mercoledì 3 giugno 2015

Marita Comi: una moglie per amica, una donna d'altri tempi con la stoffa che solo le grandi donne dimostrano di avere...

Di Gilberto Migliorini


Quanti se ne sono accorti? Una donna ha dimostrato di che stoffa è fatta una vera consorte che sta accanto al suo compagno nella buona e nella cattiva sorte, quando le prove della vita non solo lasciano il segno ma rischiano di distruggere un’intera esistenza. Una donna che non solo ha saputo e voluto andare controcorrente nei confronti di una palude mediatica persecutoria e carica di pregiudizi, che non solo ha sostenuto con coraggio il proprio orgoglio di moglie, ma ha perfino sfidato quel conformismo tipico di una società bacchettona e opportunista, a testa alta e con una forza d’animo... e non è da tutti! Non si è lasciata intimidire da un sistema mediatico sempre alla ricerca di scoop e nemmeno si è fatta allettare da qualche scorciatoia per dare venia all'angoscia e al dolore di trovarsi nell'occhio di un ciclone giudiziario. Non è caduta nella trappola che ha imbastito una litania di suggestioni capziose e surreali, un traumatico percorso di guerra tra pettegolezzi e insinuazioni malevole. Altri avrebbero fatto di necessità virtù, come spesso accade, magari con un compromesso per alleviare le tensioni emotive. Per taluni - di fronte alle traversie di un consorte (malattia, problemi economici, giudiziari e quant'altro) - la scelta è quell'opportunismo che risolve il conflitto in uno scaricabarile che mette tutti d’accordo. In certi casi la soluzione è una bella separazione, una presa di distanza, distinguo certosini e diplomazie cerchiobottiste… magari descrivendosi vittime di sofferenza e rassegnazione, come in certi format televisivi per stereotipi psico-caratteriali che piacciono tanto a un target convenzionale.

La signora Bossetti, Marita Comi, al confronto di certo femminismo di maniera sembra perfino una donna d’altri tempi, quando le eroine non erano le letterine da rotocalco o le classiche icone da carta patinata con quei proverbiali cahiers de doléances e le immancabili contestazioni con addebiti nei confronti di un compagno caduto in disgrazia. Ma non si tratta neppure dell’effige di un sentimentalismo puritano alla Little Women, le piccole donne della Louisa May Alcott, e nemmeno quello intellettuale tipo Le Deuxième Sexe alla Simone de Beauvoir. Marita Comi non ha avuto bisogno di modelli letterari o di suggerimenti da Galateo di un Monsignor della Casa di turno per schierarsi accanto al suo compagno e lottare con lui per dimostrarne l’innocenza…

Non so quante donne sarebbero riuscite a reggere una prova così dura. Un marito accusato di un delitto tanto grave nei confronti di una minorenne, con tutto l’apparato mediatico schierato in una sorta di tiro al bersaglio, con quelle notizie più o meno inventate sparate a mitraglia e tutto l’ambaradan di genetica molecolare... di prove che impressionano un target formattato secondo il verbo scientifichese. Un armamentario di sillogi da far impallidire perfino una Wonder Woman, un fuoco incrociato che avrebbe intimidito una suffragetta radicale e sconcertato una cyberfemminista arrapata. Ne poteva uscire un testo teatrale da Casa di Bambola ibseniano, un’allodola con un marito violentatore e assassino in un quadro vagamente vittoriano. Marita Comi poteva assumere il ruolo di moglie vilipesa dal consorte, cavalcare l’onda come fanno in molti quando si possono scaricare le tensioni emotive assecondando l’immancabile endorsement mediologico, magari sfruttando perfino la situazione a proprio vantaggio. Poteva ritirarsi in una torre d’avorio di dolorosa e vittimistica afflizione, come in una sorta di vedovanza anticipata.... Poteva assumere lo status di rifugiata, oltraggiata, tradita…

La moglie di Massimo Bossetti è stata invece il vero supporto che ha dato al carpentiere la forza e la determinazione di lottare contro un’accusa ingiusta e infondata. Una moglie per amica. Più rivoluzionario di un femminismo transgender e più eversivo di un rapporto da amante irregolare. Avere a fianco una vera compagna, non semplicemente una consorte per convenzione sociale, dà forza e fiducia quando tutto sembra sprofondare nello sconforto e nella rassegnazione. Massimo Bossetti, nella sfortuna di una accusa terribile e ingiusta che gli è caduta tra capo e collo, ha trovato la conferma di avere accanto una compagna che gli ha dato sostegno e fiducia. Quanti uomini, anche se virtuosi e innocenti, sarebbero certi di poter contare sulla fedeltà della moglie di fronte a un’accusa tanto infamante? 

Una dimostrazione di affetto che vale più di tante manfrine che la televisione ci propina in quegli sceneggiati anima e core e in certi format di eroine da albo dei fumetti. Marita merita l’ammirazione di tutti coloro che non solo credono alla giustizia, ma anche nella forza morale, nell'affetto solidale, nell'amore disinteressato. I modelli televisivi che ci vengono propinati in tanti format sono quelli di un chiacchiericcio astratto e di uno psicologismo di maniera. Marita Comi è una signora e non ha avuto bisogno di modelli preconfezionati e di icone standardizzate, non ha agito sulla base di qualche calcolo di miope convenienza, ma per quel sentimento del com-patire (sentire insieme) per il quale ci identifichiamo con chi amiamo in modo disinteressato e immediato.

Di sicuro i figli della famiglia Bossetti trarranno in futuro motivo di orgoglio per due genitori che rappresentano la forza morale e il coraggio di fronte alle traversie e alle avversità che la vita spesso ci pone di fronte. Abbiamo visto tutti lo spettacolo indegno del povero Massimo Bossetti, già stravolto per il duro lavoro in cantiere, piegato e ammanettato come un animale da portare al macello che chiede da bere stremato dalla fatica. Non si poteva semplicemente convocarlo negli uffici della questura? Sarebbe mancato l’effetto spettacolare se la preda non fosse stata immobilizzata come al rodeo?

La famiglia Bossetti incarna la dignità della famiglia italiana non convenzionale e non oleografica, il sostegno disinteressato e solidale, quella che un grande filosofo chiamò l’etica della pietà. Non si tratta della famiglia del Mulino Bianco, si tratta di quella dimensione autentica dove il rapporto di coppia si manifesta come pietas e come solidale e amorosa premura… 

P.S. Alla signora Comi sono stati attribuiti degli amanti in quel ravanare alla ricerca di un casus belli, un movente per le accuse al marito. L’amore, quello vero, si rappresenta e si evince davvero quando le circostanze mettono alla prova. Tutto il resto appare come insulso e malevolo pettegolezzo, salvo per chi crede nell'immagine convenzionale della famiglia della pubblicità commerciale.

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30 commenti:

Vanna ha detto...

Complimenti Gilberto!
Sono d'accordo con te!

Vanna

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo, da donna lo sottoscrivo con piacere.
Sarahkey

Bruno ha detto...

Gilberto, complimenti per l'articolo, ci voleva proprio. La figura di Marita Comi fà onore a tutte le donne italiane e del mondo che stanno accanto al loro uomo. Per Bossetti è stata una fortuna avere una Amica per moglie, perchè a quest'ora, con quanto gli è accaduto e con quanto gli è stato combinato, sarebbe già impazzito o si sarebbe ucciso. Grazie Gilberto e grazie a Marita per la sua dignitosa figura.

andres ha detto...

E' vero, è una grande donna.
Gilberto Migliorini mi ha fatto molto piacere leggere il tuo articolo,
quello che hai scritto ti fa onore.

Mimosa ha detto...

Marita è una donna come tante, madri di figli piccoli, che pensano in fretta, o stare dalla parte del marito per mantenere l’immagine del padre agli occhi dei figli o lasciare che si disgreghino tutti i legami, fronteggiando nel contempo i sentimenti dei figli per il padre, che potevano restare immutati, con il rischio di futuri rimproveri della prole sul voltafaccia della madre.

Marita è la figura di ‘normale’ donna che fa due più due:
perdere tutto, in primo luogo un minimo di sostegno economico della famiglia del marito e in secondo luogo il rispetto della gente, la reputazione, per essere la moglie di un assassino che ella stessa, abbandonandolo al suo destino, confermerebbe lo sia,
oppure restare a fianco di un indagato e accusato per un tale atroce delitto, mostrando al mondo (con ben studiate mosse) che fino a prova contraria lui non c’entra.

D’altronde, si deve riconoscere che molte donne sono attratte da criminali, prova ne è il numero di quelle che scrivono missive, vanno a trovare, si fidanzano, si sposano con i carcerati, specie se condannati per i peggiori delitti.

Secondo me, Marita non è andata “controcorrente” come la esalta Gilberto, è invece andata per la giusta strada, anche in mezzo alla “palude mediatica”. Ha saputo ‘giocare’ con i media.
Lei sostiene che non c’è nessuno dietro che le dica come comportarsi e sarà anche vero, ad ogni modo è una grande interprete di compostezza, tanto da risultare consumata attrice, … mai un nervo facciale che si muova involontariamente, mai una piega alle labbra, sguardo diritto … in quelle poche ma calibrate interviste che ha rilasciato (gratis, ci dicono).
Caspita! Su questo sì, si può dire “ Non so quante donne sarebbero riuscite a reggere una prova così dura”.

C’è chi si spaccia per “esperto di comunicazione” e si ‘invirigola’ (non saprei trovare un’espressione più efficace in lingua italiana) sulla mimica facciale e le posture del corpo, tanto che in anteprima se ne comprende il pensiero (eclatante la Bruzzone).
Marita, invece, no, sempre composta e imperturbabile davanti a microfoni e telecamere schiaffate in faccia … È da persona “normale”?

Ha ragione Gilberto: non è caduta nella trappola.
Ma non possiamo domandarci da dove le viene quella forza? Se non dall’idea che, diversamente, verrebbe stritolata da tutti?
Ha persino dovuto ingoiare le menzogne della suocera Ester … bel cambio di rotta.
Cosa non si fa con il miraggio di un congruo risarcimento nel caso che – con il proprio apporto – il coniuge venisse scagionato!

Mimosa

PS: preciso: la mia esternazione non deve essere letta come convinzione assoluta di MGB assassino di Yara, sto ancora brancolando nella “illuminazione” che mi faccia vedere come lui possa essere coinvolto.

Gilberto ha detto...

Insomma Mimosa, comunque si fosse comportata (sic et non) la signora Bossetti sarebbe stata una persona ‘normale’. In ogni caso secondo te avrebbe dimostrato nient’altro che un calcolo scaltro e pianificato, perfino nel controllo muscolare e nella mimica facciale. Solo un’attrice che recita un copione studiato nel dettaglio con l’eventuale miraggio di un congruo risarcimento? E se invece la donna, moglie e madre, si fosse comportata con quella sponte che non sembra tu le accrediti, quale avrebbe dovuto essere lo stile mediatico? Sai perché la sensazione è che comunque si fosse atteggiata la signora Comi qualcuno avrebbe trovato da ridire, col senno di poi, magari invece di troppo composta, troppo fuori rotta, o a inseguire scompostamente il miraggio, o sulla strada giusta troppo quanto basta, o magari con un nervo scoperto… Secondo qualche detrattore, sarebbe risultata una consumata attrice anche scompostamente? Per non esserlo avrebbe potuto produrre qualche mimica facciale o atteggiarsi in modo tale che ‘qualcuno’ potesse finalmente derubricare il tutto come non ascritto a calcolo studiato e pianificato? Oppure, brancolando nel buio in attesa della “illuminazione”, come lui possa essere coinvolto, non sai ancora bene come lei debba (o avrebbe dovuto) interpretare il suo ruolo? Certo, col senno di poi si può essere più precisi e circostanziati e nell’attesa stare sul vago, ma comunque già nella convinzione che lei - sempre composta e imperturbabile - è persona normale. Epperò non ci dici per non esserlo quale avrebbe dovuto essere il suo stile comunicativo (mimico e posturale). In qualunque caso si trova sempre che il nostro interlocutore è inadeguato, un po’ per partito preso e un po’ perché la perfezione comunicativa è solo l’illusione che sta nell’occhio di chi guarda. Nell’attesa di capire se lui è colpevole o innocente comunque si può comunque dare il classico colpo, un po’ al cerchio e un po’ alla botte, così non si rischia mai di sbagliare...

Chiara ha detto...

Probabilmente la penso in maniera più simile a Mimosa, me ne accorgo dal rivoltamento d'animo che mi coglie all'opposto atteggiamento di Davide Stival nei confronti della moglie. Spesso, da moglie e madre, mi sono chiesta come "vorrei" reagire ad un simile frangente (uso il verbo volontario perchè in termini d'istintività non posso dire nulla, come diciamo sempre "bisogna trovarcisi per parlare") e mi sono risposta che anche se avessi dubbi grandi come case, direi il contrario e proprio per le ragioni addotte da Mimosa: salvaguardare l'immagine almeno "domestica" del padre agli occhi dei figli, evitare futuri loro rimproveri, ma soprattutto "essere lasciata in pace": perchè una moglie e madre che sta dalla parte del marito è ciò che si aspetta l'opinione pubblica e probabilmente anche i conoscenti e almeno fino a sentenza è ruolo pienamente legittimato dalla presunzione di non colpevolezza: oltre ai giornalisti - ai quali susciterei interesse prossimo allo zero (vedasi sempre l'opposto caso di davide stival, il cui avvocato è immancabile presenza in ogni passaggio televisivo della vicenda) - anche i più accaniti colpevolisti, che mi conoscessero personalmente, mi girerebbero al largo (o tacerebbero in mia presenza) dicendo "d'altronde che vuoi dirle, sarà già una batosta per lei quando lo condanneranno, comprendiamola, compatiamola e non parliamo della cosa", mentre nel caso opposto sarebbe un fiorire di compatimenti, fastidiosi e invadenti quanto tutte le altre chiacchiere (almeno per me...per il signor Stival invece pare valere l'opposto, gli è pure fruttato un'occupazione grazie all'interessamento del sindaco, risultato che, consentitemi, secondo me si sarebbe sognato se avesse difeso la moglie)....è poi emerso un altro istinto, a mio modo di vedere, nell'agito di marita ed è quello "io posso voi no", come quando puoi criticare all'inverosimile tuo figlio/marito/genitore, ma se il carico ce lo mette un terzo, ti metti in difesa e sciorini i lati positivi della persona dicendo che non la cambieresti con altri al mondo: è quello che lei ha fatto quando ha constatato che sulle sue domande rivolte al marito carcerato, si stava innestando - a mò di "scaricabarile su fonte autorevolissima" - tutto il florilegio di dubbi, accuse et similia...e di passare per il capopopolo dei dubbiosi/colpevolisti proprio non ci stava, a prescindere da quali sentimenti le si agitassero nell'animo: io posso, voi no. E non mettetemi in mezzo. Anzi, sapete che vi dico? Io gli credo, sto con lui, quindi staccatevi zecche e lasciatemi in pace, perchè non sono "dei vostri".

Chiara ha detto...

p.s. ciao Mimosa, ricambio il piacere di leggerti e dialogare dopo tanto tempo!

Gilberto ha detto...

È sempre bello vedere tanta solidarietà femminile

Anonimo ha detto...

No no, Marita non è affatto una donna normale come tante, e Gilberto ci ha preso in pieno. Splendido articolo, ora lo diffondo!

Chiara ha detto...

Gilberto (ciao! :) ) non essere ironico, su ;)
Nelle parole di Mimosa e mie c'è molta più solidarietà di quanta possa sembrarti per il solo fatto che neghiamo al suo atteggiamento una connotazione eccezionale: tanto stimiamo il nostro genere, che l'atteggiamento della signora ci pare "normale" e proprio in virtù di ciò riconosciamo la stessa come "degna" appartenente.
La qualificazione del di lei atteggiamento, in fondo, dipende dall'opinione che si abbia in partenza della sua "categoria d'appartenenza" (moglie e madre) compresa quella riguardante l'abilità prospettica funzionale nel calibrare le proprie azioni in ragione delle reazioni che si voglia (o non) procurare alla propria famiglia. Io personalmente attribuisco grande valore a questa capacità e la pongo come base minima indispensabile per l'appartenenza alla categoria delle "buone madri e mogli"; al punto che la sua mancanza, piuttosto, rappresenta per me l'eccezionalità (negativa).
Insomma, più l'opinione verso l'essere mogli e madri della generalità delle donne è alta, minore sarà l'eccezionalità che si attribuisce alla condotta di marita comi. E viceversa.

non a caso ho sollevato il caso stival: nella mia opinione, considerato un metro "maritale" che ha dalla propria parte una storia familiare che racconta una moglie e madre amorevole, responsabile, affidabile, l'atteggiamento dell'uomo si connota come assolutamente eccezionale, in negativo, rispetto alla reazione "normale" che mi attenderei.
non so se riesco a chiarire il mio punto di vista, non sono bravissima con le spiegazioni...

Gilberto ha detto...

Va bene Chiara
Pensavo di aver preso due piccioni con una fava, come si suole dire, invece… La tua spiegazione ci può stare, in fondo è solo il vecchio quesito se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Il problema però è che non è facile mettersi nei panni di qualcuno in situazioni drammatiche e conflittuali. Solo quando ci troviamo in prima persona ad affrontare un dramma siamo in grado di scoprire quello che siamo veramente e di mobilitare tutte le risorse di cui disponiamo. Giudicare dall’esterno è facile soprattutto quando non si è coinvolti. Altra cosa cercare di mettersi nei panni di chi vive sulla propria pelle le angosce e deve sostenere il giudizio della gente. Nessuno è in grado di sapere come reagirà di fronte a una situazione drammatica se non quando si troverà effettivamente a viverla. Credo che la signora Bossetti abbia dimostrato grande carattere e personalità in una situazione non facile, comunque si consideri il suo ruolo normale di moglie e di madre. Ciao, con simpatia, Gilberto.

Chiara ha detto...

Sicuramente Gilberto! Marita Comi ha dimostrato, come dici, "grande carattere e personalità in una situazione non facile" e in un panorama, aggiungo, davvero sconfortante a riguardare l'atteggiamento viceversa offerto dalla gran parte dei soggetti che a vario titolo sono coinvolti in questa e nelle altre vicende sottoposte alla nostra attenzione. A lei - ed al suo aplombe, sottolineato da Mimosa e che dubito saprei replicare in prima persona - va la mia più grande ammirazione.

Vanna ha detto...

Il comportamento tenuto dalla Comi con determinazione è ammirevole ed era forse, l'unico che poteva avere, visto poi che anche lei era stata oggetto di voci pepate.
Dimostra di essere una donna tosta e intelligente, una madre attenta e guardinga, è con tale comportamento che lei sta difendendo la sua famiglia.
Sì Chiara, che piacere rileggerti, condivido quanto detto sullo Stival.

Anonimo ha detto...

il bello è vedere come i tg ogni tanto parlano di dubbi della signora durante le visite fatte in carcere al marito.
le danno con certa enfasi, come se fosse "roba fresca" poi ti vedi le date dei video e sono 2014.
inoltre non credo che chi sta in carcere e quelli che vanno a fargli visita non sappiano di essere spiati.

grazie del bel post gilberto.


luca

Anonimo ha detto...

Mimosa...che dici?!?
Marita Comi è semplicemente una persona estremamente intelligente e probabilmente consapevole.
Intendo consapevole di alcune leggi della vita.
Quando vieni attaccato dal branco, non è matematico che devi soccombere.
Se per caso o per fortuna, ti metti nello stato d'animo di non aver niente da perdere, sei in grado di attingere a risorse che mai ti aspetteresti di avere e sei in grado di azzardare mosse dettate appunto dal fatto che sei disposto a perdere.
Se poi hai a disposizione anche un animo buono e generoso, ti senti in dovere e in diritto di difendere a spada tratta l'uomo che hai sposato e che ami o hai amato.
Marita Comi è semplicemente una donna meravigliosa e mi auguro veramente che le varie interviste se le sia fatte pagare profumatamente, come mi auguro che in futuro la famiglia Bossetti verrà risarcita nell'ordine di svariati milioni di euro.
Non per i soldi, ma perché un assassinio come quello perpetrato ai danni di questa famiglia e permesso da chi qualche regoletta la potrebbe anche far rispettare, raramente si era visto.
Carissima Marita, se tu fossi un sasso ti lasceresti calpestare, da ordini assurdi ti lasceresti guidare.
MA TU NON SEI UN SASSO!
Un abbraccio a Massimo Bossetti.
Eli

magica ha detto...

io reputo MARITA una donna normale, giusta , come dev'essere una moglie che crede al marito . in fondo anche moltissimi di noi credono BOSSETTI innocente , molti qua, si dicono esperti nel leggere le carte ,. analisi degli indizi,considerazioni logiche .
bene , allora, cosa ne viene fuori?

una persona normale senza pregiudizi trarrebbe la proprie conclusioni .
.
vorrei sapere quale indizio è poco chiaro ,per chi , in questo forum è titubante nel giudicare BOSSETTI .(il D.N-A.?)

la moglie ha tirato fuori i denti , avendo la certezza dell'estraneita' del marito . e che che lo stiano incolpando di omicidio . va beh , che una persona non si conosce mai a fondo, ma ,capire se il marito sia un essere spaventoso che uccide ragazzine , secondo me si capirebbe l'indole .
MARITA ha avuto grinta , e chi non l'avrebbe? ci sono persone che continuano dopo tantissimi anni ad andare a chi l'ha visto .. nonostante il coraggio io ho inteso dal tono della sua voce , molta emozione e self controll .
se toccasse a me penso che farei buon viso, essendo obbligata a contenerni nel web . ma cattivo gioco : gli taglieri le gomme. del suv.

Lory ha detto...

condivido la grande ammirazione per Marita, per quello che si e' dimostrata di essere, forte sincera e leale anche quando i dubbi possono averla dilaniata. A sostenerla penso sia l'assoluta convinzione dell'innocenza del suo Massi e questo depone a favore della sua difesa. Le sue stesse doti, forza sincerita' e lealta' non le avrebbero permesso di coprirlo nel caso lo avesse ritenuto colpevole

Gilberto ha detto...

Credo che i suoi dubbi siano stati semplicemente una verifica e rappresentazione sul piano dei riscontri oggettivi agli occhi degli altri, per quello che lei già sapeva e sa istintivamente, che il marito non avrebbe mai potuto essere quel mostro che gli veniva raccontato. In cuor suo la signora Marita non ha bisogno di prove di estraneità. I dubbi più che altro sono un mero percorso di verifica non tanto nei confronti del consorte quanto di tutto quel sistema che lo accusa.

Chiara ha detto...

Aggiungo che fosse una intelligente strategia per poter essere valida "alleata processuale" del marito: ponendo essa stessa le domande che gli inquirenti ponevano, si qualificava come interlocutrice "intellettualmente onesta" per i medesimi e dunque la sua parte di testimonianza poteva assumere ai loro occhi un peso diverso da quella di una moglie qualunque, certamente gravata "per natura" del sospetto di difendere acriticamente il marito, giungendo anche a mentire.
non per nulla ella tiene a sottolineare, col marito, che ella non poteva mentire dicendo l'impensabile, ossia di essere certa dei movimenti del marito quattro anni prima anzichè, com'era da attendersi, che potesse unicamente rifarsi allo svolgersi della loro normale quotidianità non ricordando eventi eccezionali per quella sera.

Mimosa ha detto...

Gilberto ha detto: Cito Nell’attesa di capire se lui è colpevole o innocente comunque si può comunque dare il classico colpo, un po’ al cerchio e un po’ alla botte, così non si rischia mai di sbagliare... (4 giugno 2015 04:25).
Beh, scusa, Gilberto, mi suona tanto di rimprovero questa frase, una ‘strana’ sottolineatura sarcastica a una persona che non si è mai schierata né a favore né contro e ha sempre cercato di valutare tutte le possibilità,
anzi persino orientando la vostra attenzione fin dall’inizio, dichiarando la perplessità che, se i cani molecolari sono arrivati al cantiere di Mapello seguendo la strada per due chilometri, avrebbe potuto solo significare che la ragazzina era salita su un motorino e non su un’automobile (non avrebbe perso cellule per la strada che i cani hanno fiutato). E motorino significa ragazzini.

Sta pur certo che quando mi convincerò della colpevolezza di Bossetti, nessuno mi fermerà e mi schiererò da quella parte.
In fondo, il “rischio di sbagliare” l’hai corso tu in decine di scritti, quando asserirvi con tanto di confronto fotografico, che Massimo Bossetti non era assolutamente figlio di Guerinoni, e io decine di volte sono intervenuta per far capire che invece lo era, decisamente convinta.

Chiara ha detto: cito per il signor Stival invece pare valere l'opposto, gli è pure fruttato un'occupazione grazie all'interessamento del sindaco (4 giugno 2015 08:36), Chiara, sei acutissim! sono d’accordo,

e ancor più ho apprezzato questa frase successiva che cito: tanto stimiamo il nostro genere, che l'atteggiamento della signora ci pare "normale", hai interpretato ottimamente il sentimento da cui è scaturito il mio intervento di stanotte.

Ora leggo il tuo ultimo intervento, e confermo che si sentiva troppo la tua assenza. Ciao

Tutto sommato, rileggendo quello che ho scritto, non mi pare di aver fatto emergere un giudizio negativo su Marita, ma di averla posta un po' più giù dal piedistallo in cui la si vuole mettere, insomma è una donna che soffre e ha una famiglia da proteggere, in totale assenza di entrate economiche, come sono tante 'normali' mogli di carcerati che si comportano allo stesso modo.

Mimosa
Grazie Chiara e un abbraccio. Finalmente sei riapparsa, ci mancavi un sacco! Mimosa

Anonimo ha detto...

Marita è una donna eccezionale e spero di cuore che sia à conoscenza di questo meraviglioso sito che conferma come un soffio d'aria l'esistenza di persone intelligenti e davvero informate.
La puzza dei media spazzatura disposti à qualsiasi bassezza per vincere qualche ascoltatore in piu diventa sempre piu insopportabile.
Purtroppo la maggioranza del audience non si rende conto del brainwashing in corso .
Il signor Alfano che mise in moto la valanga con una dichiarazione che non gli spettava , un giorno dovra offrire le sue scuse per avere distrutto una famiglia intera.

Marita continua la battaglia per la tua famiglia , non sei sola , sono in tanti che credono in voi.

Anna

Bruno ha detto...

Forza Marita, coraggio Massimo Bossetti, una parte dell'Italia è con Voi.

Anonimo ha detto...

le donne cosi dette "normali" davanti all'obbiettivo-telecamera cambiano... per un pò di popolarità
le intelligenti no
luca

Gilberto ha detto...

Cara Mimosa, niente di personale.
Prendo atto delle tue precisazioni. Riguardo alla normalità di un comportamento di moglie e di madre ci sono però esempi del tutto difformi che per contrasto rendono ancora più emblematica la figura della moglie di un carcerato in attesa di giudizio. Forse veniamo da periodi ed ambienti in cui la donna si sacrificava per la famiglia (fin troppo) e ne portava il peso talvolta in modo eroico al limite del sacrificio. Da tanto tempo non è più così ed è giusto che non lo sia più anche in forza delle lotte di emancipazione femminile. Di fronte a gravi situazioni di conflitto e eventi eccezionali è pur vero che è proprio la donna che spesso fa da catalizzatore, come se riemergesse quella capacità atavica di tenere insieme la famiglia e di organizzarne le risposte con grande forza e coraggio. Tale centralità della donna nei momenti di emergenza rappresenta un elemento che non è mai scomparso del tutto e costituisce ancora oggi la cifra dell’unità familiare. Nel caso della signora Comi tale capacità si coniuga con i tratti di modernità di una personalità originale e determinata, per nulla assimilabile alla donna da rotocalco o a quella convenzionale dello showbiz...

Anonimo ha detto...

Le mie considerazioni erano insultanti?
G.

Mimosa ha detto...

@ Anonimo firmatosi G.
chi sei? Gilberto?
se sei Gilberto, a chi tu riferisci? a me con cui hai interloquito per ultimo? Io non ho trovato insultante nulla, per quale scrupolo lo chiedi?

Gilberto ha detto...

No Mimosa, il signor G (mi ricorda Gaber) non sono io, mi firmo sempre pe esteso. E non so neppure cosa intende dire l’anonimo. Ciao.

GIGI ha detto...

Consentitemi queste domande:

1) Come hanno fatto in laboratorio a ricostruire il profilo genetico di Bossetti?
Dando per scontato che il suo DNA nucleare sia stato creato ad hoc in laboratorio, come avviene operativamente questa operazione?
E' necessario avere a disposizione il suo DNA naturale per crearne uno artificiale identico? Presumo di si. Quindi qualcuno deve aver pedinato Bossetti e glielo deve aver prelevato a sua insaputa, giusto?
Poi, una volta che il profilo genetico di Bossetti era a loro disposizione, si è potuto creare ad hoc in laboratorio quello stesso profilo genetico artificiale? giusto?

2)Per creare il profilo genetico artificiale di Bossetti è necessario inserire il suo DNA naturale (prelevatogli a sua insaputa) sui vestiti della vittima (nei 4 o 5 punti in cui si sostiene sia stato rilevato) o basta fare alcune operazioni di laboratorio, senza alcuna necessità di depositarlo manualmente sui reperti?

3) Chi ha creato il suo DNA nucleare artificiale (cioè il suo profilo genetico), perchè non ha sentito la necessità di creare anche il suo profilo mitocondriale aritificiale? O questa operazione in laboratorio non è possibile farla? O forse la si può fare, ma chi ha creato il profilo nucleare, ingenuamente, non pensava fosse necessario creare anche quello mitocondriale artificiale?

4)Nei profili genetici artificiali creati ad hoc in laboratorio, è giustificabile (ed ha senso) la frase qui di seguito, riportata a pag 287 della relazione dei RIS, in cui si statuisce che: "appare alquanto discutibile che ad una degradazione proteica della traccia non sia seguita una degradazione del DNA"?

Bruno ha detto...

per Gigi, giusto, ma nessuno immaginava una reazione così caparbia del Bossetti e della diffesa. Anche io inizialmente ero propenso a pensare che Bossetti fosse uno spregiudicato assassino, invece, dopo aver letto molte analisi e considerazioni in questo sito di Massimo Prati, che non mi stanco di ringraziare per i tanti casi che analizza poi dopo la prima lettera di Annika la bilancia è salita verso l'innocenza di Bossetti.