sabato 8 gennaio 2011

Pierluigi Bersani è tornato a vivere nel paese delle meraviglie

C'è ancora un uomo di sinistra nel paese delle meraviglie. No, non è D'alema che pare non torni a Roma prima delle prossime elezioni perché, mi dicono i bene informati, si è perso sulle piste di Saint Moritz a causa degli occhiali appannati (è già la seconda volta, quest'estate s'era perso in mare dopo una uscita sul suo Yacht). No, neppure Grillo che mi dicono stia ancora gustandosi l'aperitivo nel più esclusivo Bistrot di Porto Cervo (d'altronde 5 stelle il movimento 5 stelle il locale). E non è neppure Santoro che da quando ha saputo del rosso Armani, forse accomunando il colore ad un partito politico, si sta sputtanando i milioni della Rai nella boutique più esclusiva di New York. 
Ma su dai sì che lo sapete. E' il sempre presente e poco pensante Pierluigi Bersani, come avete fatto a non capirlo dato che è rimasto l'unico a prendere dallo Stato solo lo stipendio da fame dei parlamentari, poco meno di duecentomila euro l'anno più una pensione quasi equivalente garantita. Gli altri hanno lasciato la sinistra da tempo immemore e se qualche volta si fanno vedere è solo per arrotondare le entrate alla cifra superiore!

No, senza scherzi, è proprio il Pier che è tornato a fare qualcosa di sinistra. Dopo aver sprecato fiato e tempo per anni ed anni si è reso conto di vivere in un luogo, la nostra Italia, che perde posizioni a livello europeo e non riesce a risollevarsi. E meno male che è arrivato a dirlo, fino all'altro ieri quando parlava pronunciava solo due verbi quattro parole e cento Berlusconi! Quindi da domani si cambia, la sinistra farà finalmente la sinistra, era ora, e creerà un programma serio che spiegato agli italiani in maniera consona e armonica li convincerà a votare PD ed a cambiare finalmente l'attuale registro politico parlamentare. E meno male che si torna all'antico, lo voglio proprio leggere il programma, chissà che rivoluzioni!

A dire il vero di programma non ne ha parlato, ha solo elencato le posizioni italiche in Europa e fatto una minima, ma proprio minima, autocritica. Ma per amore di onestà vi garantisco che l'ha fatta bene, usando un bel linguaggio ordinato e riferimenti più che validi. Infatti ci sono rimasto basito anch'io dopo averlo letto. Come mai, ho pensato, quando lo sento vaneggiare in diretta video mi da l'idea di essere un uomo che non conosce i problemi che affliggono tutti i cittadini e quando leggo ciò che scrive riesco a capire cosa pensa o dice di pensare? Ma è lui che scrive o il suo segretario? Me lo sono chiesto veramente perché davvero per la prima volta l'ho capito!

Posso anche riassumere se volete. Ha dichiarato che i problemi italiani sono ultradecennali, e questo è un dato di fatto vero ed incontrovertibile; per farsi capire meglio avrebbe dovuto dire che partono dagli anni cinquanta, ma lui era ancora in fasce e non può sapere quante bustarelle sono entrate in parlamento in quel periodo (altro che mani pulite!), ed arrivano ai giorni nostri passando senza mai essere stati fermati, né tantomeno risolti, dai governi Prodi, D'alema, Prodi. E' chiaro che anche il cavallerizzo di risoluzioni ne ha trovate poche, ma qui si parla del nuovo uomo della sinistra e quindi non tergiversiamo e passiamo al dopo, a quando ha detto che i problemi vanno guardati in faccia ed affrontati per riuscire a superarli, a quando ha spinto sulle corde universitarie scrivendo che occorre dare ai giovani un futuro. Bravo, davvero, l'unica cosa che non ha spiegato, ed era forse la più importante, è il come, in quale maniera vuole portare avanti queste innovative idee giovanili a cui nessuno aveva mai pensato.

Altro punto fondamentale del suo scritto è l'appello rivolto alle forze centriste per un dialogo costruttivo sui vari temi in agenda, dalla riforma parlamentare a quella elettorale, dalla riforma federalista a quella della giustizia; e qui ho pensato di essermi inserito per sbaglio su una pagina dedicata al Cavaliere, mi sono accorto solo alla parola utopia che ero ancora sul sito giusto. Utopia, sì, perché anche lui s'è reso conto che difficilmente ci sarà un dialogo con le forze centrali della Camera e del Senato. Oddio, potrebbe sempre incantonarsi con il Di Pietro e dialogare con lui usando i due verbi le quattro parole ed i cento Berlusconi, si capirebbero sicuramente, ma non può neppure lontanamente pensare di instaurare un rapporto duraturo con Casini e, soprattutto, con chi fino a poco tempo fa militava nell'ala destra dei Palazzi, il rivoluzionario Gianfranco Fini. E' veramente un'utopia. Però alla fine è riuscito a dare un senso al ragionamento dicendo che la politica deve avere un'idea su ciò che sia meglio per il paese e deve imparare a sostenerla.

Qui, giuro, ho riletto varie volte per capire se l'idea che il Pier voleva esternare ai vari gruppi palazzinari era quella che avevo capito io. Alla fine mi sono risposto con un bel sì. Volete sapere cosa ho capito? Quello che hanno capito tutti. Mettere insieme le forze politiche di schieramenti opposti per arrivare a formare una coalizione politica che riesca a governare non è possibile, e da qui la famosa utopia, ma aggregarsi per scacciare il demone di Arcore dal Palazzo, superando i contrasti ideologici per il tempo di una votazione o due, non è così impossibile. Chiaramente stavolta non si deve fare la figura del 14 Dicembre e l'idea è da sostenere fino in fondo.

E bravo Il mio Bersani che non è riuscito a chiudere neppure questa lettera senza inserire fra le righe l'ossessione, ormai intrinseca, del puttaniere di Antigua.

Vorrei dargli un consiglio se me lo permette. Lasci perdere chi governa e si concentri sull'opposizione seria e sugli elettori, i cittadini italiani. Prepari un programma valido e lo spieghi senza inserire dei Berlusconi ogni due verbi e quattro parole. Il popolo di sinistra si è stancato di votare chi dice di essere di sinistra e va a cenare a caviale e tartufo. Lo scriva nel programma sotto la voce "dimezzare gli stipendi degli onorevoli ed annullare i contributi elettorali". Solo in questo modo può sperare di ritrovare quel popolo che si è frantumato a forza di aspettare che la sinistra facesse qualcosa di sinistra.


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