lunedì 23 maggio 2011

Melania Rea. Dalle parole accusatrici dei due ultimi testimoni la quasi certezza che Melania fosse al pianoro.

Il 24 Aprile alcuni inquirenti e carabinieri, sia nelle procure che nelle caserme delle forze dell'ordine, dissero ai giornalisti che in 48 ore il cerchio sarebbe stato chiuso, che l'assassino di Melania Rea aveva le ore contate. Il motivo di tanta fiducia era dettato dal fatto che la donna aveva le unghie sporche di terriccio ed aghi di pino, il che portava ad una ipotesi di strenua difesa con relativa presenza di tracce biologiche sotto le stesse unghie. Si parlò insistentemente anche di un ematoma esteso su una tempia, di certo provocato da un colpo inferto per stordire. In quel momento le indagini avevano imboccato, molto probabilmente, la direzione giusta, incanalandosi verso uno o più assassini forse casuali o, anche se conosciuti dalla vittima, esterni alla famiglia. Si era capito, ci dissero, che la donna era stata portata al chiosco delle casermette ancora in vita e che lì era stata uccisa dopo una colluttazione. In poche parole Melania aveva cercato di fuggire perché questo dicevano le tracce trovate sul terreno.

Oggi, ad un mese esatto, tutto si è ribaltato. Il motivo è semplice, la mente umana non ha una indipendenza totale dai fattori esterni e, anche se la logica tende ad escluderli, inconsciamente vengono ugualmente valutati. Per cui le amanti del Parolisi, purtroppo per lui, hanno fatto cambiare radicalmente il senso iniziale dell'indagine portandola a complicazioni estreme, a devianze assurde in cui si sono inseriti militari e soldatesse, telefonini dedicati e tutte quelle incongruenze che di logica escono quando si entra a piedi uniti nella vita privata delle persone. I giornalisti dello scoop hanno contribuito non poco nel modificare le convinzioni dei loro lettori e, anche se tutti si affannano per cercare di convincerci che gli inquirenti sono esenti da influenze esterne, pure chi indaga sta vagando di cantonata in cantonata. Non per niente, nonostante l'amante di Sabaudia avesse un alibi per il giorno dell'omicidio, i procuratori l'hanno interrogata per undici ore consecutive. 

Da questo interrogatorio sono nati altri filoni investigativi che, nel loro assurdo procedere, si stanno sempre più dimostrando inquinanti per le indagini perché creano solamente perdite di tempo e di energie. Così, per non farsi mancare nulla, pochi giorni fa si è trovato il modo di andare anche a Roma per ascoltare Rosa, una ragazza che nulla ha più a che fare con militari e soldatesse, una ragazza che dopo aver fatto un paio di volte sesso con Salvatore Parolisi, oltre due anni fa, ora è fidanzata ed ha una vita totalmente estranea alla vicenda. Perdite di tempo, interrogatori senza costrutto che anziché aiutare incasinano il quadro ed alzano nuova polvere mediatica. Polvere che oscura sempre più l'immagine del marito che, da tempo e grazie ai tradimenti ed alle suddette deviazioni investigative, è diventato l'unico sospettato. Stiamo assistendo ad un continuo stravolgimento della logica grazie anche a sedicenti avvocati testimoni che, vista la loro professione, dovrebbero aiutare chi indaga e non deviarli.

Però un poco di pubblicità non guasta mai e quindi questi strani personaggi si sono presentati più volte in televisione, non erano obbligati a farlo, acclarando notizie imprecise, anche se di certo non fantasiose, che tutti hanno inserito nella parte sbagliata del quadro. E' di ieri un'intervista in cui Franco Ferretti, l'amico dell'avvocato Savino Lolli, dichiarava che erano arrivati sul pianoro si Colle San Marco in un orario tra le 14.35 e le 14.40 passando dalla stessa via che Melania, a parer suo e dell'avvocato suo amico, non potrebbe aver percorso in quanto l'avrebbero dovuta incrociare ed invece non hanno incrociato. Ed il Ferretti è convinto di quanto affermato perché, prosegue, non c'era nessuno in strada e sul pianoro in quel momento, tutto era deserto e loro, dopo aver parcheggiato, sono andati a piedi al ristorante a mangiare tornando successivamente alle 15.15 ed ancora non vedendo, fra le tante persone presenti in quel momento, la famiglia Parolisi ma un'altra intenta a far giocare i bimbi sulle altalene. Con questo avvalorando la tesi per cui si vuole il marito colpevole di omicidio in quanto non presente su quel colle assieme alla moglie.

Ma la lettura presenta alcune contraddizioni. Per prima cosa mi chiedo come abbiano fatto a pranzare in un tempo record inferiore alla mezz'ora. Dalle 14.45, ora presumibile di arrivo al ristorante, alle 15.10, ora presumibile di uscita (questi sono gli orari da considerare dato che hanno parcheggiato al parco), ci sono 25 minuti. Io che migliaia di volte ho mangiato in ristoranti e trattorie, anche quelle frequentate dagli operai e dai camionisti, non sono mai riuscito ad uscire nel tempo record impiegato da loro. Insomma, entrare, trovare un tavolo, sedersi ed aspettare che qualcuno venga a prendere l'ordinazione, aspettare che ti venga servito il primo, il secondo, aspettare il caffè e pagare, sono tutte operazioni che, se il locale non è vuoto, richiedono parecchi minuti e 25, ad essere sinceri, sono veramente pochi dato che il locale non era vuoto. Ma lasciamo perdere il pranzo perché a quantificare il tempo realmente impiegato dai due amici sarà lo scontrino o la ricevuta emessa al momento del pagamento, sempre esista e l'abbiano chiesta, e passiamo a quanto il Savino Lolli dichiarava una decina di giorni fa a "Pomeriggio sul 2". 

In quell'occasione aveva detto di essere giunto al pianoro verso le 14.30, non cinque o dieci minuti dopo come dichiarato ieri dal suo amico, e di essere tornato per andare a sedersi su una panchina, dopo il pranzo, sulle 15.20/15.30. La differenza in questo caso è notevole perché il minuto in più o in meno sposta la bilancia in favore dell'una o dell'altra versione. Ed inoltre chi può dire che gli orari, dall'uno dall'altro o da entrambi, non siano stati aggiustati, anche inconsciamente, per adattarli al caso in questione e ad una personale convinzione? Il Lolli, ad esempio, è lo stesso che ha dichiarato di aver visto un "Suv" della Polizia sul Colle e che il Parolisi non l'avrebbe fermato per chiederne l'aiuto. Però, anche in questo caso, inizialmente lo aveva collocato in zona verso le 15.30, dicendo di non essere sicuro che il marito di Melania l'avesse visto, poi, successivamente, lo ha spostato focalizzandolo sulle 16.00. Quindi gli orari, che a prima vista sembrerebbero di una enorme importanza accusatoria, ad una analisi ben strutturata portano un aiuto alla tesi difensiva perché se i due sono arrivati al pianoro verso le 14.30, per cui è possibile fossero le 14.27/14.28, non vedendo nessuno avvalorano di molto le dichiarazioni del Parolisi che potrebbe essere arrivato con la moglie un paio di minuti dopo.

Se in quell'orario loro stessi affermano non vi fosse nessuno, come detto anche dal caporalmaggiore che da subito ha parlato della presenza di una sola coppia che passeggiava nei viali (la donna giocherellava con una foglia), coppia da lui e sua moglie incrociata, chi può aver visto Melania Rea mentre si allontanava per andare al bagno sulle 14.35? Chi era al pianoro in quel momento, quindi nessuno. E pure il signor Ravelli, che inizialmente aveva dichiarato di aver aperto il chiosco alle 14.40, di essere arrivato anche lui passando dalla stessa strada presa da Melania e di non aver incrociato nessuno, è stato contraddetto dagli orari delle telecamere che hanno inquadrato il tutto dopo le 14.50. Perciò è desumibile che la maggioranza delle persone sia arrivata verso le 15.30. Questo anche perché i frequentatori del suddetto chiosco alle 15.16, quando il gestore ha iniziato a mettere i tavoli e le sedie all'esterno, non erano ancora arrivati. Quindi il tutto si inquadra negli orari in cui il Parolisi si stava attivando nelle prime ricerche e la sua telefonata delle 15.20 lo dimostra.

Ma lo spirito televisivo pretende protagonisti. Chi non lo è mai stato ha voglia di protagonismo ed il microfono davanti alla bocca gli innalza l'adrenalina e gli aumenta i ricordi. Chi vedremo prossimamente dietro le telecamere delle reti televisive dato che Topolino e Minnie, interpellati per intervenire sul caso in questione sui canali digitali dedicati ai piccoli, hanno declinato l'invito?


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6 commenti:

Mimosa ha detto...

Scusa Massimo, ma ho sbagliato post? Io vorrei inserire il mio commento riguardo al caso Melania Rea. Va bene qui?
Forse ti rubo il mestiere, ma vorrei provare a fare come il prof.Gullotta: creare un’ipotesi, analizzando solo alla fine le incongruenze o le possibili aderenze al reale, per vedere cosa “regge”, come dice l’illustre prof. Ammettiamo che il caporal maggiore Salvatore Parolisi sia colpevole.
Nella mia ricostruzione mi attengo strettamente ai fatti come “cornice” e inserisco le supposizioni, che potrebbero essere suggestive ma anche plausibili, secondo questa ipotesi.
INIZIA IL RACCONTO, ROMANZATO: (PER RAGIONI DI SPAZIO LO DIVIDO IN TRE PARTI, scusa Massimo se prendo tanto spazio - casomai bloccami subito)
La domenica sera 17 aprile alla amante Ludovica, che lo sta pressando da due anni Parolisi promette ancora una volta di lasciare la moglie e per tenerla buona (dato che non si vedevano da tre lunghi mesi) le promette che ne parlerà l’indomani e che intanto loro due si potranno incontrare il venerdì di Pasqua (con una scusa lui si allontanerà da Somma Vesuviana, casa dei suoceri e di tanti parenti riuniti – dove lascerà che gli altri si facciano per conto loro la tradizionale Via Crucis… - per raggiungerla). “Così parliamo” può aver aggiunto lui, forse spaventato dalla minaccia dell’amante a presentarsi direttamente a Somma Vesuviana per spifferare tutto … (e che? oltre a un paio di Natali e Capodanni, anche questa Pasqua la doveva passare da sola?). QUESTO PUO' REGGERE, al di là delle affermazioni dell’amante (ferita, o stolker, da appurare), dipende se il Parolisi, a questo punto, si decide a svelare tutto il suo privato agli inquirenti o ai magistrati ...
FATTI. Il lunedì mattina da bravo maritino (che si era preso 1 giorno di permesso) accompagna la moglie alla visita pediatrica per la figlioletta, va con loro a fare la spesa, accompagna lei ad una altra visita medica, mostrandosi contento che non sia niente di grave, tornano tutti assieme a casa. Parlano dei regali di Pasqua e anche di cosa portare alla festicciola delle ore 16, mentre la moglie accudisce la bimba e prepara un veloce spuntino, e – visto che è presto e la bimba non fa più il sonnellino pomeridiano - decidono come impiegare le due ore e mezza. Tra le ore 13 e 13.40 lei parla serenamente al telefono con la propria mamma, mentre lui guarda la tv. Alle 14 sono pronti per uscire, scendono le scale, vanno all’auto, allacciano la bimba al seggiolino, poi lui va in garage e prende un piccolo trolley.
SUPPOSIZIONE: trolley (chissà perché non una borsa di plastica, mi spiego?) dove aveva messo il primo capo d’abbigliamento che gli era venuto in mente (QUANDO?): pantaloncini corti e maglietta (giusto un cambio, chissà non servisse …). NO, ALT, a questo punto non c’è spazio per una sonora sfuriata da parte di Melania! Niente ricambio di fortuna, lui si era già “messo comodo” appena arrivato a casa, quindi se ne esce così, tanto era comparso il sole e poi si tornava a casa a cambiarsi ed essere presentabili alla festicciola … Sì, il trolley lo va a prendere, perché la sera devono fare (o ultimare?) i bagagli per la partenza dell’indomani … e siccome l’indomani mattina era previsto d’andare assieme al giuramento dello scaglione reclute, sarebbe rimasto poco tempo per i preparativi (non si doveva stare via sei giorni come minimo?). Alle 14.10 sono ancora là e i vicini vedono l’allegra come sempre famigliola … poco dopo altri vicini li vedono passare, anzi, vedono passare solo l’auto … Pertanto NON REGGE LA PREMEDITAZIONE.
Nell’avviarsi fuori Ascoli, succede qualcosa: lei trova il cellulare di lui (quello segreto) e riconosce il numero, chiede spiegazioni, si altera … ALT, NO, il cellulare segreto era nascosto in un cassetto in caserma … OK, che succede allora? Perché inizia la litigata? (CONTINUA)

Mimosa ha detto...

(CONTINUA SECONDA PARTE) Forse stanno facendo i progetti della vacanza pasquale e del giro di parenti e amici da salutare in quelle giornate, e lui già dice che il venerdì santo niente da fare, deve andare in un posto … A lei trilla un campanellino e formula la fatidica domanda: “Chi devi vedere?”, lui tergiversa e lei capisce … anche se lo ha perdonato, e con tutti ha sempre fatto finta di niente, non ha dimenticato, figuriamoci! quale donna dimentica una tale umiliazione? E’ stufa, domani nel bel mezzo del giuramento dirà ai suoi superiori che razza di uomo è, altroché istruttore che insegna “lealtà” alle soldatesse … e giù invettive (… Da mamma posso pensare che a questo punto la bimba si fosse messa a piangere, i litigi dei genitori provocano sempre quell’effetto …)
A lui sale il sangue alla testa, “Non vedi che combini? spaventi la piccola …” (ci tiene molto alla sua creatura, il papà) e, imbestialito perché questa volta non riesce a domare la moglie, che fa? invece di girare a destra al bivio, prende diritto e si trova – senza accorgersi – alle Casermette … Lei non aveva finito un momento (erano già venti minuti – da Ascoli questo è il tempo, quindi erano già le 14.30-14.40) di recriminare, avrebbe raccontato tutto a suo padre e a suo fratello e l’avrebbero sistemato loro, questo marito fedifrago … Arrivati là, dove una decina di giorni prima avevano avuto un’intimità estemporanea, lui si ferma per farla ragionare … a lei viene la necessità di un bisognino (lo stress fa brutti scherzi) e siccome non c’era nessuno nei dintorni, esce dall’auto e – protetta dalla portiera spalancata - si libera. Forse i toni della discussione si erano un po’ pacati, e forse intanto la bimba si era assopita …
Forse mentre lei è ancora accovacciata, a lui ritorna il sangue alla testa ripensando alla feroce discussione, come un forsennato si lancia sulla sua schiena e la colpisce un paio di volte (il coltello dove era? beh, un istruttore militare se lo porta sempre con sé, ovvio… dove? che domande, infilato nello stivaletto … ma come? non aveva i pantaloni corti? ai piedi indossava gli anfibi?). L’IPOTESI PUO’ REGGERE? BASTA CHIEDERE A LUI SE ERA SOLITO PORTARE UN’ARMA DI PRONTA DIFESA. Ricordo che NON REGGE LA PREMEDITAZIONE.
Comunque, dopo averla colpita un paio di volte alla schiena (debolmente, visto che si era lanciato su di lei dal sedile di guida) e dopo che lei era caduta in avanti, lui ha ingranato la marcia per andarsene … e se non era morta? Spostata l’auto, lui ritorna sui suoi passi e infierisce con altri colpi (accidenti a quel giubbotto che impedisce alla lama di affondare …, bisogna essere più decisi, quindi via giù …). (CONTINUA)

Mimosa ha detto...

(CONTINUATERZA PARTE) Ora va bene, se ne può andare, per fortuna che la bimba non si è destata, quindi non ha potuto vedere … E’ quasi di nuovo al bivio, che rinsavisce … “Oh Dio, che ho fatto? … e se lei non è morta? io sono finito”. Ritorna sul posto e con la lucidità di uno stratega (wargames insegnano) distribuisce sapientemente una serie di indizi – meglio tanti – affinché possano portare in cento direzioni così da creare un bel rompicapo per gli investigatori. Laccio e siringa stanno là nei pressi, ottimo! una svastica sulla coscia? e perché no? i criminologi sguazzano nelle simbologie occulte. Qualche stilettata in più non fa male, è davvero morta, così penseranno che l’assassino è tornato sul luogo del delitto (e poi chissà quando la troveranno, per almeno due giorni lì non ci saranno altre esercitazioni). Per completare il quadro è bene creare altra confusione: via la catenina (da gettare in un dirupo lungo la strada del ritorno assieme al pugnale) e l’orologio (così si può pensare ad una rapina andata male), via ogni cosa dalle tasche, l’accendino meglio seminarlo … e già che ci siamo “mettiamoci qualche indizio contro di me, così potrò dire che c’era qualcuno che voleva incastrarmi…“: via gli anelli, anzi no, solo quello di fidanzamento … la fede no… è un peccato,meglio rimetterla al dito. Anche il fatto dei pantaloni abbassati può far pensare a un tentativo di violenza, ottimo, così mi posso costruire un alibi perfetto … Sono già le 15.10, meglio che vado velocemente là dove sua mamma sa che saremmo dovuti andare … e poi lanciare l’allarme che si è persa, che non la trovo più …”. Ora non resta altro che recitare la parte del marito affranto e, se viene fuori qualche indiscrezione sulla doppia vita, negare, negare, negare fino alla morte. Il resto si vedrà. BENE O MALE L’IPOTESI REGGE.
Detto fatto, però, come è stato veloce! E’ passata neanche un’ora da quando sono usciti di casa: 20 minuti per arrivare alle casermette, 20 minuti per l’omicidio e il depistaggio, 20 minuti per andare direttamente al ristorante al Colle, anzi al Ristorante (ore 15.15-20) e da lì farsi un giro per i bagni, bere un caffè, spiegare alla ristoratrice il suo “dramma”, farsi accompagnare nello “ipotetico” tragitto a ritroso, tanto da essere visto tra i cespugli del pianoro da testimoni (l’avv. e l’amico beatamente assorti in conversazione sulla panchina antistante il monumento) alle 15.30-40. Ah, un’altra cosa: improvvisamente il caporale si accorge che gli occhiali della moglie sono rimasti in auto, del resto il bosco delle casermette era piuttosto ombroso e lei se li era tolti lungo il tragitto. Beh, fa niente, nessuno farà domande sul perché non li avesse addosso … LA TEMPISTICA REGGE, PERO’ ALT, i cani che hanno percorso la direzione altalene-monumento ai Caduti, che hanno odorato? Parolisi ha dato gli occhiali della moglie da annusare … Allora lei alle altalene con la famiglia c’era davvero … e ha veramente percorso quel pezzo di sentiero fino a là … e da là? Che si spendono a farei soldi dei contribuenti ad addestrare cani se poi non gli si crede!!??! Brembate insegna! NON REGGE che i cani hanno percepito l’odore di mamma addosso alla bimba … mica hanno fatto il percorso dalle altalene all’auto … e neanche fino al ristorante … non hanno seguito l’itinerario della bimba con l’odore di mamma addosso!!!! Mica sono male addestrati, questi poveri cani. Quindi torniamo daccapo. Ipotizzando che il marito abbia raccontato gli eventi come veramente stavano. E l’assassino sia da cercarsi altrove, per esempio chi abbia prelevato Melania al Monumento dei Caduti e poi abbia avuto motivi per allestire la scena, disseminando strategicamente indizi contro di lui. QUESTO REGGE ANCHE, a mio parere.
Forse qualche altra cosa NON REGGE, certo: schizzi di sangue sui vestiti, sulla portiera, sulle mani ... Allora se lui ha lavato tutto ad una fontanella, diversi minuti si devono aggiungere ... e poi nessuno ha riferito che aveva gli abiti zuppi ...
Il resto lo lascio alla tua valutazione Massimo e a quella dei lettori.
Saluti, Mimosa

Unknown ha detto...

I commenti riguardanti il caso di Sarah Scazzi li ho spostati sotto l'ultimo articolo che lo riguarda. Massimo

Unknown ha detto...

Tu Mimosa c'hai provato a farcelo stare dentro e ti sei accorta che qualcosa non va. Perché i giornalisti, al contrario, continuano a insistere nel dire che potrebbe aver fatto tutto in quell'ora e poco più?
Fra l'altro se voleva portarla alle casermette non sarebbe dovuto andare diritto ma, per prendere la scorciatoia che l'avrebbe fatto arrivare in venti minuti abbondanti, non dieci come qualcuno fantasticando ha detto in tele, dopo cinque minuti di viaggio avrebbe dovuto girare a sinistra. Quindi ci sarebbe una sorta di premeditazione.

Ma altro non regge. Davvero i giornalisti sono convinti che queste verifiche temporali, l'andare al chiosco, l'uccidere ed il lavarsi, il depistare, lo spostarsi a Colle San Marco, i carabinieri o chi per loro non le abbiano fatte? Le hanno fatte stanne certa. Davvero credono che alle militari di vedetta, sempre presenti, quando si fanno esercitazioni, dalle nove di mattina alle 19 di sera, non abbiano chiesto se hanno visto passare verso le due e trenta l'auto del Parolisi? Come non ricordarsele le auto che passano in quella strada, non è mica la Cassia o la via Emilia?

Nonostante questo gli inquirenti stanno vagando, come ho scritto, senza una vera meta, ed è assurdo, perché sono portati a credere a quanto credono tutti. Salvatore Parolisi conosceva quei posti e se è morta lì o è stato lui, con un o una complice, o è stato qualcuno che lo conosceva e, quindi, frequentava la caserma.

Ma quei posti a Teramo li conoscono tutti, specialmente i "guardoni" che spiano le soldatesse e le coppiette che si appartano. Perché non si entra in questa ottica e non si comincia da subito a ragionare cercando chi poteva essere nascosto nei pressi del chiosco ed aver visto qualcosa? Gli abitanti di Villa Lampe sanno bene chi va su al poligono, perché non interrogano loro? Perché non lo fanno i giornalisti? Tanto se continuano a non trovare nulla sul marito ed all'interno della caserma prima o poi dovranno entrare in questa strada.

Inoltre, le hanno rilevate le impronte digitale sulla tastiera e sulla cornetta della cabina pubblica da dove ha telefonato l'anonimo che ha scoperto, se lo ha solo scoperto, il cadavere? Era la prima cosa da fare e non dovevano neppure controllare tanti numeri, bastava verificassero sul 1 e sul 2, quelli che servono a comporre il 112, il numero dei carabinieri. Ma dovevano farlo subito per avere riscontri perché non credo che siano tanti al giorno d'oggi, con tutti i cellulari a disposizione, quelli che telefonano da una cabina, l'hanno fatto?

Fra l'altro è stata usata una scheda prepagata che, in televisione si dice, non è rintracciabile. La persona che l'ha acquistata al momento no, ma sono rintracciabili le altre telefonate fatte con la stessa scheda. Ed avere numeri di telefono chiamati da chi ha telefonato al 112 significa imparare a conoscere chi lo conosce. Ma non so se neppure questo sia stato fatto.

In quella zona si potrebbe lavorare meglio ed avere più risposte, questo è certo, ma nonostante tutto si può arrivare ad una soluzione anche per altre vie perché fra gli abitanti del luogo c'è chi sa, l'ho scritto ancora ed è logico sia così. Il problema è che chi sa non parla per paura si venga a sapere cosa faceva lui su quei monti. Melania ha urlato di certo, e non credo solo per pochi secondi, ed allora o qualcuno ha sentito, c'erano pure le vedette della caserma di Chieti a poca distanza, o è stata dapprima stordita con un bel colpo alla testa, magari mentre faceva pipì. Ma questo io l'ho già scritto il 26 Aprile, quasi trenta giorni fa, non ieri o l'altro ieri come fatto dai migliori giornalisti italiani.

E mi fermo altrimenti non la smetto più. Ciao, Massimo

Luciano ha detto...

Venerdì a Quarto Grado, nell'ennesima possibile ricostruzione dell'accaduto, in ultimo, veniva avanza l'ipotesi che in base alle macchie di sague scivolate nelle parti intime di Melania e non ritrovate negli slip, questo faccia pensare che sia stata accoltellata e uccisa proprio mentre lei facesse pipì, magari in un luogo all'aperto. Ma se veramente venisse confermato ciò, secondo me, questo escluderebbe il fatto che Melania si trovasse alle altalene. Ce lo vedete voi l'assasino che trova Melania mezza nuda che fa pipì, prende un coltello e la uccide, dopo averla stordita. E anzichè scappare via, la carica in macchina e si fa 18 Km con un cadavere in macchina alle 15 del pomeriggio. Questo è alquanto inverosimile. Se invece viene confermato che Melania sia stata uccisa mentre faceva pipì, tutto porta a confermare che sia stata veramente uccisa alle casermette, luogo in cui era arrivata con il marito.