martedì 1 agosto 2017

Prestiti manzoniani: “Mapello… non lontano da quel ramo del lago di Como”

Di Gilberto Migliorini


Mapello non è tanto lontano da quel ramo che volge a mezzogiorno, dai luoghi del Romanzo manzoniano. Nemmeno i bravi - gli scherani al soldo di qualche signorotto - sembrano poi così anacronistici in un Bel Paese sempre alle prese con gli scheletri negli armadi... Ci si è abituati a far fronte all’emergenza con l’improvvisazione e l’estro creativo, talvolta con espedienti dettati da un’etica della situazione e da una morale dell’accomodamento. Paese molto malleabile quando si tratta di questioni di principio, piuttosto flessibile quando si invoca il rispetto delle garanzie, aleatorio riguardo ai valori e alla loro incerta decodifica.

Quando mai un esercito di poliziotti avrebbe platealmente immobilizzato e ammanettato un personaggio illustre dedito alle sue normali occupazioni, come fosse un pregiudicato colto in flagranza di reato? In quali circostanze una persona famosa avrebbe subito una cattura da caccia grossa con tanto di riprese televisive - nel pieno della sua attività lavorativa - perché nanogrammi di un Dna monco, miracolosamente sopravvissuto per mesi alle intemperie e risultato da analisi controverse fosse stato trovato su un cadavere abbandonato per mesi in un campo in balia di chiunque? Con quali giustificazioni un personaggio di rango sarebbe stato informato d’essere figlio illegittimo senza mai presentargli una prova documentale a disconferma della sua paternità?

La formula evocativa e accattivante La legge è uguale per tutti’ vale solo come promemoria per chi come un muratore, buon lavoratore e incensurato, abbia dimenticato che non tutti sono uguali per la legge?

La mentalità e il modus vivendi sedimentato nella storia patria è passato indenne attraverso i secoli. Il civis italicus ha cambiato l’aspetto esteriore ma ha mantenuto la sua capacità di sopravvivere a un Potere ubiquo e mimetizzato nelle ‘buone intenzioni’. L’attualità del testo manzoniano è negli abiti mentali e negli schemi di comportamento del vero protagonista del romanzo che non è Renzo, così come il vero protagonista del ‘caso Bossetti’ non è il carpentiere di Mapello.

Le traversie dei due aspiranti sposi del romanzo manzoniano potrebbero con i dovuti adattamenti e un opportuno restyling rappresentare una vicenda che non è più quella del Fermo e Lucia, ma di Massimo e Marita. Un muratore e  la sua compagna, persone vere in un reality avvincente come un’isola dei famosi,  confezionato con tutte le idonee suggestioni per la platea mediatica che deve dare il suo voto di preferenza.

Nel lieto fine manzoniano, avevamo creduto che i personaggi avessero finalmente trovato la serenità dopo tante traversie.  Invece il filatore di seta ricompare inopinatamente nelle vesti di un carpentiere e l’operaia di una filanda in quella di una casalinga e madre di famiglia. Per quanto il giudizio sia lasciato all’idea che ciascuno si è fatto di una colpevolezza conclamata, o meglio di una innocenza fin troppo evidente… si tratta pur sempre di personaggi narrativi, quelli creati da un sistema mediatico (e giudiziario) in grado di allestire storie suggestive, una sceneggiatura da far invidia a un lungometraggio hollywoodiano.

La realtà delle persone, quelle in carne e ossa, si smarrisce nell’inventio, alimentata da un Dna monco come il visconte dimezzato, sopravvissuto come un Robinson Crusoe, redivivo dopo mesi alle intemperie su un corpo non chiuso in cassaforte ma abbandonato in balia dell’arbitrio di chiunque… nanogrammi risuscitati come per l’intervento miracoloso di quei trapianti d’organi che danno nuova vita anche ai casi disperati. Un acido desossiribonucleico che per magia diventa fresco come una rosa,  è in grado di fornire materiale per allestire il nuovo romanzo di un Renzo e Lucia, riesumati a recitare una nuova storia, rielaborata in un copione avvincente e con tutti i nuovi ritrovati della scienza sperimentale.

Le persone vere sono diventate personaggi narrativi con tutti i cliché e gli stereotipi di un romanzo scritto in punta di penna, intinta nel calamaio di un Dna dimidiato, scampato alla palingenesi genetica, affiorato intatto e derubricato nella semeiotica di alleli e mitocondri, superstite nel campo dei miracoli. L’acido nucleico estratto da nanogrammi di sostanza biologica dall’origine incerta, ricavato con kit scaduto, mantecato come un sufflè, produce una storia avvincente e suggestiva. Il pedofilo è un personaggio che fa presa sulle fantasie dell’audience, rende appetibile il romanzo a sfondo sessuale anche se non c’è la benché minima prova che si tratti di quel genere letterario.

La sinergia di mitocondri alieni e il cocktail di alleli e marcatori, un composto eterogeneo e discorde, ci racconta l’epopea di intere generazioni, la mistura è prolifica di un intero romanzo perfino più complesso e articolato di quello manzoniano. Il protagonista presentato con l’immancabile gatto nero asseconda il transfert del pubblico: trovare un colpevole come evasione e come divertissement. Il remake, così come è stato scritto, piace e coinvolge, è aggiornato all’evoluzione dei gusti. Come nella Storia della colonna infame, coeva dell’ambientazione del Romanzo, quello che importa è riuscire comunque a trovare un protagonista da bruciare sul rogo.

Un Manzoni redivivo dovrebbe inquadrare la vicenda del carpentiere in una prospettiva analoga a quella di un don Abbondio che la sera del 7 novembre 1628 “tornava bel bello dalla passeggiata verso casa”, “Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l'altro, chiudeva il breviario…”

La figura di don Abbondio - con gli eventuali correttivi e aggiornamenti - risulta rappresentativa della attuale funzione degli officianti televisivi dediti alla salmodia del recto tono, i format della liturgia criminologica dove i commentatori e gli esperti scodellano l’interpretazione del caso, proprio come un salmo, in un canto gregoriano con intonazione omofona. Massimo Bossetti, per quanto incarcerato, è solo controfigura e comparsa del film dove i protagonisti veri sono opinionisti e consulenti, periti e criminologi, e soprattutto un certo connazionale che il Manzoni ha così benignamente voluto rappresentare in veste talare, sia pure codardo e pusillanime, sempre pronto a trovare consonanza e rispetto del potere anche quando si tratta di sopruso ed arbitrio.

Il curato di campagna è rappresentativo di un trasformismo e di un equilibrismo da abitante di un del Bel Paese dove tutto è variamente interpretabile alla luce dell’opportunità del momento e del “particulare” per usare la formula di Guicciardini. L’azzeccagarbugli ne è il cultore. Il pavido curato l’ermeneuta…

Il vero protagonista del romanzo manzoniano è proprio lui, don Abbondio, l’italiano perennemente alle prese con la sua sopravvivenza, con quell’opportunismo e  ‘buon senso’ che gli fanno cogliere sempre la convenienza, la conformità e l’adeguamento. Renzo e Lucia sono solo comparse, come per il caso Bossetti, il vero protagonista sotto mentite spoglie è proprio l’opinionista di ‘ordinanza’ e la cultura del trasformismo. 

Il caso Bossetti, un Fermo e Lucia per quanto modernizzato con tutti i nuovi strumenti tecnologici, è pur sempre nel solco delle sostanze rivelatrici, le unzioni pestifere, un Dna trovato su un cadavere, un acido desossiribonucleico da prendere come un atto di fede, un Paganini che non ripete. Nel Romanzo manzoniano è il ciuffo dei bravi a creare l’equivoco che proprio il povero Renzo sia uno di loro, e non un onesto lavoratore. L’azzeccagarbugli  saprebbe bene come soccorrerlo e aiutarlo con le formule della legge se fosse un lestofante.

Purtroppo il povero Renzo è innocente e per giunta parte offesa, nel suo caso la giustizia e i giustizieri non possano far nulla, se non inseguirlo con qualche ordine di cattura. Nel caso del muratore di Mapello, nel romanzo up to date il ciuffo fa il paio con la colorazione dei capelli e le lampade solari che suscitano il sospetto e fungono da grave indizio, il look come prova di personalità borderline…

Un interrogativo intrigante sorge nella mente di don Abbondio: "Carneade! Chi era costui?"

Nel romanzo manzoniano fa la sua comparsa, apparentemente casuale, il filosofo scettico fondatore della nuova accademia di Atene. Il panegirico in onore di San Carlo Borromeo crea le premesse per rappresentare tutti quei personaggi sconosciuti che d’improvviso acquistano celebrità, un po’ come quel Guerinoni che di botto diviene famoso come il Carneade per antonomasia.

Nel nostro caso il personaggio deceduto - che non può raccontare la sua storia con tutte le rettifiche e le precisazioni del caso - è comunque chiamato a testimone con il suo Dna. L’autista di Gorno funge da raccordo del genetliaco del nuovo romanzo a puntate fatto di presunti figli illegittimi, supposti tradimenti e un vero gossip alimentato mediaticamente a costruire un intero capitolo del remake del Fermo e Lucia.  Il presunto padre di ignoto 1 è correlato all’imputato per compatibilità genetica. Si tratta di una digressione letteraria sul modello della monaca di Monza e dell’Innominato. Le divagazioni ricche di pathos e di storie collaterali intrise di tradimenti, trame oscure, coup de théâtre - tutti i classici elementi piccanti e morbosi - piacciono tanto all’audience soprattutto quando la mano del prestigiatore riesce con destrezza a lasciar correre l’altra mano....

La prova di paternità che in riferimento a Bossetti disconosca quella legale è accuratamente bypassata, evocata come un mantra ma mai documentata, confermata d’autorità... Però la storia è talmente suggestiva, eccitante e appetibile che non si può fare a meno di sorvolare per qualche accidentale omissis… Il capitolo Guerinoni ha talmente tanto spessore letterario, trama evocativa e intreccio allettante… Si può soprassedere per qualche défaillance e farsi perdonare piccole incongruenze narrative?

Un illustre anonimo d’improvviso assurge agli onori di cronaca nonostante da quasi vent’anni sia passato a miglior vita. Potenza dell’indagine genetica che ti scova i figli illegittimi con quella semeiotica che un tempo era riservata agli stinchi di santo. L’evoluzione genetico-forense è riuscita nell’impresa di un viaggio nel tempo in una brillante operazione di biologia comparata portando a testimone alberi genealogici nel processo di trasmissione ereditaria del patrimonio genetico. Peccato solo che nel caso in parola non si riesca ancora a tramettere il documento, la controprova, come in ogni procedura scientifica che si rispetti, che il carpentiere non è davvero figlio biologico del padre legale… al quale assomiglia a tal punto da considerare vera la teoria che i conviventi - anche se non geneticamente imparentati - finiscono alla fine per somigliarsi come gocce d’acqua…

Per il seguito del romanzo, il remake del caso Bossetti, si tratta di arrestare il presunto assassino, con uno spiegamento di forze scenografico. Sull’impalcatura intento al suo lavoro, il ricercato si sposta vero la botola per scendere, non potendo come ovvio buttarsi giù per la più breve via gravitazionale, qualcuno grida che scappa… ottima battuta per dare all’audience mediatica uno spunto eccitante e al carpentiere l’aura del colpevole.

L’incriminato poteva tranquillamente essere contattato presso la sua abitazione, senza fare tanto chiasso, a tutela di una presunzione di innocenza che riguarda qualunque imputato prima del giudizio? Poco spettacolare, di scarsa presa mediatica e di nessuna capacità persuasiva.  Poteva essere convocato in un ufficio della questura e lì arrestato? Troppo banale…

Viene ammanettato con le mani dietro alla schiena e circondato da una schiera di poliziotti alcuni con il logo carabinieri, giusto un arresto discreto e in incognito. Un copione scenografico predisposto a tavolino? È una scena di caccia a un criminale di guerra. Sirene spiegate e telecamere… Assetato per il duro lavoro da carpentiere gli danno da bere come ad un cane, con le mani costrette dalle manette dietro la schiena. Nemmeno il Manzoni sarebbe riuscito nell’intento di rendere così spettacolare e incisiva una delle scene più coinvolgenti del Romanzo.

I prestiti manzoniani nel caso Bossetti ci riportano agli antichi pregiudizi, riemergono schemi di pensiero che rimandano alla caccia alle streghe e ai processi agli untori.

Leggi gli altri saggi e articoli di Gilberto Migliorini

9 commenti:

Bruno ha detto...

@Gilberto, il tuo articolo come al solito molto interessante ci riporta indietro nel tempo. Il fatto è che siamo in epoca dove risulta un povero cristo un Bossetti che è ancora in galera. Nessun rappresentante delle istituzioni gli ha dato la possibilità di difendersi, e questo è gravissimo.
Sembra che dal 1600 poco sia cambiato o forse è meglio dire niente. Grazie comunque per quanto ci fai leggere, speriamo che possano leggerlo anche gli altri due presidenti della corte nonostante il caldo.

Bruno ha detto...

Scrive Chisigma nel suo blog riguardo al corpicino della povera Yara: ......"questo materiale e' stato secretato dal presidente del tribunale di primo grado dott.ssa Bertoja, ragione per la quale possederlo, o peggio ancora divulgarlo, puo' costituire motivo per gravi sanzioni... mah!... come diceva il grande Niccolo' Macchiavelli '... il fine giustifica i mezzi...' ... e di fronte alla prospettiva di un innocente condannato all'ergastolo ogni altro aspetto pe me passa in secondo piano... il secondo motivo e' di ordine morale... e percio' molto piu' difficile da 'mandar giu' '... il lettore che non sia completamente cieco di cervello avra' sicuramente gia' compreso il grande dolore che io per primo ho provato alla vista del cadavere straziato e irriconoscibile della povera Yara... lo stesso lettore vorra' perdonarmi se lo obblighero' a provare lo stesso dolore che io per primo ho provato e sicuramente avra' compreso i motivi che mi hanno obbligato a percorrere questa strada... la foto cui ho accennato e' mostrata qui...

antrag ha detto...

Ok
Geniale!
Come (quasi) sempre.

Vanna ha detto...

Bravissimo Gilberto!
Trovo interessante la rilettura di questo caso attraverso la parafrasi della vicenda manzoniana.
Hai centrato il problema che c'è dietro attraverso i personaggi: il prepotente, il vigliacco, l'onesto, attualizzando i comportamenti, le iniquità . Ma non solo, lo esponi con pathos e vivi e fai vivere i momenti che hanno visto la " costruzione " del colpevole a tutti i costi da immolare per coprire altre ingiustizie a monte.
Complimenti, tra i tuoi articoli, forse è il migliore secondo me perché pulsa di vita e di desiderio di giustizia, lo condivido in toto.
Vanna

Paola ha detto...

Pur nella mia vasta ignoranza trovo che, saper scrivere come fai tu Gilberto , suscitando emozioni e riflessioni seppur diverse in ciascun lettore, sia geniale, quasi una cosa d'altri tempi (spero che tu lo interpreti come vuol essere un complimento) ! Non è cosa comune al giorno d'oggi. Spero, non so se sia possibile, che Bossetti possa leggerti perché penso che , magari non alla prima ma forse alla seconda o terza lettura , possa capirti . Cerco di spiegarmi meglio: l'hanno fatto passare per un sempliciotto ignorante oltre a tutto il resto, ma non credo che sia così , anzi personalmente credo sia oltre la media (dopo aver letto alcuni forum in cui diciamo così la mancanza di cultura regna) lo accusano anche di leggere il libro di Sollecito.... in tutta onestà non so quanto possano essere rifornite le biblioteche dei carceri, so solo che io a volte quando sono in astinenza di lettura leggerei qualunque cosa, anche le istruzioni per l'uso del detersivo per i piatti.... ciononostante è proprio per questo , per i motivi che ho detto sopra ho apprezzato moltissimo il tuo articolo anche se scrivi 'non per tutti' . Ah beh tengo a specificare che non faccio mai complimenti/apprezzamenti gratuiti dico esclusivamente quello che penso davvero. Ho (ri)scoperto che sono come la sig.ra Ester ( mi ricollego al precedente articolo di Vanna) me ne frego di quello che pensano gli altri e tutto sommato mi va bene così . Ultima cosa , scusatemi ( e qui mi riferisco a Bruno e Antrag) ma io adoro chisigma ( ripeto - pur se nella mia vasta ignoranza a volte fatico a comprendere la matematica) soprattutto perché mi ricorda (per come è e per come si pone) una persona che ho amato tantissimo e per cui avrei fatto quasi qualsiasi cosa, una persona molto più grande di me - e torno a Yara - solo che io avevo 23 anni e non 13 ..... a 13 anni una persona che (ho scoperto dopo) aveva 18 anni per me era un vecchio!!!! Ok sono altri tempi ma dubito, dubito e continuo a dubitare fortemente che si frequentassero, queste insinuazioni sono lesive per tutti, soprattutto per la bambina e per i suoi genitori!

Gilberto ha detto...

Ringrazio Bruno, Antrag, Vanna e Paola per gli apprezzamenti. Anche se mi piace giocare su diversi registri, confesso che quello letterario mi risulta più facile e immediato. Apparentemente sembra quello legato alla suggestione estetica, in realtà il Manzoni, liquidato come scrittore e poeta, conduce delle vere e proprie analisi scientifiche di psicologia sociale, di logica e di antropologia.
Però se bisogna fare dei complimenti bisogna indirizzarli a Dudù, il suo ultimo commento sotto l’articolo di Prati dimostra una competenza in ambito genetico che lascia a bocca aperta. Non so chi si celi dietro il nick, ma la persona è di spessore intellettuale e di rara competenza scientifica quando parla di calcolo biostatistico, frequenze e discendenze.

Dice Dudù “Sarebbe interessante sapere che dati sul cromosoma Y sono emersi dai 9.200 prelievi amplificati (il rimanente, arrivando ai 18.000 dichiarati o forse 21.000 sono andati al macero, dicono). Chissà se a qualcuno é venuto voglia di metterci le mani sopra. Quindi, uno oppure due alleli differenti ( il 22 magari?) potrebbero dare dei sosia genetici, come avvenuto con P. G.”

Il caso Bossetti sembra una occasione anche per la scienza (la genetica) per operare secondo il metodo popperiano del falsificazionismo alla ricerca di errori che possono portare a conclusioni completamente sbagliate. La hybris può davvero far credere che sia tutto evidente, come ad Ivana, e invece nelle pieghe delle certezze come quella della paternità, si cela un colossale qui pro quo.

Vanna ha detto...

Hai ragione Gilberto, buongiorno, anche io ho pensato che Dudù sia una specialista in campo genetico, le comparazioni che fa tra i vari marcatori sono frutto di competenza poiché li spiega così bene che perfino una rapa come me riesce a comprendere. Anche Annika aveva la qualità di essere chiara.
Qualità rare.
Riguardo gli apprezzamenti di Paola, che condivido, mi sembra che oltre la creatività di "giocare" con più codici, hai due qualità: la 1a è la sincerità di porgere direttamente senza rigiri di parole inutili per nascondere, la seconda è l'apertura del cuore che esprimi non solo con buon senso ma con coraggio la porti avanti tra spiegazioni infinite.

Manlio Tummolo ha detto...

Carissimo Gilberto,

i vecchi "bravi" manzoniani continuano a sussistere, sia pure in forme più eleganti o raffinate. Sul piano di certa attitudine alla minaccia, non siamo cambiati granché. Ma c'è una differenza, forse nel fatto che oggi non andrebbero in galera i "bravi", ma un don Abbondio se avesse reagito in modo energico. Del resto, nel romanzo stesso è fra' Cristoforo che viene trasferito per punizione per aver difeso i più deboli. Insomma, l'aria antica continua a vigere: forse più tecnologica, ma nella sostanza sempre uguale, almeno finché il nostro, e tanti altri popoli d'Europa non si decideranno a svegliarsi da sé, senza attendere la principessa azzurra che li baci nella loro bara di cristallo .

Dudu' ha detto...

Concordo con Manlio Tummolo,
e con voi.

«..un Bel Paese sempre alle prese con gli scheletri negli armadi... Ci si è abituati a far fronte all’emergenza con l’improvvisazione e l’estro creativo, talvolta con espedienti dettati da un’etica della situazione e da una morale dell’accomodamento. Paese molto malleabile quando si tratta di questioni di principio, piuttosto flessibile quando si invoca il rispetto delle garanzie, aleatorio riguardo ai valori e alla loro incerta decodifica...»

Gilberto,
Un ritratto preciso della situazione (o dell'uomo?)attuale.
Emergenza, con le emergenze(create) si modificano leggi, si cambiano i costumi, si crede di risolve i problemi.
Troppi omicidi in famiglia? No problem, togliamo di mezzo gli alimenti alla controparte e non ci sarà piú la scure sul futuro s-familiare.

Troppi crimini sessuali?
No problem, (mica li si porta al confine come era d'uso quando la ragione funzionava) , si modifica la legge e il problema é risolto.
Ti entrano in casa dei delinquenti?
Apri wikipedia, controlla il calendario solare e l'orologio e poi spara.

Di chi sei figlio tu? Guarda il giornale e lo saprai. Lo dicono i giornali che non sei figlio di tuo padre. Che volevi? Un certificato magari?

Figli che si sparano,ammazzano l'amico, l'amica...Qualche giudice che interroghi i genitori su come hanno cresciuto i figli? O interroghi quei politici che hanno distrutto il sistema lavoro togliendo il futuro... Con i cartellini si condanna... Ma i dirigenti, i sindaci, i presidenti dove caspita guardavano per fare funzionare la loro azienda... Non si sà..ma non ci sono le connivenze, manco l'omertà.
Chissà Gilberto come il Manzoni reinterpreterebbe il caso tutto bergamasco, rimarrebbe con un occhio incastrato sulla palestra pure lui? ;)

Bruno , condivido.
Il fine della scelta di Chisigma, era e rimane nobile, ha solo sbagliato tempistiche. Solidarietà al nuovo reo(anche perché le foto si vede sono state lavorate prima di pubblicarle).

Se i media non avessero divulgato la notizia...solo pochi ne erano a conoscenza.

Chi ha fatto il danno piú grave?

(Ragazzi vi ringrazio,gradisco l'apprezzamento. Ma vi assicuro non sono una genetista. Dovete ringraziare Annika, TommyS,Biologo e voi medesimi,mi avete stimolato capire e mi sono rimessa studiare. Ringrazio loro per primi e voi che mi avete stuzzicato costantemente all'approfondimento di una materia... un pò troppo magica.)