mercoledì 29 gennaio 2014

Manlio Tummolo: Internet, Addio!!

Manlio Tummolo

INTERNET, ADDIO !
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(Bertiolo, UD - gennaio 2014)


IL FATTO PERSONALE

La proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso, ormai colmo, della mia pazienza, è stata una serie di incidenti tecnici avvenuti tra la fine di dicembre  e i primi giorni di gennaio del corrente anno. Ma la storia è lunga e le motivazioni sono molte, come esporrò successivamente. Dal gennaio 2008 avevo pensato utile e comodo, pur senza grosse illusioni, di potermi collegare a casa con INTERNET, dopo una relativa buona esperienza negli ultimi mesi di Università o osservando quanto gli altri facevano. Ma sicuramente avevo fatto i conti senza l’oste, ovvero che nel piccolo Comune nel quale ero andato ad abitare dalla fine aprile dell’anno precedente, non aveva la possibilità tecnica di collegamento ad INTERNET mediante ADSL. Non si sa perché, pur circondato da Comuni forniti di tale installazione (Talmassons e Codroipo), il territorio di Bertiolo non ne era servito. Comunque, allora essendo pressoché completamente ignorante della problematica, pensai che anche mediante semplice linea telefonica ci si potesse collegare ugualmente.  Il che è e resta vero, ma a condizione di estrema lentezza che oggi, con più complicate procedure, diventa praticamente immobilità.

Nell’anno 2012, ormai tra lentezze e blocchi, decisi, con non poco sacrificio economico visto  che non sono fornito di laute ricchezze ma di una pensione appena sufficiente a vivere, di sperimentare l’unico collegamento ragionevole in zona, ovvero quello satellitare TOOWAY, fornito da OPEN-SKY, che prometteva efficacia pari se non superiore a quella dell’ADSL, soprattutto per la velocità di connessione. Tralascio  i problemi che insorsero allora sul piano dei costi, per cui di volta in volta si aggiungeva qualche spesa  extra.  Per un buon risultato si possono avere anche dei rischi finanziari che, se il risultato c’è, costituiscono un investimento.

Sicuramente la velocità  è di molto aumentata, passando dalle misere decine di kbps ai favolosi mbps, ovvero mille volte tanto. Il contratto ne prometteva 8-10, ma nella realtà erano ridotti spesso a 6, talvolta 5. Qualche volta capitavano 500 kbps, talaltra addirittura non c’era la connessione o era ritardata per misteriosi fatti che la pur cortese assistenza in realtà non sapeva spiegare [1]. Comunque, tutto si può sopportare se è occasionale e la prevalenza costituisce un buon servizio (io non ho grandiose aspettative di velocità, anche per la mia scarsa conoscenza tecnologica). Nemmeno l’ADSL risulta costante nella velocità e, malgrado non lo dicano, spesso la saturazione delle connessioni porta ad una riduzione della velocità (per misurarla basta connettersi al sito di www.abeltronica.com). Nel maggio 2012, poi, a causa di un temporale e di una scarica elettrica particolarmente forte e vicina, mi andò a “ramengo”  il computer  ACER che avevo avuto in regalo dopo la mia seconda laurea. Ne acquistai uno nuovo, portatile, marca TOSHIBA, riuscendo a far salvare e trasferire i dati in esso conservati (salvo la posta). Venni così a scoprire la fragilità della nostra grandiosa tecnologia elettronica, che, per un tuono più forte (un fenomeno atmosferico antico come il pianeta), viene messa fuori combattimento, per cui guai a tenere aperti collegamenti (anche se non funzionanti) durante un temporale. Fino ad allora, ingenuamente, pensavo che i temporali si limitassero a farti perdere i dati che stai scrivendo, ma non ancora salvati, per il contestuale spegnimento  del computer. Invece, quei cattivoni ti mandano il computer nella spazzatura.

Potevo dunque rassegnarmi a qualche occasionale lentezza, non al resto che avvenne negli ultimi due mesi, a cavallo tra 2013 e 2014, con tutta una serie di rallentamenti, di disturbi, di inefficienze, di continue telefonate all’assistenza di OPEN-SKY: una sera (3 gennaio 2014, data fatidica!) avevo tentato di registrare un sonoro del discorso di Mussolini per la mobilitazione generale contro le sanzioni (2 ottobre 1935), uno dei suoi più bei discorsi e anche un momento di unità  perfino con molti antifascisti, tra cui Benedetto Croce: dato che l’operazione non era riuscita a buon fine, decisi di cancellare la registrazione in quanto non si poteva riascoltare. Mal me ne incolse: non so se per vendetta della Buonanima, o per quale altro misterioso motivo, le icone dei programmi predefiniti si trasformarono in richiami di Windows Media Player, anche se non servivano neppure a quello. Sicché dopo aver fatto alcuni tentativi per  ritornare alla situazione anteriore, dovetti portarlo dal solito tecnico, il quale mi disse che avevo peggiorato il guaio, anche se non ho capito propriamente perché. Comunque, lo mise a posto cancellando tutto e ripristinando tutto, esclusa al solito la posta ricevuta. Riportato a caso il mio TOSHIBA, sembrava funzionasse bene di nuovo. 

Il 4 gennaio la velocità INTERNET era piuttosto bassa (poco più di 1000 kbps di download). Il giorno dopo addirittura non c’era il collegamento. Avevo appena terminato di completare e registrare una mia traduzione del discorso  di Jacques-Pierre Brissot del 1791 per la guerra contro l’Austria e gli aristocratici francesi emigrati a Koblenz (nel sito il discorso era già prima tradotto in tedesco dal francese), che mi accorsi che la connessione ancora non c’era. Come consigliato dall’assistenza, scollegai il computer da INTERNET e lo ricollegai. Questa volta a INTERNET si connesse, ma il risultato – mal me ne incolse - fu peggiore del difetto. Apparve una schermata a colori sgargianti della Windows (sempre lei!!!), nella quale apparivano due alternative, senza una terza apparente (il tecnico poi mi ha detto che dovevo ignorare il subdolo invito: bene, ma come?, e come potevo pensare che non sarebbe riapparso più avanti?). O RIPRISTINO SOFTWARE PREDEFINITO E PREINSTALLATO o AZZERAMENTO DI TUTTI I PROGRAMMI. Intanto, non si capiva che per “ripristino” si intendesse l’azzeramento di tutto quanto inserito, registrato o salvato che fosse; poi sembrava trattarsi di un aggiornamento per poter usufruire del mirabolante WINDOWS 7 PROFESSIONAL. Inoltre, all’avvìo di questo bel lavoro appariva anche la classica scritta: “l’operazione può durare alcuni minuti”, non specificati se primi e secondi, ma sorvoliamo su queste piccolezze (de minutis non curat internauta). Ma, alla faccia di minuti primi e secondi, l’operazione  durò esattamente un’ora e quaranta! Anche qui, nella mia ignoranza, pensavo che ciò fosse dovuto alla lentezza della connessione di INTERNET, come succedeva con la connessione remota o telefonica. Invece, invece… al termine dell’operazione scopersi che mi era stato cancellato tutto, compreso l’antivirus NORTON sostituito dal MCfee. Posta, registrazioni, dati personali, tutto sparito, e per non aggravare la situazione, al di là di poche verifiche, non intervenni, rassegnandomi a riportare il crudele mezzo  al solito tecnico.  

Questa volta mi consolò dicendo che la macchina è stupida (non ne dubitavo, se è per quello, malgrado le teorie di Alan Turing) e che la devastante schermata doveva essere ignorata. Dopo breve esame, mi disse che la cosa era grave e che avrebbe provato due softwares, più potenti di quelli dei RIS (avevo alluso al fatto che, se mi accusavo di spaventosi femminicidi di cui le prove sarebbero state trovate nel computer, avrebbero saputo riportarmi tutto a galla, invece il tecnico mi deluse). Dal 7 gennaio fino al 22  cominciò così la lunga attesa: nemmeno i due potentissimi softwares riuscirono a recuperare qualcosa, per cui solo dal vecchio computer ACER si riuscì a recuperare una parte, ma non la posta, non i miei testi, non altre cosucce. Il fenomeno si manifestò in quei giorni ad altri in forme più o meno analoghe e per ragioni forse identiche [2].

Questo, dunque, il fatto specifico che mi ha spinto alla decisione di rompere ogni contatto con INTERNET. Della bella parabolica TOOWAY sono ancora indeciso se utilizzarla come stendibiancheria (collegandola con un filo alla vecchia antenna TV, sull'edificio opposto, un'ex-legnaia) oppure come portabandiera. Si vedrà al momento della sconnessione definitiva, non  rinnovando più l’abbonamento che, nel frattempo e per ignoti motivi (presumo per il ricalcolo dell’IVA che ad opera dei nostri odiati governi è stato aumentato due volte negli ultimi anni), era passato dai circa 31 euro mensili (IVA compresa) ai 36 e qualche centesimo mensili, senza nemmeno un cenno di motivazione (l’utente che è, se non un agrume da spremere?, oppure hanno dimenticato che la cara vecchia scala mobile è stata eliminata da vent'anni ad opera del poco amato Amato, con un attacco di 9 anni prima ad opera del suo maestro Bettino Craxi?). Ho già predisposto la letterina di disdetta che invierò raccomandata, con avviso di ricevimento, appena risolti alcuni problemi dovuti al recupero di molti miei scritti ora disseminati in vari luoghi e da riportare al loro ovile.

Poi però vi sono motivazioni più lontane nel tempo, che riguardano sia il computer o elaboratore elettronico, sia INTERNET, ovvero Rete Internazionale, termine usato,  non si sa bene, dagli USA se nel senso di rete o tela di ragno che acchiappa le mosche, o di rete  umana  che serve ad acchiappare i pesci o per l’uccellagione. Nell'una come nell'altra nozione, c’è l'idea di un pubblico da catturare e sfruttare come cibo, sia pure  in modi diversi (il ragno imbozzola la preda dopo averla intontita e se la sbafa un po’ alla volta; gli esseri umani catturano i pesci vivi, li lasciano morire asfissiati, quindi li squartano, li friggono, li arrostiscono, li fanno bollire, ecc.).


IL COMPUTER E L’AZIONE UMANA

L’idea che il comportamento umano sia quello di una macchina, particolarmente complessa, nasce presumibilmente con Cartesio (XVII secolo), il quale definendo la materia (corpo anche vivente) come res extensa ossia cosa estesa, e lo spirito universale, e l’anima individuale come res cogitans, ovvero pensante, poneva le basi per una concezione del vivente, anche complesso come l’uomo, fisicamente intesa come quella di una macchina organica, che rispondeva alle leggi della nuova fisica galileiana. La teoria cartesiana, quantunque potesse essere preparatrice al materialismo, tuttavia, ritenendo che la centralità dell’uomo, in quanto essere razionale e libero,  fosse nella sua anima di natura spirituale, in cui si concentravano pensiero, volontà e responsabilità, non poteva ancora essere considerata materialista o meccanicista [3]. Per arrivare a un completo meccanicismo come regola del comportamento umano, si dovettero aspettare circa un secolo e due pensatori quali Condillac e Lamettrie: illuministi francesi di minore importanza rispetto a quelli più noti. Il primo, per spiegare come l’uomo conquisti la capacità di ragionamento, immagina una statua che progressivamente acquisti i cinque sensi e, una volta acquisiti, cominci dall'esperienza delle cose ad elaborare un proprio pensiero. Il tentativo di Condillac voleva spiegare come dall'esperienza delle cose, attraverso la sensibilità, si acquisissero anche le qualità considerate fino allora strettamente spirituali, come la ragione e la morale. Lamettrie, ancora più esageratamente, arrivò a una concezione assolutamente meccanicista dell’uomo, sia come corpo, sia come elemento psichico e spirituale, pubblicando un’opera intitolata "L'Homme machine".  

Non è un caso che il XVIII secolo, preceduto dal perfezionamento dell'orologeria e perfino dalla prima calcolatrice, detta pascalina, del filosofo, matematico e scienziato Blaise Pascal (lo stesso che, vedi curiosità della natura umana, pur sosteneva di rigettare il concetto cartesiano di Dio, preferendo a questo il Dio di Abramo, Isacco e  Giacobbe!!), riusci a creare veri e propri automi, tra cui  il celebre “Turco che gioca a scacchi” conservato in vari musei di  meccanica ed archeotecnologia. Per giocare agli scacchi certamente i congegni che consentivano non solo di giocare, ma anche di vincere talvolta, dovevano essere piuttosto complessi e presupporre una sorta di elaboratore meccanico delle varie funzioni e posizioni degli scacchi. Lo scrittore romantico tedesco Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, si ispirò a questa meccanica complessa in una sua lunga novella (o romanzo breve) intitolata “Der Sandmann” (L’Uomo della Sabbia), nell'immaginare che un ottico italiano, tale Spalanzani (con una “l” sola per distinguerlo dallo Spallanzani autentico), avesse creato un’automa-donna, chiamata Olimpia. Olimpia, pur manifestando una certa stranezza per la fissità di certi suoi gesti, è così perfezionata da riuscire a far innamorare il protagonista Nathanael. Pur avendola studiata a suo tempo, grazie a un corso tenuto dal prof. Claudio Magris al Magistero di Trieste nel preistorico anno accademico 1970 - 71,  non ricordo come la storia si concludesse: se in modo tragico oppure se la sua prima fidanzata, Clara, fosse riuscita poi a riportarlo all'antico amore. Ma qui ha poca importanza. 

Mi sembra un ottimo esempio di come già a cavallo tra XVIII e XIX secolo si riuscissero ad immaginare automi umani tanto perfezionati da poter essere considerati esteriormente come uomini in carne ed ossa. E per questo tuttora siamo nella fantascienza, più che nella scienza vera e propria, anche se alla fase scientifica reale non manca molto, una volta che si parla di bio-tecnologia.

Ad ulteriori sviluppi, mancava ovviamente una fonte di energia adeguata e soprattutto l’uso di una corrente elettrica a basso voltaggio, che sostituisce con impulsi elettromagnetici i comandi meccanici.  A tale scopo si dovette aspettare il secolo XX. Proseguiamo intanto con il meccanicismo del comportamento umano: a fini di studio psicologico, ma non solo, tra il XIX secolo e il XX, cominciarono ad essere formulate teorie sull’uomo come tale (grazie anche al darwinismo) e del suo comportamento nettamente materialistiche, per cui la questione dell’anima, in quanto presenza spirituale in noi, e quella del comportamento cosciente ed incosciente dell’uomo viene risolta in modo nettamente materialistico e meccanicistico. L’anima viene limitata a questioni religiose e metafisiche, mentre ci si occupa del solo comportamento esteriore ed interiore dell’uomo, come fenomeno psico-neurologico. Se già dai tempi delle polemiche sei-settecentesche tra Leibniz e Pierre Bayle [4] (più criticamente agnostico che scettico, autore di un “Dizionario Storico e Critico” di natura filosofica, dove - all’articolo “Rorarius” - tratta di tali questioni), si tendeva a considerare anche gli animali più evoluti come semplici macchine, il passo nel fare dell’uomo una macchina organica complessa era assai breve. 

Secondo una dottrina, tipicamente materialista, seguita sia in Russia da Pavlov, sia in America da Watson e Thorndike (poi anche Skinner e altri) [5], i comportamenti di uomini e animali, sia pure diversi per complessità, erano uguali nei loro fondamenti: ovvero condizionati dagli ambienti, dagli influssi esterni, a cui si adattavano o perivano. L’apprendimento negli esseri viventi anche complesso non è che la memorizzazione del giusto “percorso” da seguire per ottenere qualcosa. Pavlov studiò il comportamento dei cani non con quel sistema bonariamente descritto nei manuali di psicologia (presentazione del cibo - presentazione del cibo con campanello - suono del campanello soltanto, che stimolerebbero l’emissione di saliva), ma con vere e proprie sevizie su quelle povere bestie, fatte ovviamente con vivisezione e senza alcuna anestesia [6]. Gli americani preferivano invece tormentare colombi e topolini nel labirinto, un percorso per arrivare al cibo, spesso interrotto da leggere o fastidiose scosse elettriche o cancelletti che restavano chiusi, finché  il povero animale o arrivava al cibo agognato, o altrimenti moriva di fame. Dal mio punto di vista, un modello di ricerca scientifica sul comportamento animale che è in realtà una forma di sadismo mal mascherato dallo scopo scientifico [7]. 

Si voleva sostenere che attraverso la concatenazione di stimoli-risposte, l’essere vivente complesso impara, dimenticando però - quei cari signori - che una cosa è la serie naturale di stimoli offerto dalla natura (es.: fame, ricerca della preda, attacco e soddisfazione della fame), altra e completamente negativa una serie di stimoli data artificiosamente con dolori annessi di una certa intensità. Ma i materialisti e i meccanicisti non si pongono affatto il problema: già Leibniz aveva inutilmente tentato di dimostrare verbalmente che dare un calcio a un cane gli provoca dolore, e non semplicemente uno stimolo qualunque. L’acquisizione degli istinti negli esseri viventi richiede centinaia di migliaia d’anni (se non milioni), e non semplicemente qualche feroce esperimento eseguito in un laboratorio.

La dottrina secondo cui l’uomo impara, come l'animale, attraverso una serie di stimoli - risposte ambientali o artificiali, è detta behaviorism, ovvero comportamentismo. La psiche dell’essere umano è dunque ridotta alla funzione di una qualsivoglia macchina che funziona per azione-reazione. Così ritenendo, l'azione dell’uomo è, come quella dell’animale, condizionabile, quindi si può ottenere da lui la risposta che si vuole, intervenendo con una serie di stimoli appropriati. Da qui deriva la pratica detta volgarmente “lavaggio del cervello”, e largamente praticata non solo nell'Unione Sovietica di Stalin (ben descritta nel romanzo “Buio a Mezzogiorno” di Arthur Koestler), ma anche nei pregiati Stati anglosassoni. Le dittature di destra erano in ciò più semplici: o sei con noi, o contro di noi; nel secondo caso uno è arrestato, talvolta torturato e talaltra eliminato, senza grandi problemi di natura psicologica. Bell’epoca il Novecento!

Sul fronte tecnologico, l’adozione dell’elettricità e l’invenzione di varie macchine, fondate sull'elettromagnetismo consentono  ad Alan Turing di formulare l’idea di una macchina con cui si possa dialogare e apprendere, ovvero una macchina “intelligente”, un’utopia non realizzabile perché l’intelligenza è una funzione ben più complessa, plastica e non riducibile in termini meccanici. Ma per un materialista il problema non si pone. Questo però suscita l’interesse di pedagogisti e di teorici della didattica che, unendo tecnologia a comportamentismo, cominciano a formulare l’idea di una didattica meccanica o istruzione programmata. Bastano semplici scatole, all'inizio, in cui però non si possa passare alla scheda successiva senza aver risolto il quesito della scheda precedente (prima in forma meccanica semplice, poi elettromeccanica, per divenire più tardi elettronica), perché l'alunno apprenda passo dopo passo l’intero scibile umano. Il procedimento è binario inizialmente, ramificato poi. Ovvero, si hanno due soluzioni: una vera, una sbagliata (metodo Skinner), oppure più alternative  (metodo Crowder, il quale prevede la possibilità di spezzettare i quesiti in più passaggi, soprattutto per coloro che abbiano scarse capacità intuitive al primo colpo), in cui vi sono soluzioni erronee e un'unica soluzione vera [8].

Ovviamente la prima tecnica è troppo soggetta a casualità, mentre la seconda implica nell'alunno un minimo ragionamento e un minimo collegamento a nozioni già apprese. Ambedue sono largamente usate nei questionari di verifica e in quella della teoria della guida automobilistica. Secondo i teorici dell’istruzione programmata, i risultati sono superlativi e gli alunni apprendono tutto di tutto (ma del perché lo apprendano, lasciamo perdere: è un calcio nel deretano a tutte le più approfondite teorie filosofiche e razionali sull’uomo) . Immaginiamoci un bambino che debba apprendere nozioni di natura morale: attraverso una macchina saprebbe che non bisogna rubare, ma come risposta sul motivo avrebbe solo quella che altrimenti si va in galera. Poi osserverebbe che al mondo chi ruba di più sugli altri è libero, tranquillo e felice, senza alcun disturbo, e tutto l’insegnamento programmato cadrebbe nella polvere.

Con gli anni '50 - '60 (in Italia qualcosa più tardi), le teorie comportamentiste applicate all'istruzione, il favore dato al condizionamento invece che al ragionamento per convincere o istruire gli altri, cominciano a farsi strada. In questo ambiente culturale, e considerate tutte le premesse precedenti, ecco che si arriva all'invenzione del computer (alias, elaboratore elettronico), che altro non è se non una macchina elettromagnetica che, partendo dal semplice calcolatore di numeri, arriva al calcolatore ed elaboratore di informazioni, precedentemente inserite dal programmatore sulla base del sistema binario “sì no / 0 – 1”, attraverso una serie di impulsi elettromagnetici (di qui l’importanza, talvolta distruttiva, della presenza sul sistema di campi elettromagnetici molto potenti, che possono portare alla distruzione del sistema elettrico ed elettronico, che ne costituisce l’hardware - letteralmente - “merce dura”, tanto per far capire che mentalità eternamente fondata sul lucro, sulla materia, sul commercio, sugli affari stia alla base del tutto).  

Per semplificare, il computer ricorda per certi versi la concezione freudiana o psicoanalitica dell’uomo, fatta però macchina: il SUPER-IO è costituito dal programmatore o dal trasmettitore (con INTERNET) di nozioni; l’IO è lo stesso hardware-software noto all'utilizzatore; l’INCONSCIO è costituito dall’hardware e dai programmi prestabiliti, ma non in possesso delle conoscenze  dell’utilizzatore.

Ma allora, che parte ha l’uomo che usa il computer come macchina da scrivere o fornitore di nozioni? Null'altro che l'appendice carnosa o biologica della macchina stessa che ottiene vita e funzionalità utilizzando l'uomo come proprio strumento. Ovviamente mi si obietterà che è il contrario: posso condividere tale obiezione, o almeno così dovrebbe essere, salvo accorgersi che quando la macchina agisce in modo contrario alla volontà dell’occasionale operatore, bensì seguendo quella dell’operatore occulto (o programmatore, o portatore di informazioni, o trasmettitore delle stesse), allora le carte vengono scoperte. L’uomo singolo che pensa di utilizzare il computer come strumento della propria volontà, si trova ad essere, nella realtà meno evidente ma più profonda, semplicemente l'organo che dà vita alla macchina, che la fa andare avanti (a proprie spese, tra l’altro), la sua appendice biologica. Questo appare con la massima evidenza proprio grazie ad INTERNET, ovvero a quella rete nella quale i presunti users (utenti) sono a tutti gli effetti i soggetti usati come strumenti dalla macchina o dalla serie di macchine: le mosche nella ragnatela o i pesci che verranno spediti al mercato, puliti, fritti, bolliti o arrostiti, o anche mangiati crudi, secondo le consuetudini alimentari. 

Uscendo dalla metafora: gli users, che devono mantenere ed arricchire gli inventori e gli organizzatori del sistema-rete grazie a tutta una serie  di presunte comodità  nuove, di presunti programmi maggiormente potenti, di funzioni sempre più mirabolanti che finiscono nel magico (basti pensare a quelle apparecchiature che basta sfiorare per spostare le immagini: pensate alla lampada di Aladino sfregata dalle sue dita, alla porta della caverna che si apre con la password - diremmo oggi - “Apriti Sesamo”), le dita diventano null'altro che appendici della macchina ed hanno la funzione di dare un impulso, e non viceversa appendici della mente dello user. Un simile sistema riduce l’uomo singolo, attraverso una sorta di fittizie e superflue comodità, null'altro che fornitore di energia per la macchina stessa. Torna alla mente il corso e ricorso vichiano: l’uomo dapprima soddisfa le sue esigenze materiali, quindi le amplia alle esigenze morali ed intellettuali, poi mira al comodo, al superfluo, all'inutile. E dal comodo/inutile/dannoso ricade nella barbarie, facendosi strumento della comodità tecnologica, superflua ma attraente. Oppure, potremmo pesare alla dialettica “servo-padrone” nella fenomenologia hegeliana dello spirito: l’uomo si fa padrone riducendo altri a servi, ma poi è talmente abituato a loro che soggiace ai loro capricci e si fa servo dei servi, fino all'annientamento.

Si può fare a meno della macchina o di un sistema meccanico? Sicuramente no, ma non dobbiamo mai perdere la nozione della strumentalità della macchina, non dobbiamo mai delegare alle macchina la nostra capacità di informazione che deriva dall'esperienza diretta e dall'apprendimento autonomo, dalla nostra stessa coscienza, non delegare la nostra volontà e le nostre decisioni; in una parola: rinunciare alla nostra natura spirituale, e non meccanico-materiale, come preteso dalle dottrine di cui si è detto. La schiavitù dalle macchine invece che dalla loro semplice, fisiologicamente sana, utilizzazione, ci rende molto fragili. E se per un qualunque motivo la macchina non funzionasse? Affidando ad essa tutto rischieremmo di morire di fame, di sete o d’altro. Pensate solo un momento che cosa ci succederebbe se per un mese o più mancasse la luce elettrica: quante morti ne deriverebbero in quel periodo? L’atteggiamento secondo cui la macchina diventa padrona e l’uomo suo strumento o suo servo,  è la tecnomanìa prima,  tecnolatria poi. La macchina diventa un idolo da adorare e al quale obbedire. Quando si vede gente che fa file enormi per acquisire per primi un certo giocattolo informatico (poco importa il nome), significa che non siamo lontani dalla tecnolatrìa, dalla schiavizzazione dell’uomo non tanto dalla macchina di per sé, quanto dal detentore, gestore e persuasore occulti della macchina stessa, coloro che ci rendono carnali appendici della macchina, ci mandano ordini che poi noi, ormai condizionati dall'uso sistematico ed essenziale della stessa, eseguiamo fedelmente e servilmente.

DALL’USO DEL COMPUTER ALL’ASSERVIMENTO AD INTERNET  

Il computer, per sua natura, predispone la psiche dell'uomo al condizionamento, essendo basato su riflessi condizionati, con scelte quasi sempre apparenti e non sostanziali.  Ad esempio, si vuol leggere un giornale come “Il Corriere della Sera” e ti appare una “finestra” in cui si fa pubblicità di qualcosa, con tanto di suoni e voci, che ti distraggono dal contenuto dell’articolo (questo avviene perfino per le Lettere a Sergio Romano, ed è tutto dire). Solo per ridurre l’ossessionante finestra, occorrono almeno tre operazioni, il che fa perdere tempo. Vi sono poi tutta una serie di messaggi pubblicitari o tecnici, quasi sempre indesiderati e il più delle volte inutili. I pubblicitari che finanziano l’edizione on-line e cartacea si illudono che basti parlare del prodotto perché la gente lo acquisti, senza tener conto che oggi le finanze prevalenti dei cittadini sono scarse e non si possono acquistare automobili, smart-phones, i-phones e altre porcheriole del genere ogni secondo. Tuttavia, questi messaggi, spesso subliminali o talvolta velocissimi, ripetuti ossessivamente entrano nella mente degli utenti consuetudinari come una vite che si gira lentamente, piuttosto che come un chiodo ripetutamente battuto. Ora immaginiamoci invece cosa accade quando dal semplice uso del computer si passa al sistematico uso, tramite esso, di INTERNET. 

La Rete Internazionale è nata, com'è ben noto a tutti, per ragioni di comunicazione militare. Ma lo spirito lucrativo tipico degli abitanti USA, in cui il Dollaro è un dio e la Ricchezza un obiettivo teoricamente aperto a tutti, ha presto intuito che di quella Rete si poteva fare una vera e propria industria lucrosa, in modo tale da essere arma di propaganda, di spionaggio e raccolta di informazioni spesso delicate, di corruzione della mentalità popolare attraverso la comodità del mezzo (che è una sorta di assemblaggio di varie invenzioni  già preesistenti), poco costoso per chi lo dirige e lo gestisce, assai di più per chi lo utilizza, una fonte di condizionamento non solo di singoli individui, ma di interi popoli e di interi Stati. In sostanza, un’arma potentissima, forse anche più potente della bomba atomica (almeno in quanto a distruttività psicologica e morale): si obietterà che, essendo usata dalle fonti più disparate, i messaggi sono contrastati da contro-messaggi. E questo è pure vero. Ma quando teniamo conto che tutto il sistema è prodotto, controllato e manovrato, da società americane, pur con la partecipazione sempre bassa di altri Stati, quando sappiamo che le vere chiavi del sistema sono in mano USA, possiamo anche accorgerci che solo certi tipi di messaggi sono accettati ed hanno un successo assoluto e dominante, gli altri invece, se non boicottati apertamente, sono sicuramente  trascurati, ignorati, resi inefficaci. Il sistema, essendo fondato sul comodo e su una mentalità tecnolatrica, favorisce tutto ciò che deresponsabilizza, corrompe, rincretinisce, condiziona, mentre limita fortemente lo spirito critico e, soprattutto, l’auto-organizzazione di forze responsabili e serie opposte a quelle dominanti.

Così si arriva a condizionare interi Stati ad adottare e far adottare sistemi informatici al fine di facilitare un'apparente comodità in cambio della sostanziale controllabilità di ogni Stato, di ogni organizzazione, di ogni individuo. Si sollecita l’informatizzazione di tutto al fine di condizionare interi popoli e cittadinanze, costringerli a una schiavitù telematica creando bisogni fittizi: gli sgoverni, particolarmente occidentali, asserviti da decenni (anzi da quasi un secolo), alla mentalità pragmatica, eudemonistica, materialistica, contraddittoria e fanatica del popolo USA [9] si adeguano ben presto alle imposizioni morbide che consentono un dominio pressoché planetario da parte della classe dirigente, politica ed economica, degli USA, anche se poi, da quando questi sudici giochetti sono stati svelati, fingono sdegno e velleitarie proteste. Chi dice a me, a puro titolo d’esempio, che attraverso INTERNET e microtelecamere installate preventivamente nei computers, il celebre occhio del “Grande Fratello” - previsto da Orwell - non mi stiano spiando e controllando e registri tutto quello che sto ora scrivendo? Voi obietterete: malinconica fantascemenza la mia. Forse avreste ragione, ma si vede bene che tutte quelle cianfrusaglie elettroniche pur consentono di spiarci  su dove ci troviamo e se stiamo pure compiendo qualche omicidio o mettendo qualche tonnellata di tritolo sotto il sedere di qualche illustre partitocrate.

Ovvio, obietto io stavolta: tutto questo sistema ha l’evidente intenzione di controllare miliardi di cittadini, raccogliendo informazioni e prevenendo ogni possibile azione di pericolo per le alte sfere dominanti. Ma sfugge un dettaglio: per quanto velocissimi, i  computers-spia  hanno miliardi di dati al secondo da verificare uno per uno, e questo alla fine diventa controproducente. Se invece opero una selezione preventiva dei possibili sospettati, il controllo sarà sempre più rapido e facile e la prevenzione potrà essere più efficace. Infatti, l’intenzione è una cosa, la realtà o la attuabilità della prevenzione con questi sistemi è ben altra. Ora, quando un presidente USA vanta l'efficacia preventiva dei suoi controlli, senza specificarli caso per caso, evidentemente fa solo della pubblicità di cattivo gusto e di pessima efficacia, convincendo i propri concittadini sulla propria infallibilità ed invincibilità.

Resta viceversa l’effetto diseducativo e immorale enorme di questi sistemi, visto che circola di tutto su INTERNET. E - come si dice in finanza - se è vero che la moneta cattiva scaccia la buona, così potremmo dire che l’informazione cattiva e pessima ha più facile dominio dell’informazione criticamente corretta. E di ciò si ha rapida dimostrazione non solo nella maggioranza dei siti, ma anche negli altri mezzi audiovisivi: come cinema, radio e televisione. Pensate che siano più seguiti siti di scienza, arte e cultura in genere... oppure siti pornografici e pedomanìaci? Già il fatto di creare mondi illusori, amicizie illusorie, rapporti illusori, è un fatto di enorme diseducazione e di rimbecillimento universale. La Rete così ha l’effetto della ragnatela cattura-mosche le quali, imbozzolate dal ragno, gli servono da cibo. Nel caso specifico si dimostra come queste società multinazionali, ma prevalentemente USA,  riescano ad arricchirsi favolosamente col mondo “virtuale”, che più esattamente si dovrebbe definire elettromagnetico a bassa intensità.

Basta rendersene conto e agire di testa propria comunque?  Forse sì, ma ciò potrebbe avvenire a condizione di seguire ogni novità tecnologica sempre, continuamente e ossessivamente aggiornata, non per reali esigenze, ma per complicare allinfinito le difficoltà per lo user, del fesso che deve rincorrere  pagando  tutte le novità, non solo per sentirsi aggiornato, ma per non essere emarginato ed impotente  nel sistema.


CONCLUSIONI


Ho spiegato tutte le motivazioni, personali e generali, per le quali dò addio ad INTERNET in modo relativamente definitivo e con scarsi rimpianti. Per spiegare meglio questo mio personale e antico rapporto conflittuale con le macchine in generale, racconterò  qualcosa del mio servizio militare. Forse l’avrò già raccontato e, come i vecchietti, rischio di ripetere, spacciandole per nuove, cose dette, ridette, sapute e risapute, ma  per sicurezza lo farò lo stesso. Quando svolgevo il mio bravo servizio di sentinella presso la caserma del 2° Reggimento Genio a Trento, dove d’inverno fa molto freddo perché circondata da monti in una valle piuttosto stretta, per scaldarmi andavo ogni tanto a prendere un caffè o una cioccolata calda al distributore lì dislocato: ebbene, dopo aver infilato nel modo dovuto la monetina richiesta dalla macchina, spesso succedeva che scendesse il bicchiere ma non il liquido, oppure il liquido ma senza il bicchiere, oppure il bicchiere con la polvere ma non il liquido. Il danno minore era quello che scendesse il liquido caldo ma senza zucchero. Qualche ragione doveva avere il Turing, non tanto ad inventarsi macchine “intelligenti”, quanto macchine sensibili che si accorgono della scarsa fiducia che tu riponi in esse e si vendicano a loro modo. Non racconterò la più lunga storia della mia patente automobilistica nel 1972/ 73 che, se non altro, è stata utile ad insegnarmi la prudenza e ad evitare incidenti. 

Questo spiega in parte la mia lotta silenziosa o quasi coi computers e simili attrezzi.

Chiarito ciò, ribadisco: solo le seguenti condizioni potrebbero riportarmi all'uso di INTERNET - che avrebbe vari aspetti positivi  se venisse utilizzato non a sudici fini di ingrasso alle spalle altrui:
  
  1) Instaurazione di una vera e seria Repubblica Federale Europea sulla base di un’avanzata democrazia e solidarietà sociale, non sul PIL e la depredazione fiscale, che si renda integralmente indipendente dalla mentalità, dal costume, dal dominio e dalla sopraffazione culturali, politici, economici e finanziari degli USA.
   2) Creazione di un sistema europeo di comunicazione telematica fondato  sulla lealtà dei suoi fini, su un’etica vera e profonda e non su una ridicola netiquette (ovvero, etichetta di rete!!) che consente la deresponsabilizzazione di ciascun utente del sistema grazie all’uso, e soprattutto all'abuso, dell'anonimato e dello pseudonimato effettuati a scopi aggressivi, offensivi e largamente ipocriti, con creazione di personalità fittizie oppure occulte (il che è tipico di una mentalità fanatico-religiosa di tipo farisaico,  nicodemistico o gesuitico, che dir si voglia).
  3) Un sistema che sia pure fondato sulla verificabilità o controllabilità delle informazioni, date o ricevute, e non su fonti anonime, per ciò stesso incontrollabili.

Scrivo ed invìo tutto ciò al blog “Volandocontrovento” di Massimo Prati, dove la gestione è fondata su questo ideale di libertà espressiva, di lealtà, correttezza e verificabilità dei dati, anche se non sempre tutti i partecipanti vi corrispondono in modo adeguato: l’importante è che la maggioranza assoluta vi corrisponda in modo regolare.


NOTE
[1] Nel territorio del finitimo Comune di Codroipo c’è la frazione e base aerea militare di Rivolto, quella delle “Frecce Tricolori” che, quasi ogni giorno, si esercitano nei cieli del circondario di Codroipo: ritengo probabile che la zona costituisca, per la presenza di campi elettro-magnetici, una zona difficile per tali comunicazioni al solo uso civile. Gli abitanti che utilizzano cellulari sono spesso costretti ad uscire di casa per sentirli; anche i telefoni comuni sono spesso disturbati, e non in tutte le zone del Comune di Bertiolo gli wi-fi consentono percezioni adeguate di INTERNET.
[2] Senza offesa per nessuno, o perlomeno senza intenzione di offenderli, a me i tecnici informatici sembrano piuttosto allievi stregoni che procedono per tentativi ed errori, per cui se la va, la va; e se no, prendono altra strada. Naturalmente posso essere in totale errore, mentre invece può essere vero che essi abbiano piena padronanza, per quanto l’attuale livello di conoscenza scientifica lo consenta, del valore di ogni impulso elettrico trasmesso, ricevuto e rinviato.
[3] Il filosofo materialista inglese Gilbert Ryle qualifica la dottrina cartesiana dell'uomo come “lo spettro nella macchina”, come scrisse nella sua opera “The Concept of Mind”: cfr. Bertels – Petersma, “Filosofi del XX secolo”, ed. A. Armando (Roma, 1980), pagg. 89 – 99 .
[4] Pierre Bayle è uno dei personaggi più “attuali” come mentalità: quantunque di formazione religiosa, prima ugonotta, poi cattolica, quindi protestante, concepisce la fede religiosa come qualcosa di assolutamente interiore, non certo come istituzione politica o sociale di tipo costrittivo. A quei tempi (siamo a cavallo dei secoli XVII e XVIII), concluse le durissime guerre di religione, egli è favorevole alla tolleranza ed arriva ad affermare che la morale è autonoma dalla fede religiosa, e che può sussistere uno Stato perfettamente regolato da leggi etiche, sebbene apertamente ateo. Ciò prelude evidentemente allo scatto del razionalismo illuministico, come si vedrà soprattutto in molti pensatori  francesi.  Egli, nel citato articolo del suo “Dizionario storico e critico”, espone, pur con dubbi e rispettose obiezioni, le dottrine di Leibniz sull'esistenza di un'anima negli animali, coerente del resto con la sua teoria delle monadi, come substrato dell'intera realtà universale, fisica e spirituale insieme.
[5] Cfr. B.F. Skinner, “La Tecnologia dell’Insegnamento”, con introduzione storica di Cesare Scurati, ed. La Scuola (Brescia, 1970), pagg. 5 - 35.
[6] Cfr. Ivan Petrovic Pavlov, “I riflessi condizionati”, ed. Newton Compton (Roma, 1973), trad. it. di Celso Balducci.
[7] Lo studio di laboratorio può ben valere per l’aspetto puramente fisico del comportamento esteriore, per uno studio di comparazione con il comportamento dell’animale libero. Ma, per capire veramente come si comportino gli esseri viventi, alla metodologia sperimentale va decisamente contrapposta la metodologia dell’osservazione sistematica del vivente in condizione di assoluta indipendenza dall'intervento umano. Infatti è ciò che si sforzano di fare gli etologi e qualunque psicologo che sia veramente tale: le condizioni artificiose, in cui si trova il soggetto  vivente osservato, ne distorcono i reali comportamenti; l’esempio più evidente, lo studio del comportamento dei felini va fatto nel loro ambiente, e non certo osservandoli in gabbia. Lo stesso vale per l’uomo: non lo si conosce in laboratorio, se non per dati di natura comparativa. Per capirlo occorre vederlo agire in condizioni di libertà e di naturalezza.
[8] Tra i primi autori britannici a far propaganda di questo nelle Università italiane è W. Kenneth Richmond, nel suo “La Rivoluzione nell’insegnamento”, ed. A. Armando (Roma, 1969), trad. it. di G. Lisciani.
[9] Una delle cose più  cialtronesche viste ad alto livello negli USA, è stato notare un loro presidente giurare sulla Bibbia qualcosa che dalla Bibbia (sia dalle Leggi mosaiche, nell’Antico Testamento, sia dalle Lettere di Paolo e di Giuda nel Nuovo Testamento) è dichiarato abominio, ovvero la difesa della pratica dell’omosessualità! Assurdità di questo livello sono tipiche della mentalità pseudo-tollerante, e in realtà completamente confusionaria, degli USA. Il giorno in cui gli equilibri tra gli opposti fanatismi regnanti in quell'Impero cesseranno d'esistere, spariranno quell'agglomerato  di Stati e gli interi popoli senza un loro nome proprio di Stato (Americano è l’intero continente dal Canada all’Argentina e Cile).

Leggi i Saggi di Manlio Tummolo:

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo Manlio
Posso senz’altro capire che sei incazzato. Chi non lo sarebbe se i suoi dati finiscono cancellati irrimediabilmente. Il tuo articolo è senz’altro pregevole e in gran parte condivisibile. Però il principio di realtà suggerisce che una battaglia di civiltà per essere combattuta richieda qualche mediazione e qualche precauzione, magari una chiavetta per copiare i propri dati, un buon tecnico che ci dia i suggerimenti giusti, insomma venire a patti con la tecnologia che di per sé non è né buona e né cattiva, essendo l’uso che ne facciamo a orientare la società in un verso piuttosto che in un altro. Manlio ti chiedo di soprassedere dalla tua decisione proprio per poter continuare la tua battaglia civile e di cultura, per usare l’apporto tecnologico per denunciarne i limiti e le storture. Relegandoti all’uso di carta e penna nell’epoca di internet rischi di non far sentire più la tua voce che invece deve risuonare nel web sia pure usando l’inchiostro elettronico. Ripensaci con più calma magari dopo aver consultato qualche altro tecnico e aver ascoltato altri suggerimenti atti a risolvere i tuoi problemi di connessione.
Gilberto

Sira Fonzi ha detto...

Caro Tummolo, mi associo al suggerimento di Gilberto, che ha saputo in poche righe riassumere gli innumerevoli motivi per cui varrebbe la pena rivedere la sua decisione. Ne ha però dimenticato uno: priverebbe tante persone che lo apprezzano come me - per la sua cultura, simpatia e per il suo spiccato senso di giustizia - del suo contributo, in un momento in cui c'è bisogno, come non mai, di voci fuori dal coro come la sua.
Con stima
Sira

Vito Vignera da Catania ha detto...

Carissimo Prof Tummolo ad essere sincero quello che le sta succedendo è un fatto grave,non una tragedia è ovvio,però nell'era della grande tecnologia e comunicazione restare senza internet è quasi come rimanere isolati dal mondo e dalla comunicazione.Mi dispiace che le stia succedendo questo,come mi dispiace dover perdere un amico con cui grazie ad internet e al blog di massimo,non solo abbiamo avuto un ottimo dialogo con centinaia di commenti sui tanti casi trattati,ma anche per le tante cose che ci ha insegnato e i tanti consigli che ci ha dato in questi lunghi anni.Veda di capire se può esserci qualche altra soluzione per risolvere il problema,magari interpellando il sindaco per sapere il perché l'adsl non è arrivata in paese,o perchè non vi sono altri gestori di telefonia mobile o fissa.Un cordiale saluto carissimo Prof.

Anonimo ha detto...

e se lei tornasse in rete o usasse il pc solo come macchina da scrivere,le suggerisco di munirsi di chiavetta di memoria usb e di "salvare" di volta in volta il suo lavoro ,durante la stesura.La posta elettronica-e-mail rimane sul sito del suo operatore, Yahoo,Gmail,Libero etc..se non l`ha cancellata sul sito e`ancora la.Saluti

Manlio Tummolo ha detto...

Grazie dei suggerimenti, che applicherò in futuro, ma come detto non si tratta solo di ragioni tecniche in senso stretto, bensì anche di reazione a metodi adottati dall'intero sistema.

Ringrazio intanto Massimo Prati per la bellissima foto allegata all'articolo che esprime la reazione dell'utente contro le varie forme di pirateria telematica (anche quelle che si coprono con bandiera apparentemente legittima).

magica ha detto...

signor tummolo .mi auguro che ci ripensi . ho letto il suo post e l'ho trovato importante da sapere . quello che ci hanno sempre propinato, sia a scuola che la tv non era tutto
anche la deportazione degli armeni fu un terribile crimine commesso dai turchi , un fatto che passo' quasi inosservato , lo scoprii leggendo il bellissimo libro."la masseria delle allodole".

ci farebbe piacere se accettasse i consigli che le hanno dato gli amici del blog .
.
conosco codroipo : un bellissimo posto con quella villa del( palladio?) dei manin ci andavo in primavera quando il grande prato dietro la villa sbocciavano migliardi di narcisi:.
uno spettacolo per gli occhi.
. .
bando alle ciance signor tummolo , lei ci mancherebbe tanto, . sopratutto nel caso che ci tiene su con la grinta .. un salto a internet point? è la cosa piu' semplice senza nervosimi perchè l'apparato non funziona dovere.

saluti signor tummolo e alla prossima . da magica

.























2 la masseria .

Manlio Tummolo ha detto...

Carissima Magica,

non credo che la villa di Passariano (frazione di Codroipo) sia palladiana, anche se è dello stesso stile classicheggiante, ed una delle più famose ville di stile veneto, a cui si è data importanza solo da circa quattro decenni, mentre prima era piuttosto in abbandono.

Riguardo a INTERNET POINT è un'ottima idea, ma qui in zona non ve ne sono molti. Bisognerebbe andare almeno a Udine. Più semplice, al caso, utilizzare il computer di mio cognato, quando vado a Trieste.

Il mio punto fermo resta il fatto che chi controlla e dirige INTERNET (varie società multinazionali a capitale soprattutto USA) deve capire che non tutto si può fare, che non siamo i suoi servi: questo è quanto voglio sottolineare col mio "divorzio".

PINO ha detto...

CARO MANLIO,
il "divorzio" da te deciso, pur avendo forti motivazioni, (che non discuto, nè contraddico), priverebbe chi apprezza quanto scrivi, il piacere di un contatto che l'amata vecchia penna non potrebbe rimpiazzare.
Per cui ti esorto, affettuosamente, a riconsiderare, da un punto di vista differente, quanto ti appresti a fare.
Pino.

magica ha detto...

buongiorno a tutti.
signor tummolo , ho controllato attraverso internet chi fu l'architetto di villa manin :non fu architettata dal palladio .
. infatti avevo posto fra parentesi un punto di domanda . in effetti la villa è vagamente sullo stile delle ville venete del palladio.
checchè se ne dica internet ci risolve molte curiosita' . e purtroppo a volte succedono disguidi ,sebbene la mia citta' sia servita molto bene da internet . vorra' dire che quando verro' a passariano pensero' a lei .che abita nelle vicinanze .. senza malizia naturalmente . saluti da magica

magica ha detto...

buonasera signor tummolo
ho consultato internet . la villa manin non è stata architettata dal palladio,infatti avevo messo un punto di domanda .. internet ci permette di soddisfare le nostre curiosita' . a volte non funziona neanche a me sebbene la mia citta' sia ben servita . internet è come un giocattolo per adulti . ormai siamo viziati .. allora la vedremo scrivere da trieste ? . saluti da magica

Manlio Tummolo ha detto...

Tanto per farmi capire, vi dico quanto mi è successo poco fa, anzi da stamattina. Cerco di spedire una mail, e mi ritorna indietro. Naturalmente la motivazione è in inglese, e mi dice di modificare il codice per l'invìo, ma in modo sibillino. Ho ripetuto, finché mi sono scocciato e ho rifatto di nuovo l'intera procedura, ma devo aspettare per sapere se adesso funziona. Ecco, questi signori ci prendono per le parti posteriori tonde che non nomino per non scandalizzare le signore. L'odioso di questi imbecilli automatizzati è che pretendono di fare con noi quello che vogliono.

Altro esempio, mentre scrivo su questa finestra ogni tanto sparisce (ma credo sia colpa del Toshiba che uso e di qualche difetto di programmazione: prima dell'ultimo colpo non lo faceva). Che si deve fare per far capire ai programmatori che devono semplificare le procedure e non rompere le varie attrezzature interne ed esterne del corpo umano con la loro smania di riforma (quasi come i nostri partitocrati)?

Ora siccome i loro materiali recapiti sono irreperibili, l'unico modo di protestare è non utilizzare il sistema. Disdire abbonamenti. Mandarli all'inferno. Far capire loro che non sono indispensabili.

Questi i motivi, carissimo Pino.

Carissima Magica, scriverò da Trieste, forse, previa registrazione su USB dello scritto che manderò, ma non penso di partecipare più ai dibattiti (salvo caso Misseri, quando si vedrà una conclusione di quell'osceno procedimento).

Mimosa ha detto...

Caro Manlio, come ti capisco!!!
Mi unisco al dispiacere degli altri commentatori
ti ho scritto in privato, fammi sapere se hai ricevuto.
Mimosa

Manlio Tummolo ha detto...

Carissima Mimosa,

ho ricevuto e pure risposto, spero che ti sia arrivata, altrimenti si aggiungerebbe guaio a guaio.

Allora, tanto per dirvi: volevo mandare un filmato della discussione della mia tesi di laurea del 2007 a Massimo. Prima copiando da dischetto, poi stamattina tentando di mandarlo prima tramite Mozilla Thunderbird che non ce la faceva a spedire, poi direttamente da Google: ebbene 781 megabytes (praticamente poco più di 10 minuti di immagini e sonoro) hanno richiesto circa mezz'ora per caricare il 75 %, troppo per Google, che ha interrotto la "sessione", manco che fosse troppo stanco per il lavoro. Volevo fare una sorpresa, non so quanto gradita o gradevole, e una sorta di saluto al blog. Non so se esistono mezzi più veloci, oppure se conviene mandare dischetti via posta tradizionale. Come fa Massimo a caricare i filmati che inserisce ?

In sostanza motivi in più per finirla con INTERNET. Riguardo alla posta elettronica, ancora non sono riuscito a trovare il problema del codice di invìo tramite Microsoft Office Outlook, che lo ha cambiato - sembra - da ieri.

Questa la progreditissima tecnologia dei nostri tempi: vuol fare tutto, ma lo fa assai male.

Anonimo ha detto...

Addio.

Vanna ha detto...

Manlio caro, ti capisco sai, sapessi quante volte ho avuto le tue stesse difficoltà!
Ma non abbandonare il campo per favore, i tuoi interventi sono sempre molto interessanti.
Condivido i suggerimenti che ti da Gilberto.
Continua..

Vanna

Vanna ha detto...

Manlio caro, ti capisco sai, sapessi quante volte ho avuto le tue stesse difficoltà!
Ma non abbandonare il campo per favore, i tuoi interventi sono sempre molto interessanti.
Condivido i suggerimenti che ti da Gilberto.
Continua..

Vanna

Manlio Tummolo ha detto...

Grazie Vanna, ma le mie dimissioni da INTERNET (così come oggi si presenta e si organizza) sono irrevocabili. Così non si potrà dire che gli Italiani non si dimettono mai se non dimessi da altri. Aspetto solo di raccogliere ancora qualche coccio disperso, e comunque non oltre il 12 febbraio, onde non dover rinnovare l'abbonamento ad OPEN-SKY.