lunedì 14 novembre 2011

La difesa è sotto attacco e l'Unione delle Camere Penali Italiane reagisce proclamando l'astensione

Manifesto Camere Penali
Il diritto di difesa costituisce uno dei capisaldi dello Stato democratico ed il difensore ne è l’interprete essenziale. Muovendo da questa premessa, si è inteso reagire ai molteplici attacchi condotti dalla magistratura verso la figura del difensore ed ai ritardi della politica nel dare concreta attuazione normativa al diritto di difesa, deliberando un’astensione dalle udienze penali di 5 giorni, dal 14 al 18 novembre 2011. In costanza di astensione si terranno due manifestazioni nazionali ed assemblee a livello locale organizzate dalle Camere Penali territoriali.

Il "diritto di difesa" costituisce uno dei capisaldi dello Stato democratico ed il difensore ne è l'interprete essenziale: è questo il punto di partenza di una protesta attuata per reagire ad una congerie di accadimenti, di vario tipo e livello, tutti volti ad indebolire la figura del difensore.

Mentre impegnavamo le nostre energie per non far spegnere il dibattito sui temi fondamentali del giusto processo e per sospingere la riforma della professione forense verso l'approvazione, ecco che abbiamo dovuto registrare più episodi di convergente attacco al cuore dell’attività difensiva.

Dev'essere chiaro che gli avvocati non intendono più tollerare le intrusioni illegali nel rapporto con il proprio assistito, le intimidazioni e le violazioni del segreto professionale, le intercettazioni e gli origliamenti dei colloqui tra cliente ed avvocato, l’irridente violazione degli studi professionali.

Aspiriamo ad un avvocato capace di garantire un effettivo presidio al diritto di difesa delle persone. Per questo, vogliamo che sia "autorevole", cioè posto sullo stesso piano del pubblico ministero, "preparato", dunque specializzato, e "forte", ossia non intimidito dai proditori attacchi di magistrati intraprendenti se non spregiudicati.

Ci fermeremo una settimana, ma non staremo fermi. Ci vedremo tutti a Verona, una delle città teatro dei fatti denunciati, e poi a Roma, per chiamare i politici ad esprimere una parola chiara e responsabile. E ci vedremo, comunque, dovunque ci sia, sola o insieme ad altre, una Camera Penale.  Leggi la Delibera


6 commenti:

Giacomo ha detto...

E' una manifestazione che giunge opportuna.
Da quello che si comprende, Avetrana è solo la punta dell'iceberg.
C'è da nutrire serissime preoccupazioni, se si pensa che quello che è accaduto intorno al caso di Avetrana è solo il frutto di un inveterato modus operandi della generalità delle procure nel nostro sistema giudiziario, con eccezioni, si spera, il più numerose possibile.
Il punto nodale è proprio questo: che difesa ed accusa non sono poste sullo stesso piano.
Già nei paesi anglosassoni di antica tradizione democratica, la pubblica accusa è comunque più forte, perché rappresenta il Potere dello Stato. Figuriamoci nei paesi come il nostro in cui magistrati inquirenti e giudicanti appartengono addirittura alla stessa carriera, oltre che far parte dello stesso ordine giudiziario.
Certo la colpa è anche della politica che s'interessa di queste storture solo quando vengono coinvolti alcuni dei suoi esponenti.
Però attualmente è anche un limite di civiltà del nostro paese.
Nessuno si scandalizza perché intercettazioni e documenti riservati di ogni tipo vengono gettati in pasto "alle bramose canne" dei cerberi di turno, sempre pronti ad azzannare qualsiasi malcapitato che si trovi ad essere intrappolato, alle volte senza responsabilità alcuna, negl'ingranaggi di questo sistema.

Ce n'è di strada da fare...

Giacomo

PINO ha detto...

GIACOMO, sulla cima dell'iseberg porrei a simbolo il caso Claps, dove si è mostrata, più che in altre vicende, la prevaricazione legalizzata, seguito dal quello di Parolisi, che stiamo accoratamente commentanto, più recentemente.
Ma riuscirà, la forza della ragione e del diritto, ad infrangere la barriera del sopruso e della presunzione?
Spero che il tempo sia maturo, ma ho i miei dubbi.
PINO

Manlio Tummolo ha detto...

Più che punta dell'iceberg, Taranto è l'iceberg. In nessuna situazione, anche la peggiore, il diritto della difesa venne aggredito con tanta impudenza come a Taranto. La notizia d'oggi dimostra la mia solida convinzione, che il vero problema della morte di Sarah e della non determinazione delle reali responsabilità trova nella SS. Inquisizione locale la vera fonte. Venire a dire, da parte di un giudice, neppure di un semplice PM, che due donne devono restare in galera perché non "parlano", quando si dovrebbe pur sapere che ogni familiare per la procedura penale ha diritto comunque e sempre di tacere (ammesso che sappia) su cosa abbia commesso un membro di quella famiglia, principio risalente addirittura al Diritto Romano, è una vera dimostrazione di quanto si abusi del proprio potere in quel luogo. Non mi risulta che altrove si siano mandati a giudizio QUATTRO AVVOCATI, si siano intimiditi i testimoni con minacce e con atti giudiziari, se essi non confermavano le tesi volute. E non si venga, per favore, a parlarmi di "buona fede". Questi individui sono gli eredi diretti dei peggiori aguzzini della storia, resi relativamente innocui solo grazie ai pur esistenti progressi del Diritto processuale penale. Se non fosse per questi, essi non esiterebbero nella loro ferocia tirannica a scannare, torturare, crocifiggere, squartare, ecc., ovvero usare tutti gli attrezzi del sadismo umano applicato alla giurisprudenza. E l'assurdo appare in pieno dal fatto per cui due donne, presunte innocenti e non confessanti, sono in carcere, un reo confesso rimane libero.
MOLTO BENE, ANCORA UNA VOLTA, HA FATTO MASSIMO PRATI A RICHIAMARE L'ATTENZIONE SUL PROSSIMO SCIOPERO DEGLI AVVOCATI.
L'istanza di rimessione, che la ponzio-pilatesca Suprema Corte aveva rigettato, era dunque assai ben fondata, ma con un errore: più che alle questioni ambientali, che non avrebbero alcun peso con giudici corretti, occorreva rifarsi al LEGITTIMO SOSPETTO che la Magistratura locale in blocco facesse muro contro ogni principio giuridico per seguire gli umori delle follacce sanguinarie. Occorreva ed occorre un giudice imparziale, non pavidi esecutori degli ordini della SS. Inquisizione .

nico ha detto...

Qualche riga per confermare il mio pieno appoggio, che sara' quello di tanti altri, all'azione degli avvocati difensori. I casi di cronaca citati, in particolare Avetrana con i giudici di Taranto, portano alla luce quello che giornalmente succede in tutte le province italiane. In misura minore, in misura maggiore, dove meno dove piu', certo che da noi la pari dignita' esiste principalmente sulla carta. Come sempre accade, tutti gia' dall'inizio sanno che nessuno ai posti di ''comando'' dovra' mai rispondere dei comportamenti arbitrari e illegali

Manlio Tummolo ha detto...

"Le leggi son, ma chi pon mano ad esse ?" diceva già Dante tra XIII e XIV secolo. Pare che non siamo cambiati per niente, direi anzi che ci troviamo ancora peggio perché mancano la genialità, la grandezza, sia materiale che morale, il coraggio, dell'Italia di quel tempo. La nostra deriva ci ha riportati a livelli da dominio spagnolo (in cui pur fiorirono menti quali Bruno, Campanella, Galilei, Vico), o peggio ancora alla fine dell'Impero Romano d'Occidente, immersi nell'ignoranza e nell'inettitudine. Bisognerà vedere se questo sciopero è una delle tante e troppo vuote proteste formali, tanto per far qualcosa, un po' di chiasso, oppure è un segnale d'inizio di ripresa, di un altro "risorgimento". Qualche segnale positivo c'è, ma è immerso e stravolto nella totale confusione di ruoli, di idee e di comportamenti, così nell'Ordinamento giudiziario, come nella situazione politica generale, italiana, ma anche europea ed occidentale. Alla fine dell'Impero Romano d'Occidente, il Cristianesimo, e particolarmente la Chiesa cattolica, furono pronti a sostituirlo, ma oggi quale forza intellettuale o morale è in grado di fare lo stesso a livello italiano, europeo ed occidentale? L'assenza totale di un vero elemento di ricostruzione è il dramma più pesante delle nostre condizioni.
Relativamente al caso giudiziario e forense, nel rapporto tra avvocati e magistrati, c'è appena sotterraneo lo stretto legame, talvolta anche personale, familiare e parentale, che nasce dai banchi universitari, dove si forma il giurista, come futuro avvocato, magistrato, notaio o costituzionalista. Una stessa mentalità, gli stessi autori, gli stessi libri, gli stessi preconcetti, la medesima arcaicità, il tutto simboleggiato da quell'indumento, tradizionalmente chiamato "toga", ma in realtà il mantello farisaico, con fronzoli dorati, ben descritto in Matteo, nell'irrisione che ne fa Gesù (23.5). Come ho scritto anche in altre sedi, solo separando nettamente ed anche fisicamente due indirizzi (pubblicistico e privatistico) dell'attuale Facoltà di Giurisprudenza, si può sperare di avere un giorno due mentalità ben distinte, di cui una rivolta all'ottimo funzionamento dello Stato, nelle sue varie accezioni, l'altra all'interesse privato legittimo, da tutelare in sede civile, amministrativa e penale, ambedue operanti in una reciproca dialettica forte, in totale antitesi se necessario, ma sempre entro i limiti del reciproco rispetto e, soprattutto, dell'interesse della Legge e delle esigenze collettive.

Manlio Tummolo ha detto...

L'astensione degli avvocati dovrebbe essere in corso, eppure non mi sembra che la stampa ed i vari siti web, i mezzi radiotelevisivi ne parlino anche minimamente. E' un chiaro segno del livello bassissimo della pubblica informazione in Italia, dve ci si occupa troppo spesso di cose vane ed inutili, non dell'amministrazione giudiziaria e forense, dove la vita di ciascuno di noi può essere, in tutto o in parte, rovinata: e questa è l'ennesima prova per cui la "democrazia" si rivela soltanto una pura facciata, perché manca ogni reale sostanza (sia nel funzionamento delle istituzioni, sia nella coscienza collettiva) a questa parola, ridotta appunto al solo "flatus vocis", neppure ad un concetto e tantomeno ad un'effettiva realtà politica. Il che è ben confermato anche dal modo in cui, col pretesto di una crisi finanziaria del tutto artificiosa e volutamente provocata, si sta creando un nuovo Governo con intenti che, certamente, non avranno nulla di popolare e di democratico: favorire i ricchi ed i potenti, spremere e soffocare i cittadini poveri o con redditi di appena modesto benessere, più fragili perché, pur in grandissima maggioranza, sono di limitata cultura, divisi fra loro, distratti da interessi poco costruttivi e fittizi, eternamente illusi dal personalismo dei "salvatori della Patria", e storditi dalla rozza sofistica e dagli slogans tanto vuoti quanto brutti di un'intera classe politico-dirigente.