martedì 30 agosto 2016

Il caso Bossetti e la Colonna Infame. La moderna inquisizione cerca nuovi untori da scannare...

Di Gilberto Migliorini


La mattina del 21 di giugno 1630, verso le quattro e mezzo, una donnicciola chiamata Caterina Rosa, trovandosi, per disgrazia, a una finestra d'un cavalcavia che allora c'era sul principio di via della Vetra de' Cittadini (…) vide venire un uomo con una cappa nera, e il cappello sugli occhi, e una carta in mano, sopra la quale, dice costei nella sua deposizione, metteua su le mani, che pareua che scrivesse. (…) All'hora, soggiunge, mi viene in pensiero se a caso fosse un poco uno de quelli che, a' giorni passati, andauano ongendo le muraglie. 
Alessandro Manzoni, Storia della Colonna Infame - capitolo I 

Un caso giudiziario che vede la condanna di innocenti non trova migliore rappresentazione di quella che ne ha dato il Manzoni nel suo saggio sul processo agli untori del 1630.

Anche il caso Bossetti ha qualcosa di molto particolare, rappresenta emblematicamente tutto quello che il Bel Paese da sempre ha rimosso dalla coscienza collettiva. Si tratta di quei meccanismi che hanno attinenza con le istituzioni, con le loro deformazioni congenite, con quella mancanza nell'utenza mediatica di un vero senso morale, e con una mentalità che ha fatto del compromesso, del qualunquismo, dell’indifferenza e del cinismo (in una parola del menefreghismo) il modello del tirare a campare (fin che la barca va lasciala andare…) 

Ascoltando le interviste sul web e leggendo i commenti di tanti lettori sui quotidiani c’è la sensazione che forse da quel lontano 1630 nulla sia cambiato nei meccanismi psico-sociali, nelle attitudini culturali e negli stereotipi di una nazione. Le epidemie che contagiano il mondo non sono solo quelle da addebitare a sostanze biologiche, sono anche quelle relative ai modi di pensare, alle idee, alle credenze e ai pregiudizi che si diffondono in una sorta di influenza e pestilenza collettiva. 

Gli untori, nella fantasia popolare, si riteneva propagassero la peste e altre pestilenze mediante artifici. Durante la peste di Milano, nel secolo XVII, chiunque poteva essere sospettato e accusato di diffondere l'epidemia ungendo muri e porte con sostanze infette. Nella Storia della Colonna Infame, Manzoni ricostruisce il processo addebitando il colossale errore giudiziario non tanto all'uso della tortura (come invece Pietro Verri aveva fatto nelle sue Osservazioni quasi un secolo prima). Per il Manzoni quei giudici che condannarono a una morte atroce non avevano attenuanti: né in riferimento al contesto storico e alla mentalità dell’epoca e neppure concedendo loro che l’uso della tortura – allora nella norma - potesse averli indotti in errore. L’azione di andar rasente a un muro (quel giorno pioveva) e di scrivere su un pezzo di carta innescarono una serie di illazioni che portarono rapidamente a immaginare degli scenari criminali. 

Qualsiasi azione è suscettibile di una interpretazione sospetta quando il contesto la rende in qualche modo integrabile in una conclusione a cui si è giunti preventivamente. La convinzione di colpevolezza a priori farà alla fine precipitare una serie di fatti irrilevanti come una cascata di elementi di prova alla luce di un qualsiasi teorema accusatorio. Nel famoso processo descritto dal Manzoni la sceneggiatura era nell'ambito della suggestione, dell’interpretazione di gesti banali che trovavano riscontri soltanto nel bisogno dei giudici di assecondare le fantasie popolari (e nell'esigenza di reperire un capro espiatorio). 

Da allora nulla è cambiato visto che negli anni duemila troppi arresti si sono eseguiti per soddisfare una sceneggiatura da inquisizione creata ad arte da chi può inquisire. 

Massimo Bossetti viene arrestato da una schiera di poliziotti sul piede di guerra come se un incensurato intento al suo duro lavoro, sfiancato dalla fatica sotto il sole, dovesse mettersi a sparare come un Rambo cinematografico. Una scena diventata da film quando qualcuno degli zelanti servitori dell’ordine gridò, con un tempismo da ciak si gira, ‘attenti che scappa per i tetti’. È la prima scena, l’incipit di una sceneggiatura che appare già delineata nell'idea, nel soggetto e nel trattamento. Il copione è impostato e già scritto con tutte le scene numerate. L’esito finale non solo è scontato, ma è anche già stampato a chiare lettere in un esordio che ha tutte le caratteristiche di un provino. 

Il figuro con la cappa nera e il cappello sugli occhi che scrive su un pezzo di carta nel processo agli untori del 1630, sembra avere una sua suggestione enigmatica – il povero Guglielmo Piazza per quella inquadratura, una sorta di freudiana scena primaria, verrà condannato come untore alla tortura e alla morte. Ci sono condanne inscritte in una sorta di iconografia, in un’immagine così suggestiva da dare forma e decodifica a qualunque fatto solo colorandone il significato e integrandolo in un teorema. Il campo visivo dell’osservatore è tutto inscritto in un’icona che si riassume in un fermo immagine, l’istantanea di una inquadratura in grado di comporre le scene in sequenza, tutto il montaggio con campi e controcampi con flashback e flashforward… Un po’ come quell'acronimo del DNA che nella fantasia collettiva (e nella pigrizia di un’audience che ripete a pappagallo quello che neppure comprende) è una sorta di formula magica... quella stessa che nel 1630 era la parola untore

L’immagine del carpentiere con i piedi nella malta intento a spianare una gettata di cemento, appare d’effetto a sorpresa per quello spettatore che al di là delle congratulazioni di un ministro sta vivendo una sceneggiatura che un solerte montaggio trasforma in film. La regia mette in campo l’intervento di una schiera di efficienti e fotogenici tutori dell’ordine, con l’immancabile ‘incaprettamento’ del presunto criminale (incensurato, buon lavoratore e padre di famiglia) per dare al pubblico l’idea di una pericolosità da serial killer. Con quell'incipit il personaggio ha tutte le credenziali del criminale incallito, pronto per la nomination. Le sirene spiegate con le gazzelle che sfrecciano verso la caserma dà alla diegesi narrativa la suggestione di una condanna che non ha bisogno di nient’altro che degli effetti scenici: è il prologo con la folla applaudente che grida insulti verso quello che senza neppure processi oramai è già l’assassino della povera Yara. Per far credere di vivere nella legalità, però, c’è bisogno di un processo e lo si fa... ma solo per dare una spinta allo spettacolo e al pubblico la suggestione di vivere un romanzo a puntate. L’imprinting costituisce prova certa più ancora di un indizio da valutare in tribunale: è il film dove la regia si sviluppa per scene in un piano sequenza. 

Tornando al 1630, l’altro elemento sul quale occorre por mente locale è la suggestione di una donna che in perfetta buona fede crede di ravvisare qualcosa di importante: “mi viene in pensiero se a caso fosse un poco uno de quelli che, a' giorni passati, andauano ongendo le muraglie”. 

Qui abbiamo un duplice elemento di riflessione. 

a) Il carattere soggettivo della testimonianza dove la percezione è già carica di interpretazioni sull'onda della suggestione. Ancora oggi, nonostante gli studi di psicologia della gestalt non a tutti appare chiaro che il testimone non è latore di una verità oggettiva, anche quando è in perfetta buona fede; egli vive le situazioni e interpreta i fatti soprattutto quando esiste un contesto di influenza sociale. 

b) L’elemento suggestivo in un contesto di stress (la peste) dove il testimone è anche parte lesa e dove l’influenza collettiva (le voci che corrono) rappresenta la pressione sociale sull'individuo che perviene a conclusioni in forza di un condizionamento. Il teste e i giurati sono variamente influenzati da quelle aspettative che riconoscono (più o meno consapevolmente) negli interlocutori. 

La neutralità è un processo di decantazione per il quale si riduce il fatto agli elementi veramente essenziali, spogliandoli da tutte quelle suggestioni e malie che inducono a formulare giudizi di pancia. Non si tratta solo delle eventuali dissonanze cognitive per le quali il testimone (e chi giudica) finisce per integrare i fatti all'interno di una sua visione organica (un contesto conoscitivo ed affettivo dove entrano in gioco valori e credenze), ma anche quelle pulsioni che nell'immediato lo condizionano e indirizzano emotivamente (pressioni sociali e culturali). La posizione manzoniana è radicale: i giudici condannarono degli innocenti non a causa della errata credenza nelle unzioni e neppure nonostante che la legislazione dell’epoca ammettesse la tortura. Lo fecero in perfetta malafede, ricorrendo ad espedienti iniqui e ispirati da passioni perverse[1]

Manzoni solleva la questione del tecnico del diritto. Il magistrato dovrebbe risultare impermeabile alle aspettative generali che vorrebbero venisse fatta giustizia al più presto, che un qualche colpevole venisse punito indipendentemente dalle sue responsabilità oggettive e in forza di quella suggestione che giudica soltanto su base emozionale e in forza di assunti a priori di colpevolezza. Insomma, un giudice non dovrebbe farsi prendere la mano dalle pressioni sociali, non dovrebbe assecondare l’aspettativa generale solo per dar soddisfazione a una moltitudine che verrebbe delusa nello scoprire degli innocenti. L’altro elemento al quale si rivolge l’ironia manzoniana è l’impazienza di quei magistrati di trovare un qualsivoglia oggetto indiziario sul quale appuntare l’indagine e che, per quanto falso, costituiva l’unico a disposizione. 

Il riferimento è all'etica di cui ogni ordinamento giuridico dovrebbe essere informato. Si tratta di una disanima lucida quanto impietosa che, pur nel contesto della pestilenza e della natura eccezionale di quegli anni, stigmatizza le menzogne e gli abusi di potere come risultato di arbitrio e perversione individuale di chi era chiamato a giudicare[2]

L’ironia manzoniana non si limita a colpire lo spirito dei tempi e la malafede. In riferimento a certa storiografia giustificazionista o negazionista usa il sarcasmo, rileva come l’analisi storica si caratterizza spesso come un cumulo di luoghi comuni, uno zibaldone dove tutti ripetono pedissequamente lo stesso concetto senza mai controllarlo… 

Oggetto di ironia più o meno larvata sono storici del calibro di Giuseppe Ripamonti (1573-1643), Battista Nani 1616-1678), Ludovico Antonio Muratori (1672-1750), il giureconsulto Pietro Giannone ( 1676-1748) e in modo molto sfumato lo stesso Pietro Verri: 

“Nel nostro, c'è parso che potesse essere una cosa curiosa il vedere un seguito di scrittori andar l'uno dietro all'altro come le pecorelle di Dante, senza pensare a informarsi d'un fatto del quale credevano di dover parlare” (Alessandro Manzoni, Storia della Colonna Infame - Introduzione) 

Lo abbiamo sotto gli occhi, in modo impressionante. Le pecorelle di Dante, nel caso Bossetti è quel giornalismo che rincorre le voci, intellettuali e professionisti della carta carbone, una schiera di commentatori che vanno l’uno dietro l’altro senza conoscere i fatti se non per sentito dire. Esempi di giornalismo da decalcomania. Si parla di pedofilia, di sferette, di transiti col furgone, di celle telefoniche… come vox populi… Tutto scontato con quegli effetti Pigmalione o profezia che si autoadempie: video confezionati ad hoc a scopo mediatico, fibre del furgone del muratore che sono le stesse di centinaia di migliaia di veicoli, sferette che si riferiscono non a un carpentiere ma a un fabbro, ricerche pedopornografiche mai avvenute… (solo quella innocente pornografia, a confronto dell'altra, di tanti bacchettoni che predicano bene e razzolano male) e dulcis in fundo una paternità asserita (Guerinoni) senza mai una verifica processuale sul padre legale Giovanni (somigliantissimo a Massimo, due gocce d’acqua nelle immagini giovanili). Il confronto auspicato dal Gip sembra un tabù per la procura. Ci hanno raccontato che Massimo Bossetti è figlio di Guerinoni. e i media hanno ripetuto giornalmente il ritornello, al punto che ne siamo tutti persuasi senza che sia mai stata fatta una verifica da parte dell’accusa. 

In quel lontano 1630, alla finestra d'una casa della strada c’era un'altra spettatrice, Ottavia Bono. Interrogata anch'essa, depone d'averlo veduto fin dal momento ch'entrò nella strada: “Viddi, dice, che si fermò qui in fine della muraglia del giardino della casa delli Crivelli... et viddi che costui haueua una carta in mano, sopra la quale misse la mano dritta, che mi pareua che volesse scrivere; et poi viddi che, leuata la mano dalla carta, la fregò sopra la muraglia del detto giardino, dove era un poco di bianco. (Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap I) 

Si può istruire un processo sulla base del niente? Sì, se alle azioni e ai fatti aggiungiamo delle interpretazioni non sulla base di un contesto oggettivo, ma semplicemente su delle assunzioni, delle illazioni e dei teoremi. L’esame obiettivo avrebbe offerto un contesto interpretativo del tutto normale: il Piazza si stava pulendo probabilmente le mani sporche di inchiostro e andava rasente al muro perché pioveva. Ma un teorema non si scoraggia certo per un fatto che dovrebbe screditarlo, è già pronta un’interpretazione ad hoc che faccia quadrare il cerchio: “E in quanto all'andar rasente al muro, se a una cosa simile ci fosse bisogno d'un perché, era perché pioveva, come accennò quella Caterina medesima, ma per cavarne una induzione di questa sorte: è ben una gran cosa: hieri, mentre costui faceva questi atti di ongere, pioueua, et bisogna mo che hauesse pigliato quel tempo piovoso, perché più persone potessero imbrattarsi li panni nell'andar in volta, per andar al coperto.” Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap I 

Il fatto di piovere da giustificazione dell'andar rasente ai muri cambia forma e diventa la dimostrazione della perversa volontà di contaminare il maggior numero di persone. Naturalmente se ci fosse stato il sole si sarebbe detto che il Piazza non avrebbe avuto motivo di andar rasente il muro. E’ il tipico procedimento verificazionista, un asserto che non contempla nessun falsificatore potenziale. In tutte le condizioni l’assunto che si tratti di un untore risulta sempre confermato da qualche stratagemma interpretativo che dà ragione a priori a chi accusa. Il procedimento è tipico di un sistema inquisitorio, ma anche di un sistema accusatorio ubiquo nel quale si tengono aperte più strade... o meglio, si chiude qualsiasi via di fuga in quanto viene introdotta in ogni caso una giustificazione di colpevolezza, sia che piova sia che ci sia il sole. 

Il caso di Alberto Stasi è emblematico: si era ripulito le scarpe, altrimenti, ci dicono, se le sarebbe imbrattate sul pavimento. Se le avesse avute sporche? Sarebbe stato comunque l’assassino, bastava cambiar di segno il ragionamento dicendo che il sangue sul pavimento era già coagulato (dal momento che era una calda giornata d’estate) e dunque le scarpe se le era sporcate nel momento dell’omicidio. 

Quando la psicosi e la suggestione prende piede tra la gente si può perfino vedere quello che non c’è ed è possibile interpretare la sporcizia e il sudiciume presente da sempre come qualcosa che d’improvviso fa la sua inquietante apparizione[3]

Queste considerazioni ci riportano a quanto i testimoni (ma non solo) siano influenzabili nelle loro ricostruzioni per una sorta non solo di suggestione, ma anche di una attitudine a focalizzare quello che prima non veniva neppure notato. L’inversione figura-sfondo determina che il dettaglio venga notato e ingigantito fino ad apparire qualcosa di nuovo e rivelatore di una realtà oscura e nascosta. Quello che prima era solo qualcosa di trascurabile e inessenziale diviene sotto la lente di ingrandimento del sospetto una untuosità inquietante. Allora si nota nell'imputato uno sguardo torbido, comportamenti inquietanti, atteggiamenti equivoci… 

Nel caso Bossetti c’è la solita fotografia col cagnolino e il gatto nero, qualche istantanea che coglie uno sguardo di sbieco, il dettaglio dell’inquadratura ad hoc, una sua frase o un comportamento decontestualizzato che fanno dire al commentatore di turno che trattasi di personaggio inquietante. Il montaggio delle inquadrature e dei piani sequenza, con stacchi o dissolvenze può fare miracoli e trasformare perfino le quisquiglie e le pinzillacchere, le banalità e le curiosità di cui è costellata la vita di qualsiasi persona, in straordinarie e emblematiche rivelazioni, in profili caratteriali dove lo psichiatra e il grafologo fanno esercizio di inventio… 

Allo stesso modo un testimone in cui agisca una autosuggestione e pulsioni inconsce di natura aggressiva può interpretare retrospettivamente nel contesto di un delitto dei fatti banali e innocenti come rivelatori dell’azione criminosa di un imputato. A posteriori, alla luce di un semplice sospetto, qualunque cosa può acquistare dignità di indizio o addirittura assurgere a prova nel momento in cui la memoria sotto la spinta della suggestione riesce perfino a ricordare che lì su quei muri prima non c’erano mai state quelle ‘onte’ come nelle parole sarcastiche del Manzoni: I vicini, a cui lo spavento fece scoprire chi sa quante sudicerie che avevan probabilmente davanti agli occhi da sempre e a cui non avevano mai badato, si misero in fretta e in furia ad abbruciacchiarle con della paglia accesa. (Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap I) 

Uno dei caratteri della suggestione collettiva è che si nutre come il fuoco di nuovo combustibile. Le voci che corrono determinano un proliferare di altre voci e ricordi che improvvisamente tornano alla memoria rivelando qualche terribile verità nascosta.[4]

L’andamento che sembra alludere a un mero fenomeno di psicologia delle masse non deve ingannare. Il magistrato che dovrebbe discernere tra i fatti acclarati e la suggestione popolare si lascia imbeccare dalla diceria popolare. Gli indizi più vaghi diventano certezze senza neppure conoscere il corpo del reato. Ma anche in questo caso il Manzoni diffida di considerazioni storiografiche basate sulla cultura o sulla mentalità riportando l’interpretazione non già all’elemento sociologico ma alla responsabilità individuale, spostando l’attenzione dalla psicologia delle masse (e dagli automatismi psico-sociali) alla coscienza individuale di chi a vario titolo deve investigare e giudicare. 

Un conto è il rumore nel quale siamo avvolti che spesso ci inclina a giudizi avventati e senza averne i mezzi (sollecitati dalla pressione al conformismo sociale), un conto è quando indossiamo la veste ufficiale dei giurati, quando ci viene richiesto di sgombrare la mente dal frastuono, dalle suggestioni, dai pregiudizi e dunque di giudicare sugli elementi obiettivi e non già su quel rimbombo là fuori, consapevoli dell’onere di giudicare altri uomini. Nella società attuale i media possono davvero costituire una sorta di ‘liquido amniotico’ dove tutti sono immersi, persone comuni, opinionisti, giurati, magistrati…

Dunque sulla semplice base della testimonianza confusa di due donne, una semplice suggestione ricavata dalla fantasia, Guglielmo Piazza commissario di sanità viene condotto in carcere. L’uomo non cerca di fuggire, non oppone resistenza. Viene frugata la sua casa “in omnibus arcis, capsis, scriniis, cancellis, sublectis” e non vien trovato nulla: “nihil penitus compertum fuit” 

Nel caso Bossetti viene trovato un DNA che stranamente sopravvive per mesi alle intemperie e, singolarità su singolarità, ha in sé la sola parte nucleare che notoriamente ha una sopravvivenza di molto inferiore alla parte mitocondriale. Come se l’acido desossiribonucleico dei muratori abbia per qualche sortilegio o delle caratteristiche sui generis. Da qui si può iniziare ad enumerare una grande quantità di incongruenze, proprio dalla traccia biologica diventata "prova regina". Traccia che per chi accusa e chi giudica sopravvive, oltre ogni riscontro scientifico, su degli slip intrisi di liquidi cadaverici... traccia che per mesi conserva un DNA leggibile... 

E a guardar bene, da un altro punto di vista, proprio l’esame del Dna in quanto tale, nella moderna biologia conserva proprio quella che è stata definita la diceria dell’untore. L’immagine della scienza che opera attraverso i rigorosi metodi quantitativi e che mediante osservazioni e confronti rappresenta, nel caso dell’individuazione dell’assassino tramite il Dna, una illusione carica di potenziali errori madornali (come dimostrato da tanti casi). Il metodo è quello induttivo messo alla berlina dall'epistemologia contemporanea (Popper). Non si mette in discussione l’uso del Dna come metodo investigativo, ma l’induzione che fa parte di quei procedimenti logici che possono indirizzare un’indagine (scientifica e/o criminologica). Poco ci vuole a capire che mediante l'induzione si può arrivare indiscutibilmente a una qualsivoglia verità. 

Anche i profani ormai sanno che se non si tratta di un litro di sangue e di umori sparsi sul luogo del delitto, i picogrammi di Dna sono trasportabili per errore, per contaminazione, con i vettori più impensabili, per mala volumptas, per incastrare qualcuno… ecc. ecc. Si tratta proprio della diceria dell’untore, in contrasto, solo apparente, col testo manzoniano. Perché anche se il povero Piazza era del tutto innocente, la contaminazione oltre che involontaria (come in qualsiasi epidemia) poteva seguire altri protocolli… alcuni untori esistevano veramente: pazzi, psicotici, criminali prezzolati. Il problema come al solito è quello di capire se fosse stata la suggestione popolare (o la malafede dei giudici) a dare nel caso di quel processo del 1630 una attribuzione fondata soltanto sulla suggestione collettiva. Allo stesso modo ci si può chiedere se al di là dell’attribuzione del Dna, con tutte le aporie e le contraddizioni che lo caratterizzano, esista altro... se si sia in presenza dei soli presunti indizi che fanno da corollario a un teorema costruito sulla suggestione di un DNA improbabile, bizzarro, dimidiato, contraddittorio e impossibile di una verifica con un’analisi di controllo. 

Piazza venne interrogato sulla sua professione, sulle sue operazioni abituali, sul giro che fece il giorno prima, sul vestito che indossava. Gli si domanda “se sa che siano stati trouati alcuni imbrattamenti nelle muraglie delle case di questa città, particolarmente in Porta Ticinese”. E lui risponde: “mi non lo so, perché non mi fermo niente in Porta Ticinese”. La replica dell'inquisitore è lapidaria: “non è verisimile”. 

Il concetto di verosimiglianza è uno dei più usati nelle formulazioni del diritto ed è un passe-partout universale, una forma pseudologica dove all'occorrenza si può dire tutto e il suo contrario. Verosimile o simile al vero è probabilmente di derivazione sofistica e intrattiene rapporti molto stretti con quel principio di induzione che è alla base di molti paralogismi. La base del principio di verosimiglianza è una sorta di luogo comune o di valore implicito, si riferisce alla concezione media di un sentire della quale chi giudica si fa interprete. Sul piano logico (ad eccezione di una logica fuzzy con valori intermedi tra 0 e 1) una cosa o è vera o è falsa, il verosimile (o simile al vero) è semplicemente un escamotage con il quale un asserto non viene messo in discussione in quanto indecidibile, ma viene bollato con una sorta di marchio di garanzia (verosimile) o con un marchio di infamia (inverosimile). L’inverosimiglianza è un termine carico di ambiguità, un valore indefinito che senza esporsi alla falsificazione logica può invalidare l’asserto di un testimone o di un imputato mediante una formula che suscita il sospetto e adombra la menzogna senza però l’onere di dimostrarlo. 

L’uso linguistico del concetto di verosimiglianza rimanda semplicemente a quell’universo di comportamenti o di azioni che colui che parla mostra di ritenere nella norma. Nella realtà il più delle volte ci troviamo di fronte a fatti che riteniamo inverosimili che però accadono. Il concetto di verosimile è un passe-partout che può aprire o chiudere qualsiasi porta e persino dimostrare che un testimone (o un imputato) sta mentendo. La domanda reiterata ha la funzione di sottolineare quella presunta inverosimiglianza che costituisce la premessa per dimostrare che colui al quale viene rivolto il quesito continua a mentire. Nel concetto di verosimiglianza è contenuto in nuce quello di induzione. Da alcuni casi particolari si passa a una generalizzazione fondandola semplicemente su una sorta di probabilità statistica o di rilievo empirico. 

L’induttivismo si appoggia sui dati probatori empirici, ma per quanto possano essere numerose le asserzioni singolari le teorie universali non sono mai deducibili da esse[5]

Il termine verosimiglianza è anche sinonimo di probabilità. L’esempio classico è: “se lancio una moneta e esce cento volte testa, qual è la verosimiglianza che quella moneta sia truccata?”. Direi nessuna, altrimenti la distribuzione statistica seguirebbe delle mere regolarità. La prova che quella moneta sia truccata (non una moneta ipotetica ed astratta) è data soltanto da una analisi non statistica ma reale sulla moneta in oggetto (se è calibrata e non presenti convessità sospette…). In altri termini una cosa è la statistica e una cosa sono i fatti reali. Se dovessimo basare i processi sulla statistica potremmo tranquillamente fare a meno delle prove, basterebbe fidarsi del calcolo delle probabilità con un margine di errore statisticamente nella norma... salvo per chi ci è andato di mezzo. Condanne e assoluzioni sarebbero davvero determinate dal lancio di una moneta [6]

La tortura come espediente per cavare la verità è prima ancora che una procedura una minaccia. La minaccia è qualcosa che fa capo alle fantasie del reo o del presunto reo. Ciascuno di noi ha un’immagine diversa di ciò che suscita orrore e paura, di ciò che ci terrorizza fino alla disperazione. Nel 1984 di Orwell ad esempio è la misteriosa stanza 101 dove il protagonista Winston Smith può liberamente immaginare quali orrende torture e supplizi si nascondano dietro quella porta. Nel caso Bossetti è la separazione dai suoi figli e dalla sua famiglia, guarda caso evento che viene suggerito alla stampa con un falso trasferimento. In un certo senso la semplice minaccia, la mera allusione a un trasferimento che lo porti lontano dalla sua famiglia, ha un potenziale distruttivo e di terrore molto più ampio. In pratica, è il deterrente più profondo e totalizzante perché lascia supporre alla fantasia del malcapitato tutto ciò che soggettivamente ha nella sua storia personale, nei suoi vissuti biografici, tutto ciò ha fatto parte delle sue ancestrali paure. Molte procedure sono di fatto metodi di tortura. Basta che adombrino qualcosa di misterioso, che lascino semplicemente intendere una punizione, anche alludendo a qualcosa di equivoco e indiscernibile. 

In realtà la tortura può intendersi non solo con l’uso di strumenti fisici. Tortura è anche un insieme di procedimenti atti a portare qualcuno in uno stato di profonda prostrazione e sconforto. All’uopo può bastare la deprivazione del sonno, il freddo, l’isolamento e ogni sorta di umiliazione che forse più ancora del dolore fisico predispone una persona a lasciarsi andare, a confessare anche quello che non ha mai commesso[7].

Chi entra in carcere viene rasato, rivestito e purgato. Tre atti simbolici che comportano non solo una umiliazione, ma anche il primo tentativo di spersonalizzazione. L’imputato diventa un oggetto da manipolare, viene reificato con una prima operazione sul suo corpo. Il taglio dei capelli simboleggia la prima spogliazione della forza (che è soprattutto quella interiore), la sostituzione dei vestiti costituisce l’annullamento della propria immagine, della propria identità. La purga infine è il primo intervento interno sul corpo attraverso il controllo delle funzioni intestinali, dei movimenti peristaltici che anticipano quegli spasmi muscolari al quale l’imputato verrà sottoposto. La tortura vera e propria è dunque preceduta da un cerimoniale che ha un duplice scopo: 

a) elevarla a una sorta di sacralità del diritto dandole formale dignità e legittimità. 
b) vestirla di un’aura di giustizia come una sorta di purificazione del reo. 

L’arbitraria modalità della tortura ha poi l’evidenza che chi diventa imputato non è più latore di alcun diritto né possessore di alcuna garanzia di salvaguardia. 

Non potendo piegare il Piazza con le torture lo blandirono con la falsa promessa di impunità se avesse fatto il nome dei complici. Il pentitismo, non come termine corrente ma come luogo ricorrente nella pratica inquisitoria, ha due risvolti. L’uno rimanda all'opportunismo di coinvolgere qualcun altro per alleviare la propria posizione (indipendentemente dal fatto che il coinvolgimento possa essere reale o inventato), l’altro possiamo dire sia l’onesta e fattuale testimonianza che coinvolge anche altri ma senza conseguirne vantaggi se non quello di liberarsi la coscienza. Il pentimento riferito al reo è un termine assolutamente fuori luogo che rimanda a un fatto interiore di cui né il giudice e neppure il confessore possono avere contezza. Il termine è fuorviante eppure abusato. Nel caso specifico del processo agli untori è la promessa di impunità (per giunta falsa) a fare da detonatore e a corrompere la coscienza di un innocente [8]

L’essere andato rasente a un muro in un giorno piovoso, diventa quindi indizio lampante di colpevolezza che fa al paio con quello di Massimo Bossetti che nel ritornare a casa transitava quasi giornalmente in quel di Brembate col suo camioncino (sempre che quello immortalato dalla videocamera del fabbricato sia davvero suo il torpedone). 

Per il Piazza si creò un indizio a colpa quando si scoprì che nella sua bottega di barbiere vi era un unguento contro le irritazioni del rasoio, fatto inquietante e oltremodo sospetto... e questo fa il paio con quello contestato al muratore che acquistò sabbia e la trasportò sul suo camioncino. 

Alle volte, mutatis mutandis, la storia si ripete. 

E’ da dire che Piazza e Mora non furono piegati tanto con la tortura quanto con la menzogna. In tutta la ricostruzione del Manzoni c’è un continuo rimando a una assoluta mancanza dei capi di imputazione, di prove, di elementi probatori. Le ricostruzioni degli inquirenti non sono solo approssimative, ma prive di qualsiasi logica a supporto (proprio come nel caso del muratore di Mapello). Le storie dei due protagonisti, Piazza e Mora, è uno zibaldone di invenzioni per sottrarsi all'infamia e al dolore, sono, nella accurata ricostruzione del Manzoni, un coacervo di invenzioni al limite del grottesco, una progressiva apposizione di fatti e di invenzioni create per accontentare i giudici che si accanivano con la tortura. 

La sentenza, già scritta, comporta una morte atroce, qualcosa che riporta non solo alla tortura ma al supplizio come teatro sociale, alla gogna e al palcoscenico in cui la massa trova finalmente il capro espiatorio sul quale dirigere frustrazioni e paure... e godere come spettatore: 

Quell'infernale sentenza portava che, messi su un carro, fossero condotti al luogo del supplizio; tanagliati con ferro rovente, per la strada; tagliata loro la mano destra, davanti alla bottega del Mora; spezzate l'ossa con la rota, e in quella intrecciati vivi, e alzati da terra; dopo sei ore, scannati; bruciati i cadaveri, e le ceneri buttate nel fiume; demolita la casa del Mora; sullo spazio di quella, eretta una colonna che si chiamasse infame; proibito in perpetuo di rifabbricare in quel luogo. […] Così, con la loro impunità, e con la loro tortura, riuscivan que' giudici, non solo a fare atrocemente morir degl'innocenti, ma, per quanto dipendeva da loro, a farli morir colpevoli. (Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap V 

La colonna infame che fu eretta a ricordo dell’infamia dei presunti untori fu atterrata nel 1778

nel 1803, fu sullo spazio rifabbricata una casa; e in quell'occasione, fu anche demolito il cavalcavia, di dove Caterina Rosa, L'infernal dea che alla eletta stava, intonò il grido della carnificina: sicché non c'è più nulla che rammenti, né lo spaventoso effetto, né la miserabile causa. Allo sbocco di via della Vetra sul corso di porta Ticinese, la casa che fa cantonata, a sinistra di chi guarda dal corso medesimo, occupa lo spazio dov'era quella del povero Mora.” (Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap VI 

La colonna infame però non riguarda solo le scelte di chi ha giudicato colpevoli degli innocenti, riguarda un sistema di potere integrato, costruito sulla collusione, sul consenso e sull’indottrinamento di una platea mediatica abituata all’opportunismo e al compromesso, su un’audience da tanto tempo priva di ideali e di moralità. 

[1] Dio solo ha potuto distinguere qual più, qual meno tra queste abbia dominato nel cuor di que' giudici, e soggiogate le loro volontà: se la rabbia contro pericoli oscuri, che, impaziente di trovare un oggetto, afferrava quello che le veniva messo davanti; (…) o il timor di mancare a un'aspettativa generale, altrettanto sicura quanto avventata, di parer meno abili se scoprivano degl'innocenti, di voltar contro di sé le grida della moltitudine, col non ascoltarle; il timore fors'anche di gravi pubblici mali che ne potessero avvenire: timore di men turpe apparenza, ma ugualmente perverso, e non men miserabile, quando sottentra al timore, veramente nobile e veramente sapiente, di commetter l'ingiustizia. Alessandro Manzoni, Storia della Colonna Infame - Introduzione 


[2] “Ma quando, nel guardar più attentamente a que' fatti, ci si scopre un'ingiustizia che poteva esser veduta da quelli stessi che la commettevano, un trasgredir le regole ammesse anche da loro, dell'azioni opposte ai lumi che non solo c'erano al loro tempo, ma che essi medesimi, in circostanze simili, mostraron d'avere, è un sollievo il pensare che, se non seppero quello che facevano, fu per non volerlo sapere, fu per quell'ignoranza che l'uomo assume e perde a suo piacere..”. Alessandro Manzoni, Storia della Colonna Infame – Introduzione 


[3] Subito puoi si diuulgò questo negotio, cioè fu essa, almeno principalmente, che lo divolgò, et uscirno dalle porte, et si vidde imbrattate le muraglie d'un certo ontume che pare grasso et che tira al giallo; et in particolare quelli del Tradate dissero che haueuano trovato tutto imbrattato li muri dell'andito della loro porta. L'altra donna depone il medesimo. Interrogata, se sa a che effetto questo tale fregasse di quella mano sopra il muro, risponde: dopo fu trouato onte le muraglie, particolarmente nella porta del Tradate. Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap I 


[4] La notizia si sparse via via negli altri quartieri (...). Uno di questi discorsi fu riferito al senato, che ordinò al capitano di giustizia, d'andar subito a prendere informazioni, e di procedere secondo il caso. È stato significato al Senato che hieri mattina furno onte con ontioni mortifere le mura et porte delle case della Vedra de' Cittadini, disse il capitano di giustizia al notaio criminale che prese con sé in quella spedizione. E con queste parole, già piene d'una deplorabile certezza, e passate senza correzione dalla bocca del popolo in quella de' magistrati, s'apre il processo. Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap I 


[5] Tra i fatti della giornata antecedente, de' quali aveva parlato il Piazza, c'era d'essersi trovato coi deputati d'una parrocchia. (Eran gentiluomini eletti in ciascheduna di queste dal tribunale della Sanità, per invigilare, girando per la città, sull'esecuzion de' suoi ordini.) Gli fu domandato chi eran quelli con cui s'era trovato; rispose: che li conosceva solamente di vista e non di nome. E anche qui gli fu detto: non è verisimile. Terribile parola… Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap I 


[6] Occorre però dire che la moneta o il dado ideali non esistono e il modo di lanciarli dipende dalle caratteristiche individuali. Il calcolo delle probabilità è insomma valido solo nell’universo degli enti ideali… 


[7] Riferito l'esame in senato, il giorno 23, dal presidente della Sanità, che n'era membro, e dal capitano di giustizia, che ci sedeva quando fosse chiamato, quel tribunale supremo decretò che: "il Piazza, dopo essere stato raso, rivestito con gli abiti della curia, e purgato, fosse sottoposto alla tortura grave, con la legatura del canapo", atrocissima aggiunta, per la quale, oltre le braccia, si slogavano anche le mani; "a riprese, e ad arbitrio de' due magistrati suddetti; e ciò sopra alcune delle menzogne e inverisimiglianze risultanti dal processo". Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame - cap III 


[8] Il barbiere Giangiacomo Mora componeva e spacciava un unguento contro la peste (…) Pochi giorni prima d'essere arrestato, il Piazza aveva chiesto di quell'unguento al barbiere; questo aveva promesso di preparargliene […] la mattina stessa del giorno che seguì l'arresto, gli aveva detto che il vasetto era pronto, e venisse a prenderlo. Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame -cap III

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1.100 commenti:

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Anonimo ha detto...

OT
Veronica Panarello, condannata a 30 anni di carcere, per l'omicidio del figlio Loris

Paolo A ha detto...


Sulle celle telefoniche, ricordo che la cella di via Natta è a Mapello, quindi dista circa 2300 metri dalla palestra.
Quindi Bossetti, quando Yara era incontestabilmente in palestra, era distante dalla palestra chilometri e li è rimasto sino al mattino dopo.
Occorre tenere conto inoltre che la posizione delle celle e dei settori è un dato emerso nell'inchiesta e un assassino non poteva avere queste conoscenze, se non voleva essere tracciato poteva spegnere il telefono, ma il telefono è rimasto acceso.
Vi ricordo che la testimonianza di Tironi venne messa in discussione perché i suoi movimenti la sera della scomparsa di Yara vennero tracciati con il telefono che aveva in uso; quindi è ben strano che un soggetto che si muoveva a Brembate venne seguito in tutti i suoi spostamenti, mentre di Bossetti non si riesce, o non si vuole, trarre la conclusione che lui al momento della scomparsa di Yara era molto distante da lei.
Il solito due pesi e due misure adottate dall'accusa e vista la condanna comminata, anche dalla corte.

Anonimo ha detto...

@Biologo

ammetto di non conoscere minimamente gli algoritmi complessi, algoritmi che lavorano di pari passo alla statistica, che governano l'analisi delle celle telefoniche. Mi spiace non poter aggiungere, quindi, altre riflessioni. Avevo letto che il telefono di Bossetti si era scaricato, che, quindi, da una certa ora in poi non era più stato possibile tracciarlo. Certamente da nessuna parte si trova che fosse a Chignolo, così come pure la bambina. E leggere, nelle argomentazioni del Pm e in motivazioni, che un'ora prima della scomparsa Bossetti fosse a Brembate mi fa dire: e allora? Da ciò non si può dedurre nulla. E di deduzione in deduzione, sulla base di indizi, alcuni dei quali farlocchi, si può anche arrivare.... su Marte.

Qui un documento in cui appaiono tracciate nella loro particolare geometria le celle telefoniche http://www.engistudio.it/wordpress/wp-content/uploads/SeG_IV_MMXI_REALE.pdf

eli

Ivana ha detto...

Gilberto, ti ringrazio per il chiarimento e per la stima.

Biologo, ho ancora dubbi perché, in base a quanto risulta scritto nelle motivazioni, il dott. Capra ha spiegato di essersi limitato a controllare i tracciati elettroforetici su supporto documentale e, quindi, ha detto di non poter offrire una risposta più meditata. Non sarebbe stato opportuno che, comunque, analizzasse lui stesso a computer come è stato fatto da Portera, in modo da poter esprimere un parere “più meditato”?
Luca, che cosa ne pensi?

Luca, personalmente ritengo che il test di metilazione rappresenti, almeno per me, la condizione necessaria e sufficiente per capire se quel DNA nucleare è sintetico, o no. Se venisse dimostrato che quel DNA è una costruzione di laboratorio, ritengo che risulterebbe acclarata la NON colpevolezza di Bossetti; se, invece, tale test dimostrasse che quel DNA NON è sintetico, allora non dubiterei più dell’attuale verità giuridica espressa nelle motivazioni della sentenza di primo grado (naturalmente sulla base delle attuali conoscenze scientifiche illustrate nelle motivazioni stesse).
Riguardo alla questione del DNA mitocondriale, mi sembra che nelle motivazioni venga fornita spiegazione (che a me appare chiara e sufficiente) espressa da coloro che sono esperti nell’analisi del mtDNA, spiegazione di come sia possibile la cosiddetta “aporia”; il prof Casari, in particolare, ha spiegato perché non sia affatto sorprendente, nelle tracce miste e degradate, riuscire a estrapolare il DNA nucleare.
E’ stata citata (mi sembra di ricordare che sia stato Previderè a portare tale citazione) anche una pubblicazione di Montesino in cui l’autore concludeva (se non erro) che le particolari caratteristiche di ogni traccia mista possono influenzare profondamente l’interpretazione dei risultati del mtDNA appunto in tracce miste, portando in qualche caso a false esclusioni.
La prof. Gino ha ammesso l’estrema complessità della ricerca del mtDNA sulle tracce miste.
Mi pare che il dott. Capra non possa avere la consolidata esperienza di Casari (o di Previderè) sull’analisi del mtDNA in tracce miste e degradate, perché i laboratori, in cui lavorano Casari e Previderè , sono attrezzati per tali specifiche analisi; invece il dottor Capra stesso ha riferito di eseguire l’analisi del DNA mitocondriale solo per sua scienza personale, mentre negli incarichi di consulenza la appalta ad altri laboratori (credo per mancanza dei macchinari specifici nel laboratorio in cui opera).
Se, nel frattempo, tra la fine del primo grado di giudizio e prima della fine del secondo grado, non avverranno progressi tecnici , inerenti ai kit per la ricerca del mitocondriale in tracce miste e degradate( progressi, che ritengo possibile avvengano, anche perché la ricerca specifica in tale ambito potrebbe essere stimolata proprio da questo primo processo a Bossetti!, progressi tali da apportare più luce sulla questione “aporia”), credo che, nel caso venisse dimostrata la NON sinteticità di quel DNA nucleare, assisteremmo sicuramente a una seconda sentenza di condanna.

Ivana ha detto...

Precisazione

Leggasi: "verità processuale" al posto di "verità giuridica"

Grazie

Biologo ha detto...

@Ivana

- "Non sarebbe stato opportuno che, comunque, analizzasse lui stesso a computer come è stato fatto da Portera, in modo da poter esprimere un parere “più meditato”?"

Come possiamo sapere cosa sarebbe stato oppurtuno fare se non conosciamo il contenuto di quei file raw? A quanto pare gli elettroferogrammi che gli sono stati forniti presentavano a suo avviso problemi sufficienti a muovere delle critiche al profilo Ignoto 1 ottenuto dai RIS.
Certo è che tutti possiamo concordare sul fatto che più analisi, più riflessioni si fanno sui dati e meglio è per la ricerca della verità.


- "il prof Casari, in particolare, ha spiegato perché non sia affatto sorprendente, nelle tracce miste e degradate, riuscire a estrapolare il DNA nucleare."

Il problema è proprio che il profilo di Ignoto 1 non sembra venir fuori da una traccia degradata che giustifichi tutto il ragionamento che in sentenza è stato utilizzato per liquidare la questione del DNA mitocondriale.

Il giudizio dei RIS che avevano estrapolato il profilo Ignoto 1 era che si trattasse di un DNA nucleare di qualità straordinaria a fronte del contesto in cui è stato rinvenuto.

Il DNA nucleare e il DNA mitocondriale sono macromolecole dello stesso tipo, stessi componenti, quindi quando una traccia si deposita su una mutandina vanno soggette agli stessi fenomeni biochimici con la differenza che il DNA mitocondriale, oltre ad essere in un numero di copie di centinaia di volte superiore, è anche protetto da una membrana in più.

Per fare un esempio di estrema semplificazione.
Se si mettono 100 oggetti uguali in una scatola, con 99 di questi che si trovano a loro volta in una scatola più piccola, e si schiaccia il tutto con un rullo compressore, alla fine ci si aspetta di trovare tutto più o meno distrutto allo stesso modo. In fondo si tratta di oggetti tutti uguali, al massimo si salva qualcuno di quei 99 meglio protetti perché hanno una confezione in più.
Se si ripete l'esperimento 1000 volte (una sorta di traccia biologica su un reperto che contiene 1000 cellule), e alla fine ti vengono a dire che la maggior parte degli oggetti meno protetti sono perfettamente conservati e tutti gli altri 99mila completamente distrutti, allora avere un forte dubbio su ciò che ti stanno dicendo è inevitabile.

PINO ha detto...

BIOLOGO

Ct) "Se si ripete l'esperimento 1000 volte (una sorta di traccia biologica su un reperto che contiene 1000 cellule), e alla fine ti vengono a dire che la maggior parte degli oggetti meno protetti sono perfettamente conservati e tutti gli altri 99mila completamente distrutti, allora avere un forte dubbio su ciò che ti stanno dicendo è inevitabile.

Però può succedere.

Ed in questo caso, cosa se ne dedurrebbe?

Ivana ha detto...

Biologo, hai scritto:
A quanto pare gli elettroferogrammi che gli sono stati forniti presentavano a suo avviso problemi sufficienti a muovere delle critiche al profilo Ignoto 1 ottenuto dai RIS.

Se gli elettroferogrammi forniti presentavano, a suo avviso, problemi sufficienti a muovere critiche, perché non dire chiaramente che i tracciati elettroforetici su supporto documentale erano stati sufficienti per poter offrire risposte già chiare? Per quale strategia dire, invece, di non poter offrire una risposta più meditata?

Il giudizio dei RIS che avevano estrapolato il profilo Ignoto 1 era che si trattasse di un DNA nucleare di qualità straordinaria a fronte del contesto in cui è stato rinvenuto.

Forse con tale parole intendevano dire soltanto che il profilo Ignoto1 (nucleare) estratto da tracce degradate era interpretabile senza dubbi .

Riguardo al tuo chiarissimo esempio, a me sembra non possa essere adeguato, perché mi pare che qui vada considerata, soprattutto, la diversa “capacità” dei kit, tanto più che soltanto la metodologia di estrazione del mtDNA, in tracce miste e degradate, è negativamente influenzata dalla presenza di DNA non umano (di batteri, di muffe o di topi).
Invece, come spiegano gli esperti di mtDNA, le metodologie di estrazione del DNA nucleare hanno raggiunto traguardi dai quali l’analisi del DNA mitocondriale è, attualmente, ancora molto lontana.

Biologo ha detto...

@Pino

- "Però può succedere. Ed in questo caso, cosa se ne dedurrebbe?"

Se i 100 oggetti di ogni esperimento hanno la stessa probabilità di essere distrutti, la probabilità che si salvi solo quello senza seconda scatola è 1 su 100. Su 1000 ripetizioni perciò devono salvarsi tutte le volte solo quelli meno protetti

P = Pn[1](1/100) X Pn[2](1/100) X Pn[...](1/100) X P[1000](1/100)

cioè 1/100 ben 1000 volte...

Un numero con un bel po' di zeri se pensi che già solo a n = 5 siamo a P = 0,0000000001.

Quindi, non può succedere.

Gilberto ha detto...

Però vedi Ivana che continui a far uso di manovre convenzionaliste. Ad ogni osservazione che smonta l'ipotesi introduci delle ipotesi ausiliarie per tenere in piedi la teoria. E' una catena ininterrotta di se. Per farti meglio capire potrei seguendo le procedure dello stratagemma correttivo ipotizzare - trattandosi di una moneta che offre una certa probabilità nei lanci (vedi il ragionamento probabilistico del biologo)- che la moneta sia truccata. Ma questo lo dovrei dimostrare non con una ipotesi ausiliaria, ma con una analisi fattuale sulla moneta che dimostri l'esistenza di convessità sospette...

Biologo ha detto...

@Ivana

- "perché non dire chiaramente che i tracciati elettroforetici su supporto documentale erano stati sufficienti per poter offrire risposte già chiare? Per quale strategia dire, invece, di non poter offrire una risposta più meditata?"

Bisognerebbe capire su cosa si intendeva ottenere una "risposta più meditata", la sentenza non è chiara in quel punto.


- "Forse con tale parole intendevano dire soltanto che il profilo Ignoto1 (nucleare) estratto da tracce degradate era interpretabile senza dubbi."

Appunto, per essere "interpretabile senza dubbi" la qualità del materiale genetico rinvenuto deve essere "straordinaria". I RIS nella loro relazione esprimono proprio la loro sorpresa nell'aver trovato un DNA nucleare di straordinaria qualità in una traccia altamente degradata. Il paragrafo della relazione relativa a questo punto è stato pubblicato online, non ricordo esattamente da quale testata però.


- "estrazione del mtDNA, in tracce miste e degradate, è negativamente influenzata dalla presenza di DNA non umano (di batteri, di muffe o di topi)."

La presenza "di batteri, di muffe o di topi", tutti elementi indicativi delle cattive condizioni della traccia, più che spiegare la mancanza del DNA mitocondriale rende ancora più sorprendente il fatto che il DNA nucleare è invece risultato di straordinaria qualità.

Biologo ha detto...

@Ivana

E aggiungo che se pure consideriamo la possibilità di una presenza non rilevata del DNA mitocondriale per i motivi da te indicati, cioè a causa della difficoltà analitica dovuta alla presenza di fattori che ne influenzano la corretta rilevazione (batteri, muffe, topi, ecc.), questo non fa che rafforzare i dubbi sul fatto che in una traccia così gravemente compromessa il DNA nucleare ne sia potuto "venire fuori" perfettamente indenne.

Bossetti ha detto...

@Ivana

e aggiungo ancora che quando scrivo "consideriamo la possibilità di una presenza non rilevata del DNA mitocondriale" non voglio certo dire che io la considero.

Questo perché il DNA mitocondriale della piccola Yara è stato correttamente rilevato, un altro profilo, quello R0a, pure è stato rilevato, e non c'è alcun motivo che possa spiegare perché proprio il mitocondriale di Massimo Bossetti, che in virtù di un DNA nucleare abbondante e di straordinaria qualità dovrebbe presentarsi in grandi quantità, non dovrebbe esseree rilevato in presenza degli stessi fattori negativi (batteri, muffe, topi, ecc.) che invece non hanno stranamente influito sul DNA degli altri soggetti nella traccia.

Vanna ha detto...

Credo che tutti si stano arrampicando sugli specchi, i colpevolisti e gli innocentisti. Non sono chiari tutti i momenti nei quali si è lavorato su quelle tracce, non è sicuro che tutto sia stato eseguito con scrupolo scientifico, quelle strisce sono agli atti, chi le viste? Le analisi sono agli atti, chi le ha viste?
A me non risulta che i giudici abbiano competenze di tal genere scientifico, quindi se tutto è partito da quel dna, era necessario caricarlo di ogni significato di "prova". Come si gira si gira non quadra nulla, è tutto ambiguo. Non credo che chi ha lavorato sul dna sia incompetente, credo però che c'era il bisogno di trovare un colpevole solo per scagionare prontamente altro-altri, e hanno cominciato a comporre il puzzle, un "bel" lavoro...non c'è che dire. Se tali energie, tempo e denaro lo avessero impiegato per trovare la verità, era meglio ma troppo era da nascondere...
Tutti sono stati d'accordo a dare quel peso a quel dna, tutti, non perché sia colpevole perché c'era bisogno di trovarne uno.

Gilberto ha detto...

Ivana
Credo che ti abbiamo risposto da divere prospettive (logica, operativa e metodologica). Certo potresti sempre introdurre qualche altra ipotesi ad hoc, ma allora l'intento sarebbe solo quello di tenere in piedi in qualunque modo il teorema, che Bossetti è colpevole. D'altro canto questo è un punto che già Annika aveva spiegato approfonditamente...

Gilberto ha detto...

Aggiungo inoltre che il Dna è un elemento piuttosto aleatorio, può finire sul corpo del reato in una infinità di modi, credo che in futuro assisteremo sempre più a contenziosi sul Dna. L'assassino 'professionale' che premedita un crimine avrà sempre buon gioco a introdurre qualche 'aiutino' per gli inquirenti nell'intento di depistare... Un conto è procurarsi un litro di sangue e spargerlo sul luogo del delitto, e un conto è procurarsi qualche picogrammo di materiale genetico...

Ivana ha detto...

Gilberto: Però vedi Ivana che continui a far uso di manovre convenzionaliste. Ad ogni osservazione che smonta l'ipotesi introduci delle ipotesi ausiliarie per tenere in piedi la teoria.
Gilberto, quale teoria starei cercando di tenere in piedi?
A me interessa solo la ricerca della verità, infatti spero che la difesa faccia la richiesta del test di metilazione (come ho sempre sostenuto dopo l’intervento, in merito, di Luca) e che tale richiesta venga accolta.

Biologo: La presenza "di batteri, di muffe o di topi", tutti elementi indicativi delle cattive condizioni della traccia, più che spiegare la mancanza del DNA mitocondriale rende ancora più sorprendente il fatto che il DNA nucleare è invece risultato di straordinaria qualità.

Biologo, il fatto che è stato rimarcato (nelle motivazioni) è che la metodologia di estrazione del DNA nucleare NON è negativamente influenzata , diversamente dalla metodologia di estrazione del mtDNA, dalla presenza di DNA non umano; insomma, per gli esperti di mtDNA non è sorprendente trovare il DNA nucleare, in tracce miste e degradate, proprio grazie al fatto che ci sono Kit specifici decisamente più “avanzati” rispetto a quelli per la ricerca del mtDNA.

Ripeto, nel caso non fosse risultato chiaro il mio concetto: resta per me un punto fermo la necessità, comunque, per RIGORE SCIENTIFICO, che venga appurata la natura di quel DNA tramite il test di metilazione.

Biologo ha detto...

@Ivana

- "Biologo, il fatto che è stato rimarcato (nelle motivazioni) è che la metodologia di estrazione del DNA nucleare NON è negativamente influenzata , diversamente dalla metodologia di estrazione del mtDNA, dalla presenza di DNA non umano; insomma, per gli esperti di mtDNA non è sorprendente trovare il DNA nucleare, in tracce miste e degradate, proprio grazie al fatto che ci sono Kit specifici decisamente più “avanzati” rispetto a quelli per la ricerca del mtDNA".

Ti ho già risposto nei miei commenti delle 19:15:00 e delle 19:28:00.

Anonimo ha detto...

Ivana è inutile insistere, per chi ti legge esistono solo i pareri degli anonimi utenti sedicenti esperti che scrivono qui. Quelli che lavorano per i tribunali sono tutti corrotti e quelli (sempre anonimi sedicenti esperti) che scrivono in altri forum sono tutti mistificatori. Loro, da profani, sanno comunque chi è che la conta giusta e chi invece no. E poi diciamolo, tu sei quella che usa manovre convenzionaliste (in verità non fai che ripetere quale sia il punto del discorso, che viene di volta in volta fuorviato ed evitato, ma facciamo finta che sia l'altra cosa che suona tanto dotta) loro invece ti rispondono da prospettive logiche operative e metodologiche. La cui garanzia è l'autoreferenza che essi stessi si fanno.
Ancora speri di cavar fuori un dialogo su queste premesse? Anche le migliori speranze hanno una tomba, prendine atto, qui siamo proprio allo spargimento delle ceneri.

Ivana ha detto...

Biologo,
nelle motivazioni risulta scritto che sia Giardina, sia Previderè, chiamati a pronunciarsi sul profilo mitocondriale del campione 31-G20, estrapolato dal colonnello Lago, hanno sottolineato che si trattava di una sequenza parziale, il cui tracciato elettroforetico (analizzato da Previderè) era tutt'altro che univocamente interpretabile.

Per tutti/e
Come ribadisco, non sono competente in genetica, ma, per correttezza, credo sia indispensabile un chiarimento a priori: per ricercare la verità io ascolto tutte le campane e leggo i documenti specifici. Tra i vari punti di vista competenti, cerco di fare un po' di luce sui miei dubbi per poter giungere alla verità; non ho alcuna mia "verità", già pronta, da difendere.
Ho molti dubbi sulla colpevolezza di Bossetti, anche perché non mi risulta abbiano individuato alcun precedente che possa far sospettare che sia, o sia stato, un molestatore di minorenni, o di donne, ma cerco di pormi in una posizione neutrale e auspico un rigore scientifico che possa aiutarmi a giungere a scoprire la responsabilità, aut NON responsabilità, di Bossetti; se voi, invece, partite già da una verità che ritenete indiscutibile: l'assoluta NON responsabilità di Bossetti, allora le nostre strade di ricerca divergono e potranno incontrarsi, eventualmente, dopo che, come auspico, sarà stato effettuato il test di metilazione dimostrante la natura sintetica di quel DNA.
Cordialmente
Ivana

Wolf ha detto...

Bossetti, due nuovi consulenti
«Dimostreremo che è innocente»



http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/bossetti-due-nuovi-consulentidimostreremo-che-e-innocente_1204724_11/

Tiziano ha detto...

Un video più volte censurato:
https://www.youtube.com/watch?v=6wJAaSf1nQU

Anonimo ha detto...

Ivana, nessun "se" (voi, invece, partite già da una verità che ritenete indiscutibile) è così punto.

Anonimo ha detto...

cazzo, "video censurato"! è diffamazione piena, altro che censurato, è un corpo di reato!

Biologo ha detto...

@Ivana

- "si trattava di una sequenza parziale, il cui tracciato elettroforetico (che Previderè ha analizzato) era tutt'altro che univocamente interpretabile".

Hai riportato esattamente quanto di interessante è nella sentenza a pag. 85, ed è importante che l'abbiano messo nero su bianco: forse un giorno verrà chiamato un esperto indipendente nominato dalla Corte che spiegherà come è possibile che da quella che dovrebbe essere una "sequenza parziale" e "tutt'altro che univocamente interpretabile" hanno ottenuto un profilo corretto presente anche in database forensi internazionali.

Anonimo ha detto...

Anonimo Wolf ha detto...
Bossetti, due nuovi consulenti
«Dimostreremo che è innocente»

http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/bossetti-due-nuovi-consulentidimostreremo-che-e-innocente_1204724_11/

4 ottobre 2016 20:45:00 CEST
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notizia smentita da Claudio Salvagni nella sua bacheca facebook

PINO ha detto...

In tutto il marasma suscitato intorno alla autenticità o meno del dna attribuito a MGB, non si può assolutamente eludere quanto i RIS onestamente affermavano nella prima loro dichiarazione, sui risultati degli esami della traccia biologica, che riporto, dalla quale è stato estratto un dna nucleare immacolato:
La dichiarazione dei RIS:
"Non è possibile una diagnosi certa sulle tracce di Dna di Ignoto 1 trovate sui vestiti di Yara”.
"Una logica prettamente scientifica che tenga conto dei non pochi parametri che si è tentato di sviscerare in questa sede, non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da ignoto 1 sui vestiti di Yara”. Inoltre la prolungata esposizione del corpo di Yara alle intemperie “ha indubbiamente procurato un dilavamento delle tracce biologiche in origine certamente presenti sui suoi indumenti riducendone enormemente la quantità, compromettendone la conservazione e modificandone morfologia e cromaticità, tutto a svantaggio di una corretta interpretazione delle evidenze residuate. Pare quantomeno discutibile come ad una eventuale degradazione proteica della traccia non sia corrisposta una analoga degradazione del Dna”.

INCREDIBILE!

Gilberto ha detto...

Sì Pino
E' proprio lì la sintesi di tutto il caso Bossetti. Hai messo il dito sulla piaga. Il tuo commento 'INCREDIBILE!' la dice tutta ed è anche un encomio alla onestà intellettuale del Reparto Investigazioni Scientifiche.

Jordi ha detto...

Questa relazione va a sostegno di tesi che immaginano manomissioni o illeciti vari, in particolare nelle ultime quattro righe.

Paolo A ha detto...

Gilberto
Sarebbe interessante sapere la data della relazione RIS, se questa è stata fatta prima o dopo la vicenda di Damiano Guerinoni, perché l'interpretazione sarebbe molto diversa.

Guglielma Vaccaro ha detto...

http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/bossetti-due-nuovi-consulentidimostreremo-che-e-innocente_1204724_11/

E questa novità?

La madre e la sorella di Massimo Bossetti, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, hanno avviato un’indagine alternativa.

Lo riferisce il settimanale Oggi che nel numero in edicola da mercoledì 5 ottobre pubblica l’intervista a uno dei professionisti incaricati di trovare elementi per far riaprire la fase dibattimentale presso la Corte d’Assise d’Appello di Brescia: «Su un punto siamo in disaccordo con i difensori: riteniamo che il Dna di Ignoto 1 trovato sugli slip e i leggins della vittima sia probabilmente di Bossetti… ma abbiamo trovato riscontri molto forti su una possibile contaminazione».

C’è dunque una pista alternativa? «Dimostreremo che Massimo è innocente perché altri avevano più opportunità, più moventi e più ragioni per commettere un delitto così atroce… Abbiamo già molti riscontri che ci dimostrano la validità della nostra pista… Confidiamo nel fatto che al momento opportuno il Procuratore capo di Bergamo non si tirerà indietro per verificare il nostro lavoro e consegnare alla giustizia il vero colpevole».

O_O

Anonimo ha detto...

Già postato sopra sia articolo che smentita.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Ma l'articolo su Oggi esce?

Gilberto ha detto...

Paolo A
Già, Guerinoni...
Quesiti puramente retorici:
Quello che verrà fatto sul caso Bossetti sarà di coprire gli errori o i falsi che sono stati costruiti per condannare il muratore? Alla fine comunque si troverà un escamotage pur di non scoperchiare la pentola? Sarà un compromesso per non tornare sulla - dolente - questione paternità?
Azzardo una ipotesi. Bossetti alla fine verrà scagionato, dovrà solo accettare di avere un padre immaginario...

Gilberto ha detto...

Paolo A
So della tua ipotesi. Sono sulla tua lunghezza d'onda. Tu forse hai ancora qualche riserva, qualche dubbio, io no.

PINO ha detto...

GILBERTO
Il grave dolo, se di dolo si tratti, lo ipotizzo nella seconda versione del responso del RIS, quando quello STRANO ED IMMACOLATO dna nucleare, che meravigliò i ricercatori stessi, per la sua esistenza in una traccia biologica fortemente DEGRADATA, divenne miracolosamente "autentico, riccamente cellularizzato e di ottima conservazione".
Cosa, nel frattempo, abbia influito sulla ricerca, per il verificarsi di una tale, radicale metamorfosi?

Bruno ha detto...

@Paolo A. quanto scrivi ritengo abbia una grande valenza:"Sarebbe interessante sapere la data della relazione RIS, se questa è stata fatta prima o dopo la vicenda di Damiano Guerinoni, perché l'interpretazione sarebbe molto diversa".
E' possibile avere la data di questa relazione?.

Tiziano ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=bw1bQmvu9lY&t=0s
Mi domando se poi il sacco nero individuato dai piloti dell'elecotero è stato analizzato per vedere se era stato utilizzato per trasportare il povero corpicino di Yara.

Wolf ha detto...

Anonimo PINO ha detto...

GILBERTO
Il grave dolo, se di dolo si tratti, lo ipotizzo nella seconda versione del responso del RIS, quando quello STRANO ED IMMACOLATO dna nucleare, che meravigliò i ricercatori stessi, per la sua esistenza in una traccia biologica fortemente DEGRADATA, divenne miracolosamente "autentico, riccamente cellularizzato e di ottima conservazione".
Cosa, nel frattempo, abbia influito sulla ricerca, per il verificarsi di una tale, radicale metamorfosi?

5 ottobre 2016 10:35:00 CEST


È probabile che questo miracolo si sia compiuto dopo la lievitazione del dna in provetta. come aveva fatto notare a suo tempo il Dott.Marzio Capra.

Capra:
«Non è comprensibile una cosa che ad oggi è passata completamente sotto silenzio, ovvero una provetta di Dna, tra le due più importanti, ha un quantitativo pari a 1 e dopo tre mesi ha un quantitativo di Dna pari a 5. Io non riesco a capire come sia possibile che si passi da 2 nanogrammi/microlitro a 12,7

http://www.cronacaedossier.it/massimo-bossetti-quel-dna-lievitato-in-laboratorio/

Gilberto ha detto...

Wolf
Nel mio riferimento c'era anche dell'ironia

vanna ha detto...

Bruno hai detto...
@Paolo A. quanto scrivi ritengo abbia una grande valenza:"Sarebbe interessante sapere la data della relazione RIS, se questa è stata fatta prima o dopo la vicenda di Damiano Guerinoni, perché l'interpretazione sarebbe molto diversa".
E' possibile avere la data di questa relazione?"

Tempo fa avevo cominciato a leggere i comunicati stampa di Chi l'ha visto e ne avevo estrapolato notizie molto interessanti, precise del monitoraggio di tutto ciò che andava emergendo e che fu anche accantonato. Poi mi sono fermata, se si rivedono sicuramente si può risalire alla data della relazione.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Scusate, lo so che io sono una colpevolista, la vestale del sacro furore ecc.ecc.ecc.ma il fatto che l'intervista di Oggi sia stata pubblicata nonostante la smentita del difensore non fa pensare nulla? A me fa pensare che ci siano divergenze interne su come andare avanti.
Non è una bella cosa per il diretto interessato al di là di ogni questione tecnica.

Saluti.

Gilberto ha detto...

Il copione nato per un altro protagonista e uno script del tutto diverso ha poi dovuto essere rimaneggiato e riformattato per rendersi idoneo ad un’altra narrativa. Fin qui concordo con Paolo A. Però ritengo che la riscrittura non sia finita, c’è ampio spazio per altre versioni rivedute e corrette. Alla fine la sceneggiatura sarà quella che salva ‘capra e cavoli’ con buona pace per tutti e in attesa del prossimo cold case dove la realtà virtuale consente di godere del cielo stellato pur trovandosi in un luogo ipogeo. In attesa del prossimo Truman Show…

Paolo A ha detto...

La data della relazione dei RIS sulla traccia non sono riuscito a trovarla, nonostante sia più volte citata nelle motivazioni non c'è la data, non sono riuscito a trovarla neppure nella richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa pur essendone menzionati dei passaggi integralmente.

Comunque nella nota informativa per la rimodulazione del DNA la Polizia scrive:"...il successivo 21.10.2011, il Servizio Polizia Scientifica comunica che l’aplotipo Y del noto Damiano GUERINONI, soggetto campionato in quanto iscritto alla discoteca “Sabbie Mobili” e residente a Brembate di Sopra, è identico a quello di “ignoto 1”, dando corso, da parte degli Uffici scriventi, alla ricostruzione della genealogia, in linea maschile, della famiglia GUERINONI,..."

Se qualcuno è in contatto con la difesa potrebbe chiedere la data visto che dovrebbero avere il documento completo.

PINO ha detto...

VANNA
E' il risultato delle analisi effettuate dal RIS, sul reperto 31G20 rilevato dagli indumenti di Yara, che fu denominato "Ignoto1", da cui si partì per la colossale ricerca che portò a Damiano Guerinoni. (2011)
Non si può rispondere a tutte le domande, ovviamente: si facciano ricerche individuali, è più soddisfacente.
Saluti cari

Vanna ha detto...

Ciao Pino,
grazie per la nota, difatti avevo cominciato ma era molto impegnativo leggere tutti i comunicati stampa, per questo credo che cercarli e rileggerli può permettere di verificare la data in questione.
Buona serata.

Tiziano ha detto...

Brigantessa di Chiaromonte5 giorni fa
se si cerca questo video su Sky NON C'E' !!! Come come????Yara non aveva l'apparecchio ai denti....? Se questa notizia è vera e non ha ragione di non esserlo perché la cronista E' SUL POSTO al momento del ritrovamento...vuol dire che la cosa è ancora piu grave di quello che pensiamo! Vorrei chiedere a Claudio Salvagni se la dottoressa Ranalletta nel visionare le foto o i video dell'autopsia abbia notato l'apparecchio dentale INSOLITAMENTE PULITO per una bocca appartenente ad un cadavere in quello stato di decomposizione. SE questa notizia è vera...qualcuno ha tolto l'apparecchio a Yara, lo ha pulito per togliere tracce e poi glielo ha rimesso e di certo Bossetti non può averlo fatto!!!! Siccome anche qui dobbiamo fare un atto di fede dal momento che non ci sono filmati in presa diretta e continua di tutte e operazioni..e il corpo di Yara è stato distrutto ad indagini ancora in corso...niente di nuovo se anche qui ci fosse una longa manus depistante!!!!!

Anonimo ha detto...

L'aspirante colpevole era all'estero e non poteva più andar bene. Bossetti ha fatto da ripiego. Ma non è escluso che quel Dna possa andar bene anche per qualche nuova entry...

Bruno ha detto...

@Anonimo del 04 ottobre, leggi: "ARTICOLO 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

Wolf ha detto...

Se puo essere utile


Settembre 2011 – Il giorno 22 la PM Ruggeri incarica il Colonnello Lago dei RIS di analizzare il DNA mitocondriale delle tracce 31G20 e 31G19 al fine di determinare alcune caratteristiche somatiche di Ignoto1. Lago passerà poi il compito all’Università di Firenze, che affermerà di non aver potuto ottenere risultati stante lo stato di degradazione della traccia.

Ottobre 2011 – Si rileva la coincidenza dell’aplotipo Y tra Damiano Guerinoni e Ignoto1, parte la ricerca sul ramo patrilineare di DG, che porterà a trovare in Giuseppe Guerinoni, autista deceduto nel 1999, il padre di Ignoto1 e, quindi, di Massimo Bossetti


Estratto da questo sito: https://bossettiade.wordpress.com/2016/05/01/alla-ricerca-di-ignoto1/

Anonimo ha detto...

CIRCA L'APPARECCHIO DENTALE:
è una BUFALA, perchè proprio fra gli interstizi del detto apparecchio, l'anatomo-patologo rilevò minuscoli brandelli di tessuto umano.
Intuendo un rivoltante tentativo sessuale del rapitore, fu effettuata una ricerca, in ospedali e pronto soccorsi della zona, su eventuali medicazioni, su genitali maschili, richiesti in quei giorni.
L'esito non si conobbe, e la notizia si dissolse nel nulla.
fr.

Anonimo ha detto...

Non basta la condanna, i parenti di Melania mirano all'annientamento di Parolisi.


http://www.fanpage.it/salvatore-parolisi-trasferito-nel-carcere-di-bollate-dove-e-rinchiuso-anche-alberto-stasi/

http://www.fanpage.it/parolisi-in-lacrime-in-tribunale-fatemi-vedere-mia-figlia/


Luca Cheli ha detto...

Wolf, quello è il mio sito, la cronologia l'ho messa assieme prendendo informazioni da post comparsi su questo sito e qualche archivio giornalistico, dovrebbe essere corretta quantomeno a livello di mese.

Wolf ha detto...

Luca Cheli hai fatto un ottimo lavoro, ho apprezzato molto "Il ruolo di Hacking Team".
Grazie :-)

Paolo A ha detto...

Luca Cheli

Nell'articolo del tuo sito, "Lo strano caso di Bossetti ed Ignoto1", in un passaggio scrivi che:" Tuttavia, già nel 2011, i RIS facevano notare che:“Come stigmatizzato in più occasioni, lo studio analitico ....".

Conosci la data esatta della relazione dei RIS sulle tracce e il DNA, non sono riuscito a trovarla da nessuna parte.

Wolf ha detto...

Chissà che non la si trovi tra questi documenti:
http://docplayer.it/5811767-Tribunale-di-bergamo.html

Luca Cheli ha detto...

Nemmeno io Paolo, ho ripreso la citazione da un vecchio articolo di Massimo Prati, che è poi l'articolo che ha suscitato il mio interesse su questo caso.
Bisogna vedere se Massimo ha a disposizione il testo originale con tanto di data,

@Wolf
Grazie dei ringraziamenti: ho cercato di fare in modo che tutto quello che ero riuscito a mettere assieme sul caso non si perdesse.

PINO ha detto...

La relazione dei RIS fu rilasciata verso la fine di Marzo 2011.
Questo ho potuto ricavare dai miei appunti.
Spero sia utile.

Marco ha detto...

Qualcuno sa dirmi come funziona la prassi per chiamare le persone per fare il test del DNA? La cosa mi incuriosisce perche' mi chiedo per quale motivo Damiano Guerinoni sia stato chiamato a lasciare il proprio DNA. Secondo le motivazioni Damiano e' stato chiamato perche' era nell'elenco dei 476 residenti a Brembate tra i 31.926 tesserati alla discoteca di Chignolo. Pero'immaginatevi la scena: lo chiamano, lui dice che era in Peru' il giorno della scomparsa e lo puo' evidentemente provare, e gli dicono vieni lo stesso contro qualsiasi logica. Se gli avessero detto (come logica voleva), OK lasci perdere visto che e' impossibile che lei sia implicato, Bossetti non lo avrebbero mai preso.

Per me questo e' il punto piu' incredibile e assurdo di tutta la vicenda: avere chiamato a dare il suo DNA anche qualcuno che non aveva nessun motivo per essere chiamato. Il fatto che avesse legami di parentela con Bossetti lo hanno scoperto dopo, no?). Pero' non sono un esperto e magari questa e' la prassi consueta delle indagini di questo tipo chiamare chiunque indistintamente, oppure che era in Peru' lo hanno saputo dopo. Qualcuno ne sa di piu'?

antrag ha detto...

L'intervento di Marco pone domande sensate alle quali è necessario dare risposta.

Anonimo ha detto...

Sinceramente non ne ho avuto esperienza, ma a occhio direi che si venga convocati con "biglietto d'invito" che fissa data ora e luogo e solo una volta lì si abbia modo di interloquire.
D'altronde la p.g. ha una delega d'indagine e quella deve fare, non è suo compito e potere scremare chi sì e chi no tra coloro che è stato indicato di convocare: fanno ciò che è comandato e poi trasmettono anche le eventuali osservazioni fornite dal soggetto presentatosi.

Wolf ha detto...


Qui leggo:

Chi ha voluto controllare tutti i tesserati è Gianpaolo Bonafini, dirigente della squadra mobile, che però di riscontri subito non ne trova. Ma gli manca il Dna di un trentenne trasferitosi in Perù. Fosse stato un ragazzo qualsiasi non lo avrebbe richiamato in Italia, avrebbe atteso il suo ritorno, ma il trentenne è figlio della ex collaboratrice domestica dei Gambirasio. Si chiama Damiano Guerinoni e il suo dna viene analizzato il 21 ottobre 2011.
http://albatros-volandocontrovento.blogspot.co.at/2014/06/yara-gambirasio-la-vera-cronologia.html


A me sembra assurdo che si faccia rientrare dall'estero uno che la sera del delitto era appunto fuori dall'Italia.

Marco ha detto...

@Anonimo: si anche io pensavo che eseguissero gli ordini senza ragionarci troppo a priori. Cioe' a qualcuno hanno detto di chiamare un elenco di 476 nominativi e questo ha eseguito l'ordine. Pero' se tra questi c'e' uno che e' in Peru' (forse non sono certo di questo)e che era in Peru' (dato certo) anche durante la scomparsa di Yara, colui che e' stato incaricato nel dubbio (gli sara' venuto un dubbio che forse non era il caso no?) avra' fatto come fanno tutti i sottoposti al mondo: si sara' consultato con i suoi superiori. Quindi l'idea di chiamare il Guarinoni deve essere arrivata dall'alto.

Ripeto magari nulla di strano, ma a me sembra un colpo di fortuna al limite dell'impossibile avere trovato il presunto colpevole sulla base di una scelta (cioe' la chiamata del Guarinoni) che a rigor di logica (la mia almeno) aveva zero possibilita' di avere successo.

Vanna ha detto...

Se non ricordo male, il Guerinoni si recò anche in Germania nel periodo della scomparsa della ragazza.
Se era il figlio della signora che lavorava dai Gambirasio ovviamente cominciarono a muoversi nell'ambito dei contatti familiari per di più lui frequentava la discoteca. Che poi quell'ignoto 1 sia diventato MGB è un altro conto. Certo è che subito s'indirizzarono su due persone che fecero tornare dai loro viaggi: Fikri e Damniano, senza trovare la ragazza.
Apparentemente fecero un buco nell'acqua nonostante il gran dafare, al contrario fece effetto tale modo di procedere perché allontanò subito i sospetti dalla palestra, dal cantiere, da altre persone e in definitiva anche da F. e D. Poi fu ritrovata e cominciò la danza del dna, tanto già ne aveva altri e quindi ci potevano lavorare. Che questo dna sia stato accudito con grande premura e solo lui, è un dato difatto. Straordinario manufatto ritrovato.

Paolo A ha detto...

Non sapevano che Damiano Guerinoni era all'estero, questa è l'unica spiegazione, forse anche il fatto che sia stato chiamato per il prelievo quando si trovava all'estero deve avere avuto un particolare importanza tipo: "questo è scappato perché non vuole essere controllato".

Ignoto1 è sicuramente lui, se ci pensate bene e questo è riportato nelle motivazioni della sentenza, il fatto che i RIS inviino il DNA mitocondriale di Yara a Giardina invece di quello del presunto aggressore è un tentativo di far abortire la pista delle indagini genetiche.

Aggiungo che secondo me a livello di laboratori scientifici si conosce la verità e questo potrebbe aver scatenato una guerra sotterranea tra Polizia scientifica e RIS, infatti le testimonianza dei due gentisti della Polizia pur non contraddicendo i risultati del laboratorio RIS hanno in qualche modo avanzato dei dubbi sulle tracce perfettamente leggibili e cioè quella di Ignoto1 e quello della Brena.

Anonimo ha detto...

@Marco
a me farebbe strano che controllassero le vicessitudini dei 476 prima di mandare l'invito a presentarsi, come ordinato.

Anonimo ha detto...

@PaoloA
potevano i RIS sapere che Giardina sarebbe stato tanto negligente da non accorgersi dell'errore-inganno in due nanosecondi come fece Previderè?

Luca Cheli ha detto...

Beh se si vuole seguire questa linea di pensiero si può sempre supporre che alcuni consulenti siano più "allineati" di altri.
Che può anche semplicemente voler dire che si fidano ad occhi chiusi della Benemerita.

Marco ha detto...

che poi conoscendo l'ambiente universitario, dubito che il consulente in questione che ha un curriculum da manuale dal punto di vista di come funziona il reclutamento accademico in Italia) abbia eseguito le analisi. Assegnisti, postdoc, dottorandi servono a questo no?

Paolo A ha detto...

Giardina aveva i risultati delle analisi in mano, le estrazioni e le analisi delle tracce sono state fatte solo dai RIS, chi ha consegnato a Giardina il risultato delle analisi è stato Lago.
Nella nota 85 delle motivazioni il giudice scrive riferito a Giardina:" Come non si sia accorto (o perchè non gli sia stato segnalato) che si trattava del profilo mitocondriale di Yara.... resta un mistero."
Mistero che la corte non ha minimamente tentato di spiegare!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Ma cosa doveva fare, il processo a Giardina?! Ha scritto quello che andava scritto, ossia che è stato gravemente negligente! Infatti "mistero" è l'eufemismo chiaro a tutti per non dire di peggio. E a quanto mi riferiscono voci, in quel di Roma qualcuno non se la sta passando proprio per niente bene.

Paolo A ha detto...

Anonimo
Se Giardina non se la sta passando bene, tanto meglio, se questi consulenti dell'accusa avessero detto la verità sicuramente avrebbero fatto un servizio alla giustizia e non solo alla Procura di Bergamo.

Non credo che mistero in quel passaggio delle motivazioni significhi negligenza, la corte ha ritenuto che quello è un passaggio delle indagini senza risposta; comunque se non c'era il mitocondriale di Ignoto1, come poteva Giardina fare l'analisi e la comparazione?

Se ci pensi bene questo è il caso del "cane che si morde la coda".

Anonimo ha detto...

Ormai, aleia iacta est!, e nulla potrà più cambiare le sorti di Bossetti, come nessuno sarà disposto a "cedere terreno" per difendere la faccia ed il proprio cu..
Per cui, pur facendo le "corna", non mi aspetterei molto, dal prossimo processo d'appello.
fr.

Anonimo ha detto...

Su fr. un po' di ottimismo, non fare l'uccello del malaugurio. Io credo che qualcuno abbia ancora in serbo qualche sorpresa.

Anonimo ha detto...

Anonimo

Io ho fatto le CORNA. LEGGI MEGLIO: cà nisciuno è uccello, capisc bun, a me!!
fr.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Sentite, si possono fare tutte le ipotesi possibili in senso colpevolista o innocentista, resta evidentissima la frattura di almeno una parte della famiglia con il pool difensivo, altrimenti non sarebbe uscita un'intervista a firma di un giornalista che si è distinto parlando del caso e ha scritto che ha raccolto determinate dichiarazioni a casa della madre del condannato...vero è che chi firma la Procura non è lei ma il figlio, ma con questi presupposti che cosa stanno scrivendo nell'appello che andrà depositato entro 35 giorni?
La faccenda è molto seria.

PINO ha detto...

GUGLY
Chiedere di rianalizzare il dna di ignoto1, e tutti gli altri forniti dagli indumenti di Yara, e cercarei "donatori" involontari di essi, non richiedono molti giorni.
Tutto sarà rimesso alla FERMEZZA della richiesta, e le sue motivazioni.
Se l'esito sarà negativo, si avranno i risltati previsti da "fr".

Guglielma Vaccaro ha detto...

PINO
purtroppo non è così semplice: quella che delinei tu è un'ipotesi diversa da quella sostenuta in primo grado, se viene depositato l'appello in questi termini tutto l'impianto difensivo perde di credibilità e la conferma della sentenza di primo grado diventa una passeggiata di salute.

Vanna ha detto...

"Anonimo ha detto...
Ma cosa doveva fare, il processo a Giardina?! Ha scritto quello che andava scritto, ossia che è stato gravemente negligente! Infatti "mistero" è l'eufemismo chiaro a tutti per non dire di peggio. E a quanto mi riferiscono voci, in quel di Roma qualcuno non se la sta passando proprio per niente bene.

6 ottobre 2016 20:39:00 CEST"

E' una frase molto intrigante "anonimo", per quale motivo il Giardina a Roma non se la sta passando bene, per caso è malato? Oppure lo stanno intralciando? E non bastava a tutta la corte del processo considerare quello che Giardina stava dicendo? Non dovevano certo fargli il processo ma potevano capire il perché era stato "negligente", senza lasciar correre, ma riprendere gli esami da capo.
E' proprio sicuro che sia stato "negligente" o gli è stato consentito di esserlo o a qualcuno ha fatto comodo che fosse stato negligente.
Ancora una volta il caleidoscopico caso Bossetti, si colora di nuove tinte e di nuove forme.
Mi sono riletti i comunicati stampa del 2011- inizio 2012, viene fuori una giudice che decide e muove le pedine, se qualcuno ci trova da ridire pensa bene di querelare e un Fikri che fa ricorso e, mentre in Italia si conduceva la campagna dna, le analisi si facevano alla buona, a chi sì a chi no, a chi come bricolage.

E si continua a batteccare il pool difensivo del B. quando con quello che è venuto fuori anche altri dovevano subire rimproveri e controlli.
In questo caso tutto era già scritto fin dall'inizio, il percorso era già tracciato dai cartelli preposizionati, nessuno doveva andare oltre quei confini.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Va beh, se si continua così, che vi devo dire...
Alla famiglia di Giardina & Co. non interessa nulla, alla famiglia interessa il risultato che una difesa mi pare abbia promesso e ad oggi non ha ancora portato, quindi qualcuno si è legittimamente alterato, poi sui tempi e i modi della manifestazione di questo disappunto possiamo discutere.

E'perfettamente inutile continuare a far finta che questo non esista...c'è ed è un punto con cui fare i conti: in questo momento gli avvocati si trovano a scrivere un appello in poco più di un mese con una parte di persone vicine all'assistito che li ha pubblicamente sfiduciati.

Biologo ha detto...

Non perdete il vostro tempo e le vostre energie con l'utente gugly. Massimo Prati era anche intervenuto in proposito.

L'utente gugly alimenta polemiche inutili, affronta gli argomenti in modo superficiale e il tutto con un fare più da membro di una tifoseria che da osservatore imparziale per il quale tenta di farsi passare.

Si dice in giro che sia un avvocato. Se è così, in molti dei sui commenti ci sono anche numerose violazioni degli art. 9, art. 19 e art. 42 del Codice Deontologico Forense...

Guglielma Vaccaro ha detto...

Sì, ciao core.

PINO ha detto...

«Così ho smascherato Ignoto 1
"Quella traccia era inconfutabile»
CORRIERE DELLA SERA

Il genetista Giardina: "molti scienziati hanno confuso l’opinione pubblica
intervista di Giusi Fasano

BERGAMO «In questi due anni ho sentito commenti che francamente si potevano evitare. Mi è dispiaciuto».

Erano sul suo lavoro?

Il professor Emiliano Giardina, genetista all’Università di Roma Tor Vergata, è l’uomo-chiave del caso Yara. Un visionario che ebbe l’intuizione giusta, e cioè: «Ignoto 1» era un figlio illegittimo. Fu quel passaggio a consentire l’identificazione certa di Massimo Bossetti. E oggi lui — il professore — ce l’ha con gli esperti che hanno mescolato le loro voci a quelle di chi seminava dubbi sul suo lavoro, senza saperne granché di Dna nucleare o mitocondriale.

Lo «strapotere» della scienza
Si è parlato di «strapotere» della prova scientifica.

«Ognuno ha il diritto di dire o pensare ciò che vuole ma far passare il concetto che il Dna sia uno strumento per accusare qualcuno è sbagliato. Il Dna è un dato che indica la presenza e la presenza diventa responsabilità penale nei tribunali. Il mio lavoro è portare delle prove scientifiche, usarle per condannare o assolvere non è un problema mio».

Quindi lei non ha mai pensato che Bossetti potesse essere assolto.
«Io ho sempre creduto che il risultato più probabile fosse la condanna. Quindi questa sentenza non mi sorprende».

Il profilo genetico
Il dettaglio scientifico più controverso è stato il Dna mitocondriale, cioè la parte di profilo genetico che ciascuno di noi eredita dalla madre. In aula non si è chiarito: è di Bossetti? Non è leggibile? È di un’altra persona? In tanti l’hanno definito un «pasticcio».

«La parola pasticcio sembra indicare che qualcosa andasse fatto in modo differente e questo non è vero. Vorrei ricordare che davanti a tracce biologiche così complesse come quelle trovate sugli indumenti di Yara l’esame per risalire al mitocondriale non si fa. Non succede praticamente mai. Noi lo abbiamo fatto soltanto per arrivare alla madre, non per identificare “Ignoto 1”. Bossetti è stato identificato attraverso il Dna nucleare. Il suo combaciava con quello di “Ignoto 1”, cioè della persona che ha lasciato la sua traccia biologica sugli indumenti della ragazzina. E non mi vengano a dire che lo si può trasportare: il Dna si trasferisce soltanto per contatto diretto. Tutto questo è inconfutabile».

Nessuna possibilità nemmeno remota di errore?
«Nessuna. Un errore è assolutamente impensabile. Non è possibile».

La banca dati
Da professore le è mai capitato di parlare del caso Yara ai suoi studenti?

«Sì, è successo. Agli studenti dico sempre che per un genetista forense c’è la difficoltà di eseguire bene analisi complicate ma c’è anche quella di saperle spiegare. Penso ai giudici popolari, per esempio. Non è facile spiegare dettagli molto tecnici in modo semplice senza scalfire la valenza e solidità dei risultati. Dobbiamo essere preparati, soprattutto adesso che in Italia è cominciata una nuova era per il Dna...».

E cioè?
«Dal 10 giugno abbiamo anche da noi la banca dati nazionale del Dna. Presto capiremo che ci sarà un prima e un dopo. Potremo utilizzare i dati della banca anche per reati minori, chiamiamoli così, come le rapine e i furti. Oppure per le violenze sessuali o per il terrorismo... Sono convinto che avremo un Paese più giusto».

E il rischio di una schedatura generalizzata?
«Pensi che io sarei favorevole a prendere il Dna di tutti! Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere da una banca dati».

Paolo A ha detto...

Pino
Giardina, ad essere buono, molto buono, può essere definito un pasticcione, ma il problema è la corte che non ha valutato attentamente la catena di errori-orrori.
Il contributo dato da questo soggetto all'individuazione di Ignoto1 è pari a zero, tutto è stato fatto nel laboratorio di Previderè e solo Dio sa cosa gli hanno passato.

Per quanto riguarda la spaccatura sulla linea difensiva, mi pare che una sorta di spaccatura ci fosse tra Marita e la suocera e la cognata, non credo che nuove indagini inficino la linea difensiva di Bossetti, in quanto è implicito che l'assoluzione dell'imputato presuppone un altro scenario.

Peraltro la pista alternativa ce l'hanno sotto gli occhi.

Anonimo ha detto...

Vola basso "biologo" e non minacciare per tappare la bocca agli altri, che è proprio una cosa stupida e meschina. Se trovi sgradevoli i suoi interventi ignorala, come in tanti ignorano i tuoi ritenendoli incompetenti a dispetto di nickname ed apparenza di superficie. Non approfittarti che per la sua professione ci sono delle regole mentre per la tua (?) no e chiunque può dire qualunque stupidaggine e dare addirittura dei corrotti disonesti a colleghi (?) senza paura di venire sanzionato da un ordine.

Anonimo ha detto...

Previderè ha verificato tutto rifacendo le analisi in proprio, non c'è questione di "chissà che cosa gli hanno passato".

Anonimo ha detto...

Certo quello del Dna è un grosso business, e se la prova, in generale, fosse considerata come relativa e come un semplice indizio da approfondire, per molti laboratori sfumerebbe uno degli affari più redditizi. Dietro un delitto c'è tutto un indotto e interessi economici di tutto rilievo.

Biologo ha detto...

@Anonimo

- "non minacciare per tappare la bocca agli altri"

Non ho minacciato nessuno. Fai il copia/incolla di questa presunta minaccia...


- "dare addirittura dei corrotti disonesti a colleghi"

Non ho dato del corrotto né del disonesto a nessun collega. Fai il copia/incolla del testo in cui scrivo di qualcuno che è un disonesto o un corrotto.


Devo aver scatenato la claque dell'utente gugly in trasferta da qualche altro forum...

Luca Cheli ha detto...

Ai fini della discussione, cerchiamo anche di capirci: questo è un sito dove si possono avere (e in realtà si hanno) opinioni e visioni anche terze e quarte rispetto a Procura, difesa e famiglia.

Per quel che mi riguarda io ho presentato certe ipotesi alla difesa, chiamiamola "ufficiale", ma poi, tanto qui come sul blog che ho creato sul caso, mi muovo in completa indipendenza.

Il mio primario interesse è la visione storica del caso, anche e forse soprattutto al di là di dubbie verità processuali.

Poi, certo, se si può fare qualcosa per aiutare qualcuno che si ritiene innocente, lo si fa, ma non è che uno subordini il proprio pensare ed il proprio scrivere alle dinamiche della difesa o della famiglia, ed in verità in ultima analisi, neppure alle dinamiche processuali.

Questa è la mia posizione personale, ma non credo sia isolata.

Vanna ha detto...

Biologo, bravissimo: voilando basso hai centrato in pieno il problema!
Pino ciao,
il Giardina, dopo il complimento "negligenza" ha riacchiappato la sua professionalità prendendo tutte le distanze e condendo di complimenti la ricerca dna: come da copione ben studiato.
Non vedi che hanno fatto cerchio intorno alle loro procedure.
Sta storia mi fa pensare alla condanna su Giordano Bruno, ci sono voluti quasi 5 secoli per cominciare a riabilitarlo a chiare lettere, ma intanto il suo processo è e resterà sottochiave.
Cosa diceva Bruno? Tante cose che potevano far saltare il potere ecclesiastico... il paragone è simile pur nella differenza, ma il potere è potere.

Biologo ha detto...

@Anonimo delle 18:46:00

Non diffondere falsità.


Pagina 55 della sentenza:

Finché, a maggio 2011, il RIS comunicava che sul campione 31 prelevato dagli slip di Yara era
estrapolato un profilo genetico maschile utile per eventuali confronti, che da quel momento era
convenzionalmente denomimnato IGNOTO 1



poi nota a piè della stessa pagina:

70 Come chiarito anche dal dott. Giuffrida, oltre che dai capitani Staiti e Gentile, che lo estrapolavano.


e ancora, pagina 59 della sentenza:

Ester Arzuffi era sottoposta a tampone salivare il 17 luglio 2012 e il suo campione (come gli altri 532
individuati secondo i sopraindicati criteri) era trasmesso al prof. Giardina, che lo confrontava, però,
con il profilo mitocondriale estratto dal col. Lago dalla traccia 31-G19, erroneamente ritenuto appartenente
a Ignoto 1 ma, in realtà, appartenente a Yara Gambirasio.

Paolo A ha detto...

Anonimo
Hai scritto che: "Previderè ha verificato tutto rifacendo le analisi in proprio, non c'è questione di "chissà che cosa gli hanno passato"."

Ecco Anonimo hai detto tutto, perché le prime analisi fatte da Previderè o da altri, non hanno rilevato che Ester Arzuffi era la madre di Ignoto1, la ricerca della madre mica viene fatta col cromosoma Y.

Hanno dovuto rifare le analisi per incastrare Bossetti. Riflettici bene.

PINO ha detto...

Forse il pasticciaccio lo stiamo facendo noi, giudicando (non so in che qualità) il lavoro di professionisti che sono le nostre colonne della bio-ricerca forense.
Non crediamo a Giardina, diffidiamo di Portera e di tutti, o quasi, i ricercatori specializzati che lavorano presso organi uffuciali: cosa ed a chi dovremmo credere, visto il disorientamento in cui ci hanno cacciato i mass-media a la vox populi?

Biologo ha detto...

@PINO

- "cosa ed a chi dovremmo credere, visto il disorientamento in cui ci hanno cacciato i mass-media a la vox populi?"

Ai dati e ai fatti in quanto tali, non alle interpretazioni.

Vanna ha detto...

Pino in realtà questa volta non ti condivido semplicemente perché se noi qui ragioniamo sul "pasticciaccio" è perché quel " pasticciaccio" ce lo consente altrimenti perché ragionare.
E' vero che c'è disorientamento ma non per colpa nostra,anzi, qui ragioniamo per non disorientarci. I media danno notizie secondo determinati scopi e mettono in moto la vox populi che dà i suoi giudizi.
Ma ancora c'è spazio per ragionare e mettere in discussione quello che accade? Perché è questo quello che facciamo senza giudicare, altri giudicano. E' evidente poi che chi sta in alto si espone anche ad essere vivisezionato, per questo l'impeccabilità deve essere totale.

Wolf ha detto...

Sinceramente io alla storia dell'errore, cioè che nel 2012 hanno confrontato il dna di quel gran numero di donne con il dna della vittima invece che quello di ignoto1.
NON ci credo.

Quando vado dal medico per dei normali esami del sangue ed urina, sulle provette viene applicata preventivamente l'etichetta con le mie generalità. Impossibile sbagliare.

Stessa cosa avviene per le provette del dna, viene apposto chiaramente una etichetta con la scritta Ignoto1 e Yara Gambirasio.
Impossibile che chi esegue le analisi, non si accorga di confrontare il dna della vittima con il dna delle possibili madri di un assassino in vece di confrontare il dna dell'assassino con quello di una sua possibile madre.
Impossibile pure che chi ha consegnato e ricevuto in laboratorio quel dna non sapesse chi era Yara Gambirasio e non si sia accorto dell'errore ancor prima di iniziare le analisi.

Secondo me i primi confronti senza esito dei dna sono stati giusti. Poi in seguito si è inventato l'errore per adattare il dna di ignoto1 con quello della madre Ester e di suo figlio Massimo Bossetti.

Questo è quanto mi vien da dire. :-)
Se ho confuso qualcosa chiedo scusa.


Wolf ha detto...

Mi rispondo da solo:
Considerando che il confronto delle stringhe lo esegue un computer, anche sullo schermo ci sarà impresso un identificativo del referto in esame.

Anonimo ha detto...

Luca D'Auria
Avvocato e docente di Diritto

Il processo penale contemporaneo, per il vero come anche quello antico, medioevale e moderno, suscita interesse, pulsioni sociali, contesa emotiva; tende all’odio verso il colpevole e compassione verso la vittima. Basta pensare ai casi di cronaca più recenti per rendersi conto di quanta enfasi popolare accompagni la storia dei processi. Ne cito solamente alcuni: la strage di Erba, gli omicidi di Garlasco, Perugia e, da ultimo, il processo a Massimo Bossetti. Ma questo accade anche per vicende giudiziarie meno cruente e sanguinose, ma ugualmente “sentite” dall’opinione pubblica, come i procedimenti contro l’ex premier Berlusconi, “mafia-capitale” o gli scandali per i conti esteri di questo o quel personaggio pubblico.

La tensione che si crea tra l’aula di giustizia e la società è palpabile e sostenere, come talvolta ha fatto la Corte di Cassazione, che tutto questo non possa incidere sul giudizio tecnico è un’illusione. Lo è per due motivi fondamentali: l’uno perché l’essere umano non è una macchina, il secondo perché è il diritto stesso che attribuisce al giudicante una funzione sociale attraverso lo scopo general-preventivo della pena che consiste nella portata educativa della pena stessa, non solamente nei confronti del reo, ma di tutta la società. Già l’antropologo e sociologo Durkheim aveva categorizzato quest’esigenza laddove affermava che il delitto causa una frattura nel tessuto sociale che viene rimarginata proprio attraverso la sanzione penale e dunque il processo. La collettività ha bisogno del colpevole per emendarsi dal delitto e per essere sicura di poter vivere in pace, senza pericolo. Persino l’avvocato cavalca questo istinto allorquando, sostenendo l’innocenza del proprio assistito, crea pressione emotiva sostenendo che “il colpevole è ancora in libertà”.


Il caso di Bossetti è paradigmatico in questo senso: il rapimento e l’omicidio della giovane Yara ha sconquassato la quiete della ristretta e civilissima comunità della provincia bergamasca ed il bisogno di sapere “chi è stato” è un’esigenza di vita quotidiana. Nel caso oramai quasi dimenticato dell’omicidio di Milena Sutter (Genova, anni Settanta) accadde qualcosa di molto simile: una bellissima ragazzina fu “prelevata” all’uscita dalla scuola, tenuta non si sa dove per alcuni giorni e poi gettata in mare. A Genova la “terra di nessuno”, dove far ritrovare un corpo esanime, è il mare; a Bergamo un campo incolto. A quel tempo i genitori avevano paura a mandare i propri figli a scuola, oggi accade lo stesso. E’ il “pericolo dell’accettare le caramelle dagli sconosciuti”.

Il processo, chiamato a giudicare di vicende così emotivamente devastanti, è, al contrario, un laboratorio scientifico di regole, di eccezioni, di cavilli che non sono perversioni da Azzeccagarbugli ma garanzie contro gli abusi, regole che garantiscono la logicità delle decisioni, strumenti per evitare che i protagonisti del processo operino da vittime dell’impulso e dell’emozione invece che da algidi tecnici. La toga rappresenta, metaforicamente, proprio questo: la necessità di far trionfare il diritto, cioè dire la scienza giuridica. L’errore cognitivo che “stacca” il ragionamento giuridico, per offrirsi all’impulso della sola general-prevenzione e quindi la necessità di ristabilire l’ordine e soddisfare la collettività con la sua “sete di giustizia” è manifestazione della “pop justice” e dunque del prodotto giudiziario “per la collettività”, come le opere pop, rispetto a quelle della tradizione, sono nate per essere trasfuse nei manifesti e nei posters, alla portata di tutti e per tutti.

Il diritto tenta di cautelarsi contro questo rischio attraverso la “rimessione del processo” che impone lo spostamento del luogo dell’udienza quando le condizioni ambientali non consentono un giudizio sereno. E’ del tutto evidente la difficoltà di capire quando il processo travalichi così tanto nel “pop” da incidere sulla terzietà del giudice.

Continua

Anonimo ha detto...

Ancora una riflessione sul caso Bossetti: quanti possono comprendere l’anomalia di quella prova del Dna ritrovata sull’indumento intimo di Yara e quanto, proprio quella dislocazione della traccia sul suo indumento diviene una rappresentazione estetica capace di portare a errori di prospettiva rispetto al migliore giudizio (va ricordato che altre tracce genetiche di soggetti non identificati sono state trovate altrove ma ad esse non è stata data importanza). Com’è possibile che il Tribunale di Brescia abbia, durante l’indagine, dichiarato che è necessario fare chiarezza su quella prova e la Corte di Assise di Bergamo abbia potuto bypassare questa indicazione ritenendo quell’indizio “preciso”, oltre che “grave” e quindi pienamente capace di provare la colpevolezza di Bossetti?.

I giudici di Brescia si sono espressi in base ad una valutazione tecnica, che esigeva persino meno approfondito (perché la fase processuale era diversa) rispetto a quella del primo grado; eppure hanno stigmatizzato quella prova, dando le indicazioni, in diritto, di come rimediare al dubbio. Senza il rimedio suggerito, quel dubbio resta, come un macigno sul futuro del processo. In linguaggio giuridico il dubbio sulla prova si chiama “ragionevole dubbio” e porta all’assoluzione. Io credo che il processo, anche quello contro Bossetti, viva e sia vissuto di questa doppia natura, una tecnica, complessa e scientifica, l’altra emotiva, passionale, general-preventiva e sociale. Tutta la vita vive di questa dicotomia, anche il diritto. Lo ha spiegato al mondo il grande filosofo Nietzsche nella sua opera “La nascita della tragedia” laddove ha raccontato dell’eterna lotta tra lo “spirito apollineo” e lo “spirito dionisiaco”, dove il primo rappresenta la perfezione delle forme, l’armonia, la logica ed il secondo la passione, l’emotività, l’irrazionale. Il processo è come l’arte, deve trovare l’equilibrio tra il diritto apollineo e la società dionisiaca, tra il giudice apollineo e il coro (la pubblica opinione) dionisiaca. La vicenda di Bossetti è anche questo e forse, proprio per questo, appassiona la gente (il coro della tragedia greca).

Paolo A ha detto...

Wolf

Giardina aveva le provette con il DNA dei soggetti da esaminare, ma i risultati dell'analisi del mitocondriale di Yara era stato trasmesso da Lago.

Il problema che Giardina o è stato negligente non facendosi dare anche l'altro mitocondriale, che c'è, oppure le indagini si sono rivolte verso l'ambito familiare di Yara, opure questo è stato fatto credere a Giardina e quindi quest'ultimo andava alla ricerca di un soggetto con quel mitocondriale, peraltro questa era una delle ipotesi della Gino.

Avv D'Auria
Lei menziona alcuni processi: Garlasco, Erba, Perugia, Bossetti, secondo me ne dimentica uno, quello contro Raniero Busco per l'omicidio di Simonetta Cesaroni, le do un consiglio, approfondisca la conoscenza di quel processo e secondo me capirà cosa c'è dietro la vicenda di Ignoto1.

Anonimo ha detto...

Wolf non hai capito, l'errore era a monte: "il profilo mitocondriale estratto dal col. Lago dalla traccia 31-G19, erroneamente ritenuto appartenente a Ignoto 1 ma, in realtà, appartenente a Yara Gambirasio". Lago era convinto che quell'unico mitocondriale codificato dalla traccia mista fosse di ignoto1 e COME TALE lo trasmise. Giardina, che pure aveva tra le carte la stringa col mitocondriale di Yara, non si accorse che erano identici, non ci guardò. Ok? Poi interviene Previderè che si accorge che quel mitocondriale l'aveva già visto, controlla e si rende conto che era di Yara. Chiaro ora?

PINO ha detto...

VANNA
ct( "E' vero che c'è disorientamento ma non per colpa nostra,anzi, qui ragioniamo per non disorientarci.
Pasticciamo comunque, perchè il nostro "ragionare" non è uniforme: troppe teorie, diversi concetti ed una raffica di trovate peregrine.
Chi "ragiona" è una minoranza; ed una minoranza è insufficiente a ricreare un orientamento, quando lo stesso viene sconvolto alla base.
Dovremmo attenerci ai "fatti", come suggerisce Biologo, ma come cernire il grano dalla segala?

Gilberto ha detto...

Nonostante l’evidenza di una fotografia - che ci racconta più di ogni altra cosa la vera paternità del muratore di Mapello - un intero Paese ha prestato fede a dei nanogrammi di materiale che conterrebbero un Dna riferibile a un’altra paternità. Siamo ancora in attesa di un documento che attesti che Massimo Bossetti non è figlio di Giovanni Bossetti, un documento firmato nel quale qualcuno si prenda la responsabilità dell'attestazione.

C'è ormai un’idea della scienza taumaturgica, una concezione del tutto magica della prova scientifica. Non solo l’uomo della strada ma l’operatore istituzionale presta fede a semiofori (DNA) che di fatto sono solo indizi relativi, soprattutto in un delitto, a situazioni dove il metodo scientifico è al di fuori di quella situazione controllata che è uno dei suoi capisaldi e può tutt’al più offrire suggerimenti ma non certezze.
In un delitto in particolare le variabili sconosciute di solito sono tante. Gli esami di laboratorio al di fuori della situazione controllata (la classica distinzione tra variabili dipendenti e variabili indipendenti) possono solo offrire suggerimenti. Gli sviluppi investigativi possono portare a ulteriori conferme ma anche in strade a fondo chiuso.

Dietro la cosiddetta ‘prova scientifica’ si è andato concretizzando un corposo e appetibile sistema di interessi che fanno lavorare laboratori. Un delitto è diventato un grosso business per molti. Il contorno di consulenze costituisce qualcosa di molto appetibile. Ormai alla prova scientifica si è dato tale credito da rappresentare una sorta di fiducia in un metodo assiomatico in assenza di qualsiasi scrupolo epistemologico. La scienza è diventata una modalità di approccio fideistico quando si è cominciato a far confusione tra il tecnico e l’uomo di scienza che offre una riflessione sul piano metodologico, sulla validità e i limiti della prova scientifica.
La fiducia aprioristica nei dati, in situazioni non controllate, è foriera di clamorosi errori e di colossali patacche. Nella storia del pensiero scientifico pochi sono i veri scienziati, cioè coloro che hanno elaborato i capisaldi del pensiero scientifico. Si introducono stratagemmi convenzionalistici più volte bollati dalla epistemologia contemporanea come i classici metodi induttivi.
Trovare dei nanogrammi di materiale genetico su un cadavere non significa di per sé aver trovato la firma dell’assassino: si possono dare una quantità di evenienze sulla base di tutte le variabili che non si conoscono (essendo per sua natura, generalmente, un delitto al di fuori di quella situazione controllata che sta a fondamento del metodo scientifico), in particolare:
1) Può trattarsi semplicemente di contaminazione.
2) Può trattarsi di un tentativo di depistaggio dell’assassino che artatamente introduce un indizio per l’investigatore. Proprio mentre la prova del DNA diventa di routine, è sempre più probabile che nel caso di delitti premeditati divenga anche di routine il depistaggio mediante la prova ritenuta infallibile.
3) Può essere anche un allettamento di un investigatore alla ricerca di gloria che fa trovare un colpevole aggiungendo qualche aiutino…
Per i motivi sopra elencati sarebbe opportuno che la prova del Dna fosse riservata solo all’investigatore e non entrasse mai in un processo. La probabilità di rilevare falsi indizi è piuttosto rilevante e foriera di costruzioni teorematiche. I casi di errori sulla base del Dna sono numerosi e probabilmente costituiscono solo la punta dell'iceberg di una metodica utilizzata in modo acritico.

Wolf ha detto...

Ringrazio Paolo A ed Anonimo delle 23.57 per le esaurienti risposte.

PINO ha detto...

GILBERTO caro
Hai scritto:
"Nonostante l’evidenza di una fotografia - che ci racconta più di ogni altra cosa la vera paternità del muratore di Mapello-.."

A parte l'evidenza, appunto fotografica, che stabilisce tassativamente la somiglianza di MGB con sua madre Ester Arzuffi, e non col suo genitore anagrafico, Giovanni, il fatto non
assume, ufficialmente, carattere documentativo.

"Siamo ancora in attesa di un documento che attesti che Massimo Bossetti non è figlio di Giovanni Bossetti,"

Il "documento" che cerchi è il processo stesso, che non avrebbe avuto nemmeno inizio, se la paternità di MGB fosse stata quella di Giovanni; e tu conosci bene le componenti del quesito.

Altro discorso è quello della colpevolezza del detenuto, dato il pacchetto dei "ragionevoli dubbi" che persiste tuttora.
Buona giornata.


Gilberto ha detto...

Pino
Sono allibito. Il disconoscimento di paternità comporta un documento FIRMATO da un genetista il quale si assume la responsabilità che Tizio non è figlio di Sempronio. Tale documento è come l'araba fenice: 'che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa...' Quando tale documento verrà presentato anche il sottoscritto si convincerà che Bossetti potrebbe essere figlio di Guerinoni.

Gilberto ha detto...

Pino, aggiungo
che quanto sopra indipendentemente come giustamente osservi dalla colpevolezza dell'imputato. Ovvio comunque che se Bossetti Massimo è figlio di Bossetti Giovanni già questa sarebbe prova di estraneità ed innocenza.

Gilberto ha detto...

Aggiungo e concludo. Non vorrei che quello della paternità fosse solo un gigantesco bluff al quale tutti hanno finito per credere dall'opinione pubblica e fino agli addetti ai lavori. In psicologia sociale sono le 'voci che corrono' non corroborate, ma che alla fine prendono piede grazie agli sponsor involontari e, eventualmente, a dei bravi propagandisti...

Bruno ha detto...

@Gilberto e @Pino. Ricordo che fu proprio quando guardai le due fotografie dei Bossetti Padre e Figlio,con la loro forte somiglianza, comparse in questo sito, che iniziai a dubitare che Massimo fosse figlio del Guerinoni, come qualche settimanale ha cercato di farci apparire e propinare a noi tutti.
Credo comunque che una delle chiavi per dirimere la questione, far condannare all'ergastolo Bossetti o farlo assolvere con la formula piena sia proprio quella di far fare da terze parti, il test del dna tra i due Bossetti. Dopo aver visto quelle due fotografie di Giovanni e di Massimo, ritengo (e la mia non è una semplice illusione) che siano effettivamente padre e figlio e di conseguenza Ester potrebbe uscire a testa alta. Gilberto mi trovo su tutti i fronti con la tua stessa posizione. Non vedo l'ora di leggere anche l'articolo di Massimo Prati.

Wolf ha detto...

Ci sarebbe pure il fratello di Bossetti che secondo la procura è figlio di un altro uomo.

Guglielma Vaccaro ha detto...

No ma portate in appello le fotografie, vediamo se vi riaprono il dibattimento...avete già scritto alla difesa? Difendere le proprie posizioni è legittimo, rendersi ridicoli non saprei.

Anonimo ha detto...

Della somiglianza Giovanni-Massimo sono convinti loro, per moltissimi altri la somiglianza schiacciante è tra Massimo e Guerinoni. Io sono tra i secondi ad esempio, sto riguardando le foto adesso, quindi se questo è il loro argomento, con altrettanta attendibilità (cioè zero) io dico che l'esame del dna non serve per niente dato che MGB è somigliantissimo a Guerinoni e quasi nulla a Giovanni Bossetti.
Fanno di una foto una prova in base alla loro impressione personale (contraria alla parimenti valida opinione di altri) e criticano che possa essere prova il dna, quindi direi che commentare ancora questo modo di "ragionare" è superfluo: il signor Gilberto può ammantare le sue nullità argomentative con tutti i paroloni che vuole, per soddisfare la sua vanità, ma la sostanza resta nulla.

Anonimo ha detto...

La gemella Letizia poi, in carne come Guerinoni e quindi senza neanche la differenza di "polpa", è la perfetta prova del nove della paternità dell'autista. Specifico: sempre che si voglia farne questione di fotografie, che qualunque persona di buon senso non farebbe mai, specialmente non di fronte a pacchi e pacchi di fotografie da varie angolazioni ma su una misera ed unica fotografia statica (vale sia per la fotografia di Guerinoni che per quella di Giovanni Bossetti). Affermare che questo sarebbe un buon metodo argomentativo è prendersi in giro da soli e lo sa bene il signor Gilberto, il quale evidentemente è disposto a far calpestare le sue conoscenze dal proprio orgoglio. Ah, la vanità.

Gilberto ha detto...

Anomimo, vedi continui a mistificare. Io non ho detto che la somiglianza è una prova, al contrario, ho detto che per disconoscere una paternità non basta dichiarare che x non è figlio di y, ma occorre un documento firmato da un genetista che se ne prenda la responsabilità. Ho parlato di somiglianza proprio per dire che occorre una verifica. Mi sembra che qualcuno faccia finta di non capire, come si suole dire faccia lo gnorri...

Gilberto ha detto...

Fare l'indiano o il nesci... è il modo per dissimulare, far finta di non capire quando invece si è compreso perfettamente FAR LO GNORRI=IGNORARE. Ci si attacca a quello che fa comodo ignorando tutta una argomentazione. Si estrapola quello che conviene mettendo in bocca all'interlocutore quello che aggrada.

Anonimo ha detto...

Infatti concordo, qualcuno fa lo gnorri, "fa finta di non capire quando invece ha compreso perfettamente": ciò che ha capito è che c'è un documento firmato da un genetista che si prende la responsabilità di disconoscere la paternità di Giovanni Bossetti ma è così mistificatore da far passare la sua mancata visione di esso con una sua mancanza completa; il finto gnorri è appunto Gilberto.

Gilberto ha detto...

Se tu conosci il contenuto di quel documento facci sapere nel dettaglio, chi ha eseguito le analisi e da chi è firmato. Vedi anonimo tu vuoi solo provocare, ma credimi stai solo dimostrando quello che sei, un troll e anche puerile. C'è di meglio tra i tuoi emuli.

Anonimo ha detto...

Se fa gioca al colpevolismo = falso, inesistente, dubbio.
Se fa gioco all'innocentismo = vero, esistente, certo.
Il trionfo della Ragione.

Bruno ha detto...

Be allora aspettiamo questo documento firmato da un genetista dove possiamo leggere che Massimo Bossetti è il figlio di Guerinoni. Per adesso sapiamo con certezza che i due poveri corpi di Yara e Guerinoni sono stati cremati. Mi domando ancora il perché. Sapiamo inoltre che la presidente Bertoja ha ritenuto non importante far rifare la prova del dna così come chiede Massimo Bossetti. E l'Italia sarebbe la patria del diritto?.

Anonimo ha detto...


TODEY Cronaca

Yara, i Bossetti fecero un test del dna privato per verificare la paternità

"La famiglia di Bossetti incaricò l'Università Torino "di verificare la paternità di Giovanni Bossetti nei confronti dei tre figli". L'esito dell'approfondimento è stato che "Massimo Bossetti non è figlio di Giovanni". A rivelarlo, durante il processo, la consulente della difesa Sarah Gino, medico legale esperta in genetica forense.

Vanna ha detto...

"Anonimo Anonimo ha detto...
Se fa gioca al colpevolismo = falso, inesistente, dubbio.
Se fa gioco all'innocentismo = vero, esistente, certo.
Il trionfo della Ragione.

8 ottobre 2016 17:08:00 CEST>"

No, il trionfo del buon senso che poi è quello della ragione.
Il curriculum di GM Bossetti non è certo quello di un assassino-pedofilo.
Hanno provato a infamare la famiglia per tre generazioni, il comportamento di tutti li ha smentiti.
Pertanto potevano concedere il beneficio del dubbio, per altri hanno chiuso gli occhi, le orecchie e il naso, sì perché lì il corpo non c'era, l'hanno detto.
Dove B. doveva mantenere quel corpo? Non è stato lì per tre mesi.
Non ha fatto tutto da solo, gli altri dove sono?
Bastava porsi queste domande per non condannarlo così crudelmente.
Prova solo per un momento ad immaginare che la condanna è iniqua e in galera c'è un innocente, provaci, entra in quella famiglia e ragiona tu, col cuore.
Sei colpevolista solo verso B, non ti ha mai sfiorato che dietro c'è un mondo di rifiuti umani e industriali che continuano a vivere come se niente fosse: quanti campi coltivati coprono rifiuti pericolosissimi.
sei una colpevolista che indica solo una persona ma mai ha preso posizione per il marcio ambientale e umano che va bel oltre le corna della famiglia, se ci sono state, nessuno scagli la prima pietra.
E quindi cosa hai da blaterare se qui si è innocentisti per lo più.

Bruno ha detto...

@Anonimo scrivi: "Yara, i Bossetti fecero un test del dna privato per verificare la paternità". Se così fosse Bossetti non l'avrebbe chiesto. E poi perchè non concederlo? così tutto sarebbe concluso, invece no, e poi chi mi garantisce che quella notizia che scrivi è vera o una solita buffala?

Gilberto ha detto...

Sì anonimo, lo sappiamo, la notizia è vecchia. Però guarda, le notizie sono una cosa e i documenti un'altra cosa... Aspettiamo fiduciosi che un tribunale ne richieda la documentazione, giusto per ottemperare a quella verifica che era stata auspicata dal Gip.

Gilberto ha detto...

vedi anonimo
Se una notizia, o una dichiarazione non è vera o non è attendibile non succede niente, a meno che sia gravemente turbativa dell'ordine pubblico. In genere si tratta di gossip. Allo stesso modo se qualcuno dice che tu sei figlio illegittimo di un miliardario. Ma se questo lo certifica falsamente un professionista perché tu possa pretendere l'eredità (è solo un esempio), quel professionista che mette la sua firma sul documento è perseguibile penalmente. Ecco la differenza tra una notizia e un documento. Se la notizia è vera non c'è motivo che un tribunale non ne richieda la documentazione.

Biologo ha detto...

Ogni volta che riprendono le discussioni sulla paternità Guerinoni/Bossetti non posso fare a meno di pensare alla data di acquisizione dei filmati della Polynt...

Ivana ha detto...

Intervengo perché concordo con quanto scritto da Pino nei messaggi del 7 ottobre 2016 20:09:00 e dell’ 8 ottobre 2016 07:32:00
Biologo, purtroppo i dati che abbiamo sono davvero minimi e penso non sufficienti anche per chi è competente in genetica, perché non si hanno a disposizione i faldoni dell’inchiesta, raw data compresi.
Gilberto, pur ritenendomi in sintonia con il pensiero “scientista”, sono sempre stata d’accordo sul fatto che il DNA, da solo, non dovrebbe essere sufficiente per una condanna all’ergastolo (a pagina 140 delle motivazioni si legge che la prova genetica sarebbe di per sé sufficiente, anche in via autonoma, a fondare il giudizio di colpevolezza; ritengo che tale affermazione, nelle intenzioni della Corte, fosse quella di sostenere che, nel caso di Bossetti, considerato che il “suo” DNA nucleare è stato trovato in prossimità di un taglio sugli slip ed essendo Bossetti soggetto estraneo alla rete relazionale della vittima, ecco che, per la Corte, la prova genetica sarebbe bastata da sola a “fondare il giudizio di colpevolezza”).
Riguardo, invece, a ciò che scrivi sulla possibilità dell’eventuale contaminazione, mi sembra che nelle motivazioni sia stato spiegato come, per la Corte, il rischio di una contaminazione dei campioni sia inesistente non solo per il numero, che appare davvero elevato, di prelievi e di analisi effettuate, ma anche per la duplicità dei reperti sui quali è stato rinvenuto il profilo di Ignoto 1 (non solo analizzati in tempi diversi, ma arrivati al laboratorio del RIS in tempi diversi), e anche perché il DNA di Massimo Bossetti mai era entrato in precedenza nei laboratori del RIS (o in altri).
Mi pare che la questione di un possibile depistaggio sia stata esclusa, tanto più che Bossetti è stato assolto dal “delitto” di calunnia in quanto la sua accusa nei confronti di Maggioni è stata considerata, dalla Corte, inverosimile e grottesca.
Invece sulla questione di un eventuale “aiutino” per cementare, nell’opinione pubblica, l’ importanza, in genetica forense, della Banca Dati del DNA, (a mio modestissimo parere inesperto!) sarebbe stato necessario escludere tale eventualità effettuando il test di metilazione, anzi penso che tale test dovrebbe rientrare nella prassi di laboratorio per l’identificazione, con analisi “standard” (forse lunghe e laboriose?), di eventuali campioni manomessi, anche se ho un dubbio: attualmente i laboratori (e non solo quelli italiani!) eseguono tale analisi per scoprire se un DNA è artificiale? A quanto parrebbe, almeno fino al 2009 no:
https://www.cl.cam.ac.uk/~pl219/BianchiLioAvvenire07SIG6081.pdf

Tralasciando l’argomento genetico, sottolineo un mio punto di vista: talvolta l’avvocato Salvagni mi lascia perplessa; in un’intervista a Quarto Grado (del 30/09/2016) ha ribadito che nelle motivazioni della sentenza non risulta il termine “pedopornografia”. Non mi è piaciuta l’insistenza accesa, e senza citazione specifica, degli opinionisti da una parte e dell’avvocato dall’altra, ma per evitare comportamenti scomposti sarebbe bastato verificare e leggere quanto risulta, nero su bianco, a pagina 144: “Sul computer dell’imputato sono state rintracciate tracce di ricerche a carattere latamente pedopornografico, tra cui alcune sicuramente riconducibili a lui”.
Mi è piaciuta, invece, la reazione dell’avvocato Villardita che, nella puntata di Quarto Grado di ieri sera, ha saputo essere molto determinato, sicuro di sé, intransigente ma composto, leggendo, ad alta voce, a proposito di pigiama o non pigiama, quanto esattamente risulta a verbale nell’interrogatorio della compagna del nonno di Loris.

antrag ha detto...

Biologo ha detto...
Ogni volta che riprendono le discussioni sulla paternità Guerinoni/Bossetti non posso fare a meno di pensare alla data di acquisizione dei filmati della Polynt...

8 ottobre 2016 19:55:00 CEST


Perché?

Biologo ha detto...

@antrag

- "Perché?"

Perché riconosciuto il modello sono sufficienti pochi giorni per risalire al nome del proprietario.

Bruno ha detto...

E dunque non sarebbe stato necessario tutto quanto è accaduto.

Anonimo ha detto...

mercoledì 05/10/2016 di Michela Becciu in Breaking News, Caso Yara, Massimo Bossetti

Caso Yara, news piste alternative: famiglia Bossetti nomina nuovi periti
    
Caso Yara processo d’Appello Massimo Bossetti: la famiglia del muratore nomina due nuovi consulenti per il Dna, che già parlano di “piste alternative”. Ecco i dettagli



Pochi giorni fa sono state depositate le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d’assise di Bergamo lo scorso 1° luglio lo ha condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, e già Bossetti, i suoi familiari e il suo team difensivo sono passati al contrattacco in previsione del processo d’Appello che sarà celebrato a Brescia nel 2017.

Ester Arzuffi e Laura Letizia Bossetti, rispettivamente madre e sorella gemella dell’imputato, secondo un’indiscrezione del settimanale Oggi avrebbero avviato un’indagine alternativa sul delitto nominando due nuovi consulenti che dovranno occuparsi di trovare nuovi elementi inerenti al Dna da portare in dibattimento. Oggi pubblica le dichiarazioni di uno dei due professionisti: “Su un punto siamo in disaccordo con i difensori: riteniamo che il Dna di Ignoto 1 trovato sugli slip e i leggins della vittima sia probabilmente di Bossetti ma abbiamo trovato riscontri molto forti su una possibile contaminazione”.
Incredibile indiscrezione, questa, che potrebbe dunque aprire nuovi scenari investigativi e indirizzare su altre piste il processo in Corte d’Assise a Brescia. I due periti si dicono convinti dell’innocenza di Bossetti, e affermano: “Dimostreremo che Massimo è innocente perché altri avevano più opportunità, più moventi e più ragioni per commettere un delitto così atroce” – questa la tesi da cui partirebbero i consulenti della famiglia Bossetti – “Abbiamo già molti riscontri che ci dimostrano la validità della nostra pista. Confidiamo nel fatto che al momento opportuno il procuratore capo di Bergamo non si tirerà indietro per verificare il nostro lavoro e consegnare alla giustizia il vero colpevole”.

TommyS. ha detto...

Biologo

La questione telecamere in questo caso giudiziario lascia a dir poco perplessi. Se da un lato con le indagini genetiche gli inquirenti hanno voluto ammantarsi di efficienza e metodo scientifico (pur con tutti i dubbi che in tanti continuano a nutrire) dal punto di vista delle indagini più tradizionali l'immagine che ne risulta è davvero di incapacità ed improvvisazione, anche se a mio parere questo è quello che si è voluto solamente far intendere.

E' da tempo che sostengo che è impossibile che i Carabinieri non abbiano perlomeno visionato i video della Polynt nell'immediatezza e perlomeno a partire dal lunedì dopo la scomparsa. Difatti da quei video sarebbe stato possibile verificare se i Bloodhound che avevano fiutato la pista di Yara lungo via Caduti erano o meno affidabili. Sulla pista che portava al cantiere dell'ipermercato i Carabinieri hanno fatto affidamento e quindi, stando a quanto raccontatoci, devono aver ritenuto credibile che Yara sia effettivamente passata davanti alle telecamere della Polynt.

A processo è saltato fuori che i video furono consegnati dalla Polynt solamente nella primavera del 2011, ma se avevano conservato una copia di questi vuol dire che qualcuno aveva chiesto loro di farlo perché li avevano ritenuti significativi. Eppure il PM, per smentire i Bloodhound ha dovuto tirare fuori casi di presunti insuccessi. Sarebbe stato più facile dire (potendolo provare) che quelle telecamere non avevano ripreso Yara quel tardo pomeriggio del 26.10.2010. Tralasciamo poi le motivazioni della sentenza che si sono aggrappate a loro volta ad un presunto insuccesso degli stessi Bloohound nel fiutare Yara anche nel tragitto da casa alla palestra. Ma sulle modalità di quei tentativi nulla sappiamo e nulla ci hanno detto. Sarebbe stato decisamente meglio per la giustizia che fossero i conduttori a testimoniare in aula su quelle ricerche (stessa cosa fatta per Tironi, Abeni e Toracco che non sono stati sentiti in quanto altri testimoni avevano dichiarato di non aver visto niente).

Ma i video delle altre telecamere che sono state utilizzate per il famoso video tarocco furono subito acquisiti. Ed anche quello dell'abitazione che si trovava davanti al tratto interno di via Rampinelli che ha ripreso Yara uscire di casa. Ragion per cui appare ancor più singolare il fatto che non acquisirono/sequestrano i video della Polynt sin dal 29 ottobre.

Ed a rendere ancor più misteriosa e, quindi, più foriera di sospetti, è la questione delle telecamere della palestra che ci hanno sempre detto che in quel periodo non funzionavano. Davvero una bella sfortuna, direi. Ma a tale sfortuna si somma anche l'incredibile errore degli inquirenti che non sequestrarono o acquisirono sin da subito i video degli impianti di sorveglianza della polizia dell'Isola Bergamasca (a quanto mi risulta anche le telecamere della palestra facevano capo a quei video-server non essendoci un VDR locale). Lo fecero, così è agli atti, solamente tempo dopo quando oramai gli hard disk erano stati riscritti da video più recenti. Direi davvero dei gran bravi investigatori!

TommyS. ha detto...

Nel mio intervento precedente per Carabinieri intendevo specificamente quelli del nucleo investigativo di Bergamo, cioé quelli al comando del capitano Mura che la Corte non ha ritenuto utile, perlomeno ai fini processuali, ascoltare.

E dire che forse Mura avrebbe potuto far luce su tanti aspetti di questa indagine che tuttora lasciano irrisolti troppi interrogativi.

Paolo A ha detto...

Anonimo

Scrivi che sul settimanale Oggi: Ester Arzuffi e la figlia "avrebbero avviato un’indagine alternativa sul delitto nominando due nuovi consulenti che dovranno occuparsi di trovare nuovi elementi inerenti al Dna da portare in dibattimento."

A me viene un dubbio, che la notizia sia vera e che le nuove indagini riguardino la vera paternità di Massimo Bossetti.

Insomma i giochi in primo grado sono stati condotti dalla difesa e dai loro consulenti, relegando la madre da una parte, ma visto come sono andate le cose, a mio avviso, la madre e la sorella hanno deciso di intervenire forse perché ritengono la tattica della difesa sbagliata o inefficace.

Anonimo ha detto...

Paolo A
Impara a leggere!
Io non ho scritto un bel NULLA!!!
Ho solo riportato l'articolo.
E' per gli errori come il tuo, che nascono liti e fraintesi.

Paolo A ha detto...

Anonimo
Come sei suscettibile, forse ho toccato un nervo scoperto, quello della paternità di Bossetti, oppure ho dato un'interpretazione, presunta per carità, di quello che probabilmente la famiglia ha intenzione di fare proprio per accertare la paternità di Bossetti.

Ps: Non credo che il verbo scrivere sia sbagliato nel caso del tuo commento, perché il commento tu lo hai scritto, ma sai la fretta talvolta fa usare forme più semplici sottintendendo alcuni passaggi, spetta all'intelligenza, presunta, di ciascuno capire il senso del commento.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Ma sì, continuate a illudervi sulla paternità, nel frattempo consulenti ufficiali e ufficiosi litigano sulla pelle di Bossetti.
Buona domenica.

Vanna ha detto...

"Ma sì, continuate a illudervi sulla paternità, nel frattempo consulenti ufficiali e ufficiosi litigano sulla pelle di Bossetti.
Buona domenica."

9 ottobre 2016 13:03:00

L'"illusione sulla paternità" è speculare e interessa sia chi accusa che chi difende.
In questo caso tutto è il contrario di tutto
Di quale parte di "consulenti ufficiali" parli? Certamente quelli dell'accusa sono andati d'amore e d'accordo ad incollare prove in ogni dove e come.
Quelli "ufficiosi" si interpellano perché qualcosa non quadra e si vuole capire cosa c'è che non va.
Mi sembra evidente, per quanto riguarda "i consulenti ufficiali" della difesa, che hanno lavorato come potevano visto che molto non è stato reso visibile.
Sulla pelle di B. litigano solo quelli dell'accusa che vuole la sua pelle per quella traccia sensibile in quel punto lì che come per il sangue di San Gennaro, è rimasta viva e vegeta tra i liquami.
Ed è evidente che chi non accusa non vuole la pelle di Bossetti, glie la invece vuole salvare, è un concetto molto diverso.

Anonimo ha detto...

Insomma non entra il concetto elementare che la questione parternità PER LA CORTE è assolutamente provata a) dalla positività del test guerinoni-bossetti, che chiaramente esclude tutti gli altri; b) il concordare delle parti sulla negatività del test giovanni-massimo. In sostanza, continuare a insistere sulla mancata produzione in giudizio del documento relativo (è mancata? lo sanno per certo? non credo) non tange minimamente l'operato della Corte, che è tranquillissima con la prova acquisita, ma invece ha effetto soltanto con riguardo alla famiglia di MGB, la quale sarebbe tutta concorde a farlo sbattere in galera sulla base di una prova falsa, pur avendo modo di fornire quella contraria. Vorrei che queste accuse venissero esplicitate a questo punto.
Non trovo inoltre alti lai a pretendere la visione della relazione dei RIS di cui si parla tanto pur non avendola letta, solo perchè data per così scritta dai giornali e dalla sentenza: non bisogna vedere coi propri occhi questo documento? No? Ma toh, che strana questa diffidenza a corrente alterna. L'onestà intellettuale.

Guglielma Vaccaro ha detto...

In pratica si sta dicendo che la famiglia del sig. Bossetti è oltremodo fessa, ha le prove che non è vero che esiste il legame di consaguineità con Guerinoni ma si ostina a non esibirle manco per sbaglio.

Beh, se è davvero così inizio a capire perchè qualcuno si è arrabbiato!

Anonimo ha detto...

No no, non fessa, in malafede proprio, parliamo chiaro perchè non è più possibile ormai fraintendere cosa implichino le parole dell'utente Gilberto.

Vanna ha detto...

Aò, ci stesse una volta: 1 VOLTA che si usasse un linguaggio "morbido", gentile, verso la famiglia del condannato. Ora è pure "fessa" ovvero stupida.
A meno che chi ha scritto ha una preparazione adeguata in campo etimologico essendo il termine "fesso" di origine latina per il quale allora significherebbe "stanco".
Nel corrente uso del termine "fesso" non vuole certo dire stanco.

Chi sarebbe"arrabbiato"? Altro termine raffinato che si usa per i cani, per lo più, chi sarebbe adirato dunque? Non è chiaro il concetto, ma è chiaro il linguaggio raffinato.

Vanna ha detto...

TommyS.
I tuoi di questa notte dopo le ore 1, sono interessanti.
Apprezzo sempre quello che scrivi e spesso lo condivido.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Come si definirebbe altrimenti una famiglia che ha le prove che scagionerebbero un congiunto e non le tira fuori? Domando.

Che alcuni familiari del sig. Bossetti siano arrabbiati è lampante, basta leggere l'articolo di Giangavino Sulas sull'ultimo numero di Oggi, più chiaro di così...

Gilberto ha detto...

Caro Anonimo delle 17:58 che lasci intendere oscure dietrologie, le mie parole sono chiare, implicano semplicemente l'auspicio che il tribunale richieda, se è vera la notizia, la prova in quel di Torino, il documento con la comparazione genetica tra Massimo e Giovanni Bossetti cosa che può fare quando vuole. Sarebbe un ulteriore elemento per l'accusa e un segno di trasparenza che andrebbe ad onore della Giustizia. Forse non hai capito che io non faccio il tifo per nessuno. Tu invece mi sembra che fai un tifo da stadio colpevolista a prescindere.Certo è strano che dopo tanto tempo non sia ancora stato richiesto quel documento. Forse avverrà nel secondo grado di giudizio. Vedremo...

Guglielma Vaccaro ha detto...

Gilberto, ma chiedilo tu alla famiglia e vediamo cosa ti risponde.

Gilberto ha detto...

Sì, l'articolo di Sulas è una conferma di quello che si è detto più volte qui nel blog. Il cadavere della povera ragazzina è stato portato lì poco prima del suo ritrovamento. Piloti di elicotteri, cacciatori con i cani, amanti del footing hanno tutti confermato che in quel campo per mesi il cadavere proprio non c'era. E' la conferma che tutta la ricostruzione che vede Bossetti come pedofilo e assassino non sta in piedi.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Gilberto, te lo dico con affetto: un paio di occhiali nuovi oppure un bel bagno di umiltà, se poi ti sta bene continuare ad essere preso in giro l'hai voluto tu, perchè ormai sei diventato la parodia dell'innocentista, categoria rispettabilissima quando parla secondo logica (Pino, per esempio).
Detto questo, mi riferisco all'ULTIMO ARTICOLO del 5 ottobre dove i nuovi misteriosi consulenti ammettono che il DNA è di Bossetti ma parlano di altri soggetti che avevano MIGLIORI MOTIVI E OCCASIONE DI UCCIDERE.

Gilberto ha detto...

Penso che qualche troll sia irritato, le sue provocazioni vanno a vuoto. Niente di peggio per un'anima in pena che trovarsi nell'antinferno degli ignavi. Userò le parole del poeta: "Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa"

Paolo A ha detto...

Sulla prova genetica di Ignoto1, ma estendibile a quella sulla paternità cito l'avv D'Auria nell'intervento del 07/10/16: "Com’è possibile che il Tribunale di Brescia abbia, durante l’indagine, dichiarato che è necessario fare chiarezza su quella prova e la Corte di Assise di Bergamo abbia potuto bypassare questa indicazione ....... I giudici di Brescia si sono espressi in base ad una valutazione tecnica, che esigeva persino meno approfondito (perché la fase processuale era diversa) rispetto a quella del primo grado; eppure hanno stigmatizzato quella prova, dando le indicazioni, in diritto, di come rimediare al dubbio. Senza il rimedio suggerito, quel dubbio resta,..."

Domanda, quando è stato prelevato a Giovanni Bossetti il DNA per la comparazione col figlio Fabio?

Altra osservazione, Giovanni Bossetti era biondo, Guerinoni moro, Massimo Bossetti che colori di capelli ha, mi pare biondo, non è tanto ma è già un qualcosa.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Io più che altro mi sto divertendo, leggere certe castronerie aiuta a far passare la leopardiana tristezza della domenica sera! Mi spiace per il sig. Bossetti che si ritrova certi sostenitori che più che danno non gli arrecano, pertanto (e tre) capisco l'arrabbiatura della famiglia.

Toh, sbaglio o contemporaneamente si è silenziato il di solito logorroico legale? Si sarà messo di buzzo buono a scrivere l'appello...
Ciaooooooooo.

Wolf ha detto...

Se la procura afferma che io sono figlio di Guerinoni ed i test privati comissionati dai miei famigliari dicono solo che io non sono figlio della persona che mi ha cresciuto.
Non posso e ne voglio accettare che io sia figlio del Guerinoni se non ho un documento del laboratorio privato che lo confermi.

Affermare su queste basi che Bossetti è figlio di Guerinoni perchè lo dice solo l'accusa è null'altro che pura deduzione.
A questo punto che le parti in causa ripetano ed attestino esami e confronti e non se ne parla più.

Anonimo ha detto...

Nel caso Parolisi, dove molti testimoni affermavano di NON averlo visto, sul colle, con moglie e bambina (contrariamente al gestore del chiosco), tutti noi, convinti della sua innocenza, affermavamo con convinzione: "non essere stato visto non vuol dire che NON C'ERA!" Ebbene, potrebbe trasferirsi, lo stesso "assioma", per il caso Gambirasio, (anche se chi scrive non lo ritiene possibile, per le ragioni già esposte).
In tutti e due i casi, comunque, il dubbio fa da padrone.
fr.

Vanna ha detto...

se ti diverti per così poco chissà in che palude di noia ti trovi e... di domenica.
A me invece dà serenità continuare a credere in Bossetti e nella sua famiglia, quel dna l'hanno fatto contare per forza pur di salvare la faccia di fronte all'Italia e hanno pescato il meno furbo del villaggio con metodo consolidato.

Uno più furbo e colpevole avrebbe agito diversamente.

Comunque nella tristezza c'è un lumino di speranza che, insieme con la fiducia, generano sempre la carità, la compassione.
Con quelle "prove" non si condanna all'ergastolo, spero che la Cassazione lo faccia uscire.

Anonimo ha detto...

Gilberto, a continuare a fare i finti tonti si finisce per sembrarli veri (e io non lo credo, specifico). Vediamo se è più chiaro con una metafora: Se domani la Corte ricevesse la prova che il colpevole del delitto è un altro e un altro soltanto (fuori metafora: ha il test di paternità guerinoni-bossetti ed affermato un padre non può essere l'altro, ci dice la natura) dovrebbe allora scarcerare MGB perchè non colpevole, oppure dovrebbe pretendere ANCHE la prova della di lui non-colpevolezza (fuori metafora: il test di paternità giovanni-massimo), da affiancare alla prova di colpevolezza del primo onde ritenerla certa?
Mi pare molto interessante la risposta che darai a questa domanda, dato che peraltro si conta appunto di affermare l'innocenza di Bossetti tramite l'indicazione di un altro colpevole: secondo il tuo modo di "ragionare" non sarebbe sufficiente, neppure si dimostrasse l'assoluta assenza di correi.

PINO ha detto...

Anonimo ore 21,01

Se o capito bene il tuo discorso, senza ricorrere alla metafora: mirerebbe a sangire il fatto che essere risultato,il MGB figlio di Guerinone indicherebbe, automaticamente, che sarebbe colpevole dell'omicidio di Yara?

Anonimo ha detto...

Pino, no: essere risultato figlio di Guerinoni implica, automaticamente, che non è figlio di Giovanni Bossetti.

PINO ha detto...

Anonimo 0011,00
Scusami, ma non è ovvia l'attestazione?

Anonimo ha detto...

Pino
certamente, ma dillo a Gilberto!

Vanna ha detto...

E nel tango prodotto nelle provette tra Ignoto 1 e MGB chi in realtà è il colpevole?
E se pure uno dei due lo fosse come si spiegherebbe la traccia cellularizzata e terminata?
E come si spiegherebbe ancora la vitalità di quella traccia tra i liquami?
E come si giustificherebbero le tracce altre ben visibili trovate col nome e non trovate senza nome, per di più su un indumento che non era di Y ma della cugina (pure qui c'è una cugina: coincidenza?).
Se qualcuno si arrampica sugli specchi, e ci riesce bene vista la condanna, non siamo certo noi innocentisti che andiamo a cercare terra-terra con la lente ciò che non va.
La somiglianza di Bossetti è soggettiva, per me non assomiglia a Guerinoni.
La gemella mi sembra che assomigli un po' a Gue.
Del terzo non ho visto in giro foto, del Damiano e degli altri figli del macho lo stesso.
Le prove finora stanno a zero, quando verrà ufficialmente pubblicata l'analisi completa di tutti, comprese tutte le strisce del dna di tutti, allora, se sarà o meno figlio di B.o di G. non vorrà certo dire che è lui l'assassino.
Se tutta l'energia per mappare i dna fosse stata profusa per indagare mercanti di droga, di rifiuti tossici, di armi & Company, di gruppi di poteri nascosti e bui, di costruzioni, di strani rapporti tra i poteri economici e costruttivi, forse qualcosa sarebbe venuto fuori.
Non l'hanno fatto è stato più comodo fare le prove sull'utilità del dna e condannare un uomo sprovveduto, ingenuo, che aveva una bella famigliola da distruggere come quella di Y.
Non sto raccontando favole è la realtà ambientale e sociale che emerge che consente tale cruda e realistica lettura.

Bruno ha detto...

@ Vanna, sono d'accordo su molte tue considerazioni, questa ultimi che scrivi è basilare affinché l'Italia possa capire su come si è messa tutta l'indagine: "Se tutta l'energia per mappare i dna fosse stata profusa per indagare mercanti di droga, di rifiuti tossici, di armi & Company, di gruppi di poteri nascosti e bui, di costruzioni, di strani rapporti tra i poteri economici e costruttivi, forse qualcosa sarebbe venuto fuori". Si Vanna questa è un altra chiave utile per poter aprire la cella della galera in cui ci è finito il Bossetti.

PINO ha detto...

Ciao VANNA!
ct) "Le prove finora stanno a zero, quando verrà ufficialmente pubblicata l'analisi completa di tutti, comprese tutte le strisce del dna di tutti, allora,.."
...Allora, si potrà vagliare,con prove biologiche alla mano, un omicidio eseguito da più individui, come ho sempre ipotizzato, quale possibilità alternativa, ivi compreso il Bossetti (se anche il suo dna venisse riconfermato autentico), per motivi ben diversi da quello sul quale si è costruito il castello accusatorio che a determinato la condanna del detenuto.
Allora, cara Vanna, troverebbero largo posto tutte le tue argomentazioni inerenti a certi arcani interessi e possibili collusioni.


detenuto

Anonimo ha detto...

Come no, essenziale è che vengano pubblicate le migliaia di paginate di raw data così da consentirne l'esame da parte degli ineffabili "esperti" web; che mai conta che li abbiano e visionino gli ufficialmente esperti consulenti dell'imputato?! Forse che i processi si fanno in tribunale?! Sia mai! Web! Web! Gilberti, Vanne e anonimi Biologi (d'altronde, nomen omen no?)! Che, avvocati giudici e consulenti tecnici, tze!

La traccia era "ampiamente cellularizzata" all'origine (!) ergo proveniva verosimilmente da sangue (che appunto è il fluido col maggior numero di cellule); il test sull'emoglobina non può confermarlo probatoriamente, reagendo lo stesso positivamente anche ai fluidi cadaverici del corpo decomposto, nessun mistero neppure qui; proprio quell'ampia cellularizzazione ha consentito di rinvenire fortunatamente ancora del dna nucleare in quel melting pot di elementi cellulari liberi (specificazione fondamentale per non dire cose lapalissiane quanto inconferenti come "in una cellula deve trovarsi anche il dna mitocondriale": semplicemente non c'era alcuna cellula integra, com'è normale che sia in una traccia degradata). Tutte queste nozioni sono state ampiamente spiegate anche nel web da gente evidentemente più preparata ed onesta di altra; ma non importa, chi vuol vedere l'araba fenice la vede e basta e ascolta solo chi gli dice ciò che vuol sentire.

Certamente, perchè mai un investigatore-come-si-deve dovrebbe indagare un dna ritrovato su slip e leggings della vittima in corrispondenza di un taglio, quando potrebbe indagare che so, "mercanti di droga, di rifiuti tossici, di armi & Company, di gruppi di poteri nascosti e bui, di costruzioni, di strani rapporti tra i poteri economici e costruttivi"...ma pure Alì Agca, l'Isis e Bin Laden eh...questi investigatori privi di fantasia e così ancorati alle prove concrete, che gentaglia! La Vanna devono mettere a investigare, La Vanna! Vedi allora come ti scova il collegamento tra la Scazzi, la Gambirasio, le cugine varie, Pablo Escobar, Sismi, Sisde e Rosa Rossa...tze, incapaci e malfidenti tutti gli altri.

Vanna ha detto...

Ciao Pino!
Lo so che sono ripetitiva e lo sono ancor di più di fronte alle "sicurezze" di una condanna comoda e stupida. Mi permetto per la prima volta di usare un termine che sembra poco rispettoso, in realtà lo riaffermo perché è stupido credere alle prove scientifiche come se la scienza fosse la base di tutte le cose e sappiamo bene che non c'è solo la scienza.
Bisogna avere il coraggio di andare oltre le provette che, usate dagli uomini possono anche non dare risultati veri, perché molte sono le varianti che entrano in merito.
Le Legge dovrebbe considerare che la scienza, per essere tale, ha bisogno della fede, non si può condannare qualcuno senza avere chiara dimostrazione scientifica, chiara competenza personale in materia, chiara conoscenza di meccanismi di potere. La Legge è sopra tutto e tutti perché deve giudicare con equilibrio e dunque abbisogna di fede, di credere che ciò che sta giudicando sia veramente giusto, se ci sono dei dubbi, delle incertezze, dei lati non misurabili, delle altre realtà poco pulite e non accertate, allora non può condannare in modo così crudele e totale un uomo e la sua famiglia. Fede vuol dire fiducia nell'uomo in questo caso e non solo fiducia cieca verso i prodotti e i risultati scientifici.
E per questo m'incaxxo, posso dirlo finalmente? E' la prima volta.

Anonimo ha detto...


Tu anonimo offri invece una riflessione coerente di scienza a fumetti, là dove perfino i Ris hanno manifestato il loro stupore per quella traccia così ben definita dopo mesi all’addiaccio. Tu invece hai verificato di persona, tutto convincente. Un callaut di nuvolette dopo una lettura di wikipedia un po’ approssimativa, leziosa, da filosofia della scienza da boudoir, giusto un po’ di nozioni agitate prima dell’uso e scodellate con un misto di astio e prosopopea. Sensazione di déjà vu, anonimo si fa per dire…

Anonimo ha detto...

Quoto l'anonimo delle 11:55 e pure il procuratore: http://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/bossetti-calunnia-1.2581618

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 12:30
Solo nozioni apprese da esperti incontrati nel web al pari vostro, se non hai l'ardire di sapere tu chi la dica giusta e chi no, dal tuo boudoir. Col dettaglio che ne ho appreso nome, cognome, qualifiche e professione, tutte verificate, sicchè almeno sono sicuro non essere soltanto un conoscitore della materia biologica bensì un analista genetico forense. Ma io ho la modestia di ammettere di non potere comunque dirimere tali questioni, che lascio quindi agli esperti che ci mettono nome e faccia in un processo. Tu e voi invece ritenete di avere e spendere senza pudore una presunta verità rivelata da anonime parole aleggianti nell'etere, che come me non avete la competenza di confermare o smentire e questo la dice lunga sulla bontà di tutto quanto segue e che con generosa approssimazione chiamate "ragionamenti".

antrag ha detto...

All'esigenza di comunicazione, via web, televisione, giornali, degli stessi organi investigativi (esigenza ammessa durante il processo, vedi filmato dei camioncini) corrisponde l'esigenza da parte della gente comune di esprimere opinioni, di esercitare il buon senso per arrivare a conclusioni da confrontare con quelle tratte nelle sedi istituzionali dell'amministrazione della giustizia.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Il problema è proprio il buonsenso:mettiamoci d'accordo su cosa significa questo sostantivo perchè quando continuo a vedere contrapposti una foto ad un responso SICURO fatto dalla famiglia dell'interessato (che guarda caso sulla questione paternità del sig. Bossetti ha parlato all'inizio e poi mai più, nemmeno al processo quando era la migliore occasione per chiarire una volta per tutte il rebus) mi chiedo dove sia finito il medesimo, tralasciando tutte le ipotesi di complottismo non documentate.

antrag ha detto...

Se ci fossero beni ereditari di valore da trasferire, sicuramente occorrerebbe una prova documentata e inequivocabile di paternità biologica e/o legale.

Come mai questa documentazione oggettiva e irreprensibile non deve essere mostrata per comminare ad un individuo l'ergastolo?

Questa, ad esempio, è una domanda della gente comune di "buon senso".

Guglielma Vaccaro ha detto...

Appunto...la documentazione non va mostrata perchè la chiede antrag o Gilberto Migliorini, va esibita solo se è utile nel processo; a processo la difesa non ha confutato nulla anzi, la consulente stessa della difesa ha confermato la circostanza quindi esibire un documento è una perfetta perdita di tempo.

Bruno ha detto...

Già, facile dire perdita di tempo, il tempo lo stà perdendo il Bossetti che è in galera e potrebbe dico potrebbe essere innocente. Ma i gambirasio si saranno chiesti perchè ci hanno propinato per decine di volte quel furgoncino che passa e ripassa come ad un giocatolo che poi è diventato una mina vagante con innesco ritardato contro l'accusa.

Ivana ha detto...

A mio avviso, se dovesse venire impugnata la sentenza per la parte riguardante l’assoluzione per calunnia (per ora, comunque, pare che il pg si limiti a nutrire dubbi!) ecco che, a mio avviso, non sarebbe più da ravvisarsi “la manifesta inverosimiglianza dell’allegazione accusatoria”, per cui la circostanza di un’eventuale contaminazione di Yara con il DNA di Bossetti non sarebbe più da considerarsi assurda, inverosimile e grottesca. Insomma, in pratica, in caso di impugnazione, verrebbe indirettamente ammesso, dal procuratore stesso, che NON sarebbe “inverosimile, assurda e grottesca” l’eventualità di un depistaggio (tramite una contaminazione di Yara con il DNA di Bossetti).

Gilberto ha detto...

Scusa Ivana
Quello che dici potrebbe risultare interessante, ma non credo di avere ben capito. Puoi esplicitare meglio?

Paolo A ha detto...

Di cosa avete paura, troll, anonimi e colpevolisti senza se e senza ma, me lo sto chiedendo da tempo; perché le discussioni che si fanno in questo blog vi danno fastidio, forse il fatto che alcuni non accettino la cosiddetta verità giudiziale, che fa acqua da tutte le parti.

Inoltre a precise osservazioni, ragionamenti, si facciamo anche quelli, quasi tutti questi personaggi non rispondono mai sui dubbi sollevati, ma le uniche osservazioni che fanno riguardano la conduzione del processo da parte della difesa, i titoli di chi commenta, tipo: voi chi siete, hanno parlato persone con titoli accademici; oppure si citano la madre e la sorella.

Mi pare che gli argomenti utilizzati siano terra terra, mai un ragionamento sulle celle telefoniche, sulla conduzione delle indagini, sugli errori commessi con il DNA, niente di niente.

Perciò vi pongo nuovamente la domanda, di cosa avete paura?




Ivana ha detto...

Gilberto, in base a questa notizia:

http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/bossetti-e-laccusa-di-calunnia-al-collegail-pg-potrei-impugnare-lassoluzione_1205639_11/

pare che il procuratore generale abbia dubbi sull’assoluzione per calunnia e pare che potrebbe impugnare la sentenza “solo per quel capitolo”.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, si legge che in presenza di un’accusa inverosimile (quindi la Corte ha ritenuto inverosimile un eventuale depistaggio!) è irrilevante che sia ricca di dettagli o univocamente diretta nei confronti di una persona determinata, o travalichi i limiti del diritto di difesa (e cita, in tal senso la Cass. Pen. del 22/01/2014 e quella del 2/10/2014, nelle quali viene sottolineato come il fatto di calunnia non sussiste quando è manifesta l’inverosimiglianza dell’allegazione accusatoria.
Nell’allegazione accusatoria si evidenzia come Bossetti sospettasse che Maggioni avrebbe potuto contaminare Yara con il sangue di Bossetti; quindi, la Corte ha ritenuto inverosimile e grottesca la circostanza che qualcuno avrebbe potuto mettere il sangue dell’imputato su Yara.
Se il pg dovesse impugnare l’assoluzione e chiedere la condanna di Bossetti per calunnia, in pratica ammetterebbe, indirettamente, che NON ritiene inverosimile, assurda e grottesca l’eventualità di un depistaggio tramite la contaminazione di Yara con il DNA di Bossetti (come sospettava Bossetti); indirettamente ammetterebbe, cioè, la possibilità (sempre esclusa dall’accusa e dalla stessa Corte nelle motivazioni) di una contaminazione con il sangue di Bossetti.

Se risultasse ancora poco chiaro il mio punto di vista, sono disponibile a ulteriori eventuali precisazioni.

Gilberto ha detto...

No, il tuo punto di vista è chiarissimo, anche molto interessante. Però l'eventuale impugnazione (avevo letto la notizia) sembrava motivata dal fatto che il procuratore intendesse manifestare così il plauso per la Procura di Bergamo che 'avrebbe fatto' secondo lui 'un eccellente lavoro'. Tu invece cogli un'altra motivazione, e comunque una diversa conseguenza.

Anonimo ha detto...

Ancora....oh ma duri di comprendonio eh! Antrag tu dici: "Come mai questa documentazione oggettiva e irreprensibile non deve essere mostrata per comminare ad un individuo l'ergastolo?" E' STATA MOSTRATA: E' L'ESAME DI PATERNITA' GUERINONI-BOSSETTI!!!!
No veramente qui ci prende in giro, sordi e risordi oltre ogni ragionevole scusante. Dicesi malafede, punto.

Gilberto ha detto...

Insomma Ivana non mi riesce di capire se si tratta solo di una mera dichiarazione di encomio e di sostegno a dei colleghi o se invece contiene come dici tu altre motivazioni.

PINO ha detto...

IVANA
Da quando modestamente deduco, il pg, con la sua impugnazione aggraverebbe, invece, la già precaria situazione di MGB, ritenendo chiaramente lesiva, oltre che diffamatoria, (quindi reato) la dichiarazione nei confronti di terzi, dell'imputato, mirata solo allo scopo di sviare da se i sospetti.
Non vedo come possa essere interpretata diversamente, l'eventuale impugnazione, anche se non mi è sfuggito quello che hai "sottilmente" significato nella tua chiarificazione.

Anonimo ha detto...

Paolo A

L'unica cosa che fa paura è la stupidità di argomenti che non stanno nè in cielo nè in terra! E sai perchè? Perchè c'è una persona processata per un reato punito con l'ergastolo e il minimo rispetto è non buttare in scemenza i discorsi, mescolando ciò che possa aiutarlo a difendersi da ciò che contribuisce ad affossare tale difesa nel ridicolo.
Quando le osservazioni sono intelligenti, tipo l'ultima di Ivana, nessuno le teme.

Anonimo ha detto...

Eccolo...si crede che possa esistere impugnazione che non contenga contestazioni ma plauso, si fa appello senza impugnare un cavolo. A proposito di osservazioni intelligenti.

Gilberto ha detto...

Anonimo non ti alterare, nella dichiarazione riportata dalla stampa è stato usato il condizionale, la frase infatti è questa
"Potrei impugnare l'assoluzione". Ognuno credo possa interpretare una frase ipotetica. Ivana l'ha interpretata in un certo modo legittimamente. Io appena l'ho letta l'ho interpretata esattamente come Pino, cioè come una aggravante. Il condizionale però mi sembrava lasciasse intendere che l'impugnazione non verrà fatta. Vedremo. Comunque questo tuo livore è la riprova di una opposizione per partito preso a chiunque non la pensa come te.

Gilberto ha detto...

La frase esatta è la seguente
«La Procura di Bergamo ha fatto un eccellente lavoro. Ho solo dei dubbi sull’assoluzione per calunnia, potrei impugnare la sentenza solo per quel capitolo». La mia interpretazione di un elogio alla Procura mi sembra corretto, è scritto a chiare lettere. La tua polemica nei miei confronti è solo strumentale.

Anonimo ha detto...

Ad essere scritto a chiare lettere è il punto che separa due frasi che esprimono pensieri distinti.
Strumentale è non concedere ad un procuratore la dignità di un dubbio giuridico, spacciandolo per vergatore di lettere d'amore.

Ivana ha detto...

Pino,
a mio modestissimo avviso, SE il pg decidesse di impugnare l’assoluzione per calunnia (nel titolo si legge: "Yara, pg: potrei impugnare assoluzione Bossetti per calunnia a collega") l’impianto accusatorio (inerente all’accusa di omicidio!) cadrebbe in contraddizione per i motivi da me già esposti, per cui la difesa contesterebbe facilmente tale eventuale impugnazione.
Naturalmente il mio ragionamento è stato ed è tuttora impostato sul periodo ipotetico della possibilità (ciò la protasi è presentata come “possibile”, non “certa”!) Infatti mi sembra che il pg non abbia escluso la possibilità di un’impugnazione! Non si è limitato a elogiare il lavoro della Procura di Bergamo, ha espresso dubbi sull'"assoluzione per calunnia". Come ribadisco, nel caso in cui il pg decidesse di impugnare l’assoluzione di Bossetti per calunnia (eventualità possibile, NON certa!) ecco che cadrebbe in contraddizione, contraddizione che gli verrebbe facilmente sottolineata dalla difesa.

Ivana ha detto...

Leggasi: " (cioè la protasi è presentata come “possibile”, non “certa”!)
Grazie

Paolo A ha detto...

Anonimo

No guarda ti sbagli, le scemenze le scrivete voi colpevolisti senza se e senza ma, non riuscite ad argomentare un solo passaggio critico dell'inchiesta e del processo e ce ne sono a bizzeffe.

Capisco che alcuni di voi sono impegnati in una sistematica delegittimazione di chi esprime dei dubbi sulla colpevolezza di Bossetti, non avete argomenti e vi nascondete con l'anonimato.


Ripeto di cosa avete paura: forse che ad un certo punto la realtà si presenterà nuda e cruda davanti a voi e capirete che vi hanno letteralmente preso per il culo.

Luca Cheli ha detto...

@Ivana

Per me hai perfettamente centrato il punto: la Corte di Assise di Bergamo ha assolto Bossetti per calunnia pur di non ammettere come credibile la tesi della contaminazione involontaria altrui (secondo la lettera da parte di Maggioni, ma in realtà sottintendendo da parte di chiunque. Se la Procura Generale fa appello su questo punto, renderà implicitamente credibili tali ipotesi (o almeno non manifestamente incredibili).

@PaoloA

Lascia perdere: certi anonimi sono parenti stretti di chi le prove le fabbrica, quindi sono loro a prendere per il culo (o a provarci).

PINO ha detto...

IVANA
Ho concluso il mio post delle 19,05, con questa frase: "non mi è sfuggito quello che hai "sottilmente" significato nella tua chiarificazione.", non sono tanto...distratto:-)
Ma la minacciata impugnazione, resta pur sempre un ulteriore reato che il pg addosserebbe a MGB, non certo per addolcirgli la vita.
Sogni felici.

Anonimo ha detto...

poveretti, neppure leggete se avete il coraggio di dire che non argomento! Colpevolista? Ma neanche di striscio: ho espresso vagonate di dubbi per anni, ma non faccio finta che quel DNA sia acqua fresca! Tutto lì! E più di dire apoditticamente che è una prova falsificata e artificiale non sapete dire. Voi, altro che io!

Tornando all'osservazione intelligente di Ivana, che gode il frutto dell'onestà intellettuale evitando di dire cretine partigianerie, sai che hai toccato un risvolto davvero interessante? In realtà la cosa non si pone secondo me nei termini assoluti che dici (nel senso che dalla motivazione non è affatto chiaro se grottesca sia l'idea della contaminazione o tutto il resto. A me per esempio è parso che pensassero al preteso movente di maggioni, ossia di premeditar dincastraee bossetti per invidia) e quindi non sarebbe necessariamente un'intima contraddizione. Però è anche possibile invece che finirebbe come dici e allora si spiega ancor meglio quella assoluzione... un salvaguardare l'altra condanna insomma. Grazie per lo spunto di riflessione!

antrag ha detto...

@ Anonimo 10 ottobre 2016 19:00:00
Nel precedente intervento ho parlato di “prova documentata e inequivocabile” e di “documentazione oggettiva e irreprensibile” per stabilire la paternità biologica tra due individui. L’enorme dibattito, tuttora aperto, all’interno e all’esterno delle aule di tribunale, non consente per ora di definire con i termini, da me usati, “documentata”, “inequivocabile”, “oggettiva”, “irreprensibile” la prova di paternità biologica alla quale fai riferimento.
Nessuna malafede! Ma una domanda di una persona comune che esercita il buon senso.

Anonimo ha detto...

Antrag
Quello che dice "anonimo" delle 23,58 sembra preciso e disinteressato: non ha il tono "colpevolista" che gli vuoi attribuire.
Nella tua, domanda, che definisci pretenziosamente NON IN MALAFEDE, si evidenzia la puerile tendenziosità di chi non ha il coraggio civile e morale, di affrontare coraggiosamente un confronto.
Stattene tranquillo/a, e segui bene quanto qui si scrive, senza sentirti INCOMPRESA/O, per poi intervenire, con qualche argomento meno furbetto e, se possibile non rifritto.
fr.

Vanna ha detto...

In riferimento all’assoluzione di B. riguardo la calunnia di contaminazione, Pino scrive:
“Da quando modestamente deduco, il pg, con la sua impugnazione aggraverebbe, invece, la già precaria situazione di MGB, ritenendo chiaramente lesiva, oltre che diffamatoria, (quindi reato) la dichiarazione nei confronti di terzi, dell'imputato, mirata solo allo scopo di sviare da se i sospetti.
Non vedo come possa essere interpretata diversamente, l'eventuale impugnazione, anche se non mi è sfuggito quello che hai "sottilmente" significato nella tua chiarificazione.”
Luca Cheli:
“Per me hai perfettamente centrato il punto ( rivolto a Ivana): la Corte di Assise di Bergamo ha assolto Bossetti per calunnia pur di non ammettere come credibile la tesi della contaminazione involontaria altrui (secondo la lettera da parte di Maggioni, ma in realtà sottintendendo da parte di chiunque. Se la Procura Generale fa appello su questo punto, renderà implicitamente credibili tali ipotesi (o almeno non manifestamente incredibili).”
Secondo me trovo questa notizia non del tutto rassicurante per Bossetti. Perché dopo averlo fatto passare per figlio di…pedofilo… assassino...narra balle…lampade...marito di… questa assoluzione lo libera da non essere considerato anche calunniatore, almeno questo, e contemporaneamente, si lancia un amo per pescare la possibilità di aprire un’altra pista?
Questo si vuole o si vorrebbe?
E perché proprio ora si lancia questo amo?
A voler essere buona si vuole aiutare la difesa?
Perché non si è approfondito prima di condannarlo, magari bastava quel velato sospetto di contaminazione fraudolenta per dargli meno anni.
Anche questa notizia che appare ammantata di velato aiuto, verrebbe utilizzata per affossare ancor più il condannato, non certo per aiutarlo. E’ una presa in giro, per dare mangime ai media. Ora si ricordano di non condannarlo per diffamazione? Ora?
Che senso ha, gli hanno dato l’ergastolo.

Vanna ha detto...

Anonimo, 10 ottobre 2016, ore 23,58:
"A me per esempio è parso che pensassero al preteso movente di maggioni, ossia di premeditar dincastraee bossetti per invidia) e quindi non sarebbe necessariamente un'intima contraddizione. Però è anche possibile invece che finirebbe come dici e allora si spiega ancor meglio quella assoluzione... un salvaguardare l'altra condanna insomma. Grazie per lo spunto di riflessione!"

La tua lettura la trovo interessante, che Maggioni potesse provare invidia per B. può essere e non credo solo lui, lo scrissi molto tempo fa.
Può sembrare che ci sia contraddizione potrebbe essere un salvaguardare... però mi chiedo perché non farlo prima della sentenza?
Secondo "lo spunto di riflessione"potrebbe inoculare qualche dubbio sulla colpevolezza? Sì che lo potrebbe, ma perché non farlo al momento?
Ecco è questo che mi fa pensare, c'erano motivi di tempistica nella condanna? O altro nella procedura di calunnia. Non so.

PINO ha detto...

VANNA
Mai la Procura avrebbe mosso un passo, nei confronti di Bossetti, se non per aggravare la sua situazione giudiziaria, proprio in considerazione della scarsa quantità e qualità delle "prove" ed indizi investigativi raccolti, in base ai quali non avrebbero potuto emettere nessuna sentenza, se non quella di "insufficienza di prove": la saetta fulminante, che resta, è costituita dal dna; se non si riuscirà a neutralizzare quella, la morte civile del detenuto non verrà evitata.
Non posso, quindi, interpretare diversamente la eventuale impugnazione del pg; ma solo sperare che non si realizzi
Ciao.

Gilberto ha detto...

Io ho l'impressione che qualcosa 'bolle in pentola' e che siamo ancora ai preliminari. Carte ben coperte e solo gioco d sponda e allusioni. Mi aspetto sorprese...

Anonimo ha detto...

Esplicito ulteriormente lo spunto dato da Ivana.
Non ci piove, come dice Pino, che "la saetta fulminante, che resta, è costituita dal dna; se non si riuscirà a neutralizzare quella, la morte civile del detenuto non verrà evitata."
Come tutti abbiamo capito, per "neutralizzarla" ci sono solo due modi: metterne in dubbio la bontà in sè (errori tecnici o artificialità) oppure sostenere la contaminazione (il dna è il suo ma non deposto da lui).
Il primo punto è stato sollevato ma bocciato dalla corte (lasciate stare se vi convincono o no le argomentazioni, prendete il dato di fatto che l'ha bocciato).
Il secondo punto non è stato in pratica toccato da nessuno, SE NON dal Bossetti all'interno della narrazione contro il Maggioni, narrazione che è stata giudicata grottesca e inverosimile tanto da non mettere a repentaglio l'interesse tutelato dalla norma sulla calunnia e quindi per quel reato è stato assolto.
Ci siamo? Ora, andare a contestare quella assoluzione significa automaticamente sostenere la verosimiglianza della contaminazione (e quindi il concreto rischio corso da Maggioni di venire indagato)? In realtà no, non automaticamente, perchè la motivazione sul punto non è tanto specifica nel senso di far capire univocamente COSA in quella narrazione sia stato ritenuto grottesco. Però è certo che se quella assoluzione venisse impugnata, la difesa (se legge Ivana ;) ) se la giocherebbe la carta del "ah ma allora non era considerata assurda la possibilità di una contaminazione!" e ciò anche se la procura generale non toccasse minimamente tale aspetto, impugnando con tutt'altri argomenti. E quindi, a fronte di una assoluzione che fa indirettamente gioco di spalla con la condanna (coscientemente da parte della corte? incoscientemente? non lo sappiamo) ecco che il procuratore ci riflette bene prima di impugnarla: non porterebbe chissà quale aggravamento per bossetti (qualche mese di isolamento diurno, che non è simpatico però insomma a fronte di un ergastolo è abbastanza un dettaglio) ma in compenso potrebbe offrire sponda alla difesa sull'argomento contaminazione da sangue effettivamente di bossetti, che sostanzialmente non aveva sviluppato in primo grado.
Specifico che a mio avviso non avrebbe comunque buon gioco, date le caratteristiche della traccia che la corte ha già sottolineato per dire come non sia possibile essere frutto di contaminazione, però insomma sarebbe pur sempre offrire un'occasione per allungare un brodo già tanto allungato, ciò a cui la giustizia non ha interesse, essendo l'interesse quello di rendere rapidamente definitiva la condanna per omicidio, essendo per altro in piedi una custodia cautelare in carcere.

Ivana ha detto...

Sono sostanzialmente d’accordo sia con quanto espresso da Luca sia con quanto molto ben argomentato dall’Anonimo dell’11 ottobre 2016 12:38:00
Aggiungo, comunque, che, a mio avviso, la Corte ha assolto Bossetti dall’accusa di calunna, coerentemente con quanto espresso, dalla Corte stessa, nelle motivazioni riguardo al DNA nucleare considerato, dalla Corte, prova granitica in quanto avente un grado di attendibilità pari alla certezza statistica.
E’ stato ripetuto più volte che il tipo di indumenti (gli slip e la corrispondente porzione di tessuto dei pantaloni e la posizione (vicino al taglio) della traccia che ha restituito il profilo genetico dell’imputato sono tali da provarne il coinvolgimento nell’azione omicidiaria. Quindi, dal momento che, per la Corte, il luogo in cui è stato trovato il profilo genetico dell’imputato è indicativo “non già di un contatto o di una contaminazione casuali, ma di un suo coinvolgimento nell’omicidio", ecco che, coerentemente, ha assolto Bossetti dall’accusa di calunnia.
Nel capitolo 24 (che inizia a pagina 148) si legge che alla domanda del PM : "Lui (cioè Maggioni) avrebbe ucciso la ragazzina e messo il suo sangue (cioè il sangue di Bossetti) per vendicarsi di lei?", Bossetti aveva risposto “Come sospetto mio, sì”
Proprio dopo aver riportato tale interrogatorio, la Corte scrive: “E’ indubitabile che il suo intento (cioè l’intento di Bossetti) sia spingere gli inquirenti a sospettare di Maggioni, ma le sue accuse (cioè le accuse di Bossetti) sono grottesche."
Per me è chiaro che la Corte, coerentemente con quanto scritto a pagina 129 e anche a pagina 131, ritenendo che il DNA dell’imputato non possa essersi depositato sugli slip se non al momento dell’omicidio, vuole escludere ogni possibile forma di contaminazione per depistaggio, quindi, per coerenza, doveva assolvere Bossetti ritenendo assurda e grottesca l’ipotesi di una contaminazione fraudolenta che, in pratica, era stata sospettata da Bossetti.
Pino, se la Procura impugnasse tale assoluzione, a mio avviso, farebbe un “autogol”, perché dopo aver letto le motivazioni, con una simile eventuale impugnazione cadrebbe in contraddizione e la difesa potrebbe facilmente, E GIUSTAMENTE, sottolineare come la presunta “calunnia” di Bossetti vada considerata nella sua interezza, per cui se si accettasse come vera calunnia il sospetto di Bossetti verso Maggioni (quindi si ritenesse verosimile il racconto di Bossetti in merito), allora, per coerenza, non si potrebbe escludere che quel DNA potrebbe essere frutto di una contaminazione (per depistaggio) ed ecco che NON sarebbe più da considerarsi “prova granitica”.

Ivana ha detto...

Aggiungo ancora che la Corte, ritenendo che il tipo di indumenti e la posizione della traccia, che ha restituito il profilo genetico dell'imputato, sono tali da PROVARNE il coinvolgimento nell'azione omicidiaria, fa chiaramente capire che ha considerato tale traccia come "prova" di un coinvolgimento dell'imputato nell'omicidio, escludendo, quindi, ogni possibilità di una qualsiasi eventuale forma di depistaggio.
Per coerenza, quindi, la Corte ha dovuto assolvere Bossetti dall'accusa di calunnia e penso che sia stata consapevole che, altrimenti, sarebbe caduta in contraddizione.

Vanna ha detto...

Anonimo, ore 12,38
"...ecco che il procuratore ci riflette bene prima di impugnarla: non porterebbe chissà quale aggravamento per bossetti (qualche mese di isolamento diurno, che non è simpatico però insomma a fronte di un ergastolo è abbastanza un dettaglio) ma in compenso potrebbe offrire sponda alla difesa sull'argomento contaminazione da sangue effettivamente di bossetti, che sostanzialmente non aveva sviluppato in primo grado.
Specifico che a mio avviso non avrebbe comunque buon gioco, date le caratteristiche della traccia che la corte ha già sottolineato per dire come non sia possibile essere frutto di contaminazione, però insomma sarebbe pur sempre offrire un'occasione per allungare un brodo già tanto allungato, ciò a cui la giustizia non ha interesse, essendo l'interesse quello di rendere rapidamente definitiva la condanna per omicidio, essendo per altro in piedi una custodia cautelare in carcere."

Seguendo questo ragionamento Anonimo, "ecco che il procuratore ci riflette bene prima di impugnarla: non porterebbe chissà quale aggravamento per bossetti (qualche mese di isolamento diurno, che non è simpatico però insomma a fronte di un ergastolo è abbastanza un dettaglio) ma in compenso potrebbe offrire sponda alla difesa sull'argomento contaminazione da sangue effettivamente di bossetti, che sostanzialmente non aveva sviluppato in primo grado."
E meno male che la difesa non l'ha fatto!
Il Bossetti verrebbe incastrato ancora di più, la difesa dovrebbe riconoscere che quella traccia è sì di B. ma messa lì da qualcuno. E così la difesa accoglierebbe, in tale modo, la validità bossettiana di quella traccia e certo che nessuno andrebbe ad approfondire un eventuale deposito contaminante da chichessia.
Vedi se avessero voluto seguire quella "calunnia", chiamiamola pettegolezzo, ipotesi, lo avrebbero fatto prima.
Se avessero voluto agire diversamente per verificare in modo scientifico tutte le tracce lo avrebbero fatto per tutti... urbi et orbi.
Non è stato così, l'hanno fatto per mezza Italia, ma all'interno della palestra molti sportivi che erano lì,non li hanno controllati.
Controlli bricolage.
L'accusa a Bossetti è stata pilotata da un dna pilotato, intanto il resto con le mani in pasta nel sistema economico-edilizio-mafioso-calabrese-e droga, non è stato manco sfiorato con una piuma. L'unico che ha fatto tutto da solo è stato lui.
Mi auguro che gli avvocati non abbocchino a quell'amo di cui parlavo stamane perché è una trappola anche per noi che ci stiamo perdendo tempo.
Inoltre non ho capito come faccia la corte ad escludere la contaminazione, quel corpo all'aperto in un campo pieno di tutto e tra i liquami non avrebbe subito contaminazioni? Non si sarebbe inzuppato di niente, non avrebbe nutrito animali ed insetti? Era chiuso ermeticamente in una teca misteriosa, visto che manco la puzza emanava e nessuno l'ha visto?

Alla corte ha fatto comodo escludere la contaminazione se avesse anche solo accettato la cosa, saltava tutto l'impianto accusatorio messo su con il dna e per questo ha seguito l'esempio di Ponzio Pilato,s'è lavate le mani, poi dopo qualche mesetto lo assolve dalla calunnia e se l'è asciugate le mani.

La corte non aveva nessuna intenzione di considerare la " calunnia come eventuale attenuante" per B, che è stato irriso come uomo, padre, figlio. Prima di essere stato condannato all'ergastolo, si è permesso di esporlo al pubblico ludibrio tramite le notizie, venute fuori via via da qualche cappello magico, che foraggiavano i media. Il colpevole è stato cotto a fuoco lento e quei dna sono stati accuditi per benino.



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