domenica 11 dicembre 2011

Perché ci "ha rimesso" Melania Rea?

Articolo del gruppo, parte integrante del blog, firmato da Maura Sacher


Sulla base dei fatti e degli elementi essenziali, certi o verosimilmente assai probabili, si possono ricavare ragionamenti sul perché "ci ha rimesso Melania", come detto da Salvatore Parolisi in una intercettazione. In questo articolo verranno seguite linee di ipotesi imperniate attorno alla figura di Melania Rea quale "centro focale" del movente scatenante l'azione omicida, che l'ha vista morire in modo atroce, defilando da tale movente il marito, come non fanno i media e la procura che invece ritengono nasca dalla sua storia extraconiugale. Quanto qui è scritto non ha riscontri con le ricostruzioni fatte dagli inquirenti di Ascoli e Teramo, non contesta le perizie e vuole essere letto come puro lavoro di sperimentazione, pur con l'auspicio forte di poter costituire un contributo alla Verità ed alla Giustizia cercando di allargare la visuale oltre il ristretto cerchio in cui da mesi resta compressa. Si è concordato di continuare a percorrere la linea della convinzione/presunzione di innocenza di Salvatore Parolisi, per cui non viene presa in minima considerazione l'ipotesi che il marito abbia accompagnato la moglie "all'appuntamento con la Morte" a Ripe di Civitella, né che l'autore materiale di siffatto crimine sia egli stesso. Siamo consapevoli che al momento non ci sono elementi concreti per stabilire se la fine di Melania sia relazionata a motivi passionali, alla sfera dei rapporti extraconiugali del marito o a fattori intrinseci al contesto dell'ambente lavorativo in cui lo stesso operava, riteniamo comunque che "il temperamento di Melania" entri nel movente dell'assassinio molto più di quanto sinora pensato.


PER QUALE MOTIVO MELANIA SI ALLONTANA LASCIANDO FIGLIA E MARITO ALLE ALTALENE?

Le risposte scelte, perché convergenti e possibili, sono tre.

A) Melania si allontana per una reale impellenza fisica e viene "intercettata" da qualcuno che la convince a fare la strada più lunga per arrivare al Bar Segà, alias Il Cacciatore, con la scusa di parlarle. Melania conosce la persona, non ha motivo di dubitare della casualità dell'incontro ed accetta di incamminarsi con lei o perché incuriosita o perché l’argomento intavolato le sta a cuore. Considerata la formazione caratteriale di Melania, siamo portati a pensare che questa persona fosse di sesso femminile. L'incontro è invece “pseudo-casuale”, perché i coniugi Parolisi erano probabilmente "sotto osservazione" dalla mattina e, pazientemente aspettando altre uscite, i soggetti ignoti X o Y - o entrambi tanto da sembrare una coppia qualunque - li avevano seguiti anche quando la famigliola si era diretta verso il Pianoro. Sono "fortunati" perché Melania si allontana da sola e la intercettano nel punto di biforcazione delle strade, spostato rispetto le altalene e quindi invisibili agli occhi del marito.

B) Melania si allontana fingendo una "impellenza fisica avendo organizzato un appuntamento di cui il marito era ignaro. All'insaputa del coniuge predispone l'incontro proprio per quella data perché c'erano "cose pressanti da chiarire" prima della lunga vacanza di Pasqua. "Cose" forse rimandate da tempo o più probabilmente scaturite da poco e talmente urgenti da non poter essere rinviate. Si noti che solo se Salvatore fosse stato con lei avrebbe potuto essere sola visto che aveva la possibilità di lasciare la figlia al marito per una mezzora. Si noti che "il permesso lavorativo" il marito lo aveva richiesto giorni prima in quanto le visite erano programmate. In questo caso, quindi, il contatto per gli accordi tra Melania ed i soggetti ignoti X/Y forse è avvenuto qualche giorno prima, e la modalità può essere stata attuata in maniera diversa dalla normale telefonata che sarebbe risultata visibile al marito in caso di un "controllo del cellulare" della moglie. Quindi se si vuol prendere in considerazione una telefonata si deve pensare ad una cabina telefonica, in un bar di Folignano ad esempio, se si vuol considerare un sms c'è da tener presente che questi sono stati cancellati dal cellulare di Melania, in caso contrario si tratta di un appuntamento fissato a voce (non si può escludere né sia stato preso giorni prima né sia stato estemporaneo al momento di partire da casa, mentre il marito era ad attenderla in auto, il giorno stesso).

C) Melania si è allontanata per un appuntamento di cui il marito era informato e consenziente. C’erano cose pressanti da chiarire prima della lunga vacanza di Pasqua, forse rimandate da tempo o forse scaturite da poco, cose talmente urgenti da non poter essere rinviate. In merito abbiamo ragionato su diverse ipotesi, sia fosse stato il militare ad essere pressato, per combinare un incontro chiarificatore, sia fosse stata la stessa Melania, che ne avesse però parlato al marito. Nel caso sia stato lui a rendere possibile l'incontro, consenziente la moglie, non gli si può imputare colpa alcuna, giacché si ritiene che egli non immaginasse la tragica conclusione e non conoscesse la pericolosità degli individui da incontrare. Per cui, la coppia in accordo, viene fissato il giorno l'ora e il posto. Il Colle è un luogo idoneo per un incontro del genere. Sufficientemente aperto, pubblico, con gente a passeggio e nello stesso tempo tranquillo, dove si può trovare in ogni caso un angolino riparato per parlare una mezz'oretta. Melania è donna dal carattere forte, per questo va lei all'incontro mentre il marito si occupa della figlioletta intrattenendola sui giochi. Perché il nocciolo è sempre la piccola che non può assistere ad un chiarimento del genere e, per tenerla defilata, deve comunque essere accudita da uno dei genitori. Questo anche se il vis à vis in teoria avrebbe dovuto risolversi in una semplice chiacchierata, nelle convinzioni dei coniugi, altrimenti non avrebbero preso accordi con l'amica Sonia per la visita di cortesia fissata alle ore 16. 

PERCHE’ MELANIA REA E’ STATA MASSACRATA A MORTE?

Per dare una spiegazione al modo barbaro che ha segnato la fine di Melania Rea bisognerebbe immedesimarsi nel suo carnefice, o meglio nei suoi carnefici, al plurale, perché noi riteniamo vi siano più autori o per lo meno più "partecipanti" coinvolti, e forse non sono gli stessi "ideatori" (nel senso che la mente ideatrice potrebbe essere una e gli esecutori plurimi). Melania è una "ragazza 29enne" che dopo dieci anni di fidanzamento da tre ha coronato il sogno d'amore. Vive tra la nostalgia del rassicurante ambiente della casa d'infanzia ed una vita da casalinga in una cittadina sconosciuta in cui ha costruito una nuova rete di conoscenze e di amicizie, quasi essenzialmente parrocchiane e condominiali. Lei sceglie di staccarsi dal marito e di lasciarlo solo ad Ascoli per trascorrere il periodo della gravidanza in seno alla sua famiglia. E' consapevole che le reclute con cui lui si rapporta sono tutte ragazze, da giovanissime diciottenni a donne della sua età, ma la sua preoccupazione maggiore è l'occuparsi della gravidanza prima e della piccola Vittoria poi, per cui il marito lo vede solo quando può raggiungerla a Somma Vesuviana. Sembra uno sposo premuroso, senz'altro è un padre affettuoso.

Non teme nulla Melania, donna dal carattere forte e sicura di sé, sicurezza che probabilmente ha assimilato in famiglia, però qualcosa "va storto". Un numero strano da cui viene chiamata dal marito. La spiegazione non è convincente e la storia la conosciamo. Melania prepara le valigie, "sistema" la rivale via telefono e rinforza la sua superiorità di moglie con una minaccia di separazione che fa parlare Salvatore di suicidio. Così è lei che prende le redini in mano, che rinforza le amicizie con i condomini e partecipa alla vita della caserma in modo da tenere sott'occhio le giovani reclude. Stringe anche in questo campo amicizie, invita a cena qualche collega del marito, qualche scapolo, qualche coppia. Alcuni di questi li raggiungono anche a Somma Vesuviana. Una bella dimostrazione di amicizia. Eppure qualcosa si incrina. Lei è ormai diventata sospettosa, comincia a dubitare di tutto e di tutti, fa domande, osserva e fiuta, mentre controlla il marito, cose "strane" che non le garbano e che nulla c'entrano coi tradimenti. Per questo prende le distanze da certe persone e su altre cerca di approfondire i suoi sospetti. Nel seguire Salvatore, pedinandolo di nascosto, scopre non solo che lui sta troppo attaccato al telefono (al che nuove scenate di gelosia e sfoghi per svergognarlo davanti ai parenti) ma qualcosa d'altro e, visto il suo carattere, vuole saperne di più. Melania ci è stata raccontata come una donna tutta d'un pezzo che vuole andare a fondo e sapere. E questo può essere capitato anche prima della sua morte. Così quando comincia a capire che qualcosa non funziona come dovrebbe vuole intervenire, e potrebbe anche essere che volesse tirare il marito fuori dai pasticci e rimetterlo sulla retta via. Per farlo, già lo ha minacciato quando s'è sentita al telefono con Ludovica un anno prima, è disposta a far denunce a chi di dovere, è disposta ad arrivare "al più alto in grado" certa di avere alle spalle un appoggio fidato.

Non sappiamo realmente ciò che Melania può aver scoperto, sia facendo il "terzo grado" al coniuge sia seguendolo ogni volta che lui usciva di casa a strane ore e con strane scuse, e il marito nulla ha mai lasciato trapelare né negli interrogatori, né nelle interviste, né nelle intercettazioni ambientali. Però, guardando la sua tragica fine, possiamo provare ad ipotizzarlo facendoci mille domande a corollario. Un'ipotesi doverosamente da prendere in considerazione è che ci fosse qualche allieva, o ex allieva, che avendo messo gli occhi sul suo istruttore non fosse riuscita nel suo intento, ottenere un punto in più nella valutazione, e che per questo si sia sentita umiliata. Sembra assodata una frequenza di questo modo di fare da parte di certe aspiranti soldatesse, e non è rara la disponibilità da parte degli istruttori in questo senso, nonostante precisi Regolamenti e severi provvedimenti. Per cui ci sta che costei fosse tanto fuori di testa da volersi vendicare con la complicità di amici che, se a noi esseri normali possono apparire "strani", sotto l'effetto di droghe o alcool potevano benissimo voler dare una sonora "lezione" alla signora Parolisi, creduta la causa delle riluttanze del marito, per fare in modo tornasse "ai suoi lidi". E non è detto che non si sia deciso di darle la "lezione" nello stesso luogo dove l'istruttore aveva avuto l'incontro sessuale con la sua allieva. Quindi il militare sa chi potrebbe aver ucciso la moglie ma non ritiene possibile una simile vendetta e non ne parla. Forse incide anche il fatto di non voler far sapere a Ludovica che mentre le giurava amore eterno su facebook, fra pianti e mille scene, faceva sesso con altre, (s'è capito che l'amante credeva non lo facesse neppure con la moglie). E' possibile, come è possibile che la "lezione" abbia preso una brutta piega e che nella concitazione la ragazza l'abbia ferita col coltellino e si sia resa conto che Melania non gliela avrebbe fatta "passare liscia".

Una seconda ipotesi la si potrebbe fare pensando a qualcosa di torbido nell'ambiente di lavoro del marito (droga, armi, festini) e che Melania fosse venuta a conoscenza di infrazioni al Regolamento di una certa gravità per l'onore della Caserma stessa, nonché globalmente dello stesso Esercito italiano. Cosa non impossibile essendo lei stessa figlia e sorella di graduati cresciuta con precisi inviolabili e indelebili valori. Forse, direttamente o indirettamente, Melania potrebbe aver scoperto l'esistenza di soprusi e tresche varie, di intrallazzi a base di sesso facile o troppo spinto, di spaccio e traffico di droga o di armi all'interno o all'esterno della stessa caserma, in cui erano implicate persone dell'ambiente militare. Forse ha capito, o anche solo intuito, che vi erano in essere faccende gravi in caserma, purtroppo non rare e spesso coperte dalla Magistratura Militare (per evitare rischi di discredito e disistima nell'opinione pubblica), tipo sottrazioni indebite o uso a fini privati di materiali e attrezzature appartenenti all'Esercito, quindi allo Stato. Melania, lo abbiamo capito dalle parole di chi la conosceva, aveva un carattere forte, quello che doveva dire lo diceva, quello che doveva fare lo faceva, non era una che perdeva tempo e, soprattutto, non parlava mai in anticipo di quanto era intenzionata a fare (ed infatti sia le amiche che i familiari seppero solo a cose avvenute della telefonata all'amante del marito). 

Ma se "certe" persone non gradiscono essere disturbata una consolidata catena di interessi economici poco puliti? In questo caso bisogna prendere provvedimenti per convincere la donna a "non immischiarsi", e se le parole non bastano si passa ai fatti. Pertanto la "mente" ordina di portarla a Ripe, in fondo nessuno li fermerà o si insospettirà in presenza di veicoli militari, neppure le vedette ancora sul posto. Melania è in un vicolo cieco, lei sì in un "imbuto"; da una parte non può avvisare il marito della piega che ha assunto l’incontro e dall'altra spera di tener ancora testa ai suoi interlocutori. L'epilogo non previsto è una sentenza di morte che però non deve portare all'ambiente militare. Quindi un coltellino ed una "sistemazione" ad oc del corpo e dell'ambiente circostante.

PERCHE' LA MESSINSCENA SUL LUOGO DELLA MORTE?

Per cui forse sta nello staging, apparentemente maldestro e troppo pieno di elementi fuorvianti, la chiave per trovare i responsabili dell'orrenda morte di Melania Rea. Potrebbero essere elementi che di fatto scaturiscono da un mix di brutte situazioni in atto (non vogliamo puntare il dito contro quella caserma specifica, nonostante le allusioni di alcuni commentatori ospiti di salotti televisivi) combinati assieme con il concorso di più persone le quali, tuttavia, nell'azione omicida hanno operato maldestramente visto che la vittima è stata solo ferita e lasciata agonizzante nel bel mezzo di una pineta sufficientemente vicino ad una strada. O c'è da pensare che anche questo fosse voluto? La messa in scena sul corpo della povera Melania appare come un insieme di elementi mirati e con precisi significati riguardo a cose forse da lei scoperte. L'osservazione immediata ci consente di riconoscerne quattro:

- La siringa infilata nel costato, unitamente ad un laccio emostatico non più elastico a terra a sinistra del corpo, due cappucci copriago di siringa, uno a destra e uno a sinistra, un pistoncino di siringa del tipo da insulina tra le cosce. Staging che allude a faccende di droga.
- "Ferite figurate" con disegni incisi che richiamano una croce di S. Andrea sull'addome, una svastica sulla coscia sinistra, una sorta di grata con intersezioni perpendicolari sulla coscia destra. Staging che rimanda a svastiche e segni più o meno esoterici, allusivi ad attività a ciò assimilabili.
- Pantaloni e biancheria intima abbassati fino alle ginocchia. Staging che simboleggia sesso ed attività a ciò assimilabili
- Sottrazione della collanina, dell'anello di fidanzamento (sottrazione in verità fallita perché andato disperso), e dei soldi (se ci fossero stati nelle tasche, mentre forse frugando è scivolato fuori l'accendino). Staging che simula il furto o i “furti” (ma questo si potrebbe raffigurare anche in una situazione satanica in quanto sono stati asportati solo i monili d'argento, metallo caro ai satanisti che rifuggono l'oro, simbolo cristiano).

E questi quattro profili di staging potrebbero essere tutti riferibili ad attività di qualche contesto ambientale noto sia alla vittima sia ai carnefici.

Sono quattro, come i moschettieri (3+1), come le virtù cardinali o i Cavalieri dell’Apocalisse, ce n'è per tutti i gusti e tutte le interpretazioni. Ad ogni modo salta agli occhi quanto evidentemente questi elementi siano riconducibili ai "segreti" di cui abbiamo ipotizzato Melania potesse essere venuta a conoscenza.

Non spetta a noi determinare il momento in cui sono stati compiuti gli atti di deturpamento del corpo e da chi. A noi preme solo sottolineare che l'intagliatore sembra essere una persona con lo stomaco forte e dai nervi saldi, e tanto ci fa pensare a una figura che abbia dimestichezza con la morte e con le torture, simile a certi professionisti addestrati nei più atroci scenari di guerra, e che conosca certe simbologie. Potrebbe trattarsi di un "sadico gioco" oppure di un "messaggio" che doveva essere interpretato (marito e famiglia), quindi non di un vero "depistaggio" per fornire agli inquirenti indizi verso il marito.


CHE NE È STATO DI MELANIA TRA LA SPARIZIONE E IL RITROVAMENTO DEL CORPO?


Noi ipotizziamo che si tratti di un "sequestro". Come definire altrimenti il trattenere contro la propria volontà una persona e impedirle di chiedere soccorsi? Alle decine e decine di telefonate arrivatele in quel pomeriggio Melania non risponde perché ne è impossibilitata o perché non in possesso del proprio cellulare? Cellulare che nel frattempo continua a squillare con la suoneria ad alto volume, con una melodia all'aperto udibile a decine di metri, e che aggancia alternativamente le celle 451 e 390. Dove si trova il suo telefonino in quei momenti? Dov'è lei? Facciamo un'ipotesi.

Dopo l’incontro/appuntamento a Colle S. Marco, ed una prima sosta nei pressi del Monumento ai Martiri della Resistenza, Melania è invitata, convinta o costretta, a prolungare la conversazione/chiarimento in un qualche luogo più "sicuro", accessibile e noto ai soggetti ignoti X/Y. Seguendo la scia delle sue tracce le unità cinofile, ottimamente addestrate e su cui noi non abbiamo mai dubitato, subito individuano un varco tra i cespugli dietro lo spiazzo del Monumento e, impiegati successivamente e in tempi diversi, tracciano un primo percorso fino ad una roulotte in fondo ad una radura. Lo stesso odore è trovato dagli stessi in un casolare in località S. Giacomo. Per la cronaca, risulta che entrambi siano stati ispezionati senza esito. All'obiezione che il corpo di Melania non presenta segni di costrizione violenta, eccetto una contusione frontale, rispondiamo che i soggetti ignoti potrebbero aver indotto la donna a seguirli inizialmente con convincenti argomentazioni, successivamente con mezzi di persuasione più "efficaci" (un'arma da fuoco ad esempio) che non implicano la forza fisica bensì il dominio della volontà.

Sicuramente non si tratta di un colloquio da risolvere in quattro parole, con un "impicciati dei fatti tuoi", per dire, supponiamo chiarimenti ad ampio spettro riguardanti tutte le cose su cui Melania aveva messo naso. Inoltre la conclusione non è dipesa dai "sequestratori", presumibilmente in attesa di "istruzioni" su come concludere la faccenda vista l'ostinazione di Melania. Melania che nel frattempo non ha motivo di piangere, perché troppo arrabbiata, e pur se spaventata, in un caso del genere è facile lo fosse, non può darlo a vedere.

CHI HA VOLUTO CHE MELANIA FOSSE ELIMINATA?

La risposta pare facile. La mente che ha utilizzato una "squadra punitiva" inizialmente minatoria. Squadra che alla fine, data la sua ostinazione o la paura che le rassicurazioni non bastassero a garantire una non denuncia, ha operato come "squadra della morte". Questa la spiegazione che sgorga immediata come omogenea a tutte le domande. Ed a ben riflettere siamo giunti al medesimo risultato sia individuando un movente ad "interesse personale" sia posizionandolo all'interno di un "interesse collettivo". Ed in entrambe le strade su cui ci ha portato il ragionamento si inserisce la figura del "telefonista", telefonista che in maniera davvero ridicola ci viene ancora definito "cercatore di funghi", quando egli stesso nella telefonata al 113 dalla Piazza delle corriere di Teramo, a quasi un'ora di strada da Ripe, disse "stavo facendo una passeggiata" e dimostrò di non conoscere la città dichiarando di trovarsi nella piazza della "stazione". Molti di noi ritengono che costui sia direttamente implicato nell'intera situazione, se non nell'omicidio almeno nello staging (di cui comunque è parte finale integrante). Non è questo l'articolo idoneo a parlarne, ma è chiaro e visibile, ed è da sottolineare, come la telefonata anonima sia arrivata solamente dopo l'effettuazione dello staging (compresa la riaccensione del cellulare), quando tutto era pronto per il ritrovamento.

In conclusione, non è nostro compito dare un volto ai Soggetti X o Y. Questi e i loro complici, e forse anche gli "appoggi" di cui godono, resteranno coperti dalla maschera dell'anonimato finché i Pm, o almeno il collegio di Difesa, non vorrà indagare nella direzione che con questo lavoro abbiamo indicato. E non lo abbiamo indicato basandoci su fantasie alla "Biancaneve e i sette nani", ma in base ad una infinita serie di perplessità. Per esempio ci pare strano che le ricerche eseguite prima del 20 aprile dalla Forestale, responsabile di Ripe di Civitella, non abbiano dato riscontro in località Chiosco della Pineta dove il cadavere sarebbe rimasto in bella vista per due giorni interi. Ci pare strano che il corpo sia stato preservato da aggressioni di animali notturni e diurni, così esposto per due notti e un giorno, data la fontanella d'acqua ed il sangue. Ci pare strano che un cellulare, che alle ore 19.10 del 18 aprile non è più raggiungibile o è spento, si riattivi la mattina del 20 aprile, scaricando le telefonate e gli sms ricevuti nei giorni precedenti, ci pare strano che dopo questa riaccensione venga ritrovato spento dai carabinieri. Ed in un caso di omicidio, prima di indicare e di carcerare un presunto  colpevole, si dovrebbe dare risposta alle stranezze, ai fatti incomprensibili... ed in questo "caso" se ne riscontrano in grande quantità.

Il presente articolo è il risultato del "lavoro collettivo" di tutti i partecipanti alla discussione di questo blog. Blog in cui i pensieri di ciascuno si sono talmente integrati e ripresi più volte che è impossibile attribuirne la diretta maternità o paternità. Per non far torto a nessuno, potrei avere dimenticanze, non citerò i nomi di chi ha collaborato limitandomi a dire che anche chi ha portato pensieri contrari alla tesi generale ha aiutato nella stesura di quanto sopra scritto.

Leggi gli ultimi articoli sui casi di:
Annamaria Franzoni                  Ylenia Carrisi (due giorni prima di dicembre, video)


218 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   201 – 218 di 218
Anonimo ha detto...

@Manlio Tummolo

Ho particolarmente apprezzato il suo richiamo all'interesse che l'opinione pubblica dovrebbe avere verso questi temi, indipendentemente dal collegamento con i fatti di cronaca nera.
Paradossalmente, occorre ringraziare i riflettori puntati su questo caso mediatico...
A me, come cittadina, interessa formarmi una libera opinione su questi argomenti che riguardano, a mio parere, l'esercizio della democrazia. Senza generalizzazioni, conplottismi, ma neanche minimizzazioni.
Ben vengano dunque informazioni come questa:

http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20110720-armi-comellini-pdm-trasporto-sui-traghetti-civili-forse-non-e-un-caso-isolato/stampa

Forse la conosce già, ma conferma la necessità, da lei evidenziata, di una vigilanza civile.
Inquietante, in ogni caso, il richiamo alle caserme del centro Italia..


Cordialmente
Pamba

p.s. arrivederci a domani sera o nei prossimi momenti di tempo libero

Manlio Tummolo ha detto...

Grazie del messaggio, gentile Pamba. La vigilanza civile è essenziale, ma la gran parte è distratta da molte altre cose, talvolta da situazioni specifiche come il caso Rea-Parolisi, talaltra da cose ben più fatue come le partite di calcio. Intanto la crisi, unita a certa aggressività sempre crescente e violenta, può diventare una miscela ben pù esplosiva di quella degli anni '70, dove la situazione economica dei più era abbastanza tutelata, mentre ora non lo è più. Qui chiudo, eventualmente interverrò sull'altro forum dell'ultimo articolo o sui successivi.

Mimosa ha detto...

Più penso alla fine tragica di Melania e più la guardo in questa foto in capo all’articolo, oltre che stringermisi il cuore, più trovo la sua morte strana, illogica, insulsa, inutile.
Perché eliminare una giovane mamma? Che pericolo tanto grave poteva rappresentare?

Per la maggior parte dei casi (escludendo i serial killer, i killer professionisti, le vendette intrafamigliari o di ex-amanti, amanti respinti, le condotte criminali) l’atto omicidiario è connesso a disturbi mentali e della personalità, oltre che a fattori accidentali come l’incidente stradale mortale o uno spintone che fa battere a terra il capo dell’aggredito in una lite. La causa frequente è l’obnubilamento della mente in circostanze in cui la pressione psicologica e l’ “impetus animi” ha il suo ruolo rilevante, un confronto verbale che degenera in un attacco dall’esito mortale è tra queste cause.
La criminologia prevede la tipologia di «reato scatenato dalla vittima con la provocazione da parte della vittima» .
Ora, l’uxoricidio può ascriversi sia nel delitto voluto quindi premeditato sia in quello non voluto e quindi preterintenzionale.

Astraendoci dal caso Melania e guardando i fatti senza i nomi dei protagonisti ma solo con le circostanze, se un marito decidesse di far fuori la moglie onde programmarsi un futuro assieme ad un’altra donna, stante tutto ciò che si è venuto a sapere sulle sue infedeltà coniugali, ci si aspetta che costui:
a) abbia dei motivi molto validi e “impellenti” per liberarsi del rapporto coniugale attraverso l’eliminazione fisica della consorte piuttosto che attendere i tempi previsti dai mezzi legali vigenti ovvero che sia arrivato alla saturazione del rapporto matrimoniale per cui, anche stante l’esistenza di una figlia piccola attaccata ad entrambi, è per lui preferibile una soluzione drastica
b) elimini preventivamente ogni filo anche minimo che conduca ad un suo personale movente, ad esempio tracce della relazione in corso, accordi preventivi con l’amante affinché questa “scompaia” per un po’ di tempo, interruzione di tutti i contatti telefonici e cancellazione delle connessioni telematiche sia dai pc di casa sia da quelli dell’ufficio, anche in previsione che la stessa amante non venga coinvolta nei sospetti di complicità
c) studi il luogo dove sopprimere la moglie, un luogo sicuro ove non possa essere visto e che nel tragitto nessuno possa incrociare e riconoscere la sua autovettura, un luogo sufficientemente lontano dalla prima meta, per non destare immediati sospetti su di sè
d) si attrezzi di arma idonea all’uopo e di abbigliamento di ricambio, nel contempo individuando il modo di farli sparire
d) infine pianifichi a puntino un alibi valido, prima comparendo assieme alla moglie in modo visibile e indiscutibile nel luogo ove tutti sapevano erano diretti, e poi facendosi trovare accanto a gente che possa testimoniare la sua presenza in quel dato luogo e in quella data ora, perlomeno in tempi “incompatibili” con il decesso della moglie (dico “decesso” riferendomi ad un’aggressione che preveda la morte non istantanea)

(continua)

Mimosa ha detto...

(MIRACOLO - OK speriamo bene anche il seguito:

(continua)
In una situazione “normale” di uxoricidio a nessuno viene in mente di deturpare il corpo della moglie con azioni “strane” come una siringa nel petto (anche se trovata a portata di mano sul terreno) e di far andare sul posto un compiacente amico per aggiungere segnacci sul corpo. Quale amico è disposto a tanto? A quale scopo, a quale prezzo? Quale legame omertoso può mai legare i due indissolubilmente?

Anche nelle situazioni più efferate ci sono casi in cui il marito o l’amante, in un flash di “pentimento” dia un ultimo bacio al corpo inerte, ma questo bacio si risolve nell’appoggio delle labbra non in un bacio “profondo” tale da lasciare saliva! È inoltre accaduto non di rado che in un estremo gesto di pietà il corpo della donna venisse “ricomposto”, prima di tutto chiudendole gli occhi e poi coprendo le parti eventualmente denudate. Tutto ciò in questa vicenda non è avvenuto, dando adito a pensieri morbosi sull’estrema crudeltà dell’uxoricida e illazioni sul disprezzo per la vittima.

Nel caso in questione, il caporalmaggiore scelto, solo se fuori di testa per momentanea instabilità mentale (picco di stress, abuso di farmaci, latenti disturbi psicotici) può aver infierito sulla moglie sorprendendola alle spalle (per di più dopo aver “inscenato” una volontà di approccio sessuale come vuole l’accusa), colpendola alla gola per sgozzarla (senza riuscirvi), inseguendola, girandola sulla schiena quando era caduta in avanti per colpirla guardandola in faccia, arrivando a 22 pugnalate.
E poi baciarla appassionatamente per lasciarla in fretta e furia, agonizzante.
Ma se nei primi momenti era fuori di testa, subito dopo non lo sarebbe stato più, dal momento che si è lavato talmente bene alla fontanella (ma tracce di sangue sulla pietra e nello scarico sono state cercate?) da risultare pulito e … asciutto venti minuti dopo!

Non è verosimile neanche alla lontana che per distogliere da sé i sospetti avesse in una giornata (il 19 aprile) convinto qualcuno ad andare sul luogo a “depistare”. Cosa costui doveva depistare? Qualunque traccia del marito addosso alla moglie sarebbe stata una cosa normale, visto che erano appunto marito e moglie. Forse togliere residui del marito da sotto le unghie? Ma se lui non presentava graffi di alcun genere!

Dovevano avere entrambi molta macabra fantasia per studiare un “depistaggio” che prevedesse incisioni misteriose sulla pelle denudata.
Ammettiamo che le intenzioni primitive del “depistaggio” riguardavano solo l’asporto dei gioielli per simulare un’aggressione a scopo di furto. Supposizione che viene da sé ad essere alquanto ridicola per il fatto stesso che il corpo è stato trovato in piena pineta e in piena vista, a 18 km di distanza da dove la donna era diretta, ossia a CSM, e gli inquirenti difficilmente avrebbero potuto credere che un balordo si trascinasse dietro per tutto quel tragitto e quel tempo (20 minuti) e in mezzo ad un luogo interdetto al traffico privato, una donna presa al volo da tutt’altra parte, solo per pugnalarla a morte e rubarle la catenina tra l’altro neanche di grande valore.
Forse “fuori di testa” era anche questo amico compiacente? che poi ha fatto quello che ha voluto lui del corpo … Quale patto d’acciaio può essere stato stretto tra i due, anche con radici nel passato, affinché il “marchiatore” non fosse più contattato dal mandante (le intercettazioni e i pedinamenti non hanno indirizzato a nessun estraneo sospetto) e non ricevesse alcun compenso (non ci sono movimenti bancari né si può provare che SP avesse avuto a disposizione una liquidità consona a pagare l’opera e il silenzio di chicchessia e presumo che il prezzo debba essere molto alto).

È tutto molto strano, illogico, insulso, inutile.
(continua)

Mimosa ha detto...

(continuo)

Ritengo la soppressione di Melania barbara, mirata, finalizzata, volontaria non premeditata, gratuita.

È barbara non solo perché è stata colpita inaspettatamente, bensì anche perché, oltre alle coltellate inefficaci alla gola, qualcuno le ha abbassato vigliaccamente i pantaloni, è stata rincorsa (pochi metri), colpita alle spalle, girata e colpita davanti, è stata lasciata a terra forse senza che gli aggressori avessero capito che non era morta.
Ed è ancora più barbaro il modo “se” supponiamo che è non stata abbandonata subito e che invece sia stata raccolta, avvolta in un telo impermeabile, nascosta da qualche parte per poi essere “scaricata” nello stesso posto e deposta composta (con i capelli stesi da un lato e le braccia allargate) sul terreno proprio sopra il precedente travaso ematico, con i piedi in direzione del chiosco.

Continuo a credere che la soppressione sia stata “mirata”, ovvero la vittima doveva essere proprio “Melania Rea moglie del caporalmaggiore dell’esercito Salvatore Parolisi”, per i motivi già discussi in questo blog e sintetizzati nell’articolo di sopra. Vittima cercata e raggiunta per motivi strettamente connessi alla sua figura e ruolo.

“Finalizzata”, in quanto inizialmente lo scopo del “sequestro” era di far desistere la donna da un qualcosa che lei non condivideva e in cui lei aveva una parte importante e pericolosa per altri. Una parte tanto importante che non bastavano assicurazioni verbali (di lei) o minacce di ritorsione (di loro) per allontanare o far cessare il pericolo.
È evidente che il pericolo era altissimo e quando lo scopo non è stato raggiunto, la soluzione rimaneva una sola: farla tacere per sempre.
“Se” si suppongono “trattative”, sicuramente l’aggressione mortale non è avvenuta nell’immediata ora della scomparsa.
Ciò lo si può desumere da una serie di fattori, ad esempio che nei luoghi di Ripe erano ancora in corso esercitazioni dei militari di Chieti e la strada, interdetta, era vigilata attentamente dalle vedette, le quali hanno reso testimonianze sul tipo di auto transitate e tornate anche indietro in brevissimo tempo, tempo insufficiente per fermarsi e operare un delitto come quello (però potevano essere in “perlustrazione”, per “saggiare” i controlli); la gran massa dello smobilitazione di uomini e mezzi (con grande movimento) si conclude alle ore 17.30 circa ma alcune vedette restano sul posto fino alle 22 (per inciso, il 18-19 aprile il sole tramonta intorno alle ore 19, ma già un’oretta prima la pineta comincia ad essere avvolta dalla penombra crepuscolare).
Altro elemento: il telefonino di M. resta attivo ben 4 ore e ½ dopo la scomparsa e squilla continuamente, se M. fosse deceduta alle 15.30-16 lì dove è stata trovata e il cellulare fosse rimasto accanto al corpo tutto il pomeriggio, le sentinelle di Ripe l’avrebbero udito.

(continuo)

Mimosa ha detto...

(continuo e finisco)

Probabilmente l’aggressione mortale per quanto “volontaria” non è stata “premeditata” (non certo per opera del marito per la illogicità dei comportamenti analizzati sopra e che tanti membri della Squadra hanno ben rilevato).
Forse nei piani iniziali dei “sequestratori” non rientrava la soppressione della donna, pensando di aver facile ragione, ma l’evolversi della situazione non poteva avere altra conclusione.
L’esito è avvenuto proprio nella Pineta di Ripe per un preciso motivo, forse lì la “poteva” attendere chi aveva il potere di decidere della sua vita o della sua morte, scegliendo la seconda.

Ritengo tuttavia che non si possa dire che la scomparsa di Melania e l'epilogo cruento siano maturati in persone riconducibili direttamente all'ambiente militare (ne dovrebbe far fede l’arma occasionale e non ad hoc, e il tentativo maldestro dello sgozzamento), forse ne erano ai margini e “disturbate” nei loro interessi, molto probabilmente economici di alto livello.

Rilancio la convinzione che la messa in scena sul corpo appare come un insieme di elementi con precisi significati riguardo a cose forse da lei scoperte, e che i quattro profili di staging potrebbero essere tutti riferibili ad attività di qualche contesto ambientale noto sia alla vittima sia ai carnefici.

Se tutte queste supposizioni possono avere un minimo aggancio con quanto è avvenuto, ci troviamo in uno scenario inquietante, in cui la vita umana e in particolare di una giovane donna e madre vale meno di zero.
(fine)

Mimosa

Mimosa ha detto...

Grazie Massimo!
Mimosa

Mimosa ha detto...

La mia lunga rifessione forse non porta contributi nuovi, in effetti in larga parte ripete i già esposti nel lavoro della Squadra, però era quanto mi sentivo di mettere nero su bianco, perché in questo periodo ho Melania in testa notte e giorno e mi pareva che le dovevo dare l’ultimo tributo del mio affetto insistendo a mio modo sulla strada per la verità.

Mimosa

tiziana ha detto...

Mimosa
mi è piaciuto molto il tuo commento, è una riflessione pienamente condivisibile: il delitto passionale mal si sposa con lo staging successivo che, tra l'altro, abbisogna necessariamente di un complice.
Nessuno compie un delitto passionale con un complice, almeno che complice non sia l'amante stessa/o.
Non ha senso nemmeno pensare ad un professionista ingaggiato con lo scopo di deturpare il cadavere, allora avrebbe avuto senso commissionargli direttamente l'omicidio, in un momento in cui Parolisi si stesse creando un alibi valido.
Ovunque la si guardi, questa vicenda con Parolisi autore dell'omicidio non quadra: non ci sono i tempi, non ha senso il movente se correlato con lo staging.
Lo staging per me potrebbe essere un messaggio per Parolisi, per indurlo a non parlare.

P.s. Mimosa, perché hai postato qui il tuo commento, rischi che molti non lo leggano, invece si tratta di una riflessione decisamente interessante.

Tiziana ha detto...

Mimosa
io sono una persona piuttosto razionale e con i piedi ben piantati per terra. Per questo motivo, dopo aver inizialmente escluso che Parolisi potesse essere il colpevole, proprio perché le ricostruzioni della procura non mi sembravano coerenti, ho iniziato a vagliare le possibilità alternative.
Ho dunque seguito volentieri le diverse proposte della squadra, tenendo per me un certo scetticismo quando sentivo parlare di ipotesi un po' troppo azzardate.
Io stessa ho accettato come possibili alcune ipotesi un po' bizzarre, per vedere dove ci potessero condurre.
A un certo punto però, sotto l'incalzare delle convinzioni della pubblica accusa, del tribunale del riesame, della Cassazione, ho tentato in tutti i modi di convincermi che, se si è giunti a chiedere il giudizio immediato per Parolisi, questo deve significare che ci sono GRAVI INDIZI di colpevolezza.
Ciò nonostante però, sulla scorta di tutte le considerazioni che tu hai appena fatto e che io ho ripreso nel mio precedente commento, devo dire che RAGIONEVOLMENTE alla colpevolezza di Parolisi non riesco ad arrivarci.
Perché questo caso appassiona tanto? ci si domanda. Perché più che in altri casi di mala giustizia qui l'ipotesi di Parolisi colpevole, secondo me, sta 1 su 100. Nella maggior parte degli altri casi, anche se si sposa l'idea dell'innocenza dell'imputato, si riescono pure a vedere le ragioni dell'accusa.
Io qui NON RIESCO A VEDERLE. Ho chiesto tante volte su questo blog, a chi di questa colpevolezza è persuaso, che cercasse di spiegarmi LOGICAMENTE le sue ragioni. Ma nessuno ha mai voluto o saputo rispondermi.
Temo però, come sostenuto da Pino, che nonostante tutto Parolisi sarà condannato e a noi resterà l'amaro in bocca di non sapere nemmeno il perché. Probabilmente nessuno ci spiegherà mai come in circa 30 minuti (senza ovviamente considerare Ranelli e il cane) Parolisi possa aver simulato un rapporto sessuale con la moglie che ha poi ucciso, essersi lavato, cambiato, aver cancellato i messaggi, aver fatto sparire arma e vestiti, per poi trovare un complice che deturpasse il cadavere (non si sa per quale motivo).

ENRICO ha detto...

MIMOSA,

il tuo riepilogo, come al solito chiaro e puntuale, potrebbe essere un ottimo "canovaccio" per l'arringa della difesa ( sempre chè ancora esista e non si sia data alla macchia dichiarando forfait..)

TIZIANA

IDEM !!! ( soprattutto per il post delle 17:52

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Mimosa ha detto...

Grazie Tiziana ed Enrico di avermi seguito a ritroso.
Ho postata qui la riflessione, come dicevo di là, perché mi è sembrata la sintesi e la conclusione dell'articolo.
Di là pensavo si sarebbe persa.
Se pochi leggeranno non importa.
Grazie ancora della vostra stima!
Un caro saluto.

Mimosa

Tiziana ha detto...

Un saluto anche a voi,
Mimosa ed Enrico
e buonanotte.

Tiziana

PINO ha detto...

MIMOSA cara, avevo già chiuso la finestra su questo caso, dandone anche una MIA conclusione.
Ma leggendo quanto hai scritto "col cuore in mano", volevo che conoscessi quanto apprezzi questo tuo generoso, ulteriore tentativo di combattere l'ingiustizia.
Ma gli eventi che accompagnano la vita di ognuno di noi, sembrano programmati da una volontà superiore, per cui, ne sono fermamente convinto, nulla può essere cambiato.
Quello che era in tuo potere l'hai fatto. Noi ti siamo vicini, solidali, ma anche pronti a subire una sconfitta morale, che certamente ci fortifica.
Un abbraccio fraterno, PINO

Mimosa ha detto...

Grazie infinite Pino,
hai ragione abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, tutti ci siamo battuti.
Ma di fronte alle ingiustizie, credimi io non mi arrenderò mai e poi mai, anche se non scendo in battaglie ...
Un abbraccio forte anche a te, Mimosa

ENRICO ha detto...

PINO e MIMOSA

siete stati un tandem prezioso !

Io, comunque penso che il " caso REA" ci vedrà ancora qui a discutere animatamente perchè, qualunque sarà la sentenza, solleverà polemiche a non finire.

E come ben sappiamo "i media" ci vanno a nozze in casi del genere. Almeno fino ad esaurimento dell'interesse del pubblico

PINO ha detto...

ENRICO

Il "tandem" l'hai cavalcato anche tu e gli altri più assidui della SQUADRA, con preziosi ed intelligenti apporti!
Ci rincontreremo certamente nelle occasioni che ci darà l'ottimo amico Massimo, di commentare i suoi acuti articoli informativi
Tanti cari saluti ed auguri per le prossime feste, PINO

persona sconosciuta completamente diversa ha detto...

ne state facendo ne cotte e crude molto probabilmente in questa situazione assolutamente purtroppo vorrei solamente dire in poche parole basta non voglio ribadire le stesse cose , io sono convintissima ad 360 gradi che salvatore parolisi è innocente

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