mercoledì 20 gennaio 2016

Massimo Bossetti. Diabolico Zanni bergamasco o solo un povero Arlecchino?

Di Gilberto Migliorini


Alcuni fatti della vita segnano dei cambi di rotta, sono come il codice binario, gli 0 e gli 1 allorquando la nostra scelta segna la direzione che intendiamo prendere e che quasi mai ci consente di tornare sui nostri passi. L’italiano nella sua Storia Patria si è fatto spesso ingannare diventando complice inconsapevole di chi lo raggirava con la suggestione della propaganda. Il cinema e la televisione hanno implementato cliché e stereotipi un po’ con l’ago ipodermico e un po’ con le nuove tecniche subliminali che hanno aggirato le difese dell’interlocutore utilizzando tutti i nuovi strumenti di persuasione- Sia le avveniristiche tecnologie informatiche che, soprattutto, le vecchie e inossidabili figure retoriche. La propaganda ha sempre inciso su un popolo culturalmente privo di strumenti se non quelli di una religione usata più che altro come strenna natalizia o come epopea di santi e beati, più come adesione a pratiche e consuetudini assimilate pedissequamente che come scelta interiore vissuta in modo consapevole.

L’imprinting delle pratiche di culto e l’orientamento alla passività nei confronti dell’autorità ha costituito l’humus sul quale è cresciuta una società dei consumi e dell’informazione più o meno addomesticata e addormentata nelle convenzioni di una cultura degli stereotipi. Il sistema mediatico ha orientato l’opinione pubblica, surrettiziamente, abituandola a pensare secondo schemi standardizzati e in ragione del consenso. Il processi di influenza sociale si sono sviluppati utilizzando sistemi di rilevazione e misurazione: sondaggi e indici di ascolto, statistiche e campionature.

L’impiego delle tecniche di comunicazione di massa sono in grado di simulare i comportamenti di consumo, testare dei modelli di interazione utilizzando sistemi di calcolo in tempo reale, modulando e correggendo lo stile comunicativo. Il controllo che in certe società è costituito soprattutto da un sistema repressivo, in altre società ha scelto il mezzo invisibile di una interiorizzazione progressiva dei modelli culturali. In genere la stampa ‘seria’ snobba i casi di cronaca nera, come se si trattasse di fatti marginali e comunque di nessun rilievo rispetto ai temi sociali e politici, considerandoli eventi di scarso peso riguardo ai veri problemi del paese… Ci sono però casi che sono emblematici e costituiscono modelli esemplari di tutto un sistema istituzionale... e soprattutto mettono in evidenza proprio come funziona il consenso, con i suoi indicatori.

Il cold case rappresenta l’occasione per testare i procedimenti mediatici, le formule della persuasione, allo scopo di affinarne e pesarne l’efficacia. Quando il coinvolgimento emozionale della platea mediatica è particolarmente intenso e coinvolgente, e soprattutto quando è gioco un transfert di vissuti individuali e collettivi, diviene particolarmente produttivo per il sistema informativo analizzarne e studiarne le dinamiche intervenendo con input appropriati. Nel mondo mediatico nel quale siamo immersi, il confine tra reale e virtuale si è fatto sempre più incerto e indeterminato, non esiste più un contorno netto che funga da limite e che tracci una precisa linea di demarcazione. Ormai è facile scambiare le persone per dei personaggi e, al contrario, anche vedere mere astrazioni personificate in entità reali. Come nella geometria fatta di enti ideali, si creano teoremi lontani dalle imperfezioni e dalle anomalie che caratterizzano le cose reali che non hanno mai angoli retti. Nella realtà non esistono figure piane. Le proiezioni fantasmatiche trasformano le persone in entità astratte, si scambiano per storie vere quelle che sono soltanto assemblaggi e serie numeriche disposte arbitrariamente, teoremi costruiti su ipotesi e illazioni senza riscontri. Manca solo di indossare gli occhiali e lo scafandro, la tuta per calarsi in una realtà dove gli algoritmi e le equazioni disegnano gli assi cartesiani di un mondo immaginario che ormai tendiamo a considerare vero. La ‘realtà’ degli effetti speciali ci sta trasformando in appendici di romanzi virtuali, un po’ spettatori e un po’ protagonisti. Le persone reali divengono personaggi di un film, la pellicola che abbiamo in testa ci appassiona fino a farci credere che sia proprio vera. Questa contaminazione tra reale e virtuale, è inutile dire che riguarda ormai l’attore sociale in tutte le sue componenti, influenza i rapporti sociali a tutti i livelli, anche istituzionali.

Un delitto consente ai media di mettere a punto strategie di marketing e sperimentare modelli di comunicazione laddove la suggestione e la proiezione (i fantasmi e l’inconscio collettivo) giocano un ruolo importante, talvolta decisivo. L’occasione è ghiotta per effettuare veri e propri esperimenti di psicologia sociale da laboratorio a cielo aperto, con possibilità di misurare le risposte della pubblica opinione in ragione sia degli stimoli programmati sia di tutte quelle variabili che possono intervenire in corso d’opera. L’obiettivo non si realizza mai nella ricerca di una qualche verità: ad esempio che il signor x sia colpevole o innocente. Il medium è sostanzialmente indifferente alla verità, se non in ragione di un successo commerciale e soprattutto nella messa a punto del modello di comunicazione che poi potrà trovare espressione e applicazione in altri ambiti: soprattutto economici e politici, affinando tutte le strategie e gli strumenti di persuasione modulandoli sulle emozioni e le suggestioni già testate in via preliminare in tutti quei format e sistemi ‘informativi’ che funzionano come esperimenti psico-sociali e test di laboratorio multimediale.

Il caso Bossetti è emblematico. L’utenza mediatica lo può interpretare secondo due schemi contrapposti che rappresentano anche due formule, due stili, due visioni e due proiezioni, ciascuna delle quali presuppone che l’interprete non sia un passivo sistema di registrazione ma che venga attivato con gli stimoli appropriati scanditi nei vari strumenti mediatici. L’utente è programmabile. Per quanto possano esistere gli indifferenti che non prendono nessuna posizione, alla fine - come in qualsiasi sistema dove esistano una maggioranza e delle procedure di influenza sociale - anche gli ignavi finiscono per bruciare nel calderone della statistica insieme al giudizio prevalente.

La domanda potrebbe essere tradotta in un questionario (o una intervista) ma anche semplicemente negli indici di ascolto e nelle relative reazioni emotive registrate a tutti i livelli del sistema mediatico, perfino sotto forma di consigli per gli acquisti e relativa profilazione. Il quesito è:

Bossetti è lo spietato killer di bambine, il torturatore sadico e spietato, il demone ctonio, l’Alichino dantesco o, ancora, l’Hölle König germanico (re dell'inferno), l’Harlequin, il belzebù, il diabolico Zanni Bergamasco… o viceversa… è un Renzo Tramaglino manzoniano (Mapello non è lontano da quel ramo sul lago di Como), un povero Arlecchino, il Nemorino di Gaetano Donizetti, l’italiano alle prese coi soprusi del potere? Non è che, alla fin fine, è solo un buon diavolo che si è spaccato la schiena nei cantieri per mantenere la sua famiglia?

Insomma, il quesito finale è: Bossetti è un assassino spietato o un uomo innocente tartassato dalla ‘giustizia’?

E la storia che ci raccontano? Si tratta di un cold case con un muratore come interprete sadico di un delitto... o al contrario solo una farsa, di una interpolazione buffa drammaticamente dolorosa per il suo protagonista tirato in mezzo senza averne le credenziali? La risposta sembrerebbe in definitiva riguardare il muratore mentre noi siamo solo testimoni e tutt’al più opinionisti. Ma in realtà non è così.

Massimo Bossetti rappresenta proprio l’italiano. E non solo come icona, ma anche come ipostasi. Dalla risposta al quesito dipende molto di più della sua sorte. Dipende la sorte di un intero paese che si crede spettatore neutrale e che invece decide anche del proprio destino in quanto attore a sua volta di una rappresentazione mediatica. Dalla nostra opinione dipende anche il nostro livello di consapevolezza e la nostra capacità di comprendere quali condizionamenti e quali pressioni giocano nei nostri confronti, anche in altre situazioni socio-politiche che ci coinvolgono direttamente in quanto cittadini, con un apparato mediatico in grado di usare pezzi da novanta composto da intellettuali, notabili, scienziati, opinionisti… per dirigere le nostre scelte. 

È anche vero che il sistema dell’informazione può mutare orientamento in qualunque momento, cambiare registro e interpretazione con le notizie dell’ultima ora e in ragione del feed-back con l’utenza. Tutto dipende da quanto siano ghiotte le news. In fondo anche il tritacarne mediatico può dimostrarsi sensibile, equilibrato e perfino indulgente... quando il nuovo stile lo consente e, naturalmente, quando conviene. 

Resta il fatto che in ogni caso si gioca col nostro destino. Il destino di persone e cittadini consapevoli e non solo di consumatori di merci e di emozioni...

11 commenti:

Unknown ha detto...

Enrico, mi spiace che tu abbia deciso di non commentare più. Come mi spiace che in mia assenza sul blog si sia arrivati allo scontro frontale. Non voglio entrare nel merito perché i commenti da leggere sono tantissimi e in fondo poco importa chi abbia o meno più ragione. Mi auguro solo che tutto rientri nel giusto modo di commentare e che da ora in avanti non sia l'astio a padroneggiare ma il ragionamento e la calma...

Massimo

Ps. Sorianablu: nel blog non serve l'iscrizione, basta un nick a cui rispondere e anche chi non vuole diventare pubblico può commentare. Per questo ho eliminato il commento in cui si trovava il nome di chi per tutelare la sua privacy aveva scelto di non lasciarlo. Mi auguro che nessuno da ora in poi violi la privacy altrui senza una autorizzazione.

Dudu' ha detto...

"Le proiezioni fantasmatiche trasformano le persone in entità astratte, si scambiano per storie vere quelle che sono soltanto assemblaggi e serie numeriche disposte arbitrariamente, teoremi costruiti su ipotesi e illazioni senza riscontri. Manca solo di indossare gli occhiali e lo scafandro, la tuta per calarsi in una realtà dove gli algoritmi e le equazioni disegnano gli assi cartesiani di un mondo immaginario che ormai tendiamo a considerare vero. "

Siamo riusciti perfino chiedere alle nostre bestiole di cercare l'osso per vederli tornare con un pezzo di plastica fra le zanne. Nemmeno il lupo è più salvo nel bosco, sarà capace il bosco salvargli il fiuto? Sarà capace il lupo non farsi trarre in inganno se saprà custodire il sapore delle carni più vere nel bosco dalle apparenti dimensioni di libertà in cui si nasconde il suo limite ,in quel, per taluni, paradossale andar contro corrente ,l'osso sembra ritrovare il sapore che potrebbe avere, se il lupo non rinunciasse nutrirsene.

《 «Presidente, io chiedo scusa, mi vergogno davvero: ma è vero, ho raccontato una bugia!

Però lui non mi pagava, io dovevo lavorare e non è che ai miei figli gli potevo dare da mangiare sabbia e mattoni!». 》


Una persona và in tribunale per dire che il povero Bossetti lo chiamavano favola e si viene sapere (come ho sempre detto) che le sparate erano per fare altri lavori, e oggi si scopre che tal testimone non lo pagava!
Qual'è l'italiano che non ha usato una bugia per giustificare una assenza lavorativa scagli la prima pietra.

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11861806/massimo-bossetti-luca-telese-specchi-pettegolezzi.html

Non ho potuto seguire Matrix, ci sono note imteressanti?

magica ha detto...

è stata una cagnara . il fraticello è intervenuto, con spocchia e livore , nel dibattito sul caso :un tu x tu con SULAS davvero entusiasmante . anche l'altra la criminologa? ha detto : ma DAIIII! mai piu' un pm cerca di fregare un imputato , ELLA cerca solo la verita' . si come no . lo abbiamo capito come funziona .anche la criminologa lo sa , ma fa parte di quel genere che mente, ma fa finta di non mentire, non simo nati ieri

Dudu' ha detto...

:-) Per partito preso insomma!
È curioso che noi che stiamo qui riusciamo essere più obbiettivi di un giornalista che il suo unico dovere sarebbe quello di riportare i fatti. Un vero peccato.La cosa incredibile che ha detto è : "si và bebè :-)
anche non fosse il suo furgone siccome lui ha detto che è passato di li non importa " .
portando alla deriva l'argomento !
Me' piaciuto molto invece l'articolo postato sotto il precedente articolo da Max Sempliciotto di altalex.
È una nota a margine sulla creazione del film montato dal Ris. Dopo aver preso atto di quanto emerso nel processo ne delineano i pericoli insiti dell'azione in sé fino a scrivere : 《... Solo e soltanto la dialettica processuale e, prima ancora procedimentale, possono permettere al Giudice di esprimersi legittimamente nei termini della colpevolezza. Il ricorso alla persuasione dell’uditorio-società attraverso il “montaggio” e quindi la correzione, l’adattamento di alcuni filmati per esigenze mediatiche, siamo sicuri che non abbia determinato un’illogica invasione della persuasione nell’ambito processuale ed abbia già investito irragionevolmente quell’uditorio giudiziale che sarà chiamato ad esprimere le determinazioni finali?

E’ della possibile contaminazione della prova che si deve parlare; della capacità che una condotta, perfezionata nella fase delle indagini preliminari e rimasta fuori dal processo, possa aver sostanzialmente superato l’ostacolo procedimentale e sia sostanzialmente insediata all’interno del contesto processuale; insomma, si deve parlare, alla luce di questo “montaggio”, del processo intellettuale formativo del convincimento che conduce ad affermare o negare la colpevolezza dell’imputato. Si dirà che i fatti extra processuali restano al di fuori degli elementi che il giudice potrà prendere in considerazione ai fini della decisione sulla regiudicanda. Si dirà anche che il giudice non è traviato dal movimento tellurico che genera la lievitazione quotidiana dei fatti attraverso giornali e televisioni, si dirà infine che il giudice è terzo e non potrà che utilizzare ai fini della propria decisione gli atti legittimamente acquisiti al fascicolo del dibattimento. E ciò è vero perché la legge processuale lo prescrive e guai discostarsi dalle indicazioni che la legge impone, ci troveremmo nel baratro delle violazioni di legittimità che imporrebbero l’annullamento della sentenza che fonda il proprio convincimento sulla base di tali elementi di prova. [...] 》

Concludendo con un terribile dubbio

《 ..ma stiamo parlando del “montaggio” effettuato da una delle espressioni soggettive del potere giudiziario, la procura (e dai suoi ausiliari, Ris)! Il dubbio, il ragionevole dubbio, a prescindere da ogni attività istruttoria, si è già insediato in questo processo, dal momento che, riconoscendo l’accusa di aver “montato” e quindi lavorato una parte del materiale indiziario, anche e soltanto per esigenze mediatiche, non sia più logicamente possibile escludere che altre operazioni abbiano interessato altro materiale indiziario.》

(Altalex, 18 gennaio 2016. Articolo di Riziero Angeletti e Sergio Novani)

Intravedono la possibilità di poter essere annullata la sentenza in ragione dell'inquinamento prodotto dagli autori al servizio della legge.
Sarebbe un bel scossone accadesse. (Però non mi rendo ben conto cosa comporterebbe per l'imputato)

Biologo ha detto...

UNA STRANEZZA IMPORTANTE SUL VIDEO POLYNT

Non so se qualcuno ha già notato quanto segue.

Qualche giorno fa è stato pubblicato (credo da TommyS) un link a questo frame del video di sorveglianza della ditta Polynt:

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/hphotos-xpt1/v/t1.0-9/12494902_1520532294914182_2760888897934355573_n.jpg?oh=3b4051ca091ed8257be32eaa28f4b56b&oe=5735866F

Su questo frame sono presenti il timestamp b) e l'indicazione del luogo a), li indico con le frecce in questa immagine

http://s16.postimg.org/o07n2mkyd/filmato1_frame.jpg

Poi sono andato a rivedere il filmato più diffuso, quello con il logo "Carabinieri" e ho notato un particolare davvero singolare. La zona in cui dovrebbe essere presente il timestamp b) è mancante, e la scritta con l'indicazione del luogo a) evidente nel frame precedente

http://s24.postimg.org/44ywawdr9/filmato1_frame_ingrandito.jpg

manca del tutto nello stesso frame estratto dal video più diffuso dai media, quello col logo Carabinieri:

http://s29.postimg.org/yresjjvxz/filmato2_frame_ingrandito.jpg

Per essere sicuro che non fosse solo una questione di diverse proporzioni dei due frame e/o un taglio diverso dell'immagine li ho sovrapposti esattamente. Ecco una semplice animazione in cui ho messo insieme i due frame che rende ancora più chiara la differenza:

http://s13.postimg.org/axm66xyfb/sovrapposizione.gif

Ora tornando al frame del primo video e accostando il timestamp e la scritta con l'indicazione del luogo è chiaro che, anche se solo la lettera "N" maiuscola è in comune tra le due scritte, si tratta di due font identici aggiunti all'immagine nello stesso momento

http://s16.postimg.org/5xf0us61h/polynt_lettera_n.jpg

A questo punto, dato che i sistemi di videosorveglianza "imprimono" le scritte direttamente sull'immagine, viene da chiedersi perché esistono due filmati differenti, uno con l'indicazione del timestamp in sovraimpressione ed uno senza.

TommyS. ha detto...

Biologo

Hai perfettamente ragione, è molto strano.

L'altro giorno l'avevo notato ma non ci avevo riflettuto a lungo. Il timestamp viene sovrimpressione dal DVR ma fa parte dei metà data associati al flusso video come anche le eventuali intestazioni. Quando però estrai un video in formato tipo AVI le sovrimpressioni non sono più eliminabili.

Per cui bisogna domandarsi cosa abbia in realtà consegnato la Polynt ai CC a così tanta distanza di tempo. Estremamente difficile fosse una copia del flusso video con i metà data, più probabile un video AVI o Mp4. E se ci sono immagini con il timestamp chi ce lo ha messo? La risposta più facile è che sia opera dei CC con non si sa quale allineamento.

Resta comunque il dubbio sulla veridicità del fatto che il video sia stato consegnato spontaneamente dalla Polynt nel febbraio 2011. Quel VDR doveva essere sequestrato nell'immediatezza della scomparsa visto che per Joker Gara doveva essere passata sotto quelle telecamere o il 26 o pochissimi giorni prima. A meno che chiaramente la pista dei cani e quindi del cantiere di Mapello non dovesse essere seguita a nessun costo.

Biologo ha detto...

Ho approfondito la questione del timestamp e probabilmente ha una spiegazione molto semplice che in definitiva non nasconde alcun mistero.

A quanto pare, come suggerito anche da TommyS, l'esistenza di un video senza indicazione di data e ora può essere spiegata dal fatto che molti modelli di DVR mantengono in file separati le immagini vere e proprie e una sorta di indice che contiene i timestamp corrispondenti.

Pertanto il fatto che è stato diffuso un video privo di timestamp è spiegabile semplicemente col fatto che per la registrazione dei filmati di sorveglianza l'azienda Polynt utilizzava un DVR di questo tipo e che ha consegnato tutti i file inalterati, ovvero con le immagini e il timestamp non sovraimpresso.

A questo punto sarebbe interessante, dato per risolto il piccolo non-mistero, conoscere anche solo a titolo di curiosità qual è l'origine del filmato diffuso dalla stampa con il timestamp in sovraimpressione.

TommyS. ha detto...

Biologo

Con gli elementi in mano è davvero difficile capirci qualcosa.

I responsabili della Polynt potrebbero anche aver consegnato sia un video AVI estratto direttamente da loro (ma allora non si spiegherebbe il fatto sia che identici frame abbiano il timestamp sia che non lo abbiano, con la conseguenza logica che siano stati i CC ad aggiungerlo) sia un file di back-up del sistema di videosorveglianza.

Molti sistemi DVR più o meno professionali forniscono questa possibilità associata a quella di poter installare su un PC un player apposito del produttore (i CODEC dei DVR sono tantissimi soprattutto per motivi commerciali) in grado di poter visionare le registrazioni come se si fosse direttamente sulle remote station del sistema.

Per esempio puoi guardare qui

http://resource.boschsecurity.com/documents/DVR_400_600_Technical_Service_Note_enUS_10779465995.pdf

A questo problema però si aggiunge quello che i video della Polynt sono stati riallineati dai CC in base a quel riscontro con il proprietario della Mercedes che era entrato, telefonando, nella via chiusa al traffico per bisogni fisilogici. A parte il fatto che questo riallineamento presenta chiari dubbi in merito alla correttezza, tale operazione lascia presumere che il player installato sul PC possa modificare facilmente i metadata (ieri sera il correttore ortografico del cellulare ha fatto di testa sua) e quindi la timeline. E modifica per modifica a questo punto è difficile stabilire con certezza se quelle immagini si riferiscano proprio a quell'arco orario ed anche al medesimo giorno.

Tornando però ai frame della Polynt2, nella puntata di Matrix di mercoledì, mentre vi era lo scontro Sulas/Abbate, è stata mandata in onda una delle immagini rielaborate da Denti con la collaborazione di Plachesi e portate in aula. SI trattava di semplici misure effettuate con Autocad direttamente sul frame e non la ricostruzione 3D che Denti afferma essere stata fatta. Importante però era l'altezza quotata del cancello pari a 153 cm.

Ho provato quindi a fare una verifica personale sempre ad Autocad su un frame leggermente successivo ottenendo lo stesso risultato di Denti: passo dell'autocarro pari a circa 3,00 m.

Credo tuttavia che solamente una perizia della corte potrà dirimere la questione e che l'unico modo per appurare se l'autocarro fosse a passo 3000 o 3450 (e quindi tornerebbe la compatibilità con quello di Bossetti), sia quello di far transitare il mezzo di Bossetti davanti a quella telecamera (se la Polynt ha davvero cambiato il sistema delle telecamere come dice il beninformato - dalla Procura - Abbate, è sempre possibile rinstallare una telecamera identica a quella in origine).

Anonimo ha detto...

Comunque, a parte il furgone, già soltanto la presenza di quelle fibre multicolori, a migliaia, sopra e sotto i vestiti di Yara e perfino dentro le ferite serve a dimostrare che la ragazza non può averle prelevate tutte dall'Iveco di Bossetti.

All'inizio si malignava di una coperta rossa sparita dal divano di Bossetti.
Ora si scopre che i fili rossi sui sedili dell'Iveco NON sono compatibili con quelli che MGB si portava dietro da casa sua.
E sull'autocarro non c'è traccia di altre fibre multicolori, non c'è nulla di Yara.

Quindi, dov'è stata portata la ragazza per prelevare quei 18.000 e passa filamenti? Non certo nel campo di Chignolo: sono gli inquirenti stessi a dire che lì non c'erano fibre tessili.

Allora è chiaro che Yara non può essere stata rapita, aggredita e abbandonata a Chignolo da Bossetti fra le 18:50 e le 19:40, come dice l'accusa.
Dev'essere stata tenuta in un furgone chiuso oppure in un locale dove c'erano vecchie coperte o un tappeto sfilacciato.
Dalle condizioni del corpo e dalla posizione estesa io non credo nemmeno che Yara sia morta in quel campo.
Può anche darsi che l'abbiano portata lì la notte stessa, ma ne dubito; ce l'hanno trasportata quando ormai non era più viva, in che data però non saprei. Tendo a pensare poco prima del ritrovamento alla fine di febbraio.

Già solo per questo direi che la ricostruzione accusatoria frana e Bossetti se ne esce elegantemente di scena, senza neanche tirare in ballo il video della Polynt.
Se poi non era lui a passare accanto alla palestra alle 18.45, meglio ancora!

Nautilina

Unknown ha detto...

Pubbliche le parole dell'avvocato Salvagni rilasciate su facebook:
"Controesame del nostro consulente, Ing. Cianci che ha riferito sulle fibre.
Contestato il metodo e le risultanze dei Ris.
Nessuna possibilita di contrastare le deduzioni difensive!
Quindi, delle 29 fibre ritenute dai Ris compatibili non ne resta neppure una!
17 escluse per incompatibilità dei micronaggi e le restanti incompatibili per colore che (sbagliando) non è stato valutato circa l'intensità.
Contestata la metodologia dello studio condotto (dai Ris) in assorbanza e non in riflettanza.
Tale tipologia di indagine scientifica limita grandemente i risultati della stessa.
Quindi, in conclusione, anche qui non solo indagine inutile ma dai risultati inattendibili e, nella loro l'attendibilità, portano comunque a zero le fibre compatibili.
Ultimo dato che rende bene l'idea: tutte le fibre ritenute dai Ris compatibili pesano in totale qualche milionesimo di grammo! Cosi si ha l'idea di cosa si sta parlando.
Oggi si prosegue con le sfere metalliche."

E poche ore dopo aggiunge:
"Che dire sulle sfere di metallo?
Indagine interessante sotto il profilo scientifico esposta da un col. dei carabinieri preparato ed intellettualmente onesto ma inutile dal punto di vista investigativo.
A parte la genericità delle sfere, industinguibili da quelle di altra provenienza industriale non si può affermare siano provenienti dal furgone di MGB.
Ns annotazione: le sfere sul corpo della vittima sono prevalentemente "ferraccio" quelle sul furgone acciaio!
Capitolo chiuso.
Ora aspettiamo il dott. Capra e la Prof.ssa Gino sul dna.
Go!"
Fine resoconto

Unknown ha detto...

Pubblico anche le parole di un amico dell'avvocato:
"Ore 13:58
La pausa è iniziata da poco ed è appena finito il controesame della PM all'Ing. Cianci.
- Incredibilmente continua il tentativo di mettere in cattiva luce i Consulenti della Difesa e persino all'Ingegnere sarebbero state contestate circostanze, tanto che la Corte sarebbe stata più volte costretta a richiamare la Ruggeri.
Ho scritto dell'incredibile perché non è possibile dire ad un tecnico del calibro di Cianci che sta esibendo un falso, riferito ad una elaborazione grafica resa necessaria per mostrare ai presenti in Aula il senso del proprio elaborato.
- Ancor più grave è stato, sempre secondo il racconto degli amici presenti a Bergamo, accusare il Consulente di non aver rinnovato le autorizzazioni ISO ecc.
- La Corte, sollecitata dal Salva e dal Campo, l'ha richiamata formalmente dicendo che non erano ammessi certi toni in Aula, ecc ecc.
Insomma, alla fine queste fibre pure loro... Nisba !! Ma non c'entrano proprio niente con l'innocente Bossetti."

A fine udienza aggiunge:
"Ci eravamo lasciati con l'appuntamento con le microsfere, con una battuta la Prati dice che in due ore di relazione del tecnico dei Ris erano diventate a tutti un po' meno micro ma che alla fine è un indizio pressoché inesistente.
QUEI RESIDUI METALLICI POSSONO ESSERE DI CHIUNQUE!!!
Possono essere residui di saldature o di mole, di quelle che tagliano le mattonelle ma non sono affatto compatibili con quelle trovate sul camion dopo quattro anni (e vorrei vedere...).
La cosa buffa, buffa perché questa tragedia in Aula assomiglia sempre più ad una farsa, è che l'esperto ha riferito di non sapere che il padre di Yara lavorasse nell'edilizia, luogo da dove provengono quasi certamente quelle lì.
Ora, se volete potremmo pure continuare e dire che le prove fatte furono eseguite a Parma anziché nella più laboriosa - nel campo dell'edilizia - Val Brembana. Ci chiederemmo, a quel punto, se queste ricerche ed analisi siano state eseguite con idea concreta di cosa si stesse facendo oppure tanto per fare numero visto che alla fine paga sempre Pantalone...
Vabbè dai, diciamo che va bene, però con questi indizi inconsistenti Massimo Bossetti oggi torna a dormire in carcere. E sono 591.

Nota a margine: Ho letto che il colonnello Lago del RIS ha querelato 18 giornalisti per il video "tarocco" (anche senza virgolette) sul furgone. A quanto pare sta scendendo in campo mediaticamente l'artiglieria pesante...