domenica 9 gennaio 2011

Sarah Scazzi. I giochi di prestigio della procura di Taranto

Dice un vecchio proverbio che "al peggio non c'è mai fine". Non c'è detto che si adatti in maniera migliore a chi lavora nella procura che indaga sulla morte di Sarah Scazzi.


Tribunale di Taranto
Se le statistiche ci dicono che in Italia una buona parte di chi è preposto ad indagare non indovina lo svolgimento delle indagini ci sarà un motivo? Forse sono le scuole di formazione a non riuscire nell'intento di addestrare correttamente i futuri procuratori, o forse i futuri procuratori marinano le lezioni ed anziché studiare oziano sul lungomare fumando spinelli. In ogni caso il risultato diventa sconcertante al momento in cui le leve dell'italica giustizia si mettono all'opera.

Ci sono poi combinazioni di fattori ancora più sconvolgenti. E mi riferisco al fatto ormai certo e provato che nella procura di Taranto il Consiglio Superiore della Magistratura manda, da decenni ormai, sempre i più scarsi, quelli che la sufficienza l'hanno raggranellata grazie all'ultima sudata interrogazione. Non ci sono altre spiegazioni logiche perché in ciò che hanno fatto nel passato, e in ciò che stanno facendo nel presente, si leggono i medesimi e perseveranti errori. Nulla viene portato avanti con professionalità e tutto viene lasciato al caso.

L'ultimo episodio, il telefonino di zio Miché non sequestrato e lasciato tre mesi nel guardaroba del carcere di Taranto, ha dimostrato per l'ennesima volta questa stramaledetta verità. I procuratori della sufficienza risicata non pensavano fosse importante quell'oggetto col vetrino che ha dei tasti numerati nella facciata. Solo quando la donna delle pulizie ha rinvenuto sulla loro scrivania dei fogli con su scritto "tabulati telefonici", e solo dopo aver chiesto in giro a cosa servissero, hanno pensato che forse qualcosa mancava all'appello.

Immaginate la scena, non è difficile avendo capito con chi si ha a che fare. Il primo che vede sui fogli tutti quei numeri strani e chiede all'altro a che servono. Il secondo che va dal giudice a farsi dare spiegazioni e torna affermando che gli ha ordinato di chiedere al Ris. Il Ris che finalmente spiega l'importanza investigativa del cellulare e loro, che non capiscono ma si adeguano, che lo vanno a cercare ma non lo trovano. E fortuna ha voluto che il Misseri, ora nuovo giardiniere tuttofare del carcere, non se lo fosse lasciato a casa e lo avesse con sé al momento dell'arresto, altrimenti sai che putiferio. Tutta l'opinione pubblica pregiudizievole avrebbe calcato sul fatto che, essendo rimasto per tre mesi a disposizione della moglie e dell'altra figlia, era stato di certo manipolato.

Comunque sia andata quell'oggetto misterioso ora è nelle mani di un perito che lo sta analizzando e, come di solito accade nella Tarantoland, sono trapelate le prime indiscrezioni che, guarda tu il caso come rompe i lapislazzuli ai procuratori, complicano la lettura investigativa perché ci sono messaggi molto misteriosi da criptare. In uno ad esempio c'è scritto: "La cosa non si risolve così semplicemente!". Inquietante? Neanche tanto perché in un altro si legge: "Ultimamente mi stai spaventando!". Un momento prego, ma siamo certi che li ha scritti quel povero contadino che si dice manipolato dalla famiglia e che lavorava isolato nel silenzio della campagna avetranese 16 ore al giorno? Siamo sicuri che hanno sequestrato quello giusto? Sembra proprio di sì.

Questi i primi riscontri che ha dato il telefonino. Ma siamo solo all'inizio in quanto la sua memoria non cancella ciò che a noi sembra cancellato dopo aver schiacciato sul tasto elimina. Però, e ti pareva non ci fosse un però, dobbiamo sperare che il perito li abbia quadrati perché, stranamente, i messaggi sembrano diretti ad un numero senza numero. Per il momento incrociamo le dita e chiediamoci che significato possono avere quelle due frasi. Tanto per cominciare se le ha scritte l'orco dimostrano che fare il cretino in pubblico non vuol dire esserlo davvero ma solo essere capaci di fare il cretino. Se invece non li ha scritti lui c'è da capire chi lo ha fatto e soprattutto perché ha usato il cellulare dell'ortolano incarcerato. E qui si aprono scenari nuovi che, sono certo, porteranno gli inquirenti in strade mai esplorate. Speriamo che stavolta si inseriscano in quella giusta e tolgano il coperchio dal pentolone che è ancora a bollire sopra al fuoco omertoso di alcuni abitanti dei dintorni di Avetrana.

Completo la storia su quella strana procura comunicandovi che il 18 Gennaio ci sarà il ricorso in appello presentato dagli avvocati di Sabrina Misseri per ottenerne la scarcerazione e farle attendere il processo, se mai verrà mandata a processo, agli arresti domiciliari.

A questo proposito vi informo che il giudice firmatario del primo mandato d'arresto, Martino Rosati, ed il giudice che le ha rigettato la richiesta di libertà provvisoria, Martino Rosati, saranno presenti al ricorso in appello; infatti il designato a giudicare la validità delle tesi difensive sarà colui che da mesi la tiene carcerata, il giudice Martino Rosati. Un'altra piccola perla che ci fa inquadrare ancora meglio la procura di Taranto dove non eccellono nelle indagini ma nei giochi di prestigio sono bravissimi.

Quelli del Consiglio Superiore della Magistratura sono rimasti estasiati ed hanno applaudito per venti minuti filati. D'altronde il giudice omnipresente capace di triplicarsi non è uno spettacolo che nei tribunali italiani si vede tutti i giorni.




2 commenti:

Anma ha detto...

Da qst articolo sembra che a saper lavorare sia solo lei...

Unknown ha detto...

Scusami Anna se ti sono sembrato troppo straffottente e presuntuoso, in realtà non lo sono.
Io faccio il mio di lavoro e cerco di farlo al meglio. Poi posso riuscire o no a coinvolgere chi legge i miei libri o i miei scritti, ma se non ci riesco o sbaglio non danneggio nessuno se non me stesso.
Chi lavora in una Procura o in un tribunale ha un compito diverso. Per questo viene preparato in apposite scuole e poi mandato a fare esperienza.

Ma se è vero che io danneggio solo me stesso è altrettanto vero che loro se sbagliano e perseverano danneggiano gli altri.

Prendiamo l'articolo passaggio per passaggio. Le statistiche non le ho fatte io ma altri, e sono riconosciute valide e sicure da tutti.
Che a Taranto mandino i più scarsi lo dice la storia ed il fatto che quella circoscrizione costa allo Stato un sacco di milioni in risarcimenti per ingiusta detenzione; neppure questo l'ho detto io, sta scritto nelle contabili del tribunale.

Il telefonino di Misseri non l'ho lasciato io in suo possesso, sono stati gli inquirenti. Ma la procedura standard, che è la prima cosa insegnata a chi lavora per le forze dell'ordine, dice che ogni oggetto avente rilevanza per le indagini va sequestrata.

Che poi ad Avetrana ci siano persone che sanno e non parlano non lo dico io ma proprio il procuratore di Taranto.

Finisco parlando di Rosati che, mai si è visto in altri tribunali di città di grandezza pari a Taranto, è il solo e unico a giudicare l'indagata. E' giusto?

Ragionala un attimo a modo mio poi torni della tua idea.
Mettiamo tu abbia un problema e ti rivolga ad un giudice che invece di darti ragione ti da torto. Ma tu sei certa di essere dalla parte della ragione e vai in appello e ti capita nuovamente lo stesso giudice. Riperdi ma già lo sapevi
prima di iniziare la causa datosì che il giudice era il medesimo della volta precedente.
Però non ti dai per vinta e ricorri in cassazione convinta che giustizia sarà fatta. Ma quando ti presenti in tribunale ti ritrovi lo stesso viso già incrociato due volte e già sai come andrà a finire.
Questa non è giustizia secondo me.

Comunque qualcosa sta cambiando, l'articolo che tu hai letto è un po' datato, sia gli inquirenti che i giudici sembra abbiano ritrovato una linea stabile che non prevede più quei sotterfugi che io chiamo giochi di prestigio; e questo nei miei ultimi articoli l'ho sottolineato e se continuano su questa strada lo sottolineerò ancora molto volentieri.

Io non critico la persona per partito preso come fanno in tanti, credimi, io critico il gesto della persona in quel determinato momento, e lo faccio anche se la persona la apprezzo per altre cose che ha fatto, è il caso del giudice e di Sebastio, ed è eccezionale.

Per finire, anche se non sembra, voglio sottolineare che non ho astio o conti in sospeso verso nessuna procura, né tantomeno con quella di Taranto. Ma se noto un comportamento non in linea con le leggi dello Stato, un comportamento che si basa su preconcetti e pregiudizi, non sto zitto, fosse anche il Papa lo criticherei. Anzi l'ho già fatto negli articoli in vaticano docet.

Poi a volte posso esagerare con le parole e con l'ironia e magari sembrare spocchioso a chi non la pensa come me, nessuno è perfetto ed io meno degli altri. Se ti ho infastidito mi spiace e ti richiedo scusa. Ciao, Massimo