lunedì 9 gennaio 2012

Roberto Straccia. Un mistero che pur snodandosi per i viali di una città è lungo oltre trecento chilometri di mare spiagge e scogliere


Dal primo pomeriggio del 14 dicembre 2011 alla mattina del 7 gennaio 2012 ci sono ventitré giorni e mezzo. Da Pescara a Bari oltre 300 chilometri. In questi ventitré giorni, ed anche in questi trecento chilometri, si cela il giallo di Roberto Straccia perché, ormai è praticamente certo, è il corpo del giovane quello rinvenuto sugli scogli della città pugliese. Per cui Roberto Straccia è morto e questo solleva mille interrogativi, ad iniziare dalle analogie con altri casi già accaduti e conosciuti. La prima analogia è che viveva, come Meredith Kercher per fare un nome, in una casa in affitto assieme ad altri studenti. La seconda è che il giorno successivo alla scomparsa sarebbe dovuto tornare al suo paese ed è sparito, si può davvero dire, in pieno pomeriggio mentre era vestito in maniera particolare e correva in tratti di strada frequentati da pedoni ciclisti ed automobilisti... eppure nessuno pare averlo notato (un male abruzzese il non notare chi è vestito in maniera particolare dalle 14.30 alle 15.30 ?). La terza analogia è riferita a chi è stato intervistato dai giornalisti di "Chi l'ha Visto" e, pur dichiarando di non saper nulla, si è detto certo non fosse morto. A dicembre si può credere che chi esce senza soldi, solo per fare una corsa di un paio d'ore, possa vivere per intere settimane, in confusione mentale, senza essere notato e senza essere aiutato? Io ricordo che anche le "Bestie di Satana" dissero alla stessa trasmissione le stesse parole dopo la scomparsa di due loro amici (trovati poi sepolti in un bosco).

Insomma, certe similitudini possono combaciarsi a persone di età avanzata e con poca memoria, non ad un ragazzo che in pochi mesi avrebbe finito l'università e che aveva sogni nel cassetto. Ora io non mi voglio aggrappare ai verbi, quelli detti "al passato" da chi frequentava Roberto Straccia a Pescara, subito corretti da altri, ed al momento non voglio pensar male di nessuno. Solo che a me fa strano non si sappia quale tragitto abbia scelto per fare jogging, e fa strano che proprio quel giorno sia andato solo quando abitualmente andava accompagnato. A me fa strano che nessuno sia riuscito a ricostruire al meglio le strade che il ragazzo avrebbe percorso prima di sparire. Di sicuro c'è che il percorso abituale non prevedeva passaggi pericolosi a fil di mare, anche perché lui non sapeva nuotare (e tutti gli amici ne erano informati). Ma "fanno strano" tante altre cose accadute in quel lasso di tempo passato a calpestare i percorsi pedonali cittadini, non i viottoli di montagna, ad iniziare dagli avvistamenti avvenuti in giornate successive. Ora sappiamo che chi è stato notato il venerdì alla Pineta Dannunziana, chi è stato visto il sabato e la domenica notte in luoghi a sud della città, non era Roberto Straccia con abiti trovati chissà dove. 

Ma sappiamo anche che, al contrario, si può dar molto credito a quel signore che lo ha visto sulle 15.30 dello stesso giorno in cui è scomparso sul lungomare che porta a Montesilvano, a quattro chilometri a nord dal punto in cui si fermava ogni volta a fare stretching, intento a parlare con qualcuno che si trovava all'interno di un fuoristrada scuro coi vetri azzurrati. E col senno del poi questa pare l'unica segnalazione su cui fare affidamento. Una segnalazione che combacia anche con gli orari di uscita e con quello fissato dalla telecamera che l'ha filmato mentre correva. Sulle quattordici e trenta è uscito di casa, alle quattordici e trentanove lo ha inquadrato la videocamera mentre correva, quindi è ben probabile che potesse trovarsi verso Montesilvano sulle 15.30. Ed il tragitto, che per chi non conosce le due località può apparire strano, in effetti non lo è affatto ed è anzi più probabile di quello segnalato nella zona a sud della città. Grazie a questo ora le indagini potranno finalmente prendere un percorso preciso e concentrarsi su dei punti fermi. Il primo passo sarà il capire se un corpo morto, quindi privo di ossigeno nei polmoni, può essere trascinato dalle correnti marine per più di trecento chilometri o se parte del percorso lo ha fatto in auto o in nave. 

Pare assurdo il pensarlo, lo so, ma i pescatori di Pescara sono sicuri che chi cade nel loro mare va ad incagliarsi sugli scogli presenti fra Vasto e il Gargano. Lo stesso Gargano pare un punto difficilmente superabile da un cadavere caduto nell'acqua di un porto-canale. Diverso il discorso se cade in mare a molte miglia dalla costa o se la corrente, prima di spingerlo a sud, lo trascina per chilometri verso il largo. E questo sarà il compito degli esperti, esperti che dovranno dare risposte certe. Ma non c'è solo la stranezza dei chilometri percorsi in mare (le correnti dell'Adriatico, essendo un bacino semichiuso, sono ben diverse da quelle di altri mari), in questo giallo si insinuano altre stranezze, si insinuano anche gli amici che con lui convivevano o passavano giornate all'interno ed all'esterno dell'università, le persone che gli stavano accanto più di ogni altro per capirci. E se non pare strano che tanti di loro abbiano dimostrato di aver a cuore la vita di Roberto, anche se statisticamente questo non vuol dire essere innocenti di un eventuale crimine perché in percentuale molti colpevoli cercano di stare in prima linea e di entrare in contatto con chi dirige le indagini (per capire da che parte soffia il vento), lo pare invece il defilarsi la sera stessa della scomparsa. 

Quale motivo spinge un ragazzo ad allontanarsi quando un coinquilino non fa ritorno a casa? La paura? Paura di cosa? E' comprensibile un comportamento simile? Mettiamo pure lo sia, mettiamo che certe persone per loro natura cerchino di restare esterne e di allontanarsi dalle tragedie. Mettiamo anche che non voglia dir nulla il fatto che qualche giorno dopo la scomparsa il ragazzo partito immediatamente sia stato interrogato per diverse ore dagli inquirenti di Pescara. Al tempo nulla si poteva ipotizzare visto che non si sapeva neppure che strada avesse in realtà percorso Roberto Straccia (e d'altronde si sono ascoltati anche gli amici di vecchia data), ma ora c'è un particolare che riporta alla ribalta ed in primo piano questo coinquilino. Lui è pugliese, quella sera è tornato a casa ed il corpo lo si è rinvenuto in Puglia. Di sicuro non è il momento di fare nomi e cognomi, di creare castelli di sabbia sfaldabili al primo vento, di additare qualcuno, ma di certo questo particolare non sarà sottovalutato da chi porta avanti le indagini. 

Ed i motivi sono diversi. Niente fa pensare ad un suicidio, non aveva sventure in atto e non c'erano date tristi nel suo immediato, ed è impensabile che un universitario si accordi la mattina per la Tesi, poi torni a casa e si metta a chattare in maniera tranquilla fino a cinque minuti prima di uscire, addirittura parlando di quanto avrebbe dovuto fare in serata, ed una volta fuori a far jogging, un momento rilassante per chi è abituato a correre (addirittura anti-stressante), decida improvvisamente di allontanarsi per sempre gettandosi in mare. Bastan queste constatazioni a far capire che qualcosa in quei momenti, o subito dopo perché nulla si può scartare, gli è capitato. Ed è chiaro che presto ci saranno novità, che conviene aspettare l'autopsia perché questa potrebbe dare risposte impensabili e sconvolgenti, risposte al momento neppure supponibili. Quindi mettiamoci in paziente attesa ed aspettiamoci colpi di scena convinti che sia molto difficile chiudere con la scritta: "archiviabile perché il fatto è avvenuto per disgrazia", quanto di brutto accaduto a Roberto Straccia.


Serena Mollicone e le quindici tracce biologiche

17 commenti:

Serena ha detto...

A me fa strano che l'onlus della ex legale di Sabrina Misseri si sia proposta ai parenti di Roberto e abbia scelto se stessa come difensore della famiglia Straccia.Venerdi il Resto del Carlino annunciava in un articolo l'arrivo a Pescara di un pool di avvocati e super periti per fare luce sul mistero di Roberto e il giorno dopo come per magia il mare ne restituisce il corpo.http://www.ilrestodelcarlino.it/fermo/cronaca/2012/01/06/648040-pool_avvocati.shtml .Tra i periti Luciano Garofano che assieme a Biscotti e Gentile è entrato a far parte della difesa della famiglia Scazzi 15 giorni prima che lo zio confessasse facendo ritrovare il corpo e Meluzzi anch'egli diventato consulente degli Scazzi.Tra gli altri il consulente informatico Gianni Bassetti che si è occupato del caso Marazzo e della difesa dell'avv.Velletri ed il medico legale Enrico Risso,anch'egli ex consulente della difesa della Misseri.Inoltre il rinvenito del corpo siul lungomare di Bari ha fatto in modo che il corpo venisse trasportato al famoso Policlinico tristemente noto per molteplici scandali,ove,e il caso Scazzi ce lo dimostra,non tutto avviene adoperando correttezza ed onestà.Come mai sono sempre i soliti ad occuparsi di casi mediatici che occupano per anni i palinsesti televisivi???Perchè tra tante persone scomparse riescono a fiutare la tragedia prima che diventi tale?

Anonimo ha detto...

Articolo molto interessante, fa riflettere, per me Straccia è stato ucciso da qualcuno.

Claudia

Anonimo ha detto...

Sempre, ovviamente, che quel corpo sia di Straccia, è un articolo, ripeto, molto interessante.

Claudia

mimmo ha detto...

i genitori dicono che il ragazzo sapeva nuotare e che aveva frequentato un corso di nuoto,ma forse è stato solo un malore o un incidente e i soliti media vogliono marciaci sopra per anni

PINO ha detto...

CIAO MASSIMO, le tue proposizioni sono ragionevoli, come sempre. Da parte mia, essendo della zona, posso assicurarti ( e meglio di me può farlo ogni esperto di correnti marine operanti lungo l'Adriatico) che c'è una corrente che, partendo da nord, in prossimità della laguna veneta, e rasentando le coste della Penisola, scende fino al sud, non frenata dal promontorio garganico, dove, con una leggera curva a sud-ovest, nei pressi della punta d'Otranto, si disperde nel Mediteraneo.
La seconda corrente marina, invece, risale, da sud verso nord, rasentando le coste dalmate.
Quindi, E' POSSIBILE che il corpo del povero Roberto, sia stato trascinato da tali correnti, da Pescara alle coste baresi senza essere stato ostacolato dal Gargano.
Naturalmente tutto quanto riportato è frutto delle mie modeste conoscenze, e potrà essere confutato da esperti, ma ho voluto dare, comunque il mio piccolo apporto, ad un caso che, spero, non nascondi risvolti tragici.
PINO

filippo ha detto...

Purtroppo caro Massimo, le indagini vogliono orientarsi (è molto più facile e sbrigativo) su morte accidentale. Sono totalmente d'accordo con te su quello che può essere successo, ma ahime come molti casi recenti dimostrano, quando ci sono testimoni veri che possono avere una qualche valenza, molto stranamente non sono presi in considerazione. Paese malato il nostro, credimi. ciao

Unknown ha detto...

Si Pino, quella corrente esiste, in inverno perché in estate sale invece di scendere (questo mi hanno detto al porto di Cesenatico questa mattina), ma di solito non fa più di 0,5 nodi all'ora. Solo saltuariamente, ed in particolari condizioni, può arrivarne a farne 2 di nodi all'ora, ma non è affatto la regola. Inoltre i pescatori di pescara ad un giornalista hanno dichiarato che se un corpo non cade al largo, ed in questo caso potrebbe al massimo essere caduto dagli scogli (e te li raccomando sotto perché i sommozzatori tre giorni dopo la scomparsa vi hanno trovato centinaia di grossi rami, ed è facile restarvi impigliati se si cade e si affoga), difficilmente passa il Gargano e di solito (per loro esperienza personale) vengono sbattuti sugli scogli fra Vasto ed il Gargano.

Diverso se si cade al largo, da una nave, o se la corrente ti porta subito a molte miglia dalla costa. In quel caso è molto facile superare il Gargano ed anche Bari, ed arrivare facilmente fino allo Ionio. Ma il 6 gennaio, mi hanno detto, sulla costa del Gargano, ed anche più giù, si è abbattuta una bufera di vento che spazzava l'acqua verso terra gonfiando il mare ed alzando le onde. Quindi se il corpo era al largo, e li doveva essere a parer mio, può essere stato per quel motivo che è tornato a riva e si è arenato a Bari.

Ma un vero esperto (anche se l'esperienza popolare può tanto in pratica) potrà dare migliori informazioni. Per il momento è importante l'autopsia per capire se è morto il 14 dicembre (sapranno cos'ha mangiato a mezzogiorno) o il giorno dopo.

Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Da pescarese autentico, posso dirvi, in tutta sincerità di stare leggendo, un po dappertutto, nel corso delle ultime ore, una moltitudine di imprecisioni e di ipotesi che sfiorano la fantasia pura. Personalmente non sento di esprimermi su quanto possa essere veramente accaduto, ma con ragionevole certezza, di converso, sento di poter escludere che si sia trattato di disgrazia. E questo per una moltitudine di ragioni obiettive, premettendo che nemmeno mi interessa sapere se Roberto era più o meno esperto nel nuoto. Invero, la riviera di Pescara, tanto nella parte sud che in quella nord (dopo il ponte del mare) corre parallela alla spiaggia ad una distanza media di 200/250 metri dal mare, separatavi da muretti e recinzioni poste in inverno dai proprietari degli stabilimenti balneari che si susseguono quasi senza soluzione di continuità, bene, chi in tale contesto accusasse un malore, verosimilmente, crollerebbe a terra sul marmo dell'ampio lungomare senza diversa possibilità. Si è ipotizzato che il ragazzo quel giorno diversamente ad altre volte, avrebbe potuto scegliere di correre sulla battigia vicino alla riva del mare, dimenticando che il mare di Pescara, come tutto l'Adriatico, per la propria morfologia, degrada molto dolcemente verso il largo, sicchè per poter trovare una profondità "rischiosa" è necessario addentrarsi in acqua per non meno di 200 metri, aggiungendovi che nelle ore di cui si tratta, primo pomeriggio di una mite giornata, anche la battigia è frequentatissima di persone che corrono o passeggiano, appare, pertanto, arduo pensare ad un malore che dalla profondità di pochi centimetri potesse trascinarlo al largo facendogli superare, peraltro, le nutrite scogliere che ivi sono poste a distanze ravvicinate tra loro. Ipotesi del ponte del mare: lungo quasi 500 metri il ponte attraversa per una sessantina di metri l'asta fluviale del Pescara, bene tutto il ponte è delimitato da una munitissima ringhiera a maglie molto fitte, alta non meno di 1,30/1,40 m. che lo rende supersicuro dalla verifica di eventi accidentali. Infine, c'è chi ha ipotizzato una brusca deviazione di Roberto che lo avrebbe portato sui moli del porto. Bene anche in questo caso, a parte la costante presenza di numerose persone ad ogni ora del pomeriggio, sussistono obiettive ragioni che vanno opportunamente valutate. Il molo nord a cagione dell'ormai annoso, pluridiscusso fenomeno dell'insabbiamento del fiume, fa sì che la profondità dell'acqua in aderenza alla struttura non superi il metro, quello sud non molto dissimilmente, in verità avrebbe qualche zona a rischio ma pur sempre presidiata da gente intenta al lavoro, (è, infatti la parte commerciale vera e propria del porto). Addirittura parlando con alcuni pescatori, in questi giorni, ho appreso che chi cade nel fiume a ridosso delle banchine, e non al centro quindi, subirebbe l'influsso di singolari correnti che spingerebbero a monte, portando l'ipotetico corpo ad intrappolarsi tra i pescherecci od i rami sempre presenti nel fiume a causa del crescente insabbiamento.
Come vedete, ragioni a iosa per escludere l'accidentalità dell'evento, il che obbliga ad un'attenta analisi di tutta la vicenda onde evitare di pervenire a soluzioni superficiali e pasticciate.

Unknown ha detto...

Ciao Anonimo.

E questo è il senso del mio articolo, il cercare di trovare spiegazioni diverse (è chiaro che spetterà a chi di dovere fare chiarezza) e non adagiarsi su un suicidio in presenza di ferite alla nuca, ad esempio, parlando di caduta accidentale ed un eventuale trauma dovuto agli scogli.

Io a Pescara, Silvi Marina, Montesilvano, ed inserisco anche San Benedetto, ero di casa in ogni calda estate degli anni '80. Forse qualcuno si ricorderà le bianche altalene pubblicitarie della "Coca Cola" posizionate in vari "Bagni" della riviera (nei più belli e frequentati a dire il vero), quell'appalto era dell'azienda di cui, seppur molto giovane, ero socio, ed al tempo ne montavamo a migliaia su tutte le coste d'Italia.

I luoghi bellissimi, fra l'altro, mi hanno invogliato e spesso sono tornato anche negli anni successivi. Per farla breve ho sempre pensato che suicidarsi nel mare di Pescara in inverno, anche al molo sud, è impresa ardua, oserei dire complicata e non consona a chi vuol togliersi la vita. Ora tu, come altri pescaresi che ho sentito in questi giorni, confermi di avere i miei stessi dubbi, e questo rafforza la tesi di un atto diverso dal suicidio.

Staremo a vedere cosa stabilirà l'autopsia.

Ti ringrazio del commento, Massimo

Anonimo ha detto...

D'accordissimo con il tuo articolo Massimo, con Serena per certi aspetti, e con Anonimo, che conferma con grande precisione la morfologia marittima di Pescara.

La condizione sine qua non perche' Roberto (se accade tutto a Pescara) possa esser finito al largo delle coste trascinato dalla corrente Nord-Sud è - al limite (sottolineo al limite)- una sua caduta in un fondale di una certa profondità, oppure a partire da una barca.
Che ne pensa "Anonimo" del Porto Turistico?
Jane

Anonimo ha detto...

Le tue conclusioni, Jane, non ho voluto trarle, consapevolmente, proprio per lasciare campo libero alle analisi di altri amici, quanto al porto turistico, non l'ho proprio preso in considerazione per alcune elementari ragioni, bacino completamente chiuso con imbocco di dimensioni non rilevanti e per giunta, trasversale rispetto al mare aperto, è assolutamente privo di correnti al suo interno, ed anche quando vengono azionate le idrovore ivi esistenti per la movimentazione e la ripulitura dell'acqua, il movimento che ne scaturisce è minimo ed appena percettibile, ritengo pertanto, quella del porto turistico un ipotesi quasi surreale, e del tutto impraticabile....

Anonimo ha detto...

Domani a Chi l'ha visto è il caso principale.

Anonimo ha detto...

Grazie della tua risposta "Anonimo".

Anonimo ha detto...

Solo un breve appunto curioso: l'avv. Velletri (noto come moglie dell'avv. Russo defenestrato dai SS Inquisitori di Taranto dalla difesa di Michele Misseri nel caso Scazzi) "si è proposto" come legale della famiglia di Roberto. Lo ha detto - scivolandoci sopra e all'ultimo minuto della serata - la Sciarelli a CLV di ieri.

Mimosa

PS - forse chi non segue altri casi non capisce il mio intervento, ma molti sì.

Anonimo ha detto...

Lasciando da parte un momento la questione delle correnti, ma a voi sembra credibile che un corpo sballottato in acqua per oltre venti giorni arrivi in spiaggia vestito di tutto punto con ancora indosso ipod, chiavi e bustina di zucchero? A chi l'ha visto il padre di Roberto si esprimeva in termini un po' scettici notando come il figlio sembrava che si fosse vestito da poche ore tanto era in ordine "senza un filo fuori posto"...
Per non parlare poi della ridicola teoria del pitbull che avrebbe rincorso Roberto sino a costringerlo a gettarsi in acqua... o ancora del fatto che nonostante l'autopsia ("il cadavere ritrovato, con sufficiente grado di verosimiglianza è quello di Roberto Straccia" - anche questa dicitura mi pare alquanto stramba)rilevi una quantità minima di acqua nei polmoni, spiegabile solo se buttati in acqua privi di sensi, si continui a parlare di suicidio o incidente...
un ultima osservazione: non sono un medico, ma ho letto in un testo di medicina legale che un corpo rimasto a lungo in acqua di mare non è soggetto a gonfiarsi, lo sarebbe se fosse rimasto invece in acqua dolce... e Roberto non è stato riconosciuto dai parenti perché appariva gonfio tre volte tanto il normale, ed era pure calvo...
Nemmeno io voglio azzardare teorie, ma le stranezze di questo caso sono "sfacciatamente" palesi
V

Mimosa ha detto...

Hai ragione V.
anch'io sono rimasta basita che il ragazzo dopo tanto tempo (che avrebbe trascorso in acqua, in balia delle correnti e soprattutto del mare in burrasca) fosse completamente vestito come al momento della scomparsa, comprese le scarpe e la bustina di zucchero in tasca!
Stasera a Quarto Grado gli amici hanno chiesto con insistenza e decisione che si smettesse di parlare si suicidio.
Meluzzi, che è stato assunto come consulente di parte (ma guarda un po', oltre agli avvocati anche i consulenti mediatici compaiono in tutti i casi più eclatanti della cronaca nera!) ha detto che di sicuro Roberto era svenuto quando è entrato a contatto con l'acqua, per questo ce n'era poca nei suoi polmoni, e il gen. Garofalo (anche lui entrato nell'affaire) ha detto che non c'erano sul corpo i segni tipici dell'impatto di una caduta dall'alto contro la superficie acquatica.
Inoltre il giornalista Remo Croci ha raccontato che un titolare di stabilimento balneare ha trovato un suo pattino al largo.
Brutta faccenda!

Mimosa

Mimosa ha detto...

@ Serena
scusami
ora ho letto meglio il tuo intervento tra l'altro apparso tempestivamente per primo!
Anticipavi già tu alcune osservazioni su certi personaggi.
Perdonami.

Mimosa