Livia ed Alessia |
Guardate i volti delle bimbe nella foto. Volti sereni, felici e sorridenti. Ora guardate oltre la vostra finestra, guardate verso la casa del vostro nuovo vicino, dell'inquilino che abita da qualche mese nel vostro stesso palazzo. Cercate fra la gente che vi passa accanto, cercate nei cinema, nei "parchi gioco" della vostra città, fra i bambini che incantati osservano lo spettacolo dei burattini. Cercate due bimbe con quell'espressione, cercatele nelle terre dove si parla francese e portatele a casa, devono festeggiare, oggi è il loro compleanno. Si chiamano Livia ed Alessia ed hanno una madre che le sta cercando, se le incontrate diteglielo che non le ha abbandonate, che le cerca e vive nella speranza di rivederle. Loro non lo sanno, non sanno perché hanno cambiato casa, hanno cambiato vita ed abitudini. Non sanno cosa è accaduto e vivono forse ascoltando la voce del padre incisa su un nastro magnetico, forse l'unica cosa che ancora le lega alla famiglia che non hanno più. O forse non hanno né un nastro né quel registratore che non si è mai trovato. Forse quel piccolo mangianastri, a cui il loro padre non rinunciava mai, è nascosto in un luogo segreto e contiene la soluzione del mistero.
Ma, sia come sia, voi cercatele perché di certo il loro sorriso, la loro vitalità, sta facendo rumore e non passa inosservata, inascoltata. Può darsi le abbiate incontrate sulle nevi canadesi, al parco preistorico di Calgary, quello dello zoo, e non le abbiate riconosciute, come può darsi vi siano passate accanto mentre passeggiavate sulle spiagge dei Caraibi, che fossero nel catamarano che vi ha superato prima di entrare al porto, e chissà se erano loro quelle due tipette sveglie che facevano il bagno nell'oceano. E' chiaro che non è un vostro compito cercarle, ma è pacifico però che se vi capitasse di incontrarle chiamereste subito... già, vi capitasse di incontrarle mentre siete in vacanza chi chiamereste? Quale numero vi verrebbe voglia di fare per capire se chi avete ad un passo è chi pensate possa essere? La polizia locale? Vi crederebbe non avendo ricevuto nessuna segnalazione o richiesta d'aiuto dalla Svizzera? Difficile, molto difficile con le leggi internazionali in uso al momento. Ma forse qualcosa presto cambierà ed un numero da chiamare lo avrete.
Irina Lucidi |
"Non potevo starmene a letto ad aspettare impotente". Questo quanto Irina Lucidi ha detto ieri ad una giornalista svizzera. Ed in effetti non è rimasta a letto Irina. Ha capito che la polizia elvetica è spuntata in armi e voglia, anche se non ammetterà mai più di aver visto e vissuto (sulla pelle sua e delle figlie) le loro magagne, che il problema è davvero enorme, anche a livello mondiale, ed ha deciso di fare qualcosa che possa aiutare Livia ed Alessia e, soprattutto, i tanti bambini che ad oggi, e non solo in Svizzera ma in tutto il mondo, non hanno diritti e protezioni. Per questo dal 24 agosto 2011 ha aperto, ed è già operativa, una "Fondazione" che si occuperà dei bambini scomparsi denominata: "Missing Children" (qui il sito). Certo per crescere e sviluppare le giuste tematiche, specialmente quelle governative con la richiesta di leggi adeguate, avrà bisogno di tempo e dell'aiuto del maggior numero possibile di persone influenti, ma chi non sa dove siano sparite le proprie figlie saprà trovare la forza e il coraggio per chiedere, sapendo d'essere nel giusto, a chi comanda gli Stati. Molto si può fare in quel campo perché nulla di importante s'è mai fatto. Ad esempio cercare di sviluppare un impegno comune fra le varie nazioni, con informazioni istantanee che portino, già a poche ore dalla scomparsa, ad estendere le ricerche anche su altri territori (o almeno a diramare le foto ed allertare gli agenti che operano nelle varie città). Non dovrebbe essere impresa ardua nell'era di internet... eppure ad oggi nulla s'è mai fatto in tal senso.
In questo momento se un bimbo scompare in Italia le ricerche in Francia, in Svizzera o in Germania, per citare solo alcune nazioni che si ritengono "civilmente sviluppate", ed i ruoli sono interscambiabili, iniziano solo previo richiesta e solo se c'è una possibilità investigativa che porti gli inquirenti a pensare ad un passaggio del bimbo nel dato paese. Ma prima di far questo occorre rispettare la trafila, l'iter burocratico. Solo avendo elementi certi chi ha in mano la possibilità di indagare agisce, in caso contrario in nessun'altra nazione si saprà, neppure i media dell'informazione arrivano a tanto in 24/48 ore, che aldilà dei propri confini un bambino è scomparso lasciando nel panico la sua famiglia. E questo, in un mondo globale dove le merci viaggiano fra nazione e nazione alla velocità degli aerei, dove il denaro viaggia di banca in banca alla velocità della luce, dove con un semplice computer si può comunicare con chi vive dall'altra parte del mondo, è inconcepibile. Per cui auguri e lunga vita a Missing Children che ha scelto il 30 gennaio 2012, ad un anno esatto dal rapimento di Livia ed Alessia, per inaugurare un "numero verde" (al momento il numero da comporre è 0848 116 000), disponibile 24 ore su 24, con cui comunicare con la Fondazione. Ed ecco il numero da chiamare se avete il sospetto di essere davanti ad un bimbo scomparso.
Ora però facciamo i nostri auguri più grandi a Livia e ad Alessia per il loro settimo compleanno. Un compleanno amaro che non si sa dove, e se mai, festeggeranno. Un compleanno diverso, che forse nemmeno ricordano visto che usualmente è la madre a preparare la festa per i propri figli. E la loro madre da troppi mesi non vive più coi suoi cuccioli, costretta nel dolore da quel padre che fingeva di amare le sue figlie. Questa è la parte brutta della vita. Un insieme anomalo di uomini e donne che si incontrano, che si amano, che creano il loro futuro e lo distruggono. Ma distruggere una vita a due, per incomprensioni e tradimenti, non crea danni irreparabili, avendo una mente con cui ragionare si capisce che la propria vita non finisce ed è solo da ricostruire, è il distruggere di proposito la persona con cui si è vissuto, colpendola nella sua parte più debole, che li crea. E portare via i figli ad una madre, alla ex moglie, può solo far ulteriormente capire quanto si sia sbagliato nel giudicare l'uomo e quanto l'uomo a volte non sia tale.
Un uomo sprezzante che nel portare a termine il suo intento non ha esitato neppure di fronte al dolore, quello di certo procurato alle figlie, un uomo che nascondendole alla madre, ed insinuandone la morte, ha dimostrato quanto l'intelligenza poco c'entri con l'aspetto umano, quel qualcosa che ci viene insegnato nell'infanzia e ci aiuta ad evitare il male, non è un uomo. E parlando dell'ex marito di Irina Lucidi, dell'ex padre di Livia ed Alessia, viene spontaneo chiedersi quale madre lo abbia cresciuto, viene spontaneo chiedersi se, oltre all'educazione esteriore, gli ha insegnato che il male porta solo altro male. Certo, nessuno di noi conosce la nonna paterna di Livia ed Alessia, ma tutti noi abbiamo imparato a conoscerne il figlio dopo aver saputo che ha fatto la cosa peggiore che un essere umano può fare. Certo è anche che mai la madre di Matthias si è esposta per chiedere al mondo di aiutarla a ritrovare le nipoti, un comportamento strano... non sarà che lei ha la soluzione in tasca e non chiede perché sa più di tutti noi?
Sono passato oltre le righe della decenza? Può essere. Può essere che la nonna paterna di Livia ed Alessia sia una persona gentile e buona che ha vergogna di mostrare il suo dolore in pubblico. E può essere che, come ha fatto intendere nell'unica dichiarazione (telefonica), il figlio abbia subito una rottura nel cervello, un black out, anche se un black out di solito non dura diversi giorni. Può essere siano riservati allo stesso modo sia il fratello gemello che la sorella di Matthias, così anche tutti gli altri parenti sparsi per il mondo che mai si sono mostrati ad un giornalista, mai si sono esposti per Livia ed Alessia. Tutto può essere su questa terra, anche che le storie si ripetano, girandosi su sé stesse, ed anche che il tempo torni ad essere galantuomo. E se vivere nella speranza di un ritrovamento, di un ritorno, non è il massimo della vita (ed Irina lo sa), vivere mimetizzandosi, come fanno gli Schepp, da l'idea di avere a che fare con persone che non vogliono aiutare chi amano, da l'idea di avere a che fare con persone che al clamore preferiscono la rinuncia e l'abbandono. Ma forse ne da solo l'idea perché che una nonna voglia abbandonare due nipoti al loro destino mi suona "molto strano".
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6 commenti:
Auguri piccole!spero tanto che il prossimo compleanno lo festeggiate tra le braccia della vostra coraggiosa mamma.
Bea.
Che mente perversa quell'uomo, conosceva bene Irina e sapeva che la sua forza non le sarebbe bastata a sorreggerla, man mano che il tempo passava.
L'ho vista in una conferenza stampa, dimagrita, provata, con le lacrime agli occhi.
Il suo sorriso solare, la sua calma e la sua forza, sembravano aver lasciato il posto all'angoscia e al dolore.
Non mollare dolce Irina, forse questa assurda vendetta ha un finale meno crudele di quello che tu pensi nei momenti più bui.
Mi unisco a te Bea, tanti baci e tanti auguri piccole!
In Svizzera non usano mettere i telefoni di tutto il parentado (nonché della cerchia di amicizie) sotto controllo come da noi???
Banale come domanda, eh?
Costa troppo anche questo per le ricche tasche elvetiche?
Un abbraccio a Irina e a Livia e Alessia!!!
Mimosa
Una tragedia, che altro dire.
Una cosa, fra le mille, continuo a chiedermi... Avendo la famiglia del padre di Alessia e Livia legami oltreoceano, é davvero stato fatto qualcosa per verificare che le bimbe non vivano adesso all'interno di quel ''circuito''? Amici di parenti, amici di amici.Certamente al padre non mancavano né la determinazione né i mezzi per farle sparire 'in vita'', per costruire loro una vita altrove. Ovvio, non sono sicura che sia così, ma non varrebbe la pena mettere sotto sopra almeno quell'ambiente? E che scusino tanto il disturbo, il fatto é che mancano due bimbe, non si dovrebbe andare tanto per il sottile.....
Certi menti sono diaboliche! Il padre si è ucciso pur di far credere all'ex moglie che la stessa sorte era toccata anche alle loro piccole. Penso che se avesse veramente ucciso le bambine si sarebbe ucciso con loro.
Sette anni sono pochi per essere protagoniste di un dolore così grande; non rivedere più nè il padre, nè la madre è un mondo che viene a mancare. Sette anni sono abbastanza per ricordare la mamma, e spero che un giorno la riabbraccino e che quel giorno non sia lontano.
Stella
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