Ed anche quest'anno è arrivata la Pasqua. Il Papa ha già lavato i piedi ed ogni Duomo è pieno di fedeli pieni di buoni propositi. Tutti parlano bene, come a Natale, e come a Natale il businness del consumismo aumenta i fatturati. Rendono le feste a carattere religioso, lo sanno bene quelli delle grandi catene dei supermercati che, molto probabilmente, non frequentano neppure le chiese. Tutte le città vivono in un viavai frenetico, le agenzie viaggi propongono pacchetti vacanza in paesi in cui neanche si sa cosa sia la Pasqua e le autostrade sono intasate nonostante ogni sei mesi vi sia un aumento dei pedaggi. Neppure il prezzo esagerato della benzina scoraggia i vacanzieri e le auto sfrecciano verso le mete preferite incuranti di tutto e di tutti. Sono belle le feste, aiutano lo spirito a credere che il mondo sia migliore. E mentre le persone s'illudono di potersi rilassare, di poter vivere qualche giorno lontano dallo stress, i bambini giocano e scartano le uova.
A dire il vero non tutti lo possono fare. A dire il vero le feste sono feste solo per chi sta bene e per chi crede, pensa o spera, di stare bene. Perché a Pasqua siamo tutti uguali, perché a Pasqua l'acqua che ci ha benedetto la casa ci protegge dal male e dai cattivi pensieri. Certo, i nostri figli hanno il sacrosanto diritto di vivere la Pasqua, di giocare e trovare regali nelle uova di cioccolato, di sorridere felici mentre al cinema guardano un cartone animato in 3D. E' giusto, i bambini debbono giocare per poter crescere, debbono vivere in serenità per diventare adulti sereni. Ciò che non è giusto è che non tutti i bimbi possano avere una vita del genere. Quel che non è giusto è che anche a Pasqua vi siano guerre, missili pronti ad esplodere su un misero mercato di periferia, su un gruppo di parenti intento a portare al cimitero un familiare morto durante i bombardamenti del giorno precedente.
Anch'io festeggierò la Pasqua, anch'io ho figli ed anch'io voglio che crescano nella serenità e nei giochi. Ciò, però, non m'impedirà di pensare a chi non lo può fare, a chi non ha avuto la fortuna di nascere nella terra del benessere. Qualche giorno fa un missionario che stava partendo per la Sierra Leone mi ha detto che ai suoi bimbi basta poco per stare bene, che non hanno le pretese dei nostri e con un bastoncino ed un elastico giocano anche in cinque. Che la scuola elementare è sempre gremita perché nessuno di loro vuol rinunciare ad imparare a scrivere, a leggere. Perché ci sono tanti libri vecchi, donati da chi frequenta la parrocchia italiana che li aiuta, che vogliono essere letti. Libri di avventure che li fanno sognare, come facevano sognare noi, una vita diversa, una vita vissuta nel coraggio.
Nel mondo ci sono bimbi che non sanno neppure cosa significhi scrivere, leggere, vivere. Bimbi emarginati che la civiltà moderna finge di dimenticare che non sanno neppure cosa significhi morire. Eppure muoiono. Nell'istante stesso in cui nostro figlio scarterà il suo uovo dieci di loro chiuderanno gli occhi per sempre senza mai aver saputo cosa sia la Pasqua. Festeggiare la Pasqua è giusto, soprattutto per i nostri figli, ma non dimentichiamo quegli scriccioli che non conoscono odio perché nessuno mai gliel'ha insegnato. Quegli scriccioli che amano gli uomini bianchi con la barba che quando tornano da loro portano un container di cibo e giochi. Giochi vecchi ed a volte rotti, è vero, ma sempre giochi. Ed ogni gioco regalato ad un bimbo che mai ne ha avuti illumina gli occhi e li fa luccicare.
"Ogni volta che torno in Italia", mi ha detto lo stesso missionario, "è uno strazio perché mai vorrei allontanarmi dai miei cuccioli. Ed ogni volta non vedo l'ora di tornare da loro ed il tempo non passa mai. Perché in quelle comunità in cui si va avanti ad acqua e riso, ed a volte non basta neppure per tutti perché c'è gente che fa chilometri a piedi per poter mangiare qualcosa almeno una volta a settimana, si respira il vero amore, quello che la società moderna ha perso e non vuole ritrovare. Negli occhi dei miei bimbi c'è il mondo intero, basta guardarli brillare per rendersene conto, un mondo fatto di fiducia verso il prossimo che non ritrovi in nessuna nazione civilizzata".
Le sue parole mi sono entrate nel cuore e gli ho chiesto cosa avrei potuto fare io per aiutarlo. La sua risposta mi ha lasciato di stucco. Pensavo di donare soldi o qualche gioco ed invece mi ha chiesto semplicemente di pensare, quando i miei figli scarteranno le uova di cioccolato, per un solo minuto ai suoi. Ma non in maniera negativa perché, ha detto, per Pasqua, dopo aver mangiato riso, ha deciso che faranno una bella festa, una festa fatta di canti e balli. Gli ho promesso che lo farò e che cercherò altri che lo facciano. C'è qualcuno di voi che vuol donare un minuto a questi bimbi ed ai bimbi del mondo che non potranno mai festeggiare la Pasqua? Un grazie di cuore a chi lo farà.
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8 commenti:
ciao Massimo,auguri anche a te.Devi sapere che ,io, essendo una persona sofferente,che quando mangia è costretta ad un angolino del tavolo per evitare contaminazioni da glutine ,con cibi farmaceutici,penso molto a chi sta peggio di me, e in special modo in giorni come questi.Io ho i il pane della farmacia ma ci son bimbi che non hanno neanche quello.Cmq Buona Pasqua!
Bea.
Sei speciale Bea, lo sapevi? Buona Pasqua anche a te, Massimo.
thanks for your thoughts
ciao Massimo è molto bello quello che hai scritto..anche io penserò a questi bambini
Buona Pasqua
lori
Grazie lori e Buona Pasqua, a te e a tutti i lettori. Massimo
ammiro la tua lucidità e la tua scioltezza di pensiero e linguaggio.
ti auguro una Pasqua di serenità.
Lucia
Buona Pasqua Massimo i tuoi scritti mi piaciono molto e li leggo sempre ti trovo sempre sulla pagina Missing....ti saluto
Ciao Massimo, come al solito sei arrivato dritto al bersaglio e questa volta l'obiettivo era il cuore di noi tutti.
Oggi il mio primo pensiero è andato ad Arrigoni, che saluterà per sempre i suoi cari, seguirò con il cuore il tuo consiglio.
Una serena Pasqua a te e ai tuoi cari
Sira
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