sabato 25 aprile 2015

Forse l'Europa considera l'Italia la terra dei coglioni...


Questa notte ho sognato un mio amico senegalese che da tanto non vedo. Da qualche anno abita a Milano. Eravamo al bar e parlavamo dei migranti. Lui arrivò in Italia nei primi anni '90 e col sudore della fronte, e specializzandosi, si integrò subito e meravigliosamente. Faceva due lavori: di giorno lavorava in una azienda metalmeccanica di sera nelle discoteche della riviera. Con una tazzina di caffè in mano parlavamo di come i migranti morissero durante le traversate e di cosa si potesse fare per evitare altre stragi. Di quanto l'Italia fosse vicina alle coste libiche e di quanto fossero lontane Francia, Inghilterra e America. All'improvviso ha sfoggiato il suo bel sorriso e mi ha detto: "Conosci la storia che parla della fobia degli attentati che hanno americani, francesi e inglesi?"

Allora, ci sono un francese, un inglese e un italiano che aspettano di entrare nel salone dove si terrà un summit con Obama per decidere sulla sorte dei migranti libici. Entra subito il francese e poi, prima che la porta si chiuda, anche l'inglese. L'italiano no, lui resta fuori ad aspettare. Poco dopo si riapre, ma il summit è già finito. "E io? - dice l'italiano - perché non mi avete fatto entrare?". "Tu non parli bene l'inglese e inoltre non servivi - dice il francese - comunque la soluzione dovevamo trovarla noi. Siamo o non siamo stati noi ad andare a bombardare la Libia anche a nome tuo?". "E la soluzione quale sarebbe?" - dice l'italiano. "Niente di più semplice - dice l'inglese - visto che siamo tutti fratelli ognuno di noi farà la sua parte". "E sarebbe?", ripete l'italiano. "Sarebbe che tu ti prendi in carico i migranti e noi - dicono all'unisono il francese e l'inglese - ti sosteniamo moralmente e triplichiamo il budget in favore della missione Triton". Ma avete sempre pagato una sciocchezza - dice l'italiano - e triplicare una sciocchezza non è pagare il giusto. E' triplicare la sciocchezza. E poi si doveva parlare di come evitare altre partenze...". "Ah, è vero. Piccola dimenticanza... ne parleremo e ti faremo sapere" - dicono il francese e l'inglese. L'italiano a quel punto torna a Roma e in una intervista parla di un grande risultato ottenuto. Anche se in realtà non sa come fare a sistemare tutti i migranti che continuano ad arrivare sulle coste della sua nazione.

Passano quindici giorni, gli sbarchi aumentano a dismisura ma l'informazione mondiale non ne parla perché impegnata a seguire gli americani che hanno stanziato miliardi di dollari per smontare pezzo a pezzo la Statua della Libertà e il ponte di Brooklyn, gli inglesi che stanno spendendo miliardi di sterline per smontare pietra su pietra Buckingam Palace e Big Beng, i francesi che stanno cercando i miliardi di euro necessari per smontare la Torre Eiffel e il museo del Louvre. Passano sei mesi, il tempo stringe e la pazzia dilaga. Le dirette televisive si sprecano e i monumenti sono ormai stesi a terra pezzettino su pezzettino... quando la fotografia pubblicata da un blogger fa il giro del mondo. Ritrae una miriade di volantini appesi sulle coste libiche da qualche buontempone italiano. Sopra in arabo vi è scritto: "Cari fratelli libici, se prima di attraversare il Mediterraneo invierete più mail o sms a qualche vostro parente o amico che viva in Francia, in Inghilterra o in America, l'Italia vi accoglierà a braccia aperte. Salutateli cordialmente dicendo loro, se possibile non a chiare lettere ma tra le righe, che state partendo dalla Libia per ammirare il risultato del lavoro svolto in questi anni dai vostri fratelli mussulmani sui monumenti che più conoscete di quella nazione. Ditegli che le autorità non troveranno mai ciò che serve a evitare la catastrofe, se non smontando i monumenti pezzo a pezzo, e di girare la mail o il messaggio a qualche altro amico. Grazie ai fratelli mussulmani che vorranno condividere questo spirito tutto italiano".

Naturalmente quanto sopra non è una realtà e neanche una barzelletta. Ma si ispira a fatti veri. Infatti gli americani già prima dell'undici settembre 2001 avevano una paura terribile dei terroristi. Ed anche gli inglesi e i francesi temono che qualcosa di ancora più esagerato di quanto già non è accaduto possa accadere. Il popolo teme il terrore, tanto che un buon piano antiterrorismo aiuta i candidati a vincere le elezioni. Oggi più di ieri i governi temono. Ed è grazie alle nuove tecnologie che si tengono aggiornati su quanto accade nel mondo contrario al loro. Per questo spiano mail o sms se partono da zone a rischio o riportano una delle tante parole chiave che temono. Anche questo mio articolo probabilmente sarà inizialmente creduto a rischio dal cervellone che capta le parole. Ma non solo gli americani & co. temono i terroristi, anche in Italia la tensione non manca visto che sappiamo che le zone da cui partono gli input per gli attentati sono a un lancio di missile dalle nostre coste. Però gli italiani, non avendolo ancora realmente subito, il terrorismo islamico lo percepiscono in maniera diversa.

Da noi attualmente si fa polemica su quanto si vede dal vivo nella nostra città, non su quanto non si vede e appare lontano. Gli italiani hanno una mentalità strana e se un politico vuol essere eletto non deve parlare di un piano per combattere il terrorismo internazionale, ma di un piano per sconfiggere la micro-delinquenza cittadina. Inoltre gli italiani, proprio perché diversi dai popoli del resto del mondo, pur se incavolati riescono a scherzare su tutto e su tutti... tanto che a volte possono apparire razzisti quando in effetti razzisti non sono. Il sarcasmo non cela razzismo, ma svela la polemica aperta che da sempre l'italico ha col proprio governo e coi partiti della parte avversa. Polemizzare usando quanto non si fa per calmierare la piaga dei delinquenti extracomunitari, quelli che non hanno limiti né coscienza, quelli che neppure lo cercano un lavoro onesto, è oramai un obbligo. E non è razzismo perché allo stesso modo si polemizzava coi partiti quando a commettere crimini erano i delinquenti italiani che come i loro colleghi stranieri non avevano limiti né coscienza.

E' la microcriminalità che il popolo vive quotidianamente, ed è indubbio che negli ultimi anni sia cresciuta e che, nove su dieci, sia essenzialmente di matrice extracomunitaria. L'assuefazione al fenomeno fa sì che nascano i luoghi comuni che si adattano ai crimini dei rumeni, degli albanesi, degli africani e di qualsiasi altra popolazione sia stanziata e delinqua nel Bel Paese. I luoghi comuni nascono da come il popolo vive chi impara a conoscere. Gli esodi di massa dei meridionali crearono la parola "terrone". Le vendite improvvisate dei marocchini degli anni '80 coniarono il termine "vùcumprà". Termini ad oggi certamente non usati a scopo razzista ma per identificare, anche scherzosamente, un tipo di personaggio. Un po' come i genovesi che nelle barzellette vengono visti tirchi, i carabinieri tonti e i politici bugiardi e corrotti.

Ed è anche per questo che spesso mi capita di sorridere quando leggo i commenti in calce agli articoli che riguardano le malefatte di qualche extracomunitario. Vediamo alcuni esempi.

Titolo: "Alzati e cammina!": la Questura di Ravenna teatro di un 'incredibile' miracolo

Ravenna Today il 22 aprile ci ha informati che il giorno prima, in centro, un mendicante molto claudicante, piegato su se stesso e tenuto in piedi a fatica da un corto bastone, chiedeva insistentemente l'elemosina ai turisti. Alcuni di questi, infastiditi dall'insistenza, hanno chiesto aiuto al 113 che ha inviato una volante. Per poterlo identificare gli agenti l'han fatto salire sull'auto di servizio, con fatica e cautela visto il suo stato fisico, accompagnandolo in Questura. Il "miracolo" si  verificato all'arrivo, quando chi poi si è appurato essere un rumeno di 25 anni si è eretto in tutta la sua altezza camminando spedito senza bastone. 

Sotto questa notizia un commentatore ha scritto: "Come si chiamava questo rumeno? Lazzarus..."

Non è razzismo, è una semplice battuta. Un altro articolo, sempre preso da Ravenna Today, parla di un paio di nomadi prese in flagranza di reato mente con un cacciavite di 40 centimetri stavano cercando di entrare in una abitazione. La più grande, di 15 anni, era ricercata perché su di lei a Perugia era stato emesso un provvedimento di custodia cautelare in quanto evasa dagli arresti domiciliari. Tre commenti su tutti:

1) Giovani talenti crescono.. saranno l'orgoglio dei genitori...
2) Sicuramente un caso di omonimia. Il cacciavite serviva x cercare tartufi...
3) Noo, non e' possibile... La Boldrini dice che i nomadi sono tutta brava gente. C'è sicuramente un errore!

E qui l'inserimento della Boldrini la dice lunga sul fatto che non si tratta di razzismo ma di polemica politica. La stessa che si trova in un altro articolo di Forlì, quello che parla di un venticinquenne rumeno che ubriaco fradicio si è presentato a casa della ex e dopo averla picchiata di brutto le ha rubato il televisore e i vestiti del suo nuovo compagno. Inserisco due commenti:

1) Per un attimo avevo letto romano invece è il solito romeno... peccato.
2) Ci deve essere sicuramente un errore di battitura se non addirittura un infame tentativo di manipolazione della realtà da parte di gruppi di fascisti. Tutti quelli che votano sinistra sanno bene che il maschio romeno non si ubriaca mai!

Sarcasmo, ilarità e niente altro. Più che spinto al razzismo è un inno contro la delinquenza il commento che segue la segnalazione di un forlivese che si dichiara cattolico e chiede che si apra una Moschea a Forlì. Questa sua richiesta è stata molto commentata, in negativo visti i tanti magrebini presenti nel carcere cittadino, e un lettore pensando alla zona in cui si sta costruendo il nuovo carcere della città gli risponde:

Dietro il Romiti (è un quartiere di Forlì) il carcere lo stanno costruendo. AAhhh! Vuoi fare la moschea dentro al carcere! Scusa, non l'avevo capito

Alcuni fatti di cronaca nera, pur se gravissimi, sono oramai la normalità che nel tempo è stata metabolizzata e che ora il popolo vede come "cose della quotidianità che neppure intimoriscono". La presenza di nutrite etnie in ogni città italiana, ognuna con una propria "specializzazione", lascia un segno che viene riconosciuto e stigmatizzato quando si chiude un centro massaggi asiatico, quando si vedono le prostitute sulla statale adriatica, quando si vedono degli spacciatori in un parco e anche quando spariscono le docce di rame da una casa in costruzione o da un cimitero. Ad esempio: chi non ha mai visto un mendicante zoppo? A me ne è capitata una claudicante che mentre usava lo smartphone mi chiedeva la carità mostrandomi un foglio in cui era scritto che non aveva la possibilità di lavorare per mantenere i suoi dieci figli. Altri zoppi li ho visti zoppicare solo agli incroci, non mentre andavano verso la sala slot... "dopo il lavoro". Inoltre, chi non ha mai subito un furto? A me l'altra notte sono entrati nel garage per scassinarmi lo sportello dell'auto e prendere due paia di occhiali, un satellitare e qualche euro. E, fatto strano, nel pomeriggio a un chilometro e mezzo da casa mia avevano arrestato un tunisino di 23 anni con precedenti per furto e spaccio, naturalmente viveva in zona in una casa popolare, che stava facendo razzia nei garage altrui. Non l'hanno preso in flagranza di reato. Aveva accatastato tutto in un angolo fuori vista (anche una motosega), ma al momento in cui i carabinieri sono arrivati lui passeggiava di fronte ai garage, mica era dentro. Così a sera l'hanno rilasciato... e di notte sono entrati nel mio di garage. Naturalmente è un caso e sono d'accordo con chi sotto l'articolo ha scritto: 

Mommamamia una motosega! Ma dai oh... un tunisino con precedenti per furto e stupefacenti, ovviamente senza lavoro e ovviamente residente in una casa popolare! Mommamamia ma (l'Italia) cos'è un luna park? No way no way...

Ora è chiaro che a forza di leggere di extracomunitari che rubano, che si ubriacano e picchiano a tutto spiano, che spacciano e fanno prostituire le loro connazionali, la mente faccia un fascio unico e fatichi a capire che non tutti gli stranieri che vivono nelle nostre città sono delinquenti. Come fatica a trovare la voglia di dare un alloggio a chi non conosce. E in questo caso non è questione che riguardi il colore della pelle. Chi con fatica e anni di lavoro si è costruito un immobile non si metterebbe in casa neppure un italiano che conosce superficialmente. Figurarsi se farebbe entrare nella sua proprietà chi non conosce e neppure parla la sua lingua. E passo alla notizia attuale, la più pregnante. Avete presente che migliaia di profughi sono destinati a diverse regioni italiane, che le prefetture e i comuni stanno chiedendo la solidarietà dei privati perché i centri di accoglienza non bastano? All'uscita di questa notizia un forlivese chiese ai suoi concittadini di essere solidali e di ospitare più extracomunitari. Subito gli rispose un lettore:

Domani vengo a Forlì a mangiare a casa tua! Posso fare anche una telefonata, vero? Mi raccomando aspettami perché io NON busso! Entro e basta!

Questo accadde a Forlì. Ma la storia si ripete un po' ovunque. A Venezia, ad esempio, dove i commenti alle sollecitazioni del Prefetto sono tutti sulla stessa linea. Infatti i lettori del Gazzettino concordano sul fatto che dovrebbero essere i politici di sinistra, che posseggono più case e anche le ville per l'estate, a dare l'esempio iniziando con l'ospitare i profughi. Fra i tanti c'è anche chi li vorrebbe ospitare ma non può perché vive in una casa non ancora sua. E lo scrive in chiaro:

Be ragazzi, io al massimo vi accendo un lumino. Se volete la mia casa dovete chiederlo alla Banca MPS, in quanto non è ancora mia. Non essendo mia non posso disporre di altrui proprietà.

E ha ragione. Gli italiani che pagano rate mensili per acquistarsi la casa, quelli che ancora hanno un lavoro e riescono a pagarle le rate mensili, sono tantissimi. Ma c'è anche chi la seconda casa l'ha costruita con fatica e sudore e ci paga sopra tutte le tasse possibili e immaginabili... e magari non ne può disporre, come è capitato sia a Cesena che a Ravenna che a Rimini, perché occupata abusivamente da extracomunitari che "non possono essere cacciati" e, è vero, hanno denunciato i proprietari che per ritornarne in possesso avevano cambiato la serratura. Poi c'è chi ha subito più furti ad opera di extracomunitari. Magari le tante donne anziane che di notte si son svegliate e trovate muso a muso con il ladro di turno. Questi sono davvero gli incazzati neri, quelli che nell'ilarità dei commenti scrivono di rabbia sfiorando il razzismo. Infatti c'è chi ha scritto:

Sììììììììì !!! Le metto a disposizione, prima le riempio di questi individui e dopo le brucio!!!

E a questo proposito c'è chi ha pensato a un aumento delle vendite, dato che per bruciare una casa serve del combustibile, e in risposta al commento sopra citato ha scritto:

In tal causo auspico un'impennata nella vendita di benzina.

Il problema di fondo, nonostante questi ultimi due siano commenti forti, non riguarda il razzismo. Gli italiani, e parlo del popolo da assimilare a tutti i popoli "comuni" del pianeta, non è che navighino in buone acque. Tantissimi di loro non hanno lavoro e la delinquenza, che un tempo li risparmiava ora non li risparmia più. Forse è per questo che la Lega Nord nella sua pagina Facebook l'altro ieri ha pubblicato una sorta di annuncio economico. Questo:


La Prefettura di Venezia chiede ai cittadini di mettere a disposizione i loro immobili e appartamenti per ospitare gli immigrati ottenendo in cambio fino a 35 euro al giorno. Benvenuti all'Albergo Italia di Renzi, Alfano e Moretti: c'è spazio per tutto il mondo, tranne che per gli italiani in difficoltà. P.s. Il telefono della Prefettura è 0412703411, se siete sfrattati, esodati o disoccupati, chissà se trovano un posto anche a voi...

Insomma, che la Lega Nord stia cavalcando l'onda del malcontento è indubbio, ma è anche indubbio che i popoli vanno aiutati a vivere bene nella nazione dove sono nati e dove vivono i loro affetti più cari. E non me lo invento io, sono gli stessi extracomunitari che conosco che lo vorrebbero. Per questo motivo si dovrebbero aiutare e supportare, in maniera imparziale e unitaria, i governi nati democraticamente. Chiaramente se aiutarli in maniera sicura si dimostra impossibile, dovrebbero essere gli immigranti stessi a decidere in quale nazione andare a vivere e lavorare. Se lavoro ce n'è. 

Ma non è così che funziona perché le frontiere degli stati europei (per non parlare di quelle degli Stati Uniti d'America), sono off limits per chi non va in vacanza con euro sonanti da spendere. E che l'Italia venga considerata il porto d'Europa, la terra di nessuno da far invadere, quando dovrebbe essere essenzialmente la prima nazione turistica al mondo da visitare, fa veramente pensare che tanti personaggi che si credono potenti la nostra nazione l'abbiano catalogata sotto la scritta "terra dei coglioni". Per cambiare lo stato delle cose servirebbero dei politici che i coglioni li mostrassero, non dei politici capaci di farci credere di aver ottenuto un grande risultato perché si è triplicato quel poco che neppure serve... ci vorrebbero dei politici alla Totò, in grado di far stampare un milione di volantini da sistemare a modo sulle coste libiche.

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