Mary Patrizio |
L'arrivo di un figlio è l'evento d'eccellenza per la donna. Chi sa di aspettarne uno cambia la forma del viso e addolcisce il sorriso. Nei primi mesi la mente avrà mille dubbi e insicurezze, mille paure. Troppo alta è la percentuale di aborto al primo parto per restar calmi ed attendere di essere fuori dalla zona pericolo senza tensioni. Però con lo scorrere del tempo ci si tranquillizza; ed allora si pensa al corredo per il novello erede, ai biberon, alla carrozzina, e si passano le giornate nei negozi specializzati. Si parla con la madre e con le amiche esternando le preoccupazioni, le gioie, e si aspettano i dolori al basso ventre con ansia e timore.
Nascerà quel piccolo scricciolo e, se prima era coccolato dagli abituali rumori all'interno della pancia, una volta fuori, dopo lo shock iniziale, passerà la prima mezzora sul ventre materno; un modo naturale per stuzzicare il seno, predisporlo alla creazione del latte e far conoscere al neonato l'odore della pelle di chi l'ha generato. Da qui inizierà il percorso che permetterà alla donna di sentirsi madre, percorso che terminerà quando rimarranno soli uno accanto all'altra ed il piccino avrà bisogno di cure ed attenzioni. Sarà in quel momento, sentendo la responsabilità che da quel compito deriva, che avverrà la metamorfosi. La neo mamma a quel punto si troverà di fronte ad un bivio a due strade: "O essere forte e sentirsi capace di far crescere il neonato o credersi inadeguata per un compito così gravoso".
Una parte fondamentale per indirizzare la scelta verso la forza l'ha l'allattamento al seno. L'abbondanza di latte sarà inteso dalla donna come una sorta di aiuto che renderà meno gravoso il cammino futuro. Al contrario la scarsità picchierà sui fragili mattoni dell'autostima che, rompendosi, formeranno un iniziale ulteriore ostacolo fra il bimbo e la madre. Questi primi giorni saranno cruciali perché agli stati euforici si alterneranno momenti di sconforto che potrebbero sfociare in una prima, anche se ancora flebile, depressione. Sarà in quei frangenti che il marito dovrà dimostrare tutto il suo amore ed essere presente, attivo e tollerante.
Il periodo successivo al parto sarà spossante per la mamma che non crederà d'essere malata e penserà ad una stanchezza passeggera dovuta alla perdita di liquidi; tutti le diranno che è normale sia così e questo la tranquillizzerà. Col passare del tempo, con lo scemare delle visite di parenti ed amici, si ritroverà sola con il suo piccolo che non le darà mai tregua e, chiedendo continue attenzioni, attirerà e farà sua, annullandola, la vita di chi lo ha messo al mondo.
Le statistiche ci dicono che il 10% di queste madri continuerà a subire la stanchezza e nel breve periodo modificherà il suo essere tanto da restare inerte ed insensibile nei confronti del bimbo e del mondo in generale. Se queste donne restassero sole per troppo tempo, a contatto con la nuova vita che ad un certo punto riterranno essere la causa di tutti i loro problemi, un corpo estraneo dai lunghi pianti e dai mille capricci, potrebbero avere un tracollo mentale ed arrivare a comportamenti deliranti e inconsulti.
Dieci madri su cento a rischio di depressione post partum significa che ogni anno in Italia 55.000 donne soffrono questa condizione. Condizione che ha lunghi spazi di pianto e sconforto e brevi attimi di lucidità. E' in quei pochi attimi che la donna deve essere capace di capire e chiedere aiuto. Ed è quello il momento in cui l'uomo non deve sottovalutare il problema e cercare di agevolare ed aiutare la moglie. Troppe madri hanno ucciso i loro neonati addossandosi colpe che in realtà, analizzando le richieste di aiuto rimaste inascoltate dalla famiglia e dai mariti in particolare, non erano tali.
Diversi specialisti ci dicono che tante donne incinta hanno un rigetto dal quinto al nono mese di gravidanza a causa del corpo che si modifica e le rende diverse da come erano. Pertanto il pensiero di eliminare chi le ha ridotte in quello stato nasce nel subconscio prima ancora del parto. A me, data in pasto al pubblico in questi termini, sembra un minimizzare il problema reale ed un estraniare l'uomo da colpevolezze e complicità che nascono quando lascia che la donna risolva da sola quanto non è risolvibile senza aiuto. La complessità della malattia chiamata depressione, che ancora oggi viene curata con psicofarmaci e sedute psicanalitiche, rende la madre una sorta di larva, un vegetale senza pensieri che lascia scorrere il tempo nell'attesa del nulla. Chi la deve curare a volte non comprende il vero dramma ed agisce in base a protocolli sanitari che non necessariamente si adeguano allo stesso modo a persone diverse. Ed allora cosa fare per arginare una malattia quasi inarginabile? Eccovi alcuni consigli.
Premetto che non sono uno psicologo e non parlo di ciò che è scritto sui libri. Parlo per esperienze vissute personalmente che mi hanno portato a capire quanto sia impermeabile la mente del depresso, mente che se anche ascolta non recepisce e tende ad estraniarsi dal contesto che la circonda.
Il modo migliore per curare la depressione è prevenirla. Gli esempi che porto possono sembrare banali a chi non ha mai sofferto una crisi depressiva, ma vi prego di farvi aiutare se questi sintomi si dovessero presentare perché snobbarli significherebbe aprire la prima porta alla malattia.
Come accorgersi che la crisi è dietro l'angolo? Il sintomi più evidenti si hanno in autunno e in inverno, col modificarsi delle condizioni ambientali. Quando il cielo cambia colore, quando il grigio delle nubi gonfie di pioggia subentra all'azzurro che lascia filtrare il tepore del sole, la donna che rischia di entrare nel tunnel ha uno sbalzo d'umore quasi che la perturbazione in arrivo agisse nel suo inconscio costringendolo ad assumere lo stesso suo tono di luce. E' in quel momento che la depressione alza la cresta e costringe il pensiero in strade tristi e solitarie. Fino a quando il tempo resterà incerto non ci sarà la voglia di parlare, di rispondere a nessuna domanda, e se un problema prima appariva risolvibile con l'arrivo della pioggia sembrerà senza soluzione. Questo è il sintomo che, se una neo mamma si accorge di avere, deve portare ad una richiesta d'aiuto. Non è indispensabile lo psicologo, bastano un paio di familiari in appoggio (che aiutino col bambino) ed un marito presente.
Altri sintomi rilevanti sono: "La stanchezza che si protrae per troppo tempo, l'abbassamento del livello di autostima, l'insofferenza all'ascolto, il senso di persecuzione, l'emicrania da pianto neonatale, la sensazione di avere un partner distante, di avere un compagno e una famiglia che non ci comprende, di non essere capiti da nessuno, la tristezza che porta a pianti periodici immotivati". E' chiaro che uno solo di questi non certifica la presenza della depressione. Due, al contrario, possono portare sulla via senza ritorno e quindi, prima che si presentino il terzo e il quarto e via di seguito, è aupicabile che la madre porti a conoscenza del suo malessere chi le vive accanto.
Mi raccomando, non sottovalutate mai ciò che la psiche vi dice attraverso il comportamento del vostro corpo, vi ritrovereste ad avere tutti i sintomi sopradescritti in pochissimo tempo e potreste accorgervi che l'unico colore per voi visibile è il nero. Tante mamme hanno ucciso il figlio che amavano alla follia, con la complicità del marito assente, a causa di questa malattia non ancora ben esplorata dalla scienza medica. Non lasciate che un morbo faccia di voi ciò che vuole, anche farvi diventare un'assassina, e soprattutto evitate di pensare di esserne immuni. Per capire meglio a cosa si possa andare incontro cliccate sui link e guardate la video-intervista di Franca Leosini a Mary Patrizio.
Storie maledette, Mary Patrizio 1a parte.
Storie maledette, Mary Patrizio 2a parte.
Storie maledette, Mary Patrizio 3a parte.
Storie maledette, Mary Patrizio 4a parte.
Storie maledette, Mary Patrizio 5a parte.
Storie maledette, Mary Patrizio 6a parte.
Storie maledette, Mary Patrizio ultima parte.
1 commento:
Caro Massimo, è davvero fortunata la donna che ti sta accanto (mi spiace che la prima esperienza sia andata male, ma forse "dopo" si fa tesoro e si matura ...). Sono sicura che per lei sei un partner affidabile e sensibile come senz'altro sei padre attento per i tuoi figlioli.
Hai descritto le emozioni e le sensazioni di una donna in gravidanza e neo madre come se tu fossi una donna, e non è da tutti i maschietti ..., magari loro potessero capire anche solo per un giorno (o una notte) ciò che una madre prova tra allattamenti, biberon, pannolini, bagnetti e ... pianti incomprensibili ...
Mia figlia è ormai grande ma quei primi tempi non li scorderò mai ... quanta solitudine, quanto senso di impotenza, quanta paura di non farcela ... per fortuna c'era mia madre.
Indubbiamente nei tempi passati le donne erano più forti, dovevano contare sulle proprie forze, fare figli era la cosa più naturale del mondo, le generazioni del "benessere" economico sono viziate, fragili, lagnose, non tollerano dolori e fatiche, si stressano con poco ... ma ... chi ci ha preparate psicologicamente ad un evento così straordinario come generare una creatura? Servono a qualcosa i corsi pre-partum? Per come sono impostati mi pare servono a poco. Ricordo che io ho rotto le scatole e ho esasperato la pazienza delle psicologhe ponendo mille domande, ho ricevuto una bassa percentuale di risposte, tanto che ho mollato il corso.
E' duro prepararsi a fare la madre, ma credo che sia ultra-indispensabile informarsi, porsi domande e cercare risposte ad ogni dubbio.
Poi c'è l'imponderabile: la sfiducia in sé stesse, la stanchezza, l'esaperazione di una creatura che magari non aspettavi o non volevi, un marito assente e non collaborativo ... la depressione in agguato!
Depressione che, anche non catastrofica in quei momenti, poi ritorna a cicli nella tua vita, ogni volta che ti senti inadeguata ad un ruolo ...
Depressione che per fortuna ti porta sempre sull'orlo del baratro e ti lascia margine a reagire, a tornare di qualche passo indietro, a confidare per un po' in te stessa ... e allora ti tuffi in progetti e pianifichi il futuro, fin che torna un altro periodo buio ...
ma intanto i figli sono salvi ... ora devi solo salvare la tua vita e la tua esistenza.
Ciao, caro Massimo! Continua a dare sempre il meglio di te e abbracciami la tua compagna di strada!
Mimosa
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