lunedì 25 aprile 2011

Carmela Rea. Fra le tante insicurezze sulla morte di Melania anche qualche certezza.

Costruzione cadente all'interno del Pianoro
Qualche mese prima del ritrovamento dei resti di Rossella Goffo e della scomparsa di Carmela Rea, da tutti chiamata Melania, il Club Alpino Italiano aveva puntato il dito sul Pianoro di Colle San Marco chiedendo un intervento per renderlo un vero luogo di ritrovo. Il motivo di questa presa di posizione veniva dallo stato di degrado in cui si trova il Colle tanto caro agli ascolani. E non è che il degrado sia appena iniziato perché sono anni che gli abitanti della città, le testate giornalistiche locali e Legambiente, si battono affinché torni ad essere il paradiso di oltre un decennio fa. E se da tempo le sue strutture sono diventate un ritrovo per vandali, per persone poco raccomandabili, c'è da chiedersi il motivo per cui il Comune di Ascoli non abbia preso provvedimenti adeguati. In tutti i casi Melania e la sua famiglia non erano all'interno dei viali che portano all'Eremo, loro s'erano fermati nel parco giochi esterno posto a duecento metri dal monumento ai Caduti della seconda guerra mondiale. Questo non elimina la possibilità che nelle vicinanze, anche solo potenzialmente, vi potessero essere soggetti particolari e violenti.

Oggi, Lunedì 25, il Sindaco di Ascoli, in una Cerimonia che si ripete negli anni, ha deposto una Corona d'Alloro davanti al monumento ai Caduti ed ha parlato agli ascolani assiepati proprio dove si presume Melania sia stata sequestrata il 18 Aprile. Da quel punto al "Bar Ristorante Il Cacciatore", dov'era diretta, vi sono meno di duecento metri, una distanza esigua che in poco più di un minuto la donna avrebbe potuto percorrere. Però nessuno al bar l'ha vista e da quel punto non è possibile essere visti neppure da chi è nel parco sottostante. Ma se avesse incontrato lì il suo assassino, e fosse stata costretta ad andare verso l'entrata del viale che porta all'Eremo, di metri ne avrebbe dovuto fare meno di venti. Ed una volta all'interno una miriade di nascondigli, fra casette abbandonate e quant'altro, l'avrebbero potuta occultare momentaneamente. Ora io mi chiedo il motivo per cui i programmi televisivi abbiano parlato di Colle San Marco quasi fosse una sorta di eden e non abbiano messo al corrente gli spettatori di cosa in realtà sia oggi. 

In situazioni normali poco importerebbe, ma dato che si parla di una donna, madre di una bimba di 18 mesi, sparita da quel luogo e poi uccisa, una certa qual valenza potrebbe averla un'informazione del genere. Ma questo è il meno perché in questi giorni i media hanno cercato di far sì che l'omicidio della donna diventasse un nuovo caso mediatico, e se l'assassino non verrà catturato in tempi brevi vedrete che riusciranno a fare quanto si sono prefissati. Si è parlato di svastiche, di assassini seriali, di siringhe narcotizzanti, di amanti, di depressioni, di morte avvenuta dodici/ventiquattro ore dopo la scomparsa, insomma, chi più ne voleva più ne poteva dire e mettere. Ho persino visto il criminologo Francesco Bruno in un orario incredibile, mancavano quindici minuti alle sette ed ancora non albeggiava, ospite del programma Rai "Uno Mattina" che asseriva vi fossero serie probabilità che un serial killer si aggirasse in zona. E questo perché Carmela Rea e Rossella Goffo, l'altra donna uccisa ad Ascoli i cui resti sono stati gettati a Colle San Marco, si somigliavano. A parer mio tale somiglianza c'è solo se le si guarda in lontananza. Il suddetto criminologo, che da sempre poche di previsioni ne becca, in quei dieci minuti è riuscito anche a dire che i diversi modus operandi in fondo portavano entrambi ad un delitto passionale. Come se strangolare, la Goffo è stata strangolata ed i suoi resti sparpagliati sul colle otto mesi dopo il delitto, ed accoltellare siano la medesima cosa. 

Ma altre sciocchezze mi sarebbe toccato di ascoltare. Nino Cirillo, ospite inatteso a "Pomeriggio sul 2", ha garantito a tutti, le parole sono state "me lo ha detto il procuratore in persona", che una seconda scheda telefonica è stata ritrovata in casa di Melania. Nell'articolo scritto per Il Messaggero, e pubblicato il giorno dopo, ha aggiunto anche un secondo telefonino. E dal modo in cui parlava già si capiva che lui aveva tutto il quadro ben stampato in testa. Io in casa ne ho quattro di carte sim, tre inutilizzabili perché scadute ed una che presto farà la stessa fine, ed ho pure altri due cellulari che non uso da tempo. Nonostante questo vi giuro che non ho un'amante, amante invece inserito, nascosto fra le righe, dallo stesso Cirillo nell'articolo scritto in quel giorno e pubblicato la mattina dopo dal quotidiano per cui ancora lavora. Quindi il giornalista nel suo scritto ha lasciato intendere esista uno spasimante diventato, per chissà quale motivo, assassino. Ma non uno spasimante respinto. Le sue parole: "Ora si stanno analizzando tutte le chat di Melania, perché anche lei, come ogni giovane donna, sulle chat ci stava eccome", unite alla doppia scheda ed al doppio telefonino, erano chiaramente tendenziose.

Ed inoltre quel "eccome" finale non solo ha amplificato un discorso inutile e già pregiudizievole, questo perché le perizie sul computer ancora non ci sono ed il Cirillo non può sapere quanto la donna stesse a chattare, ma, per come la penso io, ha anche gettato fango su una giovane madre, sequestrata e di certo uccisa, facendola pensare quasi una moglie dalla doppia vita. Poi, però, com'è solito fare, ha cambiato rotta in maniera radicale riuscendo ad inserire un'amante anche fra le braccia del marito. Lo ha fatto quando ha parlato del Reggimento in cui l'uomo opera come addestratore di reclute, il Reggimento Piceno, uno dei pochi, quindi non l'unico, in cui si addestrano donne soldato. Ed in quale poligono di tiro il marito di Melania ha portato fino a pochi giorni fa le sue reclute femminili? Proprio a pochi chilometri dal luogo in cui il cadavere della donna è stato trovato. E da qui ad inserire il pensiero di una soldatessa che uccide la moglie dell'amante c'è voluto ben poco. E' bastato parlare del coltello. Non un coltello da cucina ma a serramanico, un'arma tipicamente femminile ha affermato il Cirillo.

Come no? D'altronde quale donna al giorno d'oggi non gira con un coltello a serramanico infilato nella borsetta o agganciato al reggicalze? Anche perché gli uomini ormai sono talmente progrediti che anziché quell'arma bianca preferiscono tenere nel baule dell'auto un bazooka a lunga gittata, oggetto chiaramente più maschile. Insomma il giornalista di cui sopra ha seguito più strade, tanto per non precludersi la possibilità di dire "ve lo avevo detto", adombrando minimi sospetti anche sulla figura del marito che, cito testualmente, "rimane sotto osservazione". La realtà sembra stare in altri e ben diversi termini, come il giornalista Gianni Bernardi, del Corriere Adriatico, giornale controllato dallo stesso gruppo del Messaggero, scriveva sabato e domenica sulla sua testata. Ed anche il Cirillo se n'è accorto perché ha firmato per "Il Messaggero" un articolo, stranamente non pregiudizievole, che riprendeva, con parole diverse ma di stesso significato, quanto rivelato dal collega ascolano ai suoi lettori, lo stesso articolo è stato poi inserito anche nel sito del "Corriere" senza firma in calce.

Quindi ad infierire sulla donna con 35 coltellate, alcune quando già era morta, parrebbe non essere stato un serial killer nazista e neppure una donna soldato. Le probabilità parlano di un uomo alto forse quanto il marito, lo hanno stabilito le ferite nella parte superiore del busto e sul collo. Fra l'altro per la procura di Ascoli vi sarebbero già tre persone da sospettare. Ma la storia non è detto sia come la si dipinge, forse anche troppo facile da decifrare, ed il quadro risulta tutt'ora veramente angosciante. Su una tempia di Melania è stato rinvenuto un vasto ematoma, che alcuni inquirenti presumono derivi da un colpo sferrato con molta violenza servito inizialmente a stordirla, e la siringa, infilata sul petto, ed il laccio emostatico, trovato nei pressi del cadavere, sarebbero stati messi successivamente per alterare la scena del crimine. Quindi la donna sarebbe stata caricata in auto a Colle San Marco verso la metà del pomeriggio, all'incirca sulle 16.30, e portata a dieci chilometri di distanza successivamente. Quel che non si sa è cosa sia capitato nel tempo in cui è rimasta viva in balia del suo aguzzino, se era solo, dato che l'ora della morte sembra sia stata stabilita tra le 18.00 e le 20.00 di quella stessa giornata. 

Di buono c'è che nel tentativo di salvarsi la vita Melania si è difesa disperatamente, quindi si presume che sotto le sue unghie possa trovarsi il dna dell'assassino. Questo è stato appurato sabato quando, sul luogo del ritrovamento, un cane molecolare ha rinvenuto un'enormità di tracce, tracce che hanno permesso di stabilire la dinamica dell'aggressione, ed un orecchino che non si trovava. Resta da chiedersi il motivo per cui sia stata lasciata in una zona abbastanza frequentata, anche se in questi giorni solo i cercatori di funghi vi si inoltrano, in un'area picnic accanto ad un chiosco conosciuto. La risposta può venirci dal fatto che negli ultimi mesi su quei monti erano riapparsi molti lupi, lupi che avevano fatto razzia di pecore. Ma oltre a questi anche i cinghiali potevano far scempio di Melania. Quindi è probabile che l'assassino confidasse nell'aiuto di tali animali per far sparire il corpo. Ed invece, nonostante le 40 ore passate in quel luogo boschivo, nessuna bestia selvatica le si è avvicinata.

O forse no. Forse qualche lupo è passato, l'ha vista ed avvicinandosi l'ha annusata ed a deciso di non toccarla perché desideroso di far arrestare la vera bestia, quella che non uccide per fame ma per motivi sempre abbietti, quella chiamata dagli esseri umani "assassino".


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3 commenti:

nico ha detto...

Che bell'articolo hai scritto Massimo. Che sollievo sentire un uomo giovane difendere la memoria di una donna uccisa, con delicatezza e pieta', senza fare considerazioni sulla sua moralita' che niente ha che vedere con il suo omicidio. Era giovane, bella, moglie e madre, e se anche chattava e se anche di sim ne aveva venticinque cosa diavolo c'entra con quello che é successo? A volte il moralismo strisciante di certi giornalisti (specchio di quello che abbiamo intorno) é davvero rivoltante. Quasi fosse colpa sufficiente l'essere bella. Mi spingo molto oltre, e dico che se anche Melania avesse avuto un amante anzi due, é vigliacco mettere l'accento su questo, come a dire se l'é cercata. Bravo Massimo, questo vuol dire volare controvento. Come al solito cerchi anche dove altri non guardano, e ti poni domande a 360 gradi. E come al solito nei tuoi articoli si toccano con mano il rispetto per le vittime e la rabbia per i carnefici. E un grande rispetto per la donna, qualunque donna.
p.s.
piccolo aggancio, mi fido molto dell'abilita' dei cani molecolari, che in questo caso sono stati preziosi. E mi viene in mente che Yara da Mapello ci dev'essere passata..

sara ha detto...

che fastidio, che rabbia...
non aggiungo altro, perchè non potrei mai trovare parole migliori delle tue Massimo, e di Nico, che condivido in toto.

Aspettavo e contavo che tu scrivessi di questa vicenda agghiacciante e tristissima (per la bambina.. per il marito.. per ogni donna) e hai ancora una volta superato le mie aspettative-
grazie

a proposito della scena del ritrovamento.. appena ho letto che sul corpo era stata incisa una svastica (o meglio un insieme di segni che ricordano una svastica? mi pare di aver letto) mi è subito venuto in mente Picozzi, che qualche settimana fa, a proposito della povera Yara, diceva che i casi nei quali l'assassino ha inciso il corpo della vittima con l'intento di tracciare scritte o simboli, sono veramente pochi, soprattutto in europa (mi pare: vado a memoria).
ho avuto l'impressione che l'assassino.. beh, avesse visto anche lui Picozzi in tv.. e che intendesse sfidare in qualche modo i media? o depistare, come è stato detto a proposito della siringa vuota.

speriamo che venga fatta giustizia rapidamente per questa persona che non meritava ovviamente niente di quello che ha subito (in caso qualche "benpensante" nutrisse dei dubbi)

PS: a proposito di pregiudizio verso le donne (questa volta "carnefici", anche se a volte si è allo stesso tempo vittime)
ho visto di recente su youtube alcune "storie maledette":
è allucinante notare come sulle condannate donne, gravi spesso un grande pregiudizio circa la loro condotta morale (e questo aggrava la loro condanna!): non sono apparse buone casalinghe, fanciulle pudiche, donne devote al marito (che magari le picchiava da una vita)-

tutti si ricorderanno di queste "scostumate", nessuno si ricorderà dei tribunali che hanno puntato il dito contro un modello di donna non conforme ai loro rassicuranti ideali (ideali sessisti, irrealistici, anacronistici, bigotti!)

lori ha detto...

come non darti ragione Massimo..oggi sul pomeriggio sul 5 ho sentito dire una cosa che dell'inverosimile...la coppia sarebbe stata nel luoghi dell'uccisione una decina di giorni prima,e non casualmente e questo perchè il marito avrebbe potuto giustificare eventuali sue tracce di dna lì presenti
lori