Di Gilberto Migliorini
Proviamo ad effettuare un
esperimento mentale. Immaginiamo che in base all’analisi del Dna ci dicano che
si sia scoperto, caso stupefacente, che una formica (ovviamente maschio) sia il
vero padre di un elefante. Supponiamo che nel corso di un accertamento per un
delitto i consulenti del tribunale ci raccontino che, senza l’ombra di dubbio, l’imenottero che ha inusitatamente abbandonato
la regina e il formicaio è il vero papà del mammifero proboscidato. Il ‘fatto’
viene descritto con dovizia di particolari su tutti i giornali, i media
riportano la notizia col supporto delle dichiarazioni di eminenti specialisti
in campo genetico. Per quanto la disparità visiva tra l’Elephas maximus e la rappresentante delle formicidae sia del tutto evidente, la iconografia viene rimossa dagli occhi degli utenti sulla
base dell’assunto che la scienza non
sbaglia.
Prescindiamo dal fatto che molti
e sorprendenti sono i casi nella storia dei metodi quantitativi dove la scienza
ha preso qualche abbaglio, per non dire solenni
cantonate. Nel caso ipotetico (siamo sempre nell’ambito dell’esperimento
mentale) immaginiamo che tutte le affermazioni e dichiarazioni di eminenti
specialisti non siano supportate da nessun referto ma che si tratti di parole
fondate soltanto sull’autorevolezza di genetisti e cattedratici, insomma che
trattasi di asserzioni senza riscontro documentale.
Per quanto qualche operatore
del settore possa chiamarsi con qualche nome altisonante, per quanto possa
dichiarare l’inconfutabilità e la indiscutibilità del suo asserto ricavato con
procedimento scientificamente ineccepibile… si ritiene ovvio che dovrà ben
presentare un documento che specificatamente fornisca lumi con numeri e lettere
decrittando il come e il dove, sviscerando
il perché e il percome, esaminando il di più e il di meno… e, spaccando il
capello in quatto - fornire a noi poveri tapini tutto lo specifico ambaradan, il promemoria del campione
biologico.
Dovrà, il professionista, detto con qualche più pregnante supporto
lessicale, presentare una dettagliata relazione tecnica comprensiva di
cromatogrammi e analisi statistica dei risultati, e i "dati grezzi"
provenienti dalle apparecchiature di analisi, utili per verifiche da parte di
genetisti di parte eventualmente incaricati dal tribunale o dalle parti
interessate.
Insomma si intende, esprimendo
il concetto vieppiù elementarmente, che va bene l’autorevolezza, la stima,
l’importanza e la considerazione… perfino la simpatia e l’empatia verso scienza
e sapienza di chi si prodiga nel certosino lavoro di decrittare il cromosoma Y…
ma poi ci sarà pure un documento che nello specifico ci dimostri, carta canta,
che per davvero l’imenottero funge da babbo del loxodonte africana (l’elefante).
Immaginiamo ancora che il
vasto pubblico nella suggestione dell’autorità scientifica che suona la gran
cassa nei media usando tutti i fiati dell’orchestra e senza omettere le
percussioni come il tamburo e perfino i piatti musicali… finisca per non
guardare neppure più alle fotografie e alle difformità anatomiche dei due animali,
tanto convincente è lo strombazzare mediatico, tanto persuasivo e concertato il
leitmotiv del vero padre genetico. I più suggestionabili tra gli utenti troveranno
perfino che tra i profili dei due interpreti, l’imenottero e l’elephantidae, si
ravvisi per davvero una somiglianza, una spiccata compatibilità di espressione
e di lineamenti, una morfologia e una fisiognomica da gemelli siamesi?
Di fronte alle icone dei due
protagonisti testati geneticamente - con tutto l’inequivocabile supporto mediaticamente
autoritativo - ci si può tranquillamente mettere due belle fette di salame
sugli occhi? Con le pupille opportunamente foderate si può essere fiduciosi
nella parentela tra la formica e l’elefante, supportata da quel classico Dna
che è in grado di scovare l’assassino anche tra gli illustri imenotteri? Alla
fine si può non credere ai propri occhi ma a quelli di un narratore che ce la
suona e ce la canta con caloroso sentimento e tanta devozione verso il metodo
scientifico? Oppure qualche dubbio può sorgere anche nel più appassionato
sponsor della scienza divulgativa, in un’utenza ammaestrata all’episteme mediaticamente
spettacolare?
Basta la parola, proprio come
nella pubblicità quando lo slogan martellante fa all’uopo per dare conferma a
qualcosa che viene sponsorizzato con tutti i classici sistemi della propaganda
e con gli immancabili strumenti del merchandising.
Il meccanismo della pubblicità, lo sappiamo, a dosi opportune e con i metodi
suggestivi delle figure retoriche, può convincere l’utente (e in certi casi
l’elettore) che perfino gli asini possono
volare.
Orientare l’opinione pubblica,
farle credere di essere la vera interprete delle proprie opinioni è faccenda da
Grande Fratello riveduto e aggiornato, ormai senza neppure più il volto
accattivante di un mezzobusto che tutt’al più funge da epigono e cantastorie
con buona intonazione e perfetta pronuncia. Il volto non è più necessario,
l’ipostasi del Grande Fratello è ormai stata interiorizzata dall’utente medio,
fa parte del suo repertorio comportamentale come memoria permanente, un imprinting proprio come quello delle
oche di Lorenz. Per restare in tema, è come un corredino geneticamente implementato
in una memoria collettiva in grado di assimilare il nutrimento informativo, di succhiare
come fanno i poppanti con gusto e avidità. Il ruttino finale dimostra che si è digerito
il ‘fatto’ senza omettere di ripetere la filastrocca in tutte le salse da
perfetto enfant prodige. Commentatori
e opinionisti troveranno il modo di spiegare agli scettici e agli indecisi
tutte le fasi del rapporto tra i due protagonisti fino all’immancabile
concepimento.
Da un lato molte trasmissioni
di scienza divulgativa, propensa alla spettacolarizzazione più che a
problematizzare criticamente, hanno preparato il terreno per un utente sempre
più disponibile a confondere la scienza con la magia, ad accettare tutto a
scatola chiusa, solo sulla base del si dice e della proverbiale ludomania del
piccolo chimico o del genetista in erba. L’assuefazione ad essere presi per i
fondelli dà all’utente la qualifica di perfetto destinatario di formidabili
fake e notizie che non hanno nessun supporto documentale, quello non serve, o
senza porsi domande su strane coincidenze, e quella proverbiale mescolanza di
vero e di falso, proprio di un cuoco provetto che sappia dosare gli ingredienti
con sapiente alchimia.
Il ‘fatto’ che una formica abbia generato un elefante se a tutta
prima può sembrare assurdo al buon senso del pubblico mediatico, con una
opportuna pianificazione di spot, preparato con lo scrupolo documentario di didascalie
e animazioni on line - e tutto il necessario contorno didattico di esperti e
columnist - pian piano diventa plausibilmente vero. Il caso sorprendente somministrato con cadenza regolare proprio come
un farmaco dell’anima… alla fine si dimostra non solo plausibile, ma anche
ovvio, verità di pubblico dominio e di evidenza lapalissiana. Implementato in varie modalità e con dosi non
propriamente omeopatiche… la notizia diviene vera anche in totale assenza di un
apparato documentale in grado di dare conferma o disconferma. Nel recente caso
Siriano abbiamo avuto esemplarmente riprova di come possa la propaganda - così
ben orchestrata e indottrinata - lavorare con il vero e con il falso in un mix
creativamente accattivante, con un colpo al cerchio e quell’altro alla botte...
Da pochi giorni è morta la
povera signora Arzuffi che tanto ha sofferto non solo per il figlio Massimo, ma
anche per l’immagine di adultera che le hanno confezionato, cucito addosso, un’icona
con la quale l’hanno rivestita anche se si tratta di un ‘abito di sartoria’ che
non le appartiene né punto e né poco, strumentalmente usato per creare un
personaggio che mediaticamente possa gettare la luce che serve su una vicenda,
il ‘corretto’ ed ‘esemplare’ supporto
per conferire l’aura ‘appropriata’ su una famiglia…
La madre del carpentiere è una signora che non
solo ha dimostrato onestà e rettitudine, ma anche una incredibile tolleranza ed
educazione (perfino troppa) nei confronti di chi ha fatto di tutto per
infangarla. Non solo intendo fare le condoglianze alla famiglia Bossetti, ma
dimostrare che tutto quello che è stato detto circa la paternità di Massimo
Bossetti è un falso plateale. Sfido chicchessia a presentare un documento
firmato da un genetista che Massimo Bossetti non è figlio genetico del padre
Giovanni.
Ma veniamo ai fatti, non alle
dichiarazioni di quei giornalisti che ripetono a pappagallo la litania che la
scienza avrebbe dimostrato che Massimo Bossetti non è figlio del padre legale.
La paternità Bossetti è in
queste fotografie che indichiamo con le lettere a, b, c
a
(Giovanni Bossetti) b (Giuseppe Guerinoni) c (Massimo
Bossetti)
Già da qui possiamo notare
l’evidente somiglianza tra a e c, una corrispondenza e una
consonanza da lasciare senza parole. Si tratta a tutti gli effetti di un
documento. Le fotografie contrariamente a quanto qualcuno pensa sono documenti.
Sul fronte opposto abbiamo
solo parole, nessuno ha mai vito un documento firmato da un genetista che se ne
assuma la responsabilità, con tutti le conseguenze penali se si trattasse di un
falso, che specifichi nel dettaglio perché Massimo Bossetti non sarebbe figlio
di Giovanni Bossetti, ovviamente con tutte le specifiche delle analisi.
Per inciso: nel documento
fotografico qui sopra non si evince neppure una vaga parvenza di somiglianza
tra b e
c.
Solo un evento fortuito? Solo
un caso che la signora Arzuffi abbia sempre dichiarato di non essersi mai
accompagnata col signor Guerinoni salvo essere salita sulla sua corriera? Solo
un caso che la signora Arzuffi al momento del concepimento (non del parto)
vivesse ormai da tempo a una sessantina di chilometri dalla vecchia abitazione?
Certo è molto comodo
ironizzare sulla base di quello che piace raccontare da parte del circo
mediatico alla caccia di vicende pruriginose e di facili scorciatoie per far
quadrare il cerchio.
Dalla Cassazione ci si aspetta
giustizia non solo per Massimo Bossetti, ma anche per la memoria della povera
signora Arzuffi che ha passato gli ultimi anni della sua vita nel dolore per
una vicenda per lei assurda e incomprensibile. E naturalmente ci si aspetta che
vengano riprese le indagini per individuare i veri responsabili della morte di
Yara.
603 commenti:
«Meno recenti ‹Vecchi 601 – 603 di 603Sui verbali.
Certo che ho capito dopo la Chiara pseudo-spiegazione (di alleggerimento):
Non è stata emanata una regola.
E' stata una specifica proibizione.
A un altro richiedente (meno preparato e meno in gamba) sarebbe stata forse concessa.
Incaricherei perciò Ivana di farci un'esegesi almeno letteraria del documento firmato dal tribunale che contiene il diniego.
Guglielma Vaccaro ha detto...
Ragazzi, poco fa a Quarto Grado: nella sua ultima lettera Bossetti scrive che la madre ha mentito, Salvagni ha confermato che Giovanni Bossetti non è il padre biologico, se non credete a me riprendete la registrazione, ciaooooo
22 giugno 2018 22:27:00 CEST
Storia vecchia strumentalizzata dai babbei.
Guglielma Vaccaro ha detto...
Io mi concentrerei di più sul fatto che le affermazioni sentite stasera sono un autogol anche senza le polemiche degli opinionisti. Caso chiuso.
22 giugno 2018 23:11:00 CEST
Auto che?.
Chiederei a Bossetti:.. sei sicuro che tua madre ha mentito?. Te lo ha confidato lei?
Infanghi la sua memoria perchè non credi all'unica possibilità che lei si era data come spiegazione in alternativa al sapere di non essersi mai accompagnata con il Guerinoni?
Cara avvocata piuttosto concentrati su quel dna mitoondriale e sul fatto che tutte le richieste di riesame sono state sempre respinte.
Concentrati su quella provetta aumentata di 5 volte.
Concentrati sul fatto che si affermi che è esaurito, quando prima se ne affermava l'abbondanza.
Concentrati sugli altri dna freschi e completi a corredo di quella unica e strategica traccia di Ignoto1.
Concentrati sulla dinamica di un rapimento e chiediti come mai di Bossetti non ci sono tracce di collusione, per esempio sulle maniche della vittima, dove sarebbero per logica dovute esserci, piuttosto che strategicamente su uno slip?.
Ma perchè ragioni come l'iper agitato Carmelo Abate, la sorda Longo e quella specie di Marilyn Monroe?.
siamo messi molto male ,
se chi dovrebbe contemplare correttamente la legge , si accontenta di chiacchere di corridoio .
siamo al qualunquismo ., tanto cosa vuoi che sia? bossetti è un uomo che non ha prestigio ,, e lasciamolo al suo destino ..
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