mercoledì 18 giugno 2014

Yara Gambirasio. Speriamo che Massimo Bossetti sia l'assassino di Yara e che nessuno mai ci dica che è il vero figlio di suo padre Giovanni...



Alla fine della fiera, ieri gli unici a comportarsi in maniera professionale e con vera dignità sono stati i genitori di Yara. Il muratore, nonché padre di famiglia, Massimo Bossetti potrebbe aver ucciso la piccola Gambirasio perché tutto ciò che in 24 ore ci hanno mostrato i media, grazie alla procura, pare portare a lui e non lasciargli scampo. Ma ugualmente la famiglia di Yara non si sbilancia e, in silenzio, attende. Altri avrebbero fatto il diavolo a quattro e cercato la giornalista amica, invece loro preferiscono non infierire e, speranzosi di poter chiudere l'evento crimine e metabolizzare la morte della figlia, aspettare che la Giustizia segua il suo corso. Quella giustizia che poco pare importare a uno o più dei soliti personaggi che gravitano nelle istituzioni. A quei personaggi che in pochi secondi spifferano di tutto e di più e contribuiscono a far assediare, da persone che non hanno nulla di meglio da fare, le caserme. I giornalisti li pagano? Probabilmente sì, ma non c'è nulla di cui meravigliarsi perché l'uomo si vende solo se un altro uomo stabilisce un prezzo e lo compra. E siamo alle solite: la colpa di quanto accade è nostra che abbiamo metabolizzato lo spirito colpevolista dei media (e questo piace), da tempo immemore iniettato via schermo. Per la nostrana informazione, che vive di pubblicità e aiuti statali, nessuno di noi ha un animo sano: il marketing ci vuole tutti onesti e, allo stesso tempo, tutti potenziali assassini. Guai a noi se un domani ci dovessimo trovare in condizioni sfavorevoli, una sola parola storta detta in televisione basterà a rovinarci la vita e ad aizzare i soliti noti che si sentono senza peccato, quelli che girano con le pietre in saccoccia, quelli sempre pronti ad andare di fronte a una caserma (o in una pagina facebook - ora chiusa) per sputare offese ancor prima di avere certezze.

Quelle certezze che ancora non ha neppure il procuratore di Bergamo, dottor Francesco Dettori, visto che alla stampa ha dichiarato: "Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo. Questo anche a tutela dell'indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza". In maniera diversa, non pensando alla presunzione d'innocenza, si è comportato il ministro Alfano che ieri ha chiesto una telecamera per dare in prima assoluta la notizia dell'arresto (quando l'indagato non era ancora arrivato in caserma). E al rimprovero del procuratore oggi ha obiettato dicendo, fra l'altro, che l'opinione pubblica aveva il diritto di sapere e ha saputo... anche per essere assicurata. Quindi, per il ministro Alfano l'assassino di Yara ora è in carcere e sicuramente si chiama Massimo Bossetti. Per quale motivo, dunque, continuare le indagini e portarlo a processo? Il ministro ha rassicurato l'opinione pubblica e garantito a tutti che Bossetti è un assassino. Ragioniamola come lui allora, seguiamolo d'istinto e buttiamo la chiave della cella in cui è rinchiuso il muratore senza chiederci perché quando Silvio Berlusconi era indagato lo stesso ministro Alfano si sgolava in favore della presunzione d'innocenza. Due pesi e due misure in base a convenienze elettorali? Si sale al più presto sul carro del vincitore perché l'opinione pubblica lo guarda e ci si può mostrare in tutto il proprio splendore?

Sarà così, visto che tutti ora cercano di salire su quel carro. Addirittura la prossima settimana il procuratore generale di Brescia, dottor Pierluigi Dell'Osso, parteciperà alla sessione plenaria della rete di giustizia europea e segnalerà, parole sue dette ai giornalisti, ai colleghi europei questo caso come paradigmatico, per qualità e risultato. Ma, mi chiedo, il procuratore ha capito che, se davvero è Massimo Bossetti il colpevole dell'omicidio di Yara, tutti stanno salendo su un carro ben misero che senza l'aiuto dei media, incapaci di criticare chi lavora per la giustizia, viaggerebbe su ruote sgonfie? Segnalare ai colleghi europei Massimo Bossetti quale certo assassino, incastrato grazie alla ricerca eseguita su 18.000 Dna (ricerca che non ha eguali al mondo), significa scoprire il fianco e mostrare, addirittura alla sessione planetaria della giustizia europea, tutte le mancanze investigative italiane che anni di indagini e prelievi hanno contribuito a nascondere. Per capirlo basta ricordarsi che carabinieri e poliziotti inizialmente indagavano per proprio conto seguendo le piste più disparate (una era quella spagnola che portava a un latitante locale). E così continuarono a fare poi, anche quando si riuscì ad isolare il Dna. Forse lo ricorderete: si parlava di orchi paesani, di lupi in branco, di satanisti assetati di sangue, di padri di famiglia e di 'ndranghetisti calabresi. E queste non erano bufale uscite dalla bocca dei giornalisti, perché quando si prelevava il dna agli abitanti di Brembate si supponeva l'esistenza di un orco paesano, quando si prelevava ai ragazzi della discoteca Sabbie Evolution, di un "branco". Inoltre intervenne la squadra speciale anti-sette, quindi si seguivano anche le piste sataniche, e si chiese agli ospedali calabresi se nei giorni successivi al sequestro si fosse presentato un uomo con significative ferite provocate da un morso sui testicoli. E' chiaro quindi che non si scartava neppure un affiliato a una cosca di quella regione. 

Quanto sopra, le tante piste seguite, significa aver messo in campo uno sforzo enorme, sforzo che poteva non essere necessario. Ricorderete che la pubblica opinione sin dall'inizio scelse una pista e su quella proseguì anche dopo l'autopsia della dottoressa Cattaneo. Era la stessa pista che ad alcuni media sembrava più probabile, quella del famoso cantiere di Mapello, quella che teneva conto della polvere di cemento presente nei polmoni di Yara, del taglierino utilizzato per ferirla (un cutter che ogni muratore porta con sé) e di altre sostanze riferibili ai cantieri edili. Noi non siamo investigatori e non abbiamo mai avuto tutte le carte in mano (anzi, spesso ne abbiamo avute di fasulle perché spesso i media non sono affidabili), inoltre noi non dobbiamo indagare. Primo perché non è compito nostro, al massimo possiamo criticare chi indaga a modo suo, secondo perché non ne saremmo capaci. E' chiaro che ora possiamo improvvisarci investigatori e che, ragionando col senno del poi, ci sarà più facile fare accostamenti e conti logici con quanto si era scoperto nel 2011. Infatti dopo la scomparsa di Yara apparve abbastanza probabile, o perlomeno doveva essere ipotizzabile per buone ragioni, che per il crimine si fosse utilizzato un furgone bianco. Come fu subito chiaro che gli indizi portavano a un operaio edile (indizi confermati anche dalla dottoressa Cattaneo dopo l'autopsia). Inoltre da subito fu anche chiaro che le tracce, sia quelle seguite dai cani molecolari che le telefoniche, portavano a Mapello. Per di più, era assodato che l'assassino non potesse essere arrivato a Brembate di Sopra per un caso fortuito (o era andato di proposito per rapire la ragazzina, oppure per Brembate ci passava spesso). Per cui, avendo in mano questi indizi, cosa si sarebbe dovuto fare per arrivare al Bossetti senza sprecare 18.000 analisi del Dna e quattro anni di lavoro? Bastava cercare un muratore che abitasse in zona, che passasse spesso da Brembate, che possedesse un furgoncino bianco e, meglio ancora, che avesse il cellulare agganciato in zona al momento del crimine. Chiaramente, una volta avuto il Dna a disposizione una veloce comparazione sarebbe bastata ad accertare la colpevolezza di uno dei tanti muratori che rientravano nei parametri. Facendo questo, diciamo che il Bossetti sarebbe entrato in carcere, all'incirca prima della fine del 2011 (quasi tre anni fa).

Parlavamo quindi di parametri idonei a scovare l'assassino. Gli stessi parametri in cui si è collocato Massimo Bossetti. Ma, per onestà bisogna dirlo, il collocamento si è fatto a posteriori (dopo aver lavorato alleli e quant'altro serve per ricostruire un Dna completo) e a posteriori si può dire che i parametri corrispondono a quelli di almeno altre cento o più persone che vivono a Brembate o, comunque, in quella zona. Persone che lavorano nell'edilizia, che posseggono un furgone bianco e che il 26 novembre 2010 hanno agganciato la cella di Brembate perché abitano nei paraggi. Ora io non vorrei che a Bergamo e in Italia si rischiasse di fare un'ennesima figuraccia. Cosa farebbero i procuratori se Massimo Bossetti, come insiste a dire sua madre, fosse davvero il figlio naturale di suo padre Giovanni e non l'illegittimo di Guerinoni? Al padre, prima di partire lancia in resta, si è chiesto un campione di Dna da confrontare con quello del figlio? Si è fatta questa elementare comparazione, o si è stabilito che non serve visto che il Dna è infallibile (lo dicono i giudici a partire dal 2004) e fa prova a sé stante, come hanno scritto anche tanti opinionisti? Ma davvero il Dna non sbaglia mai? Oddio, come scienza è molto giovane e se è vero che ha contribuito a incastrare migliaia di colpevoli, è anche vero che qualche volta negli States ha creato anche guai. Della sua assoluta infallibilità non è convinto il professor William C. Thompson, presidente del Dipartimento di Criminologia, Diritto e Società, presso la University of California, che in un articolo (clicca qui per leggerlo) critica chi lo considera infallibile perché in molti casi (e quello di cui parliamo pare rientrare nei parametri) l'errore è facile da commettere (specialmente quando si ricostruisce un Dna e lo si cerca fra migliaia di campioni). 

Nel suo articolo il professor Thompson scrive: "Un certo numero di Stati (americani) ha recentemente cominciato a condurre ciò che è noto come le ricerche familiari. Nel caso in cui una ricerca di database non trovi corrispondenza esatta di un profilo probatorio, ma trovi un quasi match (cioè, un profilo che condivide un gran numero di alleli, ma è non identico), le autorità cercano campioni di DNA dai parenti della persona che corrisponde, nella speranza che uno di questi dia una corrispondenza esatta al campione probatorio. In diversi casi di alto profilo, le ricerche familiari hanno individuato sospetti che sono stati perseguiti con successo. Però le questioni principali sollevate da ricerche familiari, dal punto di vista delle libertà civili, spesso portano a sperimentazioni, attraverso incontri casuali, che non danno un profilo completamente identico. La ricerca familiare può quindi aumentare il numero di persone accusate falsamente perché gli incontri casuali aumentano la dimensione effettiva del monitoraggio genetico".

Per restare in Italia, neppure la professoressa Francesca Poggi, che insegna Teoria generale del Diritto, Diritto e Bioetica, presso l’Università degli Studi di Milano, pare essere d'accordo quando si parla di infallibilità del Dna. A pagina 464 del suo Saggio intitolato Tra il certo e l'impossibile - la probabilità in un processo - scrive (qui il link per verificare): "Gli esiti della prova del Dna sono generalmente espressi in termini di percentuali e probabilità. Ad esempio, sostenendo che la probabilità di corrispondenza fra due Dna comparati è di 1 su 10.000 o, il che è lo stesso, dello 0.01%. Ma cosa significa questo dato? Ossia, qual è la classe di riferimento di questo dato, a cosa si riferiscono le percentuali e le probabilità di cui sopra? Spesso il dato in esame è intuitivamente interpretato nel senso che vi è solo lo 0,01% di probabilità, ossia 1 possibilità su 10.000 che un dato soggetto (per ipotesi l'imputato) sia innocente o, il che è lo stesso, che vi è il 99,99% delle probabilità, 9.999 possibilità su 10.000, che l'imputato sia colpevole. Questa interpretazione è, però, errata. La classe di riferimento di questo dato non è la colpevolezza o l'innocenza dell'imputato, e nemmeno che egli sia la fonte del materiale genetico rinvenuto (che il Dna ritrovato, poniamo, sulla scena del delitto, appartenga all'imputato), bensì la possibilità di una corrispondenza casuale. Tale dato si riferisce, infatti, alla probabilità che un individuo preso a caso presenti la stessa corrispondenza di Dna riscontrata fra il Dna dell'imputato e quello rinvenuto sulla scena del delitto. Il fatto che vi sia una possibilità di corrispondenza su diecimila significa che, ogni 10.000 persone, ci si può attendere che ce ne sia una che presenta quella corrispondenza e che, quindi, ogni 20.000 ce ne siano 2, ogni 40.000 ce ne siano 4 e così via. Supponiamo ora che il reato sia commesso in una città (o regione) di 1 milione di abitanti, in tal caso ci potrebbero essere ben 100 persone che presentano la stessa corrispondenza, ossia, oltre all'imputato, ci potrebbero essere altri 99 individui il cui Dna corrisponde, nella misura accertata dal fingerprinting genetico, con quello rinvenuto sulla scena del crimine". 

Detto quanto sopra, che potrebbe anche non fare testo ed essere accantonato in caso di indagini professionali e definitive, quando una procura ci mostra un potenziale assassino che non confessa il delitto di cui lo si accusda l'augurio è quello solito. In questo caso speriamo che Massimo Bossetti sia davvero chi ha ucciso Yara, che non sia vero che la sera del 26 novembre 2010 l'ha trascorsa in un parco di Mapello, visto da tanti, intento a festeggiare il suo compleanno con la famiglia (è nato il 28 novembre) e che Giovanni Bossetti non sia suo padre. Insomma, se questi dati risultassero falsi o sbagliati, tutti noi potremmo mettere la parola fine e lasciare i Gambirasio alla loro giusta privacy e al loro dolore. Per far questo ci servono un assassino e il suo complice (perché un complice c'è di sicuro). Uno di questi due si chiama Massimo Bossetti? Meglio per tutti noi. Peggio per tutti, invece, se qualcuno fra qualche tempo ci dovesse dire che il Bossetti non c'entra nulla... 





33 commenti:

tabula ha detto...

hanno preso anche il dna mitocondriale della madre, e pare che entrambi corrispondano al profilo cercato.
Non me ne intendo: vedremo.

Sira Fonzi ha detto...

Ciao Massimo, senza dubbio ciò che è successo è vergognoso. Alfano che vuole rassicurare i cittadini? Ma chi lo crede? E quando viene ripreso dal procuratore ha anche il coraggio di dire che si dovrebbe preoccupare di come sono trapelati certi dettagli, e che lui non ha li certo riferiti.

Hai detto una cosa sacrosanta: fino a quando ci sarà chi paga, l'uomo si farà comprare. E fino a che l'omicidio sarà trattato da tutti come uno sceneggiato a puntate, non se ne esce.
Se è vero che Bossetti agganciò la cella alle 1845 e il suo telefono rimase spento fino alle 7 del giorno dopo.
Se è vero che la mamma, dal cui dna sono partiti per arrivare a lui, visse nello stesso paese di Guarinoni e si trasferì in un altro posto quando rimase incinta di Massimo e della gemella.
Se è vero che ha un furgone chiaro che hanno sequestrato.
Insomma se ci sono altri indizi oltre il dna, credo che sarà difficile dimostrare che non era presente e che non c'entri nulla. Quale fosse il suo ruolo e se fosse o meno solo, questo credo ci sarà da scoprire.
Un abbraccio
Sira

Gilberto ha detto...

Caro Massimo
L’articolo più onesto e approfondito che abbia letto dalla notizia dell’arresto del Bossetti. A Sira Fonzi vorrei indicare due cose
- Generalmente chi rientra a casa dopo una giornata di lavoro spegne il cellulare se non vuole più essere scocciato.
- Tra Mapello (dove abita Bossetti) e Brembate in linea d’aria ci sono un paio di chilometri. Dal cantiere meno della metà. Non capisco come possa costituire indizio l’aggancio della cella.
- Se non ricordo male si era parlato di un furgone bianco. Tra il chiaro e il bianco esiste una gamma di gradazioni che mi par difficile interpretare come indizio.
- Alle perplessità sul dna espresse dall’articolo di Massimo aggiungo che non si può escludere una contaminazione, almeno in via teorica. Il dna già presente nel campo può essere entrato in contatto con gli indumenti della ragazza. Bisogna vedere come è stato effettuato il rilevamento. Bisogna poi considerare che il corpo è rimasto lì per mesi.
Naturalmente si tratta solo di fare l’avvocato del diavolo. Quanto alla paternità di Bossetti staremo a vedere gli sviluppi.

PINO ha detto...

Ciao MASSIMO!
Il tuo scritto, in questa occasione, sembra si connoti in modo più tassativo con il tuo motto: "volandocontrovento".
Ed io lo apprezzo nella misura in cui giovi a stabilire il giusto.
Per quanto riguarda le valutazioni del dna, da parte degli autori che hai citato, pur non essendo un esperto della materia, mi sono apparse piuttosto..."severe", pur ammettendo il calcolo matematico.
A completare il quadro investigativo, che metterebbe la parola fine all'attribuzione di colpevolezza del Bossetti, sarà l'identificazione della persona che era in sua compagnia la sera del rapimento, come testimoniato da Mario Torraco ed Enrico Tironi.
E gli inquirenti, pare, stiano lavorando in questo senso.
Ciao, Pino

tabula ha detto...

non ho capito l'alibi del compleanno. Il presunto omicida la sera del delitto ha l'alibi che stava festeggiando il compleanno in un parco, in anticipo di due giorni, oppure ho capito male io? non ho trovato conferma della notizia.

Unknown ha detto...

X Tabula.
Un vicino di casa, suo conoscente, ha detto alla giornalista Rai Caterina Proietti che il 26 novembre 2010 Bossetti ha festeggiato il compleanno. Dice di averlo visto nel parco e che ha notato una stranezza: gli è parso che avesse paura dei carabinieri (parole sue).

Ciao, Massimo

tabula ha detto...

beh, incredibile questa cosa. Sarebbe un alibi di ferro se ci fossero testimoni che possano confermarne la presenza all'ora della sparizione della ragazzina.

Non vorrei fare una battuta sciocca sul suo dna trovato sulle mutande di Yara sia la prova principe, e sul fatto che pure sulle mutande di Melania Rea ci fosse del dna estraneo, spiegato con una sessione di stiro indimostrabile riguardo proprio quelle mutande.

filippo ha detto...

Penso anch'io caro Massimo che un indagine tradizionale fatta bene e senza 18.000 prelievi avrebbe portato ad arrestare questo mostro (il dna non si discute) molto prima. Trovo alquanto imprudente, più che le esternazioni di Alfano, l'affermazione del procuratore sulla presunzione di innocenza (non usano mai queste cautele anche in assenza di prove certe- - vedi parolisi), quando la sua indagine è stata impostata solo ed esclusivamente sulla prova dna! Così facendo il pocuratore ha fornito a Bossetti un assist incredibile: ora sa che basta non confessare per evitare il carcere.
Bravi comunque alle forze investigative che sono riusciti a trovare il classico ago nel pagliaio e il complimento maggiore va alla professoressa Cattaneo che è riuscita ad isolare il dna in condizioni non proprio ottimali (ricordate la scena del crimine). L'unico mio dubbio è: può aver fatto tutto da solo? C'era un complice? La testimonianza del Tironi poteva essere attendibile e compatibile? Probabilmente si.

Unknown ha detto...

Tabula, io del compleanno ne ho scritto perché un vicino ne ha parlato, ma il suo potrebbe essere un falso ricordo aggiustato dopo l'arresto (mentalmente intendo) per poter dire alla giornalista che Bossetti si mostrava intimorito dai carabinieri. Insomma, non è stato raccontato come un alibi, ma come indizio a colpevolezza...

Ma il punto cruciale, a parer mio il resto conta nulla perché dopo quattro anni tutto si può aggiustare e inserire in un quadro (sia colpevolista che innocentista), è il DNA di Giovanni Bossetti. Se Massimo non è figlio suo tutto quadra e, per come la vedo, l'assassino è in carcere. Tutto cambia se, al contrario, è figlio di suo padre e non di Guerrinoni.

La comparazione del DNA fra padre e figlio quasi certamente ancora non si è fatta, per il semplice motivo che nessun giornalista ha riportato la notizia e in nessuna conferenza stampa si è detto di avere prelevato il Dna di Giovanni Bossetti. E in effetti, negli ultimi anni si è cercato una madre, visto che il padre c'era già...

Ciao, Massimo

Unknown ha detto...

No Filippo, il DNA si discute eccome. E si discute per due motivi.

Primo, perché è stato isolato da minitracce e si è trovato una madre usando il 50% che riguarda la componente femminile (Dna mitocondriale). Il professor Giardina, che stimo e lo sa, ha fornito l'indicazione che ha portato a cercare la madre di un figlio illegittimo, ma poi non ha partecipato alle indagini genetiche, non sa come siano state portate avanti e quando dice che un errore è impensabile esterna un pensiero genuino, ma basato su analisi che si presume siano state perfette. Ma oltre a questo pensiero, parla di Operazione avveniristica. Quindi a Bergamo hanno fatto ciò che nessuno aveva mai fatto.

Secondo, perché la scienza è relativamente nuova, si evolve di mese in mese e chi se ne occupa (come capitato per tutte le scienze) cerca tramite il confronto critico di eliminare quegli errori che inevitabilmente tutti possono fare (specialmente quando l'operazione è avveniristica e fatta per la prima volta).

La frase: il DNA non si discute, può dirla la persona normale, l'uomo della strada che ha recepito questo input dai media senza approfondire... non può dirla, e non la direbbe mai, un vero scienziato.

Se nei tempi antichi ad ogni nuova scoperta ci si fosse fermati alle prime ipotesi, senza discussioni, approfondimenti, critiche e miglioramenti, oggi noi non vivremmo nell'era moderna e forse penseremmo ancora che è il Sole a girare attorno alla Terra.

Ciao, Massimo

Tabula ha detto...

Però io non capisco una cosa: si faccia pure questo test del dna per verificare sia figlio o no del padre putativo, come afferma la madre: lei lo saprà bene con chi ha avuto a che fare, no?
Nel caso risultasse figlio legittimo dell'uomo di cui porta il cognome, come può essere che il suo dna sia identico a quello di un ipotetico figlio di Guerinoni?
Suo padre non è fratello di Guerinoni, ed il dna può parlare di familiarità, può affermare se la figlia di Balottelli sia sua figlia oppure no, in questo caso pare avrebbe detto che MGB è figlio di Guerinoni, al 99,99999 per cento.. non è una percentuale da poco.
Insomma, ci vorrebbe Annika.. io da profana comprendo assai poco come quella che si spaccia per una certezza possa contemplare la paternità del padre ormai putativo.
Ammesso e non concesso che lui sia l'assassino e non un semplice complice, o che sua zia che lavorava in casa della vittima non abbia stirato proprio quelle mutande.

filippo ha detto...

Caro Massimo, esaminiamo il contesto. Se la prova del dna avesse fatto emergere chennesò un professoreuomo che vive a Palermo o addirittura all'estero e che mai è stato in Italia, potrei nutrire qualche dubbio sulla correttezza delle analisi. Ma se il dna porta ad un muratore (e tutte le indagini tradizionali portavano in quella direzione), della zona e inoltre le celle telefoniche dimostrano che era nel posto al momento della scomparsa, io Massimo mi sento di dire BINGO!

Stefania ha detto...

Il calcolo delle probabilità di compatibilità tra due o piu' individui è cosi' come l'ha descritto Massimo Prati. Tanto che ad esempio la terapia ancor oggi preferibile per la cura di alcune malattie ematiche (ad es. le leucemie mieloidi) è il trapianto di midollo osseo. Ovvio per prima cosa si cerchi un donatore compatibile tra i fratelli del paziente ma nel caso la ricerca non porti a risultati soddisfacenti si ricorre alle banche dati dei donatori. Certo, si arriva ad eseguire trapianto miss match, quando pur non essendoci ottima compatibilità donatore/ricevente si pensa sia l'unica strada percorribile ma ognuno di noi ha la possibilità di trovare una persona che possa donarci midollo ogni 100.000 iscritti alla banca dati mondiale. Quindi una "falsa" positività del fermato, nel caso dell'omicidio della piccola Yara Gambirasio è tecnicamente possibile. Se poi vogliamo dircela tutta, scovare un uomo con un DNA compatibile con la madre e con un presunto padre biologico, che abiti nella stessa zona della vittima, che abbia una mamma che ha frequentato in gioventu' il presunto babbo biologico e considerare la possibilità ci si sia sbagliati o peggio che l'esame sia stato eseguito male (in Italia abbiamo da questo punto di vista centri di elevatissima specializzazione) è come credere che se perdo una lente a contatto nell'Adriatico a Rimini possa ritrovarla facilmente a Santorini.

Stefania

PINO ha detto...

Da ANSA 18-06, ore 10

"Per il procuratore generale di Brescia Pierluigi Dall'Osso, che ha competenza anche sui colleghi bergamaschi, "il caso è chiuso".
Inutile, quindi, lo specularci intorno, cercando inutili cavilli, da parte di alcuni irriducibili giocolieri della giurisprudenza, sparsi qua e là .
Una volta tanto, che un caso, tra i più difficili viene risolto, la insana mania di voler cercare un pelo che nell'uovo non c'è, non trova freno.
Non posso trattenere, invece, un plauso agli inquirenti ed alle forze dell'ordine, per il paziente e lungo lavoro di ricerca in cui si sono impegnati, con palese, positivo risultato.

filippo ha detto...

concordo con Pino.

Unknown ha detto...

Questa mattina il Gip ha chiesto di prelevare e analizzare il Dna di Giovanni Bossetti (il padre che la procura ritiene solo anagrafico e non biologico). Quindi l'analisi che avrebbe chiuso il caso ancora manca.

Meno male che qualcuno di professionale esiste e si pone domande per escludere ogni possibilità. E io direi, a questo punto, di aspettare anche noi qualche giorno prima di chiudere il caso. Come ho scritto già, professionalità investigativa pretendeva che questa analisi fosse già disponibile sulla scrivania del giudice. Può essere che sia l'unica falla ancora aperta, speriamo, e se fra qualche giorno ci diranno che Massimo Bossetti non è il figlio biologico di Giovanni, finalmente sarà chiusa come il caso Gambirasio.

Io prima di dare dell'assassino al Bossetti aspetto questa analisi. Nel mio piccolo cerco sempre di non mettere mai il carro davanti ai buoi... avrò tempo di massacrarlo in un secondo tempo. Attendere la certezza prima di agire non costa nulla ora a me e non costava nulla neppure ad altri che si sono mostrati impazienti...

Ciao, Massimo

Minnie ha detto...

Buongiorno a tutti!
Scusate la banalità di quanto dico, ma perchè (anche stamattina durante l'interrogotorio) il presunto colpevole non risponde??? So che è soggettivo da persona a persona o da strategia difensiva, ma se a me fosse contestato un terremoto del genere e fossi innocente non mi darei pace e farei di tutto per difendermi ...

Stefania ha detto...

Sicuramente, Minnie, l'avvocato d'ufficio che gli è stato assegnato gli ha consigliato di tacersi sine die non avrà lei letto le carte processuali. E' perfettamente legittimo ed anche usuale.

Stefania

Unknown ha detto...

Minnie, il procuratore è chi ti accusa di un delitto, quindi ogni tua parola (da indagato) da lui viene intesa in maniera negativa (se poi finisce sui media peggio ancora).

Invece il Gip ha un doppio compito (in teoria - perché, come abbiamo visto a Taranto, ce ne sono tanti che abbracciano la procura). In questo momento, siamo nella fase iniziale, è preposto a giudicare idoneo per un arresto quanto gli porta la procura, ma anche a tutelare l'indagato valutando in maniera equa la sua testimonianza (che ci sarà prima della sua decisione).

Per questi motivi, ma anche perché i difensori appena nominati non hanno ancora nessuna carta in mano (la procura ne deposita solo una parte al momento della richiesta d'arresto - perché le indagini non si fermano e il resto lo depositeranno con la richiesta del processo), gli avvocati non vogliono si parli ai Pm ma solo al giudice (Federico Focherini - La legge del Disprezzo - sentendosi innocente e credendo di poterlo far capire in cinque minuti è voluto andare a parlare coi Pm - Ormanni e De Martino - leggi il libro e vedi che fine ha fatto e come l'hanno trattato quel giorno).

Per finire un ritorno al DNA con un copia-incolla e una domanda. Il copia incolla è questo:

Il direttore della Polizia Scientifica, Daniela Stradiotto, spiega: "Pur non trovando un dna compatibile con quello della traccia attribuita a Ignoto 1 (parla dei ragazzi della discoteca), rilevata dai carabinieri sui leggins di Yara, i colleghi hanno sottolineato che un profilo avrebbe potuto appartenere a un parente dell'assassino. Così, con tutta una serie di calcoli biostatici è stato isolato il Dna di Giuseppe Guerinoni".

La domanda, per chi ci capisce di Dna, quindi è: tutta la serie di calcoli biostatici, basati su una ipotesi investigativa, che risultato avrebbero dato su un altro profilo somigliante ma non identico? Sempre Guerinoni?

Ciao, Massimo

Stefania ha detto...

Non certo la compatibilità su tutti e 23 le coppie di cromosomi che compongono il dna umano, Massimo.

C'è solo una possibilità remota ed assurda che credo sia stata valutata. Ma saremmo all'apoteosi della casualità.

Stefania

darpi ha detto...

x max.comunque il caso yara una cosa ha dimostrato :che le indagini si fanno cercando riscontri oggettivi e scientifici e non pettegolezzi della gente come in casi di ns conoscenza...

Stefania ha detto...

Darpi, le indagini si fanno cercando riscontri oggettivi e scientifici ma solo dopo aver individuato le possibili piste. Direi che è necessario usare le nuove tecnologie ma solo a supporto di indagini investigative tradizionali. Ci vuole infine un pizzico di fortuna. Peraltro, se questo uomo dovesse risultare il vero omicida di Yara, i pettegolezzi di paese, in questo caso, sarebbero serviti eccome.

Stefania

Giacomo ha detto...

Mi ha colpito una semplicissima considerazione del genetista che si è occupato del DNA, trovato sugl'indumenti della povera Yara.
"Una volta accertata l'ASSOLUTA IDENTITA' (perché di questo si tratta) del DNA trovato su Yara con quello dell'attuale fermato, non ha più importanza sapere questi di chi era effettivamente figlio, ai fini della valutazione della sua responsabilità nel delitto."
Quindi tutto il resto serve solo ad alimentare il gossip, caro ai soliti media scandalistici.
Un saluto a tutti gli amici del blog.

Giacomo

Unknown ha detto...

Stefania, non è che il dna sia o solo bianco o solo nero. In America si sono carcerate persone innocenti a causa di analisi del genere (basate su dna parziali, calcoli biostatici e ricerche sui database - che alla fin fine è come cercare un dna fra 18.000).

A me però non mi piace credere per partito preso a quanto mi si dice, ormai mi dovresti conoscere, quindi non essendo un esperto ascolto sia chi dice una cosa (il DNA è infallibile) sia che ne dice un'altra (Il DNA è infallibile se tutto è stato fatto per come si doveva fare), poi cerco conferme. E' chiaro che se vedo crepe in quanto fatto da una procura, faccio due più due e poi le descrivo. E in questo caso, la crepa evidente è la mancanza del Dna di Giovanni Bossetti (ed è lampante dato che la sta chiudendo il Gip)

Comunque fra qualche giorno (se la risposta sul profilo genetico del padre dovesse risultare negativa) Massimo Bossetti dovrà aprire la bocca, fare il nome del suo complice, spiegare tantissime cose e restare in galera a vita senza attenuanti (e fosse per me gli tappezzerei la cella con le foto del corpo di Yara, sia quelle fatte al momento del ritrovamento che quelle fatte durante l'autopsia.

Detto questo, al momento attuale perché la situazione è in continua evoluzione, c'è qualcosa che non riesco a spiegarmi in nessun modo e mi pensare. Perché la madre di Massimo non ammette la relazione col Guerinoni nonostante ormai sul tavolo la procura abbia messo carte scoperte? Perché insiste nel dire che è figlio di suo marito? Se davvero ha fatto sesso col Guerinoni, tanto da restare incinta e accollare i figli a un altro, il Dna del marito fra qualche giorno la sputtanerà... e lei questo non può non saperlo. E, per come la vedo, non ha alcun senso tacere. Cosa c'è da salvare oramai?

Certo, i suoi potrebbero essere rigurgiti di orgoglio di una donna che fatica ad ammettere una relazione extraconiugale di cui non ha mai parlato a nessuno. Ma anche in questo caso sorgono domande: tu conosci una donna che non ha mai confidato, nell'arco di 45 anni almeno a una amica, un suo tradimento? E' inoltre possibile che il Guerinoni, di cui si è dichiarata amica, non abbia capito che la pancia della donna cresceva a causa sua? E anche lui ha taciuto a tutti?

E pur volendo anche credere che entrambi abbiano tenuto tutto dentro, ora c'è da ammettere che Massimo Bossetti, se davvero è l'assassino di Yara, da almeno tre anni sa di non essere il figlio di suo padre. Ha parlato con sua madre stringendo un accordo? Non credo perché lei non ha fatto storie quando le hanno chiesto il Dna. Il fatto certo, sempre sia l'assassino, è che al momento del prelievo alla madre lui non può non aver capito di avere le ore contate. Insomma, in quel momento sa che gli inquirenti hanno trovato chi cercavano: la madre dell'assassino.

Quindi lo sa, eppure non fa nulla di strano, resta il tranquillo padre di famiglia che si alza presto per andare a lavorare...

O è talmente stupido, e ci unisco anche la madre in questa stupidità, da pensare che nonostante il prelievo nessuno si sarebbe accorto di nulla, o qualcosa, per come la vedo, non torna...

Ciao, Massimo

PINO ha detto...

@ MASSIMO,
Anche quando, e se avrebbero capito che il cerchio si stava stringendo attorno a madre e figlio, cosa avrebbero potuto fare?
Scappare, dando agli investigatori una ulteriore prova della colpevolezza del figlio e della relazione extraconiugale della madre?
No. Hanno ritenuto che fare gli gnorri, come l'atteggiamento più a portata di mano, sperando...nella caduta di una specie di manna provvidenziale. Non si poteva mai sapere, chissà?
Il fatto che il gip abbia richiesto il dna del padre "adottivo", si inquadra nella procedura di prammatica delle sue funzioni. Ma sarà inutile, per scagionare Giuseppe Massimo dalla sua colpevolezza, come già spiegato da Giacomo.
Ciao, Pino

Pino ha detto...

p.s. Err. corr. "avessero", per avrebbero. Scusatemi, P.

Unknown ha detto...

La storia è finita, Pino. Notizia di pochi minuti fa: il DNA del padre anagrafico non è compatibile con quello del figlio.

Quindi Massimo Bossetti è il mostro di Brembate...

marinella ha detto...

sono vicina ai genitori di Yara, persone ammirevoli e dignitose come poche!!Per la morte di un figlio non si smette mai di soffrire, ma spero almeno che la giustizia restituisca loro un po'di serenità!!

Vito Vignera da Catania ha detto...

Dal giornale " LA STAMPA" Bossetti non risponde ai P.M.
Il DNA conferma: è figlio di Guerinoni
Quattro gli indizi su cui si basa l’accusa, ma il giudice vuole approfondire
I carabinieri ricostruiscono la vita in città del presunto assassino.
Il padre non è il padre.
L’interrogatorio ha fatto slittare l’udienza di convalida davanti al gip Ezia Maccora, che avrà luogo domani mattina. Il giudice aveva chiesto ulteriori approfondimenti prima di incontrare il muratore di Mapello. Volendo infatti fugare ogni dubbio aveva chiesto un prelievo del Dna di Giovanni Bossetti, il padre legittimo di Bossetti. La comparazione ha confermato quanto emerso dalle indagini: il presunto assassino non è il figlio di Giovanni Bossetti ma di Giuseppe Guerinoni, l’autista di autobus di Gorno morto nel 1999 che negli anni ’60 aveva avuto una relazione clandestina con la madre di Bossetti. Il dato è importante per le indagini: a Bossetti gli investigatori sono arrivati proprio grazie alla «pista di Gorno». I 18.000 test effettuati nella zona avevano portato a una scoperta: il profilo genetico di Guerinoni era molto simile a quello della traccia trovata sui leggins di Yara. Era sicuramente il padre dell’assassino, ma l’esame fatto sui figli non aveva dato riscontri. Guerinoni doveva dunque aver avuto un figlio illegittimo. Buona serata a tutti

Minnie ha detto...

E la madre continua a negare che il figlio sia illegittimo ... a che pro??
Mi chiedo: potrai anche avere avuto il dubbio all'epoca che, avendo una relazione e rimanendo incinta, il padre del nascituro potesse essere l'amante ... Ma quando da due anni ormai è emerso che Ignoto 1 è figlio illegittimo dell'autista di Gorno, ti sarai data una svegliata, no??? Continui a tenere tutto x te o riveli il segreto a Massimo Giuseppe e nel contempo gli chiedi: "ma sei tu il colpevole" ?? Credo che da qui non si esca ... non può esserci stato uno scambio di neonati ... c'è anche il tuo DNA di madre ..

Stefania ha detto...

Massimo, stavo per scriverti ma mi hanno anticipato. Io qualcosa comprendo circa le comparazioni dna/hla match o missmatch. Non perchè io sia una scienziata ma perchè nella mia vita ho avuto modo di averci a che fare. Per questo ho compreso di cosa stessero parlando gli inquirenti. Le allerte, quando c'è un dna compatibile vengono diramate con molta cautela perchè non servono affatto solamente alle analisi relative a casi di omicidio. C'è uno studio dietro a questo tipo di comparazioni che ha ben altro e meno triste scopo.

Stefania

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti. Ammettendo che quel DNA sia 100% suo e lasciando perdere le statistiche, mi son chiesto: mi siedo su una panchina, una sedia da bar, o mi appoggio su qualsiasi altra cosa, mi mangio le unghie e mi tiro le pellicine e sanguino pochissimo e a mia insaputa, oppure sono ferito ad un dito pure incerottato, oppure solo con un graffio tocco la panchina, la sedia, un muretto ecc...il mio DNA ci finisce sopra. Poco dopo o domani ci si siede sopra o vi viene a contatto una persona che poi verrà uccisa da qualcun altro, arresteranno me ed il mostro sono io?...e no cacchio! Il DNA di qualsiasi origine può essere trasportato. Per ora sappiamo che 18000 test di DNA sono serviti a scoprire per certo un povero cornuto di paese. La cella telefonica non dice niente, l'altra copriva pure casa dell'imputato, e la polvere di cemento l'avrà respirata tutto il paese e pure chi non era muratore può aver portato la vittima prima al cantiere. Le prove dove sono? Spero anche io vivamente che lui sia il colpevole. Bisogna ancora dimostrarlo.

Anonimo ha detto...

...scusate: P.S. "la cella telefonica non dice niente" il cellulare dell'imputato infatti era spento.