lunedì 10 ottobre 2011

Enrico Forti. La grande bugia della magistratura criminale americana


Sotto il promo del video "Il sorriso della medusa", di Chico Forti, che 
tratta dell'omicidio di Gianni Versace e del suicidio del presunto killer


Il Link per vedere il video intero (30 minuti) si trova sotto l'articolo


Chissà perché ci sono persone che in presenza di un omicidio mentono spudoratamente. In Italia ne abbiamo diversi esempi, anche di ultima generazione, ma il nostro ordinamento giuridico ha diversi gradi di giudizio, e le menzogne, non sempre sinonimo di assassino, possono essere superate dalle prove in modo da tornare ad essere solo menzogne a sé stanti dette per paura di venir coinvolti in qualcosa di troppo grande da sopportare. Ma chi indaga, sia un investigatore del nostro paese o un detective americano, mal sopporta chi mente; ed anche se questi poi si corregge, e dopo un paio d'ore torna da chi l'ha interrogato e racconta la verità, una volta che il pregiudizio ha inserito le sue radici, le ramificazioni nate spontanee gli impediscono una visuale diversa da quella pensata. Questo è accaduto anche agli inquirenti di Perugia che indagavano Amanda Knox e Raffaele Sollecito, ma anche ai detective ed ai giudici della Florida che non hanno mai creduto ad Enrico Forti, un italiano che da quasi dodici anni è rinchiuso in un penitenziario americano. E se Amanda Knox ha usufruito del nostro codice penale che permette a chi è stato condannato di discolparsi in un processo "d'appello", nato e pensato proprio per evitare gravi errori giudiziari, Enrico Forti non usufruisce di nulla dato che gli si continua a negare un "appello".

Chico Forti
Ma tutto ciò che ho scritto finora è semplicistico ed impreciso perché quella di Enrico Forti non è la storia lineare che ha accompagnato gli anni in cui Amanda Knox è rimasta in carcere in Italia. E seppure anche qui vi sia una persona assassinata, vi siano i sospetti su un probabile omicida, entrando all'interno della vicenda, e non leggendo qualche articolo qua e là in maniera superficiale, si comprende che questa storia ha tutto un altro sapore, un sapore di biscotti marci inzuppati nel più becero del potere americano, quel potere che non tollera critiche e non vuole si ammirino i suoi scheletri... e Chico Forti aveva puntato la luce tenue di una pila su uno di questi scheletri. Ogni nazione ha scheletri putrefatti che si aggirano fra i corridoi dei palazzi dove vive chi comanda l'autorità investigativa, autorità che dovrebbe garantire ordine in trasparenza. Scheletri che possono girare liberamente fra i vari uffici ma che non devono permettersi di uscire all'aperto, non devono farsi vedere alla luce del Sole. Ed i guai di Chico Forti, seppure i detective americani vi hanno detto e vi diranno che è un truffatore (assolto da ogni accusa), seppure gli americani vi hanno detto e vi diranno che frequentava ambienti gay, seppure gli americani vi hanno detto e continueranno a dire che è il mandante d'un omicidio, seppure gli americani vi hanno detto e vi diranno che ha mentito alla polizia, non nascono dalla morte dell'uomo che si dice abbia fatto uccidere, non nascono dall'omicidio di Dale Pike, figlio di chi lo aveva già finanziato che, partito dall'Australia, era arrivato in Florida per sistemare una faccenda monetaria (faccenda che come per magia nei tribunali si è trasformata in truffa). No, questa è la facciata lucidata pulita e sistemata da chi ha preordinato il trucco perché la sventura di Chico Forti nasce dalle ceneri dell'omicidio di Gianni Versace.

Alzi la mano chi di voi sa il nome di chi ha ucciso lo stilista calabrese. Vi siete bloccati? Fa niente, vi dico io chi, per tutte le forze dell'ordine americane (a partire dai pompieri per arrivare al FBI), ha commesso l'omicidio. Il soggetto destinato a far fuoco con una calibro 40 era, dato che è morto, Andrew Cunanan, e la polizia degli States ha ritenuto che l'assassino, americano ma clandestino in America, fosse uno squilibrato mentale. E questo perché prima di Gianni Versace aveva ucciso altre quattro persone. Ma stiamo parlando di un omicidio strano, un omicidio risolto in otto giorni a cui non si è dato né movente né logica, e probabilmente è stato questo dettaglio ad insospettire Chico Forti nel suo ruolo di regista. Questo ed il fatto che il killer prima di uccidere lo stilista si diceva avesse ucciso quattro persone, più di due mesi prima, in soli dodici giorni. E se le prime due le conosceva in quanto suoi amanti, ed in America ora si dice le abbia uccise perché credeva d'essere sieropositivo (non lo era), la terza e la quarta risultavano alquanto strane in quanto fuori dagli ambienti da lui frequentati. L'ultima, ad esempio, fu uccisa per rubarle il "pick up" (ma anche questo omicidio è parso molto strano) con cui recarsi a Miami e, sotto lo sguardo di tutti (mentre l'FBI lo aveva inserito tra i latitanti più pericolosi e lo cercava per mari e monti) vivere da ricco frequentando i "Templi Gay" della notte. Quindi il solo fatto di frequentare i locali esclusivi poteva accomunarlo a Gianni Versace. Ma i due non si conoscevano e lo stilista, pur vivendo da un anno a Miami, si spostava continuamente da una città all'altra dati i suoi innumerevoli impegni. Va bene il pensare ad una malattia mentale, ma davvero il solo fatto di frequentare un bar, dove fra l'altro non si sa neppure se mai ha incontrato l'italiano, è bastato al Cunanan per decidere l'eliminazione fisica di chi non aveva mai avuto a che fare con lui?

Stiamo parlando di un uomo il cui quoziente intellettivo era molto alto. Un uomo che riusciva a mimetizzarsi, a travestirsi ed a non farsi riconoscere neppure dai poliziotti con cui parlava (ed infatti per due mesi, nonostante non avesse cambiato nome, nessuno lo catturò), un uomo che aveva ucciso quattro uomini senza mai farsi vedere da nessuno. Il primo cadavere venne trovato dopo il secondo omicidio, quello del suo "amore" ed amante (perché Andrew era uno "Gigolò" d'alto bordo dedito agli uomini), mentre il terzo fu rinvenuto dopo una strana telefonata ed il quarto il giorno successivo. Quindi un modus operandi consolidato che non permetteva la presenza di estranei. Ed allora perché uccidere Gianni Versace davanti a quindici persone ed in stile "esecuzione mafiosa"? Ma, e soprattutto, perché nessuno di quei quindici testimoni lo ha mai riconosciuto dalle foto segnaletiche? A Chico Forti questo risultava chiaramente strano, come lo risulta ora a me, ma ancora più strano gli risultò il suicidio di Cunanan. Perché l'uomo che aveva ucciso cinque persone, l'ultima disinteressandosi dei tanti passanti, l'uomo che a sette anni recitava a memoria la bibbia e col suo quoziente intellettivo avrebbe potuto essere paragonato ai grandi studiosi d'America, l'uomo che girava sotto al sole per le vie di Miami e non si riusciva a prendere perché ogni sua mossa prevedeva una contromossa utile ad evitare la cattura, si era rifugiato in una casa galleggiante, che non aveva vie di fuga, come il più stupido dei delinquenti?

Di certo da qui iniziò il ragionamento che portò il regista ad informarsi meglio, ad indagare per cercare di capire cosa bollisse nella pentola. Questo nonostante venisse scoraggiato da tutti perché il mettere il dito nel sistema giustizia americano poteva portargli grossi pericoli. Ed in effetti i pericoli apparvero subito dopo aver spedito il documentario in giro per il mondo, subito dopo aver contestato tutti i punti che l'FBI aveva incastrato malamente per dare una soluzione all'assassinio di Gianni Versace ed al suicidio di Andrew Cunanan. E che si sia ritenuto giusto "prendere per il culo" tutti gli italiani condannandolo all'ergastolo quale mandante dell'omicidio di Dale Pike, inizialmente rischiava la pena di morte dato che lo si voleva essere l'assassino (teoria non provabile e per questo modificata), affermando che lo avrebbe fatto uccidere per coprire una truffa che non esisteva, dato che poi è stato assolto da quella accusa, significa che la concezione della giustizia in certe zone dell'America è chiusa in poche solide mani criminali. Mani che nessuno può cercare di aprire visto che in dodici anni non c'è stato alcun appoggio politico italiano. Ed il mettere in un carcere di massima sicurezza un uomo solo per farlo smettere di indagare, solo per farlo tacere, è quanto di solito si fa nei paesi sottosviluppati a regime dittatoriale. Gli stessi regimi che gli americani si fregiano di combattere in nome della libertà dei popoli.

Ed il rinchiudere una persona in base alle parole di un magistrato che dice: "Non c’è bisogno di provare che l’imputato è l’assassino per dimostrare che quello stesso imputato è il colpevole", è il massimo che uno Stato di Diritto, che si crede all'avanguardia, riesce a fare? Quella del Pm statunitense non è un'affermazione che puzza come un pesce fuori frigo da un mese? Non pare anche a voi che si volesse nascondere una verità scomoda, carcerando chi era arrivato ad un passo dalla verità, con una ricostruzione artatamente pilotata? Ed è una affermazione che puzza ancora di più se dal documento filmato di Chico Forti si viene a sapere che l'assassino di Versace si è suicidato dopo aver sentito il rumore del custode che, assieme alla moglie e pistola in pugno, era entrato dentro la casa galleggiante dopo aver trovato una serratura forzata. Custode che, pur avendo un'arma in mano, era scappato come un leprotto dopo aver sentito un unico colpo di pistola provenire dal secondo piano. Insomma, un serial killer serio poteva benissimo sparare ai due malcapitati ed andarsene come aveva fatto in altre occasioni. Perché uccidersi e, soprattutto, come fare ad uccidersi se già morto da diverse ore (rigor mortis)? Chi ha fatto l'autopsia? Con quale professionalità si fece dato che in pochi giorni il suo cadavere diventò cenere e fu spedito a San Diego?

Che l'arresto di Chico Forti sia stato dettato dal voler punire chi, infilando il dito nella piaga, infastidiva e contraddiceva il loro operato pare chiaro. Basta guardare tutto il filmato per accorgersi che la ricostruzione del suicidio del Cunanan stona come un violino suonato da una sega. A partire dalla richiesta d'aiuto non fatta dallo stesso custode ma da suo figlio, in quel momento a chilometri di distanza, dal fatto che la casa fu circondata da diversi corpi armati in meno di quindici minuti, dal fatto che prima di entrare fecero passare più di tre ore, ore in cui telefonarono al numero della casa, ore in cui parlarono al megafono, ore in cui spararono verso le finestre e le porte proiettili d'alto calibro e fumogeni senza che nessuno mai rispondesse al loro fuoco. Ma in effetti, era capibile, ore destinate a far raffreddare un corpo già freddo. Una ricostruzione che si squaglia al sole dopo aver saputo che giorni prima vi fu una telefonata che informava la polizia della presenza, in un punto ben preciso della città, del Cunanan, segnalazione che non portò a niente, neppure ad un piccolo controllo. E c'è da chiedersi perché in quest'ultima occasione, allertati dal figlio del custode che non fece il nome del Cunanan, si precipitarono in super-forze per catturare il famoso latitante? Come sapevano che in quella casa c'era il famoso latitante?

Corpo Cunanan dopo suicidio
E perché i poliziotti onesti, uno in particolare molto esperto e famoso, videro un volto pulito e pochi schizzi di sangue attorno alla testa del suicida, impossibile se colpito da una calibro 40 attaccata ad una tempia. Come mai gli stessi poliziotti dissero che il corpo era freddo, addirittura già in fase avanzata di rigor mortis? Come mai dopo solo quattro ore trovarono una situazione che per verificarsi necessitava di almeno dieci/dodici ore? Come mai le comunicazioni fra i vari reparti operativi furono interrotte non appena scoperto il cadavere? E per quale motivo sui giornali uscirono notizie che parlavano di volto tumefatto, volto irriconoscibile, quando in realtà così non era? Insomma Chico Forti aveva notato tutte le stranezze che il popolo americano non poteva notare a causa dell'emotività mediatica. Un serial killer in meno per strada, in qualunque maniera sia morto, fa solo piacere alla collettività. Certo, un serial killer in meno è meglio che un serial killer in più, ma era quello l'uomo che aveva ucciso Gianni Versace? Era davvero lo stesso personaggio col quoziente intellettivo a 140, che per mesi si era preso gioco di tutti i poliziotti della Florida, quello nascosto in un luogo senza vie di fuga e poi sparatosi con una calibro 40 senza lasciar schizzi?

Questo si era chiesto nel suo documentario Chico Forti e questo Rai 3 aveva mandato in onda, come d'altronde il primo canale della tivù francese. Ed in risposta a questo da dodici anni è rinchiuso in un penitenziario americano. D'altronde al primo interrogatorio, non al processo, glielo avevano già detto, dopo aver strappato le foto dei suoi figli (uno appena nato), che non sarebbe più uscito. E per parlare del processo dobbiamo anche dire che il suo avvocato era un buon amico del procuratore che lo accusava, anzi col procuratore aveva lavorato fino a poco prima. Bisogna dire che il giudice era lo stesso che aveva in mano il caso di Versace, inconciliabile. E dato che era lo stesso com'è possibile non abbia fatto caso che, sia lo stilista che il Cunanan che il Pike, sono stati uccisi, tutti e tre, da una calibro 40... un segno distintivo? Un particolare ininfluente? Ma ciò che più spiace, dopo aver visto il governo e la stampa americana intervenire pesantemente sul caso di Amanda Knox, è che i nostri politici da dodici anni osservino con aria distaccata quanto accaduto ed accade a Chico Forti e se ne freghino di lui, della sua famiglia e di tutti gli italiani che chiedono di far qualcosa per aiutarlo. Gli americani sono un gran popolo, non si può far certo di tutta l'erba un fascio, e sono persone in grado di capire se qualche loro rappresentante, dispensatore di giustizia falsa e di comodo, ha sbagliato. Però occorre dirglielo che a parer nostro in mezzo a tanti americani onesti c'è qualche americano da chiudere in galera perché disonesto. Occorre dir loro che in un carcere del "Dipartimento di Correzione", in Florida, c'è il detenuto n° 199115 che sta scontando una pena all'ergastolo perché "certi segreti" restino segreti.

Non si tratta di fare un cambio, non è una guerra in cui ci si scambia i prigionieri, questa è una tragedia che deve cessare. Certo non è facile andare contro la potenza americana, lo dimostrano i vari governi passati nei Palazzacci italiani dal 2000 ad oggi che mai si sono attivati... ma sbaglio o oltre al governo un tempo c'erano un quarto ed un quinto potere?

E mi chiedo: "Ma la stampa italiana cosa esiste a fare? Davvero è idonea solo al copia-incolla? Possibile non ci sia un editore che non teme di dire le cose come stanno? Possibile che l'informazione non riesca ad andare oltre agli scandali politici ed al gossip?"

Qui il video di Chico Forti mandato in onda da Rai 3 (durata 30 minuti ma da non perdere) su mariorossi.net


Leggi gli ultimi articoli sui casi di:

14 commenti:

Sira Fonzi ha detto...

Ciao Massimo,
bellissimo articolo, grazie!
Hai centrato il problema: la sempre più scarsa professionalità della stampa nazionale.
Un sempre più forte disinteresse a rendere un servizio ai lettori, e un sempre più avido interesse a raggiungere esclusivamente i propri scopi.
Non si chiede di mettere in copertina Chico Forti, al posto di Salvatore Parolisi o di Michele Misseri,sarebbe utopia. Occuparsi però di tutti i Tito Forte che avrebbero bisogno di giustizia, non è chiedere troppo ad una stampa che, quando non ha notizie sull'argomento caldo e redditizio, inventa notizie o ripropone come nuove quelle esistenti da tempo.

Non ti stupirà sapere che il ministro Frattini si è pronunciato così:
Ho letto in questi giorni i tanti appelli e le numerose richieste per un’azione presso le autorità di giustizia americane tesa a chiedere la liberazione di Chico Forti. Sono appelli e richieste che seguo con attenzione e di cui io in prima persona insieme agli uffici competenti del Ministero degli esteri ci occupiamo da molti anni. Così come per tutti i casi di italiani detenuti all’estero.


Ogni sentenza ha la sua storia, un suo percorso, ed una portata di motivazioni rigorosamente circoscritte a quel caso specifico. E trovo quindi che il voler associare ad ogni costo casi molto diversi tra loro – come ad esempio la recente sentenza di Perugia su Amanda Knox ed il caso Chico Forti – possa essere scorretto e considerato un pericoloso gioco mediatico che, pur di forzare una notizia, distorce la realtà delle cose e ci allontana da quella necessaria conoscenza a tutto campo degli atti che casi delicati come questi obbligatoriamente richiedono.


Tra la condotta del Tribunale di Perugia sul caso Meredith ed il caso Forti c’è innanzitutto un importante punto di distinzione: nel secondo caso parliamo di una sentenza definitiva passata in giudicato.


L’America è una grande democrazia e l’unico passo che non possiamo compiere è quello di un’interferenza politica e diplomatica nel sistema giudiziario di un Paese democratico che ha saputo battere con forza ogni tipo di discriminazione ed ingiustizia. Il sistema giudiziario degli Stati Uniti non è quello raccontato nei film, al contrario si basa sulla presunzione di innocenza e prevede un ampio dibattimento. L’unica possibilità che abbiamo, quindi – e che suggerisco anche a voi amici e supporter di Chico Forti – è quella di verificare se sussistano nuovi elementi a discarico non emersi e non considerati nella fase del giudizio, elementi che potranno riaprire il caso, valutare nuove prove ed accertare la sua responsabilità o meno.


Un ministro degli esteri non deve smettere mai di dare speranze ad un suo connazionale, io ho anche la certezza e la prova che la Farnesina e la sua rete non hanno mai smesso di seguire e lavorare per la causa di Chico.


Franco Frattini


Ciao Sira

filippo ha detto...

Ciao Massimo, ti ricordi il caso di Derek Rocco Bernabei, ragazzo condannato alla pena capitale nello stato della Virginia (mi pare di ricordare) per omicidio, il quale si è sempre dichiarato innocente. La sua prima bugia dopo essere fuggito gli fu fatale. Questo fatto è successo una decina di anni fa, strano che nessuno ne abbia più fatto cenno. Ricordo che il povero Rocco aveva indicato anche i nomi dei colpevoli con molti indizi a loro carico, ma il giudice non gli ha mai dato retta.

Unknown ha detto...

E' una storia sporca Sira, ma non lo dico solo io da italiano. Sono entrato in diversi blog americani, ho letto centinaia di commenti, ed almeno un 15/20% concordava col fatto che a Enrico Forti non fosse stato fatto un processo regolare.

Le parole di un ragazzo americano mi hanno colpito, per lo meno dal suo modo di esprimersi sembrava giovane, non ricordo dove l'ho letto ma lui ha scritto che ha assistito a tutte le udienze e non c'era nulla che potesse portare ad una condanna.

E' chiaro che la maggioranza degli americani difende la propria magistratura, come la maggioranza degli italiani, è comprensibile, ma il fatto che comunque ci siano state contrapposizioni è importante.

Ed il ministro Frattini, che coi suoi collaboratori sta seguendo da tempo il caso (parole di circostanza dette a tutte le 3000 famiglie italiane che hanno un parente detenuto all'estero) farebbe meglio a chiede tutti gli atti dell'inchiesta e del processo a farli avere a dei penalisti seri, e dopo aver visto che il comportamento è stato criminale inviare formali proteste all'ambasciata americana e direttamente al ministro della giustizia americano. Ma son cose che avrebbe dovuto fare il suo predecessore, ed anche il predecessore del suo predecessore. Ed invece, se tanto mi da tanto, finirà il mandato del governo, cambieranno i ministri e si ricomincerà da capo.

Per questo la stampa dovrebbe fare una campagna "giusta" e cominciare col chiedersi chi è e che fine ha fatto il "venduto" all'accusa che l'ha difeso. In America ci sono persone in gamba in grado di aiutare in questo campo gli editori, basta iniziare per trovare appoggi... ma per iniziare serve di averne voglia, rinunciare a qualche articolo di gossip ed alzare l'attenzione sul caso in modo che le persone siano coinvolte ed invogliate a leggere. Ma lo sanno fare? Forse no visto che preferiscono cavalcare l'onda del momento?

Ciao, Massimo

Unknown ha detto...

Sì Filippo, lo ricordo perché fu un caso portato anche al Parlamento europeo. Ed anche quella volta si irrigidirono le posizioni nonostante le tante smentite. E queste a parer mio avrebbero dovuto convincere il Governatore almeno a fermare l'esecuzione. Ma tant'è che anche quella volta la stampa italiana non fece di certo una crociata ma solo una semplice esposizione di quanto stava avvenendo.

Ciao, Massimo

filippo ha detto...

già, quello fu un vero scandalo.

Sira Fonzi ha detto...

Frattini dice:

"l'unica possibilità che abbiamo, quindi – e che suggerisco anche a voi amici e supporter di Chico Forti – è quella di verificare se sussistano nuovi elementi a discarico non emersi e non considerati nella fase del giudizio, elementi che potranno riaprire il caso, valutare nuove prove ed accertare la sua responsabilità o meno."


E lo devono fare i supporter? A spese loro? Per poi potersi lavare le mani, come a dire: "siamo stati obbligati ad intervenire"

Ma come alla fine del ridicolo discorso dice che la Farnesima segue il caso e che ci sta lavorando sopra, e poi chiedono aiuto a privati cittadini?

Poteva almeno mettere un pò più di impegno nella risposta, se non altro per rispetto verso chi ha a cuore la sorte del Forti, e per non offendere l'intelligenza di chi lo legge

La Bruzzone, alla ricerca di notorietà o mossa da un sentimento sincero ha preso a cuore la causa, ha studiato il caso, ed ha detto che ci sono buone possibilità.

Speriamo per lui che qualcosa si muova...

Ciao

Unknown ha detto...

E' ridicolo Sira. Frattini dovrebbe far sentire ai politici americani che lo Stato italiano c'è, che segue il caso anche se fino ad ora se n'è disinteressato. Ed il fatto nuovo lo ha a portata di mano dato che il movente era stato individuato nella truffa al vecchio Pike e che un tribunale americano ha stabilito che non si trattava di truffa. Ripeto, farsi dare tutti gli atti e verificare quante irregolarità ci siano state, questa è la strada. Per quanto riguarda la Bruzzone, non so fino a che punto si spingerà o se ne ha parlato per farsi "bella" nella speranza di migliorare il suo status mediatico. Vedremo se ne parlerà nuovamente o se si dimenticherà.

Ciao, Massimo

Erika Cecchetto ha detto...

Bell'articolo, e lo dico con cognizione di causa perchè seguo il caso Versace praticamente da sempre. E sostengo l'innocenza di Chico Forti. Ma il suo guaio è appunto l'aver ficcato il naso in questa questione. Io credo che il punto sia che non è che non si vuole parlare del caso Forti; non si vuole rivangare il caso Versace. Ma parlando del primo, per forza di cose si finisce col parlare del secondo, che è una sorta di tabù perchè chissà cosa, e chi, c'è dietro.
Insomma... il caso Versace "scotta" ancora troppo.

Erika Cecchetto ha detto...

Bell'articolo, e lo dico con cognizione di causa perchè seguo il caso Versace praticamente da sempre. E sostengo l'innocenza di Chico Forti. Ma il suo guaio è appunto l'aver ficcato il naso in questa questione. Io credo che il punto sia che non è che non si vuole parlare del caso Forti; non si vuole rivangare il caso Versace. Ma parlando del primo, per forza di cose si finisce col parlare del secondo, che è una sorta di tabù perchè chissà cosa, e chi, c'è dietro.
Insomma... il caso Versace "scotta" ancora troppo.

Unknown ha detto...

Grazie Erika.

E' vero, il caso Versace scotta. E non poco dato che nessuno ha mai voluto metterci le mani. Chico Forti in carcere ha insegnato agli altri, ed ancora insegna a chiunque volesse andare a spulciare, che certe cose è meglio restino segrete, che è meglio fare film seguendo l'input investigativo e non mettersi in contrapposizione a chi comanda e decide.

Ciao, Massimo

Sabrina ha detto...

Bellissimo articolo Massimo, purtroppo lo scopro solo ora e solo oggi dopo tante ricerche riesco a vedere la versione integrale del documentario "Il sorriso della medusa". Grazie grazie grazie.
Seguo il caso Chico Forti da un po e vorrei aggiornarvi sugli ultimi sviluppi!!Hai ragione Sira....L'ex Ministro degli Esteri Franco Frattini, aveva scritto sul suo "Diario Quotidiano" :" L'unica possibilità che abbiamo e che suggerisco anche a voi amici e supporter di Chico Forti, è quella di verificare se sussistano nuovi elementi a discarico non emersi e non considerati nella fase del giudizio, elementi che potranno riaprire il caso, valutare nuove prove ed accertare la sua responsabilità o meno....." Ebbene, il giorno 30 maggio 2012 la famiglia di Enrico Forti, rappresentata dagli zii Gianni Forti e Wilma, è stata ricevuta al Ministero degli Esteri dal Ministro Plenipotenziario Francesco Saverio Nisio, Direttore Centrale per i Servizi agli italiani all'estero. La fam.Forti era accompagnata dall'Avvocato italiano del sig. Chico Forti, il giudice prof. Ferdinando Imposimato e dalla Dott.ssa Roberta Bruzzone, autrice del report contenente tutte le anomalie che hanno impedito a Chico Forti di difendersi...parliamo quindi di un report redatto secondo quanto aveva richiesto l'ex Ministro Frattini!!!!! Il risultato di questo incontro è stato scoprire che il report non ha alcun valore tecnico a livello istituzionale e che non può quindi essere protocollato dal Ministero!!!!! Alla famiglia è stato detto che deve continuare a provvedere autonomamente e il consiglio questa volta è che lo facciano presso le istituzioni americane, che presentino istanza di riapertura del processo!!!Solo durante questa NUOVA e ulteriore azione forense, il Ministero potrà affiancare all'iniziativa il supporto del Consolato Italiano a Miami !!!!! Il sig Gianni Forti ha informato il ministro che in questi 12 anni sono stati già fatti tutti i tentativi legali possibili, TUTTI, per ottenere la revisione del processo, TUTTI rifiutati senza motivazione!!!! Quindi??? Quindi nessuno aveva capito il suggerimento di Frattini, al quale ci si era aggrappati pieni di fiducia e speranza, oppure chissà..le cose sono cambiate!!!! Non ho parole! Il ministro Terzi recentemente su Twitter (ebbene si ), vista la pressione mediatica che i social network negli ultimi mesi hanno scatenato (grazie al sostegno di Red Ronnie, Fiorello, Salvo Sottile, Tg5, etc etc) ha fatto intendere che si occuperà del caso, c'è stato anche un incontro tra i rappresentati delle ambasciate! mah...non so cosa pensare...posso solo continuare a sperare e a diffondere la conoscenza di questa terribile ingiustizia!! Grazie ancora.
Sabrina.

CLAUDIO GIUSTI ha detto...


CHICO FORTI SANTO SUBITO
25 Ottobre 1415
We few, we happy few, we band of brothers.

In diverse occasioni ho lamentato la disinformazione che affligge la pena di morte e il diritto penale americano. Ho fatto acidamente notare in che modo vengano impunemente pubblicate patetiche frottole come quella dei 123 americani condannati a morte, uccisi e successivamente riconosciuti innocenti grazie al test del DNA. Ho detto e ridetto che queste fandonie creano gravi problemi ai quattro gatti che si battono contro la pena di morte (non solo) americana.

Ora la situazione è ancor più degenerata.
Da mesi siamo martellati da una riuscitissima campagna mediatica che esige la liberazione di Enrico “Chico” Forti. Costui sta scontando in Florida l’ergastolo e i sostenitori della sua innocenza hanno costruito una gigantesca ragnatela di distorsioni e invenzioni: una cortina fumogena per nascondere la realtà. Così la questione della innocenza o colpevolezza di Forti non è più un problema di verità giudiziaria, non riguarda la sfera della razionalità, ma quello della fede. L’innocenza di Chico Forti è un dogma e non deve essere dimostrata.

Le tesi innocentiste sono propagandate da cantanti, cabarettisti, presentatori e giornalisti televisivi senza che a nessuno sia venuto in mente di verificarne la verosimiglianza. Nessuno ha cercato il conforto dei giuristi americani come nessuno ha intervistato i protagonisti della vicenda: i due avvocati difensori, il prosecutor Rubin, il giudice Platzer e i dodici giurati.

Questa faccenda produrrebbe il solito inutile polverone italiano se non fosse che proprio in Florida sta iniziando una campagna per salvare il condannato a morte italo-americano Anthony Farina e le invenzioni degli amici del Forti aumenteranno le difficoltà degli abolizionisti. Farina ha ricevuto la pena capitale per l’omicidio di cui è stato complice nel 1992. Utilizzando la sua discendenza italiana e continuando la centenaria tradizione abolizionista del nostro paese, alcune organizzazioni italiane si sono attivate perché a Farina sia concessa la cittadinanza e il nostro governo segua il suo appello federale. Purtroppo gli abolizionisti si troveranno continuamente a inciampare nelle prefiche piangenti la sorte dell’amato Chico, mentre in Florida dovranno costantemente distinguere la loro campagna da quella del Forti.


Dott. Claudio Giusti
Via Don Minzoni 40, 47100 Forlì, Italia
Tel. 0543/401562 340/4872522
e-mail giusticlaudio@alice.it
http://www.astrangefruit.org/index.php/it/
http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/penam.htm
Membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International ed è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty.

Anonimo ha detto...

MAMAMMAMIA!!!! CHE MONTAGNA DI VERGOGNOSE CAZZATE !!!!!!!!!!!!

claudio giusti ha detto...

Do you swear that you will tell the truth, the whole truth, and nothing but the truth, so help you God?

In un caso giudiziario ci sono molti modi di non dire la verità e gli amici di Chico Forti li hanno utilizzati tutti. Hanno nascosto i fatti, li hanno ignorati, distorti e inventati. Hanno ingigantito dettagli irrilevanti. Hanno creato un diritto penale a proprio uso e consumo. Hanno prodotto una gigantesca montagna di frottole dietro cui hanno celato l’evidente colpevolezza del loro protetto. L’hanno potuto fare grazie all’insipienza e all’incapacità della nostra classe dirigente. Non ci dobbiamo stupire se tanti sprovveduti hanno sposato le inconsistenti tesi innocentiste del Forti, ma dobbiamo chiederci come sia possibile che tanti politici e giornalisti non si siano minimamente informati prima di prenderne le difese: quando bastava fare una telefonata. Non pretendiamo certo che questi passino le nottate sui libri di diritto americano, ma ci interroghiamo sulla qualità delle informazioni che utilizzano quando prendono decisioni importanti: quelle in cui non vi sono risposte univoche come per Forti, ma in cui si scontrano teorie diverse e dove, dagli stessi fatti, si traggono conclusioni opposte. L’affare Forti illustra l’incompetenza della nostra classe dirigente e spiega molto più di tante analisi perché siamo in guai così grandi.