lunedì 13 luglio 2015

Si avvicina la sentenza Misseri, si getta la solita polvere e Nazareno Dinoi tenta l'ultimo scoop e offre 500 euro a Michele Misseri per una lettera da pubblicare sul settimanale che pubblicò quella in cui Concetta scrisse: cara Sabrina ti voglio bene


Certi personaggi di Taranto sono sull'orlo del baratro e dopo aver volato per quattro anni non si accorgono di vivere in un momento di precario equilibrio. Ciò che non si capisce è se siano preda della follia - che andrebbe subito diagnosticata e curata - della malafede, della smania di protagonismo, della voglia di guadagno facile o della convinzione che non ci sarà mai chi smaschererà la loro ipocrisia. Il processo contro Sabrina Misseri e sua madre è alle battute finali e dopo l'arringa della difesa - che senza giri di parole ha attaccato i metodi usati dai procuratori per rivoltare nei mesi una frittata già pronta e chiedere un processo e più condanne basate su un sogno - nei palazzi tarantini serpeggia la paura di una sentenza assolutoria. Sentenza assolutoria che i giudici privi di pregiudizio troverebbero logica - data la completa mancanza di elementi probatori a colpevolezza. Sentenza che però in loco non è gradita, perché non sarebbe facile spiegare il motivo di una custodia cautelare così lunga. Ed ecco che per incanto, come si è fatto alla fine del processo di primo grado quando furono addirittura i giudici di corte a incentivare la voglia di colpevolezza, nella città dei due mari i personaggi oscuri si muovono e alzano polveri sottili.

Non sono le polveri alzate dai giornalisti tarantini indagati perché sul libro paga dell'Ilva, quelli sono talmente tanti che nessuno sa quanti realmente siano (link di conferma), e pagati profumatamente per dire che tutto a Taranto è bello e pulito, che gli allarmismi ambientali sono fasulli. No, i giornalisti che alzano polvere sul caso Scazzi sono altri... anche se il seme e il sistema che hanno usato appare identico.

Infatti, pur di continuare a condizionare le teste italiane e i giudici che fra pochi giorni dovranno sentenziare, pur di far condannare ancora una volta Sabrina Misseri, sua madre e gli imputati che a processo insistono a parlare di un sogno, ad alzare la polvere sono i personaggi che negli anni sui media si sono affermati grazie all'informazione nazionale che ne amplificava la voce. Ed ecco perché ancora oggi le polveri di Taranto si spargono come un virus nell'etere italiano. Alcuni di quei personaggi si mostrano al pubblico una tantum, come fece il Gip Rosati che rilasciò una lunga intervista al Tg1 delle 20.30 quando la Cassazione doveva decidere se mantenere il processo a Taranto o spostarlo a Potenza (e quell'intervista concordata all'ultimo momento e mandata in prima serata sulla tivù di stato fece capire che tipo di contatti mediatici-politico-giudiziari ci fossero sull'asse Taranto-Roma), mentre altri sono presenti sin dalla scomparsa di Sarah e hanno già raggiunto moltissimi cervelli convincendoli che da un lato sono tutti buoni e dall'altro tutti schifosi e cattivi.

I buoni, naturalmente, sono i colpevolisti, quelli schierati contro Sabrina Misseri e sua madre. A partire dai famigliari di Sarah Scazzi per arrivare agli avvocati di parte civile passando dai procuratori che alla ragazzina vogliono rendere giustizia a modo loro. Ma non sono i soli ad essere pensati buoni e onesti. Attorno a questa brava gente girano anche strani opinionisti e giornalisti che grazie al caso Scazzi in questi ultimi anni hanno ricevuto promozioni e onorificenze fino ad arrivare al plus della loro carriera. Come non ricordare gli articoli di Mimmo Mazza, a Taranto si vocifera che si abbronzi la capa pelata dalle finestre della procura, il giornalista che per contratto non può criticare i procuratori e durante le indagini (indagini???) copiava e incollava quanto gli dicevano di copiare e incollare. Che anche dopo aver assistito alle udienze e ascoltato con le proprie orecchie i testimoni travisava intere testimonianze. Lui è uno dei miti che hanno fatto diventare tanti suoi lettori colpevolisti. Ma non c'è solo la "velina Mazza" (pare che "velina" sia il soprannome datogli negli ambienti tarantini) a imperversare... ce un altro mito di cui parlare.

Si può forse dimenticare il bravo Nazario Dinoi, che dirige La Voce di Manduria, scrive per il Corriere del Mezzogiorno e non disdegna di assemblare qualche libro? E' vero, non è un giornalista perfetto: basti pensare che andò in contrada Mosca con la videocamera per far conoscere i luoghi del crimine ai suoi lettori e filmò, soffermandosi anche a fondo su quanto si trovasse al suo interno, il fico sbagliato: quello attaccato alle mura cadenti non sapendo neppure che il giusto si trovava a 30 e passa metri di distanza (ora è stato potato e rimpicciolito). Pazienza, anche i migliori sbagliano e in fondo la sua onestà chi la può mettere in dubbio? Non era forse lui che in una intervista fattagli nel gennaio 2012 bacchettava i suoi colleghi e alla domanda: "Qual è dal punto di vista mediatico e giornalistico l’aspetto più squallido della vicenda, secondo lei?", rispondeva: "L’aspetto più squallido è stato il mercato di immagini, di interviste e di documenti dell’inchiesta ad opera di personaggi tuttora, diciamo, 'oscuri' e lo sfruttamento televisivo che si è fatto e si continua a fare"? (link di conferma)

Era lui che rispondeva in siffatta maniera, era il bravo Nazareno Dinoi che tutti amano e che dando quella risposta aveva completamente ragione. Infatti uno degli aspetti squallidi della vicenda Scazzi è stato il mercato di interviste e lo sfruttamento televisivo (mediatico) che personaggi oscuri han fatto per anni e continuano a fare. Mercato che, però e ahimè, da venerdì 10 luglio ha un personaggio "oscuro" in meno, dato che sappiamo essere il mitico Nazareno Dinoi uno degli oscuri personaggi da lui citati. E questa scoperta fa nascere spontanea la domanda: "Ma il Dinoi in questi anni ha scritto per informare i suoi lettori o per altri motivi? Quante bugie ci ha raccontato?". Non si possono fare altri pensieri dopo aver saputo che è andato lui stesso a cercare Michele Misseri, addirittura scendendo nella cava dietro casa (e ci sono persone che dall'alto hanno visto e sentito e anche chi ha parlato con l'uomo che lo attendeva in auto), per offrirgli 500 euro in cambio di una sua lettera a Concetta. Una lettera scritta in qualsiasi forma che dicesse qualsiasi cosa. Una lettera da non spedire ma da pubblicare su Di Più, lo stesso settimanale che la settimana scorsa ha pubblicato la lettera benevola - ma altamente colpevolista - della madre di Sarah. La lettera che iniziava con: cara Sabrina ti voglio bene.

Embé, caro signor Dinoi, l'ha stupita il dignitoso rifiuto di Michele Misseri che da quando gli hanno bloccato il conto corrente per sopravvivere si arrangia con le unghie e coi denti? Di certo quei 500 euro gli avrebbero fatto molto comodo e lei lo sapeva. Eppure si è comportato come non è stato capace di comportarti lei e i suoi trenta denari li ha rifiutati. A questo punto dovrebbe dirci se è stata Concetta Serrano a contattarla per pubblicare la lettera in cui, pur scrivendo cara Sabrina ti voglio bene, dava per scontata la colpevolezza della nipote o se, invece, è stato lei a chiederle di scriverla. In fondo è stata pubblicata solo una settimana fa e sotto c'era la sua firma (quindi la Cairo Editore l'ha ben pagata). Signor Dinoi, ha offerto soldi anche alla signora Concetta e lei li ha accettati? Sarebbe bello se qualche giornalista non coinvolto nei giochetti del potere telefonasse alla signora e glielo chiedesse. Sarebbe bello ascoltare la sua risposta (chissà che non sia io a porle la domanda e a registrare la risposta). Perché, sa signor Dinoi, a noi che da troppo tempo non ci fidiamo né di lei né dei giornalisti come lei né della famiglia di Sarah né di nessun altro che si comporti in maniera simile alla vostra, ancora non vanno giù tante cose.

Noi rispettiamo Sarah più di qualsiasi altro, più di chi commercia e guadagna usando il suo nome e la sua morte, e oltre a chiedere per lei una vera giustizia vorremmo capire chi l'ha usata da morta per scopi economici. Tanto per iniziare si potrebbe parlare del canile promesso da Claudio Scazzi e mai realizzato. Sin dall'inizio eravamo perplessi e non capivamo per quale motivo, se Sarah non voleva vedere cani in gabbia, si fosse deciso di costruire un canile. Lei signor Dinoi, che vive a un passo da Avetrana e ha stazionato per mesi in casa Scazzi, questa domanda se l'è posta e l'ha posta ai diretti interessati?

Vabbé, tanto poco conta ormai quella domanda, visto che il canile è svanito nel nulla assieme al sito internet servito a raccogliere fondi. Di questi ultimi lei sa qualcosa signor Dinoi? Se sì, perché non ne scrive? A noi han detto che i denari raccolti e incassati grazie anche al libro e al calendario (sui 90.000 euro) non sono più nel conto corrente gestito da Concetta Serrano... a noi han detto anche dove sono finiti. Possibile che lei, invece, nulla sappia? Lei che quell'associazione l'ha pubblicizzata tramite il Corriere del Mezzogiorno e La Voce di Manduria, inserendo anche la piantina del progetto e le specifiche sui luoghi in cui si sarebbe realizzata (clicca qui per conferma)? In pratica ha incentivato i suoi lettori a versare oboli sul numero di conto corrente che ha pure inserito sotto l'articolo che ha scritto. Lettori pentitisi della loro offerta mesi dopo. Come dimostra il commento di una sua lettrice su La Voce di Manduria, commento che lei ha ripreso in un articolo in cui giustificava le istituzioni locali (clicca qui per leggerlo), invece di usarlo per criticare chi si stava comportandosi in maniera ignobile. Poi, della stranezza di quell'associazione ha scritto solo la Gazzetta del Mezzogiorno (non Mimmo Mazza però) nell'agosto del 2012 (qui l'articolo). Alla fine è calato l'oblio e nessun giornalista tarantino si è azzardato a tornare sull'argomento, neppure quando il sito è scomparso da internet.

E come i giornalisti nessun procuratore tarantino si è mai chiesto né che fine abbiano fatto i denari raccolti da un'associazione senza scopo di lucro (grazie al calendario, al libro e alle donazioni) né quali conti correnti avetranesi e manduriani si siano gonfiati grazie alla morte di Sarah. A noi, dopo avervi assicurato che il conto corrente della famiglia Misseri non si è gonfiato dopo la morte della piccola, nessun giornalista ha mai pagato una intervista ai Misseri, piacerebbe sapere, dato che poco ci vuole a vedere chi siano i nuovi ricchi della zona, come siano arrivati i tanti denari che alcuni hanno accumulato. Ce lo chiediamo anche se in fondo, ragionando senza emotività, è facile capire il motivo di quegli introiti che non vengono da giochi di prestigio personali ma di certo hanno tratto linfa dai giochi di prestigio messi in pratica da altri.

Il primo gioco di prestigio messo in atto a Taranto era chiaro e pochissimo ci voleva ai giornalisti veri per capirlo e farlo capire ai propri lettori. La procura sin da settembre aveva una propria tesi (tesi che contemplava la colpevolezza di Ivano e Sabrina ed era conosciuta da tutti i giornalisti), che non abbandonò neppure dopo la confessione del contadino. La difesa di Michele Misseri fu invitata al gioco dal procuratore che usò il suo cellulare per chiamare l'avvocato amico (mentre avrebbe dovuto lasciare il compito al centralone della procura che avrebbe scelto un avvocato a caso). E fu così che invece di far tacere il proprio assistito, quando a fatica lo stesso capiva le domande e cosa stesse dicendo (basta guardare il video dell'interrogatorio del 15 ottobre per rendersene conto), il legale scelto dal procuratore lo incentivò affinché dicesse la verità voluta dall'accusa. Forti di questo gioco di prestigio che stava riuscendo, nei primi mesi i giornalisti tarantini, coadiuvati da quelli delle tivù nazionali, invece di farsi domande (ad esempio su come si potessero ottenere tante versioni da Michele Misseri) divulgarono sui media la verità della procura e le innumerevoli interviste della madre di Sarah (che l'anno successivo le diede in esclusiva a una sola giornalista... a pagamento?), convincendo per primi gli avetranesi della bontà della tesi accusatoria. Non per niente ci fu chi girava con Sarah e sua cugina e nonostante questo quando testimoniò disse che seppe dalla televisione della gelosia di Sabrina.

Con il lavoro di gruppo, con le accuse mosse dalla procura che mese per mese venivano divulgate dai giornalisti quale verità acclarata, si resero certamente più malleabili le menti di quei testimoni che non avevano portato nulla di valido a ridosso della scomparsa di Sarah. Gli stessi testimoni che a cadenza mensile vennero chiamati e ascoltati in caserma e in procura e che a poco a poco, seguendo la rotta colpevolista indicata dai procuratori e reclamizzata dai media, divennero colpevolisti, cambiarono le precedenti versioni e finirono per diventare i perni dell'accusa. Possibile che le persone intelligenti non abbiano capito questo elementare trucco che nonostante sia vecchio si continua a usare in tante città e procure?

Sorprendere con numeri di prestigio degni del miglior circo - non della giustizia - per influenzare la mente della pubblica opinione e dei giudici popolari. Questo è il motto che andava di moda qualche anno fa e che ancora si usa. Un motto che continua a spopolare in luoghi dove più che la bravura giudiziaria di procuratori e giudici che contribuiscono alle indagini, agli interrogatori e alle sentenze, abbiamo assistito a magie, a fuochi d'artificio e a giochi di prestigio capaci di far presa anche sulla Casta e mantenere in carcere per quasi cinque anni due persone che di pericoloso non han nulla e per la legge sono innocenti fino a sentenza definitiva. E, come ho già scritto, se nel processo di primo grado furono addirittura i giudici Trunfio (ex collega dei pubblici ministeri che chiedevano le condanne) e Misserini a far capire ai popolari quale fosse la direzione da prendere per giungere all'ergastolo, oggi abbiamo altri della stessa risma che, pur essendo una parte attiva del processo, premono sulla pubblica opinione grazie a giornalisti e settimanali che non hanno né vergogna né coscienza. Parlo del procuratore generale Ciro Saltalamacchia che dopo le arringhe della difesa ha rilasciato un'intervista in cui ha cercato di abbindolare la pubblica opinione senza avere nulla da portare a conferma della sua tesi... cosa che un magistrato serio lascia nell'aula del processo senza sbandierarla ai quattro venti (clicca qui per vedere il servizio di TgNorba).

C'è da chiedersi perché il giornalista lo abbia fatto parlare del caso Scazzi senza cogliere l'occasione per chiedergli il motivo per cui suo figlio è diventato socio de la "Magna Grecia Società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata" e di un signore indagato a Potenza. Dovete sapere che la società di cui sopra, aperta il 2 marzo 2015 solo per partecipare al bando di assegnazione di un famoso centro sportivo tarantino chiuso bruscamente l'anno passato e in odor di mafia, è amministrata da un tale (da far girare in manette visto che ha già patteggiato una condanna per aver usato le mani in maniera impropria) che mesi fa picchiò il figlio del procuratore aggiunto Pietro Argentino. Avete letto bene, a prenderle purtroppo fu proprio il figlio del magistrato che ha indagato, interrogato per mesi, cambiato varie versioni e chiesto l'ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Proprio chi ora vuole portare a processo altre dodici persone per falsa testimonianza. Proprio lui che un giudice di Potenza vorrebbe a sua volta portare a processo per falsa testimonianza, assieme ad altri magistrati e uomini di spicco delle forze dell'ordine tarantine (21 in totale), tanto da aver spedito gli atti alla procura di Taranto (di Taranto?) perché i procuratori valutino la sua posizione (link di conferma).

Naturalmente il nuovo gioco di prestigio prevede che nessun giornalista scriva mai di simili fatti. A Taranto è vietato farsi domande su società sportive a responsabilità limitata (non SRL tradizionali che non potrebbero accedere a fondi speciali) che i figli dei procuratori aprono per poter entrare nei marchingegni segreti dei Comuni magari solo per ricevere sovvenzioni a fondo perduto dallo stato. Nessun giornalista capisce il valore della parola vergogna mentre finge di non conoscere i collegamenti che si incrociano in maniera inquietante nella sua città e nessun procuratore indaga sulla scomparsa dei fondi di un'associazione non a scopo di lucro e su quanto l'informazione manipola e acquista. Ilaria Cavo per qualche stupida foto è diventata parte in causa nel processo d'appello contro Misseri e altri. I giornalisti pugliesi invece sono tutti liberi di andare ad acquistare interviste da vendere ai settimanali per rimpinguare il loro conto corrente. Possibile che sia tutto regolare? Possibile non capire che per ogni intervista che un giornalista acquista c'è una persona che l'intervista la vende? Chi è la persona più intervistata di Avetrana?

La povera Sarah è morta e sin dal 2010 c'è chi fa soldi facili grazie alla sua morte. C'è chi sfruttando il suo nome alza polvere per nascondere il nulla probatorio all'opinione pubblica. C'è chi, pur di creare nuovi adepti colpevolisti, usa il suo nome per sporcare di ipocrisia il foglio di giornale su cui scrive e gli schermi delle televisioni da cui parla. C'è chi ha deciso che la sua ultima ricostruzione accusatoria, ideata a otto mesi dall'arresto del suo colpevole preferito e molto diversa dalle prime che il Gip aveva in ogni caso avallato come buone per mandare e mantenere in carcere Sabrina Misseri, è perfetta anche senza prova alcuna. C'è chi in nome di Sarah e del popolo italiano chiede la condanna di una ragazza incensurata che per la ragazzina era una sorella maggiore.

Siamo alle battute finali di un processo che non si doveva neppure celebrare in primo grado e sarebbe il caso di iniziare a cambiare, di lasciare in pace Sarah lavorando con più morale e meno smania di guadagno. Sarebbe il caso di non inserire il popolo nella formula di condanna e sentenziare a titolo personale scrivendo su un file del tribunale tutti i nomi degli italiani che la condanna la vogliono. Così che un domani, in presenza di uno sbaglio giudiziario rilevante, non sia tutto il popolo a pagare i risarcimenti milionari ma solo quella parte inserita nel file. Naturalmente dopo aver pagato i rimborsi gli stessi potrebbero rivalersi sui magistrati, sugli opinionisti televisivi (qualsiasi professione dichiarino) e su quei giornalisti privi di scrupoli che li hanno convinti della colpevolezza pubblicizzando giochi di prestigio buoni a stuzzicare l'emotività, pagando interviste di comodo e sostenendo iniziative rivelatesi buffonate...


18 commenti:

Giacomo ha detto...

Bravo, Massimo.
Hai puntualizzato con efficacia tutte le cose che hanno fatto diventare questa vicenda giudiziaria l'opposto di quello che avrebbe dovuto essere in uno Stato di Diritto degno di questo nome.

Speriamo che alla fine riesca a prevalere almeno il COMUNE BUONSENSO!

Giacomo

Vincenzo ha detto...

Ogni qualvolta leggo un articolo di Massimo Prati, che sia sulla cronaca o su qualsisi argomento, non posso far altro che concordare in foto con lui. Purtroppo il business di Avetrana non avrà un finale fintanto la vicenda giudiziaria non sarà conclusa, quindi, per quanto io sia indignato, questo scempio continuerà per qualche anno.
È incredibile come molti “professionisti” siano caduti in basso nel trattare questa vicenda. I soldi e la notorietà hanno inquinato le parole “giustizia” e “verità” che molti, tra cui i sedicenti giornalai pro-Procura, dicono di volere per Sarah. Ciò stride con questa tendenza a racimolare denaro su una tragedia famigliare, sulla pelle di due donne innocenti, tra cui una giovanissima, e, date le circostanze, su false notizie scritte a mo’ di prova ai fini di corroborare teoremi astratti e inverosimili.
Ho trovato altresì scaltro il tentativo di condizionare la giuria pubblicando la lettera della signora Concetta che, guarda caso, vede implicato sempre il signor Dinoi. Le sue perplessità, caro Massimo, sono più che legittime in quanto coinvolgono anche me, un semplice cittadino,
che rimane indignato di fronte a questo business deplorevole e incivile, ai danni della giustizia e di una povera ragazzina che tutto avrebbe desiderato fuorché si speculasse sulla sua morte.
Ormai i giochini sono finiti. Quando si andrà in Cassazione non entreranno né il Dinoi né Mazza, il che potrebbe comportare un sovvertimento delle condanne – perché, purtroppo, saranno condannate nuovamente.

Manlio Tummolo ha detto...

Spero proprio che tu abbia ragione, ma con l'aria inquinata di Taranto (e non solo dell'ILVA) temo che dovremo aspettare ancora per ottenere l'assoluzione delle due donne. Comunque si vedrà. Ormai, l'ora delle decisioni irrevocabili (o quasi), come diceva un tizio, sta per scattare !,

Dudu' ha detto...

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/ergastolo-per-cosima-e-sabrina-la-corte-hanno-ucciso-sarah-concetta-una-no612657/

Unknown ha detto...

Dudù, hai postato l'articolo che parla della sentenza del 2013 in corte d'assise.

In appello c'è ancora un'udienza il 18 luglio, in cui la procura replicherà alle tante questioni sollevate dalla difesa, non ultimo l'attacco a piedi pari alla procura che ha manipolato i testimoni che solo dopo mesi hanno dichiarato quando si voleva dichiarassero (ad esempio il Massari dice solo il 2 giugno 2011 - a 10 mesi di distanza - che l'auto vista alle 14.35 superare il furgone è la opel di Cosima) e se vorrà anche la difesa potrà replicare a sua volta. Per ultimo verrà chiesto alle imputate se hanno qualcosa da dire. Quindi non si può escludere una ulteriore udienza prima che la corte si ritiri per sentenziare...

Massimo

Dudu' ha detto...

Orco! Grazie Massimo e scusami, stavo giusto verificando,la data e la velocità con cui sfogliavo alcuni articoli mi ha tradito. Ho pensato di ricordare male la data,invece è il 18 giustamente. Spero vivamente che i quesiti sollevati vengano rivalutati con dovizia.
Non è ammissibile che alcuni tribunali possano comportarsi in tal modo.Scrivi : "Sentenza che però in loco non è gradita, perché non sarebbe facile spiegare il motivo di una custodia cautelare così lunga."

Ma noi non li paghiamo per far cosa gradita. E mi dispiace moltissimo vedere quest'Italia ridotta a burattino,al punto che,anche media un tempo autorevoli e garantisti,abbiano perso il senso del loro dovere,detta terra terra i soldi la fanno da padrone. L'appiattimento generale è preoccupante,eppure pochi -come te- se ne occupano. Desolante.Pensare che basterebbe facessero bene il loro mestiere avrebbero di che andar a testa alta,ciò che era onorevole un tempo che fu se n'è perso traccia.. ma non bastasse han li davanti chi si professa colpevole e non lo vedono,non voglio vedere. Non ho seguito il caso nei dettagli,ma a volte mi basta leggerti,voce fuori dal coro,per avere la sensazione che non tutto è perduto,e queste donne avranno possibilità di dimostrarsi innocenti agli occhi di chi saprà guardare razionalmente gli eventi. Comunque sempre di più sospetto che anche la giustizia stia divenendo unicamente una macchina sforna soldi,che poi,chi li spende,non abbia coscienza non siano suoi poco importa,che le persone siano i zerbini dei loro mostri celebrali manco ancora. E molte persone stanno divenendo individualiste a ragion salvifica,morte sua vita Mea, lo Stato non siamo più noi.Son quelli lì,son quelli che....e ognuno corre a zappare il proprio orticello,occhi bassi,avanti sempre...si sveglieranno dal loro sonno quando si troveranno senza terra. Ma voglio essere propositiva,costruttiva,e spero che a Potenza qualcuno faccia suonare le trombe e li svegli tutti.Voglio in primis crederci,e poi sperare si avveri. Bellissimo il tuo articolo Massimo.
ciao Dudù

Mimosa ha detto...

Proprio “fuori dai denti” il tuo ultimo articolo, caro Massimo!
Hai coraggio e fegato da dare come buon esempio di cosa significhi fare cronaca.
Trasmetti l’impressione di conoscere molto a fondo ogni aspetto particolare della vicenda, con un grado di approfondimento che solo la tua preparazione giornalistica, intrisa con le abilità intrinseche di indagatore e narratore, e il tuo spirito di servizio alla Verità, possono produrre.

Io all’inizio della vicenda seguivo famelica Telenorba, poi scomparso dal mio telecomando con l’avvento del digitale terrestre, ma già avevano cominciato a scombussolare il mio stomaco gli inviati sul posto, specie quello pseudo giornalista alto e di pelo rossiccio (che ogni tanto ancora compare nei collegamenti e nei talk show delle reti Rai e Fininvest) e anche alcuni ospiti in collegamento; tutti in men che non si dica allineati sulla Procura.

Inoltre, hai perfettamente ragione a porre domande su chi economicamente ci lucra sulla faccenda.
Peccato che l’ipocrisia collettiva non permetta di liberamente parlare dei famigliari dei morti … ne avrei avute delle belle e sincere cose da sottolineare! Specie quando costoro fanno leva sulla “ipocrita” collettiva pietas per portare tutta l’acqua al loro mulino.

Ma ci vogliamo rendere conto che a questa povera Sarah non era permesso neppure festeggiare il proprio compleanno con una torta, perché la religione della mamma non lo prevede? Come ha vissuto la sua infanzia questa bambina, da Milano rientrata ad Avetrana, che la gente del posto ha raccontato era un bagaglio portato seco dalla madre, anzi, lasciato in auto, mentre Concetta bussava di porta in porta con le sue proposte Geoviane?
Lo dico anche io finalmente fuori dai denti: sia ora di finirla di vedere in Concetta la Madre affettuosa, premurosa, attenta e così sia … non per niente Sarah era più a proprio agio a casa di Sabrina e Cosima.

Mimosa

Mimosa ha detto...

Sotto l’ultimo articolo, Luca Cheli ha detto...
«Quanto vorrei sapere se dietro certe trasmissioni c'è solo spontaneismo colpevolista abilmente sfruttato invitando gli "opinionisti" giusti o se c'è una vera e propria sceneggiatura con tanto di copione, per cui i suddetti ospiti sanno già cosa devono dire, se non alla virgola almeno nelle linee generali». (20 giugno 2015 19:25)

ma come non lo hai capito? Ricordo di aver già spiegato come avviene, lo spiego di nuovo, avendo avuto direttamente a che fare con alcune trasmissioni, ricevendo a monte istruzioni su cosa dovevo dire.
C’è sotto una “sociologia”, un “psicologia”, una “tecnica” della comunicazione: in un talk show, “spettacolo della parola”, c’è un conduttore e ci sono degli ospiti, chiamati a rendere la loro opinione a bacchetta del Conduttore/Conduttrice (già di suo poco informato/a se non sugli articoli di stampa – orrore su orrore! Ma che importa). Eppure vengono chiamati “opinionisti” e il popolo bue gli crede.
Sono cercati con il lanternino un po’ qua e un po’ là, altrimenti non si spiegherebbe quali meriti socialmente utili abbia la Casalegno e altre signore e pure signori più o meno illustri, che sembra non abbiano alcuna attività professionale da svolgere nel frattempo.
Sappiate che se io invitata come “esperta” nel mio campo non sono stata retribuita in alcun modo, i “professionisti” titolari di partita IVA lo sono eccome! Mettono in conto il tempo che perdono.

Capite che allora tutto quello che si vede nei talk è pre-costituito?
Mimosa

PINO ha detto...

Beh, trattandosi di dirla proprio tutta "fuori dai denti", bisogna convenire che non si è concesso meno, per eccessivo pseudo-pietismo nella tragedia di Ripe di Civitella.
E sempre "fuori dai denti" (vorrei sapere, però, cosa centrano proprio i denti, castigando inverosimilmente la lingua:-)) non si può sottacere che chi decideva che alla "povera Sarah non era permesso neppure festeggiare il proprio compleanno con una torta, perché la religione della mamma non lo prevedeva" era attentissima perchè i suoi capelli non perdessero i colori accesi del fuoco, indossasse maglia e jeans attillati e stretti all'altezza dei trocanteri femorali, con un cinturone da 8 cm., decorato da vistose borchie metalliche, numerose come i denti mancanti del consorte che...forse, la stessa religione impediva che fossero reintegrati con l'applicazione di una protesi.
Com'è strana la vita...

Mimosa ha detto...


EVVIVA Pino!
Un abbraccio
Mimosa

PINO ha detto...

Grazie, mia cara!
Ma non si trattava di "tirar qualcosa restata tra i denti"?
Beh, l'ho fatto.
Contraccambio l'abbraccio.
Pino

Mimosa ha detto...

Caro Amico Mio, per essere sinceri, c'è tanta roba da cavarsi dai denti nei casi che seguiamo ...in primis che l'apparato giudiziario italiano (non meno di quello di altri Paesi) è in mano a persone presuntuose, dal carattere irascibile, stressate dai maledetti 'parametri di qualità ed efficienza' (maledetto sia il bocconiano che li ha fatti applicare alla pubblica amministrazione e di pari al privato ...(ben immagino a quale lauto compenso!)

Ti mando un altro abbraccio
Mimosa

PINO ha detto...

Carissima Mimo,
ti ho letto solo ora, scusami.
Ed a proposito di:"persone presuntuose, dal carattere irascibile, stressate dai maledetti 'parametri di qualità ed efficienza'", ti rimando alla cronaca di quanto accaduto, stamattina, in tribunale, nelle poche ore dedicate solo a scontri procedurali....che schifezza!
Cari saluti, Pino

Dudu' ha detto...

Permettetemi
di dire , sfogare,condividere la mia...è di Mignini che riporta Sollecito in tribunale avete letto? Quando uscì dal carcere scrisse un libro,censurato in Italia,e scrisse la sua di storia. Nel 2016 sarà di nuovo a processo,questa volta per calunnia,vergona !

Luca Cheli ha detto...

Non ti preoccupare per Sollecito, quelli sono solo processi "di disturbo": la prima udienza è stata messa in calendario per la metà dell'anno prossimo ... sono tutte cose programmate per finire in prescrizione.

Unknown ha detto...

Dopo gli interventi del Pm, degli avvocati di parte civile e di Franco Coppi, tutto si è spostato al 24 luglio quando parlerà l'avvocato Marseglia e subito dopo i giudici si ritireranno per la sentenza.

Vale la pena parlare di quanto i giornalai non hanno parlato (e questo dimostra da che parte sia schierata la stampa nazionale). Il dottor Coppi durante il suo intervento ha preso il settimanale che ha pubblicato l'intervista del Pm Saltalamacchia e senza indugio glielo ha sbattuto in faccia. Il Pm, visibilmente nervoso, ha negato di aver rilasciato l'intervista incolpando il settimanale (poi è stato zittito dalla presidente). Coppi l'ha bistrattato dicendogli che l'intervista è ben visibile, che non ci sono state smentite e che la sua iniziativa volta a turbare i giudici è stata una cosa vergognosa. In pratica ha detto a tutti, non smentito da nessuno, che il Pm non solo mente quando rilascia le interviste, ma lo fa anche quando dice di non averle rilasciate.

Massimo

Ps. il caro Nazareno Dinoi, per la prima volta non si è presentato al tribunale...

Anonimo ha detto...


Se fosse vero quello che dice la Montanaro: " la mamma le diceva di ribellarsi sempre al primo rimprovero a voce alta". Mi risulta che c'erano si' dei rimproveri,ma lei continuava comunque ad andare da Sabrina perche' evidentemente si sentiva piu' a suo agio che a casa sua. Matteo.

Anonimo ha detto...

CONFERMATO ERGASTOLO PER SABRINA E COSIMA