Quando ti nasce un figlio l'emozione è forte, immensa. Tu non sei la madre, sei il padre e resti li ad aspettare col cuore in gola quel bimbo che avrà un enorme bisogno di te. Quante parole girano nei tuoi neuroni in quei momenti, quante promesse a Cristo. E' paura, è solo paura quella che ti fa sudare, fumare, ingurgitare due caffè alla volta. Presto quella porta si aprirà, ne sei certo, e un'infermiera, che immagini robusta e bonacciona, ti sorriderà e ti farà entrare. Tutti ti parlano, non li senti, ti tranquillizzano, non vuoi essere tranquillizzato, ti toccano, non vuoi essere toccato. Basta, aprite quella porta e portatemi da mia moglie, da mia figlia. L'orologio è inesorabile, cammina a modo suo e ti lascia troppo tempo per pensare, cosa si può fare quando le porte sono chiuse dall'interno? La butto giù, pensi, ancora due minuti e la sfondo. Al massimo la ripagherò ma io devo sapere. Perché non si sente il pianto da questo corridoio? La sfondo, ora la butto giù. Poi ti avvicini e la porta per magia si apre. "Chi è il padre?"
Entri senza parlare, l'infermiera non era neppure robusta, e corri a passi veloci verso... ti fermi e guardi dietro. "E' la sala Giglio". E allora riparti ed entri. E lei è lì, con quella patina biancastra attaccata alla pelle, con quei movimenti strani e quel gemito. "La prenda, ora le diamo una bella lavata". La prendo? Da dove, è piccola, morbida e soprattutto delicata. Ti avvicini quando ormai è sotto all'acqua e piange. "Si bella piangi, piangi". Pare che la donna col camice si diverta a quel pianto, è più sale e più è contenta. La vorresti far smettere ma lei si gira e ti guarda. "La prenda adesso, i polmoni sono a posto, ha sentito che bel pianto?". Lei è già avvolta in un panno e si è calmata, non piange più ma cerca qualcosa. La appoggi alla tua pelle, ti tocca, sembra quasi contenta e tu piangi lacrime di gioia. "Ti amerò per sempre piccola mia". Le parli e lei tace, ti ascolta... e tu le riparli con le parole sciocche che solo un padre ad una figlia che ha mezz'ora di età può dire.
Si apre la porta ed entra un lettino. Tua moglie è stesa e ti sorride, tu le sorridi, lei ti guarda, sai che la vuole accanto a sé, stesa con la bocca sul suo seno. La tieni ancora, lei ti guarda e nuovamente parla. La piccola la sente e lancia un piccolo gemito. Solo tu l'hai sentito ma da quello hai capito che vuole la mamma, la sua mamma. Ed allora la adagi sul suo seno ma una mano la lasci morta lì, sulle gambine, la vuoi toccare, ha quasi un'ora di vita ed ha bisogno anche di te. Perché hai le lacrime agli occhi tu che il pianto non l'hai quasi mai conosciuto? E' strano essere in tre. E' bello essere in tre. E le sue dita che ti appaiono incredibilmente lunghe, come d'altronde i piedi, si muovono e toccano quanto capita loro a portata di mano. Ma intanto il tempo passa, dal seno non è uscito nulla e lei è ancora adagiata nella stessa posizione in cui l'avevi messa tu. La reclami e sua madre, tua moglie, ti dice che non sono passati neppure dieci minuti. Solo?
Poi te la portano via e tu vai in camera e aspetti. Perché non te la riportano? Cosa starà accadendo aldilà del vetro? Maledetto vetro che non mi fai sentire. Lo rompo, se non me la riportano entro due minuti lo rompo. Al massimo lo ripagherò ma almeno potrò capire cosa stanno facendo a mia figlia. Ti avvicini e la porta si apre. Nel piccolo lettino c'è una bimba di due ore stanca, dorme. Ssst, silenzio mia figlia sta dormendo. Ti guardi attorno rendendoti conto che c'è tanta gente che parla. Presto, andiamo in camera che qui son tutti maleducati. Passi il corridoio ed entri in quella dove tua moglie, la mamma, aspetta stanca. Ma non è sola, tutti i parenti si sono dati appuntamento in quel cavolo di ospedale. Ssst, silenzio mia figlia sta dormendo. Lo pensi ma non lo dici, vorresti lo capissero da soli ma la luce è alta e loro ti spostano, occupano i tuoi spazi e ti emarginano quasi non fosse figlia tua. Ehi un attimo, fatemela vedere. Ma il caos è aumentato, sono arrivate le amiche ed i fiori, un sorriso poi l'emarginazione.
Tua figlia ha poco più di quattro ore di vita e tu sei già geloso, vergognati. Ed allora vergognandoti vai al bar, prendi un caffè fumi e pensi a quando crescerà, a quando ti chiamerà babbo o papà, a quando ti abbraccerà tornando a casa dall'asilo, a quando la dondolerai sull'altalena, a quando ti sorriderà solo perché le sarai andato accanto, a quando ti prenderà la gamba, a quando piangendo dirà "opa" perché vorrà essere presa in braccio. Ma la sigaretta è finita ed allora parti, vai al bagno a lavarti le mani, metti in bocca una caramella e torni su a vedere se te l'hanno svegliata, se c'è uno spazio per te attorno a quella culla.
Questo è quanto accade a un padre quando viene al mondo una figlia. Perché si sa che la bimba di casa preferisce il papà alla mamma, e il papà per lei sarà sempre presente. Questo è di certo quanto ha provato Lucio quando Elena è nata. Elena, piccola anima che amava suo padre. Un papà che l'adorava come solo un padre può adorare una figlia. Un papà che il destino ha voluto far morire dentro strappandogli per colpa sua ciò che di più amava. Elena non c'è più, non ce l'ha fatta a sopravvivere anche se avrebbe voluto... e lo avrebbe voluto per non far soffrire suo padre. Non oso pensare a come ha trascorso le cinque ore chiusa in quell'auto, stretta ad un seggiolino da una cintura e pressata dal caldo sempre più opprimente. Non oso pensare al suo pianto disperato, ai suoi movimenti convulsi prima di svenire ed entrare nell'oblio del coma. No, non è giusto accadano certe cose.
Ma Lucio è stato un buon padre. Ora non oso neppure pensare a come si può sentire dentro, al sangue gelido che il cuore gli pulsa a fatica nelle vene. Non oso pensare alla voglia che ha di morire. Elena non la vedrà più ed ogni volta che salirà in auto morirà al posto suo. Ogni volta che guarderà il seggiolino un coltello gli entrerà nel cuore. Elena è morta e sua mamma fra un mese avrà un altro bimbo. Un fratellino che aspettava di vedere ma che non vedrà. Lucio non può morire. Il bimbo che sta per arrivare avrà bisogno di lui. Quando nascerà le sensazioni saranno diverse, attutite, ma poi a poco a poco imparerà ad amare quello scricciolo che non è Elena ma che come Elena avrà bisogno d'amore.
Elena non c'è più e lui, che si vorrebbe ammazzare, sa che non lo può fare.
Addio Elena, che qualcuno in cielo ti ami come ti ha amato tuo padre. Lo so che non ce l'hai con lui e coi suoi troppi pensieri.
Auguri Lucio, ama il tuo prossimo figlio come hai amato Elena perché da lassù lei ti guarda e, ne sono certo, ti sorride come quando ti viveva accanto, ed è un sorriso d'amore.
5 commenti:
Ho pianto Massimo, finalmente ho pianto. Per Elena, per Lucio, per la mamma e anche per me, per tutti noi con tante cose per la testa e la fretta matta che ci porta via. Mi hai fatto piangere e ogni tanto ce n'é bisogno. Lucio deve vivere, e tornare ad amare, e un giorno provare a perdonarsi, e stringersi a quella donna straordinaria che é sua moglie e al nuovo bimbo. Il suo sorriso viene da lontano... Ciao
A volte ce lo dimentichiamo ma il pianto è uno dei doni più belli regalati all'essere umano.
Nessun altro essere del pianeta piange.
E davvero, purtroppo, in questo pazzo mondo che corre come mai a corso può capitare di rimanere schiacciati dagli eventi, da un destino che mai ti aspetteresti. Ed arriva sempre nei momenti forse migliori della vita, tanto per ricordarti che tutto ciò che hai è solo una pura illusione.
Ciao Nico, Massimo
Complimenti, Massimo, per il tuo articolo così bello.
Vorrei osservare che a mia memoria non è la prima volta che succede un fatto del genere, purtroppo.
Non dovrebbe mai accadere, ma purtroppo è accaduto di nuovo.
Probabilmente il padre era in uno stato di grande stress, con la mente completamente assorta da preoccupazioni talmente forti che gli hanno generato la fatale amnesia.
Si potrebbe escogitare qualche dispositivo elettronico che emetta una segnalazione ottica o acustica se, quando si chiude l'auto, il seggiolino dei bambini è ancora agganciato.
Solo se si cercherà concretamente di evitare che simili incidenti possano accadere in futuro, la morte della piccola Elena non sarà stata vana.
Giacomo
Anch'io Massimo, mi sono profondamenrte commossa leggendoti, ho pensato spesso in questi giorni allo strazio del padre ... e al coraggio della madre. Per fortuna vengono seguiti da psicologi.
Comunque, anche se non li consola, la morte della piccola Elena non è stata vana: ha salvato la vita a tre bambini e ad altrettante famiglie.
Quando capitano queste coincidenze mi interrogo sulla ragione per la quale siamo in questo mondo ...
Un abbraccio a tutti i genitori.
Mimosa
Lucio io nn ti conosco ma mi permetto di dirti malgrado quanto successo nn fartene una colpa....abbi cura di tua moglie e del piccolo che deve nascere e sono certa che Elena è un angelo che veglia su di voi!!! Un forte abbraccio di <3 da Anna
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