mercoledì 27 aprile 2011

Carmela Rea. "Il marito di Melania confessa"... ma è la solita trovata pubblicitaria pugliese

Siringhe e fazzoletti a venti metri dal Pianoro
Le solite porcherie si stanno dipanando sotto gli occhi degli italiani. A poco a poco certi media stanno gonfiando il caso alla ricerca di un riscontro economico difficile da raggiungere senza la notizia bomba. E' il caso del "Giornale di Puglia" che, da quando il caso Scazzi è fermo ai box in attesa di una revisione al motore, motore che un mese fa rombava meravigliosamente ed ora tartaglia, ha ridotto al limite minimo le visite giornaliere e, non sapendo più come arginare l'emorragia, ha deciso di affidarsi ad un titolo a sensazione. Perciò, basandosi su quanto scritto da Nino Cirillo per i giornali del gruppo Caltagirone, ha creato un articolo "ad oc" vero all'interno ma falso in partenza. Ed è proprio nel titolo, "Il marito di Melania confessa", che sta la falsità. E non è una falsità da poco ma una di quelle che fa schiacciare il tasto sinistro del mouse per entrare nel sito e leggere quanto la giornalista vuole si sappia.

Ma in effetti da sapere non c'è niente perché quanto scritto da Cirillo, ripreso dal quotidiano online pugliese e da altri, non ha riscontri certi in realtà. Così, tanto per fare le pulci ai giornalisti, capita che entrambi, ma anche l'AGI lo fa in una velina delle 12.21, inseriscano gli orari presi dai tabulati della donna. Questi, sempre siano informazioni esatte quelle passate da non si sa chi al cronista, indicano un messaggio arrivatole da un'amica alle 14.40, la cella agganciata è quella di Colle San Marco dove si trovava col marito e la figlia, ed una chiamata fattale dal marito alle 15.20, ed in quest'ultimo orario il cellulare di Melania avrebbe agganciato la cella di Ripe di Civitella e forse già era nello stesso luogo in cui è stata poi trovata morta. Cosa ne deducono tutti? Che nell'alibi di Salvatore Parolisi, il marito, ci sono cinquanta minuti di vuoto, l'AGI nel titolo (forse anche questa Agenzia ha bisogno di pubblicità gratuita) l'aumenta ulteriormente e dichiara un'ora, in quanto il gestore del chiosco avrebbe detto ai carabinieri di aver notato la donna, riconosciuta solo dall'abbigliamento perché a più di cento metri dal suo posto di lavoro, sulle 14.30. 

Eppure io ho visto un'intervista televisiva allo stesso gestore il quale, correggendo l'intervistatrice che puntava a fargli dire quell'orario, asseriva di aver aperto sulle 14.40 e di aver notato la coppia con la bimba successivamente e solo a causa dell'abbigliamento leggero dell'uomo che indossava pantaloni corti e maglietta. Quindi l'ora intera dichiarata dall'AGI, ma anche i cinquanta minuti asseriti da Cirillo, si riducono di molto e diventano, forse, meno di trenta minuti. E se si calcola il tempo necessario per arrivare al bar, che si trova sulla strada principale a circa ottocento metri dal parco giochi, se a questo gli si aggiunge quello che serve per andare in bagno, quello per farsi fare un caffè da asporto, chiestole dal marito alla partenza, quello per tornare indietro, si può capire come una persona possa cominciare a preoccuparsi anche solo una mezz'oretta dopo l'allontanamento. E non è detto che, anziché telefonare subito, inizialmente non sia andato a piedi, con la figlia in braccio, fino alla loro auto per vedere se lì si fosse fermata. Inoltre, se vogliamo essere completamente sinceri, non tutti hanno, in assenza di stimoli che richiamino la mente al pericolo, la stessa reazione. Certo è che se fosse stato a Kabul avrebbe cominciato a preoccuparsi prima.

Ma non è l'unico sospetto gettato sull'uomo di cui i giornalisti in questione non inseriscono i tabulati con la localizzazione del suo cellulare, dati che potrebbero da subito scagionarlo. Uno riguarda i suoi movimenti del giorno dopo, anzi i suoi non movimenti in quanto sarebbe rimasto in casa con la figlia senza andare a cercare la moglie, un altro riguarda il fatto che gli inquirenti, sempre a detta dei giornalisti, lo puntino e gli girino attorno senza dargli tregua, come gli avvoltoi ad esempio. Però la cosa più grave, che ha portato al sospetto e, fra le righe ai pregiudizi, è il racconto fatto dal Parolisi ad un amico nei momenti successivi la scoperta del cadavere della moglie. "Ci sono stato dieci giorni fa insieme a Melania in quel posto e ci abbiamo fatto l'amore mentre la bambina dormiva in auto". Questa la confessione sbandierata nel titolo dal Giornale di Puglia che sarebbe compromettente in quanto potrebbe averla fatta, eventualmente fosse lui l'assassino, per non insospettire chi indaga nel caso in cui si dovesse trovare il suo dna sul luogo del delitto.

Però, ad essere onesti, agli inquirenti la frase è stata riportata dall'amico che aveva ricevuto la confidenza, lui l'ha solo confermata successivamente quando si è reso conto che i procuratori ne erano a conoscenza. Quindi se l'altro non ne avesse parlato, e forse avrebbe dovuto capire che si trattava di una confidenza fatta in un momento particolare di dolore e nostalgia (lì con la moglie l'amore non lo farà sicuramente mai più), non si sarebbe neppure sognato di fare una simile dichiarazione, tanto intima e personale, e nel suo comportamento non ci sarebbe stata alcuna intenzione di difendersi da un qualcosa, trovare tracce del suo dna in quel terreno, che di per sé è quasi impossibile da verificare. A questo punto bisogna constatare quanto sia triste trovare giornalisti che creano la loro fortuna grazie a continue insinuazioni, peggio ancora è chi le riporta per vere in altri giornali online contribuendo ad alimentare la lunga catena che si forma con lo stesso anello, insinuazioni che vengono poi smentite dai fatti ma che restano scritte in calce sulle pagine dei siti internet a disposizione di tutti. Ed infatti oggi le notizie, quelle inserite sui quotidiani che hanno avuto l'accortezza di aspettare, dicono l'opposto di quanto asserito dai venditori di fumo negli ultimi giorni. 

Per cui è risultato che le schede di Melania, quelle che le sarebbero dovute servire per chiamare altri uomini, non sono mai state utilizzate. Come mai è stata utilizzata la linea chat che il Cirillo aveva detto la donna, al pari di tutte le belle donne come lei, usasse "eccome". In ultima analisi la moglie del caporalmaggiore Parolisi non aveva né amanti né storie particolari. Praticamente erano uniti e non c'erano scheletri nascosti nell'armadio. D'altronde se in famiglia nasce qualche screzio la cosa migliore da fare, visto che la legge lo prevede, è separarsi, non uccidere. Solo chi ha problemi mentali, e chi va per anni a portare la pace in zone di guerra difficilmente ne può avere viste le visite specialistiche a cui sono sottoposti i militari prima di partire, ricorre alle armi per sistemare, senza affatto sistemare, situazioni di coppia fallimentari.

Ed ora basta parlare di delitto passionale e far credere sia solo questa la pista seguita dagli inquirenti. Può essere passionale chi uccide con tale ferocia se non ha mai avuto contatti intimi con la vittima, e per intimi intendo anche il solo parlarsi in confidenza? Non è meglio dire che la mente di un carnefice del genere è  malata? Pare lo abbiano capito i carabinieri che al momento stanno verificando in maniera particolare due persone, anche loro presenti il lunedì della scomparsa a Colle San Marco, che durante le ricerche, uno in special modo, hanno avuto comportamenti anomali. Oltre a questo oggi hanno in programma anche l'ascolto di un gruppo di ragazzi, anche loro nei pressi del parco quando i genitori facevano giocare la figlia, e l'intento non celato pare sia quello di scagionare completamente il marito in modo da concentrare tutta l'attenzione su altre strade. 

Strade che si dimostrano impervie visto che a Ripe di Civitella il sangue trovato a terra, sommato a quello rimasto nel corpo di Melania, non è della giusta quantità e pertanto è probabile sia stata uccisa, o ferita gravemente, altrove e che, dove è stata ritrovata, siano state inferte solo le coltellate post mortem. Per questo motivo da ieri squadre di forze dell'ordine controllano, anche con l'aiuto dei cani, il terreno di Colle San Marco e quello delle piazzole poste ai lati della strada che porta in provincia di Teramo dove, è possibile, la donna e l'assassino potrebbero essersi fermati. In tutti i casi, fino a quando non si escluderanno alcune piste inutili e gravose in termine di indagini, il lavoro degli inquirenti ne risentirà e sarà difficile possano impostare la mente, usando l'imparzialità in questi casi necessaria, verso la giusta direzione. 

Inoltre, se i giornalisti continueranno a mettere sul mercato notizie improbabili ma accattivanti, anche la nostra mente faticherà non poco nel trovare un assetto imparziale. Ed il rischio del pregiudizio è sempre lì, dietro la porta... scusate, volevo dire dietro lo schermo.


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2 commenti:

Michele M. ha detto...

La solita storia di basso giornalismo. L' AGI non è nuovaa certi comportamanti, già in passato e sul caso Scazzi li avevo pizzicati a dare notizie false o ricilarne di stravecchie.

Michele M. ha detto...

Hanno copiat da questi tipetti che il 16 ottobre scros avevano tentato la stessa sosrtita con Sabrina Misseri: http://popnews.it/sabrina-misseri-confessa