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Ci sono storie non facili da esporre, storie di cui nessuno parla volentieri e che sono da vagliare attentamente prima di pubblicarle. Quella che sto per raccontarvi è pronta da tempo ma non l'avrei voluta ancora inserire perché non si sa come potrà finire dato che nulla ultimamente è trapelato. Ma è proprio il fatto che mai nulla sia davvero trapelato, se non sporadici articoli, ed ancora nulla trapeli che mi ha convinto a parlarvene, perché è alquanto singolare che nei giornali cartacei la notizia sia stata inserita, comunque non più di tre volte in otto mesi, mentre nei siti internet degli stessi editori tutto resti avvolto dal poco assoluto. La storia, per capirla al meglio, è da prendere larga perché in effetti è partita nel 2000 quando Rocco Vito Loreto, allora sindaco di Castellaneta nonché senatore della Repubblica, inviò un dossier di 131 pagine al procuratore di Potenza, dottor John Woodcock, in cui riportava una lunga serie di argomentazioni contro la procura di Taranto. In particolar modo puntava il dito contro il sostituto procuratore Matteo Di Giorgio, abitante nella cittadina dove il Loreto era sindaco che, a suo dire, stava influenzando la politica locale abusando del suo status di magistrato.
Il signor Woodcock, grande accusatore di Fabrizio Corona ed ora a Napoli impegnato ad indagare il capo della Polizia locale ed alti onorevoli senatori e deputati, tenne il dossier con la denuncia, inviata a Potenza in quanto competente sulla procura di Taranto, nel suo cassettino dei ricordi per quasi due anni. Poi la inviò ad una piccola caserma pugliese perché svolgessero indagini. Ma questi poveri carabinieri erano pochi e non potevano di certo mettersi contro la procura che li comandava, quindi rispedirono le carte, con la scritta: "noi non siamo idonei", al mittente.
Il signor Woodcock, grande accusatore di Fabrizio Corona ed ora a Napoli impegnato ad indagare il capo della Polizia locale ed alti onorevoli senatori e deputati, tenne il dossier con la denuncia, inviata a Potenza in quanto competente sulla procura di Taranto, nel suo cassettino dei ricordi per quasi due anni. Poi la inviò ad una piccola caserma pugliese perché svolgessero indagini. Ma questi poveri carabinieri erano pochi e non potevano di certo mettersi contro la procura che li comandava, quindi rispedirono le carte, con la scritta: "noi non siamo idonei", al mittente.
Poi, improvvisamente, tutto cambiò. Il senatore Rocco Vito Loreto da accusatore contro il magistrato e la procura diventò indagato, con ben 84 capi di imputazione, e messo alla gogna. Si dimise da sindaco ed al processo, celebrato anni dopo in quanto i rinvii si succedettero continui nel tempo, si ritrovò contro anche la giunta comunale, capeggiata dall'opposizione, che si schierò come Parte Civile. Naturalmente tutto si rivelò essere una bolla di sapone, anzi 84 bolle di sapone, ma intanto a Castellaneta la parte avversa aveva conquistato posizioni su posizioni. Ed infatti tutt'ora il sindaco è un bravo amico del magistrato che operava alla procura di Taranto e nella giunta vi è un parente dello stesso ex sostituto procuratore, ex perché il CSM dopo l'arresto lo ha sospeso. In tutti i casi che lui abbia amici in giunta non da a nessuno la sicurezza dei suoi atti illeciti, quelli per cui è stato otto mesi ai domiciliari, dato che ancora un giudice non l'ha giudicato. Ma c'è stato chi ha scritto che nella cittadina pugliese in quegli anni qualcosa non andava per come doveva andare, tanto che la gente si coalizzò ed iniziò ad inviare esposti a Potenza. Il più incisivo fu quello di un imprenditore che costrinse la procura lucana ad aprire un fascicolo sul magistrato. Lo prese in mano la Pm potentina Laura Triassi che, grazie al Gip Gerardina Romaniello, iniziò le indagini fatte anche di intercettazioni all'interno della procura di Taranto. Non ve lo aspettavate, vero, che chi ha seminato "cimici" ad Avetrana ne avesse a bizzeffe nei suoi palazzi? Da quel momento tutto si placò, almeno fino al giorno fatidico del 11 novembre 2010.
Di certo saprete che quel giorno al tribunale del riesame di Taranto si stava discutendo per decidere, alla presenza dei procuratori tutti, se concedere o no la libertà a Sabrina Misseri. Ciò che nessuno ha mai detto a livello nazionale, i media televisivi presenti in massa non ne parlarono in video nonostante sapessero (e c'è da chiedersi il perché), è che ad un certo punto arrivò una collega dei Pm presenti in Aula che, destando una qual apprensione per il suo stato di agitazione, fece chiamare il dottor Pietro Argentino mentre era dinanzi al giudice impegnato a non far scarcerare la ragazza già, ancora non c'era stato l'incidente probatorio (poi rivelatosi inutile), considerata colpevole. Ma cosa era accaduto di tanto grave? Semplice, avevano arrestato il Pm Matteo Di Giorgio, un loro collega. Fu questo il motivo per cui l'udienza del riesame venne rinviata e sia il Procuratore Capo, Franco Sebastio, che i dottori Mariano Buccoliero e Pietro Argentino, si chiusero a chiave negli uffici. Per loro quella fu una giornata interminabile.
Ma per quale motivo il Di Giorgio, che tutti in città conoscono molto bene in quanto dal '95 in forza alla procura di Taranto, è stato arrestato? Il fascicolo preparato a Potenza inizia con quanto la Pm afferma sia avvenuto nel 2007 quando, riassumo il suo scritto e non aggiungo nulla, a forza di minacce fece dimettere dalla giunta di Castellaneta un consigliere comunale, fu quello il motivo per cui, scrive la Pm, in Comune cambiò il sindaco. Quali minacce? Niente di che, roba che fa spesso chi ha il potere, anche se la dottoressa Triassi non è d'accordo e scrive che si tratta di reato. Il Di Giorgio disse al consigliere che se non si fosse dimesso avrebbe fatto arrestare suo fratello e sua nipote inserendoli in una operazione della magistratura partita in quei giorni. Questo comportamento vi fa ricordare qualcosa? Fratello e nipote... guarda il caso. Ma non è l'unico motivo per cui venne arrestato. Sempre nel fascicolo è scritto che con le minacce passò, lui e tutta la sua famiglia (è indagata anche la moglie), una bella vacanza gratuita al complesso residenziale "Città del Catalano" facendo addirittura allontanare dal luogo un signore che forse non gli stava simpatico. E l'imprenditore, proprietario della struttura, fece come voleva il procuratore, allora lo era, perché in caso contrario il Matteo Di Giorgio aveva minacciato di parlare ad un suo collega ed amico, Mariano Buccoliero, titolare di una inchiesta che riguardava proprio il progetto del centro residenziale che non era più come la giunta del Vito Loreto l'aveva approvato ma come la giunta amica del Di Giorgio l'aveva modificato nel 2003, e gli avrebbe fatto sequestrare tutta l'area edificata. Fra parentesi il complesso è poi stato sequestrato.
Ma ci sono altri episodi inseriti nel fascicolo. Ad esempio quello che riguarda una vittima dell'usura che non fece il nome del suocero del cognato del magistrato, l'usuraio che lo aveva mandato in malora per dirla chiara, in cambio di una promessa di aiuto per ricevere ugualmente i denari stanziati dal "Fondo Antiusura" e della sicura intercessione affinché chi lo stava dissanguando smettesse di chiedergli soldi. Insomma lo convinse a non tornare dalle autorità giudiziarie in modo da non far indagare i suoi conoscenti. Un altro capo d'accusa, sempre scritto nel fascicolo, riguarda un bar fatto aprire dal Di Giorgio, ma anche dal sindaco e da parte della giunta comunale, ed infatti ne rispondono tutti in associazione, senza alcuna autorizzazione ed in locali inidonei. Sembra niente, ma l'apertura del bar altro non era, sempre a detta della procuratrice di Potenza, che una merce di scambio in quanto, grazie alla suddetta apertura, il proprietario non avrebbe testimoniato contro di lui nei processi rimasti aperti dopo il 2000 a causa della controversia, chiamiamola così, fra il Di Giorgio ed il senatore Vito Loreto, forse la vera causa di tutti i suoi mali.
Mettiamo comunque i puntini al posto giusto. Che l'ex sostituto procuratore Matteo Di Giorgio sia stato arrestato ed indagato non significa sia colpevole, anche se in Italia si tende a credere che chi è agli arresti o è indagato, vedi le Misseri e il Parolisi, lo sia a prescindere. Come non significa che quelli della procura, fosse anche il loro ex collega un domani condannato e venisse quindi accertato che ha imposto con le minacce ed i ricatti la sua volontà ad altri, abbiano usato gli stessi metodi a lui ascritti nei loro procedimenti. Certo ci sarebbe da pensare e da chiedersi come mai, dato che per quindici anni ha operato a stretto contatto con procuratori diventatigli anche amici, nessuno di loro, tanto meno il dottor Sebastio, si sia reso conto di come si comportasse. Ma questa è una domanda che ci porremo caso mai finisse in carcere. C'è da dire che questa volta, al contrario di quanto accaduto al momento del processo al Vito Loreto, mancherà la Parte Civile, doveva essere il Comune di Castellaneta, perché i consiglieri comunali del suo schieramento, ancora in carica, hanno votato contro la sua costituzione, e non c'è da chiedersi il perché.
In ogni caso ci aspettiamo, anche se non si parla di omicidio non pare un caso da poco, che qualche editore di giornali pugliesi ci faccia sapere di una sua eventuale assoluzione o condanna e non sia garantista oltremodo nascondendo la notizia per quieto vivere dimostrando ancora una volta, casomai ve ne fosse bisogno, quanto sia vero, e non solo in Puglia, il detto dei due pesi e delle due misure.
Leggi gli ultimi articoli sui casi di:
In ogni caso ci aspettiamo, anche se non si parla di omicidio non pare un caso da poco, che qualche editore di giornali pugliesi ci faccia sapere di una sua eventuale assoluzione o condanna e non sia garantista oltremodo nascondendo la notizia per quieto vivere dimostrando ancora una volta, casomai ve ne fosse bisogno, quanto sia vero, e non solo in Puglia, il detto dei due pesi e delle due misure.
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13 commenti:
Massimo Prati carissimo, dimostri coraggio e logica. Ancora una volta superi te stesso, il che non è poco. Hai messo in evidenza gli strani meccanismi che si muovono dietro quel sipario chiamato "toga", quanta poca limpidezza vi sia. E' un articolo coraggioso, e ricordati: per quanto è nelle nostre mani, hai tutta la nostra solidarietà. Penso che, se l'informazione pubblica avesse uomini come te, certi luridumi sarebbero ben lontani dal costume italiano, e non vi sarebbe sicuramente tutto quel marciume che dobbiamo constatare, a sud, al centro a al nord d'Italia, vera causa dei nostri pluridecennali disastri.
se non sbaglio è questo il caso?
http://www.adiantum.it/public/1785-i-giudici-de-benedictis-e-di-giorgio--dalla-puglia-con-errore-(e-concussione).asp
Certo che i retroscena di cui ci stai oggi informando, benchè non mi trovino del tutto impreparata, non fanno che alimentare la mia diffidenza contro la giustizia italiana
lori
lori
Si lori, è quello, ma come vedi anche tu non mi hai mostrato la pagina di un giornale ma il sito di una associazione.
Prova ad entrare al quotidiano di Puglia ed a digitare il nome del procuratore sul loro motore di ricerca, potresti scoprire che non c'è un articolo che lo riguardi. E così anche negli altri quotidiani del gruppo Caltagirone...
Ciao, Massimo
esatto Massimo, l'ho trovata sulla pagina facebook " solidarietà per l'avvocato Vito Russa
Ciao lori
Devo sottoscrivere il commento di Manlio Tummolo. E dico DEVO perché anche io mi sento tenuta a fare quanto in mio potere per sostenere te, Massimo, e la ricerca della verita'. Nel nostro Paese, ne sono sicura, sarebbero molte di piu' le voci a levarsi i muri di omerta', se soltanto piu' gente sapesse. E' questo il gioco, prevedibile eppure sempre di gran successo. Semplicemente non dire, non lasciar trapelare, deviare l'attenzione. Non ne se sa niente, dunque niente é successo. E penso a quanta ingiustizia nelle aule di giustizia, a quanti giuramenti di fedelta' alla Repubblica infranti, a quante verita' calpestate. Bravo Massimo, grazie
Mi sento di scrivere solo questo:solidarietà a Massimo Prati ed ammirazione per il suo coraggio.
Penso tuttavia che la notizia circoli comunque. Sul "Quotidiano di Puglia" i tifosi della Santa Inquisizione tarantina cominciano a diventare nervosi. Un certo Sanchez, suppongo d'origine spagnola, addirittura mi accusa di "intimidire" i testimoni (da una distanza di centinaia di km !!), perché sottolineo che c'è un'ampia possibilità che tutto il procedimento venga trasferito altrove. Naturalmente spetta agli avvocati della difesa sottolineare che in quell'ambiente la possibilità di raggiungere non la Verità assoluta (dono solo di Dio...), ma almeno una parziale verità giudiziaria, diventa impossibile. La motivazione del Tribunale del Riesame per il rigetto (ovvio, a questo punto) delle richieste degli avvocati, giunge con un arbitrio assoluto a mescolare le versioni del Buccolieri, comunque poco credibili, che siano sogni o descrizioni inventate di fatti, con le eventuali responsabilità delle donne Misseri. Appare chiaro che le due donne sono state pre-condannate ancor prima che il delitto si scoprisse: lo si deduce dall'acrimonia, se non odio personale, nei loro confronti, quando si attribuiscono ad esse fatti contrari e contraddittori (se Sarah doveva comunque andare in casa Misseri per la celebre gita, che senso aveva rapirla nel bel mezzo dell strada ? Bastava aspettarla). Ma, secondo il mio interlocutore Sanchez ed un altro forumista, la "dialettica" degli Inquisitori riuscirà a battere le mie "elucubrazioni". Sono qui che aspetto...
Che dire? Tutta la mia solidarieta' anche a te, Manlio, e tanta preoccupazione per quelli che come dici tu sono esattamente metodi da santa inquisizione. Tra l'altro dovrebbero essere i custodi (in un certo senso) del rispetto delle nostre leggi, e fanno fatica semplicemente a riconoscere pari dignita' alla difesa. E' chiaro che un po' di coda di paglia salta fuori eh?
Grazie Nico, per quello che mi dici. A me fanno ancora più paura, tuttavia, lo scarso senso civico e costituzionale di tanta gente che scrive nei forum, dando per certa una responsabilità ancora tutta da dimostrare, che parla senza senso del limite di murare viva la gente ("chiudere e gettare via le chiavi"), o di pena di morte con torture annesse, e un giornalismo che, con poche eccezioni, non fa che ricopiare e confermare le veline ricevute dalla Procura, tramite agenzie d'informazione, senza un briciolo di osservazione critica, senza munirsi di Costituzione e dei Codici, senza un minimo di ragionamento e di pudore, che arriva perfino a diffamare un avvocato come De Cristofaro, per non dire degli avvocati Russo e Velletri. Questo significa che in Italia c'è un'opinione pubblica molto vasta e sostanzialmente prona al più forte, e quindi anche capace di piegarsi senza dignità ad ogni violenza e ad ogni dittatura, malgrado il tanto vantato amore per la democrazia e la libertà. Secoli di servitù e di dominio straniero pesano ancora fortemente sulla mentalità del popolo italiano.
E questo é il nostro limite, enorme. Si continua ad essere servili, ad avere timore di una qualunque divisa fosse anche il cappello del capotreno. Si continua ad indirizzare il proprio consenso verso chi urla piu' forte o ha maggiori strumenti. Insomma continuiamo a rinunciare ai nostri diritti, alla liberta' d'espressione e di dissenso. Oltre a secoli di storia che lavorano contro una vera liberta' nel nostro paese, temo che siamo anche caduti nella trappola che, da drive-in in poi, attraverso le televisioni e i giornali ci ha portati ad un sonno della coscienza. Che vuole dire arretrare, involversi, fino allo spettacolo penoso dei forcaioli che schiumano chiedendo giustizia sommaria. Pero' Manlio quando parlo in questi termini con amici e conoscenti, salvo in rari casi passo per esagerata. Come se tutti o quasi credessero davvero che nel nostro Paese esistono liberta' assoluta di espressione e diritto inalienabile alla difesa. I giornalisti che fanno davvero inchieste serie finiscono regolarmente nel tritacarne, sia mediatico che giudiziario. Gli avvocati penalisti che sanno usare gli strumenti in loro possesso a favore del cliente finiscono perquisiti, intercettati, indagati. Siamo davvero così annebbiati da non renderci conto che sono problemi che non riguardano le vere democrazie ma gli stati di polizia?
Sai, cara Nico, che sono perfettamente d'accordo con te; l'unica differenza formale, e non sostanziale, almeno nel caso che ci appassiona, è che in uno Stato di Polizia non vi sono norme di garanzia del cittadino, qui invece ci sono, e si insiste che esistano, anche se vengono poco, male o per niente applicate. Un caso estremo come questo, tuttavia, appare impensabile in altre sedi: mi riferisco anche al caso Zornitta accusato di essere "UnaBomber". Malgrado a Trieste le cose non funzionino affatto bene (e lo so per diretta esperienza, mia e di vari conoscenti), nondimeno a nessun magistrato è venuto in mente di far indagare l'avvocato di Zornitta dr. Paniz solo perché abbia presentato prove a discolpa del suo patrocinato.
A chi parla di tarocchi e mucche, commento cancellato, faccio notare che nell'articolo ho scritto che la stampa ha dedicato al caso sporadici articoli sui cartacei, uno chiaramente il giorno dell'arresto, ed avrei voluto vedere non lo avesse fatto, ma poco o nulla sui siti internet. Ed inoltre alcuni quotidiani pugliesi neppure hanno articoli sulla persona in questione. Basta usare la barra di ricerca per accorgersene.
Il fatto mi sembra solo una prova provata della non intangibilità della Magistratura e addirittura ( considerando che l'arresto interviene durante le indagini forse più delicate e di richiamo dell'opinione pubblica della Procura di Taranto)una prova di coraggio degli inquirenti tarantini del caso Scazzi ad andare per la propria strada.
Mi dolgo che la notizia abbia avuto poca eco: se ne compiacerà la Difesa di Sabrina.
Le medaglie hanno sempre due facce.
Annalisa
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