

PINO ha detto...

MASSIMO, mi associo incondizionatamente a te, nella condanna di quelle istituzioni e quei politici, che hanno concorso, direttamente o meno, alla tragica fine dei coniugi De Salvo.
Dramma che getta vergogna su una società che spudoratamente millanta garantismo e civiltà.
Un caro saluto, PINO

mabruk ha detto...

quello che è successo è gravissimo, lo Stato si deve coprire di vergogna e putroppo penso che molte persone a breve si troveranno nella stessa situazione e tutto ciò grazie a quello che è avvenuto ed avviene: sono sempre e solo stati tutelati i ricchi e i politici e noi altri cittadini sempre massacrati!!!
P.S. L'Italia è diventato un paese da lasciare

tabula ha detto...

mi unisco anche io. il problema è che non so affatto se serva.
Due vittime sacrificate sull'altare delle scelte politiche, il problema è che non siamo in guerra, e quelli non erano soldati in prima linea.