giovedì 14 gennaio 2016

Il caso Bossetti. Cold case, slapstick o... donizettiana opera buffa?

 Di Gilberto Migliorini



La circostanza che Alberto Stasi in una lettera si sia paragonato a Enzo Tortora sembra abbia fatto scandalo, suscitando le ire dei puristi, quelli che tengono i santini sul comodino e le immaginette sul cruscotto dell’automobile. Scandalo che il ragazzo che si proclama innocente abbia osato paragonarsi ad altri illustri tartassati dalla ‘Giustizia’, scandalo che dal carcere abbia gridato di non sentirsi un recluso ma un prigioniero, scandalo che il bocconiano abbia osato anche solo richiamare altri errori giudiziari analoghi a quelli di cui si sente vittima anche per via del sistema mediatico. Sì perché la memoria tante volte fa cilecca. All’epoca del famoso caso Tortora erano tutti colpevolisti, con i giornali a far da cassa di risonanza con trombe e tromboni. Perfino i garantisti erano tutti animali in via d’estinzione. Quando il noto presentatore gridava dal carcere la sua innocenza, era un coro di battute perfino più caustiche e sarcastiche di quelle che oggi riservano al ragazzo, reo di continuare a proclamare la sua estraneità al delitto. Certo dà fastidio che un condannato in via definitiva dica di sentirsi vittima di ingiustizia e si proclami prigioniero di uno Stato che conserva solo l’apparenza del diritto (è nel contenuto della sua lettera). Sembrerebbe un caso da rimuovere in fretta, potrebbe suscitare dei rimorsi nei colpevolisti, il dubbio atroce che magari un innocente sia stato condannato sulla base di elementi piuttosto evanescenti, per non dire del tutto inconsistenti?

Bisognava sentire all’epoca cosa dicevano i commentatori, la gente comune, in tv e nei bar… il povero Enzo Tortora era il dispensatore di morte e un criminale incallito a detta di una vulgata, un fiume in piena, dove quasi tutti, come fossero esperti criminologi, giuravano sulla sua colpevolezza, con quella certezza dispensata con le solite argomentazioni passepartout. Si tratta di quegli stessi sillogismi che riaffiorano con regolarità nella logica di tanti altri casi giudiziari fin dal tempo del manzoniano processo. Chi si chiamava fuori dagli scomposti schiamazzi contro il presentatore era guardato come un ingenuo, nella migliore delle ipotesi, o come un complice morale nella peggiore. L’italiano sembra davvero non imparare mai, ogni volta è come fosse la prima. La memoria dell’abitante del Bel Paese è a breve termine, fatta di quegli automatismi pavloviani che gli impediscono di articolare un ragionamento che non sia basato sulla suggestione mediatica.

Adesso i custodi della memoria di Enzo Tortora, convertiti in sacerdoti del verbo criminologico, riservano le battute ironiche a un ragazzo assolto due volte e poi condannato sulla base di due aforismi che non lascerebbero dubbi sulla sua colpevolezza. Il primo, il movente, suona più o meno così: Se l’ha ammazzata qualche motivo l’avrà avuto. Peccato che non sappiamo quale, non ce l’hanno detto perché probabilmente il solito jolly della pornografia era troppo smaccatamente ridicolo e pretestuoso, suonava come il classico disco rotto che oramai è il leitmotiv quando si vuole creare il background del perverso assassino. Quello della pornografia è diventato una sorta di terreno di cultura, l’humus sul quale far crescere il pregiudizio e far maturare condanne preventive. Ultimamente però l’escamotage si è un po’ inflazionato, è diventato l’ingrediente come il prezzemolo. Il secondo elemento, la prova del nove, è quello che aveva le scarpe pulite (come quelle dei carabinieri che però sapevano come camminare…). Sicuramente due macigni che inchiodano, come qualcuno ha detto senza neppure l’ombra di un dubbio ragionevole, ma con la logica supplementare che è come l’uovo di Colombo: Chi se non lui? Davvero prove schiaccianti per uno Stato che si suppone del diritto...

Per il caso Bossetti siamo più o meno su una logica parallela, ma resa più complessa dalla ‘prova del Dna’ che con il laboratorio aggiunge un’aura di infallibilità scientifica a differenza della camminata con tutte le sue indeterminazioni che fanno un po’ a pugni con i metodi quantitativi. Alcuni indizi sul carpentiere si stanno via via sgretolando, proprio mentre i tribunali del riesame bocciano la scarcerazione, perfino quella col braccialetto elettronico. Il muratore a detta dei giudici è davvero troppo pericoloso, potrebbe reiterare il reato. Peccato che l’uomo non sia così fotogenico… nemmeno le istantanee riescono a trasmetterci l’immagine del criminale. A qualcuno dispiace che l’icona del muratore appaia sempre con quel look di uomo normale, che le foto non siano evocative, che non presenti nessun tratto segnaletico del serial killer, ma solo l’aspetto del buon padre di famiglia. Per Alberto Stasi era stato diverso, qualche istantanea era venuta bene, era riuscita a cogliere l’attimo fuggente immortalando lo sguardo che faceva alle bisogna per l’idoneo trattamento mediatico…

Nel caso Bossetti, il quadro probatorio - che già da tempo appariva un po’ troppo suggestivo e a tratti poco consistente - adesso comincia addirittura a scricchiolare. Ma non c’è da scoraggiarsi, se anche la prova del Dna alla fine dovesse rivelarsi inconsistente ci potrebbe essere sempre qualche altro elemento a supporto, magari che il muratore andava in discoteca o che sul computer c’era digitata la parola tredicenni, che nel comò della camera da letto veniva conservata qualche fattura relativa al suo lavoro, che aveva fatto un prelievo al bancomat...

La sabbia che il muratore avrebbe dovuto utilizzare (secondo l’accusa) per occultare il cadavere, era invece servita al rifacimento di un marciapiede. Il camioncino - che tanto lavoro di fiction e adattamento mediatico aveva richiesto - non aveva le misure adatte per figurare nel film dove al muratore si fa interpretare il ruolo da protagonista. Comunque il carpentiere non girava attorno alla palestra alla velocità di un Niki Lauda. Magari talvolta ci sarà anche passato, visto che quello era il suo percorso abituale verso casa… Nell’immaginario collettivo quel camioncino continua a girare a tempi di record e il muratore come uno sparviero potrebbe ancora accalappiare una preda, se malauguratamente gli venisse concessa la libertà provvisoria… 

Ce l’hanno raccontato così tante volte il film che è come se lo avessimo visto per davvero. Le cosiddette ‘prove’ però si stanno sciogliendo come neve al sole, a differenza di quel Dna che a detta degli investigatori si è mantenuto per mesi inalterato e di ottima qualità ai rigori invernali.

L’impressione è però che siamo solo all’inizio. L’utente televisivo, abituato agli sceneggiati tipo CSI e ai format criminologici, avrà da raccapezzarsi parecchio prima di capire quale genere di film sta vedendo. La sceneggiatura rischia di sfuggire di mano e il regista non sa più bene quale sia il genere? La pellicola iniziata come un thrilling potrebbe inaspettatamente finire con un altro registro. Lo spettatore che credeva a un cold case potrebbe alla fine scoprire che non si tratta del classico giallo. Un venticello dall’aria verdiana faceva del muratore il perfetto assassino, l’assiduo frequentatore di luoghi di perdizione come quelli del solarium. Vero che non usava abbastanza assiduamente il cellulare per telefonare alla moglie (ci dicono segnale inequivocabile di una crisi coniugale). Nonostante una informazione che faceva eco alle veline istituzionali, era cominciato ad emergere qualche dubbio, qualche voce che cantava fuori dal coro. Nella platea mediatica, quella che non guarda solo i format criminologici alla tivù, sta montando il sospetto che il caso presenta risvolti singolari.

Lo zoccolo duro e irriducibile continua però a mantenere quella incrollabile fedeltà al dogma colpevolista, sempre in sintonia con l’accusa ‘senza se e senza ma’, conforme all’ortodossia istituzionale, un po’ per affetto e un po’ per convergenza, comunque fedele all’immagine del muratore assassino. Il meglio però potrebbe ancora arrivare, con il Dna e la paternità del presunto colpevole. Non sembrerebbe solo un presentimento, a giudicare dal primo vero assaggio con rissa e sospensioni, un antipasto di crudità, prima dei piatti più importanti del menù. Ci aspettano colpi di scena che faranno impallidire perfino il caso Tortora? Il film da drammatico potrebbe diventare surreale e assumere i tratti comici della commedia all’italiana? Nonostante il carattere serioso e formale del processo potrebbe emergere il nuovo genere. Potrebbe trattarsi dello slapstick (o slapstick comedy), genere fondato sulla comicità del cinema muto con l’immediatezza irresistibile delle gag.

Si andava dalla scivolata sulla buccia di banana (e nel nostro caso specifico ce n’è già una sequela: dai camioncini taroccati alla sabbia) allo slow burn (il ‘piccolo’ incidente nel dibattimento) perché si entri nella battaglia esilarante (che ricorda quelli delle torte in faccia ne La battaglia del secolo, con Stanlio e Ollio). La difesa di Salvagni dovrà davvero fare i salti mortali per reggere l’impatto del comico e grottesco che talvolta può imperversare anche in un tribunale, ma ne ha lo spirito battagliero e la necessaria ironia. Se poi le torte sono alla crema c’è perfino da ingolosirsi. In fondo si tratta proprio della Commedia dell'arte, con tutta l’enfatica gestualità del corpo e con quel battacio che produceva il rumore inconfondibile. Lo slap stick inglese, faceva in modo che gli attori si colpissero senza farsi male ma con una sonorità che simulava effetti di rilievo.

Potrebbe anche trattarsi dell’opera buffa donizettiana con l’elisir del dottor Dulcamara e i suoi miracolosi e improbabili intrugli? O del film horror sanguinolento dove il comico e l’orroroso si confondono in uno splatterstick vagamente fantozziano?

Ecco, il termine è arrivato quasi involontariamente con l’immagine de Il signor Robinson, mostruosa storia d'amore e d'avventure. Nella fattispecie è proprio il povero Bossetti ad esserci andato di mezzo come un Fantozzi di turno. La sua è una storia assurda e incomprensibile. Per quanto drammatica e crudele possiede tratti di indubbia comicità: un buon diavolo che non sa capacitarsi come possa essere finito in un topos così inverosimile, proprio come il personaggio di Paolo Villaggio. 

Noi siamo fiduciosi che alla fine si dimostrerà che il carpentiere è innocente, che non è lui l’assassino, e uscirà fuori dal catino infernale nel quale lo hanno messo (per infausto destino o per necessità di copione?). Siamo fiduciosi che Massimo Bossetti uscirà a riveder le stelle, tornerà dai figli e dalla moglie che lo stanno aspettando con trepidazione. In fondo anche Dante dalla nuova prospettiva di un Lucifero strabaltato e a gambe in su, aveva scoperto che il genio del male era soltanto un povero diavolo incastrato là... 

Tutta la vicenda di Bossetti, a fronte della tragedia vera della povera Yara e della sua famiglia, potrebbe risultare alla fine solo un’opera buffa come quella del famoso e immortale compositore bergamasco… 


214 commenti:

«Meno recenti   ‹Vecchi   201 – 214 di 214
Gilberto ha detto...

Cara Soriana
Faccio fatica a capire il tuo accanimento. Quel povero ragazzo è stato condannato in via definitiva. Puoi semplicemente soprassedere a chi non la pensa come te. Forse sospetti di esserti sbagliata? Ti ho dato un suggerimento se ricordi, provaci...
Ciao
Gilberto

TommyS. ha detto...

andres

Per risponderti è necessario utilizzare alcuni termini tecnici facenti parte delle mie "limitate nozioni scientifiche" (come mi è stato rinfacciato).

Il RIS ha dichiarato che la traccia 31G20 era mista e da questa era stato ricavato un profilo misto di DNA. In particolare, lo si ricava dalla relazione di Previderè, la percentuale del contributo della vittima era paro al 30% ed il restante 70% era da imputare a Ignoto1, cioè l'offender.

Come possono aver determinato queste proporzioni?

Come solitamente fanno e cioé misurando l'altezza dei picchi allelici in termini di RFU (Relative fluorescence units) e rapportando quella degli alleli di Ignoto1 con quella degli alleli di Yara.

Facendo un esempio, se il genotipo di Ignoto1 per il locus D19S433 (uno dei più corti come paia di basi tra quelli solitamente indagati, e quindi uno di quelli suscettibili di una degradazione più lenta) era dato dagli alleli 13 e 14, mentre quello di Yara era 12 e 15, e supponendo un buon bilanciamento allelico (cioé entrambi gli alleli con picchi simili in altezza), l'altezza dei picchi 13 e 14 poteva misurare 300 RFU mentre quella dei picchi 12 e 15 poteva misurare 130 RFU (300x0,3/0,7).

Ma questo è valido unicamente se si è certi che entrambi i DNA si siano depositati contemporaneamente (come supposto dal RIS). Se invece i tempi di deposizione fossero differenti, per esempio con quello di Ignoto1 deposto 1 mese dopo, le considerazioni non avrebbero alcun criterio scientifico. Il DNA di Yara si sarebbe degradato prima ed avrebbe fornito una risposta "più debole" ma magari in origine come quantità era analoga a quello di Ignoto1.

Sempre ipotizzando questa contemporaneità, anche per i loci complessi come SE33, più suscettibili alla degradazione, avremmo dovuto avere una condizione analoga.

Sapendo che per Ignoto1 il genotipo era dato dagli alleli 18 e 26 (molto raro), possiamo ipotizzare che quello di Yara fosse 17 e 19 (uno dei più comuni), per cui anche per SE33 il rapporto tra i valori RFU degli alleli di Ignoto1 e quelli di Yara avrebbe dovuto rispettare la proporzione 70% e 30%.

Fosse così dovremmo dedurre che la deposizione fu davvero contestuale all'omicidio e che la degradazione di entrambi i DNA fu identica e parallela, così come ci si dovrebbe aspettare trattandosi degli stessi fenomeni chimici.

Metti caso però che per SE33 siano stati in grado di tipizzare solamente gli alleli 18 e 26 e cioé solamente quelli di Ignoto1. Quali sarebbero le conseguenze da trarre?

DNA di Ignoto1, naturale o artificiale non importa, deposto in un secondo tempo (presumibilmente prossimo a quello del ritrovamento visto lo stato di preservazione dei loci STR più complessi) e proporzioni tra i due contribuenti assolutamente non determinabili.

Dall'intervista di Capra di mercoledì sera fuori dal tribunale mi è sembrato di percepire che qualcosa di simile sia successo.

Ah! Poter leggere i verbali di udienza!

Per gli altri quesiti a più tardi od a domani.

Ciao

Gilberto ha detto...

Soriana
Se per te giustizia è stata fatta non sarò certo io a farti cambiare idea. Ma almeno riguardo ai gatti ci troviamo d'accordo. Ciao
Gilberto

andres ha detto...

Davvero grazie TommyS! Ora mi è abbastanza più chiaro, nel senso che mi perdo
ancora tra i termini, ma almeno riesco a capire, mi pare, il senso del discorso.
Per il resto, aspetto che tu abbia tempo e voglia,tranquillo!
Grazie, ciao

Gilberto ha detto...

Bene Sorianablu.
Con tua grande soddisfazione il povero Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva, anche se posso immaginare che la pena non ti soddisfi del tutto. Non sarò certo io a farti cambiare idea. Almeno sui gatti andiamo d'accordo. Bisognerà accontentarsi...
Ciao
Gilberto

TommyS. ha detto...

andres

Cerco di rispondere alle altre tue domande.

"il nDNA di Ignoto1 e di Yara in teoria sono identici per più del 99%". In teoria?

Non in teoria bensì nella realtà e non solamente per più del 99% ma per quasi il 100%. Se pensi che l'intero genoma dell'Homo Sapiens Sapiens differisce da quello dello scimpanzè comune per circa solamente l'1%, quanto possono essere differenti i genomi di Ignoto1 (secondo me però di intero genoma proprio non possiamo parlare visto che a Milano non sono riusciti nè a sequenziarlo nè a tipizzarne piccolissime parti come quelle necessarie per stabilire il colore degli occhi) e quello di Yara? Decisamente molto ma molto di meno dell'1%.

In ogni caso stiamo parlando di macro-molecole composte dagli stessi nucleotidi che solamente in un'infinitesima parte differiscono come sequenza nei i due genomi. I legami tra questi nucleotidi e quelli tra i due filamenti sono a loro volta gli stessi dal punto di vista chimico. Per cui se vi sono delle cause esterne che comportano la rottura di questi legami (in questo consiste essenzialmente la degradazione) non si capisce perché debbano agire solamente su quelli del DNA di un soggetto risparmiando quelli dell'altro soggetto. Ragion per cui se la degradazione del DNA di Ignoto1 non era avvenuta non lo era anche per quello di Yara, ed allora per tutti i loci STR analizzati si dovevano trovare sia gli alleli di Ignoto1 sia quelli di Yara. E' stato così? Da quanto detto da Capra non sembra ed anche a questo deve essere trovata una spiegazione.

continua

Anonimo ha detto...

Andres, hai scritto:
"...Infine chiedo a te e a tutti gli amici del blog esperti, se è possibile quello che ha detto Portera,cioè che il nucleare trovato era ben conservato dato che era stato analizzato all'inizio del 2011, mentre il mitocondriale aveva avuto tutto il tempo di degradarsi (di sparire?Bah) in quanto analizzato alla fine del 2011, molti mesi dopo.
E, pensando agli esperti del blog, mi chiedo dove siano finiti Dan, Enrico e Massimo M :-)"

Be', cara Andres, temo che dovremo aspettare parecchio prima di risentirli. ;)
Nell'attesa, se ti accontenti del semplice parere di un'inesperta, detto così, 'pour parler', le affermazioni che riporti secondo me hanno credibilità prossima allo zero.
Ma tu sei sicura che il dott. Portera abbia detto proprio questo?

Il DNA estraneo sui vestiti di Yara si conserva benissimo per tre mesi malgrado pioggia, neve, gelo e disgelo per non dire altro. Già questo è un miracolo. Poi, una volta scoperto, viene messo in contenitori sterili all'interno di un prestigioso laboratorio scientifico forense, dove in pochi mesi si volatilizza, ma non tutto, no: scompare in maniera selettiva solo il DNA mitocondriale di Ignoto 1!

Non si può credere una cosa del genere, dai...

Posso capire che in una traccia mista sia difficile ricavare profili genetici chiari. Ma è comunque strano che non sia possibile stabilirne l'origine, se è davvero abbondante e ben conservata. Impossibile che tanto sangue (secondo gli interrogatori l'equivalente di una bella siringa piena) non abbia lasciato macchie di emoglobina sul tessuto.

Ci sono troppe cose ancora da spiegare. Gli argomenti dell'accusa per ora non convincono.

Nautilina

Vanna ha detto...

Buongiorno Nautilina,
condivido!

Vanna

andres ha detto...

Grazie Nautilina!
E' proprio quello che ho pensato!Anche ricordando le spiegazioni di Annika a riguardo. Ora non ricordo dove ho letto questa affermazione di Portera, ma vedrò di trovare dov'era riportata.Il problema è che, per avere delle informazioni, uno
naviga in internet, e un pò do cojo cojo! Magari era una cavolata riportata da qualcuno,per questo mi è sembrata molto strana.
Grazie come sempre a TommyS per la sua pazienza nel chiarirmi cose che per me sono
"nebbia in val padana"
ciao e buona giornata a entrambi!

andres ha detto...

@Nautilina
http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/bossetti-in-aula-il-genetista-porteraguerinoni-esclusa-paternita-casuale_1164730_11/
"Portera ha ricordato come l’analisi del dna nucleare avvenne all’inizio del 2011 mentre quello sul mitocondriale nel novembre-dicembre dello stesso anno. In quel periodo di tempo, secondo l’esperto, «potrebbe essere avvenuta qualsiasi cosa» in termini di variazione e quindi «sarebbero troppe le variabili».

Anonimo ha detto...

Ciao Vanna,
anch'io sono quasi sempre in sintonia con te, anche se in alcune conclusioni tu sei molto più radicale di me ed io invece, per carattere e storia, cerco di mantenere una certa prudenza.

Avendo parenti avvocati e magistrati, so che la maggior parte dei loro colleghi è onesta e capace. Purtroppo i titoli accademici (anche a pacchi)e le numerose esperienze professionali non rendono nessuno infallibile, onnisciente o incorruttibile: così va il mondo intero, salvo poche eccezioni.
Quindi è altamente raccomandabile l'uso continuo del cervello.

Mi sembra che alcuni stiano dimenticando un particolare importantissimo: la giuria popolare che dovrà giudicare Bossetti non è composta solo da genetisti, ingegneri, laureati in biologia e cervelloni. C'è gente normale, perché Bossetti dovrà essere condannato, oppure prosciolto, 'in nome del popolo italiano'.
Quindi non capisco i signorini snob con la puzzetta sotto il naso che criticano lo stile del dott. Capra: o si cambia il reclutamento dei giurati, oppure gli argomenti devono essere chiari a tutti, anche a chi non possiede competenze scientifiche.
Auspicare lunghe e cavillose discussioni accademiche in tribunale, senza uso di metafore o semplificazioni, è lontano dalla realtà; se i periti vogliono dibattere fra loro in termini tecnici hanno altri luoghi in cui poterlo fare, ma in aula devono farsi capire da tutti. Sempre se cercano la verità come dicono di volere.

Andres,
grazie del link! Allora, ad essere sincera, leggere che il dott. Portera accenna a 'troppe variabili' non mi tranquillizza per niente. "Potrebbe essere avvenuta qualsiasi cosa", eh già, stai pensando anche tu quello che sto pensando io?
Il significato è ambiguo. E la spiegazione non mi soddisfa. In altre parole non mi sembra molto scientifica e viene pure il sospetto che quei campioni non siano stati trattati in modo adeguato. Forse sarò troppo diffidente...
Fra l'altro, lo dice una persona che non metterebbe mai in dubbio l'operato dei Ris.
E nemmeno io intendo farlo.

Nautilina

Anonimo ha detto...

Volevo rispondere all'amico che ha detto che il Dott. Ezio Denti è iscritto all'albo degli ingegneri. E' VERO...se andate sul sito della SNIPF Società Nazionale degli Ingegneri Professionisti di Francia - Organismo di Certificazione, risulta iscritto all'albo come Ingegnere Meccanico specializzato in balistica applicata alla criminologia. Il nome riportato è Ezio Denti nato il 24 ottobre 1958 in Italia ....quindi è lui!!!

Anonimo ha detto...

E' vero il sito è http://www.snipf.org/
Entrando nel link degli iscritti all'ordine risulta anche l'Ingegnere Ezio Denti.
Io spero solo che il Dott. Denti denunci questi ciarlatani per diffamazione e calunnia ma purtroppo come ben si sa , nel nostro paese chi fa bene il proprio lavoro, viene sempre attaccato.

Grande Ezio Denti.......ricorda:
CHI TI FA MALE TI FA PIU' FORTE
CHI TI CRITICA TI FA PIU' IMPORTANTE
CHI TI INVIDIA TI VALORIZZA

Savino Donadoni ha detto...

Il caso Alberto Stasi è l'ennesimo caso e processo totalmente indiziario. $ processi con due assoluzioni e due condanne e per di più nell'ultimo grado anche la stessa accusa aveva richiesto l'assoluzione. Oggi finalmente grazie ad una nuova prova del DNA si potrebbe aprire nuovamente il caso.
Un investigatore famoso così come scrive il redazionale OGGI e noto per altri diversi casi di cronaca, avrebbe scoperto un nuovo DNA appartenente ad altro soggetto e diverso dallo stesso Alberto Stasi.
Voci confermano che il mitico investigatore che ha dato una svolta a questa controversa storia possa essere Ezio Denti. Qualcuno è in grado di confermarmi ciò o fornirmi informazioni nel merito?
Sembrerebbe addirittura che la difesa della famiglia Poggi, voglia richiedere l'annullamento della prova perché il Dna sarebbe stato acquisito in modo illecito dall'investigatore. Ma come!!! una prova così granitica dovrebbe essere oggetto di contestazione? Ma per favoreeeeee!!!!!

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