venerdì 18 agosto 2017

Malagiustizia. Se si arresta un fabbro perché si pensa che usi parole in codice quando al telefono parla di ringhiere, si dovrebbe arrestare anche la casalinga quando chiama il marito perché ha finito lo zucchero o la farina...

Enrico Busoli, assolto dopo quattro anni di calvario
Nel marzo 2012 i carabinieri intercettano ad Alessandria un'auto rubata. Non riescono a fermarla, però settimane dopo scoprono che quell'auto è stata usata da alcuni delinquenti per compiere una rapina nel Ferrarese. Da questo episodio iniziano indagini che porteranno gli uomini dell'Arma a scoprire un giro criminale più vasto di quanto non apparisse a prima vista. Non si parla solo di auto rubate. I carabinieri indagano e scoprono che ci sono delinquenti che hanno formato una organizzazione dedita alle rapine nelle abitazioni di persone anziane e allo spaccio di droga. Le indagini si concludono un anno dopo, nel 2013, e portano all'arresto di 11 persone. 

La "banda" per i carabinieri è formata da 12 delinquenti: un capo, Nicolò Ottaviano, i suoi due complici fidati, Manuel Pironti e William Librizzi, altri che partecipano a vario titolo ai crimini, una basista che sceglie le vittime e diversi spacciatori di droga. Perché la banda investe i soldi rubati in droga, che acquista a Ravenna e poi fa rivendere nell'area ferrarese per moltiplicare i proventi.

Tutto bello e tutto giusto, viste le condanne ottenute fra processo e patteggiamenti, se non fosse che fra gli arrestati c'è un uomo che lavora tutti i giorni: ha una regolare azienda, una moglie e una figlia tredicenne. Si chiama Enrico Busoli e non si aspetta certo di essere arrestato...

Non se lo aspetta, ma poi arriva il 10 maggio 2013 e a notte fonda i carabinieri si presentano a casa sua per arrestarlo. Naturalmente la famiglia sta dormendo e viene svegliata di soprassalto. Nessuna persona per bene si aspetta che di notte entrino in casa propria degli uomini in divisa pronti a mettergli le manette, eppure capita anche a chi spesso dice che a lui/lei non capiterà mai. All'arresto, la moglie è sconvolta e la figlia di 13 anni si rifugia in camera a piangere. L'uomo viene portato in carcere perché, per chi ha indagato e per chi ha firmato l'atto di fermo, ha trattato col capo banda alcuni quantitativi di droga in maniera scaltra e furbesca, avendo adottato precauzioni che consistevano nel parlare al telefono usando parole in codice. In pratica, per chi ha ordinato l'arresto quando Busoli parlava di ringhiere, cancelli e lavori vari in ferro, in realtà si riferiva a quantitativi di droghe diverse da comprare.

Il problema è che Enrico Busoli nel 2013 ha ancora un'azienda metalmeccanica in quel di Comacchio. Insomma, fa il fabbro da una vita e per un fabbro è normale parlare di cancelli, ringhiere e lavori vari in ferro.

Ma questo non importa. Lui conosce il capo banda da tempo e a volte si sentono ancora al telefono. E' vero, lo conosce, ma solo perché anni prima era un suo dipendente che una volta licenziatosi ha continuato a fare il fabbro... almeno sino a quando non ha deciso di cambiare "lavoro".

La storia continua. Enrico Busoli viene chiuso in galera, ci starà per 23 giorni, e la sua foto sarà sbattuta sui giornali locali con sotto la scritta: delinquente. Sai come funziona... quando si arresta il fabbro del paese si vendono più copie in zona.

Esce dal carcere la seconda settimana di giugno, ma è qui che iniziano altri grossi problemi. Ha perso un mese pieno di lavoro, e se non fatturi le scadenze da pagare restano inevase e si accumulano, inoltre lavorare come prima non è più possibile. Prima perché la testa non è più libera come prima, poi perché ormai in zona è marchiato con la scritta "criminale" sulla fronte. Di conseguenza i clienti si defilano e i soldi a disposizione calano di brutto... senza considerare che dovrà subire anche i costi di un prossimo processo. 

Passano pochi mesi e la ferramenta da cui Busoli si serviva chiede al giudice di far fallire lui e sua moglie, socia dell'azienda, per recuperare i crediti non pagati. Il giudice a fine ottobre accetta e Busoli fallisce.

Ed ecco come si distrugge la vita di una famiglia. Poche parole dette al telefono con una persona che conosci da anni, ma che non sai sia diventata delinquente, e qualche ricamo fantasioso dei carabinieri e dell'autorità giudiziaria che invece di fare indagini per capire se davvero fai parte di una organizzazione criminale preferisce prima arrestarti e solo a posteriori indagare su di te. E fortunatamente l'hanno capito che Busoli non c'entrava nulla, visto che la sua assoluzione è stata chiesta dalla procura, e fortunatamente ha trovato sulla sua strada magistrati seri che non hanno avuto paura di ammettere che lui coi criminali non c'entrava nulla.

Però... c'è sempre un però. Purtroppo fra il suo arresto e il processo sono trascorsi quattro anni (è stato assolto il 17 luglio 2017). Quattro anni in cui il marchio "delinquente" è rimasto ben visibile agli occhi della cittadinanza tutta. Quattro anni di sofferenza per la figlia, la moglie e sua madre che mai avrebbe pensato di dover andare in carcere per incontrare il figlio. 

Ora, senza neanche attendere altri processi, potrà fare le pratiche per chiedere di essere risarcito dallo Stato italiano. 

Sembra buono il discorso, ma... dati sui risarcimenti alla mano, siamo sicuri che gli daranno qualche euro per quanto ha dovuto subire e ancora subisce? Perché un arresto resta impresso nella mente a vita. Non è che, come già fatto con tanti altri innocenti, qualche giudice sentenzierà che nulla il Busoli deve avere visto che parlando di ringhiere al telefono ha tratto in inganno i carabinieri che, è notorio, quando intercettano, non essendo fabbri, usano tradurre le parole a loro incomprensibili coi termini che vanno cercando durante le indagini? Può non essere prevenuto un carabiniere a cui dicono di ascoltare cosa dice quel tale che è sospettato di far giri di droga? E cosa vuoi che pensi quando sente parlare di roba per lui strana se non che si discuta di hashish o cocaina?

State tutti attenti quando usate il telefono perché potreste trovarvi coinvolti in qualche indagine che vi succhierà prima i soldi e poi la vita. Anche tu casalinga di Voghera devi stare in occhio, perché se per sbaglio il marito di una tua amica o qualcuno della tua famiglia, anche un cugino o una nipote che senti raramente, si amalgama con strani tipi loschi, rischi di finire in una intercettazione per poi essere intercettata tu stessa. Ormai una intercettazione non si nega più a nessuno! Ed ecco che potrebbero nascere gli equivoci, magari quando chiami tuo marito e gli chiedi di passare a prendere un chilo di zucchero o di sale (peggio se di farina) perché l'hai finito e devi cucinare. Sale, zucchero, farina... parole che in una intercettazione potrebbero insospettire chi ti spia.

Quindi, cara casalinga, attenta a come parli perché potresti essere sputtanata per tutta Voghera e ritrovare la tua foto peggiore in prima pagina e su tutte le edicole della tua città. E potrebbe finire che anche dopo la certa, si spera, assoluzione, a te resti solo il dolore e neppure un euro di risarcimento. Perché per certi giudici è logico che sei stata una persona ambigua che ha tratto in inganno chi ti intercettava parlando di zucchero, sale e farina.

E in questo caso nulla devi avere, visto che hai fatto pensar male chi ti indagava in buonafede... e taci per sempre perché chi è causa del suo mal deve piangere solo se stesso.

5 commenti:

antrag ha detto...

Nessun risarcimento se è stato fatto tutto secondo la legge e in modo professionalmente corretto

Se si è infranta la legge nessun privilegio di casta, quindi processo penale regolare per gli addetti che pagano anche i risarcimenti richiesti dalla parte civile.

Se il livello di professionalità è stato basso, senza infrangere la legge, allora gli addetti devono subire sanzioni disciplinari o blocchi di carriera e lo stato deve pagare i risarcimenti.

Anonimo ha detto...

"Nessun risarcimento se è stato fatto tutto secondo la legge e in modo professionalmente corretto" cioè se è tutto formalmente corretto tu cittadino lo devi prendere nel culo perché l'istituzione ha diritto di vessarti, basta che segua le sue regole?

antrag ha detto...

Devi votare diversamente alle elezioni politiche sollecitando i candidati ad esprimersi sulla mala giustizia.

Appoggiare i partiti politici che fanno proposte concrete per riformare la giustizia ed evitare quei partiti che utilizzano la giustizia per eliminare gli avversari politici!

Vanna ha detto...

Condivido l'articolo e i commenti.
In particolare per antrag:
esistono ancora i partiti?
Se sì dove si posizionerebbero sullo scacchiere politico?
A destra?
Per fare gli interessi di chi?
Di quelli che hanno il capitale e i privilegi?
Oppure a sinistra?
Per fare gli interessi dei lavoratori, della povera gente che non lavora o che non arriva alla seconda settimana del mese?
Al centro?
Per fare gli interessi di tutti, alle spalle di tutti, lì infatti c'è posto per tutti e tutti vogliono stare al centro senza fatica, senza lotta, senza un credo ma con la pagnotta, il companatico, appoggi vari assicurati e sindacati.

Ma la tua frase seguente : "...Appoggiare i partiti politici che fanno proposte concrete per riformare la giustizia ed evitare quei partiti che utilizzano la giustizia per eliminare gli avversari politici!"

Mi fa pensare non poco...perfino Berlusconi, con quel capitale e quella posizione, fu messo alla berlina, con il risultato di governi che si sono succeduti senza uno straccio di politica, di decenza, di elezione.

Ancor peggio di prima!

Il tutto voluto da un presidente di matrice comunista (???) e fedele servitore del Patto Atlantico.
Quante volte in questi anni i nostri presidenti del consiglio sono andati in vassallaggio negli States?
Che fine ha fatto la nostra riserva aurea, la terza nel mondo?

I partiti e la politica non ci sono più, c'è il populismo o il servilismo.
Il "populismo" sarà imbrigliato, il servilismo seguirà ordini di sudditanza: il sistema è allo sbando o all'annientamento.

Manlio Tummolo ha detto...

Caissimi,

in tutti i modi si insiste perché i consumatori acquistino cellulari. Ad esempio, se si vuole usare INTERNET con Wi-Fi, occorre avere un cellulare. Perfino se ci si assicura per l'auto con il sistema di controllo satellitare, ti chiedono un numero di cellulare. Tra poco non si potrà neppure andare al "cesso" (con licenza parlando...), se non si avrà un cellulare, uno smartphone o un tablet. Perché ? Perché il Regime pretende di controllarci in qualunque atto. Ora se succede un delitto e si è nelle vicinanze usando il cellulare, automaticamente si entra nella lista degli indagati. Se poi si trova un DNA simile al tuo o quasi uguale o che altro, allora si finisce sicuramente all'ergastolo. Per cui, piaccia o non piaccia, sia moderno oppure non moderno (me ne frego, come dicevano gli Antichi...), non acquisto cellulari e se me lo regalano, lo restituisco al donatore con un "No, molto gentile, grazie...".