venerdì 5 novembre 2010

I cassieri della morte

La, dove la gente muore, si fa chemioterapia. Il buco senza fondo della Sanità mondiale.


Posso parlar male della Sanità senza sentirmi dire che è come sparare sulla Croce Rossa? Giuro che non punterò il dito contro i tanti chirurghi sbadati, contro gli svariati ginecologhi litigiosi; giuro che entrerò a piedi uniti contro chi cura senza curare, gli oncologi e le multinazionali farmaceutiche. Ed in sottofondo odo già i mugugni alzarsi al cielo.
Per farlo devo aiutare la gente a comprendere meglio cosa si intende per oncologia.
Non è ciò di cui si parla in tivu quando, in nome della Ricerca, si devono raccimolare denari per pagare mega-strutture mangiasoldi e professori computerizzati. No. Questa è una delle piaghe ma non è la maggiore di quel settore. L'oncologia è una branchia medica intesa a curare una malattia seria più del serio, un maledetto cancro che uccide giorno dopo giorno ovunque si radichi, sia nei polmoni, sia nello stomaco, sia nell'intestino, sia nel pancreas, sia nell'utero o nel fegato ed in altri punti del nostro corpo. E con cosa si cura il cancro, o tumore che dir si voglia, da quarant'anni a questa parte? Con la chemioterapia. Per chi non lo sapesse la chemioterapia è la cura convenzionale, convenzionata con la Sanità, che usano il 90% dei centri oncologici per curare chi ha un tumore. Per chi non lo sapesse la chemioterapia non da garanzie di alcun genere e serve solo a far lievitare i costi della Sanità, a far ingrassare le multinazionali del farmaco ed a far lavorare migliaia di persone.
Oddio, se scoprissi oggi di avere un tumore da ieri... be, allora, in quel caso forse mi curerebbe. Ma cosa mi lascerebbe in eredità? Tutti gli sperimentatori che lavorano per le case farmaceutiche mondiali sanno che devono curare un topolino che ha il tumore, glielo iniettano loro stessi, e frequentemente la cavia si salva e la malattia regredisce. Allora perchè io possa guarire devo farmi iniettare qualcosa che me lo provochi e cercare di farmi curare in velocità! La chemioterapia agisce indiscriminatamente su tutte le cellule del corpo, non solo su quelle contagiate dal cancro, in maniera identica; partendo dal presupposto che le sane abbiano la forza di resistere il prodotto chimico dovrebbe uccidere solo quelle malate. Ma la tossicità della terapia non garantisce che le sane restino sane, inoltre ha diverse controindicazioni; ad esempio potrebbe rovinarmi l'udito, la vista, darmi disturbi esagerati allo stomaco, inducendomi ulcere, bruciori, nausea e vomito continuo, favorire la depressione, farmi cadere i capelli e le unghie, rovinarmi per sempre i denti, e tutto questo anche dopo diversi mesi dalla somministrazione del farmaco. Il Cisplatino, ad esempio, quello più usato perché costa meno (si fa per dire visto che supera i 600 $ al grammo), oltre ad ingrassare le due case farmaceutiche uniche produttrici, la Bayer e la Roche, dopo un certo periodo non avrebbe più alcun effetto curativo a causa della assuefazione e della riorganizzazione che le cellule tumorali riescono a stabilire in tempi record (sapevate che le multinazionali di cui sopra sono nate dalle ceneri della I.G. Farben, quella che sperimentava gli agenti chimici sui deportati dei campi di concentramento).
Quindi se io scoprissi di avere un tumore in stadio avanzato ed andassi da un oncologo cosa mi sentirei dire? «Vale la pena che lei cerchi una cura alternativa perché quel che le stiamo per fare serve solo a rovinarle il tempo che le resta da vivere?». No, forse lo pensano ma non lo dicono. Vi garantisco che io so quali parole usano, ho esperienza in questo campo. Volete saperlo anche voi? Riordiniamo per bene le idee, come farebbe un tumore serio che si rispetti, e mettiamo dei distinguo. Non tutti gli oncologi che ho frequentato sono come quelli che descriverò; tanti hanno, oltre alla professionalità, anche un senso umano innato. Quelli che stimo sono persone di Prima Categoria che parlano anche di terapie diverse anzichè staticizzarsi solo su quella che usano per lavoro e gli fornisce uno stipendio. Persone che ci sono se hai bisogno di un consiglio e, soprattutto, te lo danno il consiglio. Sono certo che, conoscendo meglio di me coloro di cui parlerò, non si sentiranno tirati in causa. 
Ma torniamo ai tradizionali, a quelli che marciscono all'ombra di chi gli ha insegnato che tanto un tumore porta alla morte, morte che prima arriva e meglio è. Ci sono due tipi di oncologi; quelli che le hanno viste tutte, e sono certi che sei destinato a morire, e quelli che le hanno solo sentite raccontare. Però chi gliele raccontava era talmente bravo che anche loro si sono convinti che la morte sia inevitabile. Queste categorie, a loro volta, si dividono in altre due categorie. Quelli che le hanno viste tutte sono diretti o indiretti, quelli che le hanno sentite raccontare sono morbidi o elastici. Parliamo dei diretti.
Usualmente chi scopre di avere un tumore si presenta alla prima visita oncologica con un accompagnatore, di solito la moglie (il marito) o un figlio, e con mille e una paura sperando che il dottore gli dica che la sua patologia è curabile. Appena arriva davanti al diretto il malato si spoglierà e sarà palpato in ogni punto critico, poi si andrà a rivestire. Sarà in quei pochi attimi che l'accompagnatore dirà: «Mi dica professore, si può fare qualcosa?». Ed ecco che parte il diretto. Lo sguardo di comprensione sparirà e sul suo volto scaturirà una forma di estrema durezza. Partiranno le prime frasi del tipo: «Non crediate che il signore possa guarire! Lui non me lo ha chiesto, ed io per questo non ne ho parlato, ma se me lo avesse chiesto gli avrei dovuto dire che ha tre mesi di vita se non fa la chemio ed al massimo dodici se la fa!». 
A questo punto la mente dell'accompagnatore si offuscherà e non riuscirà piu a proferire frasi intere e corrette.
L'oncologo indiretto non aspetterà dietro la scrivania ma entrerà con voi e comincerà da subito a mettere il paziente a proprio agio con frasi del tipo: «Come si sente? Vuole un bicchiere d'acqua? Comunque a guardarla sembra in forma». E via di questo passo. Poi, appena si ritroverà solo con l'accompagnatore, comincerà la litania. «E' un tumore che non ha soluzioni, la cura è obbligata e non da garanzia del risultato, comunque occorre iniziarla al più presto e vedere come reagisce il paziente». L'accompagnatore certamente chiederà se c'è la possibilità di una guarigione. Da quel momento in poi l'oncologo cambiera stile di voce e professionalmente dirà: «In questa patologia non esiste la parola guarigione. Noi dobbiamo cercare di far vivere quel poco che ai nostri pazienti rimane nel miglior modo possibile». 
Il diretto e l'indiretto fondamentalmente hanno detto le stesse cose. Chi ha un tumore non guarisce.
Passiamo all'oncologo morbido; il suo approccio al paziente sarà del tipo palpativo, l'accompagnerà alla sedia e gli toccherà la spalla con un mezzo sorriso, intero sarebbe troppo, che farà pensare ad una cura certamente efficace. Dopo la visita parlerà all'accompagnatore, senza aver ricevuto domande, di Cisplatino e Taxolo, come se chi gli è di fronte ne capisse il significato, ed all'unica domanda: «Mi scusi, parlavo con alcuni suoi colleghi che mi dicevano di non illudermi...», risponderà da tecnico specializzato. «Certo, queste sono malattie che non danno speranze di guarigione, nessuno in oncologia usa quella parola, preferiamo dire che il malato curato efficacemente è libero da malattia, oppure, se vediamo che il tumore risponde alla chemio, che c'è una regressione della malattia, in tutti i casi non bisogna mai perdersi d'animo e continuare la cura con costanza, solo così avremo risposte efficaci. Certo, occorre vedere anche se il fisico del paziente sopporterà i farmaci, ma questa sarà una valutazione che faremo all'occorrenza e solo se servirà. Ora facciamo un passo alla volta, cominciamo già da domani con gli esami per poi passare alla terapia vera e propria nel volgere di poche settimane». Chi non si affiderebbe a siffatto specialista senza mai osare di interferire con il suo lavoro che magari non farà magie o guarigioni ma sarà comunque fatto al meglio?
Infine, ma non per ultimo, vediamo l'elastico. Questo tipo non è frequente e si trova specialmente fra i più giovani. Lui, usando le più famose banalità, ti dirà sempre e solo ciò che vuoi sentirti dire, ad esempio: «Non bisogna mai farsi prendere dallo sconforto, finchè c'è vita c'è speranza. In fondo al tunnel c'è sempre una luce e solo chi si arrende non la vede. Guarire no, ma provare almeno a farlo regredire in modo da tenerlo sotto controllo sì, in fondo abbiamo tante possibilità che fra i farmaci chemioterapici ci sia quello più adatto al tumore di cui è affetto il paziente. Non disperarsi mai se il primo non funziona come vorremmo, abbiamo altre frecce per il nostro arco». Dopo questa disquisizione la nostra fiducia salirà e di certo faremo curare chi amiamo dall'oncologo elastico.
Ora vediamo in dettaglio le parti salienti dei discorsi e cerchiamo di capire meglio alcune cose. Nessuno di loro ha mai detto chiaramente che il paziente guarirà, anzi. Tutti, in maniera diversa ed autonoma, hanno assicurato che non vi sarà guarigione. Questo è un punto da tenere in molta considerazione. Ognuno di quegli oncologi ha onorato il giuramento di Ippocrate. Il primo, a cui non è stato chiesto niente dal paziente, non ha disubbidito alla regola di dire sempre la verità; il secondo, che ha avuto un approccio paternalistico, e il terzo, che ha istaurato un modello utilitaristico facendo capire che lui sa cosa deve fare, si sono dimostrati deontologicamente preparati; così anche il quarto che, facendolo sentire parte attiva ed integrante della cura, si ritroverà un malato che non guarirà ma che collaborerà fattivamente. In ogni caso c'è sempre quella parola che disturba. Non guarirà! In anni ed anni di tumori ci hanno convinti che se affetti da questa patologia il meglio che ci possa capitare è vivere, male, il più possibile. E questo è ciò che si dice nei reparti ospedalieri dove si vive il dramma, dove infermiere dolci e sensibili aiutano e supportano medici ipocriti e menefreghisti (ripeto, non tutti sono così, ma io ne conosco davvero tanti di siffatta specie).
Quando partono le campagne televisive tutto cambia. Le parole per scardinare le persone nell'intimo sono: «La Ricerca ha fatto passi da gigante!». Da anni ascoltiamo questa litania sempre uguale.
Ed allora parliamo della Ricerca. In tivu ci dicono che il tumore del seno, se preso in tempo, ha una probabilità di regredire nel 90 % e più dei casi. Ci dicono che per il tumore dei polmoni si stanno facendo nuove sperimentazioni e che, sempre se preso in tempo, si aumenterebbero le possibilità di restare in vita. Ci dicono che altri tumori, pancreas, fegato, intestino, hanno una risposta alle cure moderne, se presi in tempo, del 20/30 % superiori a 10 anni fa. Del tumore ovarico se ne parla poco, ma quando se ne parla ci dicono che, se preso in tempo e quindi ancora circostanziato nelle sole parti intime femminili, ha una buona risposta oncologica. C'è sempre nelle loro frasi quel discorso che si intromette, quel se preso in tempo che disturba. Ma cosa significa quella frase? Semplicemente che il cancro non deve essersi propagato in altri organi. Che non deve aver creato metastasi in punti lontani da dove è partito. Se si prende in tempo, quindi al suo insorgere, non occorrerà fare la chemio, o se ne farà un quantitativo minimo, e ci sarà la possibilità di guarire. Chi può cercare di prendere in tempo un tumore? Certamente chi fuma e chi ha una ereditarieta in famiglia deve fare analisi del sangue semestrali ed aggiungere alle consuete i marcatori che ne indicano la presenza, il CA125, il CEA ed altri. Ma, come ci ripetono spesso in quei programmi, tutti dovremmo tenere il nostro corpo controllato. Questo è un buon consiglio che chi arriva bene alla fine del mese può seguire, parlando di moneta, ma chi ha poche possibilità economiche?
Dovete sapere che se non avete patologie gravi non siete dispensati dal pagare il ticket sanitario. Fare le analisi del sangue in una struttura dello Stato costa quasi quanto una analisi fatta in un laboratorio privato, se poi aggiungete alcuni marcatori il prezzo sale di molto.
Prendiamo ad esempio una famiglia (che paga il ticket ) con un solo reddito mensile, la moglie disoccupata ed il marito che lavora e percepisce 2000 euro o poco più. Se deve pagarne 700 per l'affitto o per il mutuo, 200 per l'enel, il telefono e la rata del computer, 200 per il gas, l'acqua ed i rifiuti, 150 mensili per l'assicurazione delle auto, 100 per le manutenzioni delle stesse, 13 per un mese di canone televisivo, 50 mensili per l'acquisto dei libri di scuola, sperando che abbia un unico figlio, quanto le resta per pranzi, cene, scarpe, vestiti e benzina? Se non capitano inconvenienti 600 euro. Quante ce ne sono in Italia di famiglie così? Tutte hanno poco da dare ai figli, se non un amore infinito, e tutte sperano che nessuno in casa si ammali. Possono permettersi di spendere 200 euro ogni sei mesi per fare le analisi che potrebbero rivelare la presenza di un carcinoma? Possono permettersi di togliere altri soldi ai pochi che restano se restano?
In Italia ci si pulisce troppo spesso la bocca con la parola prevenzione; ma lo screening della mammella, gratuito, ogni quanto viene fatto? E il pap test? Senza considerare che perdere una mezza giornata di lavoro, per fare una visita, comporta anche un mancato introito a livello economico, specialmente per quelli che non hanno la fortuna di avere il posto fisso deluxe; tanti vivono ai margini della società e tirano avanti con lavori precari che non danno alcuna sicurezza. Vanno comunque curati se affetti da tumore o no?
Quanto costa alla Sanità non guarire il malato con la chemioterapia? Ve lo dico io. Un ciclo di dodici terapie può arrivare a 50.000 euro, però di solito si fanno cicli da sei o da otto perché altrimenti il paziente muore intossicato. Ma questi soldi servono solo per le terapie. I costi dei medicinali aggiunti, quali punture ormonali ed epo (servono a ripristinare quanto la chemio demolisce), e le paghe di chi opera nella struttura vanno sommate al costo totale delle medicine. Quante persone fanno la chemio? In Italia ci sono 280.000 nuovi malati ogni anno; 170.000 di questi muore. Mettendo il tutto in percentuale sembrerebbe che se ne salvino circa il 40%. Ma il dato è falso ed alterato. Infatti il 20% di chi viene dichiarato guarito da un tipo di cancro ne contrae uno diverso e più incisivo dopo breve tempo, il 19% del restante muore negli anni successivi a causa di una malattia che è la somma dei fattori devastanti derivati dalla chemioterapia. E' chiaro che alcuni di questi tumori, quello al seno ad esempio, sono più facili da curare ed alzano le percentuali di sopravvivenza. Ma se non vi sono metastasi al di fuori della mammella non si fa la chemio. Se è circoscritto si opera chirurgicamente togliendo il nodulo tumorale e la parte che lo contorna, oltre a diversi linfonodi ascellari (questo causerà i gonfiori con cui la paziente dovrà convivere una volta guarita), e si eseguiranno, entro i sei mesi successivi, 30 cicli di radioterapia. Al massimo ci sarà l'invito, non l'obbligo, di assumere una pasticca al giorno per i primi anni. L'unica controindicazione è data da piccole ustioni che si formano dove vengono irradiate le radiazioni, ma sono velocemente curabili con pomate e creme di vario tipo. La radioterapia costa poco allo Stato ed a volte rende molto di più. La chemioterapia, invece, lievita i costi e non da garanzie. Per quale motivo farla se, come dicono tutti gli oncologi, si sa già in partenza che non ci sarà guarigione? Quali ipocrite parole saranno dette dai suddetti medici a chi sanno aver rimasto poco da vivere?
«Allora signora, abbiamo ancora qualche mese per vederci, si sente almeno un po' peggio?»
Quale motivo spinge la medicina a continuare sulla direzione che instrada i pazienti al cimitero? 
Lo sappiamo tutti, i soliti luridi e sporchi soldi!
La chemioterapia è un businness difficile da stroncare. La spesa che grava sullo Stato è enorme, quasi incredibile ed improponibile. Ogni malato che non sia affetto da un tumore al seno costa alle strutture sanitarie dai 200.000 euro in su. Fate voi i conti o li faccio io? Stiamo parlando di cento e più miliardi di euro, e se consideriamo che l'Italia annualmente ne incassa 400 di miliardi c'è da stare poco allegri. La maggior parte in quali tasche vanno? Facile, in quelle delle multinazionali dell'orrore. Quelle che vendono farmaci che fanno morire con le controindicazioni. Vi riporto parte del bugiardino di uno di questi, si chiama Doxorubicina.
Effetti controindicati:- Gravi aritmie acute sono state descritte durante o poche ore dopo la somministrazione; - Una mielosoppressione grave può provocare insorgenza di emorragia e superinfezioni, e costituisce una indicazione alla riduzione o alla sospensione della Doxorubicina; - Esiste un rischio accertato di sviluppo di cardiomiopatia indotta dalle antracicline e dipendente dalla dose cumulativa; - Il rischio di insufficienza cardiaca nei pazienti neoplastici trattati con Doxorubicina persiste per tutta la vita; - Può potenziare la tossicità della radioterapia e di altre terapie anti-neoplastiche; - Neoplasie benigne e maligne; - Il verificarsi di una leucemia mieloide acuta secondaria; - Il danno del tratto gastrointestinale può indurre ad ulcera, emorragia e perforazione; - La Doxorubicina è altamente irritante e lo stravaso nella sede dell'infusione può provocare dolore locale, irritazione, infiammazione, tromboflebiti, che possono causare un'ulcera grave e necrosi della cute. Smaltimento: Il personale che manipola la Doxorubicina deve indossare indumenti protettivi: occhiali, camici, maschere e guanti monouso. Tutti gli articoli usati per la somministrazione e la pulizia, inclusi i guanti, dovranno essere posti in appositi sacchi per rifiuti ad alto rischio per l'incenerimento ad alte temperature. Le fuoriuscite o le perdite di soluzione devono essere trattate con ipoclorito di sodio diluito che preferibilmente va lasciato agire per tutta la notte e a cui va fatto seguire un risciacquo con acqua.
Avete letto? Siamo certi che gli oncologi si farebbero iniettare tale farmaco? No, non credo. Vi riporto la risposta ad una richiesta fatta, nel marzo del 2005, dal Senato australiano.
- Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro prodotta
dal Cancer Information & Support Society del St. Leonards di Sydney -.
- Alcuni scienziati del McGill Cancer Center di Montreal, in Canada, hanno inviato a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia. 79 medici hanno rimandato il questionario e 64 di loro hanno scritto di non acconsentire a sottoporsi ad un trattamento che contenga Cisplatino (il chemioterapico più utilizzato), mentre 58 dei 79 reputano che anche tutte le altre terapie sperimentali siano inaccettabili a causa dell'inefficacia e dell'elevato grado di tossicità.
Paura eh?
Sapete cosa penso, che siamo tutti in balia di persone senza scrupoli; la società in cui viviamo, ad ogni livello la si guardi, è un ammasso informe di merda legalizzata. Chi arriva in alto diventa feroce e vorace. Non c'è scrupolo, non c'è coscienza, c'è solo il denaro che inquina le menti trasformandole in discariche putride e puzzolenti. E quando queste persone le hai davanti la puzza la senti. Eccome se la senti! Non è morale la mia, è pura realtà dei fatti. Gli oncologi in fondo sono solo la base serviente del partito sanitario farmaceutico. Loro sanno di non curare e si abituano alla morte che diventa una sorta di compagna da assecondare. I Mega-Centri di ricerca, e parlo in particolare del Centro Oncologico Europeo, per dirti le banalità che puoi ascoltare in un qualsiasi reparto chiedono dai 250 euro in su. Servono ad ammortizzare i costi di gestione, dicono. 
Tutti sanno bene che chi ha in casa la malattia per eccellenza non bada a spese. I malati si affidano a tutto e a tutti pur di cercare la guarigione, è notorio, anche a sciacalli che nulla sanno di cancro e lo curano con la cioccolata calda! 
E noi, esseri comuni, abbassiamo gli occhi perché negli anni ci hanno insegnato che alla parola tumore va associata la rassegnazione. E loro, cassieri della morte, li alzano al cielo e scrollano le spalle mentre milioni di persone corrono da un ospedale all'altro, rovinandosi economicamente e psicologicamente, nella ricerca di una nuova, inutile, flebile speranza. 
E la vergogna, come sempre, viene lavata con cumuli di banconote viola a cinque zeri.

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