mercoledì 13 maggio 2015

Orwell e il 1984, ovvero: il paradosso del mentitore




Saggio di Gilberto Migliorini

Comunque si guardi il 1984 di Orwell, il celebre romanzo dispotico scritto nel lontano 1948 e intitolato invertendo le ultime due cifre, non si può fare a meno di provare una sorta di vertigine per via di quel paradosso insito nella struttura narrativa che rimanda a un’operazione logica in qualche modo decettiva e a un significato che trascende il puro elemento sociologico di denuncia di una società totalitaria. Nineteen Eighty-Four non è solo lo specchio delle società avanzate nelle quali viviamo, non è solo la profezia di quello che saremmo diventati con l’utilizzo dei sistemi informatici e la possibilità di un controllo capillare delle nostre emozioni e delle nostre navigazioni on-line. Nel 1984 si nasconde qualcosa di più profondo di un mero discorso socio-politico e di una denuncia della sopraffazione, dei controlli occulti di un sistema che sorveglia l’uomo qualunque. Non si tratta soltanto di una società dove qualsiasi forma di dissenso viene monitorata, pesata e misurata in una sorta di ingegneria sociale che costruisce il consenso e predispone sanzioni negative per chi non si conforma ai protocolli.

Pensare al 1984 come mero scritto di denuncia con quella figura emblematica del Grande Fratello - che ha suggerito le varie suggestioni mediatiche di intrattenimento - appare non solo riduttivo, ma anche fuorviante rispetto a un’opera complessa. I principi del socing rimandano a un sistema dove la logica rompe gli schemi tradizionali e si avvicina a quelle forme della modernità come la teoria dell’indeterminatezza e la relatività. In particolare i tre principi della società del 1984 rappresentano, in prima battuta, una critica della società di massa nata nel ‘900 e in particolare con le ‘rivoluzioni’ bolscevica, nazista e fascista… e soprattutto quella mediatica che Orwell, con la sua sensibilità e il suo fiuto, aveva colto in tutte le sue implicazioni. Ma nel romanzo emerge anche la rilevanza dei paradigmi scientifici del novecento, nelle loro conseguenze inquietanti, una tecnologia sempre più pervasiva nel controllo che dimostrava sull'uomo nella sua interezza.

Osservando la cronologia dei tre o quattro romanzi distopici più famosi (R.U.R., We, Brave New World, Nineteen Eigthy Four) si nota che sono stati scritti o progettati tra la fine del primo conflitto mondiale e la fine del secondo [1]. Auschwitz e Hiroshima rivivono nel 1984 e più in generale nel pessimismo senza speranza di altre opere letterarie. L'interpretazione della distopia orwelliana oscilla tra la codificazione dell'opera come ermeneutica di un aspetto del suo tempo e come profezia e anticipazione del futuro indicato nel suo titolo. Di fronte al paradosso di una verità che non si lascia mai afferrare si arresta l'itinerario che, dalla utopia come verità agognata, conduce alla distopia come verità che si è smarrita, non perché contraddittoria, ma perché non esiste più un significato che la interpreti. Il totalitarismo (del quale Orwell aveva tracciato l'epopea in Animal Farm [2]) non che è un aspetto dell'incubo che descrive la punta di un iceberg poiché si intravede, da più in alto, il contorno di un immenso continente, un onnipresente schema di pensiero. 

Si tratta di qualcosa di più vasto che coinvolge anche coloro che se ne credono immuni, anche quelle filosofie democratiche e della libertà che possono nascondere non solo i germi del totalitarismo, ma qualcosa di più profondo e pervasivo: un quid che si sente oscuramente e terribilmente, che esiste, lo si vede, lo si tocca e forse lo si ama senza però riuscire a dargli un volto. Quando sembra sul punto di essere smascherato, sfugge avendo la capacità proteiforme di trasformarsi e rendersi inafferrabile. Come la verità… sopravvive sempre alla sua morte presunta e lo si ritrova ad indossare nuove apparenze. Orwell non lo nomina, lo vede e non lo vede, e forse ne è anche lui soggiogato.

Volendo allargare al capitalismo l'ambito interpretativo del 1984 si rimarrebbe ai margini dell'opera. Analogamente, una lettura autobiografica e psicologica del romanzo, cioè come rappresentazione dei traumi e delle difficoltà di George Orwell uomo (St. Cyprian, Eton, Birmania, ecc), costituisce il modo più efficace per sterilizzarne il paradosso, per occultare l'opera, in quanto scomoda e imprevedibile, nella rassicurante e deterministica versione dei modelli interpretativi preconfezionati.

L' interpretazione sociologica dell'opera è quella che grosso modo ritiene 1984 o una descrizione del presente storico dell'autore, in forma deformata e paradossale (avendo per modello letterario i Travels di Swfit), o una accentuazione delle linee di tendenza del presente storico. Il romanzo nel momento stesso in cui viene letto come profezia, ne assimila l'interpretazione operando nei confronti del futuro come verifica dell'atteggiamento della critica nei suoi confronti. Per così dire, il 1984 rappresenta in via paradossale l'interpretazione agli interventi critici che ancora non sono stati prodotti. Il testo giace dunque in una sorta di penombra illuminata mano a mano si attivano le sue potenzialità interpretative.

Il 1984 è un bluff, un foglio bianco sul quale scrivere o addirittura il divano dello psicoanalista? Molte opere letterarie, di fatto, si prestano ad essere uno schermo di proiezione sia in forza della loro ambiguità, sia a causa della complessità del loro oggetto. Se Orwell non ha di mira il suo tempo in modo specifico, allora si deduce che l'oggetto del romanzo è la realtà umana dal punto di vista antropologico ed esistenziale? Il 1984 è per molti versi un'opera introspettiva. Il totalitarismo non è l'oggetto dell'analisi, ne è il semplice strumento, quasi insignificante di fronte all'oggetto invisibile che proietta la sua ombra sul palcoscenico della rappresentazione letteraria. Il totalitarismo ne è la maschera, l'apparenza inquietante, un aspetto esteriore dell'onnipresente realtà che lo ha partorito, esso non è che la marionetta. 

In Animal Farm la denuncia del totalitarismo si convertiva in parte in elemento ideologico con intento polemico e satirico. Nel 1984 viene portato a dissoluzione il genere utopico (e distopico). La distopia fa la parodia di se stessa. Orwell non ha verità antropologiche da affermare o da negare. Costruisce un marchingegno letterario che si presti ad una multiformità prospettica. Il critico può scegliere quella che ritiene vera. Orwell scrive il 1984 nel disperato tentativo di far deragliare la logica perversa di una utopia che si ripropone sempre come infernale escamotage.

Il 1984 si apre con l'immagine della quaternità (che evoca le quaternità fisiche e mistiche della cultura antica e medioevale) [3] dei Ministeri che regolano l'organizzazione governativa di Oceania tra i quali si evidenzia, simile a un iceberg, con le sue sotterranee ramificazioni che si estendono sotto la città di Londra, "enormous pyramidal structure of glittering white concrete, soaring up terrace after terrace, 300 metres into the air", il Ministero della Verità sulla cui facciata si stagliano i caratteri dei tre slogans del Partito : "War is Peace, Freedom is Slavery , Ignorance is Strenght".

Ma è il ministero dell'amore che, simile per mole agli altri tre ma privo di aperture esterne e difeso come un bunker, sembra incutere più paura a Winston Smith, il trentanovenne protagonista del romanzo. E' l'ingresso in una realtà sociale con tutta l'apparenza opprimente e grigia di uno stato totalitario con i suoi oppressori e i suoi controllori come la faccia enorme di quel Grande Fratello che guarda onnipresente dai giganteschi manifesti e dai teleschermi (che insieme trasmettono e prendono immagini).

Anche tenere un diario costituisce una violazione ad una qualche legge non scritta che rende il trasgressore passibile della massima punizione: la morte. All'atto di consumare il suo delitto, cioè di segnare la data del 4 aprile 1984 sul quaderno, Winston si interroga sul destinatario del suo messaggio e vede l’impossibilità di comunicare per la mancanza di un interlocutore [4].

Come in ogni società che si rispetti anche quella del 1984 ha i suoi nemici del popolo verso i quali canalizzare l'odio, il suo Emmanuel Goldstein che dà anche un volto al nemico, le sue pratiche rituali che scandiscono l'avversione e la convogliano in atteggiamenti aggressivi funzionali al potere, i suoi nemici esterni rappresentati, nella intercambiabilità delle alleanze, dagli altri due vertici del tripolarismo degli stati del pianeta. 1984 ha i contorni spietati ed assurdi di uno stato in cui un oscuro e capillare potere che si appoggia anche alla delazione, alla complicità e alla paura, opprime e instupidisce soprattutto attraverso i sacri principi del Socing (Newspeak, Doublethink, the Mutability of the Past) .

Un primo filo conduttore del romanzo è quello di una temporalità appiattita alla dimensione del presente (the past was dead, the future was unimaginable), dove il passato diventa annullamento della memoria mediante la sua falsificazione e dove il futuro rimane un luogo puramente ipotetico slegato da qualsiasi antefatto.

Nella società del 1984 per uno strano e assurdo capovolgimento il futuro appare determinato e immodificabile (in quanto non esiste), mentre, proprio il passato diviene fluido e aperto: il Partito manomette e modifica continuamente la memoria del passato in quanto non più determinato da quel che è accaduto, ma plasmato e controllato da un presente per così dire retroattivo ('"Who controls the past', ran the Party slogan, ' controls the future: who controls the present controls the past'”). Tale controllo del tempo si rende realizzabile attraverso lo strumento del doublethink, mediante la tecnica della doppia verità con la quale si afferma una cosa e il suo contrario senza per questo violare il principio di non contraddizione. 

Il doublethink è il punto nodale della struttura della società del 1984, l'elemento regolativo e razionale per eccellenza. Negare e affermare contemporaneamente la stessa cosa costituisce l'espediente per tenere aperta la realtà, per non conchiuderla, per riaffermare la verità e negarla allo stesso tempo. ("to forget whatever it was necessary to forget, then to draw it back into memory again at the moment when it was needed, and then promptly to forget it again: and above all, to apply the same process to the process itself )".

La stessa data del 1984 può essere corretta e cambiata tante volte quante si rendono necessarie e forse questo è già avvenuto (ma la memoria è stata rimossa e cancellata così come è stato cancellato l'atto della rimozione).

Il Newspeak, a differenza dell'apparenza semantica del termine, consiste in una distruzione di parole, in una graduale sottrazione di significato che si traduce nella impossibilità di commettere qualsiasi delitto di pensiero (thoughtcrime) mancando il suo referente semantico. La neolingua costituisce l’armatura non fisica della società del 1984, una sorta di software che, applicato alla macchina statuale di Oceania, consenta le iterazioni e le subroutines, che rendono possibile il doublethink. La distruzione di parole perpetrata dalla neolingua si accanisce oltre che su aggettivi e verbi, sui sostantivi sinonimi e antonimi sostituendo alle contrapposizioni di significato delle antonimie la mera opposizione alla parola mediante l'aggiunta di un prefisso ('good ' - (Un) good') e così per gli accrescitivi (Plusgood, doubleplusgood). Tale processo di progressiva purificazione della lingua è finalizzato al completo realizzarsi della Rivoluzione (“The Revolution will be complete when the language is perfect").

Ai margini di questo processo di desemantizzazione rimane solo quel 85 per cento della popolazione, i proles, in quanto non assimilabili ad esseri umani. L'obiettivo finale della rielaborazione linguistica è una completa distruzione della letteratura e del modo di pensare precedente, anche quello dello stesso partito (“Orthodoxy means not thinking, not needing to think . Orthodoxy is unconsciousness"). L' esemplificazione addotta da Syme, uno dei numerosissimi linguisti dediti alla preparazione della undicesima e definitiva edizione del Dizionario della neolingua, nella parola 'duckspeak', cioè "to quack like a duck" dimostra la duplicità di significato della parola non in ciò che esprime in sé e neppure in riferimento al contesto, ma in base ad una sua continua desemantizzazione e ri-semantizzazione ("Applied to an opponent, it is abuse, applied to semeone you agree with , it is praise"). 

La destruzione e ricostruzione del passato, resa possibile dall'impiego del doublethink, consente di spacciare per progressi e miglioramenti del tenore di vita, quelli che in effetti sono rinunce e arretramenti. Lo stesso variare delle alleanze tra i tre stati del pianeta eternamente in lotta tra loro, ai cittadini del 1984 appare invece una guerra sempre contro lo stesso nemico, la stagnazione della guerra in un eterno equilibrio di forza, come un progressivo avanzamento verso la vittoria. Nella società del 1984 anche l'attività erotico-sessuale (a parte il suo sottoprodotto pornografico destinato ai proles) costituisce una minaccia per il partito che quindi favorisce e consente i soli matrimoni finalizzati alla procreazione e che si caratterizzano per la mancanza di attrazione fisica tra i partners considerando i rapporti sessuali "as a slightly disgusting minor operation, like having an enema (clyster)".

È tra i proles che Winston cerca di scoprire una traccia di quel passato sepolto sotto innumerevoli falsificazioni. Infine approda dal robivecchi dove le ultime testimonianze del passato, sotto forma di oggetti banali ma autentici, gli danno nella nostalgia l’illusione di mantenere viva la memoria. Anche il proprietario della bottega sembra, insieme alla canzonetta che recita, una curiosa sopravvivenza che evoca l'immagine suggestiva di una Londra ormai dimenticata.

La società di 1984, caratterizzata dall'ottica deformata e deformante di una temporalità che scorre a ritroso, é rappresentata dall'onnipotente e onnipresente Partito che controlla tutto. La scoperta da parte di Winston che Julia, la ragazza che odiava perché credeva una spia, lo ama, risveglia in lui il desiderio di vivere. Riemerge l'erotismo, a lungo represso. Winston scopre in Julia una ribelle. La stanzetta al primo piano sopra la bottega del robivecchi diviene l'ultimo rifugio di Winston e Julia, un antiquato e polveroso nido d'amore, l’illusione di aver scavato un anfratto intangibile in un universo ostile e minaccioso, così come un pezzo di corallo in un fermacarte di cristallo ("The paperweight was the room he was in, and the coral was Julia's life and his own , fixed in a sort of eternity at the heart of the crystal ") .

Nel 1984 c’è il tema del tempo bloccato, delle lancette che si arrestano per sempre, della spazio-temporalità utopica che dà l'illusione fittizia della durata. La stanza degli incontri amorosi di Winston e Julia diviene il santuario di una illusione di eternità ("It was as when Winston had gazed into the heart of the paperweight, with the feeling that it would be possible to get inside that glassy world, and that once inside it time could be arrested") contro l'eternità di un partito invincibile e totalizzante. La piccola e discreta utopia di Winston, che si accontenta di incastonarsi per sempre nel cristallo, si scontra con quella ipertrofica e pervasiva del Partito: entrambe si dilatano in un fantasma di onnipotenza, l'una nel microcosmo di cristallo di una sferetta di vetro, l'altra nella macroscopica società del 1984: in ambedue il tempo ha cessato di fluire.

Anche le piccole utopie, relegate negli spazi angusti degli amori di coppia, sono destinate a uscir fuori, a cercare nuovo spazio all'amore, a cospirare in nome di un ideale più grande. La fratellanza, nome della dissidenza e della ribellione, ne è l'emblema, Emmanuel Goldstein il mitico capo, O'Brien l'iniziatore per i due neofiti Winston e Julia. Nell'appartamento ricco e accogliente di O' Brien, così diverso dagli squallidi Appartamenti della Vittoria, avviene l'abiura dei principi del Socing e l'iniziazione dei nuovi adepti alla causa della Fratellanza. Giurando di concorrere con qualunque mezzo alla vittoria di quella causa e nella consapevolezza di combattere una guerra disperata che proietta gli obiettivi di vittoria in un lontano futuro collocato ben oltre la loro stessa vita, Winston e Julia dichiararono la loro totale disponibilità alla causa tranne in un caso: quello di dover rinunciare alla loro reciproca fedeltà, di dover cioè tradire il loro amore. L'affiliazione è comunque subordinata all'ultimo atto formale: la lettura del libro eterodosso della Fratellanza dal quale apprendere "the true nature of the society we live in, and the strategy by which we shall destroy it".

Il libro denuncia che l'immagine del paradiso terrestre, considerata il leit-motif dell'immaginazione sociale degli uomini per migliaia d'anni, viene screditata proprio quando diviene tecnicamente possibile la sua realizzazione da una oligarchia che, realizzando l'obiettivo di perpetuare non tanto se stessa bensì la sua concezione del mondo attraverso i principi del Socing, realizza un potere stabile e definitivo ("The Party is not concerned with perpetuating its blood but with perpetuating-itself"

Il libro di Goldstein costituisce una analisi organica e sistematica del 1984 che conferma le idee che Winston possiede già, ma in modo confuso. Il protagonista diviene allora sicuro che la sua devianza non è pazzia e che il vero e il falso hanno ancora un significato. 

Winston non può condurre a termine la sua ricerca. Lui e Julia vengono arrestati nella camera sopra la bottega del robivecchi (che non è altro che un membro della psicopolizia) dove vedono andare in frantumi le loro residue illusioni insieme al fermacarte di cristallo con il suo piccolo cuore di corallo. 

Nella cella rivestita di porcellana bianca e lucida, e perennemente inondata di una luce fredda e accecante, Winston perde la nozione del tempo. Il calvario di Winston, fatto di percosse e torture, lo conduce ad uno stato di completo assoggettamento e annichilimento psico-fisico; scopre da O'Brien, il suo torturatore, che il calvario è una sorta di psicoterapia finalizzata alla sua salvezza, rieducandolo tramite il doublethink al principio della mutabilità del passato. Quando comincia ad amare il suo persecutore varca l'ultima porta che lo conduce nell'intimo dell'arcano: la misteriosa stanza 101.

E' qui che egli scopre che il partito persegue il potere per il potere ("Power is not a means, it is an end"), che l'individuo solo annullandosi nel Partito riesce ad essere onnipotente e immortale e che infine il vero potere si esercita, sulla mente e non sulla materia, da parte di un uomo su di un altro uomo ("Power is in tearing human minds to pieces and putting them together again in new shapes of your own choosing"). 

L'ultima utopia, ridicolizzando il suo esatto opposto ("the stupid hedonistic Utopias that the old reformers imagined") mostra lo scenario che può garantirle sopravvivenza: "A world of fear and treachery is torment, a world of trampling and being trampled upon, a world which will grow not less but more merciless as it refines itself": un ' utopia fondata sull'odio, la sopraffazione, la sofferenza il terrore e l'intolleranza. L'utopia che da tempo immemorabile recita un dramma: da una parte il Partito e dall'altra il suo finto Oppositore, l'uno supporto dell'altro. Winston si appella alla vita, alla natura umana che si ribella se si tenta di sconvolgere le sue leggi, allo Spirito dell'uomo. La risposta non si fa attendere: la natura umana non esiste ("But we create human nature . Men are infinitely malleable"). Winston è l'ultimo uomo in quanto specie in estinzione, un uomo che l'immagine riflessa nello specchio impietosamente mostra come una larva. L'ultima ed estrema tortura, ad personam, spezza anche l'ultima illusione. La gabbia con i topi applicata al suo viso rompe l'ultimo barlume di dignità: ("Do it to Julia ! Do it to Julia ! Not me ! I don't care what you do to her. Tear her face off, strip her to the bones. Not me ! Julia ! Not me!"). Winston può finalmente amare il 'Big Brother'.

Il 1984 enuncia ancora una verità, si ripropone come verità? Se il contenuto di 1984 è vero, e cioè se il passato viene continuamente falsificato, allora 1984 è falso in quanto rappresenta una falsificazione. Come non sospettare che anche il suo messaggio non sia altro che un prodotto di quella realtà dove il passato viene continuamente sovrascritto come in un palinsesto? Come nel paradosso del mentitore, 1984 è insieme vero e falso, come per il doublethink è una cosa e il suo contrario, è se stesso dentro se stesso. Il lettore dell'anno 1984 (o quello del 2015 compreso chi scrive) del romanzo (che si ritiene scritto nel 1948 ma che in realtà viene scritto e riscritto continuamente dal presente) legge e interpreta qualcosa che ha scritto lui stesso e che, con la tecnica del doublethink, ha dimenticato di aver scritto e riscritto più volte. Chi guarda dentro 1984 sta dunque guardando dentro di sé e ciò che vede non è altro che il proprio volto posto tra due specchi, un labirinto che si replica indefinitamente.

Le interpretazioni del romanzo sembrano ripercorrere i sogni che dall'utopia trascorrono nella distopia. Il 1984 sembra il museo delle verità che il lettore e il critico amano additare. Ma per non subire la stessa sorte 1984 pone anche se stesso tra quelle verità, diventando la parodia di se stesso. Alla fine l'utopia, inseguendo senza sosta il miraggio dell'infinito, è caduta nella propria rete. Il 1984 contiene l'isola lunata di Thomas More, le città solari, le colonie nello spazio, l'Atlantide, i cavalli raziocinati, l'uomo in provetta, il paese di cuccagna, la società senza classi e... se stesso. Tra i tanti paradossi, nel 1984 c'è l'impossibilità di costruire un algoritmo che ne rappresenti la struttura e quindi l'impossibilità di creare un programma atto a riprodurlo. L'infinito orwelliano (basato sul principio della mutabilità del passato) viene fondato sull'inconsistenza dei presupposti. 1984 contravviene a tutte le regole formali, introducendo, in modo dirompente, il paradosso che ne lacera la struttura logica e argomentativa.

L'essere bidimensionale arranca lungo il piano sferico guidato dalla speranza di lacerare il suo mondo piatto. Ma anche le terze, le quarte e poi le quinte dimensioni appaiono inadeguate rispetto alla dimensione aggiuntiva che l'universo riesce a darsi sempre. I viaggi nel tempo divengono routine che introduce nuove varianti ad una spazio-temporalità utopica asfittica che reperisce nell'arsenale della fantascienza nuove aperture cronologiche. L'universo programmato dipana il suo complicatissimo software, con uomini ignari della loro essenza computerizzata. Il viaggio verso l'utopia appare a tratti come una fuga dall'utopia, un viaggio senza fine di avvicinamento e di allontanamento: quando si è giunti alla meta già ci si sta allontanando. Se lo spazio si dilata oltre l'estremo confine concepibile essa non disarma: è solo questione di… tempo, anche nelle estreme regioni del nulla vengono piantati i suoi stendardi. 

Ma dove il confine non c'è, dove la discontinuità appare una proiezione dell'universo mentale, l'utopia si ricostituisce in forma paradossale. Lo sguardo dall'alto vorrebbe disegnare i contorni dell'isola, ma l'isola non occupa uno spazio in senso euclideo. Il panta rei diviene movimento relativo e ingannevole di un osservatore che, mancando punti di riferimento, non può dire se stia veramente muovendosi. L'utopia non ha orrore che del vuoto che non ha saputo ancora sottomettere, non la spaventa che la libertà che non rientra nel suo ambito territoriale. Non può che rendersi consapevole che i suoi tentativi di saturare l'universo lo dilatano e lo complicano. Deve allora tentare di vincere la partita sconfiggendo il suo ultimo nemico: se stessa.

L' ultima sfida, quella contro se stessa, come una sorta di eterna vibrazione, la ripropone come vincente e contemporaneamente come perdente.


[1] Karel CAPEK , R. U.R ., 1921; Evgenij ZAMJATIN , We, 1922 ; Aldous HUXLEY, Brave New World, 1932 ; George ORWELL, Nineteen Eighty Four, 1948. (1984 fu scritto fra il 1947 e il 1948 ma fu progettato prima, nel 1943) .

[2] George OEWELL, Animal Farm : A Fairy Story , Martin Secker e Warburg , 1945.

[3] "The Ministry of Truth, which concerned itself with news, entertainment , education , and the fine arts. The Ministry of Peace, which concerned itself with war. The Ministr y of Love, which maintained law and order. And the Ministry of Plenty, which was responsible for economie affairs . Their names , in Newspeak: Minitrue , Minipax , Miniluv, and Miniplenty" ( George ORWELL , 1984) 

[4] E,' stato osservato che la 'Macchina ' di 1984 è sì un congegno mostruoso e assurdo, ma é anche spropositato e ridondante rispetto al fine che persegue. L’everyman, è il destinatario di un imponente ed esorbitante sforzo organizzativo.

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