lunedì 17 ottobre 2011

Annamaria Franzoni. Come contaminare una scena del crimine e far finta che tutto sia perfetto

La villetta isolata di Cogne... e le case attorno
Dopo aver visto ed esserci resi conto che la Franzoni non mentiva, che davvero la prima richiesta di aiuto fu indirizzata al 118 (ed incredibile a dirsi nessuno se ne accorse), dopo aver visto ed aver capito che la ricostruzione della procura su quanto avvenuto la mattina del 30 gennaio 2002, quella portata ai processi e creduta convincente, era in effetti più che ridicola (eppure è stata accettata per buona), per chiudere una buona parte di cerchio non ci resterebbe che parlare delle macchie di sangue sul pigiama, in fondo la vera causa per cui la Franzoni ora è in carcere, la vera causa che ha portato i giudici a credere nell'incredibile. Ma questo è un argomento che va spiegato in maniera perfetta per far capire in un piccolo articolo da blog, in modo chiaro e non superficiale, che chi ha periziato la posizione delle gocce e degli schizzi di sangue su quell'indumento, e sul piumone, ha sostenuto l'insostenibile (e l'hanno creduto!). Per farlo al meglio serve tempo, per cui, dato che con gli errori fatti a Cogne si possono scrivere centinaia di libri (servirebbero a far capire alle "nuove leve" quale non è il modo di operare), lasciamo ad un futuro prossimo venturo il pigiama ed addentriamoci in cosa è accaduto nel momento in cui alla villetta dei Lorenzi arrivarono i primi soccorsi. Un altro passaggio di quanto avvenuto in quella mattina che fa capire tante cose...

La prima persona ad arrivare, alle 8.30, fu la vicina, Daniela Ferrod, un minuto dopo arrivò la dottoressa Satragni (pediatra e medico di famiglia), assieme a lei suo suocero, Marco Savin. Dopo di loro, in rapida successione, altri vicini e, alle 8.45/50, l'elisoccorso. Questo fece da esca per gli abitanti della zona. Il primo errore fu fatto, senza volerlo, dalla dottoressa Satragni che decise di spostare all'esterno il piccolo Samuele (per agevolare i soccorsi), e nonostante la testa spaccata parlò di aneurisma cerebrale; il secondo errore lo fecero i vicini e le guide alpine che si addentrarono nella camera per osservare il sangue sui muri e sul letto. Una volta arrivato l'elisoccorso il dottor Iannizzi, medico del 118 che prestava ulteriori cure al piccolo e cercava di stabilizzarlo per poterlo trasportare all'ospedale (a tal proposito c'è da aggiungere che l'elicottero non riuscì ad atterrare sul davanti ed il pilota dopo averci provato, restò sospeso a pochi metri dal suolo per molti secondi, immaginate lo spostamento d'aria, decise di adagiarsi sul retro della casa) resosi conto che si trattava di un'aggressione fece telefonare di nascosto ai carabinieri, carabinieri che in pochi minuti arrivarono.

Ma una volta alla villetta questi non fecero la cosa più logica da fare, farsi dare i nomi delle persone presenti, per verificarle in un secondo tempo casomai si fossero trovate impronte estranee nella camera, e recintare l'area così da impedire l'accesso all'abitazione ed al cortile, ma l'esatto contrario. Soprattutto, visto che nessuno fino a quel momento era passato dalla porta principale e tutti avevano avuto accesso all'interno dalla porta-finestra della camera da letto, sarebbe stato indispensabile, per sapere se un estraneo fosse uscito dopo il rientro della Franzoni (un eventuale aggressore di Samuele rimasto in casa dopo l'omicidio), non far toccare ad alcuno la maniglia della porta in quanto vi si potevano trovare "impronte digitali fresche". Ma nulla di tutto questo fu fatto, si finse non ci fosse niente di strano usando un comportamento non esattamente professionale. Un carabiniere si spostò fino ai campi per una ricognizione, sempre fingendo di non sapere dell'aggressione, un'altro restò nei pressi dell'abitazione a parlare coi vicini e ad ascoltare quanto diceva la Franzoni al marito, che in apparenza era il più scioccato dalla tragedia ed urlava la sua rabbia verso le montagne. A nessuno fu impedito di entrare. A quel punto il Lorenzi, la moglie, la vicina, la dottoressa, suo suocero e chi era rimasto, compresi i carabinieri, entrarono all'interno della villetta. Villetta dalla quale partirono le telefonate ai parenti, dentro la quale tutti ebbero la possibilità di muoversi liberamente. E quando i coniugi furono pronti per andare all'ospedale di Aosta, con loro il comandante dei carabinieri di Cogne (amico di famiglia), le chiavi restarono in mano alla vicina, che poi le consegnò a chi non fu in grado di ricordare.

Camera da letto dove è avvenuto il delitto
Ma la "scena del crimine" a quel punto non poteva più considerarsi una vera scena del crimine, dato che a causa dei numerosi passaggi si presentava compromessa. Il pavimento in legno della camera da letto era impolverato da orme estranee, le pale dell'elicottero avevano alzato la polvere (e probabilmente anche cancellato possibili eventuali tracce ematiche sul terreno e sulla ghiaia fine del cortile) e questa si era depositata alle suole dei curiosi e dei soccorritori che dall'aia erano entrati all'interno. Il cuscino lo si era usato per adagiarvi Samuele una volta portato all'esterno, il piumone, abbassato poco dalla madre al momento del suo ritorno, lo spostò solo fino alla pancia del figlio, fu poi mosso e rimosso, perché non intralciasse, ed infine riadattato sulla parte finale del letto. Ed ancora, nonostante i sospetti, la casa fu chiusa solo alle 16.00, dopo l'arrivo dei carabinieri di Aosta che comunque vi entrarono senza copri-scarpe e la girarono tranquillamente da sotto a sopra, ed il Ris intervenne per la prima volta nel pomeriggio del giorno successivo. Leggiamo cosa disse il loro capo di allora, l'ex Tenente Colonnello Garofano: "Siamo arrivati il giorno successivo a Cogne; dal momento del primo intervento la casa è stata tenuta sempre sotto controllo, congelata, come si dice in gergo".

Perfetto, concordo con lui perché è vero. Ma il giorno antecedente e la mattina prima del loro arrivo? Quanta gente ha visitato la "stanza dell'orrore?". Se li contassimo tutti, fra familiari, soccorritori, curiosi, carabinieri, ci accorgeremmo che 13 persone sono entrate al momento dei soccorsi, ed alcune hanno bagnato, spostato e sporcato, altre si sono lavate ed hanno camminato sul sangue mentre altre ancora hanno toccato ed inquinato, oltre a ciò che hanno sicuramente fatto e non hanno detto di aver fatto. E questo senza contare le forze dell'ordine passateci successivamente. Come poté dire Luciano Garofano che la camera dove trovò la morte Samuele Lorenzi fosse rimasta "una scena del crimine?". La pensarono tutti come lui? Pare di no perché in effetti, anche fra quelli che continuano imperterriti ad avere una cieca sicurezza della colpevolezza di Annamaria Franzoni, serpeggia su questo punto una diversa visione dei fatti ed una diversa visione dei Ris.

E' il caso dell'accusatore numero uno della Franzoni, è il caso di Massimo Picozzi. Vi trascrivo parte di una intervista rilasciata al giornalista Alessandro Robecchi. Inizialmente il criminologo dichiara: "Può capitare che il primo intervento non sia svolto dalla persona più preparata. E ci sono molte variabili che la gente non sa. Cosa si fa per prima cosa sul luogo del delitto?". Alla domanda il giornalista ipotizza di sapere e dice: "Non toccare. Non far entrare nessuno. Fai la griglia, non lasciare impronte, raccogli gli indizi senza rovinarli…". Ma Picozzi ribatte: "Ecco, vedi? Invece no. La prima cosa è soccorrere la vittima che potrebbe essere ancora viva. A Cogne i tentativi di rianimazione non sai se hanno rovinato la scena. A Erba c’era un incendio da spegnere… scena compromessa. Si sta pensando di dotare quelli del 118 di caschetti con telecamera. Vedi che i problemi sono tanti. Mediaticamente si è detto che quelli del Ris risolvono tutto, ma non può essere vero. E poi gli errori ci sono dappertutto. Non è che il Ris o la Scientifica hanno alimentato questo mito, ma certamente non lo hanno mai smentito e ora la gente si aspetta miracoli. Ho incontrato anche magistrati che si aspettavano miracoli...".

Certo il Picozzi ha ragione sui magistrati che si aspettano miracoli, non ne ha sulla scena rovinata a Cogne. Perché non è vero che non si sa, si sa eccome che è stata rovinata. Il primo a scriverlo fu il gip Fabrizio Gandini, 40 giorni dopo l'omicidio, che nonostante questo dopo una settimana di meditazione ordinò l'arresto della Franzoni. Che poi certe cose si siano volute chiudere in un armadio per non modificare la reputazione di chi si impegna nelle indagini... ma nulla si può nascondere in eterno. Sapete ad esempio cosa trovarono quelli del Ris il giorno in cui arrivarono? Su questo c'era una informativa inviata alla Procura di Aosta, poi trascurata, che citava: "Sono state rinvenute tracce ematiche riconducibili alla vittima sia all'esterno che all'interno dell’abitazione. All'esterno sono stati repertati dei ciottoli, dei pezzi di carta addirittura nel barbecue e all’esterno del muro di cinta. All’interno della casa tracce ematiche sono state rinvenute sulle scale e, più significative, sul muro di fronte alla porta, che al momento dell’omicidio si trovava presumibilmente aperta, della camera da letto coniugale". 

Pertanto c'erano diverse tracce ematiche in vari punti della casa e al di fuori di essa, addirittura all'esterno del muro di cinta. Ma che tipo di reperti hanno rinvenuto? Vediamone alcuni (il sangue rinvenuto su muri e sui gradini è stato raschiato e «fissato su carta» per essere analizzato in laboratorio).

Descrizione dei reperti:
Reperto n° 1: - Sassolini più terriccio con traccia di presunta natura ematica; 
Reperto n° 2: - Sassolino e relativo prelievo su carta, con tracce di presunta natura ematica; 
Reperto n°3A e 3B: - Sassolini con tracce di presunta natura ematica. Sul reperto 3A è stata rinvenuta una struttura pilifera classificata reperto3AP; 
Reperto n° 4: - Carta con tracce di presunta natura ematica repertate su un gradino; 
Reperto n° 5: - Carta con tracce di presunta natura ematica repertate su un gradino; 
Reperto n° 6: - Carta con tracce di presunta natura ematica prelevate dalla parete della prima rampa di scale, ubicata di fronte alla camera da letto ove è stato perpetrato il delitto; 
Reperto n° 10: - Carta con tracce di presunta natura ematica repertate dal barbecue; 
Reperto n° 11: - carta con tracce di presunta natura ematica repertate sul primo gradino della seconda rampa di scale; 
Reperto n° 17: - Carta con tracce di presunta natura ematica repertate sull'esterno del muro di cinta della villa. 
Risultati analitici: "Gli accertamenti condotti consentono di riferire quanto segue: La diagnosi generica-orientativa di sangue (Comburtest) effettuata sui reperti in sequestro, ha fornito esito positivo per tutti i reperti testati. La tipizzazione del DNA effettuata sul reperto 6 (traccia ematica prelevata dalla parete della prima rampa di scale, ubicata di fronte alla camera da letto ove è stato perpetrato il delitto), ha consentito di estrapolare un profilo genotipico di sesso maschile. Tale profilo è risultato essere compatibile con quello ottenuto dal campione biologico di confronto appartenente alla vittima Samuele Lorenzi. Si può quindi concludere che l’omicidio è avvenuto nella camera da letto coniugale essendo il luogo che presenta il maggior numero di tracce ematiche, di materiale cerebrale e ossee”.

Era chiaro che l'omicidio fosse avvenuto in camera da letto, ma altrettanto che le gocce di sangue all'esterno non si dovessero catalogare sotto la scritta: "Inutili". I soccorritori, arrivati dopo vari minuti, non potevano aver calpestato sangue fresco, non tanto da lasciarlo sui sassi all'esterno della casa. Inoltre la dottoressa Satragni tamponava continuamente le ferite sul capo di Samuele e, in ogni caso, il bimbo era adagiato su un cuscino. La chiudo qui per il momento, ma non prima di aver scritto che chi ammazza un figlio in camera da letto, e si lava nel bagno a questa comunicante, lì erano i panni della Franzoni, quelli da indossare per poter uscire ed accompagnare il maggiore dei figli allo scuolabus (dato che s'è detto fosse in pigiama al momento dell'aggressione doveva indossarli per forza dopo il delitto), non può lasciare tracce di sangue sul corrimano o sulle scale che portano al piano superiore come un qualunque assassino in fuga.

Ma a processo c'era il pigiama macchiato di sangue ad offuscare quanto accaduto. La prossima volta lo guarderemo bene questo fantomatico pigiama, giusto per capire se era indossato da qualcuno...

Speciale delitto di Cogne: gli altri 14 punti che scagionano Annamaria Franzoni

Annamaria Franzoni Cap.1 (come far stare 3 minuti e mezzo in poco più di due)
Annamaria Franzoni Cap.2 (come preparare un bimbo per la scuola in 7 minuti scarsi)
Annamaria Franzoni Cap 10 (Questa è la vera arma del delitto?)
Annamaria Franzoni Cap 11 (una condanna nata dalle chiacchiere di paese)
Annamaria Franzoni. Cap.12 (Le intercettazioni spacciate dai media e dalla procura...)
Annamaria Franzoni. Cap.13 (Ed il Pm disse che gli alibi dei vicini erano buoni alibi...)
Annamaria Franzoni. Cap.14 (L'alibi della vicina e i movimenti alquanto particolari...)
Annamaria Franzoni. Cap.15 (Il delitto efferato? Una fantasia dei giudici copia-incolla)

Leggi gli ultimi articoli sui casi di:

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Massimo,nn vedo l'ora di leggere questo tuo prossimo post.
Bea.

Anonimo ha detto...

Leggo con molto interesse i tuoi post anche se non mi trovo spesso d'accordo col tuo "innocentismo" a tutti i costi.
Una curiosità ... ma non ci hanno sempre detto che la Satragni era una medico si ma psichiatra? E per questo fece il grossolano errore di somministrare il bentelan al piccolino.
Monica

Paola ha detto...

La dr.ssa Satragni e' una psichiatra. Ha comunque posto in essere tutto quello che NON si deve fare nel prestare soccorso. Inoltre la diagnosi di rottura di aneurisma gigante.....
Credo che a suo tempo ci sia stato un giusto richiamo da parte dell'ordine.
Paola

Anonimo ha detto...

Appunto, Paola leggevo che Massimo ha scritto che la Satragni é medico di base e anche pediatra. siccome mi sembrava di averlo letto anche nei post precedenti, volevi essere sicura di non essermi sbagliata io.
Già... Il bentelan perché prima pensó ad una reazione allergica e poi ad un aneurisma scoppiato!
Lo stress deve essere stato troppo e soprattutto difficile da gestire per chi non é abituato a stare in prima linea a soccorrere, però che "svista" esagerata!
Monica

Unknown ha detto...

La Satragni è psichiatra, ma anche medico di base. Come tutti i medici di base ha una specializzazione. Ma non solo, era anche la dottoressa che si prendeva cura dei bimbi. La Satragni è di Torino e si è spostata a Cogne per motivi suoi personali. Dopo l'omicidio di Samuele, che le ha creato vari disturbi, è stata anche responsabile generale dell'Asl di Aosta.

Ciao, Massimo

Unknown ha detto...

A Paola e Monica.

Posso proporvi di leggere il mio libro "Giustizia e Pregiudizio" che tratta esattamente del caso di Cogne, processi perizie moventi assassini alternativi e giusta arma del delitto, me lo ha curato il dottor Carlo Federico Grosso, primo legale della Franzoni ma anche ex vice presidente del CSM e presidente della commissione antimafia, quindi non l'ultimo arrivato.

In questo modo potreste rendervi conto che il mio non è innocentismo a tutti i costi.

Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Però è vero. Ho sempre pensato che se mi dovessi trovare di fronte ad una disgrazia del genere non credo avrei il sangue freddo di non toccare niente.. la prima cosa che farei è cercare di soccorrere la vittima auspicandomi sia ancora viva.
tab

Anonimo ha detto...

Non capisco come mai siano state dichiarate "inutili" le tracce ematiche trovate fuori dalla casa! Ma non potevano essere state lasciate dal possibile assassino mentre usciva dalla casa? Per quale motivo gli inquirenti hanno deciso di non approfondire questa ipotesi e hanno sempre lavorato ritenendo la Franzoni colpevole? Probabilmente, se avessero svolto un lavoro a 360°, invece si fossilizzarsi su un'unica teoria, oggi potrebbe esserci un'altra verità rispetto a quella che è stata scritta dalla magistratura....

gomesse ha detto...



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