Un fatto inquietante che si collega al modo di imporsi delle procure, coadiuvate da giudici che non applicano la Legge, sugli avvocati difensori. La vicenda si può riassumere con poche parole: a Udine, marito e moglie sono indagati. Lui per aver commesso un reato e lei per favoreggiamento nel confronti del marito. In fase di indagini c'è chi vuole ascoltare la moglie e la convoca per un'interrogatorio nonostante la Legge preveda la sua non punibilità (art. 384 C.P.) essendovi fra lei e il marito il vincolo matrimoniale. Ma poco importa, quindi la donna va all'interrogatorio e il suo avvocato le consiglia di avvalersi della facoltà di non rispondere... come prevede la Legge. Ed ecco che la scure si alza e colpisce sia il difensore della moglie che quello del marito, perché c'è chi si accorge che fra i due legali vi è una sinergia operativa, nel senso che si scambiano gli atti e le informazioni. Niente di irregolare visto che questa sinergia è prevista nel codice deontologico. Ma il PM non la vede così e contesta ai due il reato di "infedele patrocinio" chiedendo e ottenendo dal giudice l'autorizzazione a perquisire sia i loro studi che le loro abitazioni, così da sequestrare computer cellulari e altro alla ricerca di un "corpo di reato". Il Gip, giudice per le indagini preliminari, concede incredibilmente il suo parere favorevole ed a questo punto il Sostituto Procuratore firma il provvedimento, provvedimento vistato anche dal Procuratore Capo, e le perquisizioni hanno inizio con tanto di sequestri.
Qualcuno informa la stampa e un bel giorno tutto finisce sui giornali. Naturalmente il popolo legge e commenta credendo che tutto sia regolare, tanto che sul Messaggero Veneto un commentatore che si firma "oti micucot" scrive: "la legge si applica a tutti, senza eccezioni" (link di conferma). Con questo dimostrando, se ce ne fosse stato bisogno, che il popolo pecora vive nell'ignoranza all'ombra di chi ha il potere in mano. Per vedere soddisfatta la Legge, in quanto nel comportamento dei due avvocati non era ravvisabile alcun reato (ma questo, tranne che il popolano disinformato, lo sapevano anche tutti i magistrati precedenti che il reato l'avevano contestato per poter disporre del materiale della difesa), ci sono volute settimane e altri due difensori che difendessero i legali imputati di infedele patrocinio. In pratica, il Tribunale del Riesame a metà luglio ha stabilito quanto già era chiaro in partenza: nessun reato commesso e restituzione del materiale sequestrato.
Questa storia è uscita dalle maglie del sistema giustizia perché qualche giornale locale ne ha scritto, altrimenti sarebbe rimasta nell'oblio. E' una storia ambigua e ci fa capire che sempre più, tutti, nessuno escluso, siamo in balia di procuratori e giudici che usano il potere conferito dallo Stato come fosse una mannaia da abbattere sulla testa di chi non segue il loro modus operandi e i loro diktat.
Ed è triste scoprire che il sistema giustizia permette troppi abusi e che il CSM neppure ci pensa a prendere una posizione forte e definitiva che riporti tutto sui binari dell'eguaglianza fra chi accusa e chi difende...
5 commenti:
Massimo che storia!
Inquietante, meno male che è giunta sul tavolo di un giornalista di provincia che ha ben pensato di pubblicare la notizia.
E' vero e condivido che tutti:
"...siamo in balia di procuratori e giudici che usano il potere conferito dallo Stato come fosse una mannaia da abbattere sulla testa di chi non segue il loro modus operandi e i loro diktat."
Meno male che la verità è venuta a galla, sicuro con spreco di energie, di danaro, di preoccupazione, di tempo.
Non si può lavorare bene alla prima battuta?
Bisognerebbe raccogliere in cartella e pubblicare gli errori di giudici e procuratori che magari possono anche essere fatti in buona fede.
Comunque indica una deriva giudiziaria a causa di orientamento poco chiaro.
Proprio per il ruolo delicato che ognuno ricopre, prima di emettere provvedimenti ci vorrebbe una sana e prudente riflessione dettata dal buon senso.
procuratori e giudici che usano il potere conferito dallo Stato come fosse una mannaia da abbattere sulla testa di chi non segue il loro modus operandi e i loro diktat.
La vicenda è davvero inquietante e preoccupante.
Mi viene tuttavia da pensare, visto che un PM dovrebbe prima di tutto conoscere la legge e sapere che quel presunto reato non sussisteva, che lo scopo principale fosse l'intercettazione telefonica ed ambientale di uno dei due avvocati, se non di tutti e due, e l'acquisizione delle documentazione presente sui computer e negli studi. E non necessariamente documentazione attinente al caso specifico.
La cosa più assurda è che nessuno può denunciare un giudice che abusa così palesemente del suo potere.
Fin quando non verranno separate le carriere di giudici e procuratori, i giudici saranno solo la "longa manus" delle procure.
Anzi non solo le carriere, ma anche gli ordinamenti di giudici e procuratori dovrebbero essere separati.
Ma nessuno sembra darselo per inteso, sebbene dovrebbe essere chiaro per tutti, che fin quando ciò non avverrà, la parità tra accusa e difesa sarà solo una pia illusione.
La cronaca giudiziaria insegna. Tanto per citare un evento a caso, è emblematica la vicenda di Avetrana.
Saluti a tutti
Giacomo
Carisimi,
si vede che Taranto ha fatto scuola, una scuola che ha origine nelle peggiori inquisizioni. D'altronde, se gli avvocati non sanno reagire con denunce e querele, le cose andranno avanti sempre peggio. Questo è il dramma. L'abuso d'ufficio, come eccesso di potere e intimidazione da parte di un pubblico ministero, è una cosa grave. D'altronde, l'"infedele patrocinio" può essere solo di competenza del patrocinato, non certo della controparte giudiziaria: se avvenisse in forma di denuncia solo in tal caso il magistrato potrebbe procedere.
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