giovedì 19 febbraio 2015

Soheil Arabi - il blogger condannato a morte per aver insultato il Profeta e i politici iraniani sulla sua pagina Facebook - anche grazie alle nostre firme non verrà ucciso



Soheil Arabi con la moglie Nastaran e la figlia Roujan
Lettera di Sabri Najafi

Soheil Arabi, il blogger condannato a morte per un post sui social network non verrà ucciso. La conferma arriva dal Presidente della commissione per la tutela dei diritti umani Luigi Manconi. La nostra petizione ha giocato un ruolo determinante per salvare l’uomo. Il senatore Luigi Manconi proprio negli ultimi giorni si era fatto mediatore con l’ambasciata iraniana in Italia per tentare di risolvere l’incredibile e intricata vicenda. In circa 240.000 abbiamo risposto alla petizione e chiesto la grazia per Soheil, soprattutto da Italia, Stati Uniti e Francia. Tutte firme che hanno giocato un ruolo determinante per la decisione finale di non uccidere il fotografo e blogger.

Ecco cosa ha affermato il Senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione Diritti Umani: "Dieci giorni fa ho consegnato all'ambasciatore della repubblica islamica dell'Iran in Italia, Jahanbakhsh Mozaffari, le centinaia di migliaia di firme raccolte nel nostro paese, in Francia e negli Stati uniti per chiedere che il blogger Soheil Arabi non venisse messo a morte. Un tribunale iraniano aveva infatti condannato Soheil alla pena capitale per uno scritto considerato offensivo per il Profeta. L'ambasciatore Mozaffari si era impegnato, in quel colloquio, a trasmettere al proprio governo le firme e l'appello a difesa di Arabi. Aveva discusso con me di diritti umani e aveva affermato che mai in Iran qualcuno era stato giustiziato per il reato di offesa al Profeta. A distanza di poco più di una settimana l'ambasciata iraniana mi ha fatto sapere che Soheil Arabi non è più in attesa della sentenza capitale e che il suo capo di imputazione è stato modificato. Si tratta di un importante risultato al quale hanno contribuito Change.org e tutti coloro che in queste settimane si sono impegnati, con tutti i mezzi a disposizione, per affermare la priorità della vita umana".

Felicissima anch'io e ovviamente anche la moglie di Soheil, Nastaran. La risposta data al Presidente della Commissione dei diritti umani del Senato oggi è meravigliosa. Sono contentissima. Vorrei piangere per la gioia e usare quest’occasione per chiedere al governo iraniano di riflettere anche su altre condanne a morte, riflettere sulla pena di morte e sulla necessità di abolire questa terribile legge. Ringrazio tutti firmatari della petizione su Change.org e tutti quelli che hanno scritto sui siti e giornali, dando visibilità alla storia di Soheil. Questa notizia è un vero atto di umanità, che parla ai governi del mondo che ancora applicano la pena di morte, distruggendo la cosa più bella che un essere umano possiede. Sono contenta per Soheil, per Nastaran sua moglie e per la piccola Roujan di 5 anni che aspetta il papà. Sono contenta per l'umanità dimostrata da chi ha detto no a questa condanna a morte! Grazie!

Sabri Najafi

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1 commento:

Annamaria Cotrozzi ha detto...

Ogni tanto notizie come queste fanno un po' respirare, e tornare a sperare: nel senso di umanità, nel recupero di civiltà, nella forza dell'intelligenza e della ragione.