lunedì 14 maggio 2018

Massimo Bossetti: La Cassazione giudicherà atti seri e provati o si appiattirà sulla linea accusatoria fatta di esperimenti di cecità mediatica e metafisica genetica?

Di Gilberto Migliorini

Proviamo ad effettuare un esperimento mentale. Immaginiamo che in base all’analisi del Dna ci dicano che si sia scoperto, caso stupefacente, che una formica (ovviamente maschio) sia il vero padre di un elefante. Supponiamo che nel corso di un accertamento per un delitto i consulenti del tribunale ci raccontino che, senza l’ombra di dubbio,  l’imenottero che ha inusitatamente abbandonato la regina e il formicaio è il vero papà del mammifero proboscidato. Il ‘fatto’ viene descritto con dovizia di particolari su tutti i giornali, i media riportano la notizia col supporto delle dichiarazioni di eminenti specialisti in campo genetico. Per quanto la disparità visiva tra l’Elephas maximus e la rappresentante delle formicidae sia del tutto evidente, la iconografia viene rimossa dagli occhi degli utenti sulla base dell’assunto che la scienza non sbaglia.

Prescindiamo dal fatto che molti e sorprendenti sono i casi nella storia dei metodi quantitativi dove la scienza ha preso qualche abbaglio, per non dire solenni cantonate. Nel caso ipotetico (siamo sempre nell’ambito dell’esperimento mentale) immaginiamo che tutte le affermazioni e dichiarazioni di eminenti specialisti non siano supportate da nessun referto ma che si tratti di parole fondate soltanto sull’autorevolezza di genetisti e cattedratici, insomma che trattasi di asserzioni senza riscontro documentale.

Per quanto qualche operatore del settore possa chiamarsi con qualche nome altisonante, per quanto possa dichiarare l’inconfutabilità e la indiscutibilità del suo asserto ricavato con procedimento scientificamente ineccepibile… si ritiene ovvio che dovrà ben presentare un documento che specificatamente fornisca lumi con numeri e lettere decrittando il come e il dove, sviscerando il perché e il percome, esaminando il di più e il di meno… e, spaccando il capello in quatto - fornire a noi poveri tapini tutto lo specifico ambaradan, il promemoria del campione biologico.

Dovrà, il professionista, detto con qualche più pregnante supporto lessicale, presentare una dettagliata relazione tecnica comprensiva di cromatogrammi e analisi statistica dei risultati, e i "dati grezzi" provenienti dalle apparecchiature di analisi, utili per verifiche da parte di genetisti di parte eventualmente incaricati dal tribunale o dalle parti interessate.

Insomma si intende, esprimendo il concetto vieppiù elementarmente, che va bene l’autorevolezza, la stima, l’importanza e la considerazione… perfino la simpatia e l’empatia verso scienza e sapienza di chi si prodiga nel certosino lavoro di decrittare il cromosoma Y… ma poi ci sarà pure un documento che nello specifico ci dimostri, carta canta, che per davvero l’imenottero funge da babbo del loxodonte africana (l’elefante).

Immaginiamo ancora che il vasto pubblico nella suggestione dell’autorità scientifica che suona la gran cassa nei media usando tutti i fiati dell’orchestra e senza omettere le percussioni come il tamburo e perfino i piatti musicali… finisca per non guardare neppure più alle fotografie e alle difformità anatomiche dei due animali, tanto convincente è lo strombazzare mediatico, tanto persuasivo e concertato il leitmotiv del vero padre genetico. I più suggestionabili tra gli utenti troveranno perfino che tra i profili dei due interpreti, l’imenottero e l’elephantidae, si ravvisi per davvero una somiglianza, una spiccata compatibilità di espressione e di lineamenti, una morfologia e una fisiognomica da gemelli siamesi?

Di fronte alle icone dei due protagonisti testati geneticamente - con tutto l’inequivocabile supporto mediaticamente autoritativo - ci si può tranquillamente mettere due belle fette di salame sugli occhi? Con le pupille opportunamente foderate si può essere fiduciosi nella parentela tra la formica e l’elefante, supportata da quel classico Dna che è in grado di scovare l’assassino anche tra gli illustri imenotteri? Alla fine si può non credere ai propri occhi ma a quelli di un narratore che ce la suona e ce la canta con caloroso sentimento e tanta devozione verso il metodo scientifico? Oppure qualche dubbio può sorgere anche nel più appassionato sponsor della scienza divulgativa, in un’utenza ammaestrata all’episteme mediaticamente spettacolare?

Basta la parola, proprio come nella pubblicità quando lo slogan martellante fa all’uopo per dare conferma a qualcosa che viene sponsorizzato con tutti i classici sistemi della propaganda e con gli immancabili strumenti del merchandising. Il meccanismo della pubblicità, lo sappiamo, a dosi opportune e con i metodi suggestivi delle figure retoriche, può convincere l’utente (e in certi casi l’elettore) che perfino gli asini possono volare.

Orientare l’opinione pubblica, farle credere di essere la vera interprete delle proprie opinioni è faccenda da Grande Fratello riveduto e aggiornato, ormai senza neppure più il volto accattivante di un mezzobusto che tutt’al più funge da epigono e cantastorie con buona intonazione e perfetta pronuncia. Il volto non è più necessario, l’ipostasi del Grande Fratello è ormai stata interiorizzata dall’utente medio, fa parte del suo repertorio comportamentale come memoria permanente, un imprinting proprio come quello delle oche di Lorenz. Per restare in tema, è come un corredino geneticamente implementato in una memoria collettiva in grado di assimilare il nutrimento informativo, di succhiare come fanno i poppanti con gusto e avidità. Il ruttino finale dimostra che si è digerito il ‘fatto’ senza omettere di ripetere la filastrocca in tutte le salse da perfetto enfant prodige. Commentatori e opinionisti troveranno il modo di spiegare agli scettici e agli indecisi tutte le fasi del rapporto tra i due protagonisti fino all’immancabile concepimento.

Da un lato molte trasmissioni di scienza divulgativa, propensa alla spettacolarizzazione più che a problematizzare criticamente, hanno preparato il terreno per un utente sempre più disponibile a confondere la scienza con la magia, ad accettare tutto a scatola chiusa, solo sulla base del si dice e della proverbiale ludomania del piccolo chimico o del genetista in erba. L’assuefazione ad essere presi per i fondelli dà all’utente la qualifica di perfetto destinatario di formidabili fake e notizie che non hanno nessun supporto documentale, quello non serve, o senza porsi domande su strane coincidenze, e quella proverbiale mescolanza di vero e di falso, proprio di un cuoco provetto che sappia dosare gli ingredienti con sapiente alchimia.

Il ‘fatto’ che una formica abbia generato un elefante se a tutta prima può sembrare assurdo al buon senso del pubblico mediatico, con una opportuna pianificazione di spot, preparato con lo scrupolo documentario di didascalie e animazioni on line - e tutto il necessario contorno didattico di esperti e columnist - pian piano diventa plausibilmente vero. Il caso sorprendente somministrato con cadenza regolare proprio come un farmaco dell’anima… alla fine si dimostra non solo plausibile, ma anche ovvio, verità di pubblico dominio e di evidenza lapalissiana.  Implementato in varie modalità e con dosi non propriamente omeopatiche… la notizia diviene vera anche in totale assenza di un apparato documentale in grado di dare conferma o disconferma. Nel recente caso Siriano abbiamo avuto esemplarmente riprova di come possa la propaganda - così ben orchestrata e indottrinata - lavorare con il vero e con il falso in un mix creativamente accattivante, con un colpo al cerchio e quell’altro alla botte...

Da pochi giorni è morta la povera signora Arzuffi che tanto ha sofferto non solo per il figlio Massimo, ma anche per l’immagine di adultera che le hanno confezionato, cucito addosso, un’icona con la quale l’hanno rivestita anche se si tratta di un ‘abito di sartoria’ che non le appartiene né punto e né poco, strumentalmente usato per creare un personaggio che mediaticamente possa gettare la luce che serve su una vicenda, il ‘corretto’  ed ‘esemplare’ supporto per conferire l’aura ‘appropriata’ su una famiglia…

La madre del carpentiere è una signora che non solo ha dimostrato onestà e rettitudine, ma anche una incredibile tolleranza ed educazione (perfino troppa) nei confronti di chi ha fatto di tutto per infangarla. Non solo intendo fare le condoglianze alla famiglia Bossetti, ma dimostrare che tutto quello che è stato detto circa la paternità di Massimo Bossetti è un falso plateale. Sfido chicchessia a presentare un documento firmato da un genetista che Massimo Bossetti non è figlio genetico del padre Giovanni.

Ma veniamo ai fatti, non alle dichiarazioni di quei giornalisti che ripetono a pappagallo la litania che la scienza avrebbe dimostrato che Massimo Bossetti non è figlio del padre legale.
La paternità Bossetti è in queste fotografie che indichiamo con le lettere a, b, c

 a (Giovanni Bossetti)        b (Giuseppe Guerinoni)       c (Massimo Bossetti)
Già da qui possiamo notare l’evidente somiglianza tra a e c, una corrispondenza e una consonanza da lasciare senza parole. Si tratta a tutti gli effetti di un documento. Le fotografie contrariamente a quanto qualcuno pensa sono documenti.
Sul fronte opposto abbiamo solo parole, nessuno ha mai vito un documento firmato da un genetista che se ne assuma la responsabilità, con tutti le conseguenze penali se si trattasse di un falso, che specifichi nel dettaglio perché Massimo Bossetti non sarebbe figlio di Giovanni Bossetti, ovviamente con tutte le specifiche delle analisi.

Per inciso: nel documento fotografico qui sopra non si evince neppure una vaga parvenza di somiglianza tra b e c.

Solo un evento fortuito? Solo un caso che la signora Arzuffi abbia sempre dichiarato di non essersi mai accompagnata col signor Guerinoni salvo essere salita sulla sua corriera? Solo un caso che la signora Arzuffi al momento del concepimento (non del parto) vivesse ormai da tempo a una sessantina di chilometri dalla vecchia abitazione?

Certo è molto comodo ironizzare sulla base di quello che piace raccontare da parte del circo mediatico alla caccia di vicende pruriginose e di facili scorciatoie per far quadrare il cerchio.


Dalla Cassazione ci si aspetta giustizia non solo per Massimo Bossetti, ma anche per la memoria della povera signora Arzuffi che ha passato gli ultimi anni della sua vita nel dolore per una vicenda per lei assurda e incomprensibile. E naturalmente ci si aspetta che vengano riprese le indagini per individuare i veri responsabili della morte di Yara.

603 commenti:

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antrag ha detto...

Sui verbali.
Certo che ho capito dopo la Chiara pseudo-spiegazione (di alleggerimento):

Non è stata emanata una regola.
E' stata una specifica proibizione.
A un altro richiedente (meno preparato e meno in gamba) sarebbe stata forse concessa.

Incaricherei perciò Ivana di farci un'esegesi almeno letteraria del documento firmato dal tribunale che contiene il diniego.

Wolf ha detto...

Guglielma Vaccaro ha detto...

Ragazzi, poco fa a Quarto Grado: nella sua ultima lettera Bossetti scrive che la madre ha mentito, Salvagni ha confermato che Giovanni Bossetti non è il padre biologico, se non credete a me riprendete la registrazione, ciaooooo

22 giugno 2018 22:27:00 CEST

Storia vecchia strumentalizzata dai babbei.

Guglielma Vaccaro ha detto...

Io mi concentrerei di più sul fatto che le affermazioni sentite stasera sono un autogol anche senza le polemiche degli opinionisti. Caso chiuso.

22 giugno 2018 23:11:00 CEST

Auto che?.
Chiederei a Bossetti:.. sei sicuro che tua madre ha mentito?. Te lo ha confidato lei?
Infanghi la sua memoria perchè non credi all'unica possibilità che lei si era data come spiegazione in alternativa al sapere di non essersi mai accompagnata con il Guerinoni?

Cara avvocata piuttosto concentrati su quel dna mitoondriale e sul fatto che tutte le richieste di riesame sono state sempre respinte.
Concentrati su quella provetta aumentata di 5 volte.
Concentrati sul fatto che si affermi che è esaurito, quando prima se ne affermava l'abbondanza.
Concentrati sugli altri dna freschi e completi a corredo di quella unica e strategica traccia di Ignoto1.
Concentrati sulla dinamica di un rapimento e chiediti come mai di Bossetti non ci sono tracce di collusione, per esempio sulle maniche della vittima, dove sarebbero per logica dovute esserci, piuttosto che strategicamente su uno slip?.

Ma perchè ragioni come l'iper agitato Carmelo Abate, la sorda Longo e quella specie di Marilyn Monroe?.

magica ha detto...

siamo messi molto male ,
se chi dovrebbe contemplare correttamente la legge , si accontenta di chiacchere di corridoio .
siamo al qualunquismo ., tanto cosa vuoi che sia? bossetti è un uomo che non ha prestigio ,, e lasciamolo al suo destino ..

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