martedì 20 dicembre 2011

Calcio-scommesse. Ed i magistrati di Cremona per Natale regalano Doni (Cristiano) al carcere


E no, i magistrati di Cremona non ci stanno e rilanciano aumentando la posta in gioco. Anche la loro in fondo è solo una scommessa, speriamo non sia tarocca. Dopo aver arrestato sei mesi fa Beppe Signori, in pompa magna e solo quando arrivarono i fotografi sotto casa sua, ieri hanno fatto di peggio e ad appena cinque ore dall'arresto di Cristiano Doni già girava in rete il video in cui si mostrava l'ex bandiera dell'Atalanta che nel cuore della notte, con due poliziotti ai fianchi, veniva trasferito in procura in attesa di essere accompagnato in carcere. Ma non s'è fatto solo questo. Si è fatta circolare ad arte la voce di un suo improbabile tentativo di fuga, una roba da circo equestre che solo David Copperfield sarebbe riuscito a portare a termine, ed il tutto mentre i fotogrammi mostravano un Doni che usciva di casa senza manette. E per uno che poco prima aveva tentato la fuga sarebbero state, di logica, obbligatorie. Quindi, data l'improponibilità del fango gettato addosso al calciatore da chi ha comunicato ai media questa notizia (ripresa da tutte le maggiori testate internazionali), date le parole del procuratore Martino che ha parlato di un milione e mezzo di euro vinti in Cina su ogni singola partita, salvo poi scoprire che in tre anni il guadagno risulta irrisorio se paragonato alla singola vincita, perché moltiplicare per centinaia di volte un milione e mezzo non rende "solo" dieci milioni di euro (questa la cifra che in Italia si sarebbe appurato aver fruttato tutto l'ambaradan), c'è da credere che il blitz della procura di Cremona non sia proprio quel castello coi torrioni che ci vogliono far credere ma un piccolo maniero d'avanscoperta. E l'unico effetto che al momento pare possibile è pubblicitario, grazie a questo forse si riuscirà a far vendere più torroni all'azienda cittadina.

Ma analizziamo gli eventi per capire quanto ci sia di vero nelle parole portate a conoscenza dell'opinione pubblica da chi ha indagato. L'organizzazione sarebbe internazionale, con sede a Singapore, ed avrebbe a capo un certo Eng Tan Seet ed altri sei malavitosi dell'est europeo. Questi tramite Wilson Ray Perumal, un tuttofare che da febbraio vive in un carcere finlandese, avrebbe alterato, dal 2008 ad oggi (a febbraio al massimo), centinaia e centinaia di partite in tutto il mondo ed in particolar modo proprio in Finlandia, grazie a sette giocatori zambesi e due georgiani (ora allontanati dalla nazione scandinava ma non ancora radiati dalla FIFA). Il problema è che i magistrati finlandesi hanno appurato che il guadagno totale di questo signore è stato di duecentodieci mila dollari, e dato che a tutti i ganster partecipanti finivano in tasca le stesse cifre (è nel verbale firmato dal Perumal), c'è da far due conti e scoprire che, essendo in otto i malavitosi, il loro guadagno, a fronte di un milione e mezzo a partita dichiarato dai Pm italiani, non ha mai in realtà superato di molto in totale proprio la cifra che si dice guadagnavano ad ogni scommessa. Misteri della matematica applicata alle procure che mai riesce a far tornare la prova del nove.

Superiamo la matematica e restiamo a quanto si è scoperto e si scoprì. In Italia, s'era detto a giugno, il primo loro referente è Beppe Signori perché ha una lista scritta in cinese nella tasca del cappotto (no era scritta in giapponese, no in cinese in cinese... insomma non si capisce ancora oggi che lista fosse ed a cosa potesse servirgli) e perché è uno che da sempre scommette ed una volta, una sola ma è bastata, si è trovato nello studio del suo commercialista con i "famosi faccendieri" che tutti ricordiamo (la banda bassotti del tabaccaio e dell'odontotecnico). La ricordate no? Dai fate uno sforzo, erano gli amici del Paoloni. Ricordate almeno il Paoloni? Era quello che addormentava compagni di squadra e parenti pur di vincere le scommesse, ma non vinceva mai, e che da "prima-stella" dello scandalo, quindi virtualmente ricco, si scoprì essere uno sfigato che manco aveva una lira in tasca. Ora ricordate? Da loro è iniziato tutto, da quelli che a forza di comprare partite ci avevano guadagnato... no, a dire il vero ci avevano rimesso e per tornare a far quadrare i conti riuscivano a minacciare anche i giocatori che nulla sapevano ma che loro credevano sapessero... forza del millantato credito.

Insomma, i magistrati ci fecero credere esistesse una cupola delinquenziale di prim'ordine, una di quelle cupole che "se tutto va bene", ma deve andare davvero tutto bene, cade al primo soffio di vento e non quando la si costruisce. In ogni caso chi ne pagò le conseguenze furono diverse squadre di calcio ed alcuni calciatori, tra cui Cristiano Doni che venne squalificato dalla giustizia sportiva, più rapida e sbrigativa di quella ordinaria, per aver cercato di mandare l'Atalanta in serie A. Però una volta a giudizio,  fossero state accuse sicure quelle dei Pm, non si doveva solo penalizzare di qualche punto la sua squadra, lasciandola nella massima serie a scapito di altre che non avevano truffato, ma farla scendere di categoria. E dato che questo non s'è fatto par di aver capito che anche il procuratore della giustizia sportiva non avesse ben chiaro il valore delle indagini dei cremonesi. Ma, ci dicono oggi i Pm incaricati di mostrarsi in video, le indagini erano chiarissime e non si sono mai fermate varcando addirittura i confini nazionali ed arrivando finanche in capo al mondo. E per Bacco ubriaco scusate se è poco!

E siamo arrivati ad oggi. Intercettazioni strane e strane trame incastrerebbero Cristiano Doni ed altre sedici persone fra giocatori e facce ignote. Beppe Signori è sempre un capo clan, ma è Luigi Sartor a fare il galoppino per lui in quel di Bologna. Perché? Perché lo conosce, ci ha giocato assieme sei mesi, e perché ogni tanto si vedono. E se non è una prova questa. Ma ignoriamo le prove lampanti e passiamo a quanto fatto fra Bergamo e Cremona. L'arresto dell'ex capitano dell'Atalanta ha sortito l'effetto sperato dai Pm e le granitiche certezze di chi lo sosteneva sono svanite. Questo perché il pensiero della brava gente finisce sempre col cedere e credere che se si mette un uomo in carcere significa che qualcosa di sporco ha fatto di sicuro. E l'impedire al suo avvocato di fargli visita per cinque giorni, lo fece anche un magistrato di Perugia con Mario Spezi, accusato di essere un fiancheggiatore del "mostro di Firenze" (una buffonata messa in atto a solo scopo persecutorio), darà ai magistrati il tempo utile affinché si rafforzino i pregiudizi nell'opinione pubblica, dato che il calciatore fino a Natale dovrà tacere e non potrà difendersi in alcuna maniera. E questa non è democrazia, questa è un'altra cosa che nulla può portare alla giustizia se non far capire quanto sia strano il comportamento di chi capita per caso di fronte alle telecamere e gli piace.

Cristiano Doni può anche aver fatto ciò di cui lo accusano, per carità nessuno è nato santo e tutto è possibile, e probabilmente, a loro modo di vedere, i magistrati avranno prove che lo incastrano alle sue responsabilità. Ma queste dovranno essere valutate da un giudice al momento opportuno, e regalare Doni (Cristiano) al carcere di Cremona a pochi giorni dal Natale sa tanto di fuffa mediatica, di accanimento inutile (specialmente se si va col pensiero a due giorni fa quando il Papa ed i politici hanno quasi implorato i magistrati di non intasare le carceri con provvedimenti evitabili. E credo che un arresto domiciliare, con la possibilità di far andare il suo avvocato a casa del giocatore in modo da lasciargli la possibilità di difendersi di fronte all'opinione pubblica (essendo un personaggio pubblico ne ha diritto), sarebbe stata la soluzione migliore da adottare. Un provvedimento simile, messo in atto a detta del procuratore Martino non perché abbia comprato nuove partite ma perché ha cercato di difendersi con tutte le maniere dalle accuse mossegli sei mesi fa, anche provando a modificare quanto modificabile (ma è da dimostrare in tribunale e provare non vuol dire fare), non è accettabile perché ora Cristiano Doni è rovinato dinanzi agli occhi di tutti gli italiani. E da oggi, pare quasi sia normale accada anche se per legge non si dovrebbe fare, sui quotidiani usciranno parti di intercettazioni che appariranno ambigue e che peggioreranno la sua situazione. E nessuno mai si chiede perché queste vengano fornite ai giornalisti.

Forse non s'è capito ma io sto dalla parte della Legge, della legalità, e se Doni o altri hanno sbagliato devono pagare un conto salato. Ma lo devono pagare solo se davvero hanno consumato al ristorante dell'illegalità. Proprio per questo mi piacerebbe che gli inquirenti di Cremona, e chi ha convalidato l'arresto, facessero un passo avanti per dimostrare che la legge è uguale per tutti. Mi piacerebbe che firmassero un atto pubblico, una sorta di promessa, in cui sia scritto che se un domani un giudice decidesse che quanto ha fatto Doni, se lo ha fatto, non è reato, loro sono disposti a farsi filmare mentre li arrestano ed a passare le loro vacanze di Natale in isolamento per cinque giorni. Qual'è il problema. Se hanno ragione ed è stato giusto mettere in carcere anziché ai domiciliari il calciatore non si dovrebbero preoccupare di nulla. Cosa ci vuole a fare una firma se la Legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare?


Da Elisa Claps a Luca Mongelli

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