Matthias Schepp con abiti differenti |
Ma c'è di più. C'è che l'abbigliamento dello Schepp è cambiato nei giorni. In Francia aveva una maglia scura ed un giubbotto scuro, quando ha passato la frontiera italiana aveva una abbigliamento bianco, quando è arrivato al ristorante di Vietri una maglia gialla paglierino ed un giubbotto grigio chiaro. E questi ultimi saranno forse anche gli abiti che indossava al momento della morte? Saranno, forse, chissà? Perché nessun giornalista ha chiesto agli inquirenti di che colore fossero gli abiti indossati dal morto. Ma anche avesse indossato gli stessi, anche ammettendo che la foto scattata alla frontiera inganni il colore e pure il due febbraio vestisse come la sera del tre, c'è da capire che fine hanno fatto gli abiti scuri indossati in Francia. Erano in auto? Si è parlato solo di documenti, nessuno ha mai scritto ci fossero vestiti all'interno o nel bagagliaio. Inoltre, pure ci fossero stati abiti in auto, avevano addosso il dna delle figlie? Insomma, l'uomo che è finito sotto quel treno era davvero stato a contatto con Livia ed Alessia nei giorni precedenti la sua morte? Tante domande senza risposta in questo stramaledetto caso trattato alla stregua di una lite familiare nonostante il rapimento di due bimbe. Perché? E perché nessuno ha mai dato risposte ed anzi ha lasciato che le domande aumentassero? E perché le domande si moltiplicano se passiamo a parlare di autopsia! I giornalisti di solito vanno a nozze con questo tipo di perizie, sanno bene che mettendole in rete verranno cercate e lette, eppure, nonostante il magistrato abbia posto all'incaricato tre domande molto interessanti e precise, domande a cui ora ci dovrebbe essere risposta, niente è trapelato. Quindi non si può sapere per certo se il dna del morto sia dello Schepp, se sotto le unghie o nei polpastrelli di quel cadavere vi fossero tracce biologiche riconducibili ad estranei, se fosse davvero vivo al momento in cui si è gettato (o l'hanno gettato) sotto il treno.
E questo è un'altro particolare da sviscerare dato che il macchinista ha detto che la "botta" è arrivata sul fianco e che fra i binari innanzi a lui non c'era nessuno. Ma come stabilire per certo che, pur anche il corpo risultasse essere stato vivo al momento dell'impatto, non fosse svenuto a causa di botte o percosse ricevute in precedenza? Questo è impossibile da appurare ed aumenta gli interrogativi, interrogativi che a quasi 290 giorni dall'accaduto esigono risposta se risposta c'è. Oltre a questi un'altra domanda va formulata agli inquirenti, a chiunque di loro abbia la volontà di proseguire le indagini, per quale motivo non ci si è attivati per recuperare il "profilo facebook" che lo Schepp ha cancellato probabilmente il giorno prima di rapire le figlie? In Italia ultimamente abbiamo scoperto, tramite una rogatoria che ha recuperato la pagina del "vecio alpino", che c'era un marito fedifrago solito ad usare quel mezzo per nascondere la sua relazione. Possibile che non si possa scoprire cosa lo Schepp scrivesse sulla sua pagina ed a chi? Possibile che si stia facendo il contrario di quanto si dovrebbe fare? Cosa c'è sotto? Ci sono diverse persone che scrivono su facebook, anche nella pagina "Missing Livia & Alessia", e chiedono di sapere se sia davvero Matthias Schepp l'uomo dilaniato da un treno in transito per Cerignola, se davvero siano suoi i resti trovati e come sia stato possibile identificarlo.
Cari inquirenti, io a chi me lo ha chiesto ho sempre scritto che mi fidavo di voi, che non avevo motivo di dubitare e che presto sarebbero uscite le perizie sul dna. Non è uscito nulla ed ora inizio a preoccuparmi. Riuscite a darci una risposta certa o ci sono difficoltà che vi impediscono di darcela? Sapete perché sorgono spontanee queste domande? Ve lo spiego io partendo da ciò che si è saputo inizialmente, cioè che il riconoscimento del padre di Livia ed Alessia si è basato solo sulle impronte digitali e sugli effetti personali. E diciamoci la verità, riconoscere un uomo maciullatosi sotto un treno con questo sistema pare veramente non molto professionale. Il motivo di quanto scrivo è semplice e già lo conoscete dato che anche voi sapete che i riconoscimenti basati sulle impronte digitali non sono sicuri al 100%, e questo nonostante per decenni si sia portato il popolo mondiale a credere che il metodo dell'inchiostro sulle dita, ora superato anche da nuovi mezzi di rilevamento, fosse più che sicuro. Ed invece da anni ed anni si sa che quanto accettato acriticamente dai giudici, che sulle mezze impronte trovate sulla scena di un crimine non chiedono mai una ulteriore perizia e si adattano a quanto rilevato in sede di indagini dai laboratori delle forze dell'ordine, non è sempre un dato reale in quanto anche questo passibile di errore. Ed infatti ci sono persone che hanno subito condanne proprio a causa delle loro mezze impronte, persone che la vittima neanche la conoscevano.
E' logico che lo sbaglio non è la consuetudine ma l'eccezione, è logico che nella maggioranza dei casi le impronte trovate su un arma o su un qualsiasi oggetto presente sul luogo dell'omicidio sono quelle del vero assassino. Ma capita di sbagliarsi... e questo è un dato di fatto incontrovertibile. Uno dei casi più clamorosi si è verificato nel 2004, anno in cui alcuni agenti dell'FBI bussarono alla porta dell'avvocato Brandon Mayfield e lo dichiararono in arresto con l'accusa di aver materialmente partecipato, trasportando una bomba, all'attacco terroristico che nel marzo dello stesso anno aveva provocato la morte di 191 persone alla stazione ferroviaria di Madrid. "Le prove - sostennero gli agenti federali per chiederne l'arresto - sono inoppugnabili. La polizia spagnola ha rilevato alcune impronte digitali, sia pure un minimo deteriorate, proprio sul sacchetto di plastica che conteneva il detonatore di uno degli ordigni". Ed a parer loro non c'era possibilità di errore perché il computer dell'archivio FBI dava una corrispondenza perfetta con quelle dell'avvocato. Quindi al legale, che si proclamava estraneo urlando la sua innocenza (ma chi l'ascoltava?), toccò di andare in carcere ad attendere la richiesta di estradizione della magistratura spagnola, e non lo attendeva una bella fine perché avrebbe dovuto rispondere di un capo d'imputazione che parlava di strage.
Ma fu fortunato e venti giorni dopo l’FBI fu costretta a rilasciarlo con tanto di scuse. Accade che la polizia spagnola in quei venti giorni avesse proseguito le indagini anche in altre direzioni ed arrestato un algerino, lui sì appartenente al gruppo di terroristi, le cui impronte digitali si sovrapponevano perfettamente con quelle rinvenute sul luogo dell'attentato. A farla breve l'avvocato americano, che fra l'altro nemmeno s'era mosso dalla sua città nel periodo della strage, nulla aveva a che fare con bombe o terroristi. Ora lo sappiamo, ma se non si fosse trovato l'algerino? Siamo certi che vivrebbe ancora con sua moglie e coi suoi figli? Nonostante il clamore suscitato, subito sedato e poco reclamizzato, i giornali liberi di tutto il mondo si chiesero come fu possibile arrivare ad arrestare un innocente che mai più sarebbe uscito di galera se le indagini della polizia spagnola si fossero fermate invece di proseguire su una pista alternativa, ed avrebbero potuto fermarsi dato che subito le istituzioni spagnole erano state informate dagli agenti americani dell'arresto di Brandon Mayfield. In quel momento tutti fecero la stessa domanda alle istituzioni scientifiche americane: "Ma allora è vero o no che le impronte digitali sono uniche per ogni individuo? Con malcelato imbarazzo l’FBI si sovrappose alla scienza e chiese scusa addossando la colpa ai tecnici che, dissero, avevano lavorato approssimativamente.
E questo a parer mio è ancora peggio perché non dovevano scoprire chi aveva rubato le caramelle al negozio di "zia tonina", col loro accertamento avrebbero potuto mandare un uomo all'ergastolo (e farlo in modo non approssimativo era il minimo che gli si chiedeva). In Italia il quotidiano l'Unità, nel 2010, diede voce ai dubbi di tanti pubblicando un articolo, firmato da Pietro Greco, in cui era scritto: "Quello che ha portato Brandon Mayfield in carcere con un'accusa tanto pesante quanto infondata è, appunto, il caso più clamoroso. Anche perché riguarda una tecnica, il riconoscimento delle impronte digitali, tra le più antiche e considerata la più affidabile scientificamente. Ma non è l'unico nella storia recente delle scienze forensi". Ed ancora: "Già, perché la scienza in tribunale riscuote notevole successo mediatico. In televisione, per esempio, impazza in tutto il mondo 'CSI: Crime Scene Investigation', che è una sorta di apoteosi delle scienze forensi. In Italia, poi, scienziati forensi di ogni genere e sorta sono protagonisti una sera sì e l'altra pure dei più seguiti talk show. Solo che i media rimandano l'immagine taumaturgica di una scienza forense infallibile. E che, dunque, quando fallisce è a causa di un complotto ordito da tecnici in malafede. La verità è un'altra. Le scienze forensi sono uno strumento potente e delicato. Va utilizzato, ma con saggezza. La scienza in tribunale non è la verità. E' uno dei mezzi per acquisire la verità giuridica. Se anche la fiction e i talk show ci aiutassero a capirlo, probabilmente anche i tecnici sarebbero indotti a utilizzare la scienza forense con maggiore equilibrio. E, dunque, a sfruttarne al meglio le enormi potenzialità".
Letto questo torniamo ai giorni nostri e chiediamo a voce ferma e alta, a chi di dovere, quindi ai vari procuratori, di darci risposte certe e provate (non come quella sulla saliva trovata nel bagagliaio di cui si è parlato per tornaconto in due modi differenti)! Di comunicarci in fretta se le ricerche basilari, quelle semplici come il riesumare una pagina facebook, come un raffronto sicuro del dna, come un controllo approfondito delle tracce genetiche sugli abiti indossati dal morto per capire se abbiano o meno avuto a che fare con Livia ed Alessia, come il sapere se l'uomo si è gettato o è stato gettato sotto quel treno, come il conoscere la quantità di alcool presente nel suo corpo, come il sapere se c'erano tracce genetiche di estranei sui polpastrelli, sono state completate e meritano la nostra attenzione o sono bloccate per motivi strani. Perché quanto fatto in tre nazioni, o sarebbe meglio dire non fatto (senza nulla togliere ai volontari che hanno spostato sassi ogni santa domenica) è risultato strano e votato solo alla rassegnazione.
E' apparso strano il modo di agire dei giornalisti, mai veramente invasivi ed appiattiti alla procura svizzera pronti solo a parlare di suicidio e sepoltura dei corpi. E' apparso strano il modo di agire degli stessi inquirenti, che hanno trattato il caso come fossero novellini inesperti appena nominati procuratori. Ed ora appare strano il non riuscire ad avere risposte. Ed io credo sia ora di smetterla con questo gioco a nascondino. Cos'è che non torna in quanto scoperto dalle analisi di laboratorio?
E' apparso strano il modo di agire dei giornalisti, mai veramente invasivi ed appiattiti alla procura svizzera pronti solo a parlare di suicidio e sepoltura dei corpi. E' apparso strano il modo di agire degli stessi inquirenti, che hanno trattato il caso come fossero novellini inesperti appena nominati procuratori. Ed ora appare strano il non riuscire ad avere risposte. Ed io credo sia ora di smetterla con questo gioco a nascondino. Cos'è che non torna in quanto scoperto dalle analisi di laboratorio?
Leggi gli ultimi articoli sui casi di:
Annamaria Franzoni
14 commenti:
Massimo i tuoi dubbi sono stati anche i miei fin dall'inizio. Matthias Schepp è morto o si nasconde con le sue figlie? Ricordi la testimonianza di quella donna che aveva sentito a Sanremo la conversazione sui documenti falsi richiesti da M.S. per le bimbe? Ma tu pensi per come amava le sue figlie che avrebbe programmato un loro allontanamento senza di lui? Non credo. Tutti si sono chiesti perchè il viaggio a Cerignola. Secondo me perchè in questa città c'era qualcuno disposto ad aiutarlo a costruirsi una nuova vita.
Marilia
Pensavo che l'identità del morto di Ceringnola fosse sicura, senza ombra di dubbio.
Anche a me sembra incredibile che abbia affidato le figlie ad estranei, mi è sembrata la cosa piu' incredibile che possa fare un padre che ama le sue bambine...
Rosy
Dubbi che alimentano una speranza. Le risposte alle tue domande sono doverose e spero che siamo tali da dilatare dubbi e speranze.
Maricò
Cindivido in pieno tutto quello che dici Massimo,anche a me fin dall'inizio non mi e' mai tornato nulla di tutti i particolari che caratterizzano questa storia.Ma poi una domanda che mi viene spontanea:il Mathiass,non avendo accettato la negazione dell'affido congiunto,poteva pensare di lasciare le figlie ad estranei e rinunciarci per sempre?...a me pare tutto piuttosto strano !
Una doverosa precisazione.
Non sono mai intervenuto nelle discussioni di nessun forum o pagina facebook e non lo farò ora, però avendo letto inesattezze sui commenti di alcuni iscritti a Missing Livia & Alessia qualche precisazione devo farla perché scrivere, rivolgendosi chiaramente a me ed a quanto scritto in questo articolo, frasi tipo: "Si da più credito a un Prati Massimo qualunque che alle parole di Irina o all'amico di famiglia che ha riconosciuto il corpo...", oppure "Queste persone... preferiscono rimanere ad ingarbugliare le cose nonostante gli inviti a farli rientrare da Marte...", ed anche: "ah ah ah ah..", mi infastidisce, e per diversi motivi.
Il primo riguarda la disinformazione di certi commentatori che nonostante non abbiano ben chiaro quanto accaduto, proprio a causa della poca informazione seria, scrivono una loro convinzione quale può essere il credere che Matthias Schepp sia stato riconosciuto da Irina. Chiediamole se lo ha riconosciuto lei dato che il corpo, parole del procuratore di Foggia, era irriconoscibile ed a brandelli (alcuni erano a 700 metri dall'impatto).
Seconda cosa, semplice da capire leggendo l'articolo parola per parola e senza prevenzioni, è che io non sostengo per certo che il padre di Livia ed Alessia non sia morto a Cerignola, sostengo che nessuno ne scrive e nessuno ci ha dato prove serie che dimostrino quello trovato essere suo il cadavere. Sostengo che non si sono fatte analisi sugli abiti, quelle analisi che potrebbero confermare la presenza delle figlie accanto a loro padre nei giorni precedenti il suicidio, che se si sono fatte nessuno ne ha parlato (e credo sarebbero uscite immediatamente come quelle riguardanti il dna sulla "penna" del traghetto e la saliva nel bagagliaio).
Sostengo che chi ha indagato lo ha fatto coi piedi partendo dalla sicura morte delle piccole, quando nulla dimostra siano morte. Sostengo che la stampa non si è comportata da stampa tralasciando di informarci per accettare ad occhi chiusi la verità imposta da una riga scritta, guarda caso sempre dallo Schepp depistatore, in cui non dice neppure di aver ucciso le figlie ma "solo" che "riposano in pace e non hanno sofferto".
Ed in fondo, tralasciando quanto non s'è mai fatto in questi mesi (indagini degne di chiamarsi indagini), il mio articolo è una provocazione affinché i media tornino allo scoperto e ci dicano come stanno in realtà le cose perché, forse qualcuno non se n'è accorto, delle figlie di Irina non ne parla più nessuno.
Quindi il mio scrivere non è un ingarbugliare le cose, cose ingarbugliate in partenza da altri, da chi ha messo in circolo la rassegnazione (e nel tempo mi sono accorto che la maggioranza dei lettori l'ha assimilata e fatta sua molto bene), ma un cercare di mettere ordine e basta, dato che non si sa nulla per certo e, visti i commenti si capisce, si da tutto per scontato.
E da Marte, son sicuro, devono rientrare quei commentatori che danno per certo ciò che certo non è, questo almeno fino a quando non ci sarà chi mostrerà le carte e ci darà vere certezze (e finora nessuno le ha date), commentatori che io, a forza di imbattermi in malefatte avrò troppa malizia, non riesco a inquadrare nell'ottica di Missing Livia & Alessia che, da quanto ne so, è una pagina facebook nata proprio per cercare le figlie di Irina, non per dar modo a chiunque lo voglia di convincere gli altri della loro morte.
Chi non le pensa più vive può tranquillamente aprire una nuova pagina facebook, a commemorazione, e smettere di leggere quegli articoli che vanno nella direzione opposta al loro pensiero... e soprattutto smettere di commentarli usando come base la disinformazione. Le critiche si accettano, ci mancherebbe, ma solo partendo dai fatti reali. Intendo dire che prima di criticare occorre informarsi e sapere se si critica in verità, altrimenti non è più critica ma è dire un dire il falso spacciandolo per vero.
Massimo Prati
Ciao Massimo. Sono certo che sia stato richiesto il DNA per schepp...Fabbroncini capo della mobile di FG ha dichiarato a suo tempo a CLV
Per avere ulteriore conferma, gli inquirenti hanno richiesto anche l’esame del Dna: “Per certi versi un atto dovuto, ma non ci aspettiamo chissà quale risultato con l’estrapolazione del Dna. E’ un atto dovuto ma non ci mette e non ci leva all’attività investigativa” ha dichiarato Fabbrocini.
Wide
"E perché le domande si moltiplicano se passiamo a parlare di autopsia! I giornalisti di solito vanno a nozze con questo tipo di perizie, sanno bene che mettendole in rete verranno cercate e lette, eppure, nonostante il magistrato abbia posto all'incaricato tre domande molto interessanti e precise, domande a cui ora ci dovrebbe essere risposta, niente è trapelato. Quindi non si può sapere per certo se il dna del morto sia dello Schepp, se sotto le unghie o nei polpastrelli di quel cadavere vi fossero tracce biologiche riconducibili ad estranei, se fosse davvero vivo al momento in cui si è gettato (o l'hanno gettato) sotto il treno".
Questa è una parte dell'articolo, quindi l'ho scritto Wide, ed ho scritto anche che oltre all'esame del dna la procura ha chiesto di sapere se c'è dna estraneo sotto le unghie o sui polpastrelli ed anche se al momento in cui è finito sotto il treno era vivo o morto.
Il problema non è la richiesta, fra l'altro fatta a marzo (ben 8 mesi fa), sono le risposte che in procura hanno per forza e che noi non conosciamo. Sono i giornalisti a non volerne parlare o i Pm a non volerci far sapere? Questo è il problema.
Ciao, Massimo
Mi auguro che Irina Lucidi, che è un avvocato, le risposte le abbia avute. In caso di dna non corrispondente a schepp la eco del mio sospiro si sentirebbe sino a Seul. E quello della Lucidi farebbe il giro del globo...
Nell'ultimo articolo che avevo letto, credo in seguito ad una conferenza stampa, per una lodevole iniziativa che ben sai, non mi pare che la stessa abbia a tal proposito adombrato dubbi : una notizia così clamorosa difficilmente sarebbero riusciti a tenerla segreta e il sapere che schepp non è finito sotto il treno per la madre non alimenta una speranza ma le da certezza che le piccole sono vive e con chi.
Ciao Wide
Irina non è un avvocato penalista ma un avvocato esperta del Diritto sulla Concorrenza (a questo titolo la Philip Morris le aveva affidato tutto il sud america), la differenza è notevole. Io le interviste che hanno rilasciato lei ed i suoi familiari le ho ascoltate tutte, in nessuna si fa cenno di nulla tranne in quella di agosto quando disse che avevano eliminato diversi itinerari arrivando a doverne controllare solo tre (si parlava del viaggio dello Schepp).
Nell'intervista ad una tivù francese, sempre a cavallo di agosto, Irina diceva che doveva essere lei ad andare alla procura di Losanna, perché non le davano notizie, e che ogni volta le dicevano che non c'erano novità. Ciò che voglio dire è che noi si da per scontato quanto in realtà scontato non è. Potrebbe essere come dici tu, ma lo sarà? Tu puoi darmene la certezza?
A parte quanto sopra, spero anch'io che lei abbia avuto almeno le risposte sul dna. Ti ricordo però che quella sulla saliva, risultata negativa, in Svizzera è stata strumentalizzata a favore della rassegnazione ed il procuratore di Losanna, invece di affermare che non c'era veleno al suo interno, aveva fatto circolare sulla stampa la notizia che non si poteva sapere se c'era o meno in quanto la saliva era insufficiente. E Pascal Gillièron, il procuratore, è lo stesso che non si è attivato subito e non ha diramato una segnalazione idonea a bloccare l'uomo ma un semplice avvertimento (praticamente gli agenti che lo avessero fermato con o senza le bimbe gli avrebbero dovuto dire di telefonare a casa perché i suoi familiari avevano bisogno di parlare con lui, ed a Marsiglia era stato intercettato il 31 gennaio ma non fermato perché la Gendarmeria questo tipo di segnalazioni non le considera).
E'lo stesso che appena saputo del viaggio sul traghetto è corso in Francia ed in una conferenza stampa si è detto certo della morte di Livia ed Alessia, gettate in mare dal padre, salvo poi dire mesi dopo che forse non avevano mai lasciato la Svizzera.
E' lo stesso che ha chiesto ad Irina i soldi spesi per avere i tabulati telefonici del marito, lo stesso che ha dichiarato che le indagini costavano troppo e non avrebbero potute portarle avanti (salvo poi fare marcia indietro anche in questo caso quando il padre di Irina si è inalberato sollevando l'opinione pubblica).
E' lo stesso che ha inviato 160 persone a cercare in un luogo in cui mai potevano essere i cadaveri solo per far vedere al mondo che non lesinavano mezzi (ma era fumo perché dopo "quell'affaire" le critiche sono cessate, tutto in procura s'è bloccato e nulla più s'è fatto). Ma queste sono parte delle cose che ho denunciato dall'inizio negli articoli che ho scritto.
Ma a parte questo ti prego, Wide, di leggere quanto segue: "Ed in fondo, tralasciando quanto non s'è mai fatto in questi mesi (indagini degne di chiamarsi indagini), il mio articolo è una provocazione affinché i media tornino allo scoperto e ci dicano come stanno in realtà le cose perché, forse qualcuno non se n'è accorto, delle figlie di Irina non ne parla più nessuno".
E' parte di un mio commento in calce all'articolo, ed è il motivo per cui tale articolo in realtà ho scritto.
Ma a dire il vero le stranezze sono molte, e presto scriverò un altro articolo su queste, e non riguardano solo il dna, fra l'altro di cercare tracce biologiche delle figlie nei vestiti del padre non se n'è proprio parlato, non è scritto in nessuna richiesta e nessuno ha chiesto a voce ai laboratori di farlo (non è già questa una stranezza?), riguardano un'altra serie di indagini, questa volta italiane, lasciate sempre a metà e mai portate a termine.
Ciao, Massimo
Già molti dubbi, e quella testimonianza raccolta in un bar a Sanremo sui documenti falsi per le bimbe è mai stata verificata?
A me sembra tutto assurdo e tutto lasciato al caso. Anche i parenti dello Shepp, intoccabili... non mi convincono.
Chi l'ha visto non ne parla piu' da tempo.. come se si fosse creata una velatura di omerta'.
Che tristezza...
Ho sempre sostenuto sin dall'inizio che il suicidio sia stato simulato da MS il quale si trova con le amate figlie in qualche luogo lontano. Sono altrettanto convinto che la polizia abbia scoperto la cosa ma non abbia voluto renderla di pubblico dominio per condurre a livello internazionali indagini tranquille facendo credere a MS che tutti siano convinti della sua morte.
Massimo delle bambine non si parla più??? Stanno aspettando il 30 Gennaio giorno in cui sarà un anno che sono sparite per rendere operativo l'associazione Missing Children fondata da Irina. Ma possibile che il silenzio su questo caso sia lapidario e senza spiragli?!
Non riesco a capacitarmi sono nella pagina delle bambine dal 3 Febbraio ma da mesi ormai non si vedono più neanche loro...che tristezza!!!
Quando è stato ritrovato il corpo nn hanno verificato se fosse quello di Matthias oppure no ? E se il corpo nn è di Matthias allora di ki è ? Beh, se nn fosse il suo la speranza sarebbe ke Matthias sia da qualke parte cn Livia e Alessia. Speriamo.
Luna hai ragione :nn si sta più parlando delle bambine. E' ormai da tempo ke nn si vedono quei bellissimi e teneri visini di quelle due bimbe in televisione. Sarebbe giusto ricominciare a parlarne almeno x ricordarle.
Posta un commento