sabato 28 luglio 2012

Come uccidere chi non ci concede il divorzio senza andare in galera. La legge di arlecchino lo permette...


Avete una moglie o un marito benestanti, se non ricchi sfondati, che vi nauseano e non vi lasciano vivere? Volete liberarvene ma non riuscite ad ottenere un buon divorzio? Avete sposato una persona taccagna che vi farebbe sudare per farvi ottenere "il mantenimento"? Subite la sua presenza per non trascorrere anni nel limbo di una causa giudiziale che vi costerebbe capitali, che vi costringerebbe a rivedere, ed ogni volta per litigare, la persona odiata? Non avete la certezza di ottenere, in moneta, quanto pensate sia giusto, e preferireste avere il capitale tutto per voi? In questi casi il divorzio non serve, datemi retta. Vi posso dimostrare, numeri alla mano, che un buon uxoricidio confessato, in Italia, fa risparmiare tempo e denaro. Se siete interessati vi spiego come fare, nel caso non vogliate uccidere nessuno, nel caso gli uxoricidi non vi interessassero, non andate oltre nella lettura ed uscite da questo articolo che potrebbe risultarvi cruento.

Sto scherzando naturalmente, l'articolo non sarà cruento. E' la Legge è chi la applica che a volte permettono di poter pianificare un piano omicida. Sono i colori diversi, di cui si coprono le procure ed i tribunali delle varie zone d'Italia, a farle cambiare forma fino a premiare chi sparge sangue in maniera premeditata. Vediamo come in teoria, non mettetelo in pratica perché non è garantito e finireste in galera a vita, potreste uccidere chi non sopportate senza rischiare di passare il resto della vostra vita in carcere. Per iniziare bisogna decidere una data per "l'esecuzione". Una volta decisa occorre andare in un Commissariato e chiedere di poter possedere un'arma. Dite che volete esercitarvi nel tiro a segno, che vi serve per uso sportivo... se non avete problemi pregressi non avrete difficoltà ad ottenere una risposta affermativa ed un foglio che vi permetta di recarvi in un'armeria. Una volta ottenuto il porto d'armi, per qualsiasi uso vi sia concesso, acquistate una pistola: non compratela di un calibro esagerato, accontentatevi di una semplice arma da difesa che possa colpire un bersaglio a dieci metri... bastano e avanzano per quanto dovete fare. Usciti dall'armeria andate in un qualsiasi poligono di tiro ed iscrivetevi. Fin qui tutto sta procedendo secondo i piani, ma per commettere un uxoricidio e restarvene liberi avete bisogno di un pretesto, visto che uccidere è vietato per legge e solo se si hanno motivi validi la suddetta legge tollera che qualcuno venga ucciso e che il suo assassino viva in piena libertà.

Perciò il pretesto è da creare in base al vissuto. Ad esempio: qualche giorno prima dell'evento sfogatevi con amici ed amiche dicendo loro che state male, che il vostro "amore" da qualche mese vi sta tradendo. Se siete una donna dite che vorreste parlargliene per chiarire e far tornare l'armonia, ma ultimamente lo vedete molto aggressivo e ne avete paura. Se siete un uomo dite che non riconoscete più chi vi sta accanto, che in casa non vivete più come qualche mese prima e che scattate ad ogni sua parola isterica. Fatevi promettere che non si immischieranno nella vostra vita coniugale, che non parleranno a nessuno di quanto li avete messi a conoscenza perché è vostra intenzione sistemare le cose, eventualmente perdonare per tornare ad essere la coppia meravigliosa che tutti conoscevano ed ammiravano.

Fatto questo proseguite col piano e, se abitate in città, per un paio di sere fate in modo che gli animi in casa si scaldino, che i vicini ascoltino qualche litigata ad alta voce. Devono capire che qualcosa non va come andava in precedenza. Se abitate in un luogo isolato usate il telefono più volte al giorno, sfogatevi parlando agli amici e alle amiche del vostro disagio, esagerate pure. Quando arriverà la data prestabilita, cercate la vostra ormai ex metà al telefono dicendogli che sapete tutto, che l'avete visto/a con l'altra/o ed avete bisogno di parlargli urgentemente. Al momento del suo arrivo sbattete forte le porte di casa ed aprite le finestre, qualcuno sentirà il rumore, poi alzate la voce e scaldate l'ambiente con una bella litigata. Create nervosismo fingendo di averlo/a visto baciarsi con l'amante. E' importante che le urla entrino nelle case altrui. Se però vivete in una villa isolata non occorre sbattiate porte o apriate finestre, è meglio se vi fate trovare al telefono con qualche amica/o, in modo che senta la prima parte della litigata. Ma mi raccomando, accertatevi di aver chiuso la conversazione prima del momento fatale.

Quindi, sia viviate in un attico del Centro, sia viviate in collina o in campagna, dopo cinque minuti di schiamazzi improvvisate un malore, scusatevi per la gelosia e chiedete al futuro cadavere di portarvi un bicchiere d'acqua. L'acqua vi calmerà, tranquillizzerà la sua mente ed abbasserà le sue difese. Mentre è in cucina prendete la pistola, togliete la sicura e mettetela sotto un cuscino... poi sdraiatevi sul divano. Al suo ritorno tiratevi su e bevete un sorso prendendo il bicchiere dalla base, con l'incavo che si crea fra il pollice e l'indice (non resteranno vostre impronte), poi fatelo accomodare sul divano accanto a voi. Il momento è propizio. Mettete la mano sotto il cuscino, impugnate l'arma e guardate in modo strano un qualsiasi punto della parete. Quando la sua testa si girerà per osservare quanto state osservando, e statene certi che si girerà, puntategli la pistola contro il capo, ad una spanna circa, e come torna a guardarvi premete il grilletto... un bel colpo fra gli occhi non da scampo a nessuno. Ma voi non fermatevi, sparate altre tre o quattro volte in ogni parte del corpo... siete o non siete in uno stato d'ira? La vostra ex metà a questo punto è morta. Divorziando avreste corso il rischio di attendere anni ed anni prima di vederla sparire dalla vostra vita, prima di ottenere una sentenza (e non è detto vi fosse favorevole). Avreste corso il rischio di trovarvela in ogni luogo, magari abbracciata alla sua nuova fiamma, e di dovervi accontentare delle "briciole".

Ma dopo gli spari non pensate a ciò che poteva o non poteva essere, il momento è cruciale quindi non perdete tempo. Usando un oggetto qualsiasi fate cadere il bicchiere sul divano, in modo che l'acqua si sparga, andate in cucina, controllate non vi siano altri bicchieri (se vi sono lavateli e metteteli via), bagnate la parte alta del vestito che indossate, chiamate i carabinieri e confessate ogni cosa per come è avvenuta (tranne i pensieri ed il piano premeditato). Parlate dei tradimenti, del vostro starci male da tempo e della rabbia che avete provato. Fate in modo di farvi trovare stesi a terra senza forze, così che arrivino due ambulanze, una per il cadavere ed una per voi. In fondo quanto accaduto è stato sconvolgente, volevate uccidervi e non ne avete avuto il coraggio, per cui non vi reggete in piedi a causa del senso di colpa che provate. Dite che sapevate di avere le corna, che il vostro "amore" non ammetteva di avervi tradito e che avete litigato di brutto. Ma non volevate uccidere, maledetta passione che vi ha fatto acquistare quell'arma per iscrivervi al poligono, è stata l'ira ad armare la vostra mano... ed ora come farete senza di lui? Non piangete a dirotto. Estraniatevi e scattate a molla solo quando qualcuno vi tocca, le lacrime devono sgorgare a fiotti solo al momento di consegnare l'arma e quando vi faranno il nome del morto. Una volta all'ospedale una puntura vi regalerà una sensazione piacevole e rilassarsante. Avete confessato l'omicidio, perciò la vostra mente non dovrà far altro che nascondere la premeditazione. Cancellate il passato ed ogni volta che vi chiederanno qualcosa concetratevi sui colpi di pistola, basterà chiudere gli occhi per risentirli. Non abbiate timori ed affidatevi alla legge, lei avrà cura di voi, non preoccupatevi.

Dopo la prima confessione ci sarà un rapido passaggio del Ris, rapido perché avete confessato il delitto e per questo cercheranno solo prove a vostra colpa. Voi nel frattempo trascorrerete un paio di giorni in ospedale. Poi ci sarà chi si presenterà e vi interrogherà. Non nominate un legale di fiducia, chi è sconvolto non ha questi pensieri, lasciate che sia quello d'ufficio a difendervi... siete colpevole, non dimenticatelo. Vedrete che presto ci sarà l'avvocato di grido, quello conosciuto in città, che vi contatterà e si presterà a voi gratuitamente. Al procuratore raccontate la storia per come è avvenuta al momento degli spari, non parlate mai dei giorni precedenti, dei buoni: "non ricordo, ho la mente confusa", andranno benissimo. Lui già sa cosa è accaduto, i vostri amici ed i vicini l'hanno informato. Quindi cercherà di capire se le vostre parole sono dettate dalla premeditazione... in questo caso meglio tacere che dire una frase di troppo. Parlate quindi solo dei colpi di pistola, del litigio per come è avvenuto e del bicchiere d'acqua che vi ha gettato addosso. A causa di questo gesto, in fondo, gli avete sparato. Non chiudete mai gli occhi quando rispondete e ricordate i fatti. Chiudere gli occhi per chi interroga è "sinonimo" di immaginazione, e quanto si dice ad occhi chiusi viene inteso come un qualcosa di inventato. Se siete donna potrete sempre dire che oltre la rabbia avete avuto paura quando lui si è avvicinato minaccioso e vi ha tirato l'acqua in faccia. Se siete uomo potrete dire che mentre vi tirava l'acqua lei rideva di voi paragonandovi all'altro.

Insomma, dategli tutti gli elementi, fateli combaciare con la scena e concluderà con lo scrivere sugli atti che non sussistono più pericoli di inquinamento delle prove o di fuga. In questo caso l’arresto, visto che avete confessato, non è necessario. In attesa del processo potrete continuare la vostra vita in tranquillità, al massimo il Gip vi manderà ai domiciliari. Ma siete stati collaborativi, perciò vi verranno accordati dei permessi. Quando vi raggiungerà una giornalista di un qualche canale televisivo, ad esempio. Non parlate con tutti quelli che vi cercano. Inizialmente fate in modo di dare un'unica esclusiva in cambio di denaro e della promessa che il libro che state scrivendo, naturalmente sulla tragedia che vi ha colpito come un fulmine a ciel sereno, venga pubblicato da una buona casa editrice. I soldi non spendeteli, vi serviranno per ottenere sconti di pena. Qualche mese prima del processo isolatevi, non concedete più interviste lunghe ai settimanali, parlate poco cercando sempre di tenere un basso profilo. In fondo dovete essere preoccupati dato che per l’uxoricidio, dovreste saperlo, la legge italiana prevede l’ergastolo.

Ma la giustizia nel bel paese ormai è un calcolo... e se i calcoli son giusti, grazie al bravo avvocato di grido che punterà il dito sui rumori, su quanto ascoltato dai vicini e dagli amici che vi hanno sentito al telefono poco prima della tragedia, ed a cui in precedenza avevate confidato il vostro malessere dovuto ai tradimenti, potrete dimostrare di aver agito in stato d’ira a causa di un fatto ingiusto, art. 62/2, e le corna sono un fatto ingiusto. Inoltre se sarete disponibili a risarcire i parenti, art. 62/6 (usate i soldi guadagnati coi media), e grazie anche al rito abbreviato, potreste accorgervi che il giudice moderno, che il legislatore obbliga a giudicare con la calcolatrice, inizierà a detrarre. Così la pena si ridurrà in maniera drastica. Facciamo due calcoli e vediamo quanto vi verrà a costare l'uxoricidio:

Siete persone ciniche, fate schifo in quanto diventate assassine per tornaconto, ma lo sapete solo voi e la vostra fedina penale è linda, quindi non figurate come serial killer. Inoltre avete confessato subito il delitto, per la legge è il segno evidente che non avevate l'intenzione di uccidere e che immediatamente vi siete pentiti. Fra l'altro non ci sono aggravanti da considerare: chi avete ucciso si poteva difendere, non era in minorata difesa perché non aveva mani o piedi legati. Motivo per cui il giudice non prenderà neppure in considerazione la parola ergastolo e partirà da una base di 24 anni. Però 8 li sconterà perché vi trovavate in "stato d'ira", lo prevede l'art. 62/2, per cui i 24 anni si ridurranno a 16. Inoltre avete risarcito il danno ai famigliari, quindi disponete di un altro sconto, lo prevede l'art. 62/6, e da 16 si passerà a parlare di una pena di 11 anni e 4 mesi. Poi si dovrà tener conto delle attenuanti generiche, si concedono a tutti, e questo vi sconterà un altro terzo della condanna. Per cui gli 11 e 4 mesi si ridurranno a 7 anni e 6 mesi che, visto il rito abbreviato, si accorceranno di un altro terzo. Per cui l'omicidio premeditato che avete posto in essere vi porterà ad una condanna di 5 anni. Se nel tempo trascorso dal delitto al processo il governo avesse deciso di alleggerire la pressione delle carceri con un qualche indulto (tipo quello del 2006 ad esempio), quando il giudice emetterà la sentenza sarete liberi come l'aria (grazie alla condizionale che vi abbuona tre anni). In caso contrario si sconterà dalla pena inflitta, oltre alla condizionale, quanto avete in precedenza trascorso ai domiciliari... e sarete ugualmente liberi o quasi. Proprio volendo essere pessimisti, potreste fare qualche mese di carcere e quando uscirete andare un sabato ogni tanto a far visita di cortesia agli assistenti sociali.

Come si può notare, ad un divorzio difficile da ottenere, difficile da far girare a proprio favore, conviene un uxoricidio completo di confessione. Senza contare i vantaggi che lascia in dote a chi lo commette, quali: "La notorietà, la possibilità di lunghe interviste a pagamento, la possibilità che ad ogni omicidio similare ci sia il programma televisivo che "paga" per la presenza in studio, il libro che potrebbe diventare un film e far di un assassino un attore".

I vantaggi che la legge italiana elargisce a piene mani a chi confessa gli omicidi è un dato che non passa inosservato. In Italia solo chi non confessa rischia l'ergastolo. Tanto che è più conveniente prendersi la colpa, anche se non s'è fatto nulla, piuttosto che perseverare ed insistere nel proclamarsi innocente. Per questo è facile trovare assassini in libertà ed innocenti in carcere. Solo chi crede nella giustizia può non confessare, se accusato da una procura che mai cambierà idea ad indagini in corso, di essere l'autore dell'omicidio che non ha commesso.

Naturalmente, lo ripeto caso mai non si fosse capito, nell'articolo ho solo scherzato. Naturalmente chi uccide commette un crimine e solo teoricamente può cavarsela con poco. Quindi non uccidete nessuno perchè non la fareste franca ed i guai si accanirebbero su di voi per tutta la vita. Il mio "piano" voleva essere solo un atto di protesta contro una giustizia che non è giusta, contro il legislatore che aiuta e sconta enormemente le pene agli assassini reo-confessi, contro il magistrato che affossa chi si proclama innocente senza verificare al meglio se l'innocenza esiste solo a parole o anche nella realtà. Il calcolo degli sgravi di pena non è mio, lo ha fatto l'ex magistrato Bruno Tinti e lo ha inserito nel suo libro: "Toghe Rotte". Anche lui ha esasperato il concetto per protestare contro chi legifera e contro certi magistrati, suoi ex colleghi.

Certo, ho scherzato. Ma casi del genere, o comunque casi di "stranissima giustizia" (se paragonati ad altri simili o identici), esistono, anche se di quello che presto farà scuola non ne parla nessun media. Mi riferisco ad un omicidio del 2006 (presto ne scriverò) passato sotto silenzio tra la benevolenza dei giornalisti. Omicidio che ha visto una donna uccidere il marito, forse violento o forse no visto che chi ha parlato di liti è l'avvocato della donna. Liti avvenute nel suo ufficio al momento di decidere come impostare la separazione (non in casa dato che i vicini non s'erano neppure accorti che i due si fossero lasciati). Questa donna, separata di fatto da un anno, ha esploso contro il suo ex tre colpi di pistola, il primo fra gli occhi, e lo ha fatto in piena coscienza dato che le varie perizie psichiatriche l'hanno dichiarata capace di intendere e volere al momento dell'omicidio. Ed a fronte di un simile delitto, messo in atto mentre i loro due bimbi, uno di quattro anni ed uno di soli quindici mesi, erano in vacanza al mare (bimbi poi affidati ai nonni materni e che nessuno ha mai pensato di portare via alla madre), a fronte di una condanna a 14 anni, mite per l'evento delittuoso, la donna in questione ha trascorso solo 17 mesi in carcere. Dopo il delitto, e prima dei processi, è stata un solo giorno in galera, poi i giudici l'hanno mandata ai domiciliari. A sentenza definitiva è finita in cella, ma dall'ottobre 2011 è tornata a casa grazie ad una legge che lo prevede per chi, se non legato alla criminalità organizzata, ha scontato un terzo della pena ed ha un figlio con meno di dieci anni.

In Italia, si sa, le leggi sono fatte ad arlecchino ed hanno colori diversi a seconda di chi le attua. La Franzoni pochi giorni fa ha chiesto di poter vedere, tre volte al mese fuori dal carcere, i propri figli, uno dei quali minore di dieci anni. Ha scontato più di un terzo della pena, ma il giudice ha detto no. Quindi per lei, che non ha mai confessato, non valgono le leggi che si attuano coi reo confessi di sicuro assassini. Come la stessa legge non vale per il Parolisi, a cui un giudice ha tolto la possibilità di vedere sua figlia usando la scusa che forse era in auto al momento del delitto (se avesse visto sua madre morire in quel modo sai che tremolii ed incubi avrebbe avuto quel giorno e nei mesi a seguire). Ma, anche in questo caso, siamo di fronte a un uomo che non ha rilasciato una confessione, che non ha ammesso di aver ucciso la moglie... perciò la legge cambia. E cosa dire di Sabrina Misseri? Lei non ha usufruito dei domiciliari, lei non ha aspettato il processo al chiuso di casa sua, lei è entrata subito in carcere. Nessuno prima di chiuderla in cella ha mai verificato se quanto confessato dal padre, e parlare di confessioni quando si parla di Michele Misseri pare quasi una barzelletta, fosse supportato da una qualche prova. La donna di certo assassina, invece, subito dopo aver rilasciato una piena confessione è uscita dalle patrie galere ed ha atteso i tre gradi di giudizio a casa dei suoi genitori.

Certo, il Codice Penale non è pane degli uomini comuni, va scansionato in maniera giuridica da chi lo deve usare per professione. Difficile è il capirlo ed il metterlo in pratica. Per cui, forse, la colpa non è neppure della legge e di chi la attua, forse è di chi non ha voluto confessare e far proprie le colpe altrui, di chi si è dichiarato innocente e non tollera di essere additato quale assassino (parola che pare offendere ma che intesa in termine ammaliante: "è bello e affascinante col suo sguardo da assassino", può anche risultare piacevole). Stupide persone che hanno creduto nella giustizia, che erano e son convinte ci vogliano le prove per essere condannati e finire in carcere, che non han capito quanto in Italia sia conveniente, per non rovinare la vita a sé stessi ed ai propri familiari, dire: "sono io l'assassino... non si vede dallo sguardo?"

Gli articoli in prima pagina:

Sandra Lunardini. Un'altra donna che prima di essere uccisa aveva chiesto aiuto alle istituzioni...
Sabrina Blotti. Un crimine in cui l'amore non c'entra nulla, un crimine che si sarebbe potuto evitare...
Laura Bigoni e gli omicidi compiuti da "non si saprà mai chi"...
Il processo e le indagini sulla morte di Samuele Lorenzi:
Speciale Annamaria Franzoni. 
Quindici articoli per capire come a volte la giustizia non conosca logica...

Leggi anche:

Tutti gli articoli su:
Melania Rea   
Sarah Scazzi 
Roberta Ragusa  
Homepage volandocontrovento

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono pochi i giornalisti che riescono a coniugare ironia e leggerezza affrontando dei temi di rilevanza sociale offrendo una lettura insieme gradevole, accattivante e impegnata. Massimo ha quella dote rara e invidiabile di tradurre questioni complesse e non facili utilizzando trasposizioni in chiave metaforica dove l’esperimento mentale non è solo in funzione didascalica ma anche euristica ed esplicativa. Un modello non facile da imitare considerando che alla base c’è, insieme alla volontà di denuncia, una conoscenza davvero approfondita dei meccanismi socio-istituzionali.
Gilberto M.

Manlio Tummolo ha detto...

Massimo,
mi pare che tu non abbia messo in conto che, con un certo grado di efferratezza (ad es., tagliare qualcosa al corpo, un braccio, una gamba, ecc.), attiri assai più l'interesse dei giornalisti. Di conseguenze, l'uxoricida od omicida troverebbe subito editori pronti a pubblicare la sua versione col titolo "Memorie di un uxoricida, vilmente tradito", e vi sarebbero milioni di lettori e conmpratori pronti ad acquistarlo, anche in edizione di lusso. Non parliamo poi delle interviste televisive, e via discorrendo.

Come già aveva intuito Macario, ancora nel secondo anteguerra (cfr. "Imputato, alzatevi !"): uccidere "conviene". Però, attenzione alla regìa: un minimo errore mediatico o altro, una lacrima di troppo o una di meno, può far perdere il successo finale.

Manlio Tummolo ha detto...

Errata Corrige: "efferatezza", non "efferratezza"

Anonimo ha detto...

Dopo mesi di continue scosse di terremoto che mi hanno impedito una spensierata passeggiata sul web, torno a leggere (e scrivere) sul blog.
Ciao a tutti.
Non mi sorprende affatto il modo assolutamente "semplicistico"di affrontare certi argomenti, scrivere articoli inutili (nella sostanza),facendo addirittura chiarimenti e precisazioni sulle reali intenzioni dello scritto.
Ma l'italia è questa (per fortuna), un paese dove ognuno può dire la sua, anche se contrasta con le leggi e chi le rappresenta.
Vi saluto.
Calabria.

Unknown ha detto...

A parte che non mi risultano scosse telluriche a Marsala, in provincia di Trapani, dove in altri siti hai scritto di abitare, seppure tu in questo abbia sempre detto di essere calabrese, a parte che il tuo ip non ha mai smesso di frequentare il blog (non è che hai commentato con altri nick?), a parte che di semplicistico c'è poco nel denunciare quelle leggi che denunciano gli stessi magistrati, a parte che semplificare e far capire a chi legge è sempre meglio che inserire in un blog un poema di Omero... a parte questo: con le ultime mail non ci eravamo già accordati? Ricordi? Mi avevi espresso la tua stima anche se non ti avessi fatto più commentare, ed io ti avevo invitato a mandarmi un nome ed una mail migliore di quella con cui mi chiedevi il motivo per cui ti bannavo. Non me l'hai mai inviata e ti sei eclissato, quindi... il tuo commento che fini ha?

Non mi rispondere. Sai già che, a meno tu non riesca a trovare il coraggio di inviarmi una mail con un nome reale (hai quasi quarant'anni e di coraggio dovresti averne), ti bannerei...

Massimo

Manlio Tummolo ha detto...

A me pare, caro Massimo, che segnalare le molte e frequenti incongruenze di un sistema giudiziario che fa acqua (e non certo di sorgente montanina) da tutte le parti, non sia affatto inutile, ma anzi indispensabile. Ma evidentemente per taluni il nostro sistema giudiziario è il migliore dei sistemi possibili e merita obbedienza cieca.

Anonimo ha detto...

il vero "coraggio" sarebbe far finta di non aver letto le due risposte, ma che vuoi fare, è più forte di me fare per l'ennesima volta alcune precisazioni.
Io non sono di Marsala (nella mail che ti feci c'è scritto di dove sono e ti ho anche invitato, nell'eventualità di un tuo passaggio a venire a casa mia.
Non ho 40 anni(magari!), ne ho 57(purtroppo).
Ti ho già spiegato(speravo in modo molto chiaro) che l'IP cambia ogni qualvolta si stacca il modem e non ha aree geografiche, vale per tutta Italia.
Non ho mai scritto su altri siti e se c'è qualcuno che lo fa con lo stesso mio Nik (fra l'altro sai benissimo perchè l'ho adottato o non ti ricordi???), non posso farci niente (credo che tu abbia la capacità, l'intuito e l'intelligenza di capire chi è la persona che scrive anche se usa Nik diversi.
Un indirizzo mail serve per scriversi in privato, direttamente; che sia autentico o no, non cambia niente.
Prova ad andare sul sito INGV e digita Morano Calabro(ti dice niente???? ti ricordi???), conta le scosse registrate nel 2012 e fatti sentire(anche in privato alla mail che hai).
Non ti dico la tremarella che mi viene in conseguenza della "minaccia" di cancellazione dei post, dopo tutto mi pare ovvio farlo con chi scrive sempre senza offendere nessuno, con educazione e rispetto verso tutti(ti sfido a trovare un mio post che contenga offese, parolacce,mancanza di rispetto e altro).
Ora, o capisci che tipo di persona sono e di conseguenza accetti i commenti di chi non la pensa esattamente come voi,o sono costretto a pensare che il confondermi con altri non sia altro che un pretesto per avere un avversario in meno( a proposito, il professore mi pare che non faccia alcuna confusione di persona, visto che la sua risposta è in linea con quelle di mesi fà quando mi catalogava "difensore a prescindere" dei giudici e della giustizia").
Con stima.
Vi saluto.
Calabria.

Unknown ha detto...

Il problema è sempre lo stesso Calabria, puoi scrivere ciò che vuoi ma nulla cambia di una virgola e non ci vuole un genio a capirlo.

Come me lo possono capire tutti, basta fare un esempio di facile comprensione così che chi legge possa rendersi conto di quanto tu non sia in buonafede nei miei riguardi: Mi hai invitato a Morano Calabro... ma mi spieghi come potrei mai venire a casa tua, lì dici di abitare, se neppure in privato mi hai mai detto come ti chiami?

E se ti dicessi che a meta mese scendo e vado in vacanza in Sicilia, che un paio d'ore me le trovo, che dalla A3 esco a Morano ti vengo a trovare con la mia famiglia... anche solo per far sgranchire le gambe ai miei figli e fargli fare merenda?

Già Calabria, la domanda è d'obbligo e tutti se la fanno... come farò a trovarti dato che non so neppure come ti chiami? Passo dal sindaco e chiedo di un "certo Calabria" che commenta nei blog?

Ma per favore...

Massimo

Anonimo ha detto...

quando passi manda prima una mail a quell'indirizzo mail che hai. ciao ti aspetto.
Calabria

Manlio Tummolo ha detto...

Caro Signor Calabria,
se Si riferisce a me col titolo di "professore", sicuramente Le avrò attribuito il ruolo di difensore dei giudici "a prescindere", ma non credo affatto quello della "giustizia", che ho più volte detto non appartenere certo a quei palazzi dove tale nome è iscritto o a quel Ministero che si spaccia per tale. La giustizia è una cosa ben diversa dall'amministrazione giudiziaria, cosa che in qualunque Facoltà di Giurisprudenza insegnano fin dal primo anno. Per il resto non intervengo in dibattiti sul personale, salvo chiedermi: ma lì a Morano Calabro invitate chiunque e comunque, visto che tale invito era rivolto anche ad una delle cortesi partecipanti di questi dibattiti ?

Anonimo ha detto...

In linea di principio neanche a me piace fare dibattiti che vanno sul personale ( ma quannu ci vò, ci vò).
"il professore" è perchè io l'ho sempre chiamata cosi(con l'aggiunta del nome scrivevo: egr. prof.Tummolo) si ricorda?, perchè le opinioni potranno essere diverse ma la stima rimane intatta (almeno per me).
Noi calabresi avremo mille difetti, un pregio però l'abbiamo sicuramente ed è quello di essere SEMPRE ospitali con tutti, pertanto se per caso passasse anche lei da queste parti (Morano è a 4-5 km dallo svincolo autostradale e visibile dall'autostrada) sarò ben felice di conoscerla e di ospitarla a casa mia. Il riferimento non era per "titolarla", ma solo per far notare che Lei non mi ha confuso affatto con altri "Calabria".
Questo "siparietto" per me finisce quà, non credo di dover in futuro dare ulteriori spiegazioni sull'identità o roba del genere.(questo trafiletto è ovviamente per Massimo).
Spero di "scontrarmi" con voi su argomenti più seri e sopratutto più adatti alla natura del Blog.
Vi saluto.
Calabria

Tristepensiero ha detto...

Non so se è più inquietante l'articolo o i commenti, in ogni caso Massimo ti ringrazio a nome di tutti quelli che come me continuano ad illudersi che la giustizia esista. Non avendo alcuna competenza in campo giuridico, ho sempre catalogato casi come quello da te citato, come esempi di palese errore processuale e investigativo, ovvero: il colpevole non è in carcere perchè le indagini non sono state condotte bene, perchè l'accusa ha commesso degli errori, perchè la difesa si è aggrappata a cavilli impensabili, perchè il giudice ha interpretato in modo del tutto personale la legge ecc... Con poche e comprensibili righe hai tolto la nebbia che da sempre protegge come uno scudo una giurisdizione contorta e piena di contraddizioni, forse "volutamente" incomprensibile ai più. Riportando dati concreti, hai dimostrato come in realtà l'equazione legge=giustizia sia soltanto una mera illusione. A volte mi chiedo se la massoneria non sia presente nella vita di tutti noi molto più di quanto non crediamo, in fondo il mezzo per raggiungere il fine ultimo non era proprio quello di renderci inermi attraverso l'ignoranza?
Hai presente l'ultima scena di The Truman Show, dove lui dopo aver vissuto senza aver mai voluto ascoltare le proprie intuizioni, raggiunge la linea dell'orizzonte, la tocca e realizza il tutto, prende coraggio e la oltrepassa? È un parallelismo strano, lo so, ma credo di aver appena toccato l'orizzonte. Mi chiedo se mai io, noi (e per noi intendo tutti quelli che hanno il coraggio di accettare la realtà per quanto umiliante essa sia), riusciremo a prendere coraggio e oltrepassare la linea dell'orizzonte.
Tu sei già oltre, diciamo che tu stai prendendo a picconate la regia da un bel pezzo! Complimenti per le tue indiscutibili capacità e per il coraggio che sempre dimostri nel dire verità scomode, a volte addirittura pericolose. Continua a farlo, magari un giorno ti seguiremo tutti dietro la regia armati di piccone!
La conoscenza rende liberi...
Francesca

Manlio Tummolo ha detto...

Caro signor Calabria,
so bene che la Sua regione, ma non solo, è molto ospitale in generale. Non mi meraviglia che Lei sia ospitale a sua volta, e La ringrazio per la gentile offerta. Ma in questi anni, anzi decenni ormai, di "spending review" per noi cittadini comuni, anche il puro viaggiare diventa un problema. Del resto, io ho viaggiato assai poco nella vita, o perché non avevo soldi, o perché non avevo tempo, e talvolta perché non avevo né soldi né tempo.
Quanto alla questione dell'identità, non è poi una cosa così formale, come sembrerebbe seguendo gli usi anglosassoni del web, soprattutto se si vuole condurre un rapporto a livelli di amicizia, che non sia una di quelle strane fantomatiche relazioni tipo Facebook. Il grande ribelle romano Catilina era solito dire:
"Volere le medesime cose e il non volerne altre allo stesso modo, quella è salda amicizia". Dunque, conoscersi profondamente, condividere idee ed atteggiamenti in modo profondo. E' facile altrimenti passare dalle apparenti amicizie alla totale antipatia.
Comunque, La tingrazio di cuore, Manlio Tummolo