venerdì 22 gennaio 2016

Monello Mare - la casa quasi magica trasformata dalla procura in antro per pedofili. Oggi a Civitavecchia l'incidente probatorio promette scintille e colpi di scena

C'era una volta, e fino a pochissimo tempo fa c'era ancora, una casa quasi magica chiamata Monello Mare. Era una casa fantastica che negli anni aveva regalato una speranza di vita a tante giovani anime perdutesi per strada. Non c'erano fate e non c'erano maghi. La gestivano persone con animo umano, persone professionali e speciali. Non potevano entrarvi tutti ragazzi, c'era una scala di valori da rispettare e chi non vi rientrava restava fuori. Almeno fino a quando qualcuno dall'esterno non decise di forzare la mano e far entrare anche chi non era ben accetto. Comunque, fin quando potè scegliere i suoi abitanti chi venne ammesso a frequentarla iniziò a nutrire la vera voglia di cambiare. Poco ci voleva ad essere colpiti dall'umanità che si respirava al suo interno. Poco ci voleva e facilmente si imparava il significato della parola "donare". Chi seguiva i percorsi consigliati alla fine arrivava all'uscita, alla luce, con mente nuova e con spirito giusto, con quella forza che sempre serve ad affrontare gli ostacoli del "mondo fuori", quel mondo che poco o nulla ti aiuta - se chiedi aiuto - e per non soccombere ti obbliga a combattere gli altri e molto spesso, purtroppo, anche te stesso. Era una casa fantastica e per viverla in armonia bastava seguire le sue buone regole.

Si badi bene che questa non è una favola... è una storia vera. Oddio, purtroppo era vera. Lo è stata sino al 13 maggio 2015. Da quella data la casa famiglia modello e stupenda non esiste più. Qualcuno ha voluto che si spegnesse e ad oggi non emana alcuna magia. Di lei restano solo muri e giardini tristi. Chi l'ha spenta? Essenzialmente una giustizia malata che indagando dalla poltrona, invece di informarsi al meglio, si è adeguata alle accuse di chi ancora oggi odia l'armonia che l'amore sprigiona. L'ha spenta chi acriticamente ha accettato di ascoltare le due ragazze che quasi un anno prima quella casa aveva allontanato da sé. Due ragazze non capaci di amalgamarsi alle sue regole. Due ragazze che nonostante tutto preferivano vivere dall'altro lato del bordo, quindi non adatte a restare con chi si era reso conto di non avere armi con cui poterle aiutare.

Oggi al tribunale di Civitavecchia si terrà l'incidente probatorio e si deciderà se imbastire o meno un processo... presto tutto sarà chiaro, anche se già è facile capire che chi ha indagato ha accettato accuse senza ragionare con logica e senza verificare nulla di veramente importante. Con quattro parole bestemmiate contro chi odiavano, con un filmato cruento ma spiegabilissimo, due ragazze hanno fornito un fiammifero a chi ha acceso la miccia che in poche ore ha fatto esplodere e rovinato la vita reale di tante persone speciali e di tanti ragazzi che in quella casa si sentivano sicuri e amati.

Una perquisizione, che ha portato al sequestro di una sola scatola contenente una medicina scaduta, è bastata a far usare la mannaia a chi col potere in mano comanda sulla vita altrui e può decidere se toglierti il respiro o lasciarti vivere. E' bastata per decidere di chiudere un cerchio investigativo che neppure somiglia a una elissi. Nessun procuratore prima di arrestare ha pensato di chiedere delucidazioni ai ragazzi che al Monello Mare avevano soggiornato negli anni, nessun procuratore ha fatto caso alle palesi bugie e mancanze accusatorie. Piuttosto che cercare vere prove si è preferito carcerare un uomo speciale e rovinare una realtà stupenda. Così un solo giornalista e un solo articolo di giornale, ripreso dai vari media nazionali, è bastato a trasformare cinque persone oneste in un pedofilo manesco attorniato da quattro malfattori violenti. La notizia era ghiotta. Vuoi non sputtanare il dottor Fabio Tofi, responsabile della struttura, che per anni è stato giudice minorile onorario in quel di Roma? Un giudice minorile pedofilo alza l'ascolto e forse anche per questo il dottor Tofi è stato spedito in galera da chi non gli ha dato alcuna possibilità di difesa.

Poi, come accade sempre in Italia, poco ci è voluto a inchiodarlo al crocifisso dei media e ad esporlo al pubblico ludibrio. Grazie al suo arresto, pubblicizzato da quei giornalettari che scodinzolano nei corridoi della procura e vivono nelle cucce sistemate accanto agli uffici dei procuratori, si è alzata anche la voce dei popolani che pochi atti leggono e molto sparlano. Quattro parole senza riscontro, ma scritte sui giornali, sono bastate a creare un colpevole acclarato. Perché la fiducia popolare mai manca a chi detiene il potere. Così i soliti ignoti della pubblica opinione hanno dato sfogo alle loro frustrazioni trasformandosi in inquisitori. Così la loro ira inquisitrice, quella che inconsciamente li pervade da secoli, la stessa covata dai loro avi che un tempo si fermavano ad urlare festanti sotto i roghi in cui i signorotti facevano bruciare le streghe, ha sparso veleno e fango. Senza celebrare alcun processo, senza neppure un atto in mano, si è trovato un colpevole e su internet si è cercato di bruciarlo assieme alla sua famiglia e ai suoi collaboratori. Fra i tanti lettori imbufaliti c'era chi per lui chiedeva la galera a vita e chi si accontentava di una castrazione.

Non meravigliano neanche più siffatte persone, stereotipi dell'italiota attuale che vive in uno stato che di magico non ha nulla, che si dice democratico ma ha un governo che non interviene quando la sua istituzione giustizia opera in maniera pressapochista, personalizzata e mediatica. Uno stato che ha dimenticato la presunzione di innocenza. Uno stato in cui prima si arresta e si sbatte sui giornali un volto e solo dopo si indaga uniteralmente... perché così si indaga. Il guaio accade quando, non trovando nulla di rilevante, chi accusa preferisce insistere anziché far marcia indietro. Per troppi non vale più la regola primaria, quella che imponeva all'indagante di trovar prove prima di arrestare e rovinare persone e famiglie. Nel nostro stato democratico le prove sono diventate aleatorie. Ora per chi accusa si chiamano indizi concordanti (anche se di concordante non hanno nulla), tanto ai giudici bastano e avanzano se li porta chi ha frequentato la loro stessa scuola e i loro stessi colleghi. Da noi se un imputato vuole davvero convincere una giuria della propria innocenza, oltre a una buona disponibilità di denaro deve avere un bravo difensore con bravi collaboratori capaci di trovare molte prove a discolpa... perché per scagionare il proprio assistito alla difesa non basta portare al giudice indizi concordanti.

In ogni caso oggi ci sarà un'udienza decisiva. Siamo alla resa dei conti e dispiace sentirsi dire che Monello Mare non si riaccenderà più anche venisse provata l'innocenza, anche se Fabio Tofi e i suoi collaboratori fossero scagionati da ogni accusa.

A dire il vero non so se Fabio Tofi una volta scagionato da tutte le accuse infamanti deciderà di cambiare il suo modo di essere, se davvero rinuncerà ad aiutare i ragazzi, se lascierà che la sua casa, il Monello Mare, smetta di brillare. Non so se invece asseconderà la sua natura e riaccenderà le luci di una struttura che fino a un anno fa per tanti ragazzi era quasi magica. Quella di chiudere sarebbe comunque una decisione capibile, perché enorme e incancellabile è il danno psicologico patito da chi finisce in carcere a causa di un'indagine che neppure deve nascere. Da chi oltre a perdere parte della sua vita perde anche la fiducia nel prossimo. Chi subisce accuse infamanti, anche se scagionato perde la voglia di rischiare. Troppo difficile gestire psicologicamente l'arroganza del potere una seconda volta. Cosa accadrebbe a Fabio Tofi se un domani qualche altra ragazza particolare decidesse di mentire e per vendicarsi lo accusasse di essere un pedofilo violento?



7 commenti:

Luca Cheli ha detto...

Potremmo dire che tutta la giustizia è paese...
Troppe crepe in un sistema malato di cui si denunciano le storture in continuazione e che continua a proseguire imperterrito sulla stessa strada e con gli stessi mezzi.
Uno di questi mezzi è la carcerazione preventiva, istituto che andrebbe totalmente riformato, e per dirla tutta pesantemente limitato.

Ma tant'è, chi ci ascolta?

Anonimo ha detto...

Per carità, la storia è intensa e drammatica però, quando ho letto parole come "Civitavecchia", "Mare" per un attimo ho sperato che finalmente Massimo scrivesse un articolo aggiornato su quello che è il più "fastidioso" caso di cronaca degli ultimi tempi.
Quello del povero "Marco Vannini".
Non mi dilungo in descrizioni del caso perchè sono sicuro che sia Massimo che ogni frequentatore del blog sanno di che sto parlando.
Spererei in un articolo sul caso quanto prima, sono interessato ai pensieri da parte di tutti i frequentatori del blog, per una volta non c'è da cercare un colpevole, ma solo di capire quanto siano colpevoli gli indagati.

Stefano

Anonimo ha detto...

In merito alla Casa FAmiglia ci sono stati arresti e sequestri sulla base di dichiarazioni mentre per il povero Vannini sono ancora tutti liberi....

Anonimo ha detto...

La casa famiglia aveva i controlli a sorpresa dei carabinieri, Procura minorile, _Asl , servizi sociali...giravano 60 tirocinanti educatori....sono tutti complici o c'è qualcosa che non torna?

Dudu' ha detto...

Non ho fatto ricerche approfondite
ma oltre quanto hai scritto Massimo, sembra proprio altro non ci sia, il tutto sarebbe nato da due ragazze problematiche. Ora, trovo giusto venga fatto approfondimento da chi di dovere, ma magari, prima sarebbe-sempre- meglio approfondire chi è il denunciante, prima di creare scredito sul lavoro di chi si prodiga senza scopi di lucro aiutare la società e le istituzioni spesso troppo assenti. Si doveva valutare se queste denunce avevano sussistenza ma nel -pieno riserbo e tutelando tutte le parti -finché non fosse emerso un quadro chiaro della situazione. Un vero e proprio danno in primis a chi ha teso una mano a questa società cinica e malata qual'è la nostra, di conseguenza a tutti quei ragazzi che potevano usufruirne per rimettersi in piedi. Davvero vergognoso come si è agito,propaga solo ulteriori timori in chi, motivato, intendesse essere un supporto per persone che non trovano aiuto nelle ASL -assenti-.
Un risultato davvero amaro. Ti fà solo che onore essertene occupato.
Grazie, Dudù

Dudu' ha detto...

Stefano
La mamma di Marco, le sue grida di dolore sono tremende, credo scuotano ognuno di noi. Lascia annichiliti tanta assenza di soccorso, tanto cinismo, tanto, troppo tutto. I nostri figli li consegnamo ad altri genitori, fiduciosi che li proteggeranno come fossero loro. Qui nasce il grande tradimento. Non ho timori di dire che lì nessuno è innocente, sono tutti colpevoli senza ombra di dubbio. Colpevoli di non aver prestato soccorso. Colpevoli di non avere detto la verità. Colpevoli di non averlo salvato. Colpevoli di avere tradito la fiducia riposta. Colpevoli del cinismo più becero. Colpevoli come un assassino, tutti. Spero vivamente in una pena esemplare, non è ammissibile nessuna giustificazione dopo aver sentito come si accordavano nella saletta d'attesa, solitamente non sono dura, cerco di ascoltare le ragioni degli uni e degli altri, ma qui davvero non trovo appiglio, giustificazione, motivazione valida a supporto dei comportamenti tenuti. Li condanno senza appello. Tutti.
Ti ringrazio per avermi dato occasione di esprimere il mio malessere nei confronti di comportamenti così-umanamente-vergognosi-.

Anonimo ha detto...

Posso assicurare che nella struttura non è mai successo nulla di tutto cio. Fabio ci faceva da padre, ci portava a scuola, ci faceva da mangiare, ci organizzava i compleanni, a volte ci viziava pure. Mi chiedo perché noi ragazzi che siamo stati ospitati nella struttura negli anni non siamo stati chiamati e sentiti?