giovedì 30 giugno 2011

Amanda Knox. I periti della Corte smascherano Rudy Guede. Senza altri dna non può essere che lui l'unico assassino

Camera omicidio Meredith
Non ho mai voluto scrivere del caso di Meredith Kercher perché nel 2008, dopo le indagini della procura, vi erano prove, nonostante una ricostruzione sballata, che indirizzavano sugli arrestati. Gli analisti da quel periodo in poi, anche al processo di primo grado, hanno sempre garantito due elementi fondamentali  per l'Accusa. Primo: che su un coltello usato per tagliare la gola alla giovane vi fossero tracce biologiche della vittima e dell'amica americana. Secondo: che sul gancetto del reggiseno vi erano quelle di Raffaele Sollecito, il fidanzato italiano complice della, a quel punto, assassina Amanda Knox. Oltre a questi elementi vi era la presenza di un testimone esterno che inseriva la ragazza in un supermercato prima delle otto della mattina in cui la Kercher fu trovata morta, ed il fatto che l'avesse notata nel settore dei prodotti per la pulizia della casa non poteva far che pensare li avesse acquistati ed usati per ripulire l'abitazione del delitto.

Poi però sono sopraggiunte le stranezze. In primo luogo non vi erano tracce di una eventuale pulizia avvenuta a posteriori nella camera dell'omicidio, camera che, fra l'altro, date le minime misure non consentiva di non lasciarne, in secondo luogo vi erano in bagno gli escrementi di un terzo ragazzo, Rudy Guede, ed è ben strano che uno esca senza prima aver fatto scorrere l'acqua se non ha una fretta boia, in terzo luogo l'interrogatorio alla Knox, condotto in una lunga nottata, non era stato di certo un normale interrogatorio visto che aveva tenuto impegnati una ventina di inquirenti per dodici ore. Immaginatevi la poco più che ventenne Amanda, coaudiuvata da una interprete, al centro delle domande di venti uomini, dalle 8 di sera alle 6 della successiva mattina, che sicuramente cercavano, grazie alla stanchezza ed anche ai pugni sbattuti sui tavoli, di farla cadere in contraddizione e di farsi dire altri nomi su cui indagare. E fu il fatto che la ragazza un altro nome lo fece, era quello di Patrik Lumumba poi scagionato perché non c'entrava nulla, sommato al nuovo interrogatorio in carcere che innalzò i miei dubbi portandomi a cercare di capire meglio l'accaduto e chi fossero gli inquirenti. Scoprii che il procuratore Giuliano Mignini, l'accusatore per eccellenza della Knox, era in servizio nonostante fosse indagato per abuso d'ufficio in quanto pochi anni prima aveva incarcerato, e tenuto 23 giorni chiuso in isolamento senza neppure farlo incontrare col suo avvocato, Mario Spezi, un giornalista colpevole di non pensarla come lui sul mostro di Firenze.

Ma non si era limitato solo a questo, aveva indagato e messo sotto pressione anche i giornalisti, ed i giornali, che subito dopo l'arresto del collega si erano permessi di difenderlo. Assieme a loro anche un paio di deputati ed un carabiniere, quest'ultimo anche pedinato senza motivo. Insomma, mi dissi, quest'uomo non è un santo ma un inquisitore, quindi se due più due fa quattro le contraddizioni, che non hanno mai portato a nessuna confessione, potrebbero essere state indotte in maniera studiata e preordinata. Allora, però, il procuratore non era ancora stato condannato ed avrebbe potuto risultare innocente, quindi i miei rimasero solo pensieri che, se accumunati ai risultati peritali, non potevano darmi alcuna certezza. Però nel 2010 il procuratore Mignini è stato condannato ad un anno e quattro mesi, l'altro procuratore accusato e condannato assieme a lui è Michele Giuttari, ora scrittore ed opinionista televisivo (non lo sapevate vero?). Dopo aver letto questa notizia, dopo essermi reso conto della sparizione del testimone che aveva dichiarato di aver visto la Knox acquistare prodotti per la pulizia della casa, dopo aver saputo che le perizie della Difesa escludevano il dna della vittima sul coltello rinvenuto e che sul gancetto del reggiseno il codice genetico del fidanzato era stato trasportato in un secondo tempo, devo dire che i dubbi sortimi nel 2008 si sono rafforzati.

Ma ad inizio processo c'è stato qualcosa che mi ha disgustato, la chiamata in causa, da parte della Difesa, di Mario Alessi, il torturatore dell'inerme anima candida qual'era il piccolo Tommaso Onofri. Per cui, a causa di questo, mi ero imposto di non scrivere nulla sul processo ad Amanda Knox, anche perché lo scontro processuale, a mio parere, non si sarebbe dovuto basare sui racconti di ergastolani ma su fatti seri e su analisi serie. Ed a Perugia lo scontro fra i Periti era quello tipico di ogni processo per omicidio. E' notorio infatti come in sede processuale vi siano sempre perizie agli antipodi e nette contrapposizione fra le parti. Ed è notorio che l'ultima parola spetta al giudice che dovrà saper valutare, dall'alto della sua esperienza, chi fra i periti gli è parso il più affidabile. Ma può anche capitare, in assenza di totale fiducia, che sia lui stesso ad assumere la funzione di "Peritus Peritorum" ed a stabilire, incrociando gli indizi e sommando le diverse conclusioni, quale linea peritale sia la più giusta da seguire. In ogni caso un buon giudice sa che la cosa migliore da fare quando non c'è accordo è quella di cercare altri periti, neutri, che rispondano del loro operato solo alla Corte. Ed è quello che giustamente ha fatto il Dottor Claudio Patrillo Hellmann, giudice del processo d'Appello, che da ieri si trova sul tavolo una perizia che, in maniera singolare e non preventivabile (dico io), da ragione ai periti della Difesa che da anni sostengono quanto è scritto nelle carte adesso in mano al giudice.

Ed ora tutto dovrebbe essere più semplice e si potrebbe finalmente anche capire che Rudy Guede ricorrendo al rito abbreviato, ed imputando alla Knox ed al Sollecito l'uccisione della ragazza inglese, è riuscito a scontasi 15 anni di galera prendendosi gioco del procuratore e della legge. Perché il caso di Perugia, in fondo, nella sua vera essenza iniziale era abbastanza semplice ed offriva anche le prove per capire chi era l'assassino. Lasciando perdere l'americana ed il suo fidanzato italiano, e concentrando l'attenzione sul bagno e sui movimenti di chi era di certo rimasto seduto sul water, proprio Rudy Guede, si poteva da subito capire il motivo per cui chi era in casa al momento dell'omicidio se ne fosse andato senza neppure far scendere l'acqua dello sciacquone. Il fatto poi che nel giro di pochi giorni fosse scappato dall'Italia, che qualcuno ancora non ben definito gli avesse dato i soldi per l'espatrio, non poteva altro che significare un suo maggiore coinvolgimento nella morte della ragazza, se non una sua unica partecipazione attiva.

E se anziché credere alle sue parole, e la coppia Sollecito-Knox non la tirò in ballo subito dopo il suo rientro in Italia, inizialmente parlò di ombre irriconoscibili, ma al momento giusto e forse sollecitato dai suoi avvocati, il duo Biscotti e Gentile, si fosse scavato fra le sue conoscenze e verificato se altri fossero espatriati in quei giorni, forse i processi ai due ex fidanzati (con relative spese sostenute dallo Stato) non ci sarebbero stati. Perché se non c'è il dna di Meredith nel coltello rinvenuto in casa del Sollecito significa che quello era un coltello del Sollecito mai arrivato in casa di Meredith. Se non vi è dna del Sollecito nel gancetto del reggiseno significa che il Sollecito il reggiseno non lo ha aperto. E questi dati ora possono far capire meglio quanto sia incredibile la ricostruzione fatta dalla procura che parla di un gioco erotico iniziato dal Guede a cui, viste le ritrosie della ragazza inglese, sono andati a dar man forte Raffaele ed Amanda che stavano facendo all'amore in un'altra camera. Da questo aiuto è partita la pazzia della ragazza americana che, per farla smettere di urlare, l'avrebbe accoltellata, o trattenuta per farla accoltellare, portandosi poi a casa il coltello e gettando i due cellulari dell'amica in una piccola scarpata. Ed è ben strano che un assassino getti i cellulari e tenga il coltello.

Ma questa ricostruzione, al limite del ridicolo, senza la perizia chiesta dalla Corte, perizia allineatasi a quelle difensive, forse sarebbe stata nuovamente accettata ed avrebbe costretto due ragazzi a farsi più di venti anni di galera per farne risparmiare quindici al probabile unico assassino.Nessuno in procura si sente preso in giro?


9 commenti:

Mercutio ha detto...

@xAnonimo
La perizia che ha contraddetto quella alla quale si sono attenuti gli inquirenti, nel giudizio di 1° grado, è stata scelta dal Tribunale della Corte d'Appello, per cui è escluso ogni tentenziosità di parte.
Inoltre, tutta la prima azione inquisitoria, dà l'impressione che sia stata condotta su un solo binario, ed in senso unico.
I due ragazzi, per me, sono stati incastrati in mala fede, non si sa da chi o da che cosa.
Pensateci bene, prima di scrivere delle corbellerie

Unknown ha detto...

Mi dispiace Mercutio di aver eliminato il commento di anonimo, ma era offensivo. Comunque lui sa che il tuo commento si riferisce alle sue parole. ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Ciao Massimo,

come al solito incisivo, in poche righe riesci a parlare della notizia, esponendo il tuo punto di vista, coindivisibile o non, e al contempo aprire degli spaccati, che originano nella mente di chi legge, in base alla notizia da cui viene più sollecitato, il desiderio di dialogare, di esporre le proprie idee, i propri dubbi.

La notizia di Alessi ha sorpreso anche me, che valore si può dare alle parole di un "uomo" come lui?

Sarei curiosa di sapere come è possibile secondo te, che si possano avere dei risultati peritali diversi, in base a chi effettua la delicata operazione.

Tracce di dna di persone diverse dalla vittima o ci sono o no.

Ascoltando il Garofalo è addirittura verificabile se le tracce sono da contaminazione o da contatto diretto, e allora da cosa dipende?

Il caso di Elisa Claps (prima non c'erano, poi sono comparse)
La strage di Erba (nessuna traccia in casa dei presunti assassini, nemmeno nel filtro della lavatrice)
Ora Meredith....

Si tratta di incompetenza o di cosa?

Ciao Sira

Unknown ha detto...

Io Sira per farti capire ti posso dare spiegazioni su quanto dissero nel 2009 i periti della Difesa e cosa portarono al primo processo per convincere Carlo Massei, il giudice che non ha accettato di fare una ulteriore perizia e li ha condannati entrambi (si disse anche perché vide la ragazza ridere e scherzare con le guardie carcerarie), che una nuova perizia era neccessaria.

Quando la scientifica è entrata in casa, e c'è la regola che quanto viene fatto debba essere filmato, tutto andava bene, gli analisti avevano i guanti ed erano sterilizzati. Il problema è nato dopo i primi rinvenimenti da analizzare e catalogare perché i guanti non sono stati cambiati.

Capirai che se io analista prendo in mano un libro, per dire un oggetto, che per un qualunque motivo abbia impresso sulla copertina il dna di qualcuno, in questo caso del Sollecito che spesso e volentieri era in quella casa dato che ci viveva anche la Knox che con lui aveva una relazione, e dopo averlo catalogato non cambio i guanti sbaglio perché in ogni altra cosa che tocco con le dita posso trasferire il dna rimastomi impresso in precedenza sui guanti. Quindi il fermaglio è stato toccato da chi aveva toccato in precedenza il dna del ragazzo, infatti quello trovato si disse era per trasferimento.

Nel coltello le impronte della Knox erano sul manico, ma lei mangiava spesso dal fidanzato ed il coltello era in casa del fidanzato. Il dna sulla lama, che ora si dice non ci sia, era in quantità minima e non si poteva riferire alla Meredith perché i punti di convergenza ritrovati, questo è quello che dissero i periti della Difesa, erano davvero pochi e non sufficenti a stabilire a chi appartenesse.

Nel caso di Elisa Claps bisogna dire che 17 anni fa le tecniche erano diverse e che oggi ne basta un quantitativo inferiore di traccia per riuscire a fare cento volte più di allora.

Non do giudizi su chi può aver sbagliato o no, dico solo che per avere analisti veramente esperti occorrono tanti anni, ed in Italia è solo da una decina di anni che si sta procedendo in maniera deguata con gli strumenti idonei, forse addirittura meno di dieci anni, strumenti che comunque cambiano velocemente e si migliorano... ma dato che costano un occhio della testa a volte non si acquistano e si usano quelli di qualche anno prima.

Ciao, Massimo

Anonimo ha detto...

Sai Massimo, prima di leggere la tua risposta stavo leggendo del "niente di fatto" sui tagli alla polita ed ho letto il trafiletto che segue:

Ogni auto blu, spiega il ministero, costa l'anno 3.300 euro, cui va aggiunto l'impiego di 1,4 "unità" di personale, il che significa una spesa complessiva di circa 297 milioni di euro in consumi e circa 4.260 autisti impiegati, senza contare i costi relativi al noleggio/acquisto e alla manutenzione delle auto.

E non si investono soldi su strumenti all'avanguardia che necessitano per assicurare alla giustizia gli assassini, non si investono soldi nella ricerca scentifica, nelle strutture ospedaliere.

Scusa, non volevo essere retorica, ma sapere che non si acquistano macchinari necessari come questi perchè troppo costosi, e leggere contemporaneamente notizie come quelle che ti ho scritto, mi mette una tristezza...

Ciao Sira

Unknown ha detto...

Ed è anche più triste il venire a sapere che verso ottobre le auto dei Carabinieri e della Polizia, ma anche della Finanza, cercano di uscire il meno possibile perché i soldi son finiti e non arrivano prima dell'anno nuovo... e manca la benzina che comunque è da pagare, è triste sapere che a volte fanno collette per acquistare il toner delle stampanti o altre minuterie che non gli vengono inviate perché anche al ministero manca la "grana".

Ma è una lunga storia che non merita solo quattro righe, perciò lasciamo perdere...
Ciao Sira, Massimo

mabruk ha detto...

Siamo davanti ad un altro caso di mal funzionamento dell'organo giudiziario? Anche per il delitto di via Poma è stato condannato Raniero Busco ma io ho sempre pensato (chissà perchè) che non fosse lui il colpevole ... mentre per altri delitti mi viene la sensazione che gli inquirenti stiano centrando le investigazioni (senza fare nomi)

Anonimo ha detto...

Che meraviglia, grazie a Dio l'assassino è solo il "negro" (uso il vocabolo di proposito).

Giuro che se assolvono quei due fidanzatini così per bene chiedo la cittadinanza del Burundi.

Anonimo ha detto...

Che stupido commento!Il razzista sei tu che l'hai postato,razzista ed anche pieno di pregiudizi.Fai una cortesia all'Italia e agli italiani,in Burundi vacci subito,anche se non li assolvono,ed aiuta quelle povere persone che già in tanti aiutiamo ad avere un futuro migliore.Al nostro paese non servi...come non servi a te stesso.
Diana