venerdì 17 dicembre 2010

Duecentodieci milioni di cinesi soffrono di malattie mentali. Tra questi c'è chi è convinto sia giusto uccidere i bambini.


Dal 2000 ad oggi diverse statistiche ci parlano di quanto sia cresciuta l'economia cinese. Questo "dato", pur confortante e segnalatore di un minimo benessere raggiunto da chi in quel continente ci vive e ci lavora (minimo perché purtroppo non ne usufruisce la totalità del popolo), ha innescato un'altra serie di "dati statistici" incredibili ed impensabili un paio di decenni fa.

Si è scoperto che negli ultimi dieci anni i malati mentali hanno raggiunto l'incredibile cifra di 210.000.000. Avete letto bene, ho scritto duecentodieci milioni. Ciò significa che un cinese su sei, il 17,5% della popolazione, compreso chi ricopre incarichi di responsabilità all'interno del partito comunista, soffre di vari problemi psichici che partono dalla depressione per arrivare alla schizofrenia ed alla paranoia.


Basandosi su questa sconvolgente verità la branca psichiatrica della medicina cinese ha chiesto ai dirigenti politici la formazione professionale di molti nuovi psicologi qualificati. Il motivo è semplice e va ricercato ancora nei numeri; ad oggi in Cina vi è uno psichiatra ogni 70.000 abitanti. Il governo, rendendosi conto dei disastri che lo squilibrio psichico sta provocando nella nazione, ha investito sei milioni di euro in ricerche mirate a capire quale sia il motivo dei disturbi mentali e che tipo di connessione abbiano con i suicidi sempre più frequenti in ogni ceto sociale del paese. Nel 2009, dopo aver ricevuto l'esito delle ricerche, ha avviato una serie di collaborazioni internazionali con l'Università di Melburne; in contemporanea alcune equipe americane sono state inserite negli atenei di Hong kong e Pechino con l'intento di migliorare la formazione dei futuri psichiatri.


La situazione è grave anche per quanto riguarda le aziende farmaceutiche ed i consumatori dei loro prodotti. Qualche mese fa i tre quarti dei medicinali venduti nei paesi e nelle città cinesi sono stati dichiarati fuorilegge in quanto non approvati dal Ministero della Sanità. Nonostante questo continuano a circolare e ad essere usati da chi non ha una corretta informazione. Inoltre ci sono prodotti, tutti regolarmente approvati, che vengono consumati da un numero sempre crescente di pseudomalati. Dal 1999 al 2009, infatti, il nuovo e più moderno mercato degli psicofarmaci ha sestuplicato le vendite. I cinesi chiedono di poterli usare già dopo quindici giorni di malessere generale ed i medici di paese non li negano più come facevano anni prima, quando attendevano tre mesi per diagnosticare una sindrome depressiva, complicando in tal modo il lavoro della Sanità Statale impossibilitata a stabilire quante realmente siano le persone depresse e quante solo tristi ed infelici.


In ogni caso, come sempre accade nel continente asiatico, i numeri sono stratosferici. Di questo approfitta il regime che, spesso e volentieri, manda in manicomio anche chi è sano. I cittadini più a rischio di internamento sono i dissidenti e chi attua forme di proteste nei piccoli centri periferici. Ma di questo parlerò in un prossimo articolo.


E' chiaro che su duecentodieci milioni di malati mentali la maggior parte è innocua e tende a farsi del male e non ad aggredire. Però, stante l'enormità delle persone coinvolte, ve ne sono di realmente pericolose che nessuno riesce a fermare. Nel 2010, esattamente da Marzo ad Agosto, vi sono stati diversi attacchi, portati da uomini psicologicamente instabili, ad altrettante scuole materne. Si parla di otto attentati di cui sei finiti in tragedia. Sempre che il numero sia veritiero perché dopo l'ultimo caso conosciuto le autorità, nel tentativo di evitare gli emulatori, hanno dato ordine di non diffondere mediaticamente le notizie di nuovi attentati. Ma pur considerandone solo sei il bilancio è comunque disastroso. Si parla di oltre cinquanta morti fra bambini, maestre, e gli stessi assassini.


A Marzo il primo caso; Zheng Minsheng, un medico stimato ed apprezzato, ha ucciso otto bambini perché, a suo dire, sofferente a causa della moglie che l'aveva lasciato. E' stato subito processato e condannato a morte. L'esecuzione ha avuto luogo poco più di un mese dopo gli omicidi, il 28 Aprile. Lo stesso giorno c'è stato un nuovo attacco ad una scuola materna; ne sono seguiti altri nei due giorni seguenti, quasi che l'essere condannati a morte, in quel periodo, fosse la massima aspirazione del popolo cinese. Il bilancio di questi tre attentati è stato di otto bambini morti e cinquanta feriti.


Ad inizio Maggio gli asili regolari, ma anche le scuole elementari e gli atenei, sono stati presidiati da guardie giurate, ciò non ha impedito che si verificassero altri attacchi. Due persone, grazie alle telecamere installate per evitare nuove tragedie, sono state bloccate mentre erano in procinto di compiere gli omicidi. Non è stato fermato, però, quello che nello stesso mese ha portato a termine il crimine più eclatante.


Un uomo di 48 anni abitante in un villaggio del Shaanxi, conosciuto perché proprietario della struttura in cui giocavano i piccoli, si è presentato in classe con una "accetta". Con questa ha cominciato a colpire chiunque gli capitasse a tiro. Sette bambini e due maestre sono morte all'interno, la donna che aveva in affitto e  gestiva l'asilo sulla porta mentre cercava aiuto, altri undici bambini sono rimasti feriti e, dopo qualche giorno, è morta anche l'anziana madre dell'affittuaria, anch'essa colpita dalla mannaia. Il signor Wu Huanmin, questo il nome dell'assassino, dopo aver compiuto la strage è tornato alla propria abitazione e si è suicidato.


Ad Agosto l'ultimo caso dato alle cronache. In un asilo dello Shandong un uomo di 27 anni, facendosi passare per il padre di uno dei piccoli frequentatori, ha assalito i bambini e l'insegnante con un coltello. La maestra e tre bimbi sono morti mentre altri dodici sono rimasti feriti.


Questo il bollettino di guerra che la Cina ci assicura essere causato dal boom economico che ha modificato le menti dei cinesi. Ormai quella parte del continente asiatico è figlia di una little america che dalla madre d'oltreoceano succhia solo la parte malata della società. Il pil cresce e con lui anche la modernizzazione che, come in tutti i paesi avanzati, si trascina appresso le malattie più stressanti e sconvolgenti che la mente umana possa immaginare. I pazzi sono in ogni luogo, sia che manchi il cibo sia che ce ne sia troppo, ci mancherebbe, ma in Oriente i numeri fantasmagorici che escono ogni cosa accada fanno comunque sempre sensazione.


La Cina di Confucio, che prima di agire meditava, ponderava ed aspettava seduta sulla riva del fiume, si è persa tra un libro rosso ed una multinazionale americana, giapponese od europea. Da trent'anni i bambini sono i più bistrattati. La legge che impedisce di farne più di uno a famiglia è applicata in maniera equivoca e crea  situazioni aberranti quali la vendita del primogenito femmina o quella del secondogenito. Partendo da questa base si è tornati a parlare di cannibalismo infantile, una pratica che da tempo immemorabile è molto in voga in alcune regioni del sol levante.
La popolazione, pur nella vastità della cifra (un miliardo e duecentomila persone) si sta accorgendo di essere in maggioranza formata da anziani e da maschi. Se a questo dato di fatto sommiamo i bambini uccisi, più quelli rapiti o venduti, otteniamo una equazione di difficile interpretazione e comprendimento.


E cioè che in quello sconfinato continente i bambini che ogni anno muoiono per sevizie maltrattamenti ed altri generi di delitti sono più di quelli che nascono. Ma non dovrei essere io a dirlo. Il governo cinese, che queste cose le ha già capite da tanto tempo e le conosce bene, dovrebbe smuovere le coscienze del suo popolo e cercare un rimedio immediato. I bambini sono il futuro dell'uomo, la sua memoria, ed ogni volta che ne muore uno, qualsiasi colore abbia la sua pelle, si perde un piccolo pezzo della nostra storia futura.

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