Come volevasi dimostrare. Non appena i giornalisti hanno cominciato a scavare nella notizia, come da me auspicato già il 5 gennaio, le maglie della questura si sono strette ed hanno obbligato i familiari a proclamare il silenzio stampa ed il Sindaco a cacciare dal territorio di Brembate le troupe televisive. Ed in questo modo si sono dimostrati un libro aperto facendo tornare tutti i conti. Fino a quando le televisioni e la carta stampata sono rimaste allineate alle parole degli inquirenti nulla impediva ai giornalisti di calcare il suolo pubblico del paese, di intervistare ogni abitante per sapere quanto avesse visto, di lanciare appelli per far sì che chi aveva notato qualcosa, qualsiasi cosa, parlasse; quando si è passati alla vera fase giornalistica, cioè alla raccolta di notizie compromettenti ma valide e sicure, tutto è cambiato e gli inquirenti hanno sparato gli aculei come fossero un istrice impaurito.
Questo comportamento può portare solo in una direzione e fa credere che la pista intrapresa e data al pubblico dalla trasmissione "Chi l'ha visto?" sia quella giusta. La giustificazione usata per spiegare questo improvviso voltafaccia, le presunte insinuazioni rivolte contro chi lavora per la Lopav Pima, la ditta commissariata dopo l'arresto dei proprietari e che ha in appalto la costruzione dei pavimenti al cantiere del nuovo centro commerciale Mapello, è una vera bufala perché non c'è mai stato in questi giorni chi ha parlato male dei dipendenti dell'azienda tirata in ballo. Chi ha seguito il programma di Rai 3 sa che ogni fotogramma mandato in onda era anticipato dalla parole ipotesi, e d'altronde Fiore De Rienzo è un giornalista professionista (con la P maiuscola), dal cuore più che umano, a cui nessuno può insegnare nulla. Nei suoi interventi, così come nei filmati mandati a completamento delle informazioni, non si è mai parlato di dipendenti mafiosi, anzi non si è proprio parlato dei dipendenti. Perché è chiaro che chi si alza alle cinque di mattina e si spacca la schiena tutto il giorno a fare pavimentazioni non può essere un delinquente, specialmente se ha una famiglia e dei figli da mantenere. Ma è altrettanto chiaro che su 300 persone che lavorano in un cantiere, e non parlo solo di quelli che fanno le pavimentazioni, ce ne possono essere un paio a cui qualche decina di migliaia di euro in più potevano far comodo.
Questo comportamento può portare solo in una direzione e fa credere che la pista intrapresa e data al pubblico dalla trasmissione "Chi l'ha visto?" sia quella giusta. La giustificazione usata per spiegare questo improvviso voltafaccia, le presunte insinuazioni rivolte contro chi lavora per la Lopav Pima, la ditta commissariata dopo l'arresto dei proprietari e che ha in appalto la costruzione dei pavimenti al cantiere del nuovo centro commerciale Mapello, è una vera bufala perché non c'è mai stato in questi giorni chi ha parlato male dei dipendenti dell'azienda tirata in ballo. Chi ha seguito il programma di Rai 3 sa che ogni fotogramma mandato in onda era anticipato dalla parole ipotesi, e d'altronde Fiore De Rienzo è un giornalista professionista (con la P maiuscola), dal cuore più che umano, a cui nessuno può insegnare nulla. Nei suoi interventi, così come nei filmati mandati a completamento delle informazioni, non si è mai parlato di dipendenti mafiosi, anzi non si è proprio parlato dei dipendenti. Perché è chiaro che chi si alza alle cinque di mattina e si spacca la schiena tutto il giorno a fare pavimentazioni non può essere un delinquente, specialmente se ha una famiglia e dei figli da mantenere. Ma è altrettanto chiaro che su 300 persone che lavorano in un cantiere, e non parlo solo di quelli che fanno le pavimentazioni, ce ne possono essere un paio a cui qualche decina di migliaia di euro in più potevano far comodo.
Motivo per cui l'unica spiegazione plausibile per quanto accaduto è data dal fatto ormai quasi certo che ci si è avviciati troppo alla realtà. E forse questo avvicinamento può procurare danni ai Gambirasio e, soprattutto a Yara. Ma non è colpa dei giornalisti se chi indaga lo fa sottotraccia, lasciando però le porte aperte, e se l'unico appello rivolto dal padre avesse gli ultimi passaggi interpretabili in un unico modo. Non può essere considerato un appello ai rapitori il dire "la gente ci conosce bene, non abbiamo mai fatto o voluto il male di nessuno, ci siamo sempre dimostrati come una famiglia aperta, trasparente e disponibile verso gli altri e non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara", perché un appello non è. E' un giustificare qualche azione fatta in buonafede nel passato che potrebbe aver portato alla tragedia attuale.
Quindi i giornalisti cosa avrebbero dovuto fare, gli struzzi? Se il questore li avesse avvicinati uno alla volta spiegando loro la situazione forse non si sarebbe arrivati ad una rottura del genere. L'aspetto mediatico nei casi come quello trattato è importante per sensibilizzare ed aiutare l'evolversi delle indagini. Qui ancora, e speriamo non lo si faccia mai, non si è arrivati alla demenza televisiva usata in alcune fasi del caso di Avetrana dopo il ritrovamento e gli arresti. E comunque si potevano allontanare solo quei giornalisti che a parere degli inquirenti avevano esagerato con le parole o con le supposizioni infondate. Ed alcuni ci sono stati sicuramente.
Ma tant'è che ormai il dado è tratto. D'ora in avanti, però, chi indaga dovrà dimostrare sul campo di averne le capacità. Basta quindi con gli appelli e con le interviste improntate all'ottimismo.
Il buio sta calando su Brembate, solo una piccola candela è rimasta a vegliare ed a ricordare ai magistrati che l'Italia è in attesa. Tutto ora è calmo e nessuno andrà a disturbare, e se questo dovesse significare il rivedere Yara viva si potrebbe anche rifare in altre occasioni. Ormai quella bimba non è più solo figlia di sua madre e suo padre, è anche figlia nostra che trepidiamo in attesa del suo ritorno.
Speriamo che la questura sia in grado di riaccendere i fari delle telecamere, non vorremmo che il buio sceso sul paese coprisse questa storia in eterno.
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Quindi i giornalisti cosa avrebbero dovuto fare, gli struzzi? Se il questore li avesse avvicinati uno alla volta spiegando loro la situazione forse non si sarebbe arrivati ad una rottura del genere. L'aspetto mediatico nei casi come quello trattato è importante per sensibilizzare ed aiutare l'evolversi delle indagini. Qui ancora, e speriamo non lo si faccia mai, non si è arrivati alla demenza televisiva usata in alcune fasi del caso di Avetrana dopo il ritrovamento e gli arresti. E comunque si potevano allontanare solo quei giornalisti che a parere degli inquirenti avevano esagerato con le parole o con le supposizioni infondate. Ed alcuni ci sono stati sicuramente.
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