Non ci resta che piangere era il titolo di un bellissimo film con Massimo Troisi e Roberto Benigni, un film che non solo divertiva ma lasciava ad ogni scena un pensiero da sviluppare in autonomia, a volte ironico altre melanconico. Non ci resta che piangere è la frase che oggi, dopo la lettura di alcuni articoli e dopo aver guardato pochi spezzoni di tivù, mi è rimasta impressa. Ed i pensieri erano gli stessi rimastimi dal film. Siamo alle solite, il piatto è servito e l'opinione pubblica già viene imboccata a piene mani. Melania, come veniva chiamata Carmela Rea, e suo marito si preparino perché la loro vita privata verrà girata e rigirata più volte come fatto in diverse occasioni negli ultimi anni. Ho inserito anche la madre uccisa perché è indubbio che quanto da lei fatto in vita non dovrebbe essere giudicato da nessuno neppure in morte. Insomma, come si dice spesso, non sono fatti nostri. Ma dato che gli inquirenti di Ascoli e Teramo non paiono essere taciturni, come quelli di Bergamo ad esempio, preparatevi allo scempio perché i programmi televisivi presto aggiungeranno una poltrona per ognuno di voi, in stile prettamente voyeuristico, posizionata dietro la scatola di vetro in cui ultimamente vegetano gli opinionisti del nuovo millennio.
E pensare che oggi ho ammirato l'articolo di Nino Cirillo. E se lo dico io che è da ammirare, viste le critiche che gli ho portato quando non lo era, c'è da credermi perché da un paio di giorni è davvero un giornalista nuovo, un giornalista che scrive in modo bellissimo, lineare, chiaro e senza alcun pregiudizio. Un giornalista conciso che non divaga ed informa pienamente i lettori di quanto s'è scoperto ad Ascoli. Ma per uno da ammirare dieci sono da ripudiare. Ancora una volta ho letto ed ascoltato di tutto, anche le cose meno logiche spacciate per ipotesi plausibili e per piste da seguire. Si è ripuntato il dito sul movente passionale e su un appuntamento al monumento ai caduti. Ed il motivo, a loro dire, è chiaro e capibile. Melania non ha attraversato il prato per arrivare alla lapide, prato che le avrebbe fatto risparmiare un centinaio di metri, ma ha imboccato la strada asfaltata. Inoltre, sempre a loro dire, il luogo si prestava ad appuntamenti e la scheda ritrovata, di cui il marito non era a conoscenza, poteva essere usata dalla donna proprio a questo scopo. A parer mio chi scrive sui giornali, o dice queste assurdità in video, paragona la propria vita, probabilmente fedifraga, a quella delle persone uccise.
Non c'è altra spiegazione perché è assurdo pensare che una donna, e non parlo solo di Carmela Rea, mentre è con figlia e marito si allontani per incontrare un altro incurante di tutto e di tutti. Per essere precisi, e parlare nello specifico, serve di sapere per quale motivo erano in quel parco attorno alle 14.30 del pomeriggio. Da quanto si è saputo, si spera in verità, la famiglia era stata invitata ad una festa, che sarebbe iniziata verso le prime ore della serata, ed aveva deciso di anticipare l'uscita, nonostante non facesse caldo, per far giocare all'aperto la figlia. E qui si capirebbe il motivo per cui Carmela, vestita con pantaloni bianchi, sapendo di dover andare in casa d'altri non abbia voluto rischiare di sporcarli passando su un terreno dove l'erba non era completamente rasata. Perciò, data la certa improponibilità del fatto che qualcuno fosse a conoscenza di questa gita, in quanto decisa nell'immediatezza, come si può credere avesse un appuntamento in quella zona? Ed io mi chiedo quale incontrollabile impulso faccia pensare a certi opinionisti, e quel che è peggio non è il pensiero ma è l'esternarlo e lo scriverlo, che la donna dovesse incontrare qualcuno accanto al monumento? Non è un passaggio logico e per questo dovrebbe essere escluso anche dalle indagini. Quindi senza appuntamento, a meno di non ipotizzare un uomo in attesa all'esterno di casa sua, un uomo che li abbia seguiti una volta usciti (il che parrebbe inverosimile), non c'è movente passionale.
Ma questa è la pista, ci dicono sempre i cronisti, seguita dagli inquirenti. E se ieri le persone da controllare perché sospettate erano tre, oggi sono cinque e chissà quante saranno domani e nei giorni a seguire. Fra l'altro si è tornati a parlare di donne assassine, donne coinvolte dal marito di Melania o che lo hanno loro stesse coinvolto. E da questo si è capito quanto anche l'uomo sia monitorato ad ampio raggio e non venga escluso a priori dalle indagini anche se pare improbabile una sua azione omicida. Insomma è stato creato un'intreccio che, se seguito dai procuratori, porterà diritti nel labirinto senza uscite dell'inconcludenza. Come è possibile pensare che una lei abbia ucciso Melania quando statisticamente non vi sono riscontri di efferati omicidi femminili compiuti con un coltello a serramanico, arma con lama particolare e difficile da maneggiare che una donna non acquisterebbe mai. Com'è possibile pensare ad un omicidio passionale dopo essere venuti a sapere che sulle pareti del Chiosco della Pineta, a cinque metri dal corpo privo di vita, vi sono un centinaio di coltellate. Un amante ferito sfoga la sua rabbia, a volte fino allo sfinimento, sulla donna che quando uccide odia, non su un muro di legno. La serie interminabile di colpi sferrati al chiosco sembra quasi un voler trovare il coraggio, un voler trovare la forza, che fortunatamente non tutti hanno, per colpire chi è di fronte inerme perché probabilmente ancora stordito. Non pare un segno passionale ma un segno di nervosismo dell'assassino.
Pertanto, nonostante la mente umana se malata faccia anche altro, ipotizzare una qualsiasi scena del crimine ora è alquanto prematuro per chi, come noi, non ha in mano nessun dato realmente verificato. Nonostante questo sono sicuro che se non si trovasse il colpevole nel giro di pochissimi giorni, giovedì gli inquirenti dovrebbero entrare in possesso del dna estrapolato dai vestiti di Melania e dall'orecchino ritrovato sul luogo dove si presume sia stato commesso il delitto, i media troverebbero ugualmente il modo, tramite opinionisti alquanto menefreghisti e giornalisti dediti a modificare i fatti di cronaca in gossip, di rendere pubblico ed ingigantire ogni minimo particolare così da far sembrare inestricabile qualsiasi pista ed incredibile ogni prossima probabile soluzione. E questo anche se in realtà pure loro non conoscano davvero nulla di nulla.
Nessuno infatti realmente sa se la donna è stata caricata davanti al monumento perché i cani, dopo essersi inizialmente fermati in quel piazzale, sembra siano ripartiti arrivando quasi al paese sottostante. Addirittura c'è chi dice di aver visto in quella strada, verso le 15.30, una ragazza che correva inseguita da un uomo. Non sappiamo neppure se il bisogno fisiologico che l'aveva fatta allontanare fosse talmente impellente da farla entrare in un viottolo nascosto alla vista per liberarsi. E non sapendolo non possiamo neppure dire se il colpo alla tempia, che potrebbe averla tramortita, le sia stato inferto in un momento del genere, mentre aveva i pantaloni e le mutandine abbassate. Eppure, fondamentalmente anche se a dieci chilometri di distanza, è stata ritrovata in quella situazione, con pantaloni e mutandine abbassate.
Quindi è certo che sono molte di più le cose che non sappiamo rispetto a quelle che sappiamo. E non è detto che quanto crediamo di sapere sia reale. Perciò sarebbe meglio che i giornalisti al momento si limitassero a fare informazione in attesa degli eventi. Chiaramente col passare del tempo, o nell'evidenza di indagini inverosimili, il giornalista serio deve intervenire ed i programmi televisivi devono indagare per capire i motivi di quanto sta avvenendo. Ciò rientra nella logica delle cose. Quel che nella logica non rientra è l'ipotizzare a caso e solo per visibilità personale, è il convincere il telespettatore che la tale persona non la racconta giusta.
Fortunatamente ancora nessuno è entrato nel registro degli indagati, e se è come la penso io nessuno di quelli al momento coinvolti vi entrerà mai. Tranquilli non sono un veggente, è solo una mia opinione personale.
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Non c'è altra spiegazione perché è assurdo pensare che una donna, e non parlo solo di Carmela Rea, mentre è con figlia e marito si allontani per incontrare un altro incurante di tutto e di tutti. Per essere precisi, e parlare nello specifico, serve di sapere per quale motivo erano in quel parco attorno alle 14.30 del pomeriggio. Da quanto si è saputo, si spera in verità, la famiglia era stata invitata ad una festa, che sarebbe iniziata verso le prime ore della serata, ed aveva deciso di anticipare l'uscita, nonostante non facesse caldo, per far giocare all'aperto la figlia. E qui si capirebbe il motivo per cui Carmela, vestita con pantaloni bianchi, sapendo di dover andare in casa d'altri non abbia voluto rischiare di sporcarli passando su un terreno dove l'erba non era completamente rasata. Perciò, data la certa improponibilità del fatto che qualcuno fosse a conoscenza di questa gita, in quanto decisa nell'immediatezza, come si può credere avesse un appuntamento in quella zona? Ed io mi chiedo quale incontrollabile impulso faccia pensare a certi opinionisti, e quel che è peggio non è il pensiero ma è l'esternarlo e lo scriverlo, che la donna dovesse incontrare qualcuno accanto al monumento? Non è un passaggio logico e per questo dovrebbe essere escluso anche dalle indagini. Quindi senza appuntamento, a meno di non ipotizzare un uomo in attesa all'esterno di casa sua, un uomo che li abbia seguiti una volta usciti (il che parrebbe inverosimile), non c'è movente passionale.
Ma questa è la pista, ci dicono sempre i cronisti, seguita dagli inquirenti. E se ieri le persone da controllare perché sospettate erano tre, oggi sono cinque e chissà quante saranno domani e nei giorni a seguire. Fra l'altro si è tornati a parlare di donne assassine, donne coinvolte dal marito di Melania o che lo hanno loro stesse coinvolto. E da questo si è capito quanto anche l'uomo sia monitorato ad ampio raggio e non venga escluso a priori dalle indagini anche se pare improbabile una sua azione omicida. Insomma è stato creato un'intreccio che, se seguito dai procuratori, porterà diritti nel labirinto senza uscite dell'inconcludenza. Come è possibile pensare che una lei abbia ucciso Melania quando statisticamente non vi sono riscontri di efferati omicidi femminili compiuti con un coltello a serramanico, arma con lama particolare e difficile da maneggiare che una donna non acquisterebbe mai. Com'è possibile pensare ad un omicidio passionale dopo essere venuti a sapere che sulle pareti del Chiosco della Pineta, a cinque metri dal corpo privo di vita, vi sono un centinaio di coltellate. Un amante ferito sfoga la sua rabbia, a volte fino allo sfinimento, sulla donna che quando uccide odia, non su un muro di legno. La serie interminabile di colpi sferrati al chiosco sembra quasi un voler trovare il coraggio, un voler trovare la forza, che fortunatamente non tutti hanno, per colpire chi è di fronte inerme perché probabilmente ancora stordito. Non pare un segno passionale ma un segno di nervosismo dell'assassino.
Pertanto, nonostante la mente umana se malata faccia anche altro, ipotizzare una qualsiasi scena del crimine ora è alquanto prematuro per chi, come noi, non ha in mano nessun dato realmente verificato. Nonostante questo sono sicuro che se non si trovasse il colpevole nel giro di pochissimi giorni, giovedì gli inquirenti dovrebbero entrare in possesso del dna estrapolato dai vestiti di Melania e dall'orecchino ritrovato sul luogo dove si presume sia stato commesso il delitto, i media troverebbero ugualmente il modo, tramite opinionisti alquanto menefreghisti e giornalisti dediti a modificare i fatti di cronaca in gossip, di rendere pubblico ed ingigantire ogni minimo particolare così da far sembrare inestricabile qualsiasi pista ed incredibile ogni prossima probabile soluzione. E questo anche se in realtà pure loro non conoscano davvero nulla di nulla.
Nessuno infatti realmente sa se la donna è stata caricata davanti al monumento perché i cani, dopo essersi inizialmente fermati in quel piazzale, sembra siano ripartiti arrivando quasi al paese sottostante. Addirittura c'è chi dice di aver visto in quella strada, verso le 15.30, una ragazza che correva inseguita da un uomo. Non sappiamo neppure se il bisogno fisiologico che l'aveva fatta allontanare fosse talmente impellente da farla entrare in un viottolo nascosto alla vista per liberarsi. E non sapendolo non possiamo neppure dire se il colpo alla tempia, che potrebbe averla tramortita, le sia stato inferto in un momento del genere, mentre aveva i pantaloni e le mutandine abbassate. Eppure, fondamentalmente anche se a dieci chilometri di distanza, è stata ritrovata in quella situazione, con pantaloni e mutandine abbassate.
Quindi è certo che sono molte di più le cose che non sappiamo rispetto a quelle che sappiamo. E non è detto che quanto crediamo di sapere sia reale. Perciò sarebbe meglio che i giornalisti al momento si limitassero a fare informazione in attesa degli eventi. Chiaramente col passare del tempo, o nell'evidenza di indagini inverosimili, il giornalista serio deve intervenire ed i programmi televisivi devono indagare per capire i motivi di quanto sta avvenendo. Ciò rientra nella logica delle cose. Quel che nella logica non rientra è l'ipotizzare a caso e solo per visibilità personale, è il convincere il telespettatore che la tale persona non la racconta giusta.
Fortunatamente ancora nessuno è entrato nel registro degli indagati, e se è come la penso io nessuno di quelli al momento coinvolti vi entrerà mai. Tranquilli non sono un veggente, è solo una mia opinione personale.
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Carmela Rea. Il marito di Melania confessa... ma è la solita trovata pubblicitaria...
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5 commenti:
Certo caro Massimo che è un fatto serio..la maggior parte degli omicidi che diventano casi mediatici giacciono irrisolti e, paradossalmente, la soluzione giunge dopo decine d'anni...Questo caso( ma anche i recenti altri omicidi di donne) è da prendere sul serio perchè ne va della sicurezza delle donne.
No Iacopina, i media hanno già stabilito che è un delitto passionale e quindi perpetrato in famiglia o, al massimo, nella cerchia di amanti che non è possibile i due, da poco genitori, non avessero. D'altronde quale italiano non ha un paio di amanti (uno sul luogo di lavoro e l'altro nella cerchia di amicizie)?
Vedrai che entro sera, a meno di colpi di scena eclatanti, i media riusciranno a far ricadere la colpa sul marito. Ed anche se non è stato lui presto per una parte di italiani sarà stato lui.
E nessuno più penserà alla sicurezza delle donne e si lasceranno, accanto a pianori ben tenuti, luoghi malsani che fungeranno da ritrovo per balordi e drogati. E non è che solo ad Ascoli sia così, anzi...
Ciao, Massimo.
come non darti ragione Massimo..oggi sul pomeriggio sul 5 ho sentito dire una cosa che dell'inverosimile...la coppia sarebbe stata nel luoghi dell'uccisione una decina di giorni prima,e non casualmente e questo perchè il marito avrebbe potuto giustificare eventuali sue tracce di dna lì presenti
lori
La notizia è vera Lori, ma per leggerla al meglio occorre darla al meglio, nella giusta impostazione e maniera.
Proprio quella notizia è alla base del mio ultimo articolo, l'ho postato venti minuti fa.
Ciao, Massimo
ok aspetterò di leggere il tuo articolo
lori
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